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Autonomia e indipendenza dei movimenti... l'unica strada del cambiamento

Autonomia e indipendenza dei movimenti...
Questo è un aspetto ineludibile. Dobbiamo affrontarlo, dobbiamo rifletterci. Se vogliamo che l'impegno quotidiano non sia un ipocrita funzione per liberarsi la coscienza e che resta vano nei suoi effetti concreti sulla società, dobbiamo risolverlo. Per questo ci siamo ritrovati a Bologna il 18 maggio scorso e come Casa della Legalità abbiamo, come al solito, detto tutto...

 

L'essere umano dovrebbe imparare dai propri errori, per migliorare, per non commetterli più... per migliorarsi. Vale anche per i gruppi sociali questo. E singolarmente o collettivamente che sia, si dovrebbe essere capaci di analisi critica ma anche di cogliere le critiche.

 

Invece quella che prevale è la logica del "clan", in cui chi osa porre domande o sollevare questioni è percepito e respinto come minaccia, come un aggressore. Il merito delle questioni che vengono poste non conta, conta fare muro, respingere ogni riflessione critica. Anche se il problema posto esiste, anche se è evidente, questo viene negato mentre si cerca di delegittimare chi pone la questione.

 

In Italia, in particolare, è la logica del "clan" che domina. A volte, i gruppi sociali, divengono persino riproduzioni delle logiche di setta... che non solo si muovono nel esclusivo fine di alimentarsi indipendentemente da ciò che avviene attorno, ma che si muovono per distruggere ed annientare chi ha osato mettere in discussione il dogma alla base di quel gruppo sociale.

 

In Italia si vive perennemente "prigionieri" volontari di quelle caricature che meglio di altri aveva dipinto Guareschi. Pronti a dividersi, scannarsi e negare le evidenze, da una parte e dall'altra nel nome della grande caricatura di riferimento, senza mai accorgersi che quelle sono solo caricature, fronti "contrapposti" sul palcoscenico ma in realtà per nulla diverse ed entrambe pienamente funzionali al "sistema", al Potere.

 

Qui è la questione delle questioni: la degenerazione della politica dei partiti. Un sistema in cui l'unica cosa che si è evoluta e perfezionata è l'illegalità, con una corruzione sempre più dilagante ed una commistione tra politica ed economia e tra sistema politico-economico e criminalità mafiosa e finanziaria. Questo è il quadro del Potere in questo Paese e questo è ciò che il Potere deve mascherare, per non rendere evidente quel volto osceno di cui ci parla, ad esempio, nel libro "Il ritorno del Principe" Roberto Scarpinato... Non si deve vedere quel tavolo dove siedono i signori dell'economia, dell'alta finanza, i politici e le mafie, si deve vedere solo quella caricatura che il Potere stesso ci vuole mostrare.

 

In Italia si vive nella mistificazione dei fatti e della realtà... e non solo per colpa di un sistema mediatico funzionale, ma perché da un lato fa può comodo non pensare... è più semplice non voler leggere la realtà con i propri occhi, ma affidarsi a quanti ci dicono, dalle varie tribune televisive e dai vari quotidiani, come dobbiamo pensare e ciò a cui dobbiamo credere. In Italia i primi a cui pare essere scomoda la libertà sono proprio i cittadini che preferiscono avere qualcuno che pensi e decida per loro.

 

La politica dei partiti è riuscita nell'obiettivo di auto-tutelarsi per coprire il grande inganno. Lo ha fatto rovesciato il principio della "rappresentanza": se nelle democrazie gli eletti, selezionati dai partiti e scelti-delegati dai cittadini con le elezioni, hanno il compito di rappresentare i cittadini e quindi compiere il loro mandato nell'esclusivo interesse generale del bene comune, in Italia i Partiti hanno costruito le "colonie" tra i cittadini, come nel controllo sistematico dei media, per dire ai cittadini cosa è giusto che questi pensino.

