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Speciale elezioni regionali Liguria 2020

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'Ndrangheta in Liguria | il contesto che ha colpito Rolando Fazzari

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Il seme e la speranza

tutti i trasmettitori al massimo...E' con questo titolo che la storica band marchigiana dei Gang ha intitolato il lavoro con cui ha voluto ripercorrere i canti contadini e popolari che hanno portato le generazioni dei nostri padri e nonni a darci un futuro migliore del loro vissuto. Il recupero delle "radici", con un viaggio che riporta ai sogni ed alle speranze, al sudore ed al lavoro, che hanno mosso e permesso quelle grandi conquiste civili e sociali che ci hanno garantito di vivere in un Paese in cui la Costituzione sanciva solennemente i diritti inalienabili di ciascuno e l'uguaglianza di ogni uomo e donna. Ma anche il riappropriarsi di quelle "ali" che permettevano di sorvolare il presente per comprendere che le proprie speranze, individuali e collettive, possono salvare e scrivere il futuro...


Ed in quello stesso lavoro ci riportano al legame con la terra, il rispetto che ad essa si deve e la ricchezza che rappresenta in quanto vita. Già i popoli dell'Africa come le tribù indiane dei pellerossa sapevano che il ritmo della terra è anche il battito del nostro cuore, lo scandire del tempo, la comunione di condizioni e vissuto,... terra che è il mondo, il futuro stesso di ciascuno di noi, con l'aria che la sovrasta e le acque che la disseminano.

Ma è di Woody Guthrie, il "cantastorie" americano con la sua "macchina uccidi fascisti", l'inno alla terra e all'uguaglianza: "Questa terra è la tua terra, questa terra è la mia terra,... questa terra è fatta per me te e per me". Radici e ali di quell'altra-America, che hanno dato voce, senso e speranza a braccianti, immigrati, operai, neri, poveri. Che parlavano della realtà concreta, che risvegliavano la coscienza e - già allora - rappresentavano una fonte di contro-storie rispetto a ciò che il Potere abilmente manipolava o nascondeva.
Un cammino ripreso da Bruce Springsteen, con gran parte sul lavoro, partendo dalla "Terra Promessa", che quando è suonata nella irlandese Dublino fa sobbalzare a cantarla come un inno di liberazione, i giovani e non di quella Repubblica Irlandese che l'arroganza ed il terrorismo britannico non hanno mai piegato.
Ma è soprattutto un cammino che ha visto in un giovane turco la sua massima espressione, capace di segnare e salvare un'intera generazione ed oltre. Si chiamava Joe Strummer, questo strimpellatore. Mente e cuore di quei Clash che era il vento, l'anima della rivolta, "punk rock warlord".

Il Punk dunque, quel movimento che molti hanno cercato di richiudere in classificazioni propedeutiche all'emarginazione e che altri hanno invece "commercializzato" abilmente, con Joe Strummer ed i Clash ha saputo portare le generazioni destinate al macello dell'eroina o all'omologazione più completa ai principi sovrani del nostro "Occidente" - produci consuma e muori -, fuori da quel bivio obbligato, facendo comprendere che se il movimento punk non vedeva futuro, bisognava "rubare" e scrivere quel futuro. Il punk, con Strummer ed i Clash, non era più una generazione destinata al suicidio collettivo, ma una generazione (e quelle che seguirono, ancora) che prendeva coscienza dei propri diritti, della propria reciprocità con gli altri, profondamente diversi, ma che vivevano, altrove, anche nei luoghi più distanti, le medesime condizioni di oppressi, sfruttati, emarginati. Così quel punk che molti ancora considerano un genere musicale ed individui auto-distruttivi, divenne il fondamento, andando "oltre" agli schemi prestabiliti, di una nuova coscienza individuale e collettiva, che passava anche dalla una fusione di generi musicali diversi, dai ritmi latino-americani al rock'n'roll, dal blues delle radici afro-americane ai ritmi jamaicani, ma era ben altro. Con Strummer, i Clash e poi i Mescaleros, si incontrano techno, ritmi afro con le sonorità più diverse, ma anche individui diversi, storie e comunità. I testi diventano manifesti in cui si racconta quella realtà devastante in cui si vive senza accorgersene, portano chi li ascolta e vive ad una presa di coscienza sulla possibilità concreta di un "altra" vita, di altri principi... della possibilità di non cedere ad un'esistenza già scritta, bensì, appunto di scrivere un futuro diverso, partendo da una consapevolezza: la conoscenza dei propri diritti. Ecco perché quel movimento e quel messaggio non è morto con i Clash, non è morto con Joe. "Hai diritto di parlare liberamente finchè non sarai abbastanza stupido da provarci davvero" in "Know your right", come "Rock the casbah", "London's Burning", "Remote Control", "Garageland", "Safe Ruropean Home", "Lost in the Supermarket", "Police and Thieves", "Complete Control", "White Riot"... sino al rilancio di "I Fought the Law", rappresentano innanzitutto un messaggio d'amore verso gli altri, verso la vita... altro che auto-distruzione! Ecco la paura che questi "banditi" generavano: far comprendere che la storia non è così come ce l'avevano raccontata, che ognuno, dall'America latina all'Africa, dai sobborghi delle grandi metropoli d'Occidente ai territori più remoti, poteva e può alzarsi e pretendere, prendersi, i propri inalienabili diritti.
Una rottura senza precedenti con il passato... che da allora ha fatto si che tutto cambiasse, perché la musica, con il punk, con Strummer, era divenuta "trasmettitore" capace di superare i confini di una nazione o di un continente, era "ripetitori" disseminati, non più una protesta urlata nella propria cerchia di appassionati, ma era un legame di impegno civile, sociale, politico che nessuno riusciva ad arginare. Le manifestazioni, con i cortei o le adunanze, avevano trovato un amplificatore capace di unire, oltre che a diffondere.
Radici e ali, anche qui... quindi, come segno di possibile cambiamento radicale della condizione di vita, della quotidianità propria e degli altri, perché ognuno non imparava qualcosa, ma maturava in se una nuova coscienza.

