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Così hanno ucciso Alitalia

Forniture pagate il triplo. Carburante comprato a peso d'oro. Sindacalisti che decidevano le carriere. E sprechi spaventosi ovunque. Alla vigilia del passaggio finale, il liquidatore racconta cosa ha visto. Colloquio con Augusto Fantozzi...



di Paola Pilati

Professore, ci faccia volare!... Invocato come un santo patrono dalle fan nei ristoranti, fermato per strada da nostalgici bipartisan della grande Alitalia che lo spronano con un "Tenga duro!", destinatario di collette per la sopravvivenza della compagnia di bandiera raccolte da gruppi di italiani all'estero, Augusto Fantozzi, 68 anni, avvocato tributarista e più volte ministro nel centrosinistra, assapora l'apice della sua notorietà. L'incarico di commissario straordinario di Alitalia, affibbiatogli furbescamente dal governo Berlusconi, se lo sente addosso come un vestito di sartoria: "Qui faccio il mio mestiere, non è come quando ero ministro", dice. E si capisce che vorrebbe passare alla storia dell'Alitalia come Enrico Bondi passerà a quella della Parmalat. Cioè come il salvatore, l'uomo della Provvidenza.

In effetti, dopo un anno di stop and go - si vende, non si vende - tocca a Fantozzi recidere il cordone ombelicale di Alitalia con lo Stato. Lo ha fatto a metà dicembre con la firma del contratto di cessione a Cai per 1.052 milioni, e lo concluderà alla mezzanotte del 12 gennaio, quando darà le consegne della gestione della compagnia a Roberto Colaninno e Rocco Sabelli, che si installeranno al sesto piano del palazzo della Magliana, sulla plancia di comando, mentre lui calerà al quinto. E lì resterà, si prevede, per tutta la lunga trafila legale che seguirà il trapasso della compagnia dal pubblico al privato. Una trafila che, per le abitudini italiane, potrà durare anche sei-sette anni.

Nel frattempo, in attesa di quella mezzanotte simbolica di gennaio, è lui a gestire la società: ha pagato un terzo di tredicesima ai dipendenti ormai tutti in cassa integrazione, tiene a bada i voraci fornitori, e si prende gli accidenti dei viaggiatori, ora bloccati dalle cancellazioni dei voli, ora dalle proteste dei dipendenti per la politica delle assunzioni di Cai.

Situazione scomoda, professore: ce l'hanno con Colaninno, ma i disservizi li deve gestire lei.
"Molte delle proteste sono dovute al fatto che le lettere di assunzione non sono partite tutte insieme. È una scelta di Cai che non voglio commentare".

Intanto i viaggiatori fuggono. Consegnerete l'azienda ridotta all'osso.
"In realtà le prenotazioni, dopo il crollo di ottobre-novembre, sono in netta ripresa".

Ma Alitalia è stata molto ridimensionata: lei ha tagliato parecchi voli.
"Senta, Alitalia è morta di grandeur, non per il mio taglio dei voli. Perché si è voluta mantenere in piedi una struttura troppo ampia rispetto alle sue possibilità di produrre reddito. Si è detto che a Colaninno ho dato la polpa, ma anche lui avrà il problema di riempire gli aerei...".

Se si fossero fatti i tagli in passato la compagnia dunque si sarebbe salvata?
"Sì: nella mia relazione sulle cause dell'insolvenza dico chiaramente che l'azienda ha sperperato. Non è un mistero che ci sono cinque procuratori della Repubblica al lavoro nei nostri uffici e la Corte dei Conti che indaga".

Cosa intende per grandeur?
"È semplice: Alitalia pagava tutto il triplo".

Malversazioni?
"Non necessariamente. Faccio un esempio: mandare tre macchine per prendere l'equipaggio, perché se la prima buca e la seconda rompe il motore... era uno spreco. Tutto era troppo abbondante".

