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Scoppia Mensopoli, cinque arresti

In carcere gli ex consiglieri comunali Casagrande e Claudio Fedrazzoni, per l'ex portavoce del sindaco Stefano Francesca e per l'imprenditore di Caresanablot (Vercelli) Roberto Alessio...


Con quattro ordinanze di custodia cautelare in carcere, e una di arresti domiciliari, eseguiti oggi, si sono delineate, dopo le anticipazioni dell'inchiesta dei giorni scorsi, le posizioni e le presunte responsabilità del `comitato d'affari´, nato per aggiudicarsi le future gare d'appalto delle mense del Comune di Genova. Le persone coinvolte sono esponenti diessini, un imprenditore e un alto dirigente pubblico vicino al Vaticano. L'inchiesta è allargata anche alla gara per l'aggiudicazione dell'appalto dei servizi di ristorazione dell'ASL 2 di Savona. I fatti contestati vanno dal febbraio 2007 ad oggi.

Nelle intercettazioni, contenute nelle 600 pagine dell' ordinanza del gip Roberto Fucigna, spuntano anche i nomi del segretario dello Stato Vaticano, Tarcisio Bertone, e dell' arcivescovo di Genova, Angelo Bagnasco, presidente della Cei. Il cardinale Bertone (piemontese ed ex arcivescovo di Vercelli) è citato più volte dall'imprenditore vercellese Roberto Alessio, finito oggi in carcere, per dar maggiore credito alla sua società nell'aggiudicarsi le gare d' appalto per le mense in Liguria.

A finire in carcere, su richiesta del pm Francesco Pinto, sono stati questa mattina oltre ad Alessio, gli ex consiglieri comunali diessini Massimo Casagrande e Claudio Fedrazzoni, l'ex portavoce del sindaco Stefano Francesca. Arresti domiciliari invece per Giuseppe Profiti (nella foto), ex direttore centrale risorse umane, finanziarie e strumentali della Regione Liguria e, dopo la bufera giudiziaria, presidente dimissionario dell'ospedale Bambin Gesù di Roma, di proprietà della Santa Sede. Per Francesca, Fedrazzoni, Casagrande e Alessio si ipotizza l'accusa di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione e alla turbativa d'asta, mentre per Profiti l'ipotesi di accusa è solo turbativa d'asta. Una sesta richiesta di ordinanza di custodia cautelare, per il direttore della Asl 2 di Savona, Alfonso Di Donato, non è stata accolta dal gip.

Secondo quanto ricostruito dal Gip Roberto Fucigna nella sua ordinanza, i promotori del comitato d'affari erano l'avvocato Massimo Casagrande e Claudio Fedrazzoni, che «vantando legami con esponenti della politica locale genovese in ragione della pregressa attività politica espletata nell'ambito del consiglio comunale di Genova nonchè nel partito Democratici di sinistra, si mostravano disponibili a prestare la propria attività per consentire all'Alessio di ottenere agevolazioni nell' aggiudicazione di gare d'appalto».

La ricompensa per Francesca, di 20.000 euro all'anno, sarebbe avvenuta mediante versamento «di corrispettivi giustificati con emissione e registrazione di fatture per operazioni inesistenti». Era la tangente, mascherata da consulenza fittizia, promessa a Stefano Francesca, per far vincere i futuri appalti per le mense scolastiche del Comune di Genova all'imprenditore Alessio. Il sodalizio si sarebbe creato, secondo l'accusa, principalmente per il controllo degli appalti pubblici grazie alla complicità di altri personaggi, tra cui gli assessori del Comune di Genova, ora dimissionari, Massimiliano Morettini e Paolo Striano.

Il sindaco Marta Vincenzi ha espresso sconcerto per gli arresti, si è augurata che Francesca risulti estraneo ma anche dichiarato che «in caso contrario, con grande dolore, mi sentirò tradita per la fiducia accordatagli». L'opposizione di centrodestra, in particolare oggi Forza Italia, ha chiesto al sindaco di «fare un passo indietro» e di tornare alle urne.

