CARIDI Antonio Stefano in Commissione Antimafia? Inaccettabile.
Siamo venuti a conoscenza che il capogruppo al Senato del PDL, Renato Schifani, nella lista dei Senatori da inserire nella Commissione Parlamentare Antimafia, ha indicato il senatore CARIDI Antonio Stefano, eletto in Calabria nelle fila del PDL.
Considerando la peculiarità ed i poteri (anche di accesso a documentazione “RISERVATA” inerente inchieste dell'Autorità Giudiziaria, risultanze delle attività investigative dei Reparti dello Stato ed anche gli esiti delle Commissioni d'Accesso) che sono assegnati a tale Commissione, non possiamo tacere la più assoluta preoccupazione nel considerare come membro di tale Commissione il senatore CARIDI e per questa ragione, come Casa della Legalità, abbiamo scritto ai Presidenti delle Camere...
La nostra preoccupazione si basa sulle risultanze di indagini della D.I.A. emerse pubblicamente nel corso delle audizioni della Commissione Antimafia effettuate durante la missione a Genova nella scorsa Legislatura. In particolare emergeva un collegamento diretto del CARIDI con gli esponenti della potente cosca GULLACE-RASO-ALBANESE, con anche condizionamento del voto alle scorse elezioni regionali in Calabria da parte degli esponenti della 'ndrangheta finalizzata all'ascesa politica del CARIDI stesso.
Nell'ambito di due procedimenti penali della Procura della Repubblica di Genova – DDA a carico di GULLACE Carmelo ed altri è emerso, testualmente, quanto segue:
A partire dal luglio 2008 il Centro Operativo della D.I.A. di Genova ha svolto un'articolata attività investigativa, volta al monitoraggio di soggetti ed aziende liguri, operanti prevalentemente nel settore edilizio, nonché degli scavi e movimento terra, riconducibili a sodalizi di criminalità organizzata calabrese.
Le indagini, inizialmente riguardanti alcuni imprenditori calabresi operanti nel ponente ligure sono state ben presto estese al noto GULLACE Carmelo detto “Nino” (nato a Cittanova (RC) il 6.1.1951, residente in Toirano, pluripregiudicato per gravi reati, quali omicidio, associazione per delinquere di stampo mafioso, porto abusivo e detenzione di armi, sequestro di persona, traffico di stupefacenti ed altro, già sottoposto alla misura di prevenzione antimafia della sorveglianza speciale, quale affiliato alla cosca della 'ndrangheta RASO-GULLACE-ALBANESE, originaria di Cittanova).
E' stato rilevato che GULLACE Carmelo, trasferitosi nella Riviera di Ponente nell'anno 1973, di fatto gestisce alcune imprese fittiziamente intestate a familiari e prestanome, che partecipano frequentemente a gare di appalto per opere pubbliche principalmente nella provincia di Savona (riuscendo in vari casi ad aggiudicarsele) e che spesso ottengono sub-appalti o commesse di lavori da altre ditte gestite da imprenditori di origini calabresi.
L'attività investigativa ha fatto emergere che il GULLACE intrattiene tuttora rapporti con numerosi altri soggetti a vario titolo ritenuti organici alla cosca RASO-GULLACE-ALBANESE, stanziati sia nella regione di origine che in Lazio (a Roma e Pomezia), Piemonte (nelle province di Alessandria, Torino, Biella e Vercelli) e Lombardia (nell'hinterland milanese ed a Lecco).
Ai vertici di tale organizzazione criminale, secondo la D.I.A. di Genova, oltre al GULLACE Carmelo (da ritenersi il referente della cosca per il nord-ovest d'Italia), sono stati individuati: il cugino RASO Girolamo detto “il professore” o “Mommo” che secondo la D.I.A. di Genova è reputato figura di riferimento per tutti gli associati ed il fratellastro RASO Giuseppe soprannominato “Avvocaticchio”, vero e proprio “reggente” della cosca nel territorio di origine, ove è affiancato dal fratellastro GULLACE Francesco.
Le indagini hanno consentito [di] registrare la periodica tenuta di vari “summit” spesso in concomitanza di eventi pubblici o sociali (matrimoni, funerali, battesimi, compleanni, feste religiose o altre particolari ricorrenze, ecc). Uno di questi risale al 12 marzo 2010, quando unitamente a numerose altre persone, GULLACE Carmelo ha partecipato alla festa del 18° compleanno del nipote RASO Francesco detto anche “Ciccio” (figlio del fratellastro RAS Giuseppe), nel corso della quale è stato celebrato anche il “matrimonio” o “battesimo” del festeggiato (tali affermazioni parrebbero evocare la contestuale celebrazione di un rito iniziatico).