Colpa dei privilegi dei dipendenti?
"Di tutti: dei dipendenti, degli appalti, dei fornitori del carburante...".

Anche il carburante era pagato il triplo all'Eni?
"Certamente era pagato troppo".

Una grande mangiatoia?
"Una gestione troppo 'signorile'".

Strano che non si sia indagato prima.
"Sì. Teoricamente lo potevano fare tutti, il ministero, la Consob, l'Enac... Ma la dichiarazione d'insolvenza è stato il campanello d'allarme più forte".

Chi ha avuto più responsabilità nella dilapidazione delle risorse?
"Diciamo che in qualsiasi settore non si stava a tirare sul prezzo. Io sono stato attaccato perché non pagavo i fornitori: saranno pagati tutti quanti, ma intanto ho messo la situazione sotto controllo. Ho fermato la 'signorilità'".

La soluzione Cai era davvero l'unica via d'uscita?
"Ho lungamente parlato con Spinetta (il capo di Air France, ndr) e con Mayruber (quello di Lufthansa, ndr). Quando Cai si è ritirata, dopo la rottura con il sindacato, ho cercato questi signori e loro mi hanno detto chiaro e tondo che con i sindacati italiani non volevano avere a che fare".

La rottura della Cgil di Guglielmo Epifani con la linea tenuta da Cisl e Uil nascondeva qualche altro obiettivo?
"È stata tutta una dialettica sindacalese. Un balletto tra di loro su chi firmava e chi no".

È intervenuta la mediazione del Pd?
"Non lo posso dire direttamente, ma ho l'impressione di sì".

Lei ha ricevuto interferenze politiche?
"No. Neanche da Berlusconi. È stata una trattativa condotta da tutti, fino all'ultima lira, senza finzioni. Quando Colaninno mi diceva: 'Non tengo i miei soci', era vero. E io rispondevo: 'Non firmo', e ne ero convinto".

Che partita hanno giocato i piloti con la loro impuntatura?
"Hanno fatto un grande errore. La disponibilità a riconoscere la loro professionalità c'era. Ma loro hanno preferito la guerra per il potere in azienda, lo scontro per comandare piuttosto che convincere della loro indispensabilità. L'Anpac ha frantumato se stessa".

Però le rinunce sugli stipendi le hanno dovute inghiottire.
"Non moltissime. E poi, in un momento simile, Alitalia, con la cassa integrazione privilegiata, è un'oasi felice".

È vero che i capi sindacali dei piloti godevano di extra in busta paga?
"Non in quanto capi sindacali, ma in virtù dei ruoli che potevano avere come 'post holder', cioè per far fare carriera agli altri: ci sono per esempio quelli che fanno i garanti verso l'Enac, quelli da cui dipende il mantenimento del brevetto... Su questi ruoli si possono costruire delle cordate di crescita professionale. Era un meccanismo molto sindacalizzato, che aveva in mano molte leve".

Lei ha dato agli italiani la brutta notizia che dovranno pagare ancora i debiti di Alitalia. Quanto sarà il conto finale?
"Gli attivi non basteranno a pagare tutti i passivi. In totale ci sono 3,2 miliardi di passività, e gli asset di Alitalia non sono tantissimi. Oltre a quello che incassiamo da Cai, c'è quello che incasserò da cargo, manutenzione, i call center Alicos...".

Quanto possono valere?
"Stimiamo tra i 500-700 milioni di euro. Poi abbiamo un terreno a Fiumicino e cinque o sei appartamenti in giro per il mondo".

Si può immaginare quindi che la metà dei creditori non verrà pagata. Chi verrà saldato per primo?
"Quelli che hanno continuato a rendere servizi durante il commissariamento. Dopo il 29 agosto saranno pagati tutti. Prima, saranno pagati secondo riparto".

Lei ha già detto che gli azionisti Alitalia resteranno con un pugno di mosche.
"Il Tesoro ha promesso un indennizzo attingendo al fondo dei conti correnti dormienti. Dipenderà da Tremonti in che misura vorrà soddisfarli".

