Mafia in Emilia-Romagna, aggiornamenti e nuove iniziative
Il Prefetto di Reggio Emilia, Antonella De Miro non ignora il problema e lo affronta. Nelle ultime settimane ha proceduto ad applicare in modo rigoroso quanto previsto dalla normativa sulla certificazione antimafia, ritirando una decina di piccole società e consorzi di imprese e lo stop ad una sala giochi...
Si tratta prevalentemente di imprese edili ed una di trasporti inerti che operavano con appalti pubblici in Emilia e che puntavano alla ricostruzione post-terremoto dell'Aquila.
Sono di imprese soprattutto della 'Ndrangheta ma anche di quell'asse storico tra Cosa Nostra e Camorra, con l'obiettivo di appalti pubblici, soprattutto per le colate di asfalto e cemento delle nuove infrastrutture programmate per la grande pianura del Nord, da Parma a Milano e Verona. Tra questo le ditte individuali di Vasapollo Giuseppe e Lomonaco Francesco, il Consorzio Primavera e Giada srl.
Come diciamo da tempo quindi le norme per intervenire ci sono già... ed la questione è quindi solo se si vuole intervenire o meno. Il Prefetto di Reggio Emilia ha dimostrato che si può e si deve intervenire. Non servono tante parole, ma volontà e determinazione.
Certo la possibilità di manovra sui certificati antimafia è ridotta, basta infatti l'uso di prestanome e la "barriera" viene aggirata, ma intanto si usi questo strumento e si punti, parallelamente ad un azione di contrasto preventivo (possibile da parte degli Enti Locali), con controlli incrociati ed approfonditi e soprattutto si riducano i soggetti che distribuscono denaro pubblico!
Sullo stesso elevato livello di attenzione da tempo lavora la Camera di Commercio di Reggio Emilia, con il Presidente Enrico Bini.Qui è stato attivato un monitoraggio sulle imprese con "anomalie" che possono quindi essere segnalate e colpite... e proprio in questi giorni Bini ha annunciato che su dieci imprese sono stati raccolti i dati necessari per poterle indicare come società "canaglia" e quindi colpire.
Il primo dato tangibile del ritiro della certificazione antimafia è l'impossibilità di operare per lavori di appalti pubblici e, dopo che il TAR in prima istanza ha confermato i provvedimenti interdittivi adottati del Prefetto, sia il colosso pubblico della IREN EMILIA sia la ASL hanno dovuto procedere alla revoca degli appalti che avevano assegnato al consorzio reggiano di imprese edili.
Il secondo dato è che le verifiche preventive i Comuni, la Provincia e le società pubbliche non hanno l'abitudine a farli... sono come la Regione Emilia-Romagna che si studia provvedimenti nuovi inefficaci ed intanto non procedono nel fare quanto già si può sulla base delle norme vigenti e soprattutto ignorano la "prevenzione". L'esempio dell'Albo varato dalla Provincia di Reggio Emilia - clicca qui - è l'emblema che le Amministrazioni Pubbliche non capiscono minimamente (o non vogliono capire) cosa si deve e può fare! La prevenzione (cioè verificare prima e non dopo) pare proprio non la conoscano... nonostante, ad esempio, il Consigliere Comunale della lista 5 Stelle di Reggio Emilia, Matteo Olivieri, abbia proprio chiesto di agire con controlli preventivi!
Intanto pesanti intimidazioni in terra Emiliana continuano ad avvenire. Da un lato è il tentato omicidio di un imprenditore di origini calabresi, Vito Lombardo, che aveva più volte denunciato danneggiamenti e incendi ai danni dei mezzi e cantieri della sua azienda. Dall'altro sono incendi ai mezzi dei cantieri tra Parma e la Liguria, in quei cantieri della Pontremolese.
Recentemente a Bologna è stato arrestato dai Ros il latitante Nicola Acri, esponente di spicco della 'Ndrangheta e pluriomicida... sistematosi a Bologna con un arsenale micidiale,... E quando un latitante di primo piano sceglie un territorio lo fa perché lo considera "sicuro"! Ma anche questo segnale è stato ignorato dalla politica che forse come il Ministro Maroni è convinto che la mafia la si sconfigga con gli arresti... quando invece solo gli arresti, che sono importanti, la mafia non la si sconfigge proprio per niente!
