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Nuovo attentato alla coop Valle del Marro di Libera Terra

Dovevamo incontrarci con i ragazzi della “Libera Terra” della Valle del Marro. Dovevamo, volevamo abbracciare quei ragazzi che hanno reso utile alla società, e non a pochi, quella terra che era di quella sanguinosa mafia della Piana di Gioia Tauro...


Dovevamo prendere da loro il frutto di quella terra, finalmente libera, e del loro lavoro per portarlo anche in Liguria ed a Genova. Era bello portare in terra, come la Liguria e Genova, dove le ‘ndrine di quella Piana si sono radicate e fatte “impresa” per riciclare il denaro sporco e perpetuare illeciti, il frutto sano dei beni confiscati alle loro stesse famiglie e cosche. Ma qualcuno ha pensato, mentre noi scendevamo in treno verso quella terra di Calabria, di compiere un nuovo vile attentato alla Cooperativa della Valle del Marro. Non abbiamo potuto, così, incontrarci con i ragazzi che erano impegnati da subito per rispondere, con le Autorità dello Stato, all’attacco subito e rimettersi subito al lavoro, perché senza attrezzi è più dura e loro non si fermano. Li abbiamo abbracciati solo telefonicamente da pochi chilometri prima di riprendere il treno per il ritorno. Ma presto ci arriveranno i frutti del loro lavoro su quella terra strappata dallo Stato alla mafia e così anche in Liguria, a Genova, sarà possibile conoscere e sostenere la Cooperativa di Libera Terra, Valle del Marro, e con i loro prodotti anche questi straordinari ragazzi.
la Casa della Legalità

 


 Nuovo attentato alla cooperativa Valle del Marro

28/04/2007
Incursione notturna con devastazioni e segnali intimidatori.
Domenico Fazzari: “Noi continuiamo il nostro cammino con serenità”.
Sarà potenziata la protezione sull’attività della cooperativa.

A distanza di soli quattro mesi dai primi danneggiamenti e sabotaggi dei mezzi agricoli, la cooperativa Valle del Marro – Libera Terra è stata oggetto di una nuova gravissima intimidazione mafiosa.
L'attentato è scattato la notte scorsa nei terreni confiscati a Gioia Tauro (località Pontevecchio), gestiti dalla cooperativa da due anni. A dare l’allarme sono stati gli stessi soci che il mattino successivo al loro arrivo hanno trovato un quadro di devastazione e diversi segnali minacciosi.
Da una prima ricostruzione ignoti si sono introdotti nei terreni aprendosi un varco nella recinzione, hanno poi forzato la porta scorrevole del capannone e messo a soqquadro l’interno. L’incursione ha portato al furto di un trattore con rimorchio, di una fresatrice, di una pompa irroratrice, di una saldatrice e di vari utensili. Sono stati trafugati anche mille litri di gasolio che il giorno precedente erano stati versati nella cisterna. Per abbattere il robusto cancello d’ingresso è stata usata la pala meccanica della cooperativa, poi abbandonata davanti al capannone.
Una furia distruttrice con annessi rituali e messaggi di intimidazione. All’ingresso del capannone sono state formate delle croci con due roncole e prima di battere in ritirata gli attentatori hanno scardinato la pesante porta e saldato il lucchetto. Un ulteriore “sfregio”, carico anch’esso di una valenza simbolica.
"Credo che forse volessero significare - dice don Pino De Masi, referente di Libera la Piana di Gioia Tauro – che per i ragazzi della cooperativa le porte sono chiuse. Noi diciamo che le porte sono aperte. Certo c'è amarezza, ma i ragazzi restano fortemente motivati. D'altra parte, quando due anni fa è iniziata la nostra avventura, avevamo messo in conto anche le intimidazioni ed il fatto che adesso si verifichino non ci sorprende".
“Siamo rammaricati, ma non demoralizzati” ribadisce Domenico Fazzari, vicepresidente della cooperativa. “Credo che questo attentato sia un’ulteriore dimostrazione della debolezza più che della forza della mafia. Se la mafia si è fatta sentire è segno che siamo sulla strada giusta. Sono loro ad avere paura di noi e quindi noi continuiamo il nostro cammino con serenità, confidando anche nella presenza al nostro fianco delle Istituzioni, che è stata immediata.”.
Il presidente della cooperativa Giacomo Zappia, assente in questi giorni da Gioia Tauro perché impegnato in un seminario all' Università di Bologna sull'uso sociale dei beni confiscati alla mafia, dopo essere stato avvertito di quanto à accaduto, ha chiesto che l'impegno di tutti prosegua normalmente. “E’ quanto ci ha chiesto la gente di questi territori ed è quello che secondo noi il territorio vuole: dare delle risposte concrete e chiare di lotta alla mafia.".
''Andiamo avanti, senza paura e senza alcuna esitazione, forti anche della presenza dello Stato al nostro fianco”. E' la prima reazione di don Luigi Ciotti, fondatore di Libera.”'Siamo tranquilli - ha aggiunto - il nostro impegno per la legalità non subirà alcun cedimento''.
Solidarietà e sostegno sono stati espressi da rappresentanti istituzionali, dal Prefetto di Reggio Calabria, al Questore, al Vice ministro Minniti, al presidente della Regione Calabria Agazio Loiero e al presidente della Commissione parlamentare antimafia Francesco Forgione, tutti recatisi prontamente sui terreni confiscati di Gioia Tauro appena saputa la notizia.
L’on. Minniti ha dichiarato che “ tutto ciò avviene a qualche giorno da un importante convegno che abbiamo fatto a Reggio nel quale c’è stata la presenza diretta della cooperativa Valle del Marro. Lì abbiamo detto che per quanto ci riguarda questa è una scelta strategica. Mi preoccupa questa connessione. Da questo punto di vista abbiamo allertato tutti quanti ad avere il massimo di risposta”.
Per l’on. Francesco Forgione “nell’area di Gioia si insisterà con i processi di sequestro e di confisca”. Ha poi aggiunto: “E’ bello che l’intimidazione non abbia ferito i lavoratori della cooperativa e che oggi siano qui a difendere questa terra che ormai è una terra della democrazia e non di un manipolo di criminali”.
Il presidente della Regione Loiero ha garantito il risarcimento dei danni subiti dalla cooperativa ( che da una prima stima ammontano a 50.000 euro) e l’installazione di un impianto di videosorveglianza.
Nel pomeriggio il Prefetto De Sena, che coordina direttamente le indagini, ha riunito il comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza, nel corso del quale sono state individuate nuove misure per potenziare la protezione dell’attività e delle strutture della cooperativa Valle del marro – Libera Terra.
Intanto da ogni parte d’Italia continuano ad arrivare ai giovani soci, che già sono tornati a lavorare, numerosi messaggi di solidarietà e di indignazione per il vile attentato.

