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La signora Laganà non è sola... chi la difende, chi finisce in galera

Non è sola in molti sensi, la vedova Fortugno...



Il Presidente della Commissione Parlamentare Antimafia, Forgione, dichiara (Unità 21.03.2007 - formato .pdf) che “L’onorevole Laganà ha, come tutti gli altri parlamentari, il pieno diritto a partecipare alla Commissione Antimafia. Mi ha già comunicato, dimostrando grande sensibilità istituzionale, che non parteciperà alle sedute in cui si parlerà dell’omicidio Fortugno e dell’inchiesta”. Perfetto! Quando invitano Dell’Utri e Andreotti a parlare di Cosa Nostra? La domanda a Forgione sorge spontanea. Continua a nascondersi dietro un dito. L’on. Maria Grazia Laganà è indagata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, come fa a sedere in Commissione Antimafia (e quindi quale credibilità possa avere questa Istituzione), lo sa solo lui! Inoltre: l’on. Laganà è a conoscenza di fatti, persone e circostanze indispensabili a comprendere il quadro in cui è maturato l’omicidio Fortugno (ne era la moglie divenuta la grande accusatrice dei giudici che non fanno bene il loro lavoro, a suo giudizio sulla base delle sue conoscenze di fatti e persone) ed anche su come sia stata possibile l’infiltrazione nella ASL 9 di Locri da parte della ‘ndrangheta (la signora era vicedirettore sanitario e responsabile del personale!). Sa queste cose e tace, non si presenta ai magistrati, si avvale della facoltà di non rispondere. Anche in Commissione Antimafia tace, anzi dichiara che quando si parla di ciò che lei sa lei esce dall’aula. Questo sarebbe “grande sensibilità istituzionale”? Complimenti Forgiane!

Ma Forgione è in buona compagnia. L’Unità con Enrico Fierro ha nascosto i fatti e lasciato campo libero alle opinioni. Naturalmente questa scelta di difesa dell’on. Laganà (e d’accusa ai magistrati ed a chi fa domande aderenti ai fatti) è ormai ufficialmente la linea del giornale dei Democratici di Sinistra, tanto è vero che alle innumerevoli lettere giunte (sui fatti!) al direttore Padellaro non è giunta risposta e non è seguita alcuna pubblicazione. La linea è chiara: difesa a oltranza su tutta la linea, si nega anche l’evidenza! (Hanno imparato bene dall’insegnante Silvio Berlusconi!)

Intanto, il 4 aprile 2007, a Locri scattano un po' di manette. 9 persone tra imprenditori, medici e dirigenti sanitari dell’Asl di Locri sono accusate dalla Guardia di Finanza per associazione a delinquere, truffa aggravata, corruzione e frode in pubbliche forniture. Di questi 6 sono agli arresti. Lo stesso filone che vede anche l’on. Laganà indagata, per aver caldeggiato acuisti “impropri”, come dimostrano testimonianze convergenti e documenti. Su richiesta dei sostituti procuratori della Dda, Mario Andrigo e Marco Colamonici, il gip Roberto Lucisano ha emesso tre ordinanze di custodia cautelare in carcere per l’ex direttore amministrativo dell’azienda sanitaria Maurizio Marchese e per gli imprenditori reggini Angelo e Filippo Turano. Domiciliari per il direttore del dipartimento ospedaliero di chirurgia Antonio Scopelliti, dirigente responsabile, Giuseppe Martelli, e per il direttore amministrativo degli ospedali di Locri-Siderno-Gerace, Antonio Milasi. Risultano solo indagate, senza alcuna misura cautelare, Rosalba Turano e le cecoslovacche Marta Minarova e Monika Lukacovicova. L’inchiesta ha ricostruito gli avvenimenti del 9 agosto 2005 quando l’azienda sanitaria aveva inoltrato ben dieci ordini di acquisto (800mila euro circa) di vario materiale e apparecchiature chirurgiche, indirizzati a tre ditte fornitrici operanti a Reggio: Medinex, Attimed e Ti.Medical. (leggere anche La Stampa 04.04.2007 - formato pdf)

E’ curioso, ma anche di questo ne avevamo già parlato! E’ il Dossier che abbiamo redatto con tanto di visure camerali nel novembre del 2006 e che ci è stato, nel formato pdf (non in quello html, ancora visibile – clicca qui), illegalmente sequestrato e oscurato dal pm aspirante-mancato-della-dda di Reggio Calabria, Giuseppe Lombardo. Ma in questa vicenda i porti delle nebbie sono troppi, dopo averci sequestrato on line (illegalmente, senza alcuna notifica e senza l’ombra di un avviso di garanzia) la Relazione Basilone (nella sua seconda parte, pubblica!) il giovane figlio d’arte del ex procuratore di Locri, Rocco, tramutò il nostro lavoro in un Segreto di Stato! Adesso chissà se incriminerà anche i giudici della DDA e sequestrerà i fascicoli di indagine seguiti dalla Guardia di Finanza?

Ma le novità nella Calabria non finiscono mai.

Se l’On. Laganà aveva annunciato che la corrente Fortugno della Margherita aveva a Reggio Calabria ben oltre il 60% dei delegati, al finale del Congresso provinciale della Margherita ha perso tutto. Infatti il Congresso ha visto prevalere, contro l’area Fortugno (che fa riferimento a Franco Marini, Presidente del Senato), i “rutelliani” che hanno eletto Demetrio Naccari Carlizzi, considerato “erede” dell’ex sindaco di Reggio, Falcomatà.

Ma per la Laganà rompe anche il silenzio il parlamentare regionale Domenico Crea, insediatosi nel Consiglio più inquisito d’Italia in sostituzione (surroga) dello scomparso Francesco Fortugno. Crea, per cui lavoravano i due Marcianò arrestati come mandanti dell’omicidio Fortugno, che non ha mai ricevuto alcun avviso di garanzia o provvedimento giudiziario, è passato dalla Margherita alla nuova DC. Crea nel sottolineare la gestione nepotistica nella Locride della potente famiglia Laganà (partendo dalla ASL di Locri) rivela che l’On. Laganà (che non ha smentito!) ha cercato di realizzare con lui, dopo la morte del marito, una lista elettorale. Crea domanda come sia possibile che se lui è considerato il “vero mandante” dell’omicidio del marito, la signora pensi proprio a lui per una alleanza elettorale. Un’altra domanda interessante. La risposta purtroppo, crediamo ormai di aver capito, dalla Laganà non giungerà!

Ma aspettiamo novità.

 

 

Tags: 'ndrangheta, locri, calabria, fortugno, laganà, asl 9, morabito-palamara-bruzzaniti, sanità, difesa, enrico fierro, francesco forgione

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