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La mappatura di Certosa, rione di Rivarolo a Genova

Mappatura di Certosa (Genova)
Un anno fa pubblicammo la mappatura della zone della Maddalena, naturalmente escludendo alcuni punti chiave, come quello di Vico del Pepe o quelli dell'area di San Bernardo. Lo facemmo per spingere il più possibile la risposta dello Stato e per far capire che le cose si sanno, naturalmente senza mai rivelare fatti relativi all'inchiesta che potessero in qualche modo comprometterla.
Adesso pubblichiamo una mappatura di Certosa, rione del quartiere di Rivarolo... come diceva il vecchio nome del consorzio dei commercianti... la terra dei "pirati". Lo facciamo perché il livello di controllo del territorio in questa zona, come abbiamo denunciato anche, ultimamente, con la mobilitazione in Piazza Petrella ed il video sulla vallata, è pesante, troppo pesante e insostenibile...



Qui, in questa frazione, vi sono pesanti radici di Cosa Nostra... fatto evidenziato anche nel servizio di Exite de La7 che ha raccolto molteplici testimonianze. Nella zona 1 vi è il territorio delle famiglie mafiose, come quella dei Maurici, originarie di Riesi. Qui hanno storicamente il loro maggior radicamento. Nella zona 2 vi è invece una delle basi principali dei "gelesi".
Non si tratta di fenomeni residuali. Qui era territorio (ed è considerato ancora) sicuro per loro. E' qui che ha passato parte della latitanza, protetto da una cappa di omertà pesantissima, Daniele Emmanuello, libero di girare ed incontrare chi voleva, senza alcun timore. Qui è dove, da segnalazioni effettuate, passava anche il Provenzano, probabilmente durante i suoi viaggi verso Marsilia, dopo le soste nella casa a Rapallo. Qui vi erano le infiltrazioni, oltre agli scagnozzi di Emmanuello e Madonia, anche della Stidda, di cui un esponente (Stuppia) finì morto ammazzato, crivellato di colpi, nel parcheggio dell'Ospedale Celesia. Qui sono cresciuti, hanno saputo mimetizzarsi, prendere le redini quel territorio e gestirlo, imporre ciò che volevano. Qui in via riservata, privata, si confessa da anni di pagare il pizzo ma poi non si ha la forza di denunciarlo e verbalizzare. E' qui che, dopo la guerra di mafia (con i morti ammazzati che aveva reso visibile la presenza mafiosa a Genova nei decenni passati e quindi scatenarono la risposta giudiziaria ferma), hanno imparato a collaborare tra componenti diversi, tra mafie diverse.

Nella zona 5, ad esempio, sulle alture di Via Piombelli, proprio di fronte all'area ove ancora oggi (dopo le cosiddette "bonifiche" del Comune) continua ad esserci una discarica abusiva di rifiuti tossici) vi è un area occupata con un deposito di ponteggi di una ditta dei Ferro e Costantino. Lì, su quella collina vi è un villino abusivo perfetto per le riunioni e dove periodicamente ed anche in via straordinaria, giungono macchine di grossa cilindrata, di personaggi legati a famiglie di mafia. Si coordinano e si dividono affari e traffici, Cosa Nostra, 'Ndrangheta e Camorra... non si fanno più la guerra.
Lì vi è un viadotto autostradale non coperto da pannelli, da dove possono scendere pacchi particolari, senza dare nell'occhio a nessuno se non agli interessati. Un luogo perfetto... perfetto anche per gestire il lavoro nero con lo sfruttamento degli immigrati (anche se, bisogna dirlo, qualche volta gli vengono anche bene - i "regolari" naturalmente - per intestargli ditte e quote) lontano da occhi indiscreti... mentre in Piazza Petrella, ad esempio, si vedono e si organizzano i rom - che da sempre hanno contatti con la criminalità organizzata - così da attirare le attenzioni e garantire copertura a chi conta davvero e si riunisce e traffica un po più in là.

