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20 novembre 2007 in Vico delle Mele, rinviato lo sgombero... il Comune è latitante

COMUNICATO STAMPA dell'Ufficio di Presidenza

20 novembre 2007 in Vico delle Mele, rinviato lo sgombero dei beni confiscati a Cosa Nostra, e rioccupati abusivamente dal boss Caci. Perché? Semplice: il Comune è latitante!

[con in coda l'ordinanza integrale della Corte di Assise di Appello di Caltanissetta, confermata dalla Cassazione in via definitiva]



Come avevamo detto la magistratura e le forze dell’ordine si sono mosse per liberare i beni confiscati al boss Rosario Caci di Cosa Nostra (“decina” dei Fiandaca-Emmanuello del clan di Piddu Madonia) con sentenza definitiva della Cassazione nel 2005. Solo con la liberazione di quei locali, infatti, è possibile procedere al riutilizzo a fini sociali dei beni confiscati alla mafia...


Questa mattina – 20 novembre 2007, poco prima delle 10 - gli agenti della Polizia di Stato ed i responsabili dell’agenzia del Demanio erano in vico delle Mele per adempiere alla sentenza della Corte di Appello che ordinava lo sgombero coatto. Mancava invece il Comune di Genova che doveva individuare una soluzione per garantire una sistemazione alla famiglia del gelese Rosario Caci (la moglie, la figlia con un neonato di pochi giorni).

Il Comune di Genova dopo le già gravi dichiarazioni dell’Assessore al Centro Storico, Morettini – che affermava che il Comune non aveva preso in carico quegli immobili confiscati a Cosa Nostra perché vi era un “contenzioso”, ovvero una letterina del Caci al Capo dello Stato che non poteva e non può minimamente inficiare o sospendere una sentenza definitiva e inappellabile della Cassazione –, continua a non affrontare la questione. Non sembrano nemmeno essere state accolte le iniziative dell’Assessore alla Sicurezza, Scidone, che aveva sollecitato a provvedere rapidamente alla soluzione ed allo sgombero dei beni di Vico delle Mele, per poter procedere ad una rapida assegnazione per finalità sociali..

Ora vi è stata una sospensione del provvedimento sino al 29 novembre ed auspichiamo che il Comune di Genova, con il Sindaco, non cerchino più di scaricare sugli altri soggetti coinvolti, come le Forze dell’Ordine o la Magistratura , responsabilità precise a cui deve – dopo due anni di ritardo ! – dare immediata risposta. L’occupazione di quegli immobili è palesemente e giuridicamente abusiva! Quegli immobili devono essere lasciati liberi – o liberati – senza altri ritardi, in attuazione della Sentenza di confisca della Cassazione.

Questa mattina noi eravamo presenti sul posto dalle primo ore del giorno. Abbiamo parlato per circa due ore (tra le 7 e le 9) con Rosario Caci che avvicinandosi si era mostrato estremamente aggressivo e minaccioso per poi adottare un atteggiamento più civile. Naturalmente ha voluto affermare che la mafia non c’è e non c’entra nulla, che lui ha conosciuto per caso gli Emmanuello, e che questi gli sono sempre apparse come persone per bene, anzè gentilissime, cortesi e credenti; ha anche affermato che lui è stato vittima delle dichiarazioni di collaboratori di giustizia. La solita storia, insomma! Gli abbiamo ricordato che vi è una sentenza definitiva di condanna e che gli immobili che gli sono stati confiscati sulla base delle leggi antimafia – con sentenza della Cassazione - in quanto lui ed il suo patrimonio, è stato ricondotto - con prove e sentenza definitiva – alla cosca di Piddu Madonia di Cosa Nostra. Il Caci si è dichiarato disponibile ad abbandonare quei beni confiscatigli, perché questi possano essere assegnati a fini sociali e perché lui vuole solo stare in pace (come se potesse decidere ancora lui di quei beni che dal 2005 sono dello Stato e che lui continua abusivamente ad occupare). D’altronde che questo gli piaccia o no questo è quello che deve essere! La stessa cosa ha ribadito in tarda mattinata, insieme alla convivente (solamente la madre dei suoi figli!) e l’avvocato, chiedendo che il Comune provveda a garantire un tetto soprattutto per sua figlia e la neonata nipote. Naturalmente ha anche ribadito che a suo avviso la mafia come, ad esempio, lo sfruttamento della prostituzione sono nostre invenzioni. Ma d’altronde non ci si può aspettare molto da chi, come il boss Rosario Caci, non ha mai voluto collaborare con lo Stato! Nulla. (per un resoconto sinetico dell'incontro clicca qui)