Gli obbligazionisti verranno trattati come gli azionisti?
"Sì, anche se in verità dovrebbero essere più tutelati".

Il prezzo di Alitalia: non le sembra poco 550 milioni per gli slot?
"È stata la valutazione di Rothschild. E poi si fa molta fantasia sugli slot: quelli dell'intercontinentale, per esempio, non valgono niente, tranne quelli di New York e Newark".

Valgono quelli a Milano e Roma.
"Sì. Ma non si possono vendere: se non li usi, decadono. Comunque è stato calcolato il goodwill, che è compensato da un badwill. D'altra parte, a meno che non rinegozi tutti i contratti, anche Colaninno perde".

Le sembra normale che per Cai siano state sospese le regole antitrust?
"Ma Catricalà ha detto: vi terremo gli occhi addosso. Del resto Air France ha il 91 per cento del mercato in Francia, Cai arriva forse al 60".

Ma sul Roma-Milano ha il 100 per cento.
"Catricalà vigilerà. D'altra parte, se vogliono riempire gli aerei non potranno alzare troppo i prezzi".

Ma come mai Cai versa in contanti 300 milioni a Toto per AirOne e soltanto 237 a lei per Alitalia?
"AirOne ha più aerei e più buoni dei nostri. La parte di punta della flotta futura è quella di AirOne. Io ho da vendere novanta MD80, che valgono poco: ho appena fatto il bando".

E le altre partecipazioni?
"Nell'accordo sindacale di Palazzo Chigi, si è detto che una società con Finmeccanica, Fintecna e Cai rileverà le manutenzioni. Anche lì farò un bando di gara".

La sua missione quanto durerà ancora?
"Dipende dalle cause che mi faranno e da quelle che devo fare io. Sono titolare di 4 mila persone in cassa integrazione che restano miei dipendenti. Prima di dichiarare morta la bad company, ci vorranno anni: anche sei-sette".

Arriverà allora anche il pagamento della sua parcella?
"Spero una parte prima. Io il lavoro lo sto facendo. Non sono né esoso né avido. Ma non sono fesso e non ho intenzione di lavorare gratis, e d'altra parte anche Bondi ha avuto una tranche della sua parcella. Ad ogni modo mi fa più piacere se mi si dice che sono bravo".

La parcella sarà davvero di 15 milioni di euro come si è detto?
"Potrebbe essere quella cifra ma anche meno. È un calcolo in percentuale sulla massa dell'attivo, del passivo e del recuperato. Ma Palazzo Chigi non ha ancora emanato il decreto per stabilire la percentuale che mi spetta".

(30 dicembre 2008)



Lo scandalo G8 e l'hobby da 300mila euro

di Fabrizio Gatti

Scoperti altri affari tra la moglie del supermanager incaricato dalla Protezione civile e le imprese che si sono aggiudicate l'appalto più ricco per i cantieri della Maddalena

 



Nulla di irregolare nei cantieri per il G8 sull'isola della Maddalena. Lo sostiene un comunicato della Protezione civile. La dichiarazione si basa su un rapporto al capo dipartimento Guido Bertolaso, che è anche commissario delegato per il G8, firmato da Angelo Balducci, presidente del Consiglio superiore dei lavori pubblici. Balducci da marzo è stato "soggetto attuatore" e poi coordinatore degli appalti da 300 milioni di euro per il supervertice tra capi di Stato, che si terrà alla Maddalena dall'8 al 10 luglio 2009. Ma L'espresso ha scoperto altri affari per 330 mila euro dichiarati nel 2007 che uniscono nella stessa società la moglie di Balducci, Rosanna Thau, 62 anni, e un imprenditore che controlla ed è legato alle ditte che si sono aggiudicate gli appalti più ricchi alla Maddalena.

