La Casa della Legalità - Onlus è un'associazione nazionale di volontariato, indipendente ed opera senza finanziamenti pubblici o sponsor

seguici e interagisci suFACEBOOK TWITTER  YOUTUBE

CASA DELLA LEGALITA' E DELLA CULTURA - Onlus
Osservatorio sulla criminalità e le mafie | Osservatorio sui reati ambientali | Osservatorio su trasparenza e correttezza della P.A.

La 'ndrangheta e la signora FAZZARI Giulia, qualche dettaglio

Le cose da raccontare sul nucleo dei FAZZARI-GULLACE sono tante, troppe. Alcune ancora oggetto di indagini in corso (anche per omicidi), come ha anche riferito il Procuratore Capo di Savona Francantonio Granero (in servizio sino all'agosto scorso) in audizione alla Commissione d'Inchiesta sui Rifiuti. Le racconteremo al dettaglio presto. Documentandole, come nostra abitudine. Se di recente siamo tornati sul sodalizio (leggi nello Speciale), ora diamo un altro assaggio di questa storia di 'ndrangheta e intrecci perversi...

Partiamo da una truffa internazionale organizzata dal FAZZARI Francesco, con l'operatività del cognato stanziatosi in Belgio, BRUZZESE Domenico detto "Mimì"...

BRUZZESE Mimì si era sposato con la figlia di quel FAZZARI Salvatore (uno dei fratelli del Francesco) che già - tanto per chiarire come sono questa specie di soggetti -, quando ancora la famiglia di FAZZARI Francesco abitava a Genova, nel quartiere di Sampierdarena, aveva tentato di sparargli in testa, ma lo colpì ad una spalla, a seguito di un diverbio. Il Mimì - che non denunciò il fatto – ricevette nell'immediatezza e nei giorni successivi le cure di un dentista compiacente, chiamato dal FAZZARI Francesco per evitare le ovvie conseguenze legali.

La truffa di cui parliamo è stata gestita dal FAZZARI Francesco che coinvolgeva i potenti DE STEFANO di Reggio Calabria, il CATALDO Peppe (anche attraverso un suo uomo di fiducia, il SITA' Domenico), oltre ai BRUZZESE di Gioiosa Jonica (nella foto a lato il BRUZZESE Mimì con FAZZARI Cosimo) ed ovviamente la “contabile” FAZZARI Giulia.

Per eseguire questa truffa costituirono una società, la “C.O.S.E.F.”, intestandola a Rolando Fazzari, ignaro di tutto. Nella vecchia villa di Borghetto S.Spirito, non è un caso, sono state rinvenute molte carte su questo. Dalle buste bianche intestate all'impresa, ai libri fatture e di bolle, ad alcuni estratti conto, passando per documentazione varia e soprattutto, un documento falso intestato a Rolando insieme al codice fiscale della “C.O.S.E.F.”.

cartellino codice fiscale COSEF

Esemplare del ruolo della FAZZARI Giulia, che gestiva con il padre i diversi conti correnti bancari ed i contanti provenienti dalla molteplici attività (quelle illecite in primis) del sodalizio. Si tratta di quelle operazioni, come quella ad esempio che abbiamo già visto e documentato, dell'acquisto con la "LIGURE STRADE" (Filippo e Francesco FAZZARI) dell'espolosivo che non erano in alcun modo autorizzati ad utilizzare come impresa, nella Cava di Borghetto S.Spirito, e che veniva, tra l'altro utilizzato per attentati nel savonese, così come per le forniture agli 'ndranghetisti dell'estremo ponente ligure, oltre che custodito, interrato, per ogni evenienza (vedi qui). Si tratta della gestione da parte della FAZZARI Giulia di quegli stessi conti correnti bancari da cui partivano, ad esempio, soldi per il FAMELI Antonio, il D'AGOSTINO Giuseppe detto "Pino", i RAMPINO, i FILIPPONE e GULLACE, oltre che per gli altri sodali a servizio, come il RASCHELLA' Stefano (zio dell'omonimo legatissimo al MAMONE Gino).