 

Ecco dunque che le "colonie" sono l'evoluzione della vecchia pratica dell'entrismo. Sono un perfezionamento dell'influenza e del controllo sui movimenti da parte del Potere. Ed è qui che dobbiamo aprire gli occhi, è qui che devono aprirli soprattutto quanti - i tanti in buona fede - in queste "colonie" hanno creduto e credono. Se non smascheriamo le "colonie" che fanno da paravento, che manipolano la realtà e la forgiano a seconda della necessità del Potere, per deviare le nostre attenzioni, per incanalarle dove e come non arrecano disturbo, allora è tutto inutile l'impegno che, in buona fede, si spende nella propria esistenza.


Movimenti e "colonie"

 

I movimenti di cittadini e di realtà del territorio esprimono bisogni, rivendicano diritti negati, chiedono, anzi pretendono, un cambiamento. Nascono perché vi è una carenza di rappresentanza delle Istituzioni o per contrastare degenerazioni delle pubbliche amministrazioni. I movimenti infatti pur se concentrati, ognuno su specificità proprie, non sono chiusi ad uno specifico territorio, bensì più ampi come contenuti e principi. Agiscono in territori diversi, a volte scollegati, ma su medesimi problematiche e con medesime proposte.

 

La politica dei partiti da sempre ha cercato di usare i movimenti, di condizionarne i percorsi, di sfruttarli come bacini di consenso, per la propaganda. Da un lato la pratica dell'entrismo nei movimenti per assumerne la guida e dall'altro la pratica dell'infiltrazione per screditare i movimenti, deviarne gli obiettivi o farli implodere. E' una pratica collaudata che pare impossibile da fermare e che si ripropone ogni qualvolta un movimento diventa incisivo nell'opinione pubblica, radicato e determinato.

 

Avviene perché il Potere non può tollerare variabili indipendenti: soggetti collettivi fuori dal controllo del "sistema". Ed e' cosi' che nel nome dell'unita' e del cambiare a piccoli passi, dall'interno, aprono brecce attraverso alcuni elementi singoli o collettivi, espressione del "sistema" stesso, che vengono impiantati nei movimenti.

 

La costruzione di "colonie" capaci di fare da paravento al "sistema" è la prassi del Potere. Avviene con il condizionamento economico e quindi nella stessa logica della clientela e del ricatto. Piccole o

ampie truppe di militanti mascherati con sigle della "società civile", per usare la buona fede di chi non conosce la malizia del Potere e la capacita' di mimetizzazione delle grandi lobby politico-economiche.

 

Vediamo alcuni esempi di realtà "usate" da questo sistema politico-economico per condizionare e controllare i movimenti. Esempi semplici, palesi, ma che in molti per fiducia cieca e buona fede

ingenua non vogliono vedere. Esempi che ci dicono ancora una volta quanto una base, per grande parte sana, possa essere "pilotata" e condizionata da un abile muoversi di vertici e uomini-simbolo, in un sistema mediatico che - non a caso - li promuove mentre parallelamente oscura, isola, cancella o addirittura delegittima quei movimenti liberi e indipendenti che non si allineano.

 

Non è una "dichiarazione di guerra" quella che facciamo con l'indicarli. E' una spinta a quelle basi sane affinché ripuliscano quelle associazioni e realtà divenute "colonie" delle lobby politico-economiche per garantire al bisogno quel "paravanto" al candidato, alla lista, al partito, all'amministrazione o all'impresa. Se ci riusciranno sarà un risultato importante, se non ci riusciranno si sarà comunque compreso che occorre espellere dai movimenti quei soggetti che "colonie" sono e "paraventi" vogliono restare.
Non è infatti illegittimo che qualche realtà associativa sia espressione di un blocco di potere politico o politico-economico, ma almeno abbiano la decenza di dichiararlo e di non presentarsi come autonomi, indipendenti e liberi.


Qualche esempio...