Pur promettendo la massima trasparenza sul caso, la Protezione civile ha nel frattempo tolto dal suo sito le ordinanze di Palazzo Chigi con cui Balducci era stato nominato e poi rimosso. E il provvedimento con cui Silvio Berlusconi aveva chiesto a Bertolaso di "assicurare un'adeguata attività di verifica degli interventi infrastrutturali posti in essere dai soggetti attuatori di cui alle ordinanze del presidente del Consiglio dei ministri numero 3629 del 20 novembre 2007 e numero 3663 del 19 marzo 2008, in termini di congruità dei relativi atti negoziali". L'espresso, nella sua inchiesta pubblicata la scorsa settimana, ha scoperto che il contratto più ricco è andato a imprenditori in affari proprio con la moglie del presidente del Consiglio superiore dei Lavori pubblici. Circostanza che Balducci smentisce annunciando querele. Alcuni documenti depositati alla Camera di commercio di Roma e altri pubblicati dal sito internet della Protezione civile però contraddicono sia la relazione di Balducci sia la precisazione della Protezione civile. Poiché si tratta di uno dei più grossi appalti pubblici nazionali, in un momento di grave difficoltà dell'economia e delle casse dello Stato, vale la pena leggere quei documenti.

L'HOBBY DELLA SIGNORA

Il presidente Balducci, massima carica dell'organo che valuta e guida le opere del ministero alle Infrastrutture di Altero Matteoli (An), precisa che la Erretifilm srl, società di produzioni cinematografiche, riguarda le "attività hobbistiche" di sua moglie, Rosanna Thau. Balducci smentisce l'esistenza di legami d'affari tra la sua famiglia e l'Impresa Anemone costruzioni intorno a cui, come ha rivelato L'espresso, ruota una fetta da 117 milioni di euro sui 300 che saranno spesi per costruire le strutture del G8. Il supermanager dello Stato sostiene che c'è solo "identità dello studio professionale commerciale usato dalla ditta Anemone e un componente della famiglia dell'ingegner Balducci". La nota del presidente del Consiglio superiore dei Lavori pubblici nasconderebbe però sia a Bertolaso, sia a Palazzo Chigi, sia al ministro Matteoli il resto della storia. È tutto scritto nei dossier depositati in Camera di commercio dalla stessa Erretifilm. Per la sua attività hobbistica, la moglie di Angelo Balducci e la sua società nel 2002 hanno ricevuto 25 mila euro come capitale sociale da un imprenditore, Vanessa Pascucci, 37 anni. Chi è Vanessa Pascucci? È la proprietaria al 50 per cento della Redim 2002 (vedi il diagramma degli appalti) la società che il 6 agosto 2008 ha messo il 35 per cento del capitale (7000 euro) per costituire l'Arsenale scarl e fornire manodopera al cantiere principale del G8. La ragnatela è molto più estesa. Perché la Redim 2002 di Vanessa Pascucci possiede il 70 per cento di un'altra impresa, la Minerva società consortile, amministrata da Daniele Anemone, 34 anni, titolare al 98 per cento dell'Impresa Anemone costruzioni: proprio la ditta che, con la Nuove infrastrutture di Fano, si è aggiudicata la fetta più grossa del contratto G8. Daniele Anemone è anche a capo dell'omonimo Gruppo Anemone che possiede il 55 per cento della Maddalena scarl. E si torna al G8: la società è stata costituita il 17 luglio 2008 per fornire manodopera al cantiere dove già lavora l'Arsenale scarl. Il presidente del Consiglio superiore dei Lavori pubblici sostiene anche che la Erretifilm sia inattiva e in liquidazione. Dal bilancio 2007 di Erretifilm risulta invece che la società di Vanessa Pascucci e della moglie di Balducci dichiara un attivo di 330 mila euro di cui 293 mila in diritti cinematografici.

