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Liguria, la 'ndrangheta c'è ma è circoscritta a Ventimiglia, secondo la “Svoltina” d'Appello – 2 Pt. PELLEGRINO-BARILARO

«...gli stacco la testa a tuo nipote... piuttosto mi faccio l'ergastolo...l'ammazzo e ti sto dicendo che ci stanno registrano e non me ne fotte un cazzo...». Iniziamo con queste affermazioni di PELLEGRINO Giovanni (in foto a lato con la consorte BARILARO Nadia), uno degli esponenti del sodalizio con base a Bordighera, che telefonava – consapevole di essere intercettato! - al padre di un agente (oggetto della minaccia) che mentre stava eseguendo l'arresto del PELLEGRINO Roberto era stato schiaffeggiato proprio dal PELLEGRINO Roberto. Ecco, questo è uno dei tanti biglietti da visita dei PELLEGRINO-BARILARO (e DE MARTE) che hanno visto annullate in Appello, a Genova, le condanne per 416 BIS inflittegli dal Tribunale di Imperia nell'ambito dell'inchiesta “LA SVOLTA”. Dopo la prima puntata dedicata all'altro “graziato” dai giudici d'Appello – il PALAMARA Antonio – (leggi qui), proseguiamo nel tratteggiare il profilo di questa accozzaglia sulla base dei fatti documentati negli Atti ufficiali...


Partiamo dal “profilo” tratteggiato dal ROS già dieci anni fa, nel 2005:

«In data 7.4.1994 PELLEGRINO Michele, Maurizio e Roberto sono stati arrestati dal Commissariato di P.S. di Ventimiglia per detenzione illegale di armi da guerra e comuni da sparo, munizioni, esplosivi, detonatori ed altri congegni; nella stessa circostanza è stato denunciato in stato di libertà il padre PELLEGRINO Domenico. Successivamente i suddetti PELLEGRINO sono stati rilasciati in quanto autoaccusatosi del reato il fratello Roberto, all’epoca dei fatti minorenne».

«In una nota della Compagnia CC di Bordighera datata 23.9.1994 e relativa al fenomeno dell’usura, i fratelli PELLEGRINO Giovanni e Michele figurano quali sospettati di commettere il detto reato, servendosi come copertura della società finanziaria denominata “S.E.D. ITALIA” s.a.s. di PELLEGRINO Michele, con sede a Ventimiglia in via Chiappori n. 22».

«PELLEGRINO Maurizio, in data 18.4.2002, è stato arrestato dalla Squadra Mobile di Imperia in esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare per il reato di cui all’art. 73 del D.P.R. 309/90 ed estorsione». «PELLEGRINO Giovanni, in qualità di amministratore della ditta “F.lli PELLEGRINO”, è stato indagato dalla Procura della Repubblica di Sanremo per i reati di cui agli artt.113 e 590 commi 2 e 3 c.p. in relazione agli artt. 4 lett.C e 168 del D.P.R. 547/1955, unitamente a DI LASCIO Franco, per aver cagionato a SCIULLO Silvano lesioni personali durante l’esecuzione dei lavori in un cantiere ubicato a Sanremo (IM) via Martiri delle Foibe, in data 11.10.2001».

«PELLEGRINO Giovanni, inoltre, con sentenza nr. 514 del 10.2.2000 è stato condannato dalla Corte di Appello di Genova alla pena della reclusione di anni 6 e mesi 2 per reati di cui agli artt. 74 e 73 del D.P.R. 309/90 [stupefacenti, ndr] e 110 c.p., unitamente a MARASCO Antoine nato a Nizza (Francia) il 7.9.1964, AUDINO Maria Immacolata nata a Cittanova (RC) il 5.1.1936, BARONE Gregorio nato a San Calogero (CZ) il 19.12.1943 e INDACO Michele nato a Tripoli (Libia) il giorno 1.1.1940».

«PELLEGRINO Roberto e Giovanni sono emersi nell’indagine “MARCELLINO” condotta nel 2002 dalla Compagnia CC di Bordighera, convergente con un’altra attività investigativa compiuta dalla Compagnia della Guardia di Finanza di Gaggiolo (VA). Nel corso dell’attività investigativa sono emersi i contatti telefonici tra PELLEGRINO Giovanni (...) ed il principale indagato, ovvero RAO Maurizio nato a Bordighera (IM) il 18.8.1980, il quale, stando ad una prima ricostruzione fatta dall’Arma di Bordighera, avrebbe contratto forti debiti con PELLEGRINO Roberto a seguito di alcune cessioni a credito, da parte di quest’ultimo, di imprecisati quantitativi di droga; tale debito sarebbe stato successivamente saldato per un importo complessivo di oltre 5 milioni di lire dell’epoca. L’attività d’intercettazione ha documentato frequenti contatti telefonici tra RAO Maurizio e PELLEGRINO Giovanni (...). L’indagine antidroga condotta dalla Guardia di Finanza di Gaggiolo (VA), nell’ambito del procedimento penale n. 1422/99 della Procura della Repubblica di Varese, ha confermato gli interessi nei traffici illeciti da parte dei fratelli PELLEGRINO, difatti, l’indagine ha evidenziato i contatti tra PELLEGRINO Maurizio ed il cugino DE MARTE Francesco nato a Seminara (RC) il 7.5.1971, residente ad Origgio (VA), fratello di Rocco cl. ’69. Nel corso di tale attività sono stati documentati anche dei contatti telefonici tra il DE MARTE e le utenze nr. 3286521544 e 3286521539, riconducibili rispettivamente a PELLEGRINO Roberto e PELLEGRINO Maurizio. Tale connivenza è stata, altresì, confermata dalle dichiarazioni rese all’Autorità Giudiziaria di Varese dal collaboratore LO IACONA Salvatore nato a Catania il 24.2.1966 che, in pratica, asserisce di aver smerciato stupefacenti insieme a CIVITILLO Vincenzo nato a Saronno (VA) il 18.6.1966, il quale, a sua volta, avrebbe agito in stretta dipendenza dai fratelli DE MARTE e dai PELLEGRINO; lo stesso collaboratore ha rivelato di aver ricevuto una volta a Bordighera un quantitativo di cocaina proprio da PELLEGRINO Roberto».

«PELLEGRINO Maurizio, unitamente a DE MARTE Vincenzo e a DITTO Carmelo, sono stati indagati nell’ambito dell’operazione “GALASSIA” (proc. pen. nr. 5790/97 della D.D.A. di Torino) condotta dal Reparto Operativo CC di Alessandria e dalla Compagnia CC di Tortona per traffico di droga».

«Da informazione acquisita presso l’Arma di Sanremo risulta che la ditta “F.lli PELLEGRINO” sta eseguendo lavori di sbancamento del letto del fiume Roja a Ventimiglia, unitamente ad altre due società, tra cui la ditta “F.lli CARMINATI”. I lavori riguardano la frantumazione del pietrisco raccolto dal letto del fiume per il ripascimento, con il materiale di risulta, del tratto di spiaggia antistante il lungomare di Ventimiglia. In effetti, risulta che tale progetto, cofinanziato dall’Unione Europea e dalla Regione Liguria e deliberato dalla giunta comunale di Ventimiglia, consiste nei lavori per la difesa e il ripascimento del tratto di spiaggia da via Alla Spiaggia a via Dante. Le imprese esecutrici vincitrici dell’appalto sono: la “A.T.I. MASALA” S.r.l. di Camporosso (IM), la “LANTERI OLIMPIO” s.a.s. di Ospedaletti (IM) e la “GIUSTINIANA” S.r.l. di Gavi (AL); pertanto, si ritiene che la ditta “F.lli PELLEGRINO” possa aver ricevuto in subappalto una parte dei lavori».

[vedi qui l'annotazione completa del ROS]

Già questo quadretto “storico” potrebbe essere sufficiente per introdurre senza possibilità di smentita questa panoramica. Ma, visto che siamo pignoli, portiamo un altro elemento “storico” che risulta inequivocabile: la riunione dentro forno per la verniciatura della Carrozzeria del PEPE' Benito (già condannato a Palmi, nel 1957 con Sentenza d'Appello di Catanzaro nel 1959 – divenuta definitiva -, per OMICIDIO, alla pena di 13 anni di reclusione ridotta poi per indulto ed ammissione alla libertà condizionale).

Come si legge nell'Informativa “MAGLIO 3” (testo integrale qui), che riprende ed unifica la nuova indagine del ROS con la manovra investigativa “MAGLIO” dei primi anni 2000, per svolgere una riunione degli esponenti 'ndranghetisti l'appuntamento viene fissato presso la carrozzeria “REGINA di PEPE' Benito” sita a Vallecrosia.

La ricostruzione dei fatti, che parte dai recenti incontri degli 'ndranghetisti liguri (con anche il capo-locale del Basso Piemonte, PRONESTI' Francesco Bruno, reoconfesso e condannato in via definitiva per 416 BIS nell'inchiesta “MAGLIO 1” - leggi qui - Sentenza di condanna Appello e Sentenza di condanna Cassazione) in occasione delle elezioni regionali del 2010, richiama e documenta quel summit con tanto di conferimento del "fiore", dentro il forno della carrozzeria del PEPE' Benito. Testualmente:

«La presenza di personaggi così “eccellenti” al consesso testé citato induceva a ritenere l’evento un vero e proprio “summit di ‘Ndrangheta” oltre che un’occasione favorevole per affrontare il tema delle elezioni amministrative che da lì a poco si sarebbero svolte.
Per avvalorare la tesi accusatoria è opportuno tornare indietro nel tempo sino al gennaio 2002 allorquando, presso la carrozzeria “REGINA” di PEPÉ Benito, ubicata in Vallecrosia (IM), si teneva una riunione che era stata programmata per il conferimento di una “dote” ad un affiliato individuato in BRANCATISANO Pietro. Il dato, ritenuto di straordinario interesse investigativo, emergeva nel corso dell’indagine “MAGLIO” ed era contenuto nel complesso di attività tecniche e dinamiche svolte da questa Sezione Anticrimine. In particolare si richiamano quattro conversazioni che vedevano protagonista assoluto l’allora reggente del locale di Genova – predecessore di GANGEMI DomenicoRAMPINO Antonio (Conv. nn. 0581 – 0585 –0693 – 0107 int. ut. 010816924 in uso a RAMPINO Antonio).
Tra il 16.12.2001 e il 9.1.2002 RAMPINO Antonio contattava gli affiliati CIRICOSTA Michele, CUTRONA Raffaele e ROMEO Antonio alias “compare Totò” con i quali veniva definita la data del 13 gennaio 2002 come quella favorevole per lo svolgimento di un “summit” per l’attribuzione dei “fiori” (RAMPINO a CUTRONA: “...giorno 13 compare .... vengo a prendere un po’ di fiori ...” - CIRICOSTA MICHELE a RAMPINO: “...dice che se vuole andare per i “fiori”, sono pronti...”). Il termine “fiori” utilizzato dagli interlocutori si ritiene oramai un concetto giuridicamente acquisito avulso da qualsiasi ulteriore interpretazione. Con tale espressione, infatti, si intende la dote di “picciotto” attribuita ad un nuovo associato alla ‘Ndrangheta il cui ingresso in società è sancito metaforicamente secondo le formule dei rituali di affiliazione. In senso generale il “fiore” è sinonimo di “dote” o “grado” che viene attribuito all’associato e che lo colloca nella struttura gerarchica della ‘Ndrangheta.
(…)
Il brano consentiva di comprendere anche le ragioni della presenza di RAMPINO Antonio alla riunione del 13 gennaio 2002 la cui partecipazione era da ricondursi non tanto alla sua qualità di reggente del locale di Genova quanto, piuttosto, all’alta carica da lui rivestita in seno all’organizzazione ligure con “competenze territoriali” nell’area lombarda e per questo autorizzato dalla ‘Ndrangheta a concedere le cariche. Tale quadro contribuisce a fornire un’ulteriore conferma dell’unitarietà della ‘Ndrangheta come organizzazione di tipo mafioso.
L’incontro del 13 gennaio 2002 era dunque realizzato all'interno della carrozzeria “REGINA di PEPÉ Benito, ubicata in Vallecrosia (IM). In quella circostanza, su input di questa Sezione Anticrimine, veniva effettuato un formale controllo da personale della Compagnia Carabinieri di Bordighera (IM) che sorprendeva i partecipanti all’interno del forno per la verniciatura a caldo dell’officina. Si desidera porre in evidenza il luogo prescelto per l’incontro ritenuto sicuro in quanto protetto dalla possibilità di installare apparati di intercettazione ambientale che, all’interno di un forno per la verniciatura, verrebbero inevitabilmente distrutte a causa delle elevate temperature raggiunte. Non meno rilevante è il fatto che un tale forno non poteva considerarsi idoneo ad ospitare riunioni conviviali per pranzi o cene a causa della presenza di residui tossici, per cui meglio si prestava per lo svolgimento del rito di affiliazione che non necessitava di tempi lunghi.