 

LEGAMBIENTE

Dai grandi temi ambientali capaci di attrarre impegno a strumento partitico-affaristico. Questo è divenuto sempre di più il modello consolidatosi dietro il cigno verde, che di ambientalista ormai non ha proprio nulla, come appunto nemmeno il simbolo, visto che cigni verdi in natura non ne esistono.

Accettano diverse forme di incenerimento dei rifiuti, approvando quale sistema quello del "ciclo integrato", non disprezzano affatto le biomasse. Sono partner di Enel per le campagne dell'Energia Pulita, quando Enel ha le centrali a carbone in Italia e le centrali nucleari all'estero. E' in società che detengono quote della Tirreno Power, centrali a carbone. La sua rivista, "La nuova ecologia", ha come sponsor, ad esempio, la Pirelli ed Asja, gestrice di impianti nelle discariche di mezza Italia e grande mediatore per le compravendite dei certificati verdi (la grande truffa che permette di inquinare di più perché si costruiscono impianti di "rinnovabili" che magari non producono nemmeno l'energia per una lampadina!).

Potremmo andare avanti nella lista dei padroni di Legambiente, erede sempre fedele dei Chicco Testa e soprattutto di Ermete Realacci, uno dei tanti amici di Balducci (che sia per questo che Legambiente con il suo Servizio Civile operava con la Protezione civile in Abruzzo?).

Legambiente è espressione palese di un blocco politico-economico, quello stesso blocco che compie le scelte scellerate e devastanti per l'ambiente e la salute. Arriva anche ad offrire dati falsati sulle emissioni inquinanti, lo fa per coprire quel blocco politico-economico che vuole essere coperto. Pensiamo solo ai dati sulla centrale di Vado Ligure: qui Legambiente arriva a dire che quella centrale produce meno inquinamento di quello che la stessa Tirreno Power dichiara di diffondere con l'impianto. Un paradosso. Oppure, pensiamo alla questione dell'Eolico, il grande business del riciclaggio mafioso e della truffa su contributi e certificati verdi... qui l'associazione si schiera al fianco di quelle ditte e qui personaggi che promuovono progetti (speculativi) che via via finiscono nelle inchieste giudiziarie, come sempre di più si evidenziano.
Promuovono grandi campagne e grandi progetti su alcune questioni, ed in alcune realtà fa anche le barricate su particolari questioni. Deve garantirsi un'immagine che gli permetta di dirottare le attenzioni delle comunità, accreditandosi come realtà ambientalista al servizio dei cittadini, ma lo fa solo quando e dove non si da troppo fastidio ai grandi interessi politico-economici (ed a volte criminali).

In alcuni casi arriva anche a sostenere platealmente, anche se non in forma ufficiale, candidati impresentabili, facendoli apparire come "ambientalisti", pur se questi sono in realtà espressione piena del partito del cemento e degli affari, come accade in Liguria.

 

LIBERA CONTRO LE MAFIE

Un'associazione nata dal basso grazie all'impulso di don Ciotti e che per anni ha rappresentato la possibilità di costruire una rete nazionale di effettivo contrasto alle mafie. Poi è stata ingurgitata dalla politica e dal blocco economico legato alla sinistra, diventando uno strumento della politica e ricordando di essere "pungolo" solo quando e dove la sinistra non governa. Il perché è semplice.

Tra i principali finanziatori di Libera e della sua rete vi sono le grandi cooperative emiliane e della LegaCoop, vi è Unipol, la fondazione Unipolis, il Monte dei Paschi di Siena. Uno dei principali partner sono l'Arci e la Cgil, strutture di massa espressione del medesimo blocco politico.