A parlare dei futuri business il comitato d' affari aveva scelto in particolare due ristoranti, il Saint Cyr ed il Moody nel centro città, dove erano state messe microspie dai militari della Guardia di Finanza che hanno svolto le indagini. In una conversazione del novembre 2007 tra Casagrande e Fedrazzoni, quest'ultimo ha detto di essere stato nel dicembre 2006 in procinto di ricevere da Alessio «per quanto riguarda quell'affare di Savona» la somma di 75 mila euro su una complessiva cifra pattuita di 219 mila euro.

Il gip sottolinea: «Occorre pertanto ricostruire gli eventuali flussi finanziari attestanti detti pagamenti, anche al fine di verificare la sussistenza, possibile, dell'ulteriore reato di corruzione. È logico infatti, presumere che almeno parte della somma sia stata devoluta da Fedrazzoni proprio ai pubblici funzionari preposti alla gara aggiudicata all'Alessio e successivamente impugnata presso il Tar». Ed a questo proposito si cita un magistrato della Corte dei Conti di Genova che sarebbe intervenuto con le sue amicizie presso il Consiglio di Stato per far risolvere favorevolmente alla Alessio Carni la controversia. In cambio l'imprenditore di Vercelli prometteva la sua intercessione verso alti esponenti del clero per affidare allo stesso magistrato l'incarico di presidente della Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo. Alessio il 12 ottobre 2007 aveva contattato il magistrato contabile, ottenendo la sua consulenza per il ricorso pendente al Consiglio di Stato sulla gara contestata. Il magistrato, incontrato a Roma il 16 ottobre, «si adoperava attraverso alcune amicizie all'interno del Consiglio di Stato afffinché il ricorso sulla gara d'appalto della Asl 2 - si legge nell'ordinanza di custodia cautelare - si risolvesse in favore della Alessio spa. Come contropartita l'imprenditore di Vercelli prometteva la sua intercessione verso alti esponenti del clero per affidare al D'Antino l'incarico di presidente dell'ospedale `Casa Sollievo della Sofferenza´ di San Giovanni Rotondo; non a caso otteneva un appuntamento con il cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato Vaticano».

Gli interrogatori di garanzia inizieranno venerdì.

Tutti in carceri differenti
Francesca chiede lo psicologo


Divisi in tre carceri diversi e col divieto di contatti diretti o indiretti tra di loro: i quattro arrestati per l'inchiesta sugli appalti delle mense sono stati divisi tra Marassi, Pontedecimo e Chiavari per evitare qualsiasi comunicazione tra di loro. L'ex portavoce del sindaco Marta Vincenzi Stefano Francesca e l'ex consigliere comunale della giunta Pericu Massimo Casagrande sono stati reclusi a Marassi. Mentre il secondo è piuttosto tranquillo, Francesca è sembrato molto giù di morale, perciò ha avuto un colloquio con lo psicologo del carcere in mattinata. L'imprenditore piemontese delle carni Roberto Alessio è invece stato recluso nel carcere di Pontedecimo e l'ex consigliere comunale Claudio Fedrazzoni si trova nella casa circondariale di Chiavari. I quattro non sono stati messi in isolamento ma finché sono in carcere (gli interrogatori di garanzia devono svolgersi entro 48 ore dall'arresto), sono sottoposti a misure particolari che vietano qualsiasi contatto tra di loro. I due detenuti a Marassi sono stati perciò messi in sezioni autonome. Infatti, mentre tutti i colloqui con esterni sono soggetti ad autorizzazione al colloquio da parte del magistrato, è la direzione carceraria delle tre case circondariali a vigilare che i quattro fermati non comunichino tra di loro, né direttamente né indirettamente.