E sempre recentemente è stata pubblicata l'ultimo aggiornamento semestrale sulle attività della DIA (disponibile qui) che torna ad indicare, con le regioni settentrionali, anche l'Emilia-Romagna quale terreno dove le mafie non puntano, ma ci sono già! Anche qui silenzio dalla politica... la notizia passa, e persino qualche magistrato si propone per rassicurare e negare che la "colonizzazione" mafiosa dell'Emilia-Romagna sia sia già consumata nell'indifferenza della DDA di Bologna (su cui torneremo a breve!).
Sono ormai anni che si batte il tempo in Emilia-Romagna sulla questione mafiosa, come Casa della Legalità, insieme ai Meetup ed al MoVemento 5 stelle.
Abbiamo dedicato alla colonizzazione mafiosa in questa regione ed al crocevia degli affari e traffici mafiosi, tra collusioni e spregiudicatezza di politica ed imprese, che su questa terra passa e porta nelle altre regioni settentrionali. E' il primo dei Quaderni dell'Attenzione: "Tra la via Emilia e il Clan". Così come abbiamo più volte inviato a chi di dovere segnalazioni su situazione sospette ed in alcuni casi, si potrebbe dire, conclamati.
Abbiamo ripetuto in lungo e in largo che serve una reazione coerente contro le cosche, l'infiltrazione negli appalti, nell'economia... contro i traffici illeciti ed il riciclaggio.
Abbiamo avanzato proposte precise sino a redigere un documento di analisi e proposte sulla normativa e legislazione regionale, con indicazione di ciò che serve fare dal punto di vista normativo, ma anche ciò che si può già fare da subito, spesso a costi zero, da parte degli Enti Locali.
In tanti ci hanno presi per pazzi, ma si è andati avanti e si va avanti... e nelle prossime settimane saremo di nuovo in giro per la Romagna. I partiti hanno fatto, fino ad ora, finta di nulla. I Comuni, le Province e la Regione hanno fatto finta di non sentire, proponendo dichiarazioni di intenti o provvedimenti che inefficaci... armi spuntate, utili a dire "abbiamo fatto qualcosa" ma privi di conseguenze pratiche efficienti.
Sono state poche le realtà "attente". Tra queste come la Camera di Commercio di Reggio Emilia, alcune Amministrazioni locali, il Commissario del Comune di Bologna e, come detto, i Meetup ed i consiglieri comunali del MoVimento 5 Stelle, oltre al Movimento per il Bene Comune ed a Rifondazione di Finale Emilia e Fidenza, molteplici associazioni (come il Wwf) e Comitati, a partire da quelli contro gli inceneritori, per arrivare a molteplici esperti come ad esempio Ivan Cicconi.
Tra le amministrazioni comunali che si stanno impegnando per eliminare quelle storture che agevolano le infiltrazioni vi è ad esempio quella di Forlì, con il sindaco Roberto Balzani, che sta cercando di promuovere, ad esempio, una "rivoluzione" nel settore dei rifiuti. L'amministrazione comunale di Forlì ha scelto infatti di puntare sulla raccolta differenziata porta a porta per adottare un modello di riciclo totale, anziché quello devastante del "ciclo integrato" e dell'incenerimento. Da quanto ha compiuto questa scelta le pressioni contrarie si fanno ogni giorno più pesanti... proprio a partire dal colosso pubblico della HERA... quel colosso pubblico che è entrato in società con una società SCR (con soci coperti da segreto fiduciario) che ha indicato come rappresentante nel Cda di HERA COMM MEDITERRANEA la persona di Giovanni Cosentino, fratello del più noto Nicola, l'onorevole che non si può arrestare, a cui a Napoli, nel 1997 e poi 1998, il Prefetto ritirò la certificazione antimafia.
E cosa sta succedendo a Forlì per fermare la svolta a tutela di salute, ambiente, risorse e soldi pubblici promossa dal Sindaco? Il primo effetto è che non si fà partire la raccolta differenziata che il Comune ha richiesto ad Hera e poi, stando alle segnalazioni che ci giungono, il secondo effetto è si starebbe per assistere al ripetersi di ciò che è accaduto a Caltanissetta proprio sui rifiuti.