 La dichiarazione di Luigi Ciotti
«La speranza è avere fiducia anche nelle curve. La strada del cambiamento non è sempre rettilinea, agevole, spianata. E’ una strada spesso difficile, tortuosa, in salita.
Non è la prima volta che le mafie ci provano. E’ già accaduto in Puglia, in Sicilia, su altri terreni confiscati. Certo, c’è un momento di smarrimento e di fatica, anche di sofferenza. Ma anche la consapevolezza che le difficoltà vanno superate e soprattutto superate insieme. L’affermazione dei diritti, la ricerca di giustizia, il desiderio che la legalità vinca sull’illegalità, la correttezza sulla corruzione, non è un impegno solo di qualcuno ma di tutti, un impegno che parla e interroga la coscienza di ogni persona.
E’ questo impegno comune che ci permette di vincere sulla rassegnazione. Così come ci aiutano ad andare avanti i tanti segni di positività. La Calabria è una terra bella e difficile, ma con grandi fermenti, tanta voglia di mettersi in gioco, tanta voglia, su certi capitoli, di voltare davvero pagina. Esperienze come quella della Valle del Marro lo dimostrano. Averla presa di mira è una dimostrazione di paura. Paura del desiderio di verità che sta crescendo su quelle terre. Fatti come questo dimostrano non la forza ma la debolezza delle mafie, e ci devono incoraggiare a proseguire tutti insieme sulla strada della legalità e della giustizia».


Riferimenti “Emarginare la barbarie”.
"Sdegno e raccapriccio per il vile attentato perpetrato ai danni della cooperativa della Valle del Marro" viene espresso, in una nota, dal coordinamento nazionale antimafia Riferimenti. "Nell' esprimere a Libera la propria solidarietà - è detto nella nota - Riferimenti invita la Calabria onesta, i giovani a dissociarsi ed emarginare chi semina la barbarie per mostrare l' altra faccia di una regione che non può essere relegata al ruolo di terra di mafia". Il coordinamento nazionale antimafia Riferimenti conferma la giornata della Gerbera Gialla, manifestazione regionale antimafia, che si terrà a Lamezia Terme il prossimo 14 maggio con la partecipazione del Procuratore nazionale antimafia, Piero Grasso.