Infatti oltre che essere della signora le diverse annotazioni nei documenti rinvenuti, è proprio lei, la FAZZARI Giulia, che era “delegata alla gestione” del conto corrente bancario intestato alla “C.O.S.E.F.”, tanto che procedeva anche con cambiali su cambiali. Tutto nel più totale silenzio nei confronti di chi era stato prescelto per l'intestazione fittizia, tanto è vero che Rolando Fazzari scopriva, anni dopo, di quelle cambiali quando si recò in banca per aprirsi un conto corrente ed apprese che visti i protesti per quelle cambiali, relative alla truffa da circa 1 miliardo e 400 milioni, non poteva aprire alcun conto.
Avevano anche aperto un conto corrente bancario a Mammola, ovviamente, intestandolo all'ignaro Rolando Fazzari, presso la Cassa di Risparmio di Calabria e di Lucania. Come indirizzo alla banca avevano fornito quello del sodale (sino a quando non ha chiesto in sposa la FAZZARI Giulia ed è finito morto ammazzato come il fratello Nicodemo) RASCHELLA' Stefano, e, quindi, come indirizzo secondario, quello della "LIGURE STRADE" dei Filippo e Francesco FAZZARI, così che a Rolando non arrivasse mai manco un riscontro di ciò che facevano alle sue spalle [vedi qui una comunicazione della banca con i due indirizzi].

La contabilità veniva gestita, come detto, dalla FAZZARI Giulia, tanto che il suo nominativo compare chiaramente in diverse operazioni bancarie, nelle indicazioni alla banca [vedi qui qualche estratto] e le annotazioni contabili anche relative a quest truffa recano la sua calligrafia [vedi qui qualche estratto] e come dimostrano le annotazione sul "libro" di "CASSA" che, a campione, si producono:

 









Oltre ai vari viaggi tra savonese, via Milano, ed il BELGIO (vedi qui, ad esempio, i cambi valuta del FAZZARI Francesco) vi sono stati quelli, a Ravenna, con CATALDO Peppe, e poi quelli verso Lubiana nella ex JUGOSLAVIA dove pensarono bene di promuovere una bella truffa anche ai danni della tenuta di Tito.

Vi è poi il viaggio del FAZZARI Filippo a Reggio Calabria (scappato poi latitante in Spagna con anche una condanna del Tribunale di Locri per favoreggiamento della latitanza del CATALDO), quando, arrivato, scese dall'aereo, prelevò da “i 50 milioni” provenienti dai DE STEFANO, per co-finanziare l'operazione truffaldina, e quindi imbarcarsi subito per il ritorno e, quindi, rientrate nell'avamposto in terra savonese.

Così comprarono maiali, vitelli, cavalli e torelli (vedi qui qualche documento dei passaggi doganali dalle varie frontiere). Affittarono anche una stalla a None, per meglio gestire l'operazione (vedi qui il contratto di affitto scritto a mano dal FAZZARI Francesco). E così anche questo indirizzo, di None, veniva fornito come quello di Rolando Fazzari che ovviamente manco sapeva dell'esistenza di tale recapito.

Distribuirono tra i sodali in terra calabrese (tra gli acquirenti anche gli GIAMPA' di Lamezia Terme) ed al nord il frutto degli acquisti e poi facevano tornare alla “mamma” parte dei soldi ricavati dall'operazione, come ad esempio testimonia l'assegno circolare effettuato dalla FAZZARI Giulia per l'uomo di CATALDO Peppe, il SITA' Domenico (vedesi immagine ricevuta a lato).

Ovviamente chi gli aveva venduto gli animali (sia quelli vivi, sia quelli già macellati) ha visto pagato ben poco di quanto dovutogli per poi rimanere con il culo per terra. Il caso più eclatante è quello di THONON-LOUIS, il belga che si era fatto carico, su richiesta del BRUZZESE ed i FAZZARI, di reperire dai vari allevatori gli animali. Gli diedero quattro soldi, così da far vedere che tutto andava bene, poi una volta preso il tutto, tanti saluti. Pare che il THONON-LOUIS si sarebbe suicidato per la truffa subita da lui e ricaduta anche sugli allevatori da lui coinvolti.