Inoltre, nella giornata del 1.5.2010, in concomitanza con le celebrazioni della Festa della Madonna della Grotta, in località Bombile del Comune di Ardore (RC), si è tenuta un'altra importante riunione a cui hanno partecipato alcuni degli indagati ed elementi di vertice della cosca RASO-GULLACE-ALBANESE, tra i quali GULLACE Carmelo e RASO Giuseppe. Infatti, dalle intercettazioni è emerso che quest'ultimo aveva “convocato” a quel convegno il cugino RASO Antonio e quattro dei suoi figli (tutti appositamente giunti da Biella, ove risiedono), per ricomporre un dissidio insorto tra i convocati, ritenuto dannoso per l'organizzazione perché indicativo di minor coesione, con danno alla credibilità esterna del gruppo.
Tali eventi assumono un particolare rilievo alla luce del fermo di RASO Giuseppe, soprannominato “avvocaticchio”, eseguito nella giornata del 13.7.2010, in esecuzione di apposito Decreto emesso dalla DDA della Procura della Repubblica di Reggio Calabria, nell'ambito del proc. Pen. 1389/2008 RGNR a carico di 166 affiliati alla 'ndrangheta.
In quel provvedimento, a RASO Giuseppe viene attribuita la qualità di organizzatore dirigente del “locale” della 'ndrangheta di Canolo RC.
In ordine al ruolo di vertice ricoperto da RASO Girolamo detto “Mommo” si rappresenta che lo stesso nella capitale vanta la proprietà di alcuni immobili e terreni, nonché di un azienda agricola e di alcune imprese operanti nel settore dello smaltimento dei rifiuti e delle pulizie civili ed industriali (spesso aggiudicatarie di importanti appalti pubblici banditi da enti locali), intestate e gestite da alcuni suoi nipoti; inoltre, appaiono a lui riconducibili varie altre attività imprenditoriali (tra cui un mobilificio ed una lussuosa struttura alberghiera) localizzate nel Comune di Cittanova RC e zone limitrofe.
Dalle intercettazioni effettuate, è più volte trapelata la deferenza di cui gode RASO Girolamo al cospetto di qualsiasi suo interlocutore. Lo stesso, in varie circostanze, ha palesato l'autorità per impartire disposizioni di vario genere anche ai maggiori esponenti della consorteria mafiosa di cui trattasi, compresi i fratelli GULLACE Carmelo e Francesco e RASO Giuseppe soprannominato “avvocaticchio”. A lui si sono rivolti il nipote PRONESTI' Antonio detto ANTONELLO residente in Lombardia e il suo socio in affari GOLDSHMIDT EHUD detto Udi (cittadino tedesco di origine israeliana, amministratore unico della società GAP SRL di Calolziocorte (LECCO), società di cui il PRONESTI' risulta dipendente per un “recupero crediti” vantato nei confronti di alcuni soggetti di LATINA.
Nella provincia di Reggio Calabria, RASO Girolamo detto Mommo può contare su una rete di contatti con alcuni pubblici amministratori ed esponenti politici, coi quali non lesina il reciproco scambio di favori. L'indagine ha consentito di documentare l'alacre attività di sostegno elettorale svolta nell'ultima consultazione regionale da esponenti della cosca, anche con palesi intimidazioni, a favore di un candidato alla Regione Calabria, CARIDI ANTONIO STEFANO, poi eletto e, in atto Assessore Regionale, con delega ad Attività Produttive.
L'indagine della D.I.A. risultava (e risulta) ancora in corso ed ha certamente subito un rallentamento dovuto alla fuga di notizie (da noi denunciata all'A.G. ed alla Direzione Nazionale Antimafia), ricca di molteplici particolari, avvenuta con la distribuzione della Relazione con le informazioni sopra riportate – redatta dall'allora coordinatore della DDA di Genova, dott. Vincenzo SCOLASTICO – durante i lavori della Commissione Antimafia riunitasi a Genova.