All’atto del controllo venivano identificati:
- RAMPINO Antonio, nato a Canolo (RC) il 26.11.1927 deceduto a Genova il 10.2.2008.
- BRANCATISANO Pietro, nato a Bruzzano Zeffiro (RC) il 4.8.1961.
- GATTELLARI Giovanni nato ad Oppido Mamertina (RC) il 26.3.1951, residente in Milano via F. Crispi n. 17 (giunto da Milano in auto con BRANCATISANO Pietro);
- CIRICOSTA Michele nato ad Anoia (RC) il 29.7.1936, residente a Bordighera (IM) via Selavadolce nr. 16;
- BARILARO Francesco nato ad Anoia (RC) il 15.1.1947, residente in Bordighera (IM) via degli Inglesi n. 103;
- COTRONA Antonio nato a Martone (RC) il 12.11.1937, residente in Imperia via Beralde n.20
- PEPÉ Benito nato a Galatro (RC) il 5.8.1936, domiciliato in Bordighera (IM) via Regina Margherita n. 50 (all’epoca titolare dell’attività);
- ROMEO Antonio, detto “compare Totò”, nato a Roghudi (RC) il 22.7.1939, domiciliato in Sarzana (SP);
- SIVIGLIA Annunziato nato a Roghudi (RC) il 30.12.1938, domiciliato in Sarzana (SP);
- RINALDIS Francesco Giuseppe, detto “Peppe”, nato a Canolo (RC) il 12.8.1925 (deceduto) altro elemento di spicco del “locale” genovese;
- RAFFAELE Gerardo Gaetano nato a Candidoni (RC) il 24.1.1932, residente in Cervo (IM) via Solitario delle Alpi n. 28/5;
- BONFORTE Fortunato nato a Sinopoli (RC) il 26.3.1956, residente a Saint Lorant de Var (F) Rue che de Sidonie 197;
- ROSITANO Francesco Antonio nato a Sinopoli (RC) il 24.5.1931, residente a Saint Lorant de Var (F) via Pier Suvuago 481;
- TIGANI Domenico Antonio nato a San Procopio (RC) il 24.5.1927, residente a Le Trinitè – Nizza (F) in Rue Pier Porgonise 8 (giunti a bordo di un’autovettura con targa francese);

Il servizio di osservazione [vedi qui], controllo e pedinamento consentiva di accertare che RAMPINO Antonio giungeva presso la citata carrozzeria a bordo dell’autovettura VW PASSAT di colore blu elettrico metallizzato targata BN563DH (già emersa nei servizi di o.c.p. del 10.09.2000 e del 04.08.2001 ...) con a bordo BRANCATISANO Pietro (proprietario e conducente), GATTELLARI Giovanni e RINALDIS Giuseppe (deceduto).
Il summit tenutosi il 13.1.2002 a Bordighera per l’affiliazione di BRANCATISANO Pietro, che vedeva tra gli altri anche la partecipazione di GATTELLARI Giovanni, ratificava i rapporti strettissimi, peraltro già esistenti, tra la ‘Ndrangheta lombarda e quella ligure. Quest’ultima congiuntura riemergeva nei riferimenti a BRANCATISANO Pietro e RAMPINO Antonio rilevabili nell’ordinanza di custodia cautelare in carcere del Tribunale di Milano che vedeva tra i destinatari proprio lo stesso BRANCATISANO Pietro (O.C.C. n. 43733/06 R.G.N.R. e n. 8265/06 R.G.G.I.P. nell’ambito dell’operazione “Il Crimine”...).
Il provvedimento evidenziava con vigore l’importanza del vincolo esistente tra RAMPINO Antonio e BRANCATISANO Pietro il quale, dopo l’attribuzione della “dote” si sarebbe allontanato dal locale di Pavia per crearne uno a Voghera alle dirette dipendenze della Liguria RAMPINO Antonio e non della Lombardia contesa tra “Pino NERI” e NOVELLA Carmelo (...)».

Contestualizzato anche questo dettaglio, il PEPE' Benito (esponente del sodalizio radicato a Bordighera, legato ed imparentato ai PELLEGRINO-BARILARO), si può quindi richiamare la più recente riunione della 'ndrangheta, il 17 gennaio 2010, in un'altra sua proprietà per ulteriori incontri di 'ndrangheta. Vediamo, ancora dall'Informativa del ROS, in merito alle “riunioni di 'ndrangheta” ed al nuovo summit ospitato dal PEPE' in località Giambranca a Bordighera:

«Sulla scorta delle risultanze dell'indagine MAGLIO (2000-2002) di Genova, e dell'indagine INFINITO di Milano (2006-2010 inserita nell'operazione “IL CRIMINE”)... è lecito affermare che l'incontro tenutosi il 13.1.2002 sia stato un vero e proprio “summit” di 'ndrangheta. Tale assunto qualifica la presenza al consesso di CIRICOSTA Michele, BARILARO Francesco, COTRONA Antonio e PEPE' Benito indicandoli quali affiliati di 'ndrangheta ed organici al locale di Ventimiglia già alla data del 13.1.2002 dato che non avrebbero potuto partecipare al rito di affiliazione se fossero stati estranei all'organizzazione.
In proposito si richiama il provvedimento di fermo della DDA di Reggio Calabria che recita:
Per quanto concerne i partecipanti (a vario titolo) alla riunione, risulta di tutta evidenza che soggetti estranei al sodalizio non possono certo partecipare a tale incontro, stante il carattere segreto della ’ndrangheta ...” “La partecipazione al summit non può pertanto essere accostata alla “frequentazione di mafiosi per ragioni di parentela, affetti, amicizia, comune estrazione ambientale o sociale, per rapporti di affari, per occasionali o sporadici...” (Cass. 24469/09), che di per sé sola non può costituire prova dell’appartenenza e ciò in quanto il summit non rappresenta una mera riunione conviviale, ma si ritiene una riunione dell’associazione mafiosa...”

Analogamente, in virtù di quanto sopra esposto, è possibile sostenere che i partecipanti all’incontro di domenica 17 gennaio 2010 in particolare CIRICOSTA Michele, COTRONA Antonio, BARILARO Francesco, PEPE’ Benito, nonché GANGEMI Domenico e BELCASTRO Domenico e, in ultimo, PRONESTI' Bruno Francesco siano a pieno titolo affiliati di 'Ndrangheta

Pertanto, considerate le emergenze scaturite dal servizio di o.c.p. svolto in funzione della riunione del 17.1.2010 e constatata anche la partecipazione di MULTARI Antonino, GARCEA Onofrio e BARILARO Fortunato, tutti ritenuti organici ai locali liguri di Genova e Ventimiglia con ruoli di assoluta rilevanza, non vi è dubbio alcuno circa la natura ‘ndranghetista del summit in parola. Un ulteriore dato che avvalora tale ipotesi è l’assoluta esclusione di soggetti mai emersi da contesti investigativi e da familiari di sesso femminile (il carattere di segretezza della ‘ndrangheta impone che la partecipazione sia riservata ai soli affiliati di ‘ndrangheta).

L’episodio in disamina costituisce uno dei fondamenti sul quale si basa l’impianto probatorio teso a riscontrare l’esistenza di una struttura organizzativa criminale di matrice ‘ndranghetista operativa sull’intera Liguria e sul basso Piemonte. Non è un caso, infatti, che anche in tale circostanza gli affiliati si siano riuniti presso un prefabbricato rurale messo a disposizione e di proprietà di PEPÉ Benito . L’identificazione dei personaggi intervenuti al summit del 17.1.2010 risultava agevolmente realizzabile proprio perché gli stessi erano tra quelli identificati durante quello analogo avvenuto il 13 gennaio 2002. Anche in quell’occasione assumeva un ruolo fondamentale PEPÉ Benito, personaggio non nuovo ad episodi del genere. Il PEPÉ figurava da circa quattro anni proprietario del prefabbricato di Bordighera, così come all’epoca era proprietario dell’attività commerciale presso la quale veniva effettuata il 13 gennaio 2002 la citata riunione programmata per il conferimento dei “fiori” (…) a BRANCATISANO Pietro.

Riguardo a PEPE’ Benito, soggetto pienamente inserito nei contesti malavitosi dell’estremo ponente ligure, è opportuno rappresentare che risulta essere suocero di PELLEGRINO Maurizio, indagato nell’indagine “ROCCAFORTE” condotta da questa Sezione A/C ed arrestato, in tale contesto, per il favoreggiamento della latitanza del pregiudicato COSTAGRANDE Carmelo, all’epoca destinatario di un ordine di carcerazione per il reato di associazione per delinquere di stampo mafioso. L’indagine permetteva di documentare anche gli stretti legami di PEPÉ Benito e PELLEGRINO Maurizio con esponenti delle famiglie “RASO” e “CARERI” entrambe di Rosarno (RC), indicate in quel periodo quali contigue alla cosca “BELLOCCO”, ed in particolare con i cognati RASO Vincenzo e CARERI Vincenzo».

[Vedi qui e qui annotazioni servizi di osservazione 17.01.2010]

Se la riunione di 'ndrangheta presso la casa del CARIDI, ad Alessandria, era già emersa nell'inchiesta “MAGLIO 1” e “MAGLIO 3”, dalle attività di indagine del procedimento “LA SVOLTA” è emerso inequivocabilmente il carattere di tale summit, viste le intercettazioni dei dialoghi del MARCIANO' Giuseppe detto “Peppino” e di PARASCHIVA Federico. Sempre dalle stesse intercettazioni si è potuta documentare anche la pesante critica alla riunione del 2002 presso il forno per la verniciatura della Carrozzeria del PEPE' Benito, nonché la preoccupazione costante sul fatto che qualcuno degli affiliati stesse “parlando” ed anche la “bonifica” per individuare le microspie nel casolare del PEPE' Benito ove si era tenuta la riunione nel gennaio 2010.

«Nel corso di una conversazione con COSENTINO Giuseppe, MARCIANO’ gli ha parlato dell’incontro del giorno precedente con PALAMARA Antonio e dell’opinione che l’intervento dei Carabinieri presso la carrozzeria di PEPE’ Benito del 13/1/2002, fosse avvenuto su input di un informatore. In particolare MARCIANO’ ha espresso l’opinione che l’intervento era mirato a colpire lui e lo stesso COSENTINO “se non c'era nessuno di noi allora non gli interessava più..”.

Conversazione nr.2477 del 4/9/2010 - RIT 1442/10
Interlocutori: MARCIANO’ GIUSEPPE E COSENTINO GIUSEPPE
[....] MARCIANO’ G.: Antonio ieri mattina mi disse..Peppino..quando sono andati da Benito nella carrozzeria loro...qualcuno li ha mandati..e quello che li ha mandati è quello che informa tutto..
COSENTINO: e c'è c'è c'è...
[....]
MARCIANO’ G: dice ...inc..quella volta, li dovevano fermare..se non li hanno fermati è perchè volevano i nomi..
COSENTINO: di altri...
MARCIANO’ G: volevano a voi, volevano a me..volevano...
COSENTINO: si si si..
MARCIANO’ G: se non c'era nessuno di noi allora non gli interessava più..
COSENTINO: è stata la rovina della Liguria quella volta.. [....]»

«PARASCHIVA è risultato in contatto anche con alcuni dei fratelli PELLEGRINO con i quali ha parlato delle loro vicissitudini giudiziarie. PARASCHIVA si è dimostrato addirittura al corrente di una “bonifica” fatta nel casolare di PEPE’ Benito ove si era svolta una riunione (documentata nella “MAGLIO 3”). Secondo PARASCHIVA, in seguito alla suddetta “bonifica” sarebbero state effettivamente rinvenute alcune microspie»

 

Il PEPE' Benito, tutt'altro che dedito all'attività di “pensionato”, è risultato negli anni un costante tassello nevralgico dell'organizzazione 'ndranghetista nel ponente ligure, operativa da Bordighera ma facente capo al “locale” di Ventimiglia . La sua partecipazione ad incontri dell'organizzazione, ben oltre quindi alle sole dinamiche del nucleo familiare PELLEGRINO-BARILARO (strettamente legati ai DE MARTE) con cui è imparentato, va ben oltre ai due summit della 'ndrangheta presso le sue proprietà e che abbiamo appena visto.

Quelli a cui partecipa il PEPE' Benito, a dimostrazione del ruolo di rilievo nell'ambito della gerarchia 'ndranghetista, sono infatti molteplici, sia quando gli incontri sono vere e proprie riunioni con anche la finalità di "battezzare" nuovi affiliati, sia anche quando gli incontri vengono svolti in occasione di funerali e matrimoni

Vediamo quindi, in estratto, qualche elemento documentale prodotto con l'Informativa “LA SVOLTA” (qui il testo integrale), nonché dalla già citata inchiesta “MAGLIO 3”.

- il primo (altro) caso che prendiamo in esame è la riunione del 28 febbraio 2010 ad Alessandria, emersa nell'inchiesta “MAGLIO 1” (Torino) e “MAGLIO 3” (Genova), in cui è stata effettuata la formale affiliazione di CARIDI Giuseppe (già emerso nella prima inchiesta “MAGLIO” dei primi anni 2000 nonché anche nell'inchiesta “PANDORA” centrata sui MAMONE) e del conferimento “dote”a MAIOLO Antonio. A questa riunione risultava, per quanto qui ci interessa, di particolare interesse «la partecipazione alla riunione in esame di BARILARO Fortunato, BARILARO Francesco, CIRICOSTA Michele e PEPE’ Benito».

Testualmente nell'Informativa si legge:

«Il servizio di osservazione è stato documentato da due diverse annotazioni della Sezione Anticrimine CC di Genova (...).

Durante il tragitto per raggiungere il luogo di incontro, veniva intercettata una conversazione interessante sull’autovettura in uso GARCEA Onofrio, soggetto come noto affiliato al “locale” di Genova, nella quale era presente anche GANGEMI Domenico. Nel corso di una sosta, BARILARO Fortunato, che procedeva su altra autovettura, si era avvicinato all’autovettura monitorata, e aveva messo in allarme i suoi interlocutori, dato che a suo giudizio erano stati pedinati dagli “sbirri” con una VW Golf “borghese”.