Raccontandola in altre parole: Vanessa Pascucci nel 2002 mette a disposizione 25 mila euro per l'hobby della moglie del supermanager incaricato dalla Protezione civile, con lei nel 2007 condivide diritti cinematografici e altro per 330 mila euro e nel 2008 con le aziende del Gruppo Anemone per cui lavora ottiene dalla Protezione civile i superappalti per il G8. Appalti affidati proprio al coordinamento di Balducci. Una vicinanza curiosa, ma che non configura nessun reato. Allora perché il presidente del Consiglio superiore dei Lavori pubblici non ne parla nella sua relazione a Bertolaso? E davvero a Palazzo Chigi nessuno sapeva?

QUESTIONE PRIVATA

Sarebbe una questione strettamente privata se non fosse per l'incarico che ricopre Angelo Balducci. Fino al 13 giugno 2008 Balducci è "soggetto attuatore" di tutte le grandi opere per il G8, come indicato dall' Ordinanza 3684, con la nomina affidatagli il 20 marzo da Bertolaso. Il delicato compito di "soggetto attuatore", centrale a tutti gli appalti, è stabilito nell'articolo 5 comma 8 dell' Ordinanza 3663 del presidente del Consiglio dei ministri del 19 marzo 2008. Dopo la sostituzione, Balducci mantiene comunque un ruolo chiave nei cantieri con "le funzioni di raccordo tra la predetta struttura di missione, quale stazione appaltante... e i soggetti coinvolti dagli interventi infrastrutturali da porre in essere ai sensi dei grandi eventi richiamati in premessa". In gioco non ci sono soltanto gli appalti per il G8, ma anche i contratti per il 150° anniversario dell'Unità d'Italia e per i mondiali di nuoto "Roma 2009".

IL RUOLO DELLA PROTEZIONE CIVILE

Nel suo comunicato lo staff di Bertolaso precisa che Balducci non è "un funzionario della Protezione civile, ma il riferimento naturale per la realizzazione di opere pubbliche" in quanto presidente del Consiglio superiore dei Lavori pubblici: una "scelta del dipartimento di assegnare ruoli ai più alti livelli istituzionali nell'ambito delle rispettive competenze, per i diversi settori su cui si sta svolgendo l'attività preparatoria del prossimo G8". Sarebbe normale se tutto questo fosse vero.

La realtà però è diversa. Angelo Balducci ricopre il ruolo più delicato nel ministero delle Infrastrutture soltanto dal 10 ottobre 2008, come indicato dalla delibera per la sua nomina. L'incarico come soggetto attuatore gli viene formalizzato già il 20 marzo 2008 dal commissario delegato Bertolaso. Pochi giorni prima Balducci è ancora capo dipartimento per lo Sviluppo e la competitività del turismo, come risulta da un documento ufficiale. E lì rimane. Fino al momento in cui Guido Bertolaso lo mette a gestire gli appalti per il G8. Balducci smentisce perfino che i progetti siano coperti da segreto di Stato.

L'ordinanza del 19 marzo 2008, che il giorno dopo permette proprio la sua nomina, stabilisce invece "di dover estendere agli interventi realizzativi dell'intero complesso delle opere, nonché delle forniture e dei servizi interessati allo svolgimento del grande evento relativo alla Presidenza italiana del G8 la qualificazione di riservatezza e segretezza...". Venerdì 19 dicembre il procuratore di Tempio Pausania fa perquisire la casa e l'ufficio alla Maddalena di un sindacalista della Cgil, Tonino Cansella, 51 anni, che stava raccogliendo denunce dai lavoratori sul controllo del caporalato, i turni massacranti, gli straordinari pagati in nero e l'evasione dei contributi Inps dentro i cantieri del G8. Cansella è accusato di procacciamento di notizie sulla sicurezza dello Stato. Per aver tentato di difendere la sicurezza degli operai rischia da 3 a 10 anni di carcere. Nel totale silenzio del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, della Protezione civile e di buona parte d'Italia.

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