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Qualcosa si muove a Lamezia... ma si puo' (e si deve) fare di piu'

Lamezia Terme... un futuro diverso è possibileQuando siamo scesi a Lamezia Terme abbiamo chiesto alcune cose precise. Su alcune sono arrivati segnali confortanti, su alcune sono arrivate soluzioni, su altre invece si è ancora in alto mare. Quindi se i segnali positivi sono incoraggianti non bisogna fermarsi ma bisogna andare oltre e fare di più.
Vediamo brevemente in rassegna alcuni fatti che segnano un cambiamento, dalla riconquistata "vivibilità" di Piazza Mercato Vecchio, al duro colpo inflitto alla cosca Giampà per la denuncia di un imprenditore... sino allo sblocco degli spazzi dell'ex macello, per arrivare alla questione su cui Lamezia può diventare, se il Comune saprà compiere questa scelta concreta, un esempio per tutta la Calabria nella coniugazione di Legalità e Sviluppo con la strategia "Rifiuti Zero"....



Dopo la dura presa di posizione e pretesa di intervento in merito ai fenomeni di Piazza Mercato Vecchio, le competenti autorità hanno predisposto la necessaria vigilanza volta a garantire visibilmente che il controllo del territorio è dello Stato e non di quella o quell'altra cosca, attraverso l'azione dei bulletti di famiglia. Non solo si è ristabilita, quindi, la vivibilità di quel luogo di incontro dei giovani (e non solo) nel cuore di Lamezia Terme, ma si è anche colpito chi lì voleva farla da padrone. Il ventenne Davide Giampà è finito infatti ai domiciliari con pesanti accuse, principalmente per i fatti della notte del 6 settembre scorso, subito dopo il convegno antimafia ed il concerto della quarta edizione di Music Against 'Ndrangheta. Il Gip Fontanazza si richiesta del pm Galletta, ha disposto gli arresti domiciliari del Giampà, per violenza privata e sequestro di persona. La "bonifica" della zona che abbiamo fortemente e fermamente richiesto si è quindi avviata e questo segnale è senza dubbio positivo e dimostra che quando si puntano i riflettori sui fenomeni criminali e le distorsioni di un sistema che spesso è troppo lento o distratto dall'intervenire, si riesce ad ottenere che si muovano le giuste azioni preventive e, quando necessario, repressive.


In parallelo la Magistratura ha inflitto un colpo duro alla cosca dei Giampà, in particolare a Pasquale Giampà e Antonio De Vito, per il tentativo di estorsione ai danni dell'imprenditore Rocco Mangiardi. Il 15 ottobre scorso sono stati condannati, rispettivamente a 15 anni di reclusione e 11 anni e 10 mesi. Condannata per favoreggiamento anche la ex convivente del De Vito, Maria Ilaria Pallaria. Un processo che giunge a compimento dopo anche un attentato - per fortuna fallito - ai danni giudice Pino Spadaro ed in cui la difesa di Giampà e De Vito ha puntato tutto nel tentativo di far credere che la vittima dell'estorsione, ovvero l'imprenditore Rocco Mangiardi, si sarebbe inventato tutto. A questa linea volta a delegittimare il testimone, ha replicato il pubblico ministero Gerardo Dominijanni: "quale interesse aveva l'imprenditore a denunciare falsamente i suoi estortori? Non ha avuto un utile per l'azienda, ma solo problemi dopo la denuncia". Durante il processo sono emersi altri fatti, come quelli relativi all'Ade Costruzioni di De Vito che nel giro di pochi anni era riuscita ad aggiudicarsi cospicui appalti pubblici sia in Calabria che fuori regione. L'accusa ha quindi sollevato pesanti sospetti sui capitali di origine dell'impresa, indicando che dietro tale azienda sarebbe confluito il denaro sporco della cosca Giampà, e che, quindi, il De Vito non fosse altro che un collettore degli 'ndranghetisti. Anche questo processo segna quindi un significativo passo avanti nel contrasto alla 'ndrangheta ed ai suoi complici, sia perché vede una denuncia da parte della vittima del tentativo di estorsione che va in aula ed indica davanti alla Giustizia gli artefici dell'attività estorsiva, sia perché va a colpire non solo propriamente l'episodio criminale, quale l'estorsione, bensì evidenzia il meccanismo del riciclaggio e del condizionamento del mercato, e degli appalti, che la 'ndrangheta mette in atto.


Ma a Lamezia vi è anche un altro fronte dove si registrano passi avanti. E' quello della "partita" dei locali dell'ex Macello, quello che per anni era stato dato a Legambiente che lo ha sistematicamente tenuto chiuso ed abbandonato. Infatti quella delibera che giaceva in Comune è stata finalmente approvata e lo spazio è stato assegnato alla Casa della Legalità di Lamezia ed alla rete di associazioni di impegno civile che la vogliono concretamente trasformare in spazio aperto, vivo e incisivo sia per le giovani generazioni, sia per un rinnovamento reale della cultura generale della comunità lametina. Uno spazio sociale di aggregazione e promozione della creatività, ma anche "laboratorio" di idee e esperienze che dai giovani possono contaminare l'intero tessuto sociale, possono fornire un contributo fondamentale anche alle scelte di gestione e tutela del territorio, così come dei diritti e della legalità in un territorio ancora troppo pesantemente condizionato dalla cultura e attività mafiosa.


Ed ora veniamo al tasto dolente. Quello della partita "rifiuti". Qui si gioca, lo diciamo con chiarezza e, come sempre, senza mezzi termini, la capacità dell'Amministrazione pubblica di rifiutare scelte dettate da interessi criminali e speculativi, proprio come quando si tratta di urbanistica e gestione del territorio.