Il timore ingenerato da BARILARO agli altri partecipanti, è sintomatico ex se di una condotta illecita, giacché sarebbe impensabile ritenere che un gruppo di calabresi partecipante a un semplice incontro conviviale, dovesse preoccuparsi di essere pedinato (nonché verificare di esserlo) dalle Forze dell’Ordine.

(…)

La segnalazione circa un possibile pedinamento, era stata poi ripresa in una successiva conversazione fra GANGEMI e GARCEA, nella quale i due interlocutori – al ritorno dalla riunione in esame - avevano dapprima ironizzato e poi stigmatizzato l’atteggiamento eccessivamente timoroso dei BARILARO.

Nella circostanza, appare eloquente l’aspra critica rivolta da GARCEA, il quale ha preso in considerazione le conseguenze, se i vertici calabresi ma per davvero compare qualcuno va a livello quando scende al paese fossero stati messi a conoscenza dell’atteggiamento degli affiliati liguri ma se dovessi raccontargli COSA FANNO QUI QUESTI ‘NDRANGHETISTI, dicono ma che andate a fare?”. Tale considerazione non lascia spazio ad alcuna interpretazione e comprova la mafiosità dei partecipanti alla riunione.

(…)

Peraltro, come evidenziato nella parte della comunicazione concernente i risultati dell’operazione “IL CRIMINE” della D.D.A di Reggio Calabria, della riunione si era parlato anche in una conversazione fra COMMISSO Giuseppe esponente di vertice della “società” di Siderno (RC) e lo stesso BELCASTRO Domenico, affiliato al “locale” di Genova e uno dei partecipanti alla riunione. La conversazione avvenuta infatti il 4/3/2010 presso la lavanderia di COMMISSO in Siderno, fa riferimento ad una riunione avvenuta la domenica precedente, quindi effettivamente il 28/2/2010.

(…)

Dalla prosecuzione della conversazione intrapresa fra GANGEMI e GARCEA, si è poi ottenuta la prova definitiva circa la natura della riunione ‘ndranghetista.

Segue conversazione nr.92 del 28/2/2010 – RIT 385/10 – P.P. 2268/10/21 RGNR della Procura della Repubblica di Genova - DDA

...continua... 
GANGEMI DOMENICO: “...inc.. vi posso dare la mano”, la poteva preparare meglio..inc.. non è che gli ho detto io di prendermela o no compare? Allora non deve neanche.. 
GARCEA ONOFRIO: ma il RITUALE è bello in tutte le cose, è quello che ti fa
GANGEMI DOMENICO: e allora è inutile che fa il..inc.. 
GARCEA ONOFRIO: è quello che ti fa
GANGEMI DOMENICO: ..inc.. il sollievo morale non è che..inc..:..inc.. che ti dice vabbè in questo momento..inc.. 
GARCEA ONOFRIO: no il rituale ci vuole tutto, ci vuole tutto, il rituale bisogna prepararlo e basta
GANGEMI DOMENICO: comunque quello no è uscito male però, no?
GARCEA ONOFRIO: no. 
GANGEMI DOMENICO: oh Dio... era lui l'addetto ..inc....inc..

Dalla successiva conversazione, sono state ripercorse le tematiche già trattate con particolare riguardo all’argomento relativo all’affiliazione di CARIDI Giuseppe ed il conferimento della dote di “santista” (Mammà o Mamma Santissima) a MAIOLO Antonio.

Nel colloquio in argomento è emerso in modo evidente che nel corso della riunione avvenuta presso l’abitazione di CARIDI Giuseppe si erano svolti i cerimoniali che prevedevano l’attribuzione di “doti” (fiori) e di “cariche” a tre persone (“...una voltata e una girata ne abbiamo fritti tre...”). GANGEMI Domenico e GARCEA Onofrio commentavano con soddisfazione l’avvenimento a cui avevano partecipato precisando di essere stati informati solo delle investiture di CARIDI Giuseppe e MAIOLO Antonio (“...CARIDI..a Minna... a ...inc... Maiolo ... la Mammà...”), mentre della carica concessa al terzo soggetto non ne erano a conoscenza anche se, affermava GANGEMI Domenico, era facoltà dei “piemontesi” l’attribuzione della stessa (“...quando mai ...inc...(ride) ... (pausa) no per la "minna" e per la mamma lo sapevamo noi ... ne ho visti tre poi ..inc.. vabbè però avevano facoltà di farlo loro.....”). Il termine “ginestra” adoperato da GARCEA Onofrio si valuta sia riferibile al “fiore”, altrimenti detto “la minna”, conferito a CARIDI Giuseppe ossia all’affiliazione dello stesso alla ‘ndrangheta con il grado di “picciotto”.

Particolare rilevanza assume il passaggio di grado di MAIOLO cui sarebbe stata conferita la “mamma’” ossia la “mamma santissima” ovvero il grado di “santista”. Il MAIOLO citato nel corso della conversazione si identifica, stando alle risultanze investigative, in MAIOLO Antonio, stretto collaboratore di PRONESTI’ Bruno Francesco, quest’ultimo ritenuto reggente del locale di Novi Ligure (AL) e colui che, nella circostanza, avrebbe potuto verosimilmente officiare i riti in argomento.

GARCEA Onofrio - compiaciuto dell’occasione loro offerta di partecipare all’evento - con fervore aveva espresso il particolare apprezzamento per la sacralità del rito di affiliazione (“...si bella, faceva piacere che ci fossimo noi...”...“...è stata una cosa bella...”).

(…)

L’attività dinamica svolta dalla Sezione Anticrimine CC di Genova ha consentito di certificare la presenza di “mafiosi” di rilievo al summit svoltosi presso l’abitazione di CARIDI Giuseppe di Via Filippona nr.41 in Alessandria. Non vi è alcun dubbio circa la partecipazione alla riunione di GANGEMI Domenico e GARCEA Onofrio, dato che la loro presenza è stata direttamente verificata dal personale impiegato nel servizio di pedinamento. La loro presenza presso l’abitazione di CARIDI Giuseppe, è stata poi avvalorata dall’analisi del traffico telefonico. (…)

Per quanto riguarda l’identificazione dei soggetti di particolare interesse per questa indagine, si evidenzia nel corso del servizio di osservazione era notata giungere, all’uscita del casello autostradale di Novi Ligure (AL), l’autovettura Audi “A4 TDI Avant” di colore nero targata CX523GA, sulla quale erano a bordo quattro uomini. Dal veicolo era stato riconosciuto il conducente in BARILARO Fortunato mentre gli altri tre uomini venivano riconosciuti in BARILARO Francesco, PEPE’ Benito, CIRICOSTA Michele. BARILARO Fortunato si era avvicinato all’autovettura ove si trovavano GANGEMI Domenico e GARCEA Onofrio intrattenendo con gli stessi una breve conversazione. Successivamente l’auto condotta con i suoi occupanti era partita in direzione di Novi Ligure seguita dalla Fiat Panda sulla quale viaggiavano GARCEA Onofrio e GANGEMI Domenico. Le due vetture erano giunte presso un’area parcheggi antistante lo stabilimento delle acciaierie “ILVA” dove il servizio di osservazione, controllo e pedinamento veniva sospeso al fine di non comprometterne l’esito.

In conclusione, grazie all’attività di indagine, è stato ottenuto riscontro sulla partecipazione alla riunione delle si ritiene con dovuta certezza che alla riunione in argomento abbiano partecipato, tra gli altri, delle sottonotate persone:

- GANGEMI Domenico;
- GARCEA Onofrio; 
- BELCASTRO Domenico; 
- BATTISTA Raffaele; 
- BARILARO Fortunato; 
- BARILARO Francesco;
- PEPE’ Benito; 
- CIRICOSTA Michele; 
- ROMEO Antonio; 
- PRONESTI’ Bruno Francesco; 
- MAIOLO Antonio; 
- CARIDI Giuseppe; 
- GUZZETTA Damiano;
- PERSICO Domenico; 
- DILIBERTO MONELLA Stefano»

- vi sono poi gli incontri ed i passaggi di informazioni (le “ambasciate”) che gli 'ndranghetisti svolgono in occasione di eventi quali matrimoni e funerali. In diverse circostanze, ancora una volta, il PEPE' Benito è presente, così come diversi esponenti della famiglia BARILARO, con cui il PEPE' (nella foto a lato al funerale del LAROSA a Riva Ligure) costituisce la “guida” del distaccamento di Bordighera.

Testualmente, nell'Informativa si legge:

«LE RIUNIONI IN OCCASIONI DI EVENTI

Come già anticipato, i matrimoni e i funerali servono agli affiliati per incontrarsi “alla luce del sole” potendo così giustificare la legittima aggregazione per poter discutere e trattare le dinamiche criminali dell’organizzazione. Si tratta molto spesso di veri e propri summit 'ndranghetisti.
Questo aspetto è stato già documentato e raccontato in diverse sentenze passate in giudicato ed in recentissime indagini, prima fra tutte la c.d “IL CRIMINE”.
Ad esempio il 13/6/2010, MARCIANO’ aveva riferito a tale “compare FRANCO” – soggetto non identificato – che avrebbe sfruttato l’occasione del matrimonio previsto per la successiva domenica, per inviare “un’ambasciata” a tale
“compare MICO”.
Il riferimento è al matrimonio di RIOTTO Giuseppe, in programma il 20/6/2010, illustrato nel relativo paragrafo.

(…)

IL MATRIMONIO DEL 20/6/2010 DI RIOTTO GIUSEPPE CL.1979

Il giorno 20/6/2010 si è celebrato il matrimonio di RIOTTO Giuseppe cl.1979 omonimo e nipote del defunto RIOTTO Giuseppe cl.1924...

- Le risultanze dell’operazione “MAGLIO 3”
Al ristorante Hotel “LAGO BIN” del comune di Rocchetta Nervina (IM) luogo deputato ad ospitare gli invitati al pranzo nuziale erano presenti all’incirca 150 persone tra cui GANGEMI Domenico capo del “locale” di Genova, CONDIDORIO Arcangelo altro esponente di spicco di quel “locale”, CIRICOSTA Michele, BARILARO Fortunato e PEPE’ Benito del “locale” di Ventimiglia. Ciò è stato documentato da apposito servizio di osservazione predisposto in seno all’indagine “MAGLIO 3” della Sezione Anticrimine CC di Genova (…)
[vedi qui]

- I riscontri in questo procedimento [“LA SVOLTA”, ndr]
Del matrimonio in questione, MARCIANO’ Giuseppe ne ha parlato con STRANGIO Rocco, allorché in tema di cautele da adottare per non incorrere nelle indagini in corso, ha detto al suo interlocutore di essere stato invitato, non poteva infatti non essere così visto il suo rango all’interno del sodalizio ventimigliese, ma proprio per questo motivo di non esserci andato per il timore che ci fossero le forze dell’ordine appostate (...). E’ oltremodo chiaro che MARCIANO’ Giuseppe abbia affermato ciò per far intendere che in quel delicato momento non intendeva farsi vedere in compagnia di altri capi ed affiliati della ‘ndrangheta ligure. Ricordiamo infatti che a quel matrimonio vi erano tra gli altri GANGEMI Domenico, BARILARO Fortunato e molte altre persone indagate poiché appartenenti alla ‘ndrangheta. Lo stesso STRANGIO Rocco, sposando la stessa linea di pensiero, in occasione del matrimonio della figlia di MOIO Vincenzo al quale avrebbe asseritamente partecipato, si era seduto al tavolo con gente “comune” proprio per non destare sospetti. Non vi è dubbio alcuno, che tale affermazione non possa che far ricondurre ad una distinzione fra le
persone invitate, a seconda che esse appartengono o meno alla ‘ndrangheta, poiché nessun’altra forma di distinzione avrebbe avuto ragione di essere nel contesto del discorso».

«IL FUNERALE DEL 12/2/2008 DI RAMPINO ANTONIO

Il 12/2/2008, si è celebrato a Genova il funerale di RAMPINO Antonio, ritenuto il “capo locale” di Genova.

- Le risultanze dell’operazione “MAGLIO 3”
Grazie al servizio di osservazione svolto da personale della Sezione Anticrimine CC di Genova, è stato possibile accertare che al funerale in esame hanno partecipato svariati soggetti legati alla ‘ndrangheta ligure nonché di interesse in questo procedimento (…) [vedi qui]
In particolare è stata rilevata la presenza di:
- MARCIANO’ Giuseppe;
- CIRICOSTA Michele;
- BARILARO Fortunato;
- PEPE’ Benito;
- TRINCHERA Salvatore.

- I riscontri in questo procedimento [“LA SVOLTA” ndr]
MARCIANO’ Giuseppe nel corso di un colloquio con ALLAVENA Omar ed ELIA Angela, che era incentrato sulla riunione di ‘ndrangheta contestata nella “MAGLIO 3” ai BARILARO (vedasi relativo paragrafo) ha confidato di aver
partecipato a due funerali “importanti”, uno a Genova ed un altro a Riva Ligure (IM). In effetti, il servizio di o.c.p. di cui si è parlato poc’anzi, ha dimostrato la presenza di MARCIANO’ Giuseppe al funerale di RAMPINO Antonio, sicuramente inquadrabile in un evento importante, atteso che il defunto era considerato il “capo locale” della 'ndrangheta del capoluogo ligure».