Non solo: per far vivere un briciola dei beni confiscati ha aperto la porta ad un sistema in cui si ritrovano quei fenomeni distorti che si criticano tanto nella politica e per la cui esistenza vengono utilizzati fondi pubblici, ogni anno, a fronte di un numero irrisorio di beni effettivamente riutilizzati. Ha, di fatto, costruito una sorta di "monopolio" su questo tema, visto che si vedono escludere quanti non sono "in" e "con" Libera in gran parte delle occasioni, e tanto che in molteplici realtà del Paese se il Demanio non rendeva pubbliche le liste dei beni confiscati (e quindi assegnabili) a chi la richiedeva per avanzare progetti di utilizzo, questa lista era però in possesso di Libera. In cambio di questa considerazione particolare Libera ha offerto di fatto un immagine distorta della lotta alle mafie. Alcuni esempi:

- le grandi cooperative emiliane - come ad esempio la CCC, Unieco e Coopsette, colossi della LegaCoop - hanno dato e danno da moltissimi anni incarichi di lavoro a società di famiglie indicate dallo Stato come mafiose, al sud come al nord, ma questo Libera non lo denuncia, non lo indica;

- l'applicazione della Legge Rognoni-La Torre dopo i primi anni estremamente positivi ha mostrato le sue pesanti debolezze che solo nella presente legislatura sono state finalmente superate, ma Libera non ha mai denunciato questi limiti della legge ed anzi ha avvallato una campagna fuorviante sulle recenti riforme della norma; inoltre sono state indicati, da più parti, casi di collaborazione con soggetti legati a famiglie di mafia per alcune delle cooperative che utilizzano beni confiscati, ma anche questo Libera non lo ha mai affrontato e denunciato;

- i segnali nella lotta alla mafia sono importanti, soprattutto in territori come quelli del Mezzogiorno, eppure Libera ha scelto di far salite sui propri palchi soggetti indagati dalla DDA (come nel caso della Leganà a Polistena) o politici ampiamente compromessi ed indagati (come nel caso di Bassolino a Napoli), dando un segnale devastante;

- le mafie che Libera ormai sembra aver scelto di combattere sono quelle del volto prettamente criminale (droga, prostituzione, tratta, armi) così che pare proprio essersi dimenticata - visto che queste non le indica - che c'è un altro volto, quello della mafia fa affari ed ha una rete di società precise, con nomi e cognomi, che operano con quei soggetti politici ed economiche che poi sovvenzionano Libera o che con Libera organizzano convegni e parate;

- le mafie sono trasversali, non guardano al colore politico delle amministrazioni ma corrompono e stringono patti con chiunque sia disposto al compromesso, anche questo pare proprio, dai fatti, che Libera lo abbia dimenticato visto che denuncia e segnala, costruisce mobilitazioni, solo dove vi amministrazioni e progetti opposti a quelli del blocco politico-economico che sovvenziona Libera. Vogliamo a questo proposito parlare delle colate di cemento sulla Liguria dietro alle quali si nasconde il grande riciclaggio? O degli affari delle amministrazioni pubbliche emiliane con le società dei Casalesi? O ancora della TAV che la tanto apprezzata Bresso vuole imporre in Valsusa con i movimenti terra della 'ndrangheta? O forse si è disponibili a parlare del come fa Ligresti e l'Impregilo ad essere il demonio a Milano ma quando scende a corrompere e devastare la Toscana diventano non solo buoni, ma persino meritevoli di sostegno per i loro progetti?

 

IL SINDACATO, LA CGIL

Il più grande sindacato italiano. Sapete chi ha sovvenzionato il 150° anniversario della Fondazione della CGIL? Il più grande serial killer dei lavoratori: il gruppo Riva, quello delle acciaierie. E lo sapete che al Casinò di Sanremo la Cgil probabilmente molte cose non le "vede" e non le "dice"? Che sia perché con la Commissione Paritetica si spartisce, insieme agli altri sindacati, i soldi che il Casinò versa? Ma andiamo al nocciolo della questione del sindacato: la convivenza, quando non la contiguità, della struttura sindacale nei cantieri edili. Qui vi è la maggior parte del lavoro nero, eppure le segnalazioni ai soggetti preposti non si vedono... dove sono i delegati sindacali? Qui vi è la maggior parte dell'infiltrazione delle organizzazioni mafiose, non solo per la gestione del caporalato, ma anche delle forniture e dei subappalti... dove sono i delegati e dirigenti sindacali? Come mai esistono casi in cui dirigenti sindacali addirittura si schierano a difesa di imprese sottoposte ad indagini, di famiglie indicate dallo Stato come mafiose? Semplice: il Sindacato è divenuto non garante e tutore dei lavoratori, bensì garante e custode del sistema! E questo vale per l'assenza di tutela verso i lavoratori che si occupano di bonifiche, o di quelli che operano nel trattamento e trasporto dei rifiuti, nei porti... Il Sindacato qui non lo si vede... è ad organizzare i convegni e seminari con Libera e Legambiente.