A nulla servirono nemmeno gli interessamenti dell'Ambasciata del Belgio, che scriveva a Rolando Fazzari, ignaro, per trovarsi la risposta scritta dal Francesco (con il nome di Rolando), battuta la sua solita macchina da scrivere ed il suo inconfondibile stile. Per gestire meglio la truffa scrivevano anche lettere in francese, firmandole - con palese firma falsa - con il nome di Rolando che il francese non lo conosce! [vedi qui]

Prima di tutto il sodalizio 'ndranghetista si era mascherato con l'intestazione fittizia della “C.O.S.E.F.” all'ignaro Rolando Fazzari, e poi come nella sua tradizione il FAZZARI Francesco rispondeva alle richieste di pagamento contestandole, certo della sua totale impunità.

E dell'impunità certa sono anche testimonianza, ad esempio, alcune annotazioni con la calligrafia della FAZZARI Giulia, sugli estratti conto bancari dove, ad esempio, indica alcuni dei (pochi) pagamenti al THONON-LOUIS come "NERO X THONON", come di seguito si può riscontrare:

 

La “C.O.S.E.F.” è svanita poi nel nulla. Anche facendo una ricerca nella banca dati della Camera di Commercio di Savona, così come nell'archivio generale, non la si trova. Creata per la truffa e evaporata nel nulla dopo l'esecuzione.

Per scoprire questa truffa, con i vari protagonisti dello scacchiere 'ndranghetista (i FAZZARI ed i BRUZZESE quali registi e organizzatori; i DE STEFANO con il CATALDO - direttamente e con il SITA' - quali attivi partecipi e finanziatori), non ci voleva molto.

La contabilità “resistita al tempo” (oltre che presso gli archivi bancari) che è stata rivenuta nella vecchia villa del FAZZARI Francesco (e delle figlie FAZZARI Giulia e Rita), a Borghetto Santo Spirito, così come un'analisi delle operazioni bancarie avrebbe fornito elementi inequivocabili. Eppure ciò non avvenne e così, anche in questo caso, ad esempio, la signora FAZZARI Giulia, consorte perfetta del GULLACE Carmelo detto “Nino” e “Ninetto”, come suo padre Francesco e suo fratello Filippo, riuscì a farla franca.

E così, nell'impunità assoluta, anche davanti ad una truffa da circa 1 miliardo e 400 milioni nel finire degli anni Settanta, i FAZZARI hanno potuto procedere nel reinvestimento di quei capitali frutto dell'attività illecita ed hanno “dominato” incontrastati ancora per decenni (sino agli ultimi anni) nel ponente savonese, anche i BRUZZESE, in particolare all'estero, nel nord Europa, a partire dal BELGIO, e sempre perennemente collegati con la “terra madre”, hanno potuto procedere nell'inserimento nella cosiddetta “economia legale” con ad esempio una bella catena di ristoranti e sempre pronti ad eseguire quanto eventuali “ambasciate” richiedono.

Forse una risposta all'impunità di questo sodalizio, avamposto dagli anni Sessanta della 'ndrangheta al Nord, la si trova in un doppio legame costruito dai FAZZARI quello con l'ambiente massonico (con l'amicizia del FAZZARI Francesco al potente massone MUSCOLO con le sue Logge sparse in Italia e soprattutto tra Liguria e Calabria), e quello con l'allora Vice Procuratore Generale della Corte di Cassazione, CUCCO Guido (ora in pensione in terra di Sanremo).

Se della questione Logge si è già ampiamente documentato (facendo arrabbiare – e muovere – qualche incappucciato), vediamo ora l'altro aspetto...

Mentre RAMPINO Antonio, reggente – affiancato dai suoi fratelli, a partire da Franco - della 'ndrangheta in Liguria (con competenza territoriale anche sul basso Piemonte ed un pezzo di Lombardia), era detenuto per una delle tante inchieste che lo vedevano coinvolto nel capoluogo ligure, l'allora Vice Procuratore Generale della Corte di Cassazione CUCCO Guido fece visita nella Cava (abusiva) dei FAZZARI a Borghetto Santo Spirito (quella che poi verrà sequestrata per gli interramenti di rifiuti tossico-nocivi). Arrivò in auto con tanto di autista (di Stato). Non è dato sapere di cosa pararono il boss FAZZARI Francesco con il giudice CUCCO, quel che è certo è che pochi giorni dopo tale visita, il RAMPINO Antonio, a cui il FAZZARI Francesco era strettamente legato (e con cui consumò anche un omicidio con occultamento di cadavere di un uomo dei D'AGOSTINO, a Canolo, nella tenuta di Acarta comprata dal FAZZARI e messa al servizio della cosca dei GULLACE-RASO-ALBANESE), venne scarcerato.

