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Nel finire dell'anno qualche news sui MAMONE, FOTIA e MARCIANO'...

Ci sono tre breve aggiornamenti da fare prima che si concluda questo anno, con alcune cose, brevi, per ora.

La prima è l'ennesimo errore che “grazia” i MAMONE e gli altri componenti dell'associazione per delinquere con cui, come documentato al dettaglio dall'inchiesta “PANDORA”, venivano decisi dal “cartello” gli appalti e subappalti per la maxi bonifica delle aree ex acciaierie Ilva di Genova Cornigliano (qui l'ACIP). Il problema, sollevato dalle Difese è stato questo: il Giudice per l'Udienza Preliminare (in cui sono stati rinviati a giudizio MAMONE Gino, DELLEPIANE Aldo e gli altri loro cumpri) aveva, in un'occasione, firmato le autorizzazione per le intercettazioni degli indagati quale GIP. La contestazione ha quindi imposto di ricominciare da capo...

In altre parole bisognava riprendere dalla richiesta di rinvio a giudizio e da una nuova udienza preliminare, ma a quel punto non si farebbe più in tempo nell'espletare il dibattimento perché scatterebbe la prescrizione. E così per quella partita da 20 milioni di euro assegnati alle imprese del “cartello” capeggiato da MAMONE Gino, e che comprendeva tra gli altri le imprese del savonese DELLEPIANE Aldo (GRUPPO DEMONT), non ci sarà alcuna Sentenza, tutto passerà in cavalleria.

Fortunatamente, quantomeno per quanto concerne i MAMONE ed i RASCHELLA' sono solide ed inconfutabili le risultanze dell'inchiesta “ALBATROS” (quella per la corruzione in AMIU con cui si conquistavano ingenti incarichi), così come pesanti sono gli elementi alla base dell'inchiesta “TRIANGOLO” della DDA di Torino che vede come principale soggetto coinvolto il noto RUBERTO Francesco e che potrebbe vedere al varco anche la contestazione del famoso “art. 7”, ovvero dell'aggravante mafiosa, visto che quei siti di conferimento illecito a Tortona (gestiti dal RUBERTO, strettamente legato a doppia mandata alla 'ndrangheta, come si è già documentato) sono state la meta prediletta della 'ndrangheta lombarda per i propri conferimenti illeciti che hanno visto interrare di tutto e di più.

Resta l'amaro in bocca per il fatto che “PANDORA” sia finita nel nulla. Avevamo lavorato sodo per fornire ogni elemento utile, così come instancabile e preciso è stato il lavoro della Guardia di Finanza (qualcuno ha voluto che quel nucleo venisse smembrato, dopo quell'inchiesta) ed altrettanto determinata l'opera del Pubblico Ministero Francesco Pinto. Resta l'amaro in bocca anche perché l'arroganza dei MAMONE pare non avere freni. Se da un lato quella foto di apertura, pubblicata sul proprio profilo facebook da MAMONE Luigi jr, può simboleggiare la “botta di culo” che hanno avuto fino ad ora (anche perché non è la prima volta che per errori escono da procedimenti che dove le condanne erano praticamente certe), quella pubblicata (foto a lato) dopo la scarcerazione per l'inchiesta “ALBATROS” pare proprio simboleggiare un atteggiamento di “impunità”.

 

 

Passiamo ai FOTIA. Se quest'anno è stato quello decisivo nell'azione di contrasto alle loro imprese (da un lato la conferma dell'interdittiva antimafia alla “SCAVO-TER” e dall'altro il sequestro preventivo delle altre imprese P.D.F. e SE.LE.NI.), ed ha visto anche ribadire la pericolosità sociale (attuale) del FOTIA Pietro, nell'ambito del pronunciamento dei giudici savonesi per il procedimento sulle misure di prevenzione patrimoniale (di cui abbiamo dato ampio conto, vedi qui), vi è stata anche, però, l'assoluzione del FOTIA Pietro per “tenuità del fatto” a Torino per l'oltraggio al Pubblico Ministero Pelosi durante l'udienza a Savona nel febbraio 2014 (vedi qui il video).

Nel frattempo, se all'udienza per le minacce nei confronti del Presidente della Casa della Legalità e del giornalista Mario Molinari, invece, FOTIA Pietro (ed i suoi legali) non si sono nemmeno presentati, il processo di primo grado per le tentata estorsione e minacce a carico del fratello FOTIA Francesco detto Ciccio, del nipotino CRIACO Giuseppe ed al cumpare (già operativo al ristorante “LE VELE” ed ora al “POLLO DE FUEGO” sempre a Savona) BARBINO Igor, le condanne sono arrivate puntuali: al FOTIA 3 anni e 6 mesi, al CRIACO 3 anni ed al BARBINO 2 anni e 6 mesi.

 

 

Sul fronte dell'estremo ponente invece pare che alla Procura Generale abbiano avuto qualche svista (si auspica che sia una svista)... Infatti è stata accolta l'istanza della difesa del MARCIANO' Giuseppe detto “Peppino” (condannato nel procedimento “LA SVOLTA” in primo grado a 16 anni per 416 BIS ed in appello con leggera riduzione di pena a 15 anni e 4 mesi), capo-locale, con il PALAMARA Antonio (vedi qui), del“locale” della 'ndrangheta di Ventimiglia, di ottenere i domiciliari. Istanza accolta e già eseguita. Ragione del provvedimento l'età avanzata del 'ndranghetuso (anche perché, logica vuole, che se stesse male si chiederebbe un ricovero in una struttura preposta). Peccato che a casetta sua, a Vallecrosia, ci sia la sua signora (e sodale), ELIA Angela (condannata nello stesso procedimento “LA SVOLTA” a 1 anno e 10 mesi) che gli era al fianco nei vari incontri che faceva nella loro abitazione (come testimoniano molteplici intercettazioni ambientali), così come si premurava di fare ciò il MARCIANO' Peppino gli diceva.

Ecco, come si fa a mandare a casa, con la sua signora (sodale), libera di uscire e quindi di incontrare e parlare, l'esponente storico ed apicale della 'ndrangheta di Ventimiglia proprio noi non riusciamo a comprenderlo. Un segnale pessimo, l'ennesimo, che lo Stato poteva evitarsi.


P.S.
L'ACCAME Fabrizio, fido sodale del GULLACE Carmelo
(ai domiciliari a Cittanova), ha passato buona parte dell'estate sotto la dimora del boss PRONESTI' Rocco detto "u lupu", in quella Via dei Mille ad Albenga, che da cugino e cumpre di alto grado del Ninetto continua a tenere saldo l'asse tra la provincia di Savona ed il torinese. Ora che viene il freddo, mentre attende le ambasciate, lo lasciano seduto sulla panchina o all'angolo del bar, oppure gli danno un posto più coperto?

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