Ecco perché ancora oggi ha senso continuare e non cedere... ecco perché ancora oggi, dopo che il Potere ha adottato le sue sottili ed efficaci contromisure (adattate ai tempi, come da sempre), è necessario prima di tutto far sì che le persone siano messe nelle condizioni non già di aderire ad un qualcosa di stabilito e - fondamentalmente - organico al "sistema" - in quanto controllato dai luogotenenti del "sistema" stesso-, bensì che prendano coscienza della propria condizione, della violenza, invisibile - a volte e spesso -, che viene mossa ai diritti di ciascuno, come all'ambiente,... una violenza invisibile ma devastante, in una quotidianità mascherata da benessere e progresso. Mai come oggi occorre prendere coscienza della propria condizione per permetterci di assumerci la responsabilità di agire... in quell'oggi, ed in quel qui, in cui sempre di più, come nella "fattoria degli animali" di Orwell, vi è qualcuno "più uguale degli altri" ed in cui è il Potere stesso che ci offre occasioni, per lui innocue, dove abbiamo l'illusione di esercitare le nostre lotte e rivendicazioni. Il "sistema" ha capito quella lezione ed ha perfezionato le sue contromisure, come sempre nella storia, usando i nostri sogni, le nostre speranze, parlando delle nostre radici, per farci impegnare senza incisività,... facendoci credere in "simboli" che non sono altro che il prodotto stesso del "Potere" per tenerci sotto controllo e quindi inermi, inoffensivi, inesorabilmente destinati, domani, alla scoperta dell'incantesimo, ancora più delusi e condannati al disimpegno ed all'indifferenza... proprio come quelle generazioni spinte all'auto-distruzione perché derubate della speranza di futuro.

Tutto dipende, ancora una volta, da noi... se vorremo o meno cedere al grande inganno, accettando di "giocare" il nostro individuale e collettivo ruolo di rivolta, dentro a quei binari che è il Potere stesso ad aver preparato per noi. Certo se accetteremo il gioco avremo "simboli" che qualche volta ci faranno ascoltare parole che producono brividi di (apparente) speranza, ed otterremo anche qualche gentile, miserevole, concessione... continuando a vivere convinti (forse neppure troppo) di sostenere quel qualcuno o qualcosa che cambierà le cose. Certo se non accetteremo di correre lungo queste strade, avremo sulle nostre spalle la principale responsabilità della nostra scelta con gli altri che con noi non hanno chiuso i propri occhi alla rassicurante illusione, dovremo resistere ai colpi che il "sistema" ci scatenerà addosso, da ogni direzione, costringendoci a volare come una farfalla e pungere come un'ape (diceva Kassius Klay)... Dobbiamo essere pronti a pagare il prezzo, sulla nostra pelle, per questa nostra presa di coscienza... per la responsabilità di "prenderci" i nostri diritti, non esiste delega ma partecipazione diretta.

Noi crediamo che il futuro valga la pena di essere salvato e scritto, a qualunque costo... altrimenti che senso avrebbe la nostra permanenza su questa terra, con una coscienza anestetizzata o addomesticata che ci impedisce di vedere e rispondere alle ingiustizie che subiamo noi o altri come noi, vicini o lontani che siano. Rifletteteci e mandateci pure a fare in culo se sbagliamo o chiediamo un briciolo di coerenza, ma ponetevi una sola domanda, oggi che si torna a scuole ed università occupate: perché mai nessun Potere (e nessun contro-Potere) nel nostro "solido" Occidente, come altrove, ha mai posto (concretamente) la necessità di un cambiamento alla base del sistema formativo, da quello esistente in cui ogni individuo è considerato un puro contenitore da riempire di nozioni e schemi prestabiliti ad un sistema in cui ogni individuo viene accompagnato a comprendere, con la propria testa e coscienza, la propria condizione e la realtà, così da poter acquisire quella capacità critica che rappresenta l'unico strumento per vive consapevolmente e non conformisticamente. Di questo non si sente parola, discussione o traccia. Ve ne siete accorti? Ci si limita ad agire e ragionare su ciò che il "sistema" ha deciso debba essere la discussione, in un battaglia per strappare semplicemente qualche "fondo" in più per ciò che ci interessa, per ottenere qualche concessione ed evitare - legittimamente, si intende -, ripercussioni economiche nel domani... ma sempre in una logica riduttiva, del salvare il salvabile parallela al devastante principio del "meno peggio". Il problema di fondo, la questione centrale e cruciale non è oggetto di discussione, proprio come vuole il "sistema" e così spesso si perde di vista che non si è davanti ad altro che alla conclusione logica di un modello educativo fondato e costruito per addomesticare le coscienze, da quelle dei docenti a quelle degli studenti, dei cittadini di oggi e dei cittadini di domani, piegandole alle logiche del mercato, divenute le uniche regole intoccabili del "gioco", ed hanno costruito una scuola in cui "ti insegnano a diverate stupido".