Questo elemento preso a se potrebbe certamente essere classificato come una “coincidenza”. Questo stesso elemento assume però altro carattere se collegato a quanto avverò anni dopo.

Il GULLACE Carmelo promesso in sposa alla FAZZARI Giulia per consolidare il legame tra le famiglie 'ndranghetiste, finì arrestato per il sequestro di Marco Gatta. Le indagini promosse dalla Procura di Torino - allora retta dal Procuratore Bruno Caccia – dopo aver fatto emergere il coinvolgimento pieno del PALAMARA Antonio (esponente apicale della 'ndrangheta nell'estremo ponente ligure e di cui abbiamo recentemente ricostruito dettagliatamente il profilo), hanno portato alla luce gli elementi a carico del GULLACE Carmelo proprio per quel sequestro di persona a fini di estorsione. Non c'è da dire molto sul fatto che il GULLACE prese una fetta di quel riscatto che, come in altri casi, finiva poi interrata con la naftalina in attesa che le acque si calmassero. Nella villa dei FAZZARI se ne parlava di questa “fetta” di soldi presa dal borsone prima di consegnare agli altri sodali complici del sequestro la loro parte. C'è da dire ben di più sul resto, ovvero su cosa avvenne dopo il GULLACE finì agli arresti per ordine dell'allora Giudice Istruttore di Torino Sebastiano Sorbello.

La cosca del GULLACE non poteva tollerare quell'arresto. Il GULLACE Carmelo, rinchiuso in carcere, non tratteneva la sua furia e non si limitava nell'esprimerla, spingendosi anche nell'affermare che il giudice Sorbello doveva essere eliminato. Ad acquisire e segnalare la volontà di colpire con un attentato il Giudice Istruttore di Torino da parte del GULLACE Carmelo, è stato MIANO Francesco che, già detenuto con il GULLACE, aveva collaborato con gli inquirenti anche procedendo a registrazioni dei suoi dialoghi con il boss della 'ndrangheta.

Se i preparativi per attentare al giudice Sorbello andavano avanti (si propose anche di partecipare il FAZZARI Filippo), l'esecuzione venne messa in stand-by. In quei giorni il giudice Sorbello, nei suo ufficio di Giudice Istruttore di Torino, ricevette una visita. Era quella del CUCCO Guido (foto a lato), il Vice Procuratore Generale della Corte di Cassazione. Fu lo stesso Sorbello che denunciò quella visita ed il contenuto di quanto riferitogli dal CUCCO. In quell'occasione il CUCCO invitò il Giudice Istruttore ad avere un atteggiamento di cautela nei confronti di GULLACE Carmelo, sollecitandone la scarcerazione perchè si trattava di “una buona persona”. Evidenziò anche che il GULLACE era una sorta di “perseguitato” e che a causa dei continui arresti aveva dovuto rinviare le nozze con la FAZZARI Giulia.

Il Giudice Istruttore di Torino, Sebastiano Sorbello, non ci pensò nemmeno un attimo. Non solo non firmò alcuna scarcerazione per il GULLACE Carmelo, ma denunciò immediatamente al suo superiore quella visita del CUCCO ed il contenuto della “raccomandazione”. Quella denuncia promossa dal giudice Sorbello - come troppo spesso accadeva (ed accade) con quando si parla di magistrati legati a certi ambienti - finì nel nulla, assegnata al Procuratore Generale della Cassazione (di cui Vice era proprio il CUCCO) ed archiviata - secondo quanto emerso - senza nemmeno essere affrontata dal CSM.

Una volta che era chiaro il fatto che il Giudice Istruttore di Torino, di quella Procura retta dal Procuratore Bruno Caccia, non aveva intenzione di mollare la presa nei confronti del GULLACE Carmelo, l'attentato messo temporaneamente in pausa, scatto...

Il gruppo di fuoco venne composto da PRONESTI' Rocco detto u lupu(cugino del GULLACE e responsabile -allora - del distaccamento della cosca ad Orbassano - ora opera da Albenga - foto a lato) e GULLACE Elio (il fratello del Carmelo), mentre, come ricordato, il FAZZARI Filippo venne lasciato a casa.