Lamezia può rappresentare per la Calabria l'occasione di realizzare concretamente la strategia Rifiuti Zero, tagliando fuori ogni interesse speculativo (e criminale) che sta dietro all'uso di "macchine magiche" volte solo alla "gestione" dei rifiuti per garantire ad alcuni interessi particolari (economici per chi gestisce gli impianti di smaltimento e criminali per quanti vogliono ad esempio "bruciare" quello che erano abituati a smaltire illecitamente nelle discariche abusive, con gli interramenti o gli affondamenti in mare). Da Lamezia può inoltre partire quell'esperienza pilota per la Calabria che può portare allo "spegnimento" di quegli impianti killer che proprio per il trattamento dei rifiuti sono stati creati e finanziati (e l'esempio di Gioia Tauro non è troppo distante).
Infatti se si decidesse di adottare il modello di "San Francisco", che recentemente è stato ripresentato in Italia ed anche in Calabria da Paul Connett, questo permette sia di rompere quel meccanismo di corruzione e mafia che controlla e vuole controllare il business dei rifiuti, sia di promuovere occupazione, ricerca e recupero, alimentando l'economia pulita (non solo in termini ambientali, ma anche legali), creando quel circolo virtuoso in cui dalla Comunità di cittadini, all'Università ed alle pubbliche Istituzioni sino al sistema produttivo, si assumono la loro dose di responsabilità.

Su questo potrebbe essere d'esempio l'esperienza della Cooperativa Apas di Palermo che ha dimostrato quanto sia possibile promuovere occupazione, puntando su una raccolta differenziata spinta e pulita, con una drastica riduzione dei costi della spesa pubblica. Quell'esperienza che dimostra che in Sicilia è concretamente e realisticamente, oltre che utilmente, perseguibile la strategia "Rifiuti Zero", palesando che non servono inceneritori di vecchia o nuova generazione, ne le terribili Torce al Plasma o altre "macchine magiche" come gassificatori, modificatori molecolari, cdr o biodigestori, è oggi sotto pesante attacco, proprio per i suoi risultati positivi, dalla gestione politica, clientelare e mafiosa del ciclo dei rifiuti che vede in questa esperienza di economia pulita la fine del proprio business.

Ed allora su questo il Comune di Lamezia Terme deve schierarsi: o per "Rifiuti Zero" con sviluppo dell'occupazione, risparmio per i cittadini e le pubbliche amministrazioni, rispetto dell'ambiente e della salute, oppure per il Ciclo Integrato con le "macchine magiche" che, a seconda del tipo, diffonderanno patologie devastanti, anche cancerogene, di maggiore o minore intensità ed hanno persino un bassissimo livello occupazionale. Alternative o commistioni tra i due "modelli" non ce ne sono, chi li propone o li caldeggia non fa altro che cercare di mascherare un Ciclo Integrato (quindi con ricadute dannose per ambiente e salute) per Rifiuti Zero.
Su questo terreno quindi diviene necessario ed urgente che il Comune inizi con l'accogliere la proposta avanzata da molteplici associazioni (tra cui il Movimento Amo Lamezia, la Casa della Legalità di Lamezia, il Meetup Amici di Beppe Grillo di Lamezia, il Circolo Culturale Rua Sao Joao, l‟Associazione Culturale Algo Mas e Sinistra Critica Lamezia) per partecipare al bando della Regione per la creazione di 60 centri di recupero in Calabria volti all'implementazione della raccolta differenziata tramite la ricezione ed il riavvio dei materiali di scarto alle filiere produttive e ai consorzi di recupero e riutilizzo.
L'occasione offerta da questo bando, rende non più necessaria l'apertura di alcuna discarica, bensì impone la realizzazione di piattaforme per la raccolta, lo smistamento, il compost per l'organico e la ricerca sul residuo (10% circa dei rifiuti).

Come abbiamo già detto in occasione dell'incontro in piazza con il Sindaco Gianni Speranza, nel settembre scorso, la questione è sempre una sola: bisogna avere il coraggio di scelte nette che sappiano guardare avanti nell'esclusivo interesse generale della comunità, e quindi capaci di promuovere e coniugare lavoro, tutela ambientale e della salute. Coniugare legalità e sviluppo significa avere il coraggio e la forza di dire no agli interessi delle lobby come a quelli delle cosche... e sulle politiche dei rifiuti è più che mai necessario compiere senza indugi questa scelta di campo.

Le competenze ci sono, basta mettersi in rete... un segnale importante e significativo potrebbe essere quello di chiamare a Lamezia, per scrivere quel progetto da presentare al bando, e fare formazione ai futuri lavoratori per l'attuazione di quel Progetto, proprio la cooperativa sociale Apas di Palermo. Una rete di sostegno reciproco, che rappresenterebbe, inoltre, il segnale che è proprio dal Sud che può rinascere non solo quel territorio ma il coraggio dell'innovazione per l'intero Paese... Se lì, tra Calabria e Sicilia, la coniugazione di Legalità e Sviluppo nasce concretamente dal basso, dalle giovani generazioni, significa che davvero il riscatto dal condizionamento mafioso di quella terra non è solo più possibile, bensì è già avanzato e non potrà essere fermato. Quando un cambiamento è intriso dalla dignità e dal diritto al lavoro, alla salute ed un ambiente pulito, questo da quel senso di libertà e pienezza dei Diritti, sia all'individuo sia alla comunità, che nessuno, una volta provato, vorrà più perdere!



visita il sito della Casa della Legalità di Lamezia

 

Tags: 'ndrangheta, proposte, arresti, lamezia terme, spazi sociali, movida, rifiuti zero, comune di lamezia terme, Davide Giampà, Antonio De Vito, Pasquale Giampà, rfiuti

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