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'Ndrangheta, catturato boss del narcotraffico

Il superlatitante "Peppe" Magnoli sorpreso nel suo rifugio in Spagna.
«Ippolito è finita». Più dei distintivi e delle armi è stata questa semplice frase italiana, urlata da uno dei carabinieri del Ros, a far crollare in un istante il sogno di una vita al riparo dalla legge di Ippolito "Peppe" Magnoli, 61 anni, super latitante calabrese della ‘Ndrangheta, broker europeo del narcotraffico, uno dei punti di riferimento italiani per i narcos colombiani...


Viveva con passaporto francese in una villetta a El Mas Trader, paesino spagnolo a una cinquantina di chilometri da Barcellona. E da quell'osservatorio, defilato ma tutto sommato vicino alle rotte dell'import di cocaina e hashish, controllava i traffici provenienti dal Sudamerica e diretti all'Italia e, in particolare a Genova e al ponente ligure. Dice l'Eurispes che il giro d'affari stimato delle cosche calabresi è pari a 44 miliardi di euro, il 2,9% del prodotto interno lordo italiano. Il valore dei traffici di droga rappresenta il 62 per cento dei ricavi complessivi, 27,2 miliardi di euro.

Sono i numeri di una multinazionale del crimine che, attraverso il riciclaggio del denaro sporco, è in grado di controllare ampi settori dell'economia: dall'impresa al commercio e all'agricoltura. Di questa impresa Magnoli rappresenta uno dei manager chiave - il numero cinque della cosca di appartenenza - come dimostra la frequenza con la quale il suo nome ricorre nelle indigini della Procura di Reggio Calabria e delle stesse autorità giudiziarie francesi.

Negli anni scorsi Magnoli era stato destinatario di quattro provvedimenti restrittivi emessi dall'ufficio del Gip di Reggio Calabria, a seguito di altrettante indagini coordinate dalla direzione distrettuale antimafia. Secondo i carabinieri del Raggruppamento operativo speciale di Genova, guidati dal colonnello Sandro Sandulli, il "broker" del narcotraffico sarebbe un personaggio di spicco della cosca Piromalli-Molè, due ndrine (cosche) della costa tirrenica della Calabria tra le più grandi dell'Europa occidentale (400 membri e migliaia di affiliati).

Attive nel traffico internazionale di droga, di armi soprattutto grazie alla presenza nel loro territorio del porto di Gioia Tauro. Sono attive anche nel settore agricolo, dei trasporti, delle truffe alla Comunità europea, grazie a infiltrazioni nel mondo imprenditoriale e politico e del proprio territorio. Ippolito Magnoli era ricercato dagli investigatori d'Oltralpe in relazione all'arresto (avvenuto il 22 febbraio dello scorso anno) dei suoi due fratelli Antonio e Luciano, di 49 e 47 anni, nato ad Antibes il primo e a Rosarno (Reggio Calabria) il secondo, detti "Bubù" e "Lulù", fermati dalle autorità francesi con 33 chilogrammi di cocaina.

Nel 1986 era stato condannato a 13 anni di reclusione (sentenza passata in giudicato e riconosciuta dal tribunale di Reggio Calabria) per traffico di stupefacenti dalla corte di Aix en Provence (Francia). Già nel 1980 - hanno spiegato i carabinieri - ad Antibes, si era reso protagonista, con altri due fratelli, Rocco, di 54 anni e Serafino di 49, di un rapimento. A distanza di alcune migliaia di chilometri, un altro appartenente alla stessa cosca Piromalli-Mulé è stato arrestato sempre dai carabinieri del Ros di Genova, al seguito di un carico di 110 chilogrammi di hashish.

Si tratta di Domenico Stanganelli, 42 anni, nato a Cannes ma residente a Gioia Tauro. Al momento del fermo, in un'area di servizio dell'autostrada francese A9 nei pressi di Narbonne, stava scortando il corriere, un insospettabile: Gaston Belfis, pensionato francese di 72 anni, fedina penale immacolata. La droga è stata trovata a bordo dell'auto condotta dall'anziano. Lo stupefacente era destinato al mercato della Costa Azzurra e in parte a quello del ponente ligure e all'area genovese.

Graziano Cetara

 

 

Tags: 'ndrangheta, droga, latitante , spagna, peppe Magnoli, narcotraffico, cosca Piromalli-Molè, costa azzurra, Antibes, domenico stanganelli, cannes, gioia tauro, magnoli

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