A fargli da supporto operativo a Torino, come emerse dalle inchieste di Milano, erano il SANNA Carlo ed il MARRARI Emanuele, organici alla cosca dei GULLACE-RASO-ALBANESE e, in particolare il SANNA partecipe attivo dei gruppi di fuoco della 'ndrina che si ritrovava nella tenuta di Acarta a Canolo del FAZZARI Francesco, a disposizione costante, già durante la faida di Cittanova con i FACCHINERI, anche dei latitanti, come il “Mommo” RASO (Girolamo) e “Ciccio” GULLACE (Francesco, fratello di Carmelo ed Elio) che poi si svegliavano in piena notte per gli incubi conseguenti all'uccisione dei “bambini” dei FACCHINERI che, come dicevano, bisogna eliminarli prima che crescano a vengano a sparare a noi.

Era il 30 agosto 1983 quando, poco prima di mezzogiorno, il GULLACE Elio (foto a lato - 2014)viene bloccato dagli agenti mentre sale le scale dell’Ufficio del Giudice Istruttore di Torino, in viaTasso, mentre altri agenti fermano il PRONESTI’ Rocco, a bordo di una Golf nera, posteggiata a due passi da via Tasso con nascosta accanto al cambio trovano una Colt 38, con matricola abrasa, pronta per sparare.

L'attentato è sventato. I reparti dello Stato erano stati allertati dai Servizi e quella mattina di agosto, poche settimane dall'omicidio del procuratore Bruno Cacciaucciso sempre per volontà della 'ndrangheta - , erano pronti a mettere in sicurezza il Giudice Istruttore Sorbello.

Le dichiarazioni dello stesso Sorbello, le risultanze delle indagini e la cronaca dei fatti la si può riepilogare con l'esito della testimonianza di Sorbello al processo a Milano per l'omicidio del procuratore Caccia:

CUCCO GULLACE«Sorbello ha raccontato al presidente della corte, Pier Camillo Passerini: Il 30 agosto 1983 rientrai a Torino dalle ferie. Funzionari della questura e alti ufficiali dei carabinieri mi presero subito in consegna dicendomi che in grave pericolo, che la mafia mi aveva condannato a morte. Quel giorno il giudice istruttore apprende così che il Sisde ha infiltrato una spia tra i mafiosi in prigione. La “talpa” ha avvertito che l’omicidio di Sorbello è stato pianificato, il magistrato deve morire perché a giugno ha fatto catturare Carmelo GULLACE, sedicente imprenditore trapiantato dalla Calabria ad Albenga, con l’accusa di essere uno dei rapitori di Marco Gatta, nipote del fondatore della Lancia.
In questura incontrai uomini del Sisde - ha detto Sorbello - Rivelarono che la loro fonte in seno alla mafia (MIANO) doveva restare segreta e io non feci domande”. Gli 007 svelarono, però, al giudice un particolare inquietante. La spia ha fatto sapere: L’assassinio è stato rinviato perché un alto magistrato di Roma si sta muovendo. Cercherà di intercedere presso il collega di torinese in favore di Carmelo GULLACE”.
Rimasi esterrefatto - ha continuato in aula Sorbello - In effetti, agli inizi di agosto, prima che partissi per le ferie, era venuto da me un giudice di Roma. Mi parlò di GULLACE, disse di fare attenzione con lui, che era una brava persona, che bisognava valutare la sua posizione processuale con cautela. Ammoni di non fidarmi dei pentiti, aggiunse che GULLACE era stato arrestato alla vigilia del suo matrimonio, a Genova. Successive indagini dei carabinieri appurarono che alle nozze, tra gli invitati, figurava anche questo magistrato di Roma… Si, signor presidente, è il dottor CUCCO, sostituto procuratore generale della Cassazione. Appena CUCCO se ne andò informai i miei superiori della sua strana visita e consegnai loro una relazione scritta. Essa era top-secret, nessuno sapeva della venuta da Roma di CUCCO. Ripeto, rimasi davvero scosso nello scoprire che, invece il Sisde ne era al corrente”.
Ma altre sorprese attendono Sorbello. Gli 007 gli dicono:In carcere s’è subito saputo che il tentativo pro-GULLACE è fallito. La nostra fonte informa che i boss sono infuriati e hanno dato l’ok ai sicari. Ecco perché è necessario che lei sia protetto 24 ore su 24. “Chi portò in prigione la notizia che il tentativo di aiutare GULLACE era andato in fumo? Lo ignoro, signor Presidente. Dato che la notizia non trapelò da me, sono propenso a ritenere sia stata diffusa da chi s’era fatto carico di quel tentativo. Mentre il Sisde mi rivelava tutte queste cose la polizia ci avvisò che due persone erano state fermate mentre s’aggiravano sotto il mio ufficio”. Rocco PRONESTI’ e Elio GULLACE, fratello di Carmelo. Sono stati bloccati su un’auto rubata: nel manicotto di gomma che avvolge il cambio c’è una pistola. Carica, con il proiettile in canna.»