Alla luce di tale rapporto del CARIDI Antonio Stefano (solo successivamente eletto Senatore della Repubblica) con gli esponenti della cosca GULLACE-RASO-ALBANESE, evidenziato dall'attento lavoro di uno dei reparti investigativi di maggior affidabilità e preparazione quale la Direzione Investigativa Antimafia, dovrebbe indurre il CARIDI a rigettare l'inserimento nella Commissione Antimafia, così come indurre il capogruppo del PDL al Senato a non proporre il CARIDI come componente di tale Commissione d'inchiesta. Questo anche perché – forse occorre precisarlo - l'indagine della D.I.A. non è mai stata smentita né da parte della struttura stessa, né da parte dell'A.G..
Si è ritienuto opportuno sottolineare che risultano molteplici riscontri sul legame con la politica dei GULLACE-RASO-ALBANESE tali da indurre a rafforzare la fondatezza di quanto evidenziato dalla D.I.A. nella sua indagine con la DDA di Genova, sia per fatti storici che per fatti più recenti che, sinteticamente, possiamo indicare:
- i GULLACE-RASO-ALBANESE risultano tra i soggetti presenti al summit di Razzà del 1 aprile 1977, territorio di “competenza” della cosca capeggiata da Giuseppe AVIGNONE, a margine del quale vennero uccisi due agenti dell'Arma dei Carabinieri. In tale occasione alla riunione partecipavano – secondo le risultanze delle indagini e delle successive Sentenze – certamente anche il RASO Giuseppe ed il RASO Francesco, unitamente al Giuseppe PIROMALLI, gli AVIGNONE ed esponenti di altre cosche della Piana di Gioia Tauro, tra cui i MAMMOLITI. Sarebbero stati presenti anche esponenti politici con ruoli nazionali, oltre alla certa presenza dell'allora Sindaco di Canolo, Domenico D'AGOSTINO (risultato poi affiliato), per trattare con gli esponenti 'ndranghetisti di appalti pubblici. A seguito del conflitto a fuoco con gli agenti dell'Arma dei Carabinieri l'AVIGNONE Giuseppe, unitamente al D'AGOSTINO Domenico, vennero accompagnati a Roma - al fine di sottrarsi all'arresto e costruirsi un alibi - dal GULLACE Carmelo e dal RASO Francesco.
Dalle attività di indagine espletate dall'Arma dei Carabinieri con la Procura di Palmi emerse il contatto con l'allora Sottosegretario on. Sebastiano VINCELLI, ma soprattutto la figura “cerniera” delle cosche nella capitale, il commercialista Vincenzo CAFARI. Quest'ultimo, massone, sarà nuovamente al centro dei contatti di LIGATO Ludovico e soprattutto emerge essere punto di riferimento e di contatto con il mondo delle imprese e la politica, non solo per 'Ndrangheta ma anche per Cosa Nostra, secondo le confessioni e verbalizzazioni del collaboratore di giustizia Angelo SIINO, esponente apicale di Cosa Nostra.
- il RASO Giuseppe, detto “Avvocaticchio”, oltre alle decine di condanne accumulate, è stato condannato anche nell'ambito del processo c.d. “CRIMINE”, con rito abbreviato, dal Tribunale di Reggio Calabria, quale “capo-locale” di Canolo alla pena di 5 anni e 4 mesi. E' risultato coinvolto in ulteriori indagini e oggetto di successive O.C.C. tra cui quella della c.d. Operazione “SAGGEZZA” della DDA di Reggio Calabria quale componente della “CORONA”, struttura della 'ndrangheta preposta ai rapporti con massoneria e politica.
- il GULLACE Carmelo è emerso nella recente indagine della DDA di Milano relativa al condizionamento da parte delle cosche della 'ndrangheta del voto alle elezioni regionali in Lombardia a favore ZAMBETTI Domenico, divenuto poi Assessore regionale alla Casa della REGIONE LOMBARDIA nell'ultima giunta FORMIGONI. I rapporti con lo ZAMBETTI erano retti dal D'AGOSTINO Pino, storico uomo del GULLACE nella riviera savonese prima del trasferimento in Lombardia.
- nell'ambito dell'indagine “MAGLIO 1” del ROS dei Carabinieri di Genova - e poi trasmessa per esecuzione di OCC alla DDA di Torino - è emerso che nell'ambito del “locale” del basso Piemonte, retto dal PRONESTI' Bruno Francesco (reo confesso dell'appartenenza alla 'ndrangheta e di aver organizzato il “locale” nel basso Piemonte; cugino del GULLACE Carmelo) la figura dell'esponente politico del PDL CARIDI Giuseppe. Questi era riuscito ad acquisire una posizione di rilievo nell'ambito del Comune di Alessandria, ove da Presidente della Commissione Urbanistica riusciva ad impostare l'approvazione di varianti e concessioni edilizie. In merito al CARIDI Giuseppe il ROS è riuscito a documentare, attraverso le intercettazioni, la programmata e poi avvenuta “affiliazione”, in deroga alle regole dell'organizzazione, del CARIDI.