PS 1
Pubblichiamo integralmente l’ordinanza della Corte di Assise di Appello di Caltanissetta, definitiva e inappellabile. Così, tanto per chiarire che si possono raccontare tutte le storielle che si vogliono ma i fatti restano i fatti. Ed anche perché sarebbe opportuna una verifica, così tanto per essere precisi.

 

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Infatti risulta da tale Sentenza che un appartamento in Via dei Droghieri 1 non è stato confiscato insieme a quelli di Vico delle Mele a Genova e di Bosco Marengo (Al) in quanto era stato intestato a Concetta Nunzia – la figlia avuta da Concetta Caci, che è appena diventata mamma di una bambina -.
Ora se questo bene c’è ancora perché non si trasferiscono lì? E poi se vi era questo bene che non è stato confiscato, e che comunque sino alla confisca di quelli di Vico Mele e Bosco Marengo era sotto sequestro, perché non hanno utilizzato quello come abitazione anziché occupare abusivamente l’appartamento di Vico delle Mele 4/1 A che è dello Stato e deve essere assegnato, insieme ai tre bassi, per un attività di utilità sociali? Bella domanda vero? Bene attendiamo la risposta nei fatti. Noi andiamo avanti… riprendiamoci il maltolto!

 


[aggiornamento 21.11.2007 - dalle verifiche effettuate l'immobile di proprietà di Caci Nunzia di Via dei Droghieri 1 risulta al Catasto, quindi, perchè non sono andati lì anzichè occupare abusivamente il Bene confiscato? Quindi sembra proprio che non ci sia bisogno della casa popolare! - leggi la visura in .pdf]

 



PS 2
Riportiamo qui solo tre passaggi della Sentenza
(rimandando al .pdf sopra pubblicato):

A detti elementi sono poi da aggiungere le dichiarazioni dei collaboratori Bilardi Filippo, Celona Emanuele e Celona Luigi dalle quali si trae che Caci Rosario, inteso “Peppe” era dedito, a Genova, al traffico delle sostanze stupefacenti e gestiva altresì nel detto capoluogo ed a Milano un giro di prostitute nel quale era coinvolta anche la convivente…

Dalla sentenza di condanna emessa dalla Corte di assise di appello di Genova e da quella emessa da questa Corte risulta che il Caci era organicamente inserito in un’associazione dedita allo spaccio dell’eroina, operante sulla piazza di Genova e costituente emanazione di Cosa Nostra, precisamente della componente gelose del clan Madonia. In detta associazione il Caci si era progressivamente inserito, passando dal ruolo di mero spacciatore a quello di addetto ai regolamenti finanziari tra le parti. In questo ambito aveva mantenuto stretti rapporti con il gruppo di mafiosi gelesi trapiantati a Genova, prestandosi a fungere da tramite tra i medesimi ed a mettere a disposizione dei latitanti appartamenti e a ricoverare latitanti e armi in appartamenti ed immobili dallo stesso acquistati (come la Cascina di Borgo Marengo) o altrimenti presi in affitto.

In questo senso non può costituire elemento dirimente la dedotta attività lavorativa della Caci come prostituta, del cui sfruttamento si sarebbe occupato il Caci secondo numerose voci processuali”.


PS 3
Se non bastasse questo per capire... ecco il testo del DL 306 del 1992:
"MODIFICHE URGENTI AL NUOVO CODICE DI PROCEDURA PENALE E PROVVEDIMENTI DI CONTRASTO ALLA CRIMINALITÀ MAFIOSA"
clicca qui

Tags: cosa nostra, genova, comune di genova, centro storico, morettini, beni confiscati, vico mele, decina, gelesi, maddalena, rosario caci, boss, occupati, demanio, rinviato sgombero, massimiliano morettini, sentenza definitiva

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