 

I VIOLA NAZIONALI

Questa non è una struttura come le altre, è di per sé un movimento non "strutturato" e proprio per questo lo indichiamo, come esempio dell'infiltrazione e nella "deviazione" anche in movimenti che non sono strutture organizzate come quelle che abbiamo appena visto.

Come prima cosa occorre segnalare che queste nostre considerazioni, che ora andremo a vedere, trovano anche conferma dalla scelta di molteplici realtà di "staccarsi" da quella sorta di coordinamento nazionale dei Viola, come nel caso, per esempio, della Resistenza Viola in Piemonte o del Popolo Viola di Genova, che hanno dimostrato e dimostrano che, per fortuna, esistono realtà libere che non si prestano ai giochi dei politici e dei partiti. Vediamo dunque.

In Italia si è costruita una visione distorta della realtà, attraverso un'azione di informazione deformata. E' quella visione che voleva produrre il "sistema". Così al centrosinistra serviva una nuova forma di mobilitazione che coinvolgesse il "popolo", visto che le loro facce - quelle dei partiti - non erano credibili.

Ecco quindi che dopo l'aver sfruttato la memoria di Paolo Borsellino, Antonio Di Pietro, ha lanciato la moda per riunificare la protesta sociale - convinta che l'unico problema in Italia sia e si risolva intorno al signor B - e dare un poco di ossigeno ai partiti della sinistra. Così un uomo da sempre legato ai partiti, come Gianfranco Mascia, con la sua cerchia, ha preso le redini di questo "popolo viola", utilizzandolo a più non posso per accreditare i partiti per le elezioni regionali (e se funziona avanti così sino alle nazionali). Infatti è curioso che nelle piazze del Popolo Viola dei Mascia vi siano sempre puntuali le bandiere dell'Idv, di Rc e Sel... sino al Pd. Nessuno di quelli che con la buona vede riposta nel "popolo Viola", anche se gestito dall'uomo di partito, nota le contraddizioni di quelle bandiere con i contenuti enunciati dallo stesso "popolo Viola". Nessuno nota, ad esempio, che la 'ndrangheta è presente in Calabria, sotto varie forme, come denunciato da Angela Napoli, in tutte le liste candidate alle Regionali, comprese quelle degli schieramenti dell'Italia dei Valori, sinistre e Pd... Senza notare che un po' più a nord, in Liguria, la 'ndrangheta aveva anche deciso di supportare concretamente una candidata dell'Italia dei Valori. Nessuno nota, per fare un altro esempio, che di conflitti di interessi il centrosinistra è sommerso da nord a sud e che, ad esempio, nelle Grandi Opere - così come nei Grandi Eventi della "cricca" - aveva i suoi buoni affari. No, queste cose non si possono dire perché le manifestazioni costano e qualcuno le paga... e quel qualcuno sono i Partiti, che così si disegnano un contesto in cui cercano di conquistarsi un briciolo di presentabilità pur non avendo, in realtà, la minima decenza. Ed i Mascia non sono solo al vertice, con - non a caso - il sito internet ufficiale del "popolo" registrato a proprio nome,... sono anche nei territori, sparsi qua e là perché quando non bastano le "colonie" i partiti mandano gli infiltrati nei movimenti, così da sfruttare (e dirottare) la buona fede di quanti ci credono ancora che un movimento possa essere libero con i partiti a braccetto. Oggi al "popolo Viola" si rivive l'infiltrazione in molti dei Meetup di Beppe Grillo promossa negli anni dall'Idv... e forse non è un caso che buona parte di questo fronte si ritrovi poi oggi nelle "nuove" (sic) figure dei Vendola e degli De Magistris con il loro progettino di partito-movimento-federazione. Uno strappo? No, assolutamente: Di Pietro segue la linea di abbracci sempre più spudorati nel nome dell'alternativa e quindi rischia di perdere consensi, serve, anzi urge, un nuovo catalizzatore di voti capace di convogliare a sé i voti in libera uscita che rischierebbero di finire a qualche esperienza civica davvero nuova e che potrebbe quindi creare disturbo.