In Sicilia, l'ex sindaco di Gela, ora parlamentare europeo e sempre in prima linea nella lotta alle mafie, Rosario Crocetta, denunciò che era stato effettuato un appalto per la raccolta dei rifiuti con un bando "cucito su misura" per la società dei fratelli Pizzimbone (gruppo Biancamano), grandi amici di Marcello Dell'Utri e, con lui, tra i promotori de "il Circolo" e di Forza Italia. I fatti dicono che a Caltanissetta quell'appalto lo vinse guarda caso l'unica partecipante, ovvero la società dei Pizzimbone. Ed a Forlì, pare, che si stia predisponendo un bando che possa avere un esito altrettanto certo: la società dei Pizzimbone. E non deve essere nemmeno troppo complesso questo "lavoraccio" visto che nel frattempo con il loro gruppo Biancamano, gli amici di Dell'Utri, con la AIMERI AMBIENTE hanno acquisito volentieri il loro principale concorrente MANUTENCOOP SERVIZI AMBIENTALI, ceduto loro, altrettanto volentieri, dal colosso delle cooperative emiliane della MANUTENCOOP.
In Regione, sulla discussione sulla proposta di legge cosiddetta antimafia della Giunta Errani abbiamo detto, insieme ad Elio Veltri, che se era positivo che la Regione affrontasse il problema (uscendo dal negazionismo), ma che quella proposta di legge era inefficace ed insufficiente. Non lo abbiamo detto così per dire, ma abbiamo prodotto, come detto, un contributo inviato a tutti i componenti della Giunta Regionale ed a tutti i consiglieri regionali, di tutti i gruppi. Un documento dove di evidenziavano i limiti della normativa vigente, quelli della proposta di legge ed indicando proposte dettagliate e articolate. A parte il gruppo consigliare del MoVimento 5 Stelle (che ha preso impegno di presentare una proposta di legge articolata, anche alla luce del fatto che gli emendamenti presentati sulla proposta della Giunta sono stati tutti respinti) è stato il silenzio assoluto!
Il mondo delle imprese, che in Emilia-Romagna è soprattutto il mondo delle grandi cooperative, è stato l'altro grande assente, insieme alla politica. E per fare un esempio guardiamo alle grandi cooperative delle costruzioni come Unieco e Coopsette. Queste hanno continuato ad affidare incarichi a società di famiglie come i Mamone ed i Fotia, i primi legati alla cosca Gullace-Raso-Albanese e i secondi alla cosca dei Morabito-Palamara-Bruzzaniti. Eppure nelle commissioni private non avrebbero problema a rifiutare certi incarichi... basta solo la volontà. Invece loro, ogni volta che viene fuori la "questione" minacciano querele e poi continuano nel rivolgersi a quelle società. Poi si potrebbe parlare di imprese e altre cooperative, tra San Lazzaro e Imola, Ravenna e Bologna, per tornare a Reggio Emilia, passando per Modena e via così lungo tutta la via Emilia.
Ma in Emilia-Romagna abbiamo anche incontrato anche alcuni giornalisti con il coraggio di scriverle le cose, senza cedere a condizionamenti vari. Una tra questi è senza dubbio, ad esempio, la giovane Sara Di Antonio che è andata oltre al semplice articolo ed ha scritto un libro, "Mafie. Le mani sul nord", per far comprendere che il problema c'è ma che, conoscendolo, lo si può combattere e sconfiggere.
Noi si va avanti nel nostro lavoro ed anche nel sostenere quelle realtà che hanno voglia di combattere contro mafie ed illegalità... Continueremo nel guardare a 360 gradi, per denunciare tutto ciò che è necessario, così come per dire ciò che invece rappresenta una corretta gestione della cosa pubblica capace di dimostrarsi impermeabile a collusioni e corruzione. Nelle prossime settimane proprio per questo saremo di nuovo in questa regione, con una nuova serie di incontri in Romagna.
A differenza della Lombardia, dove i Prefetti sembrano pietrificati e non muovono foglia nemmeno davanti a fatti inconfutabili che coinvolgono molteplici Comuni, in Emilia-Romagna qualche Prefetto che fa il suo dovere c'è... e questo è un segnale importante che però, come diciamo sempre, da solo non basta se non arriva una risposta della comunità, perché - come sottolineiamo sempre e come ha anche ricordato Enrico Bini nell'intervista su Il Venerdì di Repubblica -, la lotta alla mafia deve essere un'azione quotidiana che coinvolge tutti, a partire dalle scelte e dagli atteggiamenti che, ogni giorno, mettiamo in atto.