«IL FUNERALE DEL 7/3/2007 DI LAROSA ROCCO

Il 7/3/2007 si è celebrato a Riva Ligure (IM) il funerale di LAROSA Rocco cl.1918. Il funerale è stato monitorato da personale della Sezione Anticrimine CC di Genova (...) [vedi qui]
Grazie alle fotografe scattate nel corso del funerale, è stato possibile individuare altri soggetti di interesse, indicati in un’altra annotazione redatta dal Nucleo Investigativo CC di Imperia (…) [vedi qui].
Tra i soggetti individuati, figurano:
- MARCIANO’ Giuseppe;
- PALAMARA Antonio;
- TRINCHERA Salvatore;
- SCARFO’ Giuseppe;
- CIRICOSTA Michele;
- MACRI’ Paolo;
- PEPE’ Benito»

Per chiudere questo capitolo non si può non richiamare il summit presso il ristorante “AMICI DEL CONTE” del 2001, quando, nell'imperiese si ritrovavano i diversi esponenti della 'ndrangheta di Liguria e Basso Piemonte. Anche in quell'occasione non poteva mancare il PEPE' Benito con il rappresentante dei BARILARO.
Efficace sintesi sul punto risulta quanto riportato nell'Informativa “MAGLIO 3”:

«Le attività tecniche e dinamiche svolte nell’indagine suddetta evidenziavano il ruolo di affiliato alla ’Ndrangheta di MAIOLO Antonio ed i frequenti contatti telefonici tra CARIDI Giuseppe e l’allora reggente del locale di Genova RAMPINO Antonio. La presenza di MAIOLO Antonio e CARIDI Giuseppe era stata anche rilevata nel corso di un summit di ‘Ndrangheta di straordinaria importanza avvenuto l’8 aprile 2001 allorquando a Diano Roncagli (IM), presso il ristorante “Gli amici del Conte”, si riunivano i più autorevoli capi mafia della Liguria e del basso Piemonte.

La data dell’8 aprile 2001 assumeva un precipuo interesse investigativo in virtù del fatto che la stessa corrispondeva alla domenica precedente a quella di Pasqua. In quest’ottica diventava estremamente interessante riportare quanto a suo tempo asserito dal collaboratore di giustizia MARCENO’ Calogero nel corso di un interrogatorio avvenuto il 2 aprile 1993:

La settimana prima di Pasqua, ed esattamente l'ultimo sabato prima del Venerdì Santo, si tiene la riunione del clan a livello regionale, alla quale partecipano due rappresentanti per ciascun "locale", e precisamente il "capo locale" e il "capo società", ovvero loro delegati. In questa riunione si procede al "banco nuovo" per le cariche a livello regionale...».

Alla riunione, svoltasi in più tempi e per i cui dettagli si rimanda alla lettura dell’annotazione di p.g. (…) [vedi qui], partecipavano 36 persone, quasi tutte identificate e di seguito elencate, intervenute, come emerso nel corso dell’attività, per attribuire cariche e “battezzare” alcuni affiliati:

1. RAMPINO Antonio, da Genova, già nominato;
2. PRONESTI’ Salvatore, da Genova, già nominato;

3. PANETTA Rocco, da Genova, già nominato;
4. MAIOLO Antonio, nato a Oppido Mamertina (RC) il 2.1.1940, residente a Sale (AL), già nominato;
5. CARIDI Giuseppe, nato a Taurianova (RC) il 28.01.1957, residente ad Alessandria, già nominato;
6. MAIO Antonio, da Varazze (SV), nato a Villa di Chiavenna (SO) il 15.12.1948, residente a Varazze (SV);
7. TROPIANO Giuseppe, da Varazze (SV) nato a San Giorgio Morgeto (RC) il 7.3.1946, residente in Varazze (SV);
8. CILONA Domenico, da Savona, già nominato;
9. POLLIFRONE Pasquale, da Saliceto (CN), nato a Benestare (RC) il giorno 1.8.1953, residente a Saliceto (CN) via dei Fossi nr. 4;
10. ARSI’ Carmelo, da Cairo Montenotte (SV), già nominato;
11. COTRONA Antonio nato a Martone (RC) il 12.11.1937, residente a Imperia in Via Beralde nr. 20;
12. RAFFAELE Gerardo nato a Candidoni (RC) il 24.01.1932, residente a Cervo (IM) in Via Solitario delle Alpi nr. 28/5, padre del titolare del ristorante “Gli amici del Conte”;
13. GALLUCCIO Eugenio nato a Cittanova (RC) il 02.01.1932, residente a Taggia (IM) in Via Argine snc;
14. CALLIPARI Pietro Carmelo nato a Careri (RC) il 25.06.1952, residente ad Alessandria in Via Norberto Rosa nr. 13;
15. MOIO Vincenzo, nato a Taurianova (RC) il giorno 01.01.1959, residente a Camporosso (IM) in via Piave nr. 25,
16. MANDARANO Mario, nato ad Aieta (CS) i 10.03.1959, residente a Taggia (IM) , già nominato;
17. GANGALE Giuseppe, nato a Strongoli (KR) il 14.04.1939, residente a Sanremo (IM) in via Zeffirino Massa nr. 2/6;
18. CIANO Carmelo, nato a Delianuova (RC) il 22.11.1949, residente a Sanremo (IM) in via Padre Semeria nr. 129/7, da tempo inserito nel contesto della criminalità organizzata del luogo e collegato anche a RIPEPI Paolo e ZUCCO Domenico come rilevato nell’indagine “Marengo” (1997) di questa Sezione Anticrimine;
19. TRIMBOLI Giuseppe, nato a Careri (RC) il 20.09.1947, residente ad Alessandria, già nominato;
20. TRIMBOLI Domenico, nato a Careri (RC) il 16.10.1953, residente ad Alessandria, già nominato;
21. TRIMBOLI Francesco, nato a nato a Careri (RC) il giorno 11.01.1942, residente ad Alessandria, già nominato;
22. BARILARO Francesco, nato ad Anoia (RC) il 15.01.1947, residente a Bordighera (IM) in via degli Inglesi nr. 103;
23. RIOTTO Nicola, nato a Seminara (RC) il 09.05.1957, residente a Camporosso (IM) in via Oberto D’Oria;
24. PEPE’ Benito, nato a Galatro (RC) il 05.08.1936, residente a Bordighera (IM) in via Defisiu nr. 1/16;
25. PAPALIA Raffaele, nato a Seminara (RC) il 16.04.1966, residente a Diano Castello (IM) in via Seuda nr. 7;
26. CARDONE Vincenzo, nato a Palmi (RC) il 05.09.1969, residente a Diano Marina (IM) in strada Vico Catella Muratorini snc;
27. CIRICOSTA Michele nato ad Anoia (RC) il 29.7.1936, residente in Bordighera (IM), già nominato e non inserito nella corrispondente relazione di servizio perché riconosciuto in un secondo momento».

 

Passiamo ora ai BARILARO. Partiamo dall'indicare un'altra partecipazione - oltre a quelle già viste unitamente al PEPE' Benito ed altri sodali 'ndranghetusi – ad un'ennesima occasione di incontro attraverso il Funerale dell'affiliato D’AGOSTINO Arcangelo. Un evento che ha visto i BARILARO presenti al gran completo come si vedrà:

«Il 23/5/2011, si sono svolti a Camporosso (IM) i funerali di D’AGOSTINO Arcangelo, soggetto ritenuto appartenente al “locale” di Ventimiglia e deceduto per cause naturali. Nel corso del servizio di osservazione organizzato dal Nucleo Investigativo, è stata accertata la presenza dei seguenti soggetti di interesse nell’ambito di questo procedimento (…) [vedi qui]:

- MARCIANO’ Vincenzo cl.1948;
- ALLAVENA Omar;
- BARILARO Fortunato;
- BARILARO Davide, figlio di Fortunato;
- TRINCHERA Salvatore;
- MACRI’ Paolo;
- CIRICOSTA Michele;
- SCARFO’ Giuseppe;
- BARILARO Antonino;
- BARILARO Giuseppe cl.1986, figlio di Antonino;
- BARILARO Francesco;
- PAPALIA Francesco, emerso nel corso dell’operazione “IL CRIMINE”».

Due dei BARILARO nelle foto scattate durante il funerale:


BARILARO Antonino


BARILARO Davide
BARILARO Davide

 

Prima di procedere appare opportuno proporre la composizione del nulceo familiare dei BARILARO:

 

I BARILARO, con i PELLEGRINO, nonostante la propria supponenza più volte evidenziata (ed anche, tra l'altro, oggetto di contestazione da parte del MARCIANO' Giuseppe detto Peppino, come si è già visto nella prima parte dedicata al PALAMARA e come ancora vedremo), con il loro sodalizio avente “fulcro” in Bordighera, sono alla dipendenza del “locale” di Ventimiglia.

In proposito vi è «un’eloquente conversazione intercettata il 16/8/2011», come documentato dall'inchiesta “LA SVOLTA”, che ha dato «conferma sia sulla mafiosità di alcuni dei soggetti indagati in questo procedimento, ma soprattutto, per quanto attiene questa parte della comunicazione, sulla dipendenza degli affiliati della “zona di Bordighera” al “locale” di Ventimiglia». Testualmente:

«Infatti MARCIANO’ Giuseppe ha spiegato in termini alquanto perentori al figlio Vincenzo cl.1977, che BARILARO Fortunato, BARILARO Francesco, BARILARO Antonino e PEPE’ Benito e CIRICOSTA Michele, erano sottoposti all’autorità di “Ventimiglia” – conseguentemente a lui stesso e a PALAMARA Antonio - ti ho detto che se non vengono a Ventimiglia non erano..inc..hai capito?” “no, no ci sono delle regole che non potevano..eh eh...
La conversazione viene riportata in ampi stralci, per far meglio comprendere il contesto palesemente ‘ndranghetista che la connota. Non deve stupire che MARCIANO’ Vincenzo cl.1977, benché sicuramente organico al “locale” di Ventimiglia (e nella sua ambizione “vice reggente”), non fosse fino ad allora a conoscenza delle precise informazioni relative alle gerarchie della struttura ‘ndranghetista.

Infatti, la linea voluta dal padre MARCIANO’ Giuseppe, era quella che gli affiliati di rango “inferiore” – e questo valeva anche per suo figlio – non dovessero disporre di informazioni relative ai “livelli” più alti dell’organizzazione. Il pensiero è stato manifestato nel corso di una conversazione intercorsa il 26/7/2010 (...) con COSENTINO Giuseppe riguardo la richiesta di affiliazione di MACRI’ Alessandro, di cui si è parlato, nella quale MARCIANO’ Giuseppe aveva rimarcato con fastidio la circostanza che BARILARO Davide, figlio di Fortunato, disponesse di informazioni delicate, a differenza del proprio figlio Vincenzo»

Inoltre, dalle intercettazioni dell'inchiesta "LA SVOLTA" emerge chiaramente, in pià occasioni, non solo la preoccupazione per le indagini in corso (e le attenzioni attirate dai PELLEGRINO-BARILARO), ma anche l'assoluta attenzione a ridurre i contatti diretti con gli esponenti dei BARILARO-PELLEGRINO da parte del MARCIANO' Giuseppe a capo del "locale" unitamente a PALAMARA. Vediamo quindi alcuni essenziali passaggi, così da inquadrare al meglio i soggetti e le dinamiche:

«La correlazione fra gli “uomini di Bordighera” e il “locale” di Ventimiglia e quindi ai MARCIANO’, è peraltro confermata da una conversazione fra MARCIANO’ Vincenzo cl.1948 e la moglie ITALIANO Annunziata. Dopo l’esecuzione delle misura cautelari nell’ambito dell’operazione “MAGLIO 3”, MARCIANO’ Vincenzo cl.1948 aveva infatti informato la moglie, dell’arresto di BARILARO Fortunato “compare Fortunato. La donna, appresa la notizia, si era subito preoccupata che la stessa sorte potesse toccare a MARCIANO’ Giuseppe “zio Peppino e in effetti, il marito non aveva escluso tale ipotesi perfettamente conscio del suo coinvolgimento “ma lì dipende per che cosa è”.
D’altronde, la stessa circostanza che la moglie si sia poi informata sulla possibilità che qualcuno avesse collaborato con la giustizia “ma perchè qualcuno ha parlato?come causa di tali provvedimenti giudiziari, è la conferma del coinvolgimento dei MARCIANO’ con i soggetti arrestati nella “MAGLIO 3”».

«E’ da osservare che BARILARO Fortunato e MARCIANO’ Giuseppe hanno sicuramente evitato contatti diretti, ritenuti sicuramente compromettenti. Oltre alle numerose visite di BARILARO Antonino documentate in questa comunicazione presso MARCIANO’ Giuseppe, sono stati comunque accertati contatti fra BARILARO Fortunato e MARCIANO’ Vincenzo cl.1948, ALLAVENA Omar, questi ultimi sicuramente in veste di “ambasciatori” del “capo locale” MARCIANO’ Giuseppe, come ad esempio avvenuto in data 6/9/2010 presso il negozio di ortofrutta del BARILARO Fortunato (…)» [vedi qui]

 

Oltre al passaggio già visto in cui si evidenzia il ruolo di “cerniera” tra MARCIANO' ed il sodalizio di Bordighera svolto dal BARILARO Antonino («Nella conversazione che segue, appare evidente che MARCIANO’ Giuseppe e Vincenzo cl.1977 e BARILARO Antonino, abbiano parlato della riunione tenutasi ad Alessandria. In effetti il riferimento a quanto avrebbe detto BARILARO Fortunato, cioè il rammarico di aver utilizzato varie autovetture per recarsi al luogo di incontro (circostanza che avrebbe ingenerato sospetto negli investigatori) e il riferimento all’utilizzo di una Fiat Panda, trovano effettivo riscontro in quanto accertato nel corso delle indagini. In questo contesto, a fronte dei dubbi di BARILARO Antonino che tale risultanza potesse essere indiziante dal punto di vista processuale che “poi alla fine non c’è niente eh! perchè solo...”, appare quanto mai eloquente la risposta di MARCIANO’ Giuseppe“a livello di 'ndrangheta le chiacchiere sono queste”»), vi sono ulteriori significativi elementi che indicano l'unitarietà dell'organizzazione nel suo caposaldo di Ventimiglia e l'articolazione insediata a Bordighera. Infatti il MACIANO' si preoccupa dell'attività giudiziaria che ha coinvolto il nucleo di Bordighera.

