Alessandrino, tra 'ndrangheta che si dedica all'urbanistica e 'ndrangheta che lavora per grandi imprese...
Nell'alessandrino c'è un crocevia della 'ndrangheta (ma non manca nemmeno Cosa Nostra) che è devastante. Lì è uno dei fulcri delle attività della cosca dei GULLACE-RASO-ALBANESE. Già storicamente evidenziato dalle “partite” ed inchieste sui SOFIO di Novi Ligure e MAMONE con la ECO-GE (vai allo speciale) nel recente passato e poi “riscoperti” con gli arresti dell'operazione MAGLIO 1 (anche nota come “Alba Chiara”), quando, agli arresti è finito, con gli altri 'ndranghetusi, il capo “locale” del Basso Piemonte, quel Francesco Bruno PRONESTI' cugino e sottoposto al “capo” del Nord-Ovest, Carmelo “Nino” GULLACE (vai allo speciale). Una presenza che non si ferma all'alessandrino, va oltre, arriva certamente sino a Biella, tocca le Alpi, raggiunge la Lombardia e domina mezza Liguria, tra Genova e Savona, con una roccaforte, Toirano.
Si occupano prevalentemente di edilizia e rifiuti, si dedicano alla politica, perché loro, con i loro “pacchetti di voti” e con la loro capacità corruttiva, stringono patti con esponenti delle Istituzioni, delle Pubbliche Amministrazioni, anche con pezzi dei settori di controllo.
Nella serata del 21 settembre abbiamo dato un "assaggio" di cosa è la 'Ndrangheta. Ci vorrebbe un ciclo di incontri ed una voglia di verità, di vedere ciò che si ha intorno, senza pudore o paura di ciò che vi troviamo, per assumere pienamente consapevolezza della “colonizzazione” mafiosa che si è consumata e che occorre stroncare, socialmente e politicamente, prima ancora che per via giudiziaria...
Abbiamo dovuto anche sottolineare che certi politici, come Giancarlo Cattaneo, direttore della Cassa Edile, nonché capogruppo dell’Italia dei Valori in Consiglio Comunale ad Alessandria e Presidente della Commissione consigliare Sviluppo del Territorio, di mafia non capiscono nulla, perché altrimenti non avrebbero mai detto che è caduto il “teorema 'ndrangheta e speculazioni edilizie”. Gli abbiamo ricordato come Paolo Borsellino descriveva la mafia che “si distingue dagli altri poteri criminali perché tende ad affermare la propria supremazia su un territorio... Essa è territorio. La “famiglia” mafiosa non sarebbe tale se non avesse il territorio fra i suoi elementi costitutivi. Sul territorio tende a esercitare le stesse potestà di imperio che ivi legittimamente esercita lo Stato (e gli altri enti pubblici che ne costituiscono l'articolazione territoriale)... Questa sua tendenza è alternativa alle potestà pubbliche esercitate dallo Stato e quindi teoricamente le due istituzioni sono in insanabile conflitto. Solo che il conflitto non viene normalmente risolto con lo scontro armato. La mafia non dichiara guerra ma tende al condizionamento delle persone fisiche che impersonano le istituzioni perché la loro attività pubblica venga dirottata dal fine del bene comune all'interesse proprio dei gruppi mafiosi”.
La politica tutta, ad eccezione di rare, isolate ed emarginate esperienze (come l'ex consigliere comunale Paolo Bellotti e il MoVimento 5 Stelle di Alessandria), ha chiuso gli occhi rapidamente su quella punta dell'iceberg rappresentato dall'Operazione MAGLIO 1. Non si è voluta la Commissione di Accesso in Comune, non si è voluto passare al vaglio ogni pratica seguita da quell'amministrazione e da quel consiglio comunale che vedeva un affiliato alla 'ndrangheta tra le propria fila. Sì, CARIDI Giuseppe affiliato, in deroga alle regole interne della stessa 'Ndrangheta, proprio perché il suo ruolo politico era utile all'organizzazione mafiosa! Non per altro. Per questo. E CARIDI non era un novellino nell'ambito della 'ndrangheta. Era già in contatto con Antonio RAMPINO, vecchio “capo” della 'Ndrangheta in Liguria (da cui dipende il Basso Piemonte), con il suo nucleo familiare. Frequentava incontri degli 'ndraghetisti già in allora e così ancora poi, quando, dopo la morte di RAMPINO, nel 2008, divenne “capo” il Domenico “Mimmo” GANGEMI.
Opporsi ad una Commissione di Accesso significa solo che si è certi di una conclusione: l'accertamento di condizionamenti e infiltrazioni! Se si è certi invece che nessun atto dell'Ente è stato condizionato dalla 'Ndrangheta o determinato dall'infiltrazione nello stesso Ente, non ci si oppone, perché la Commissione certificherebbe l'impermeabilità dell'Ente!