28.04.2007 – Avvenire
I giovani ancora più determinati
La 'ndrangheta reagisce. Ottimo segno
di Antonio Maria Mira
Il messaggio è stato chiaro, chiarissimo. Violento e simbolico come la 'ndrangheta è capace di fare. Ora serve una risposta altrettanto chiara, forte, corale, tra istituzioni e società civile. Il nuovo pesante attentato contro la cooperativa Valle del Marro, la realtà giovanile della Piana di Gioia Tauro che coltiva terreni confiscati alle cosche, promossa dalla Diocesi di Oppido-Palmi e dall'associazione "Libera" di don Luigi Ciotti, e sostenuta dal Progetto Policoro della Cei, è di evidente interpretazione. Soprattutto quel pesante portone di ferro, prima sventrato e poi richiuso e addirittura saldato. Le cosche mandano a dire: per noi le porte sono aperte quando vogliamo, per voi saranno sempre chiuse.
Ma perché prendersela con questi giovani? «Essere uomini liberi fa male», dice uno di loro. Già, fa male alla 'ndrangheta il successo di questa cooperativa. Fa male (una vera e propria offesa) che gestisca beni strappati ai boss. Fa male il sostegno, il crescente circuito di solidarietà attorno a questi giovani. Fanno male gli ottimi risultati economici raggiunti. Fa male quell'aver reagito positivamente al primo atto intimidatorio dello scorso dicembre. E le cosche hanno risposto a modo loro. Nell'unica maniera che conoscono. Con l'intimidazione. Con la violenza. Vigliacca. Quei ragazzi avevano fatto troppo. La punizione per uno sgarro. Perchè in una regione dove omertà, silenzi, complicità o anche solo accondiscendenza, sono la norma e dove si è obbligati a chiedere favori ai boss locali, voler cambiare offrendo un lavoro onesto e pulito per la 'ndrangheta è eversivo. E da punire.
La conferma (l'ennesimo attentato contro un bene confiscato, in Calabria come in Sicilia, in Campania come in Puglia) che la lotta ai patrimoni mafiosi è dirompente. Un messaggio chiaro e un tempismo perfetto.
Un mese fa più di 30mila persone, provenienti da tutta l'Italia, avevano partecipato alla "Giornata della memoria e dell'impegno" organizzata da "Libera" a Polistena, uno dei comuni dove opera la cooperativa. E proprio i suoi componenti erano stati tra i protagonisti della giornata. Al punto che, come racconta uno di loro, «dopo quel giorno la gente ci ferma per strada, ci fa i complimenti per il lavoro che stiamo facendo. Ci dice "bravi"». Non era mai successo. Troppo per la 'ndrangheta. Poi, appena quattro giorni fa, a Reggio Calabria, in occasione del convegno di presentazione del corso nazionale di formazione per la gestione dei beni confiscati, promosso dal ministero dell'Interno, i ragazzi della cooperativa avevano presentato la loro esperienza. E sui tavoli facevano bella mostra di sé i loro prodotti: olio, miele, melanzane, peperoncino. Buoni e puliti. Doppiamente puliti. Sull'etichetta la scritta "gusto di Calabria" dove la "u" si intreccia a una "i" a comporre così la frase "giusto di Calabria". Qualità e legalità. Veramente troppo per le cosche.
Ed è arrivata, puntuale, la reazione. Ma inutilmente. Perché i giovani calabresi non hanno certo intenzione di mollare. Tutt'altro. «Siamo più forti di prima perchè i mafiosi hanno dimostrato la loro debolezza. E oggi noi siamo qui a lavorare. Malgrado tutto». Loro rispondono così. Non sono pazzi, non sono eroi. Sono solo giovani calabresi che amano la loro terra e la vogliono cambiare. Con pulizia e impegno. Ora serve una risposta chiara dalle istituzioni. Dalla politica, nazionale e locale, spesso, purtroppo, assente o "distratta". Già le presenze ieri al fianco dei giovani del viceministro dell'Interno, del presidente della Commissione Antimafia, del presidente della Regione, del prefetto e del questore di Reggio Calabria, sono una testimonianza importante. Ma non basta. Serve continuità. Serve sorveglianza. Serve un sostegno che non sia assistenzialismo. Serve tenere sempre accesi i riflettori su chi, con caparbietà, presidia la prima linea. Noi ci impegniamo a farlo.


