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Sui fatti di ROSARNO fuori i nomi... e i BELLOCCO in galera!

[nel video le dichiarazioni del giovane immigrato a cui hanno sparato a Rosarno e poi quelle dei BELLOCCO, zietto e zietta dell'Antonio arrestato e ri-arrestato in pochi giorni, da cui emerge la menzogna, la mistificazione e l'arroganza tipica della famiglia di 'ndrangheta, le interviste sono state effettuate prima dell'Operazione Vento del Nord]

Nel pubblicare questo video e mettendo online integralmente l'Ordinanza VENTO DEL NORD contro i Bellocco tra Rosarno e Bologna (formato .pdf - clicca qui), vogliamo anche tornare sui fatti di Rosarno, su cui sono già intervenute la Casa della Legalità di Lamezia Terme e di Locri, sottolineando alcuni punti.

Partendo dal presupposto che nulla avviene - soprattutto una rivolta con uso di armi, capace di conquistare l'attenzione mediatica nazione -, in territori controllati dalla 'ndrangheta, senza che le 'ndrine dominanti non abbiano, quanto meno, autorizzato se non direttamente voluto, si pone una questione...



Rosarno, rompete l'omertà1) Quegli immigrati, tra regolari e clandestini, erano ridotti in schiavitù per lavorare terreni di aziende agricole ed in molti lo sapevano (anche di quelli che poi gli davano i pasti caldi) ma hanno taciuto e lasciato che così fosse.

2) Le 'ndrine sono fatte di uomini e donne. Contano su una rete di prestanome e fiancheggiatori. Tra i loro "affari" vi sono anche quelle dello sfruttamento dell'immigrazione clandestina così come del lavoro nero e del caporalato.


3) A Rosarno in molti, anche di quelli che hanno difeso gli immigrati e sostenuto le loro esistenze nei mesi addietro, quando ridotti in schiavitù erano privati della dignità, sanno chi li sfruttava nei propri terreni, li conoscono.

4) E chi li sfruttava? Persone cioè Nomi, Cognomi, Indirizzi, affiliati o meno alla 'ndrangheta, non conta. Erano (e sono) persone ben conosciute a Rosarno e quindi identificabili.

Quindi: fuori cognomi, nomi e indirizzi. Rompete l'omertà che permette di devastare la dignità umana!

Quanti hanno sfilato ed hanno urlato che Rosarno non è razzista, che Rosarno non voleva che il male degli immigrati, si facciano avanti e siano coerenti, dimostrino di avere dignità e libertà. Ci sia assuma la responsabilità di indicare chi è responsabile di quello stato in cui erano ridotti gli immigrati (ieri i neri oggi quelli venuti dall'est).

Noi, come Casa della Legalità, siamo disponibili a raccogliere le segnalazioni e passarle ai reparti preposti dello Stato. Chi non si sente di denunciare direttamente può farci avere i dati e fatti di cui è a conoscenza ed inviarci eventualmente materiale a supporto di quanto/i indica.

Lo Stato ha dimostrato che si possono colpire le 'ndrine ed è provato dall'operazione Vento del Nord che ha smembrato e tratto in arresto (con i sequestri dei beni) gli esponenti della cosca Bellocco, dopo i colpi già inflitti dagli altri arresti lungo l'asse Rosarno-Bologna.


Come dimostra la nostra esperienza la lotta alla mafia, per sconfiggerla, si può fare. Si può (e si deve) collaborare con i reparti dello Stato e la magistratura, così come si possono (e devono) indicare per nome, cognome e indirizzo i mafiosi (così come i loro amici e complici), puntando su di loro l'indice che gli butta addosso quell'attenzione che non sopportano e che li indebolisce.

Ora sta ai cittadini di Rosarno collaborare e non urlare semplicemente "c'è la 'ndrahgheta". La mafia non sia alibi! Chi vuole, quindi, può farci avere le informazioni contattandoci e può inviarci una e-mail all'indirizzo: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

L'Ufficio di Presidenza



Il Comunicato Stampa del 10 gennaio 2010
della Casa della Legalità di Lamezia Terme e di Locri

I fatti di Rosarno hanno risvegliato un clima di intolleranza che rende necessaria una riflessione.

Così le sezioni territoriali della Casa della Legalità e della Cultura di Lamezia Terme e di Locri si sono interrogate su questi avvenimenti che hanno dato della Calabria un'immagine del tutto negativa.

Una situazione, quella dell'immigrazione clandestina nella nostra regione, perennemente ignorata dai politici di turno che, grazie agli interessi della ‘ndrangheta e alla indifferenza e omertà della popolazione calabrese, si è aggravata sempre di più fino ad esplodere. Il problema esiste da tempo e non dobbiamo stupirci di una rivolta che era già nell'aria.

Le cause di tutto questo vanno ricercate in diversi fattori.

Prima di tutto lo sfruttamento che la ‘ndrangheta fa degli immigrati, fatti giungere clandestinamente in Calabria per impegnarli nella raccolta della frutta, nel lavoro nero e nella prostituzione.

Gente che lascia il proprio Paese, in cerca di "fortuna " nel nostro, per poter mantenere la propria famiglia in Ghana, in Congo, in Zambia ed invece si ritrova schiava del malaffare della cosca locale alla quale deve pagare per poter sopravvivere in condizioni fortemente precarie, a rischio anche della propria vita. Gente che guadagna venti euro lavorando dodici ore al giorno e vivendo in fabbriche dismesse o in baraccopoli di cartone che mettono in serio pericolo la loro vita.

L'altro fattore determinante è la diffidenza della popolazione verso il diverso, che spesso degenera in xenofobia, grazie anche ai continui attacchi della Lega Nord e dei telegiornali sempre più filogovernativi e attenti a mettere in risalto i delitti commessi da extracomunitari.

Ma la Calabria è anche altro, la Calabria è la terra dell'accoglienza e della solidarietà, è la terra in cui l'ospitalità è sempre stata alla base della propria cultura. Motivo questo per cui dobbiamo spingere per l'integrazione e il rispetto, per la chiusura di quei due luoghi della vergogna che sono i centri di identificazione e di espulsione di Lamezia e Crotone.

Come Casa della Legalità e della Cultura vogliamo esprimere la nostra incondizionata solidarietà agli immigrati schiavi della ‘ndrangheta e nello stesso tempo fare capire alla popolazione calabrese che non sono loro il problema della nostra regione. Una rivolta dovremmo farla contro chi sfrutta, contro chi impedisce alla nostra terra di decollare, contro chi controlla gli appalti e pretende il pizzo sul nostro lavoro, contro chi mette le bombe e uccide, contro chi avvelena montagne e mari.

 

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