- anche nell'ambito della Liguria risultano molteplici i casi del condizionamento della politica e delle Pubbliche Amministrazioni da parte del gruppo facente capo e/o comunque riferimento al GULLACE Carmelo (che in una vecchia intercettazione dichiarava tranquillamente il solido legame dei GULLACE-RASO-ALBENESE con i PIROMALLI: “i nemici dei PIROMALLI sono nemici miei e i nemici miei sono nemici dei PIROMALLI, ecco, la base è questa”), così come al MARCIANO' Giuseppe.
In occasione delle elezioni regionali del 2000 l'indagine “LIGURIA 2000” del ROS di Genova ha evidenziato l'attività della famiglia MAMONE (legata ed imparentata al GULLACE Carmelo) per il condizionamento delle elezioni regionali.
Sempre attraverso la famiglia MAMONE (indicata dalla Guardia di Fiananza, nella persona di Gino MAMONE, come punto di contatto tra cosche della 'ndrangheta e la politica e le imprese) si è riscontrata – con l'indagine “PANDORA” - la capacità di condizionare il voto attraverso la rete delle cosche calabresi, oltre che il consolidato contatto con esponenti politici (dell'area di centrosinistra) di primo piano della REGIONE LIGURIA e di diverse amministrazioni comunali a partire dal Comune di GENOVA, nonché con i vertici di società pubbliche quali, ad esempio, SVILUPPO GENOVA e FILSE (la Finanziaria della Regione Liguria).
Già l'indagine su Alberto TEARDO (ex presidente della Regione Liguria, nonché massone ed iscritto alla Loggia P2, e condannato per associazione per delinquere), seguita dai magistrati della Procura di Savona Francantonio Granero e Michele Del Gaudio, aveva portato alla luce sia l'acquisizione di voti a favore del politico attraverso il Giuseppe MARCIANO' – esponente apicale del “locale” di Ventimiglia insieme al PALAMARA già legato al GULLACE - quantomeno nell'attività di sequestri di persona –, sia il consolidato legame (ad esempio per la costruzione delle case popolari nelle province di Imperia e Savona) con il FILIPPONE Francesco, uomo del GULLACE Carmelo.
La capacità di ottenere entrature nell'ambiente politico-istituzionale da parte del GULLACE e della cosca di appartenenza si è riscontrata in molteplici Atti amministrativi (concessioni, licenze e appalti) assegnati a società facenti capo a soggetti strettamente legati al GULLACE, così come si è anche rivelata capace di ottenere informazioni su indagini in corso come hanno evidenziato, in ultimo, anche le intercettazioni ambientali dell'indagine “LA SVOLTA” della DDA di Genova, in cui il MARCIANO' aveva avuto carte dell'inchiesta relativa al ponente ligure - in allora in corso e non concluse - attraverso proprio il GULLACE.
Sempre in riferimento al legame politico-istituzionale dell'organizzazione 'ndranghetista pare essere anche opportuno ricordare che, oltre alle risultanze già conclamate dei condizionamenti ed infiltrazioni nei Comuni di VENTIMIGLIA e BORDIGHERA, si è registrata la nomina del noto esponente della 'ndrangheta - così mappato anche nell'indagine “ROCCAFORTE” del ROS di Genova – Domenico SURACE alla guida della società municipalizzata del Comune di DIANO MARINA (IM); così come risulta evidente l'ingerenza di soggetti legati alla medesima cosca dei GULLACE sul Comune di ALBENGA (SV). In tutti questi ultimi casi con amministrazioni di centrodestra (PDL-LEGA).
Per quanto concerne il panorama politico calabrese, in cui certamente si inserisce il ruolo più concreto svolto dal CARIDI Antonio Stefano, non è possibile eludere la considerazione che questi era stato scelto come Assessore Regionale – eletto secondo la D.I.A. a seguito di pressioni e intimidazioni della cosca dei GULLACE-RASO-ALBANESE – dal Presidente della REGIONE CALABRIA, Giuseppe SCOLPELLITI. Questi come noto era il Sindaco del COMUNE DI REGGIO CALABRIA che, a seguito di indagini della competente Autorità Giudiziaria e di un'apposita Commissione d'Accesso, si è evidenziato Ente fortemente infiltrato e condizionato dalla 'ndrangheta tanto da comportare lo scioglimento.