Il 7 agosto 2011 giungeva, ad esempio, a casa dei MARCIANO' a Vallecrosia il BARILARO Antonino e, grazie alle intercettazioni ambientali attive, i militari dell'Arma possono documentare anche quell'incontro. Si legge nell'apposita annotazione: «12.57 giunge sotto casa un uomo, dalle immagini viene riconosciuto Antonio BARILARO che incontra MARCIANO’ V.cl.77 e in sua compagnia entra dal portone del palazzo. Poco dopo la ELIA lo fa entrare in casa e gli chiede come sta. Inizialmente conversano in merito ad un avvocato, BARILARO gli riporta le parole dell'avvocato che si è lamentato per non avere il suo numero e non ha potuto rintracciarlo ieri. Parlano poi dei vari trasferimenti dei detenuti in altre carceri. BARILARO dice che venerdì mattina è stato a Foggia dove è detenuto Fortunato suo fratello e che è tornato stanotte alle due. MARCIANO’ V.cl.77 chiede di un altro detenuto, BARILARO risponde che Benito (PEPE’) lo hanno portato a Cagliari, Ciccio (BARILARO Francesco) a Civitavecchia; commentano».

Ancora di maggiori rilievo appare, per quanto qui si sta trattando, è la conversazione intercettata il 30 agosto 2010 alle ore 09:20 presso il ristorante del MARCIANO' “le Volte” a Ventimiglia. In questo caso a parlare sono il MARCIANO' Giuseppe con ALLAVENA Omar e soprattutto il PALAMARA Antonio. I sodali parlano delle inchieste giudiziarie, facendo trasparire forti preoccupazioni per quanto sta avvenendo nel savonese esprimendosi anche in modo pesante verso gli esponenti della Casa della Legalità (Christian Abbondanza che viene indicato come “quello di Savona” e Marco Ballestra), dimostrando una seria preoccupazione per quanto veniva pubblicato (anche confondendo quanto pubblicato sul blog di Ventimiglia con le pubblicazioni sul sito ufficiale della Casa della Legalità). Risulta evidente il fastidio espresso davanti alle attenzioni puntate sui BARILARO, PELLEGRINO e sugli altri componenti del sodalizio 'ndranghetista ligure. Testualmente:

«Ore 09.47 Arriva PALAMARA raggiunge a MARCIANO’ G. e a ALLAVENA nel dehor. Iniziano a parlare su argomenti di non interesse. I tre parlano in merito ai voti e MARCIANO’ G. dice perchè non tolgono i voti ai meridionali. MARCIANO’ G. poi commenta sul fatto che "quel cornuto qui di fronte" sta scrivendo come un pazzo, a Savona stanno prendendo dei seri provvedimenti e poi ne danno ampia diffusione sulla stampa, facendo i nomi di "Peppe U Duca" e altri, PALAMARA commenta dicendo che sia un maniaco però MARCIANO’ G. dice che qualcuno le informazioni gliele da, ALLAVENA, invece commenta dicendo che sembra sia un malato terminale e che provoca per essere ucciso. MARCIANO’ G. ribadisce i nomi di quelli di Savona tirati in ballo facendo riferimento e un certo "Ninetto" e i suoi cugini i FILIPPONE, l'altro parente di Pippo U duca che ha i camion . Poi ALLAVENA dice che a Michele lo attacca sempre ma si sta confondendo con suo fratello Gianni, MARCIANO’ G. chiede ma Michele chi e ALLAVENA dice PELLEGRINO, PALAMARA chiede se è ancora dentro e MARCIANO’ G. riferisce che è ancora dentro e anche il genero di Benito (PEPE’ ndr) ha fatto richiesta di scarcerazione perchè ha una bambina piccola e non gliel'hanno data comunque. MARCIANO’ G. dice che non è possibile tenere dentro delle persone senza che ci sia qualcosa, c'è qualcosa che non quadra e adesso CAVALLONE apre un altra inchiesta anche al comune di Sanremo, insiste ancora sugli articoli di stampa dicendo che Federico di Dolceacqua (PARASCHIVA ndr) gli ha portato degli articoli scaricati da internet dove figurano i nomi di Piero, di suo padre suoi nipoti suoi cugini, PRONESTI, FILIPPONE, RASO, tutti e si chiede chi è che da queste informazioni, e l'altro giorno l'autore dell'articolo ha ammesso di essere un amico di MOIO e che lui ci da queste informazioni. PALAMARA dice che dovrebbero rompergli le corna soprattutto chi viene tirato in ballo e ALLAVENA dice che secondo lui è in contatto con la Polizia e che fanno tutto sto polverone per vedere come reagisce la gente, MARCIANO’ G. dice che sta mettendo in mezzo anche Fortunato, che suo figlio era li l'altro giorno e ALLAVENA dice che lo chiama "l'uomo dello stoccafisso". PALAMARA afferma che loro non hanno capito niente, perchè l'italiano è un popolo di pecoroni dietro ai politici che mangiano e tirano in mezzo la criminalità organizzata, e che lui non fa niente quindi non deve avere paura di niente e che la polizia sono teste di legno al servizio dei politici».

Il 15 aprile 2011 alle ore 19:12 viene intercettata all'interno dell'abitazione della famiglia MARCIANO', sono invece MARCIANO' Giuseppe, ELIA Angela e BARILARO Antonino che, ancora una volta, evidenziano la comune preoccupazione sia per gli articoli pubblicati, tra cui quelli della Casa della Legalità, sia per le azioni giudiziarie a carico dei diversi esponenti del sodalizio.

«Angela parla dal citofono sembra che pronunci il nome Antonio. Poco dopo l'uomo entra in casa (ndr le immagini dell'ora corrispondente non mostrano il volto della persona che entra Antonio BARILARO), Angela dice a MARCIANO’ che l'uomo ha portato gli asparagi. MARCIANO’ lo riceve.
19.20. MARCIANO’ inizia subito a parlare dell'articolo sul blog di cui ha tenuto una copia dove si parla del figlio di Fortunato Barilaro, Giuseppe, che è stato assunto in Comune pur essendo pregiudicato. MARCIANO’ afferma che per una cosa simile lui l'avrebbe scannato a quello che l'ha scritto. MARCIANO’ chiede ad BARILARO se sa qualcosa. BARILARO risponde che ha sentito che l'altra volta lo ha chiamato Vincenzo, suo figlio. MARCIANO’ inizia a commentare gli articoli apparsi su internet e cita per prima cosa il pezzo riguardante le illazioni a carico di Fortunato (ndr. BARILARO) che venderebbe lo "Stocco" contraffatto. BARILARO dice che Vincenzo gli ha detto che ci sarebbe anche una fotografia sua, MARCIANO’ lo corregge e dice che la fotografia ritrae lui. MARCIANO’ chiede qualcosa di non comprensibile su Fortunato, poi iniziano a parlare del processo (ndr il giorno prima sono stati ascoltati i testi Sferrazza e Ingenito); MARCIANO’ chiede come è andata a finire e commenta che, tutto sommato, da quello che ha letto sul giornale, sembra che sia andata bene. BARILARO riferisce che Ingenito ha detto la verità mentre l'altro ha fatto un sacco di confusione. BARILARO spiega che prima ha detto che minacce non ne ha subite ma nello stesso tempo ha dichiarato di avere paura, dato che gli hanno tagliato i freni della moto. Ora, aggiunge BARILARO, il Procuratore aprirà un'indagine contro ignoti per tentato omicidio.
19.22.20 MARCIANO’ chiede ad Angela di passargli i fogli che li deve mostrare a BARILARO. MARCIANO’ dice che a partire da una località non comprensibile, sino a là ci sono scritti tutti, nome per nome. Angela, assiste e partecipa attivamente alla discussione chiedendo a BARILARO se c'è anche il suo nome e aggiunge che in una fotografia ci sono tutti. MARCIANO’ dice che è una cosa spaventosa e che hanno parlato anche dell'incontro tenutosi nella carrozzeria di Pepè (ndr Pepè Benito), poi si rivolge a BARILARO e gli chiede come mai hanno messo il suo nome se lui non c'era.
BARILARO risponde che l'hanno messo anche sul giornale ultimamente e che l'avvocato gli ha spiegato che tentano di rendere la cosa più grossa dando enfasi, in modo tale che l'opinione pubblica gli si rivolti contro, pur sapendo che lui non c'era a quell'incontro. 19.24.10 MARCIANO’ ricomincia a commentare gli articoli e dice che anche Camporosso sarebbe tutto sotto controllo. Nomina anche PALAMARA e MORABITO, conversazione disturbata da fruscio. MARCIANO’ riprende a parlare di ciò che hanno scritto su di lui, che pur essendo sempre da solo in passeggiata a Vallecrosia, ci sarebbero almeno 20 persone che vanno e vengono e che lo aggiornano su tutto quello che succede e lui gli dice quello che c'è da fare. BARILARO commenta che passeggiare non è certo un reato e che se le persone lo incontrano e gli parlano è solo perchè gli vogliono bene. Angela commenta che bisogna ignorare tutto e tutti e che lei personalmente è tranquilla perchè essendo malata non la possono neanche toccare e che lo ha detto anche di persona tanto che ormai quando suonano per qualche avviso o notifica non salgono neanche più bensì aspettano sotto casa che scenda.
19.27.52 MARCIANO’ dice che hanno qualcuno che parla, altrimenti non si spiega come facciano a sapere tutte quelle cose. MARCIANO’ dice che "quello" ha tre pentiti importanti che hanno fatto i nomi (tratto successivo poco comprensibile in cui BARILARO dice qualcosa di non udibile). 19.28.34 BARILARO dice che una sera passata hanno fatto in tv un programma "SOPRA DI NOI" (importante affermazione poichè lo speciale di sky era sull 'ndrangheta nel ponente ligure, non su nomi in particolare, dunque sottolinea l'appartenenza al sodalizio) in cui hanno fatto vedere un pentito che parlava, con il viso oscurato.
19.28.50 MARCIANO’ ribatte riferendosi alla dott.ssa Canepa che in un incontro a Sanremo avrebbe ammesso di avere un suo collaboratore, MARCIANO’ lo sottolinea questo fatto rimarcando che si tratta del "suo collaboratore" di quella dell'antimafia (ndr dott.ssa Canepa). MARCIANO’ sottolinea per l'ennesima volta "il suo collaboratore" e BARILARO ribatte dicendo che è ovvio che se lo sia "comprato".
Angela e MARCIANO’ prendono poi le difese di Giuseppe Barilaro impiegato al Comune, dicendo che si tratta di un bravo ragazzo, che sono dei bastardi a scrivere certe cose. BARILARO commenta dicendo che rischia che gli facciano perdere il posto di lavoro. Angela commenta anche il fatto che abbiano parlato dell'avv. Bosio, BARILARO afferma che lo descrivono come l'avvocato della 'Ndrangheta. 19.31.35 Parlano anche dei Macrì, BARILARO dice che è un ubriacone, MARCIANO’ afferma che però hanno fatto rumore. MARCIANO’ invita BARILARO a leggere un altro pezzo d'articolo che riguarda il negozio di Fortunato Barilaro; BARILARO legge a bassa voce.
19.35 MARCIANO’ si chiede cosa mai abbiano fatto, non hanno mai ammazzato nè altro e teme che sia una manovra politica della Lega contro i Calabresi. 19.36.40 Riprendono a parlare delle deposizioni dei testi al processo, BARILARO cita nuovamente le contraddizioni di Sferrazza; MARCIANO’ gli chiede se quel Maresciallo (ndr. Dainese) faccia servizio ancora in zona. BARILARO dice di no e che quel bastardo si è presentato in tribunale come un generale, tutto impettito in divisa. Angela chiede come si chiama quest'uomo e BARILARO storpia il cognome dicendo Dianese, Dionisi. Angela chiede che cosa vuole questo qui e BARILARO spiega che ha dichiarato che i due assessori avevano paura e che si sentivano minacciati, andando contro le versioni rese dai testi in aula, e che in particolare il dott. Ingenito, al momento di pronunciare il nome di Francesco Barilaro per la paura non l'ha detto a voce bensì scritto su un pezzo di carta. BARILARO prosegue dicendo che Ingenito ha detto che non ricorda di averlo scritto e che se gli venisse mostrato quel bigliettino riconoscerebbe la sua grafia. Il Maresciallo ha dichiarato che il biglietto lo ha buttato. I tre concordano sul fatto che stanno esagerando e che attaccano gente che lavora invece di andare a perseguire spacciatori ed altro (parole di Angela). 19.38.20 BARILARO prosegue dicendo che hanno arrestato quel ragazzo che lavorava con lui, il cugino di ..inc.. trovato con 150 gr. di hascish dichiarati per uso personale. BARILARO continua dicendo che il fascicolo è della Marrali e l'avvocato è Bosio. Gli inquirenti gli hanno chiesto se nella carrozzeria dove lavora ci potesse avere nascosto qualcosa e lui avrebbe detto che il proprietario di queste cose non vuole neanche sentire parlare ma loro hanno fatto la battuta: "certo che tu lavori in una bella carrozzeria". Successivamente BARILARO spiega che viene attribuito erroneamente al figlio di Nato (ndr Fortunato) un reato contro il patrimonio che in realtà fu commesso dall'altro Giuseppe, il figlio di Ciccio (ndr Francesco Barilaro) che una volta rubò la mascherina di un'auto. Parlano poi delle condizioni di salute del figlio dell'avv. Bosio a proposito del quale BARILARO tesse le lodi, dicendo che quando entra lui in quel tribunale tutti gli altri avvocati si girano in segno di ammirazione. 19.46.20 Angela chiede di Ciccio, delle condizioni di salute. BARILARO racconta che quando era in carcere ha preso la scabbia e non hanno voluto riconoscerla per non farlo uscire dal carcere. 19.47.30 MARCIANO’ commenta l'episodio di Parodi e dice che anche questo fatto non è una bella cosa. MARCIANO’ dice che hanno scritto che è stata trovata a Nunzio una lettera minatoria che lui avrebbe scritto in favore di Parodi (per fare lavorare la sua impresa). BARILARO commenta dicendo che quella lettera non fu mai spedita. Angela aggiunge e si chiede come mai dato che il figlio è ai domiciliari da più di sei mesi questa lettera la tenessero ancora in casa; BARILARO le spiega che il figlio era in un'altra casa. BARILARO commenta che la lettera è stata una leggerezza imperdonabile, e che visto che non era stata mandata la dovevano bruciare. Invece durante la perquisizione salta fuori e il Procuratore ora se la tiene stretta. MARCIANO’ conviene con BARILARO sulla leggerezza commessa. 19.49.05 BARILARO aggiunge che il procuratore adesso vuole denunciare la moglie di Castellana per falsa testimonianza. MARCIANO’ chiede perchè. BARILARO gli spiega che le è stato detto dal marito che avanzava un credito da Parodi e che in base a queste dichiarazioni fattegli, il procuratore la accusa (ndr non è stato compreso il vero motivo dell'accusa mossa dal procuratore alla moglie di Castellana). Angela commenta dicendo che quella donna è mezza pazza. 19.49.56MARCIANO’ dice a BARILARO che la moglie di Castellana gli ha detto di stare attento perchè la Polizia ha portato una fotografia nel carcere che li ritraeva insieme vicino al ristorante ed un'altra in cui si baciava con lui. Poco dopo a BARILARO torna in mente un particolare della trasmissione vista in tv, dove uno degli intervistati era Ballestra, il quale ha fatto fare un percorso al giornalista nel quale mostrava tutti il locali bruciati. Arrivati davanti al "Brigantino" e a quello della Marina di San Giuseppe gli hanno chiesto come mai questi non sono stati bruciati e lui avrebbe risposto che è il locale di un "Uomo". MARCIANO’ parla dell'articolo di Ballestra a riguardo del nipote Vincenzo descritto come un Papa a Ventimiglia. Angela fornisce l'articolo e BARILARO lo legge poi commentano lo stato economico di Ballestra, BARILARO dice che possiede case e terreni. 19.56 BARILARO lascia la casa».

