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Antimafia, l’addio (al vetriolo) di Musella

Addio al vetriolo al mondo dell’antimafia per la presidente dell’associazione Riferimenti-Gerbera Gialla, Adriana Musella, e la sua storica vice, la dirigente scolastica Maria Rosaria Russo. Entrambe indagate a vario titolo…

Addio al vetriolo al mondo dell’antimafia per la presidente dell’associazione Riferimenti-Gerbera Gialla, Adriana Musella, e la sua storica vice, la dirigente scolastica Maria Rosaria Russo. Entrambe indagate a vario titolo per abuso d’ufficio, appropriazione indebita e malversazione ai danni di ente pubblico nell’inchiesta sulle “spese pazze” dell’associazione che presiedevano, a poche ore di distanza l’una dall’altra, Musella e Russo hanno annunciato la restituzione dei beni confiscati loro assegnati e – pare di capire – la fine delle attività di Riferimenti.

GLI «UOMINI DELLE TENEBRE» Con un’iniziativa organizzata al liceo Piria di Rosarno, di cui da anni è dirigente scolastica, Russo ha contestato duramente i magistrati che la indagano e gli investigatori che su di lei hanno fatto gli accertamenti, proiettando persino le informative depositate agli atti e commentandole passo passo. «Come un fiume in piena – si legge in una nota diffusa dal professore della medesima scuola, Giuseppe Laquaniti – la preside Russo denuncia i tentativi di delegittimazione operati contro di lei, da quando si è fatta paladina, non a parole ma nei fatti, della lotta alla mafia». A detta di Russo, contro di lei sarebbero in azione non meglio precisati «uomini delle tenebre» ai quali il suo impegno avrebbe dato fastidio. Al riguardo, informa la nota, la preside avrebbe presentato un esposto alla Dda di Reggio Calabria «per palese tentativo di delegittimazione, operato da apparati dello Stato che hanno redatto informative con falso ideologico artatamente costruito».

«PARENTELE INGOMBRANTI» Si tratta dei documenti – proiettati sui maxischermi piazzati in due aule e mostrati agli studenti durante le ore di lezione – con cui gli investigatori hanno illustrato quelle che la stessa Russo definisce «parentele ingombranti», cioè un fratello, oggi pentito di mafia, che la preside afferma di aver personalmente denunciato, più un altro fratello e il marito. Tutte informazioni finite agli atti dell’inchiesta che vede Russo indagata per abuso d’ufficio «per avere acquistato, quale reggente del Liceo scientifico di Roccella – informa lei stessa, secondo quanto riportato nella nota di Lacquaniti – «nell’ambito di un progetto ministeriale antimafia, dei libri da dare in comodato d’uso agli studenti, nel ruolo di vicepresidente, prima, di coordinatrice e socia dell’associazione Riferimenti, poi, ruoli da me non ricoperti all’epoca dell’acquisto».

IL J’ACCUSE DI RUSSO Un’indagine che la preside sembra descrivere come strumentale e sulla quale chiede «intervento del Presidente della Repubblica, del Ministro della Giustizia e della Presidente della Commissione nazionale antimafia». Nel frattempo – avrebbe detto la preside secondo quanto riportato dalla nota – «non mi resta che dire, come Enzo Tortora: io sono innocente, spero che lo siate anche voi» rivendicando: «Io rappresento la legalità, voi (rivolta agli studenti, ndr) siete la legalità, non le connivenze fra gli apparati apparentemente sani dello Stato e la massoneria».

AL MITTENTE I BENI CONFISCATI Sulla stessa linea la “lettera d’addio” che Musella affida a Facebook, annunciando di aver chiesto un incontro al prefetto di Vibo Valentia per restituire i beni che le sono stati assegnati a Limbadi. «Dopo 9 anni di lotte ed ostacoli, 7 anni sotto scorta e due amministrazioni comunali cadute, il giorno seguente alla consegna di detti beni – si legge nel post – da parte della prefettura di Vibo al Coordinamento, un articolo metteva in discussione la corretta attività dell’Associazione e la relativa gestione di fondi pubblici», scrive Musella lasciando evidentemente intendere che le due cose siano a suo parere in connessione. E continua: «Ne è seguita un’indagine giudiziaria che ha visto indagata la stessa Presidente, oggetto di una gogna mediatica senza precedenti».

«IL CAPITOLO ANTIMAFIA TERMINA QUI» Per questo, afferma, «restituiamo allo Stato i beni a noi affidati, nell’impossibilità di poter continuare nel nostro impegno. Hanno voluto così e così sia – scrive –. Questa non è la nostra sconfitta, ma quella dello Stato di diritto. A questo Stato e alla causa, siamo coscienti di avere già dato e tanto, forse troppo. Lo abbiamo fatto perché abbiamo creduto. Oggi non crediamo più». E per chiudere afferma: «Il capitolo antimafia che ci ha visto coinvolti, termina qui, per la gioia di tanti. Per noi parla e parlerà la storia. Ai posteri l’ardua sentenza».

 

L’ENDORSEMENT DI VIRGIGLIO Un endorsement alla preside Russo è arrivato dall’imprenditore rosarnese Cosimo Virgiglio, «maestro Venerabile e cavaliere templare», per lungo tempo vicinissimo ai Molè e oggi pentito, che con una “lettera aperta” fatta pervenire alla redazione del Corriere della Calabria chiede: «Possibile mai che una donna con tali valori e con il suo agire concreto contro la mafia, si possa sporcare le mani???». Per lui, che afferma di non conoscere personalmente Russo, «questa Dirigente, che per dirla tutta, poteva tranquillamente fare il proprio dovere, senza complicarsi la vita – perché di complicazioni vi assicuro ne ha! – E avrebbe potuto farlo! In fondo è giunta all’apice della sua carriera. E invece no! É una dirigente con la D maiuscola, per la quale gli studenti sono la vita e per i quali lotta affinché abbiano una vita migliore!». Per questo, afferma il pentito, «ha tutto il mio sostegno morale e la mia stima».

Tags: riferimenti, reggio calabria, antimafia, fondi pubblici

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