Il giorno successivo al fallito attentato del 30 agosto 1983, l’avvocato Armando VENETO, amico del dottor CUCCO e difensore di Carmelo GULLACE, telefonava al dottor Sorbello per chiedere se Elio GULLACE e Rocco PRONESTI’ sono stati arrestati per il sequestro Gatta. Peccato che la notizia di quell'arresto dei due non fosse stata resa nota (!). Nel frattempo un altro uomo cosca, il Carlo SANNA, fa il diavolo a quattro per cercare di far scarcerare Elio GULLACE e Rocco PRONESTI’.

Passa qualche tempo e la cosca non può tollerare possibili talpe. Il dubbio che ad aver “svelato” l'imminente attentato al Giudice Istruttore Sorbello, permettendo di sventarlo, è intollerabile, così come il sospetto che possa essere stato uno degli uomini che avevano affiancato il PRONESTI' Rocco ed il GULLACE Elio, ovvero SANNA, ad essere la talpa. “Era corsa la voce - riferiva il giudice Sorbello - che fosse stato lui a svelare alla polizia l’attentato contro di me e che fosse stato ucciso per quello. Ho saputo, poi, che c’era un progetto precedente per assassinarmi subito dopo Caccia...”.

SANNA, dedito ad ammazzare per la 'ndrangheta finì morto ammazzato ad un cena, al ristorante “Tre lampioni” di Rivalta, in prossimità di quel territorio di Orbassano che conosceva benissimo essendo il territorio controllato dalla cosca del GULLACE attraverso il diastaccamento capeggiato dal PRONESTI' Rocco. Il gruppo di fuoco entrò nel locale facendo finta di voler compiere una rapina ed uccise SANNA, ferendo anche BARRESI Placido, ma salvaguardando l'altro 'ndraghetuso che, certamente, era allo stesso tavolo: il MARRARI Emanuele (altro esponente del gruppo di fuoco dei GULLACE-RASO-ALBANESE). Un agguato in piena regola, in quel ristorante di Rivoli, dove gli stessi SANNA e BARRESI con altri sodali, si incontrvano anche con quel BELFIORE Domenico, principale esponente della criminalità organizzata calabrese - in quegli anni - a Torino e riconosciuto come il mandante di quell'omicidio del procuratore Bruno Caccia, su cui, in questo intrecciarsi di interessi criminali, reti di protezioni e depistaggi, vi sono oggi nuovi elementi al vaglio degli inquirenti, oltre all'arresto di uno degli esecutori eseguiti proprio nei giorni scorsi su richiesta della DDA di Milano.

E CUCCO, come si è visto, era in stretto rapporto con il FAZZARI Francesco, alla luce di quella visita dello stesso alto magistrato della Cassazione nella cava (abusiva) dei FAZZARI. In quell'occasione dopo l'incontro tra il FAZZARI Francesco ed il CUCCO Guido fu il RAMPINO Antonio ad essere scarcerato, tanto che il FAZZARI Francesco, dopo la scarcerazione aveva affermato “Se non ci fossi stato io RAMPINO…”.