Oltre ai rilievi noti delle risultanze contenute nei molteplici Atti giudiziari e nella Relazione della Commissione d'Accesso, appare opportuno ricordare che la passata amministrazione comunale guidata dallo SCOPELLITI aveva preso direttamente parte a due incontri-gemellaggi con la città di GENOVA.
Il primo con il COMUNE DI GENOVA durante la passata gestione del Sindaco Marta VINCENZI (PD) che si era caratterizzata per assegnazioni costanti, attraverso le società pubbliche comunali, di lavori alla ECO-GE dei MAMONE (nonostante l'interdizione atipica promossa dal Prefetto Musolino e le risultanze di molteplici indagini che portarono anche, in uno dei filoni, alla condanna in primo grado di un ex assessore della Giunta VINCENZI, tal Paolo STRIANO, unitamente al MAMONE Gino per fatti di corruzione), nonché per l'assegnazione di lavori pubblici ad imprese attenzionate (come la CO.S.PE.F. di FURFARO Antonio) quando non sottoposte a misure interdittive del GIP di Reggio Calabria (come nel caso della GULLACE FERDINANDO Impresa Individuale).
La seconda con la “FESTA DEI CALABRESI” promossa da Aldo PRATICO (PDL), all'allora consigliere comunale a Genova e candidato alle elezioni regionali in LIGURIA del 2010 con il sostegno – come evidenzia l'indagine “MAGLIO 3” - dal “locale” della 'ndrangheta di Genova ed in particolare dall'allora capo-locale GANGEMI Domenico (arrestato nell'ambito dell'Operazione “CRIMINE” della DDA di Reggio Calabria e condannato in primo grado dal Tribunale di Reggio Calabria a 19 anni e 6 mesi).
In entrambi i casi Giuseppe SCOPELLITI inviò a Genova rappresentanti della propria Amministrazione a sostegno del “gemellaggio” istituzionale nel primo caso, ed a sostegno della manifestazione e candidatura del PRATICO' nel secondo, quando, sul medesimo palco si troveranno anche i noti esponenti della 'ndrangheta GANGEMI, CONDIDORIO, BRUZZANITI e GORIZIA.
Dalle risultanze della citata indagine “LA SVOLTA” della DDA di Genova risulta poi che il MARCIANO' Giuseppe – capo-locale di Ventimiglia - avesse contatti con STRANGI Giuseppe (indicato come amico salito dalla Piana di Gioia Tauro per dare una mano) che risulta essere lo STRANGI Giuseppe chiamato in allora ad operare come Segretario Generale del Comune di ALASSIO (SV) dall'allora sindaco Marco MELGRATI (esponente del PDL, plurindagato dalla Procura di Savona per reati che non riguardano la mafia, ed ora componente del Consiglio Regionale della Liguria). Lo STRANGI Giuseppe era il Direttore Generale e Segretario Generale del Comune di GIOIA TAURO poi sciolto per mafia, collaboratore dell'ex sindaco DAL TORRIONE, ed indicato negli atti dell'indagine (senza essere, a quanto noto, indagato) sull'ingerenza dei PIROMALLI sul Comune della Piana.Il DAL TORRIONE - emergeva dalle indagini - riceveva informazioni da uno dei collaboratori dell'On. LAGANA', componente della Commissione Antimafia, in merito all'andamento dei lavori della Commissione di Accesso (che dovevano restare riservati!) disposta dall'allora Prefetto Musolino e che portò allo scioglimento per condizionamento mafioso dell'amministrazione comunale di Gioia Tauro.
Alla luce di questo quadro si ritiene che sia quanto mai inopportuno che il CARIDI Antonio Stefano venga inserito nella “Commissione Parlamentare di inchiesta sul fenomeno della mafia e sulle altre associazioni criminali, anche straniere”. L'ombra che poggia sulla sua persona, per i rilievi promossi dalla Direzione Investigativa Antimafia (antecedenti all'elezione del CARDI nel Senato della Repubblica), rischia di gettare dubbi e sospetti sulla costituenda Commissione Antimafia, minandone la credibilità ed autorevolezza.