Alessio, il cardinale Bertone e la curia
Fa in più occasioni il nome del Segretario di Stato del Vaticano, cardinale Tarcisio Bertone, sottolineando la sua amicizia con lui, l'imprenditore vercellese Roberto Alessio nelle conversazioni intercettate dai finanzieri nell' ambito dell'inchiesta della Procura di Genova sugli appalti per le mense in Liguria. Ai tavolini del bar Moody nel centro di Genova, Alessio il 20 dicembre scorso parla con gli ex consiglieri comunali diessini Massimo Casagrande e Claudio Fedrazzoni, oggi arrestati con l'imprenditore per associazione a delinquere finalizzata alla corruzione ed alla turbativa d'asta. Lo scopo dell'incontro era di rendere partecipe al comitato d'affari anche l'assessore alle scuole Paolo Veardo che Alessio intendeva riavvicinare con la collaborazione di due persone entrambe molto vicine al clero. «Lui sa - dice Alessio - che io... sa come si chiama la ditta, sa che è una ditta vicina a Bertone, sa che Bertone è uomo di Bagnasco (Angelo, attuale arcivescovo di Genova), sa che... sa tutte le cose che deve sapere...non abbiamo ancora chiamato in causa Bagnasco direttamente, ma lui penso che presupponga...Adesso bisogna vedere..capire se a lui basta così per entrare in campo oppure se lui voglia...aspetti che ci sia l'input dal suo capo, allora se a lui manca quello glielo facciamo dare».

In merito ai futuri appalti delle mense scolastiche del Comune di Genova, Alessio riferisce quanto gli aveva detto uno dei due intermediari, dopo aver parlato con Veardo:«Ci sono dei tagli della Madonna sul comune di Genova perciò non sa neanche sta gara come andrà avanti, non sa neanche se ci sono fondi, non sanno neanche che gara fanno, perche»`. Sulla gara d´ appalto vinta da Alessio all' Asl2 di Savona, poi annullata dal Tar, un altro personaggio si adoperava attraverso alcune amicizie nel Consiglio di Stato afffinché il ricorso sulla gara d' appalto si risolvesse a favore di Alessio. «Come contropartita - si legge nell'ordinanza - l' imprenditore di Vercelli prometteva la sua intercessione presso alti esponenti del clero per affidargli l'incarico di presidente dell'ospedale Casa Sollievo della sofferenza di San Giovanni Rotondo, non a caso otteneva un appuntamento con il cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato Vaticano».

Il legale di Profiti: «Il Papa lo ha abbracciato»

Il professor Giuseppe Profiti, ex dirigente della Regione Liguria e presidente dimissionario dell'Ospedale Bambin Gesù di Roma, ha ricevuto l'ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari stamani, mentre si trovava a Roma e sta ora rientrando in Liguria, dove ha stabilito il domicilio, accompagnato da due militari della Guardia di Finanza.

Lo ha riferito il suo difensore, l'avvocato Giuseppe Gallo, del foro di Genova. Profiti è accusato di turbativa d'asta in relazione gare d'appalto per forniture alle mense della Asl 2 Savonese. «Abbiamo avuto un brevissimo colloquio telefonico - ha spiegato il legale - mediato dalla gentilezza dei pubblici ufficiali che hanno eseguito la misura».

«Posso dire che il professor Giuseppe Profiti ha la fiducia e la stima di tutti, credo in primo luogo del Santo Padre, ma è una mia deduzione, dal momento che il polverone era già scoppiato e Benedetto XVI, abbiamo letto sui giornali, lo ha abbracciato durante la sua visita a Savona». Il difensore di Giuseppe Profiti risponde così a una domanda sulle reazioni vaticane al coinvolgimento del presidente dell'Ospedale Bambin Gesù. Sabato scorso, durante la visita pastorale a Savona, Papa Benedetto XVI aveva infatti incontrato il presidente del Bambin Gesù presso il palazzo vescovile. Un incontro breve, hanno riferito le fonti ai cronisti, durante il quale il pontefice avrebbe anche abbracciato il professore. «Direi delle sciocchezze sulle reazioni della Santa Sede a questi fatti - ha detto oggi il legale Giuseppe Gallo -. Però l'incontro è avvenuto quando già le notizie erano state pubblicate e traiamo perciò le conseguenze del caso». Non è ancora stato deciso quando Profiti verrà sentito dai magistrati: «ancora non lo sappiamo - ha detto il difensore -. Il gip sta definendo il calendario. Essendo il mio assistito ai domiciliari potrebbe essere ascoltato in tempi diversi da quelli che sono in carcere». «Da parte di Giuseppe Profiti c'è la massima disponibilità a collaborare - ha detto ancora il suo avvocato -. Ha un senso istituzionale così alto che non si può immaginare, per cui sarà senz'altro disponibile a chiarire tutto».

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