E proprio quel rapporto con il CUCCO è andato avanti nel tempo. Il FAZZARI Francesco, che ricordava spesso di averlo conosciuto in treno e con cui aveva consolidato la conoscenza, si recava molteplici volte a Roma, con la FAZZARI Giulia, per incontrarlo. Incontri che venivano accompagnati da regali dei FAZZARI al CUCCO per la sua signora, come, in un occasione, una collana di ingente valore.
In un'occasione, durante il viaggio di ritorno verso il savonese, il mercedes con cui viaggiavano
FAZZARI Giulia e FAZZARI Francesco ebbe un grave incidente. Se i due ne uscirono illesi, dall'incidente, l'autovetture era messa male ed il FAZZARI Francesco la fece portare per la riparazione, dal carro-attrezzi sino nel savonese. Al matrimonio programmato della FAZZARI Giulia con il GULLACE Carmelo, come hanno indicato le inchieste era stato invitato il CUCCO, poi, dopo l'arresto del Ninetto il matrimonio venne rinviato ed alla celebrazione il CUCCO non si presentò, ammetteva però – e non poteva negarlo – di aver incontrato e sentito la FAZZARI Giulia in più occasioni.

(ed a proposito di Mercedes come comprò l'autovettura per il GULLACE Carmelo la FAZZARI Giulia? Ma semplice: con pagamenti effettuati attraverso la “C.O.S.E.F.” e, quindi, i fondi dell'illecito, tanto tutti i conti della famiglia li gestiva lei, da esperta “contabile” - vedi qui la lettera relativa all'acquisto ed uno dei pagamenti effettuato, dal conto COSEF).

Ecco che così si aggiunge un altro tassello della storia di questa “signora” FAZZARI Giulia sposatasi con il GULLACE Carmelo (nella foto a lato insieme nel 2013). Un altro tassello che documenta la capacità avuta da questo sodalizio di tessere rapporti utili a garantirsi impunità. Dalle false testimonianze (per cui la stessa FAZZARI Giulia è stata condannata, avendo fornito un alibi falso al GULLACE Carmelo in relazione al duplice omicidio e tentato omicidio dei FACCHINERI) ai ricatti ed intimidazioni (di vittime, testimoni e pure magistrati), passando dalla pratica di “aggiustare i processi” con la corruzione, sino ad attentare alla vita stessa di un magistrato che non si piegava e non accettava di girarsi dall'altra parte.

Non è certamente un caso se parlando del GULLACE e del suo gruppo, con la consorte ed i FAZZARI in primis, abbia parlato il Procuratore Capo di Savona Granero (andato in pensione nell'agosto scorso), alla Commissione d'Inchiesta sui Rifiuti, affermando che a Savona, in quella Procura dove era tornato dopo l'inchiesta TEARDO, aveva trovato il "DESERTO GIUDIZIARIO". Troppe sono state, prima del ritorno di Granero, le cose non viste, le testimonianze non accolte, così come inquietanti sono stati quei lunghi tempi che hanno portato alle prescrizioni per la vergognosa pagina della "Cava dei Veleni".

In fondo, ancora di recente, la signora FAZZARI Giulia ha dimostrato di avere un “peso” non indifferente. Vuoi per il fatto che nessuno osa presentargli il conto per la vicenda della Cava dei Veleni di Borghetto S.Spirito (compresa la demolizione omessa della villa, abusiva come la cava), vuoi perché qualche giudice a Genova ha valutato che una sua lettera in cui negava elementi documentali (fatture e pure decreti di concessione ufficiali) non si poteva certamente considerare smentita da tali documenti e nemmeno da un Decreto della Regione Liguria che, nero su bianco, sbugiardava quanto dichiarato dalla FAZZARI Giulia in GULLACE.

Noi siamo certi che il tempo della loro impunità sia finito ed andiamo avanti perché lo sia e perché chi li ha coperti venga chiamato a risponderne. Per il GULLACE c'è solo una meta che lo può attende: il 41 BIS. Così come "l'ospitalità" dello Stato non potrà mancherà per i suoi sodali (a partire dai parenti, stretti e lontani), insieme all'aggressione del loro patrimonio illecitamente accumulato, sfruttando il denaro sporco di illecita provenienza.

Stampa Email

presto attivo il

Frammenti sulla Liguria

Frammenti su altre Regioni

Dossier & Speciali

I siti per le segnalazioni

Osservatorio Antimafia
www.osservatorioantimafia.org

Osservatorio Ambiente e Salute
www.osservatorioambientesalute.org

Osservatorio sulla
Pubblica Amministrazione
www.osservatoriopa.org

 

e presto online

sito in fase di allestimento