Già queste intercettazioni dimostrano l'interesse comune alle attenzioni pubbliche e soprattutto giudiziarie poste sui PELLEGRINO-BARILARO, nonché su ROLDI e CASTELLANA, da parte del capo-locale di “Ventimiglia” MARCIANO' Giuseppe (condannato anche in Appello per 416 BIS nel procedimento “LA SVOLTA”). Risulta di particolare interesse quanto il MARCIANO' Giuseppe fosse preoccupato di quanto accadeva ai BARILARO, anche andando a richiamare la vicenda del negozio di Ventimiglia - indicato dalla Casa della Legalità - in cui veniva venduto lo stocco della nota "Stocco & Stocco" di Cittanova, facente capo al D'AGOSTINO Francesco (e su cui si è recentemente documentato ampiamente).

 

BARILARO Antonino con consorte PANNUTI NicolettaLa figura del BARILARO Antonino [nella foto a lato con la moglie PANUTTI Nicoletta], (condannato in primo grado nel processo "LA SVOLTA" dal Tribunale di Imperia a 7 anni di carcere per 416 BIS ed assolto in Appello, già condannato nel 1977 per estorsione in concorso e detenzione illegale di armi e munizioni continuato, nonché condannato nel 2008 per riccettazione in concorso, commesso in Ventimiglia, Vallecrosia e Bordighera, nonché denunciato nel 1994 per reati inerenti gli stupefacenti; condannato recentemente per minacce ai danni di un agente delle Forze dell'Ordine a 10 mesi di reclusione) risulta soggetto inserito pienamente nell'ambito dell'organizzazione 'ndranghetista facente capo al "locale" di Ventimiglia, ed operante come sorta di "distaccamento" da Bordighera. Unitamente, in primis, ai fratelli FortunatoFrancesco detto "Ciccio".

L'organicità alla struttura 'ndranghetista, con un preciso ruolo operativo, risulta ampiamente cristalizzata dall'inchiesta "LA SVOLTA", così come anche riscontrato dai giudici del Tribunale di Imperia, nella Sentenza del 7 ottobre 2014 (vedi qui la Sentenza di primo grado).

Oltre agli elementi contenuti nell'Informativa e nei voluminosi allegati, tra servizi di osservazione e intercettazioni ambientali e telefoniche, si sono infatti aggiunti gli elementi riscontrati ed attendibili portati dai collaboratori di giustizia, quali Gianni CRETAROLA Francesco OLIVERIO. Elementi che hanno portato il Collegio Giudicante di Imperia, nell'ottobre 2014, ad affermare che risultava «all'esito del processo, la sussistenza dei requisiti necessari per affermare l'esistenza nella zona di Bordighera di un'associazione operante con metodo mafioso, composta principalmente da soggetti appartenenti alle famiglie Pellegrino e Barilaro».

Secondo i Giudici di primo grado, gli elementi sono talmente evidenti che inducono, al di là di ogni margine di dubbio, ad affermare che «PELLEGRINO Giovanni, PELLEGRINO Maurizio, PELLEGRINO Michele, PELLEGRINO Roberto e BARILARO Antoninoavessero posto in essere condotte rivelatrici (non solo dell'esistenza ma anche) di un loro concreto agire con metodo mafioso quali membri del sodalizio».

Oltre al richiamare le intercettazione ed i fatti già indicati, risultava – come hanno scritto i giudici di Imperia nella Sentenza di primo grado - «assume rilievo la dichiarazione di Gianni CRETAROLA che ha dichiarato di essersi recato insieme a GANGEMI Massimo presso l'abitazione di BARILARO Antonino al cui ingresso si trovavano, posti in cima a dei piloni di sostegno, due leoni, notoriamente simbolo 'ndranghetistico. Lo stesso collaboratore ha poi riferito dell' "affavellamento" (cioè del linguaggio fatto di riti tipicamente ndranghetistici che caratterizzò le fasi precedenti il colloquio tra il padrone di casa e detto GANGEMI)». Ed ancora nella sentenza si legge il richiamo alla deposizione del collaboratore:

«Pagina 58 udienza del 24/1/14 deposizione di Gianni Cretarola:
omissis
Dich. - ...ci recammo a Camporosso presso una famiglia che si chiamano BARILARO e so che questi sono parenti dei PELLEGRINO.
Dich. - loro possiedono in questa casa dove io mi recai insieme a GANGEMI, in cima a delle colonnine che fanno di contorno al cancello di entrata della loro casa, due leoni a statuette di marmo. Questi due leoni nella tradizione 'ndranghetista rappresentano i due leoni che il giovane d'onore trova ai piedi del castello sotto la stra... sotto la scalinata fatta da 24 gradini di marmo fino, finissimo, quindi, è un richiamo 'ndranghetista che lo 'ndranghetista generalmente in Calabria lo fa, qui al Nord non l'avevo mai visto, mette nella propria abitazione. E i due leoni rappresentano anche il saggio capo e il saggio contabile.
Dich. - io vidi in quell'occasione due signori che erano due Fratelli
omissis
P. M. - ecco, e in quell'occasione come si sono rapportati con GANGEMI, con lei? ... "
Dich. - ...era tutto un parlare di "comparanze" e "compari", era tutto un rapportarsi in maniera qffavellata, cosa che io poi scoprirò successivamente, e, quindi, utilizzando quei convenevoli che tra 'ndranghetisti si utilizzano...
Omissis
Pagina 85
Dich. - ...Fotografia numero 11, se non ricordo male, è uno di quei BARILARO che incontrai in quella casa quella sera con GANGEMI.
P. M. - non si ricorda il nome di questa persona?
Dich. - no, assolutamente!
omissis
Nella foto 11 è raffigurato BARILARO Antonino»

Scrivono i giudici del Tribunale di Imperia:

«Vediamo allora quali sono gli elementi indicatori (o rilevatori) della partecipazione degli imputati BARILARO Antonino, PELLEGRINO Giovanni, PELLEGRINO Maurizio, PELLEGRINO Roberto, all'associazione operante nella zona di Bordighera.

Tutti tali imputati sono stabilmente inseriti nell'organizzazione operante su Bordighera.

E' emersa chiaramente un'affectio societatis testimoniata da vari elementi.

Prima di esaminare le singole posizioni dei vari imputati del reato di cui al capo "A bis" [relativo al reato 416 BIS] va ancora sottolineato che il gruppo Barilaro-Pellegrino, si caratterizza per una forte coesione.

Si tratta di una coesione che trae origine sia dalla parentela di sangue che da quella acquisita con i matrimoni.

Si prenda il caso di PELLEGRINO Maurizio. Questi è marito di PEPE' Lucia, figlia di PEPE' Benito. Quest'ultimo, nel citato procedimento "MAGLIO 3", è accusato di aver ricoperto un ruolo apicale nella stessa associazione di cui al capo A Bis) della quale si ritiene partecipe il PELLEGRINO.

Quel procedimento, come già si è accennato è tuttora pendente in grado d'appello.

La sentenza di primo grado, emessa con rito abbreviato, ha mandato assolto il PEPE' (come pure i due BARILARO, Francesco e Fortunato, e CIRICOSTA Michele).

A prescindere dalla non definitività di tale decisione, emessa sulla base di un patrimonio probatorio assai più scarno di quello su cui si basa il presente giudiziosa rilevato che in quella sentenza è stata dimostrata con certezza l'esistenza di una struttura 'ndranghetistica in Bordighera come pure l'appartenenza alla 'ndrangheta del PEPE' e degli altri tre imputati menzionati.

Quanto accertato nel procedimento "Maglio 3" come si è già detto, diviene rilevante in questo processo, con riguardo a dati di fatto provati in modo inoppugnabile, a prescindere dagli esiti che avrà il procedimento attualmente pendente in grado di appello.

Il riconoscimento di una struttura di 'ndrangheta, nel cui contesto vivono soggetti dediti alla commissione di gravi reati come quelli accertati a carico di PELLEGRINO Maurizio (ma il discorso varrà anche per gli altri imputati condannati per il delitto di cui al capo "A bis") non può che dimostrare una loro partecipazione al sodalizio.

Dal complesso degli elementi valutati da questo collegio emerge che le famiglie PELLEGRINO, BARILARO e PEPE', anche in conseguenza dei legami parentali ed agnatizi, rappresentano un gruppo compatto.

I soggetti più anziani di tali aggregazioni parentali sono coloro i quali sono stati ritenuti dagli inquirenti avere un ruolo di vertice nell'organizzazione. Sono coloro che hanno partecipato a summit e riunioni con esponenti ndranghetisti genovesi (riunione nella carrozzeria di PEPE' Benito nel 2002, riunione di Alessandria-vicenda Caridi, riunione in località Gianbranca-vicende elettorali); sono coloro che hanno partecipato a funerali e matrimoni di soggetti appartenenti a famiglie mafiose; sono coloro che sedevano a tavola i posizioni di primo piano (significative nel cerimoniale ndranghetistico) quando si trattava di avere come ospite a cena un latitante di primo piano come il collaboratore di giustizia Oliverio (v. dichiarazione resa dallo stesso).

Altri significativi elementi che legano le famiglie BARILARO e PELLEGRINO e che testimoniano l'unitarietà del clan sono dati dalla commissione di reati giudicati con la sentenza del Trib.di Sanremo del 24.11.2011.

In tale processo membri dell'una (BARILARO Antonino) e dell'altra famiglia (PELLEGRINO Giovanni) sono stati condannati per aver proferito pesanti minacce a giornalisti e poliziotti che, rispettivamente, avevano osato scrivere delle vicende criminali del gruppo o che avevano compiuto atti di PG nell'ambito delle indagini per vari reati ascritti a componenti delle due famiglie.

A ciò si aggiungono le già indicate intercettazioni telefoniche ed ambientali nelle quali esponenti delle famiglie BARILARO e PELLEGRINO sono annoverati da altri 'ndraghetisti di primo piano come uomini di ndrangheta.

Dunque questo è il contesto in cui sono inseriti innanzitutto Maurizio, Giovanni e Roberto PELLEGRINO, nonché Antonino BARILARO».

Senza entrare nel dettaglio di ogni singolo punto, vediamone alcuni, così che poi si possa procedere nel concludere sui PELLEGRINO.