28.04.2007 – Avvenire
CALABRIA IN PRIMA LINEA
Gioia Tauro, devastata coop antimafia
di Paola Suraci

Furti e gravi danni alla Valle del Marro, che coltiva aree confiscate L'attentato potrebbe essere la risposta dei clan alla grande manifestazione antimafia a Polistena e al convegno dei giorni scorsi sull'uso sociale dei beni sequestrati Don Ciotti: aver preso di mira questa realtà dimostra la debolezza della criminalità organizzata e deve spingerci a proseguire insieme sulla via della legalità e della giustizia

Esistono segnali che ti avvertono quando qualcosa è cambiata per sempre, li cogli tra la gente, li cogli anche nel linguaggio forte, violento della 'ndrangheta che qui, in Calabria, ancora vuole comandare. Gli uomini delle cosche sono entrati nel capannone della cooperativa Valle del Marro-Libera Terra, che sorge nella Piana di Gioia Tauro (Reggio Calabria) sui terreni confiscati alle famiglie Piromalli e Mammoliti e dove i giovani soci dal 2004 hanno iniziato a sperare e a coltivare. Hanno rubato, tra l'altro, un trattore, mille litri di benzina agricola e una saldatrice, hanno devastato e hanno lasciato messaggi simbolici di morte per incutere paura e spingere all'abbandono del progetto che insieme all'associazione Libera e alla diocesi di Oppido Mamertina-Palmi i soci della cooperativa stanno portando avanti. È il terzo avvertimento in ordine di tempo.
Hanno agito nella notte, indisturbati. Gli sconosciuti hanno divelto il cancello e il lucchetto poi, prima di andar via, lo hanno saldato come a voler dire «noi qui siamo i padroni, possiamo entrare ed uscire dal cancello principale come e quando vogliamo». Ma è proprio questo messaggio, questo segnale, che evidenzia la paura della 'ndrangheta: ha capito che adesso, qui, la strada dell'antimafia è una sola: colpire i clan nei loro patrimoni.
La cooperativa dà fastidio con il suo esempio; coltiva uliveti e agrumeti, trenta ettari affidati a un gruppo di giovani guidati da don Pino De Masi. Ma danno fastidio anche le azioni che si stanno portando avanti nella lotta alla mafia. L'attentato potrebbe essere, infatti, la risposta immediata della 'ndrangheta al convegno sull'uso sociale dei beni confiscati organizzato nei giorni scorsi. Un convegno dove ha preso la parola anche il presidente della coop, Giacomo Zappia. Ma l'attentato è anche la risposta della 'ndrangheta alla grande manifestazione di popolo del 21 Marzo a Polistena. Il messaggio voleva essere chiaro: potete marciare e manifestare quanto volete , ma noi continuiamo a comandare e con noi dovete fare i conti. Ma questa volta a tremare sembra che sia proprio la 'ndrangheta. Ne è convinto anche don Luigi Ciotti, presidente di Libera, che appena appresa la notizia ha detto: « La Calabria è una terra bella e difficile, ma con grandi fermenti, tanta voglia di mettersi in gioco, tanta voglia, su certi capitoli, di voltare davvero pagina. Esperienze come quella della Valle del Marro lo confermano. Averla presa di mira è una dimostrazione di paura. Paura del desiderio di verità che sta crescendo su quelle terre. Fatti come questo dimostrano non la forza ma la debolezza delle mafie, e ci devono incoraggiare a proseguire tutti insieme sulla strada della legalità e della giustizia». «Andiamo avanti, senza paura e senza alcuna esitazione, forti anche della presenza dello Stato al nostro fianco. Siamo tranquilli - ha aggiunto don Ciotti - anche perché il nostro impegno per la legalità non subirà alcun cedimento».
E andare avanti adesso è possibile. Lo Stato, così come i ragazzi della cooperativa Valle del Marro, hanno reagito. Subito è arrivato il presidente dell'Antimafia, Francesco Forgione, e ha incontrato don Pino e i suoi ragazzi. «Il mio stato d'animo è di rabbia, ma anche di reazione perchè questi mafiosi devono sapere che questi terreni e quelli che gli confischeremo più avanti non li riavranno mai. Questa è una partita che sarà vinta dallo Stato, non dalle cosche. Questo attentato deve anche spingere il governo e il Parlamento ad approvare velocemente nuovi strumenti operativi e legislativi per la gestione dei beni confiscati alle mafie e il sostegno a chi utilizza i beni. Ormai è chiaro che i mafiosi temono solo due cose: il carcere che li separa dal potere e il sequestro dei beni che attacca il futuro delle loro cosche. Continueremo a colpirli con tutte e due queste risorse. Dunque, governo e Parlamento dovranno rivedere la legge 109 che in questi anni ha evidenziato l'inadeguatezza della gestione del demanio . Non è più ammissibile che trascorrano quindici anni dalla confisca di un bene al suo riuso sociale. Noi, come Commissione, a breve proporremo le modifiche alla legge 109 ma urge far presto».
Il Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza, convocato d'urgenza del prefetto di Reggio Calabria, Luigi De Sena, ha disposto controlli e vigilanza continua sulla sede della cooperativa. Per prevenire nuove incursioni nelle ore notturne, inoltre, verrà attivato un impianto di illuminazione.

 

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