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Sansa e Preve su 'ndrangheta, politica e la candidatura "ideale"

Era aprile 2017 quando Ferruccio Sansa su “Il Fatto Quotidiano” parlava dei nuovi iscritti di peso del PD del ponente ligure, nomi che erano noti perché candidati in quella lista per le comunali di Vallecrosia che, dalle intercettazioni dell'inchiesta “La Svolta”, era stata formata su indicazione del capo-locale della 'ndrangheta di Ventimiglia, Giuseppe Marcianò. Scriveva Ferruccio Sansa: «Quanta folla al funerali. Tutti che vanno a baciare il figlio del defunto. Nessuno sembra imbarazzato dal fatto che Giuseppe Marcianò, morto lo scorso 26 gennaio a Sanremo, fosse stato condannato a 15 anni in appello nel processo La Svolta[responsabilità penale quale “capo-locale” confermata anche dalla successiva sentenza della Cassazione, ndr] sulle infiltrazioni di 'ndrangheta nel Ponente ligure. (…) a mostrare il proprio dolore ai familiari c'erano esponenti politici e diversi neoiscritti di peso del circolo PD di Vallecrosia. Così della questione si è occupata anche Donatella Albano, membro PD della Commissione Parlamentare Antimafia: “Non c'è solo il funerale”, spiega Albano, “negli ultimi mesi a Vallecrosia sono arrivati decine di nuovi iscritti, alcuni fino a pochissimi mesi fa militavano in schieramenti avversari del PD. Im mio partito deve fare chiarezza”, chiede Albano» (1).

Il PD, con il gruppo dirigente che contava tra gli altri anche l'allora Sindaco di Ventimiglia, Enrico Ioculano (oggi candidato PD con Ferruccio Sansa), fece la sua scelta: quegli iscritti andavano benissimo, al bando doveva essere posta (e sarà posta) Donatella Albano...

Erano proprio Marco Prevee Ferruccio Sansache, sul blog LiguriTutti, raccontavano, quasi un anno dopo (febbraio 2018), la vicenda:
«Aver negato la ‘ndrangheta. Aver lasciato che si espandesse quella zona grigia tra mafia e affari che uccide l’economia e il tessuto sociale. È una della grandi colpe della classe politica ligure, dal centrodestra al centrosinistra . Colpe morali, prima che eventuali responsabilità penali Ricordiamo tutti quando i pezzi grossi del centrosinistra facevano ressa per partecipare all’inaugurazione dei nuovi impianti di imprenditori indicati nelle informative delle forze dell’ordine come trait d’union tra mondo politico e mafioso». Ancora: «E’ la politica senza memoria quella che oggi mette in soffitta Donatella Albano, senatrice del Pd e membro della commissione anti mafia. La candidarono nel 2013 sull’onda delle minacce che aveva ricevuto da consigliera di Bordighera da parte di famiglie malavitose. Non gli pareva vero al Pd di avere una paladina della legalità da sfruttare. Donatella Albano ha fatto i suoi cinque anni da parlamentare seria, ha studiato, ha reso onore al motivo che l’aveva portata a Roma. Ma quando si è trattato di scegliere chi riconfermare il Pd le ha preferito molti altri compresi quelli che difendono i parenti latitanti dei bancarottieri latitanti oppure quelli che andavano a loro insaputa a chiedere aiuto elettorale agli amici degli ‘ndranghetisti» (2).

Marco Preve su “La Repubblica” il 14 febbraio 2018 scriveva: «C’era una volta, in Liguria la ‘ndrangheta. Tranquilli, non è che sia scomparsa, è solo che oggi non ne parla più nessuno. (…)E chi, cinque anni fa, ci aveva puntato molto, tipo il Pd, oggi si libera da zavorre ingombranti. Come la senatrice del ponente imperiese Donatella Albano. Cinque anni fa veniva sventolata come manco accade alle bandiere della nazionale, se la portavano a tutti i convegni, le feste, i dibattiti. Era l’assessora di un piccolo comune, Bordighera, che si era opposta ad una famiglia di criminali calabresi poi coinvolti in inchieste e processi. Il simbolo perfetto: candidata, eletta, membro della commissione antimafia. E oggi: non solo non l’hanno ricandidata ma proprio l’ignorano»(3).

Sono passati due anni e Ferruccio Sansa scrive e dichiara che hanno scelto lui come candidato presidente della Regione Liguria perché il PD vuole un «cambiamento radicale».

Si può quindi pensare che, ad esempio, il PD abbia scelto di fare chiarezza e pulizia al proprio interno, eliminando le contraddizioni che proprio Sansa e Preve, indicavano chiaramente, nero su bianco, sui quotidiani e su internet, con toni fermi e decisi, come abbiamo visto.

Ed invece no! Donatella Albano è rimasta ai margini, anzi in “soffitta”. La sua coerente intransigenza non era apprezzata dal PD allora e non è apprezzata dal PD oggi. E se qualcuno pensa che Donatella Albano potesse essere chiamata dalla Lista Sansa, per segnare quel cambiamento dichiarato da Ferruccio Sansa, si sbaglia. Per la sua coerente intransigenza nella prevenzione e contrasto alle mafie ed ai rapporti tra mafie e politica, non vi è posto nemmeno nella Lista Sansa.