Qui vi sono luoghi di copertura, quelli di massima mimetizzazione dove non succede - e mai deve succedere nulla -. Luoghi praticamente "privati"... veri e propri club, che in parte sono stati individuati, a quanto è dato sapere, anche dalle indagini sulla riorganizzatasi "decina" degli Emmanuello e di Madonia. Poi vi sono luoghi più "aperti", anche qui mascherati... anche se non troppo, perché ad esempio bisognerebbe capire come un bar minuscolo, con rate di mutuo elevatissime, possa farcela ad andare avanti se no per altre tipologie di "entrate".
Sono i punti 3 e 4. Qui non solo vi sono i luoghi dove si incassano le rate di prestiti ad usura, ma dove si fanno anche riunioni... Il 4 è a due passi dal Metrò... in un bar che sino a quando gli si pose una qualche attenzione era registrato alla Camera di Commercio come ditta di pulizie. Il 3, invece, è collocato in un incrocio tra le vie principali, proprio al centro di Via Jori e Via Canepari, e perfettamente davanti a Via Piombelli. Qui vi è uno smistamento di droga da paura... E' di lì che partono poi le staffette dei piccoli spacciatori, ragazzi a cui viene rovinata la vita, per le consegne...

Intanto qua e la, molto spesso anche con la scusa dei cani da far passeggiare, che magari si chiamano "pusher", o da finestre o da negozi collocati sulle due strade di accesso che attraversano il quartiere, ci sono le sentinelle, pronte a segnalare movimenti "sospetti" (sic). Per fortuna le indagini sono andate avanti e vanno avanti, come quella sulle ditte di ponteggi - quasi tutte di personaggi originari di Riesi e Gela - che gestivano il business dei "finti lavori" sulle facciate dei palazzi, per pagare qualche euro di occupazione suolo ed incassare cifre elevatissime per le pubblicità montate sulle impalcature. D'altronde si sa che quello dell'edilizia è il loro campo di copertura "prediletto"... proprio come per la 'ndrangheta lo sono le bonifiche ed i rifiuti...

Ma questa storia deve e può finire! Ora la mappa è pubblica... come per il Centro Storico, con l'avvio della pulizia partita con l'Operazione "Terra di Nessuno", e per la partita appalti ed infiltrazione e collusione dove girano milioni di euro pubblici scoperchiata dall'avvio dell'Operazione "Pandora", anche qui si può ripulire il territorio. Nel caso del centro storico, come nel caso di "Pandora", molte persone hanno collaborato alle indagini, vi è stata un fare "sistema" tra reparti investigativi ed Istituzioni, a partire dalla Prefettura e la società civile... anche qui la stessa strada porterà a voltare pagina e nulla varranno i tentativi di intimidazione che ormai, quando si parla di Rivarolo, siamo abituati ad incassare... noi si va avanti, anche perchè come abbiamo sempre detto: la mafia c'è ma può essere sconfitta... ed il primo colpo lo si infligge indicandoli e facendoli uscire dalla "mimetizzazione" e facendo capire alle persone, alle vittime, che è possibile denunciarli e colpirli senza che questi possano nemmeno reagire. D'altronde proprio sulla "decina" degli Emmanuello si è già colpito pesantemente, con alcuni dei filoni di indagine che hanno portato agli arresti a Genova sia per le estorsioni, sia per le bische... così, in ultimo, con gli arresti di alcuni degli elementi apicali e del gruppo di "fuoco", che volevano anche - non dimentichiamo - colpire a morte il Sindaco Antimafia di Gela, Saro Crocetta.

Come abbiamo già detto più volte: bisogna continuare a colpire il clan degli Emmanuello-Madonia, aggredirne il patrimonio... colpire la zona grigia dei colletti bianchi... senza nessun tentennamento, e così con le altre famiglie di mafia, con gli altri esponenti criminali che a questi fanno da supporto gestendo "pezzi" di traffici. Le mafie si sono evolute, non ricorrono più alle affiliazioni, lavorano "in rete", usano sempre di più nomi non tradizionalmente conosciuti... ognuno gestisce un pezzetto, chi l'usura, chi l'estorsione, chi il traffico della droga, chi la prostituzione... bisogna colpirli uno ad uno, e questo è il primo interesse anche delle comunità riesine e gelesi che questi criminali hanno usato e cercano ancora di usare come scudo. Non si può concedergli tempo!

 

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