In conclusione

 

Potremmo andare avanti ancora, ad esempio con la questione dell'Acqua pubblica con la grande ipocrisia dei Partiti della sinistra che per primi hanno "privatizzato" l'acqua come in Toscana o Liguria, per citare due regione, che entrano - con le loro riviste - nei compitati promotori e con le loro bandiere e uomini nelle piazze e sui palchi. Potremmo parlare del Nucleare con quelle facce di bronzo dei partiti della sinistra che quando governavano non hanno avuto il coraggio di chiudere le centrali nucleari in Italia (che infatti sono funzionanti, anche se al minimo) ed oggi vogliono guidare il movimento contro le centrali nucleari in Italia, ma, ancora, si dimenticano che l'asse Tremonti-Usa ha già programmato (alla faccia anche di Scajola) che le centrali nucleari se si faranno si costruiranno nei Paesi senza legge, quelli dei Balcani, con il colosso della Duferco che giù sta programmando l'apertura (con fondi anche italiani) di inceneritori per bruciare scorie nucleari e produrre così energia elettrica da portare in Italia con un elettrodotto sotto l'adriatico.

 

Ecco quindi che dovrebbe essere chiaro che se in Italia non usciamo dall'ipocrisia non si arriva a nulla di buono... non si produce alcun cambiamento se non di colore e di facciata. Ecco perché non è concepibile il richiamo all'"unità"... Quale "unità"??? Quella dell'ipocrisia di dire una cosa e farne un'altra, purché non la facciano gli altri? Quella dell'ipocrisia di non vedere quello che fanno alcuni anche se sono le stesse porcate che fanno gli altri? No, scusate... a questo, come abbiamo già detto, noi non ci stiamo.

 

E' infatti possibile costruire un cambiamento reale, ma è possibile farlo se si è unità tra soggetti, individuali e collettivi, liberi, indipendenti, coerenti e determinati. Allora sì che si può combattere insieme questo "sistema". Per farlo però occorre mettere alla porta quelle "colonie" e quegli "infiltrati"... non perché debbano essere distrutti, ma perché hanno scelto liberamente di stare con e nel "sistema". Certo la speranza è che tornino alle loro origini, che si liberino dai condizionamenti politici ed economici e ripongano lo sguardo non più all'interesse di una parte ma al bene comune. Ma finché non tornano sulla strada dell'autonomia e dell'indipendenza non si può contare su di loro e non si può permettergli di deviare e devastare quelle realtà libere e determinate che nei territori ci sono. Qui è quindi la sfida: costruire una rete reale, non solo sul web, delle realtà che esistono e agiscono fuori dai partiti e senza considerare i partiti. Il problema è costruire una comunità consapevole e capace di azione critica... Ognuno sceglie liberamente cosa fare e chi essere, noi abbiamo scelto questo: l'essere parte delle variabili indipendenti, quindi quando serve anche irriverenti, per colpire e scardinare, passo dopo passo, il "sistema", altri hanno scelto un'altra strada, legittima ma che deve essere dichiarata, per correttezza... e visto che non la dichiarano loro, li indichiamo noi.

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