Specificatamente sul BARILARO Antonino, tra l'altro, i Giudici di Imperia nella loro Sentenza scrivevano:

«L'organicità di Antonino BARILARO al gruppo di Bordighera è dimostrata dalla permanenza di un vincolo di solidarietà familiar-criminale con gli altri esponenti del clan 'ndranghetistico.

Emblematica appare la condotta serbata da tale imputato quando minacciò un sottufficiale dell'Arma (m.llo Aldo Cotterchio), che il 13 giugno 2010 aveva partecipato all'arresto di suo fratello, BARILARO Francesco, accusato di minaccia a corpo amministrativo. BARILARO Antonino disse al sottufficiale dell'Arma " ...che gli avrebbe sparato alla testa con una pistola, a costo di farsi l'ergastolo.. "»

BARILARO Antonino, per tali minacce, è stato condannato alla pena di mesi dieci di reclusione.

La condanna per tale delitto appare particolarmente significativa. Le minacce poste in essere avevano come finalità di tutelare altri membri del sodalizio (nella specie BARILARO Francesco) attraverso l'intimidazione di operatori delle forze dell'ordine impegnati nel compimento di atti di PG nei confronti dello stesso.

E tale condotta era volta certamente a garantire la conservazione del sodalizio al quale i due fratelli appartenevano».

 

Tanto per marcare in modo chiaro l'appartenenza al contesto 'ndranghetista, il BARILARO Antonino (a lato il 7.10.2014) non ha potuto mancare di prendere parte alla sceneggiata di insulti e minacce proferite da molteplici imputati e parenti alla lettura della Sentenza di primo grado il 7 ottobre 2014 presso il Tribunale di Imperia.

In quell'occasione, mentre una signora – foto a lato - che il PELLEGRINO Michele chiamava “mamma” (e che quindi sarebbe la DE MARTE Vincenza della nota famiglia DE MARTE – vedi qui schema dell'organigramma della famiglia DE MARTE), dopo il passaggio della Sentenza sulle condanne ai PELLEGRINO affermava «Signor giudice ma lei ce l'ha figli?»,e mentre una delle consorti dei suddetti (la PEPE' Lucia, figlia del Benito, nella foto a lato mentre il PELLEGRINO cerca di sorreggerla dopo la notizia dei risarcimenti e sequestri inflitti dal Tribunale di Imperia) urlava, da vera signora, un «porco Dio» (nella foto a lato abbracciata da PELLEGRINO Michele), iniziavano dal gabbio le urla del MARCANO' Vincenzo cl. 1977 - con insulti e minacce nei confronti di giudici, pm, agenti, collaboratori di giustizia e del Presidente della Casa della Legalità (una di queste: «Noi siamo della 'ndrangheta... la 'ndrangheta l'ha detto Cretarola.... la 'ndrangheta che l'ha detto Cretarola e quell'altro pagliaccio che mi denuncia.., indicando con il braccio il Presidente della Casa della Legalità - presente in aula - che lo aveva denunciato per le minacce proferite in aula nel gennaio 2014). Il BARILARO Antonino poteva starsene tranquillo? No, e così iniziava ad urlare ed insultare il Presidente della Casa della Legalità: «Faccia di c... Faccia di cane... quello di Genova... Abbondanza» e poi ancora, sempre all'indirizzo di Abbondanza «Buffone, ma vattene via... tu tu, buffone».

 

Vi è poi un lungo capitolo che ci introduce alla conclusione che sarà tutta dedicata ai PELLEGRINO. Quello richiamato nell'Informativa “LA SVOLTA” titolato “evidenze sul potere acquisito di BARILARO-PELLEGRINO”. Qui sono riportati i fatti ed i riscontri relativi al sodalizio, emersi dalle attività di indagine e dalle intercettazioni, ivi comprese le pesantissime critiche di MARCIANO' Giuseppe (nella foto a lato dietro le sbarre, dove realtà per una quindicina d'anni) e degli altri esponenti del "locale" di Ventimiglia all'atteggiamento dei BARILARO-PELLEGRINO che non ha compomesso l'invisibilità a lungo perseguita dalla 'ndrangheta nell'estremo ponente ligure.
Vediamolo testualmente:

«L’INFLUENZA SUL CONSIGLIO COMUNALE DI BORDIGHERA


- Il provvedimento di scioglimento

Il 24/3/2011, il Presidente della Repubblica, su proposta del Ministro dell’Interno e deliberazione del Consiglio dei Ministri, ha decretato ai sensi dell’art.143 del d.lgv 18/8/2000, nr.267, lo scioglimento del consiglio comunale di Bordighera (IM).

In questa sede, risulta importante prendere in considerazione ed analizzare le ragioni per le quali si è giunti a questo grave provvedimento, che ha un solo altro precedente nel Nord Italia. Nella relazione del Ministro dell’Interno, si legge:

Il comune di Bordighera (Imperia), i cui organi elettivi sono stati rinnovati nelle consultazioni amministrative del 27 e 28 maggio 2007, presenta forme di ingerenza da parte della criminalita' organizzata che compromettono la libera determinazione e l'imparzialita' degli organi elettivi, il buon andamento dell'amministrazione ed il funzionamento dei servizi con grave pregiudizio per lo stato dell'ordine e della sicurezza pubblica. All'esito di specifica attivita' investigativa condotta dalla locale Procura della Repubblica, nel mese di giugno 2010 sono stati tratti in arresto, in esecuzione di otto ordinanze di custodia cautelare in carcere, alcuni esponenti della criminalita' organizzata calabrese responsabili, oltre che di altri reati di particolare allarme sociale, di minacce nei confronti di alcuni amministratori del comune di Bordighera.”.

- L’origine della vicenda

La vicenda che ha portato allo scioglimento del consiglio comunale, trae origine principalmente dall’attività investigativa svolta nell’ambito dal procedimento penale nr.1626/09 RGNR della Procura della Repubblica di Sanremo, relativa alle “pressioni” esercitate per l’apertura di una sala giochi da parte di alcuni esponenti delle famiglie BARILARO e PELLEGRINO nei confronti dell’amministrazione comunale di Bordighera.

Nel corso dello stesso procedimento, era emerso che sia il night club “LE GROTTE DEL DRAGO” di Sanremo che “L’ARCOBALENO” di Bordighera, erano adibiti allo sfruttamento di alcune prostitute straniere. Il G.I.P. del Tribunale di Sanremo, con ordinanza nr.1444/10 RG GIP datata 24/5/2010, aveva disposto la misura cautelare in carcere per PELLEGRINO Giovanni, PELLEGRINO Maurizio, PELLEGRINO Roberto, BARILARO Francesco, DE MARTE Rocco, VALENTI Francesco, VALENTE Teodoro e VALENTE Domenico.

L’attività di indagine svolta in quell’ambito, ha dimostrato infatti che due assessori comunali di Bordighera, INGENITO Ugo e SFERRAZZA Marco, erano stati avvicinati da esponenti delle famiglie BARILARO e PELLEGRINO che con metodi intimidatori, avevano richiesto contezza circa il loro parere contrario espresso in sede di Giunta, all’apertura di una sala giochi in Bordighera, alla quale i due pregiudicati erano evidentemente interessati.

In particolare, è risultato che BARILARO Francesco si era recato unitamente al genero PELLEGRINO Giovanni presso l’abitazione di SFERRAZZA, e in un’altra occasione da solo presso lo studio privato di INGENITO.

Tale circostanza, aveva ingenerato un forte timore nei due assessori, anche perché aveva dimostrato che ciò che era stato espresso riservatamente nel corso della riunione istituzionale, era stato riferito all’esterno ai diretti interessati.

In questo contesto, nel corso di una conversazione con il comandante della Stazione di Bordighera poi confermata in sede di audizione del P.M., SFERRAZZA aveva riferito che nel corso dell’inaspettata visita, BARILARO gli aveva contestato “però quando avete avuto bisogno dei nostri voti noi vi abbiamo aiutato, vi abbiamo dato una mano” se “era un fatto personale contro di loro, contro la loro famiglia” e che a partire dalla notte stessa “dormiva con la pistola sotto il cuscino”.

E’ ancora importante evidenziare, che nel corso del suddetto colloquio, SFERRAZZA aveva riferito di sospettare per la fuga di notizie gli assessori FONTI Rocco e COLACITO Franco e che il Sindaco BOSIO Giovanni [foto a lato con, di spalle, Giovanni e Michele PELLEGRINO], era favorevole all’apertura della sala giochi, perché aveva favori da rendere.

In effetti dagli accertamenti della P.G. operante, è emerso che PEPE’ Lucia, coniuge di PELLEGRINO Maurizio e figlia di PEPE’ Benito – di cui si è parlato in relazione alla riunione scoperta nel 2002 presso la carrozzeria – quale legale rappresentante della “R.M. di PEPE’ Lucia & C. sas”, aveva depositato la richiesta di apertura in data 2/10/2008 presso l’Ufficio Commercio del Comune di Bordighera. Le indagini hanno peraltro dimostrato di come fossero interessati all’apertura anche gli altri due fratelli di Maurizio, Giovanni e Roberto PELLEGRINO.

Si sottolinea che l’assessore FONTI Rocco [foto a lato], nel corso del procedimento, aveva reso dichiarazioni palesemente menzognere circa il fatto che non fosse a conoscenza se i PELLEGRINO avessero presentato una domanda per l’apertura della sala giochi, atteso che il Dirigente del Settore Commercio del Comune di Bordighera, CARIA Carlo, aveva invece riferito che era stato proprio il suddetto FONTI a contattarlo dapprima telefonicamente e successivamente si era presentato da lui accompagnato da una persona presentata come PELLEGRINO, per ottenere informazioni per l’apertura di una sala giochi.

Tale circostanza – che di per sé fa comprendere il livello di connivenza nel comune di Bordighera – va ricondotta alle frequentazioni della famiglia FONTI.

Infatti il 17/10/1988 a Bordighera, veniva officiato il funerale di TRENTINELLA Carmela, madre di FRISINA Rocco [nato a Seminara (RC) il 16/10/1938, giungeva nella Provincia di Imperia il 15/10/1971 dove, dapprima svolgeva l’attività di bracciante agricolo e successivamente di ambulante. Si stabiliva nel comune di Diano Marina (IM) dove tra i conterranei di origine calabrese usava avere atteggiamenti da “capobastone” (così come riferito negli atti dei Carabinieri degli anni ‘90) e veniva ritenuto il personaggio di maggior rilievo della comunità calabrese nel comprensorio Dianese, nonché elemento di raccordo con altri pregiudicati residenti nella provincia].

La cerimonia, ritenuta di estremo interesse perché avrebbe richiamato tutte i soggetti ritenuti affiliati alla “onorata società” e le persone vicine ad essa, veniva monitorata da personale del Nucleo Investigativo di Imperia, che annotava i nomi delle persone presenti e lasciavano agli atti d’ufficio un lungo elenco di quanti si erano recati a rendere omaggio alla defunta, tra i quali molti pregiudicati legati alle organizzazioni criminali calabresi.

Tra i nomi si evidenzia quello di FONTI Giuseppe [nato a Cittanova (RC) il 13/9/1940, residente a Bordighera (IM) in frazione Borghetto San Nicolò ... deceduto il 2/6/2009], fratello di FONTI Rocco sopra citato. Fra gli altri partecipanti, veniva individuato BARILARO Francesco e il fratello BARILARO Fortunato. Non bisogna dimenticare che il rituale mafioso prevede una serie di gesti e comportamenti “dovuti” e di “rispetto” tra gli appartenenti all’organizzazione e pretesi da quanti orbitano nelle vicinanze della stessa. Uno di questi comportamenti è rappresentato dal partecipare al dolore per la scomparsa di un genitore di una persona di elevato spessore criminale che può essere definita un “capobastone”, che diviene spesso occasione per gestire “alla luce del sole” le dinamiche dell’associazione.

Per quanto sopra esposto, si può affermare con certezza che i rapporti fra la famiglia Fonti e i BARILARO e quindi di riflesso i PELLEGRINO, sono consolidati da tempo. Circa gli altri partecipanti alle esequie in esame, si segnala la presenza anche di: PAPALIA Francesco cl.1949 [nato a Seminara (RC) il 24/5/1949, con precedenti per porto abusivo e detenzione di armi e associazione di tipo mafioso]; PAPALIA Francesco cl.1966 [nato a Imperia il 25/3/1966, con precedenti per stupefacenti e porto abusivo e detenzione di armi]; DI ROLLO Robertino [nato a Bordighera (IM) il 4/2/1966, con precedenti per evasione, rapina, stupefacenti]; STELLITANO Agostino [nato a Diano Marina (IM) il 19/12/1959, con precedenti per stupefacenti]; MAGNOLI Arcangelo [nato a Zungri (CZ) il 12/4/1945, con precedenti per rapina e porto abusivo e detenzione di armi]; FENU Mario [nato a Orosei (NU) il 7/9/1945, con precedenti per porto abusivo e detenzione di armi e sequestro di persona a scopo di estorsione]; FRISINA Arcangelo [nato a Seminara (RC) il 2/5/1960, con precedenti per rapina e porto abusivo e detenzione di armi]; TRIPEPI Annunziato [nato a Seminara (RC) il 2/6/1947, con precedenti per porto abusivo e detenzione di armi]; DE BARTOLO Francesco [nato a Rosarno (RC) il 1/1/1964, con precedenti per traffico di stupefacenti e associazione di tipo mafioso]; FIORENTINO Alberto [nato a Imperia il 29/4/1964, con precedenti per estorsione e produzione e traffico di stupefacenti]; MORABITO Pasquale [nato a Catona (RC) il 15/4/1945, con precedenti per reati finanziari]; TRIPODI Domenico [nato a Rosarno (RC) il 7/10/1928, con precedenti per tentato omicidio]; TRIPEPI Domenico [nato a Seminara (RC) il 20/1/1923, con precedenti per furto e associazione finalizzata al traffico di stupefacenti] e PASQUA Alfredo [nato a Bronte (CT) il 3/1/1932, con precedenti per ricettazione].