Oggi intorno a noi e lontano da noi, sono in molti a combattere le nostre stesse battaglie, spinti dalle nostre stesse speranze. La "globalizzazione" voluta dalle grandi organizzazioni monetarie e commerciali del Potere ha prodotto una crisi irreversibile, ma ha anche "prodotto" un effetto (a loro) collaterale: la consapevolezza e l'impegno di sempre più individui che ritengono essere l'uomo, con l'ambiente ed il diritto, il centro, il fondamento del futuro. Le tribù del futuro oggi ci sono, sono globalizzate anche queste, ci spiace per il Potere. Ma le tribù, soprattutto nel nostro dannato Paese, devono scacciare quegli innesti che il "sistema" produce per produrne la degenerazione... l'auto-distruzione della coscienza critica per ucciderne l'impegno ed il cambiamento. Le tribù devono sapersi unire, sapersi mobilitare comunemente, diffondendo e ricostruendo quella appartenenza ad una comunità, ad una cultura, diversa. Ma questo sarà possibile solo evitando di ricadere nella compromissione morale e culturale, eludendo i tentativi di contaminazione dei luogotenenti del "sistema" che cercando di entrare e corrompere dall'interno le tribù, di devastarle, portandole su quei binari dove è il Potere ad attivare il cambio e stabilire la direzione. Se le tribù seguiranno la coscienza della responsabilità e sapranno muoversi insieme, assediando il Potere locale e globale, con le proprie azioni quotidiane allora il futuro lo si sta già scrivendo, forse per la prima volta, dal basso, ripartendo dalla terra, con le radici, e le speranze, con le ali, che diventano concrete, comunità per comunità, tribù per tribù... Se ci facciamo ipnotizzare, invece... se cederemo alla "normalizzazione", se ancora una volta si attende o ci si affida al "salvatore", senza assumerci l'onere (che secondo noi è un diritto) di valutare e agire responsabilmente, confidando in quel qualcosa o qualcuno senza una reale presa di coscienza individuale e collettiva, allora sarà solo l'ennesimo - e forse ultimo - fallimento. Ma se si comprenderà che il Diritto, cioè i nostri Diritti, cioè la Legalità e la Giustizia Sociale, sono il fondamento della ricostruzione, quella auto-distruttiva sarà solo la strada del Potere... Basta, quindi, avere il coraggio e la consapevolezza che sarà un cammino lungo, di quotidianità che iniziano ad essere conoscenza, dialogo, approccio e collaborazione... e che ogni cosa accada si andrà avanti "fino alla fine" seminando vento. Ed è così che ogni singola battaglia, da quella più "piccola" del nostro territorio a quella più ampia e complessa, diviene una trincea irrinunciabile. Non è detto che saremo noi a vedere questo futuro migliore, ma almeno la nostra esistenza sarà servita per dare alle future generazioni un futuro migliore del nostro presente, con quelle "radici" e quelle "ali" che gli permetteranno di difendere quella comunità di tribù che ha diritto di vivere e non una concessione alla sopravvivenza. "Il Seme e la Speranza", appunto, proprio quelle "radici" e quelle "ali" che qualcuno aveva troncato nei decenni passati, per rendersi la nostra società contemporanea addomesticata e indifferente, sono l'unica ancora di salvezza.

"E ora vorrei dire, che la gente può cambiare qualsiasi cosa vuole, e intendo qualsiasi cosa al mondo. La gente corre, segue i suoi piccoli binari, ed io sono uno di loro. Ma dobbiamo smettere tutti di seguire i nostri miseri binari. La gente può fare qualsiasi cosa, è una cosa che sto iniziando ad imparare. La gente la fuori si fa male a vicenda, lo fa perché è stata disumanizzata. E' ora di riportare al centro l'umanità, e di seguirla per un po'. L'avidità non porta da nessuna parte. Dovrebbero scriverlo su un grande cartello in tutte le piazze del mondo, senza gli altri non siamo niente, questo è quello che penso." Joe Strummer

 

Tags: legalità, giustizia sociale, joe strummer, il futuro non è scritto, the clash, determinazione, il seme e la speranza, radici, woody guthrie, bruce springsteen, the gang, coscienza, uguaglianza, consapevolezza, punk

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