Ad Alessandria invece non si è voluto procedere. Si sono chiusi gli occhi. Non per pudore o paura, nella politica alessandrina e più in generale piemontese, ma perché, anche qui, ancora in troppi pensano che "il denaro non abbia odore"... Ancora una volta, trasversalmente, si è assistito alla pratica del negazionismo e del minimizzare. La politica, anche il nuovo Consiglio Comunale, con la nuova Amministrazione, non ha voluto porre in discussione e vagliare, Atto per Atto, quanto prodotto dall'amministrazione precedente, da quel consiglio comunale dove, come anche Presidente della Commissione Urbanistica, sedeva il CARIDI. Lo petava fare. Lo può fare. E se non lo fa, o si inventa anche qui una Commissione interna, fatta dagli stessi consiglieri, degli stessi partiti, che dovrebbero accusarsi o accusare i loro amici e colleghi, allora pur cambiando "colore" l'amministrazione, significa che non si vuole voltare in alcun modo pagina!
Avevamo già parlato e scritto sulla realtà del Basso Piemonte (ad esempio qui e qui), e siamo andati avanti, perché è solo approfondendo, guardando con attenzione al contesto, mettendo insieme i pezzi, che si può avere una fotografia precisa che fornisce il quadro generale!
E, guardando ai fatti, ai protagonisti ed ai tempi, il panorama evidenzia che vi sono parallelismi devastanti nelle procedure di variante urbanistica e di autorizzazione del PEC di Valle San Bartolomeo. Abbiamo semplificato il tutto in due schemi che, ora, come annunciato, pubblichiamo. Da questi si evidenzia che mentre CARIDI gestiva la procedura della III variante strutturale del Piano Regolatore e quindi della Variante Parziale (con vizi radicali di illegittimità, per omesso adempimento a passaggi previsti dalla Legge), promuovendo così la “compatibilità” del PEC di Valle San Bartolomeo, che portava ad approvare, addirittura prima dell'approvazione della variante, le imprese legate all'operazione del PEC, davano lavoro, nei propri cantieri, alla società appena costituita di un compare 'ndranghetista del CARIDI, il Sergio ROMEO.
Ecco: questo parallelismo non è secondario nelle valutazioni che la politica deve compiere. Che un’Amministrazione Pubblica DEVE compiere e, su cui, conseguentemente, deve intervenire.
Noi la nostra parte l'abbiamo fatta e la facciamo. Ora sta all'Amministrazione Comunale di Alessandria, viste le irregolarità procedurali (come una Convenzione modificata da un Dirigente Comunale e non, come previsto dalla Legge, dal Consiglio Comunale, così come Varianti - la Strutturale e la Parziale – approvate senza il compimento dei passaggi obbligatori di parere degli Enti preposti), procedere e rimettere il tutto in discussione. Se tutto era “pulito” e non condizionato sarà riapprovato, rispettando tutti i passaggi e le procedure previste dalle Norme, altrimenti si eviterà che si compia un'ulteriore pagina inquietante nella storia di Alessandria e della propria comunità. Allo stesso modo, se si è certi che tutto era conforme, legittimo e “pulito”, le stesse imprese coinvolte, dovrebbero essere le prime nel chiedere di rimettere tutto in discussione. Solo così, infatti, si combattono quelle ombre pesanti e palpabili che quei “parallelismi” pongono in modo inequivocabile.
Non può non esserci inquietudine e necessità di fare chiarezza - sull'ambito amministrativo e politico - con conseguenti scelte, quando l'iter (con le gravi irregolarità che ne viziano la legittimità) delle Varianti (strutturale e perziale) al PRG e l'iter autorizzativo del PEC (anche qui con gravi irregolarità che ne viziano la legittimità) è stato seguito da un lato dal CARIDI, di cui abbiamo già detto, dal Sindaco FABBIO che era del CARIDI - come ricordato anche dall'inchiesta di PresaDiretta - il principale sponsor politico, dal neo pensionato ma in allora Direttore del settore Urbanistica del Comune, PELIZZONE, indagato per corruzione in riferimento ad altra operazione edilizia.
Ad oggi, come annunciato, quindi, pubblichiamo gli schemi di questa nostra inchiesta, che seguono a quello che già avevamo pubblicato sulla cosca del GULLACE, non perché sia solo questo il problema dell'alessandrino... Sul resto torneremo a breve, anche con la pubblicazione di un nuovo e-book ad ottobre, perché ad esempio c'è tutta la partita dei rifiuti, delle cave e discariche che, a partire dalla zona di Tortona, ha visto pesantissimi interramenti di rifiuti tossici, che devastano l'ambiente e la salute dei cittadini. Questa è solo la prima inchiesta che rendiamo pubblica... e si va avanti!
P.S.
Se il Comune vuole, così come abbiamo già fatto con Bologna, non abbiamo problemi ad effettuare incontri di approfondimento, perché già oggi vi sono strumenti che permettono, se usati, alle Amministrazioni Pubbliche di fare una concreta prevenzione ed un concreto contrasto a mafie ed operazioni di riciclaggio.
la scheda
sugli esponenti della 'ndrangheta
e le imprese PEC Valle San Bartolomeo
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la scheda sulla
cronologia dell'iter del PEC e delle Varianti al PRG
ed i fatti del contesto
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la scheda della cosca
facente capo a CARMELO "NINO" GULLACE
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