Qualcuno dice: ma in quella lista non si candida chi ha già fatto politica, solo persone della società civile. Potrebbe essere un criterio, indubbiamente. Peccato che il criterio vale solo per Donatella Albano visto che a Genova la stessa Lista Sansa candida chi ha già due mandati da Consigliere Comunale, uno con la lista Doria ed uno con la lista Crivello. Un criterio su cui quindi si possono fare eccezioni, ma non per chi il PD inquinato ha deciso dovesse andare in soffitta e restarci.

E se dal ponente ci spostiamo a Genova ritroviamo un altra tangibile possibilità di verifica del “cambiamento” perseguito – secondo Ferruccio Sansa – dal PD. Infatti per la circoscrizione elettorale di Genova, come candidato al consiglio regionale, nella lista PD della coalizione rappresentata da Sansa, troviamo il già e nuovamente sindaco di Arenzano, Luigi Gambino.

E su Luigi Gambino non scriviamo noi, non riprendiamo quanto documentato negli anni dalla Casa della Legalità, lasciamo ancora una volta il racconto alla penna a Ferruccio Sansa, Marco Preve ed altri giornalisti da loro spesso richiamati.

118467605 10220239957701076 5233792613418661518 nIl 28 maggio 2008 Ferruccio Sansa su “Il Secolo XIX”, nell'articolo “Voto di scambio con le cosche”, scriveva: «Scrivono investigatori e pm nelle 1.200 pagine di allegati alla richiesta di arresto presentata mercoledì: “Il tenore delle conversazioni intercettate ha evidenziato collegamenti di Gino Mamone sia con il mondo politico che con il mondo delle cosche calabresi. Egli potrebbe rappresentare il punto di contatto tra i due mondi, al fine di trovare tra essi un’intesa e condividere interessi comuni, che possono essere identificati in: elezioni di esponenti politici in occasione di elezioni amministrative a Genova con l’appoggio delle cosche calabresi; ottenimento di appalti pubblici e di concessioni varie per le famiglie calabresi in cambio del loro voto politico (…) Si scopre così che assessori comunali di Genova (Striano), ex consiglieri comunali (Fedrazzoni e Cosma), dirigenti regionali,il sindaco di Arenzano Luigi Gambinoe perfino un sottosegretario agli Interni del governo Prodi, Ettore Rosato (Margherita), coltivavano rapporti discutibili con famiglie in odore di ‘Ndrangheta. Che alcuni offrivano lavoro in cambio di voti. Tutto nasce da un’indagine per riciclaggio. Improvvisamente, scrive la Finanza in un rapporto, «emergono collegamenti con ambienti della criminalità organizzata ligure e in particolare con i Mamone», una famiglia proprietaria di società leader in Liguria per le bonifiche ambientali e la gestione dei rifiuti, destinataria di non pochi appalti pubblici e vicina a diversi esponenti del centrosinistra. (…) Mamone aggiunge ostentando sicurezza e amicizie ai vertici politici liguri: «Questo progetto non lo ferma nessuno, perché sono amico di Burlando, sono amico di tutti, della Marta... ». Ma il pm, come anticipato dal Secolo XIX, ha puntato la sua attenzione anche sull’appalto per la bonifica della ex-Stoppani. Il 30 gennaio 2007 Mamone parla con Luigi Gambino, passato e futuro sindaco di Arenzano. Si discute di un incontro con il comune di Cogoleto. E Gambino: “Io ne vengo adesso, guarda, ehm... per aprirti tutte le strade possibili”»(4).

Marco Preve su “La Repubblica” il 19 giugno 2009 scriveva: «Ci sono però anche altre vicende, che invece sarebbero da classificare sotto l'insegna politica & affari”. Ad esempio il tentativo, poi fallito, di aggiudicarsi [da parte dei Mamone, ndr] l'area Stoppani per farne abitazioni, attraverso i buoni rapporti con il sindaco di Arenzano Luigi Gambino e il marchese Cattaneo Adorno, pregiudicato della tangentopoli genovese anni '90» (5).

Matteo Indice e Marco Grasso, nel libro “A meglia parola”(con prefazione di Ferruccio Sansa) ripercorrono la vicenda dell'assessore all'urbanistica della precedente Giunta Gambino, Cinzia Damonte, candidata alla elezioni regionali del 2010 con l'Italia dei Valori – Lista Di Pietro, che per la propria campagna elettorale vide in prima fila, accanto a lei, il boss della 'ndrangheta Onofrio Garcea. Nel ricordare tale vicenda ripercorrono anche la storia del fidanzato della Damonte e portavoce del sindaco Luigi Gambino: «Un uomo che tutti ad Arenzano sono convinti si chiama Paolo Masi. Ha 55 anni, fa parte di Sinistra Democratica e lavora come portavoce dell'allora sindaco progressista Luigi Gambino. In realtà il suo vero nome è Pasquale Esposito e all'inizio degli anni Novanta era stato arrestato al confine italo-svizzero mentre cercava di far passare una fornitura di khalashnikov, forse destinati ai palestinesi, forse alla criminalità organizzata del sud. Condannato in primo grado e secondo grado dal Tribunale di Milano, sconta quattro anni di reclusione, e stringe amicizie ai più alti livelli del terrorismo rosso nel carcere di Opera ».

Ecco, Donatella Albano fuori e Gambino dentro, candidato nella lista del rinnovato PD del «cambiamento radicale», secondo Ferruccio Sansa.

 






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