La vicenda giudiziaria è approdata al giudizio di primo grado. In data 24/11/2011 il Tribunale di Sanremo, ha assolto gli imputati in ordine al reato in questione. In attesa di poter leggere le motivazioni della recente sentenza, è lecito ritenere che l’organo giudicante abbia fondato la propria decisione in conseguenza dell’atteggiamento scarsamente collaborativo che sembra aver connotato la fase dibattimentale dei testi principali nella vicenda, cioè INGENITO e SFERRAZZA.

- I riscontri nel procedimento nr.3726/05/21 RGNR

Il riferimento alla contestazione di BARILARO Francesco nei confronti di SFERRAZZA, e cioè l’aspettativa di un favorevole esito a fronte dell’aiuto elettorale, trova fondamento e riscontro nelle risultanze di un’altra attività di indagine svolta dal Nucleo Investigativo CC di Imperia nell’ambito del p.p. nr.3726/05/21 RGNR della Procura della Repubblica di Sanremo, conclusasi nell’aprile 2006, quindi un anno prima delle elezioni comunali in Bordighera. Le intercettazioni telefoniche disposte nel procedimento, avevano dimostrato un interessamento delle famiglie PELLEGRINO e BARILARO alle attività e ai lavori pubblici di Bordighera.

In particolare, era stato evidenziato un rapporto fra PELLEGRINO Giovanni e COSTA Giovanni, direttore del Catasto di Imperia, relativo al fatto che quest’ultimo, tramite l’Ing. SIMONETTI del Comune di Bordighera e l’Ing. LEONE della Regione di Genova, si era interessato all’attribuzione di alcuni lavori alla ditta PELLEGRINO (...). In effetti, nel corso di una successiva conversazione fra PELLEGRINO e COSTA (...), quest’ultimo gli aveva riferito di aver parlato con SIMONETTI che a sua volta gli aveva confermato che per la pratica “è tutto a posto”.

Nello stesso colloquio telefonico, PELLEGRINO Giovanni aveva chiesto a COSTA di fissare un appuntamento con il “Sindaco” per conto del fratello Michele del suocero BARILARO Francesco, per parlare delle prossime elezioni comunali.

- I riscontri nel procedimento nr.1626/09/21 RGNR

Sulla circostanza che i PELLEGRINO avessero influenza nel Comune di Bordighera, giova evidenziare le dichiarazioni rese nell’ambito del citato p.p.1626/09 RGNR da ANDREOTTI Gianni, vittima di una tentata estorsione legata ad un prestito ottenuto da DE MARTE Rocco, pregiudicato calabrese residente in Sanremo e cugino dei fratelli PELLEGRINO, nella cui vicenda aveva preso parte anche PELLEGRINO Maurizio.

ANDREOTTI Gianni, legato ai PELLEGRINO da una lontana parentela, aveva infatti dichiarato di aver appreso da loro che sapevano “come muoversi” nel Comune di Bordighera, proprio in relazione ad una conversazione relativa all’apertura della sala giochi.

In data 24/11/2011 il Tribunale di Sanremo ha emesso sentenza di condanna per le sottonotate persone coinvolte in quell’inchiesta:
- PELLEGRINO Maurizio ad anni 3 e mesi 2 di reclusione per il reato di estorsione e lesioni aggravate nei confronti di ANDREOTTI Giovanni;
- DE MARTE Rocco ad anni 4 di reclusione per il reato di estorsione e lesioni aggravate ai danni di ANDREOTTI Giovanni;
- PELLEGRINO Giovanni ad anni 3 e mesi 6 di reclusione per il reato di favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione e per aver minacciato di lesioni gravissime il giornalista TENERELLI Fabrizio e il Poliziotto MAGLIANO Rocco;
- PELLEGRINO Roberto ad anni 1 di reclusione per il reato di minaccia nei confronti del poliziotto MAGLIANO Rocco;
- BARILARO Antonino ad anni 1 di reclusione per il reato di minaccia nei confronti del maresciallo dei Carabinieri COTTERCHIO Aldo.

- L’inaugurazione del Bar “FONDEGU” di Bordighera

Altro episodio da trattare in merito ai rapporti fra i BARILARO/PELLEGRINO e l’amministrazione comunale, è l’inaugurazione del Bar “FONDEGU” di Bordighera, intestato a PEPE’ Lucia, moglie di PELLEGRINO Maurizio, e la stessa persona come noto, ufficialmente interessata all’apertura della sala giochi. Il 10 giugno 2008, si era infatti svolta l’inaugurazione del bar.

In esito al servizio di osservazione eseguito da questa P.G., venivano notato fra le persone presenti, numerosi pregiudicati della zona quali DE MARTE Rocco [nato a Seminara (RC) il 25/11/1969, residente a Sanremo (IM) strada carrozzabile San Lorenzo nr.22/A/1], STALTARI Roberto [nato a Bordighera (IM) il 28/5/1963, ivi residente in Via Bra nr.21, con precedenti di polizia per reati contro il patrimonio, vicino alla famiglia PELLEGRINO, in data 2/2/2008, veniva controllato dal Commissariato PS di Gioia Tauro (RC) in compagnia di PELLEGRINO Maurizio e PEPE’ Lucia], STALTARI Michele [nato a Cittanova (RC) il 16/3/1955, residente a Ventimiglia Via Bonaria nr.12, con numerosi precedenti per stupefacenti, porto di armi, tentato omicidio], RAMBONE Raffaele [nato a Napoli il 18/4/1963, residente a Bordighera (IM) Via Vittorio Emanuele II nr.351, con un precedente per ricettazione, fratello di RAMBONE Gennaro, con precedenti per associazione per delinquere e porto abusivo di armi], CORSARO Giuseppe [nato a Scido (RC) il 8/3/1963, residente a Bordighera (IM) via Genova nr.2/3, pregiudicato per omicidio], BARILARO Giuseppe [nato a Bordighera (IM) il 5/12/1978, pregiudicato per reati contro il patrimonio, figlio di BARILARO Fortunato]. E’ però importante evidenziare che ai festeggiamenti si era unito anche il Vice Sindaco del Comune di Bordighera, IACOBUCCI Mario, che con la sua presenza, ha quindi suggellato pubblicamente i buoni rapporti fra la famiglia PELLEGRINO e l’amministrazione locale.

- Le circostanze di interesse nell’ambito del p.p.378/11/44 RGNR

Infine è opportuno evidenziare che presso la Procura della Repubblica di Sanremo, è pendente il p.p. 378/11/44 RGNR per il reato di tentato omicidio, poiché durante la testimonianza dibattimentale, l’ex assessore SFERRAZZA aveva denunciato che dopo gli arresti del 13/6/2010, aveva subito alcuni attentati e, in particolare, aveva accertato che in due diverse circostanze qualcuno aveva manomesso l’impianto frenante del proprio scooter.


IL SEQUESTRO DEI BENI RICONDUCIBILI AI PELLEGRINO

Il Tribunale di Imperia, Sezione misure di prevenzione, con provvedimento del 20/6/2011, ha disposto la convalida del sequestro emesso ai sensi dell’art.2 bis, c.4 L.575/65, di numerosi beni mobili ed immobili riconducibili alla famiglia PELLEGRINO.

Nel provvedimento si legge tra l’altroOrbene, ritiene il Collegio che il complesso degli elementi sopra riportati riveli in termini inequivoci sia il comune agire criminoso dei PELLEGRINO che la sistematica adozione di metodiche tipicamente mafiose.

La decisione dell’A.G. di Imperia si fonda sulla proposta formulata dalla Direzione Investigativa Antimafa – I° Reparto di Roma, nr.125/I/IIIDiv/H14 del 17/5/2011, qui da intendersi interamente richiamata, date le risultanze di particolare pregio sia sulla questione fondante la proposta, cioè la sperequazione fra i redditi dichiarati e il valore del patrimonio possedutoquindi acquisito grazie ai generosi proventi di attività illecitesia sul quadro informativo generale relativo alla famiglia PELLEGRINO, ai legami di parentela, ai rapporti criminali anche con esponenti delle ‘ndrine calabresi e al costante coinvolgimento in attività delittuose.



LA CRITICA E IL RAMMARICO DEI MARCIANO’

MARCIANO’ Giuseppe si è dimostrato molto critico nei confronti delle famiglie BARILARO e PELLEGRINO, soprattutto in relazione alla vicenda giudiziaria nella quale sono rimasti coinvolti , perché hanno attirato l’attenzione dei media e soprattutto quella degli organi investigativi, potendone derivare quindi un pericolo per tutti.

Allo stesso tempo, MARCIANO’ si è evidentemente rammaricato per lo spazio a loro concesso nel territorio di Bordighera ma lo vuoi capire..ve lo dico io non c'è niente da fare, sono sono dei..dei fanatici senza cosa..ma qua qua qua...abbiamo sbagliato, a Bordighera non dovevamo dare tutta questa... e di come “Michele”, cioè CIRICOSTA Michele (nella foto in arresto per l'op. MAGLIO 3), sia stato manovrato ed abbiano in sostanza approfittato di lui.

Conversazione nr.1400 del 1/8/2010 - RIT 1442/10
Interlocutori: MARCIANO’ GIUSEPPE, TRINCHERA SALVATORE E SCARFO’ GIUSEPPE

[....] arrivano TRINCHERA Salvatore in compagnia di un uomo chiamato Peppino (identifcato in SCARFO’ Giuseppe) e si siedono al tavolo con Giuseppe.
MARCIANO’ G: ma parlano troppo qua a Ventimiglia... Peppino.. hanno rovinato una... hanno rovinato un seguito serio che abbiamo avuto per 40 anni per 50 anni, quando sono arrivate certe persone hanno rovinato tutto... [...]
TRINCHERA: Peppino (Giuseppe MARCIANO’)..una volta..inc..ma hai preso il telefono...inc..gli ha scritto..se portate il telefono..se lo vuole (Collina?)...scrive cazzate, dice manca d'intelligenza e poi quando l'ho visto..metti qua, tanto la scheda non ce l'ha sporca, li portiamo a 10 metri..
MARCIANO’ G: sanno tutto questi..

TRINCHERA: quando arrivano la..
MARCIANO’ G: si..peggio..peggio..
TRINCHERA: sono qua..quindi..tutti mo, no no..il mio metti il coso qua, il mio lo buttate dove volete
MARCIANO’ G: eh..
TRINCHERA:dentro il telefono acceso che suonava.....inc...

MARCIANO’ G: ma lo vuoi capire.. ve lo dico io non c'è niente da fare, sono sono dei... dei fanatici senza cosa.. ma qua qua... abbiamo sbagliato, a Bordighera non dovevamo dare tutta questa...
SCARFO’: eh...
MARCIANO’ G: perchè..ora vi dico io, Michele non è cattivo..

SCARFO’:no, lui no...
MARCIANO’ G: ora vi dico..se lo sono preso, lo tenevano là così, quando ci serviva lo chiamavano quando non fanno i cazzi loro..
SCARFO’: no ma da lui nessuno rompe le palle..
MARCIANO’ G: è quello che stavo dicendo..è quello che vi sto dicendo e lui non lo ha capito.. SCARFO’: non ha capito i giochi..
MARCIANO’ G: ...non ha capito niente...non ha capito niente e questa è la nostra rovina..

Conversazione nr.5097 del 29/7/2011 – RIT 2319/10
Interlocutori: MARCIANO’ GIUSEPPE E COSENTINO GIUSEPPE

MARCIANO' G: ..inc..a Ventimiglia erano Ciccio MARCIANÒ, Antonio PALAMARA ..inc.. Ernesto MORABITO e che facevano..inc..chi va avanti e chi non deve andare avanti e che dovevano passare i cosi alle altre parti..che prima c'erano..inc..locali..inc..ora che sono 9 locali..inc..ora, se uno non sa come fanno loro a saperlo, lì è qualcuno che...inc..
[....]
COSENTINO: non si scherza..non si scherza..
MARCIANO' G: troppo, troppo...

COSENTINO: tutto quello che si si..si è seminato in 40 anni 50 anni si è perso in niente... MARCIANO ' G: in 10 minuti...
COSENTINO: compare è un macello..siamo rovinati..

MARCIANO'G: rovinati.. volete vedere che ora vogliono vedere chi ha la villa..inc..cominciano con tutte ste cose..
COSENTINO: Fortunato (n.d.r. BARILARO Fortunato) pure come...inc..la casa in Calabria, la casa qua..
MARCIANO ' G: guardano tutto...

COSENTINO: guardano tutto..hai voglia che l'avvocato BOSIO ..inc..
MARCIANO' G: non volevo per Vincenzo mettere a lui..ma come è arrivato la, si vede che c'erano loro hai capito? chiama a Bosio..chiama a Bosio..
COSENTINO: ma loro non..inc..

MARCIANO' G: no no..
COSENTINO: Fortunato e coso..
MARCIANO' G: eh...Maurizio è nella..inc..
(forma riassuntiva)
[....]

In una conversazione con il figlio Vincenzo cl.1977, MARCIANO’ Giuseppe ha quindi espresso rammarico per le conseguenze dovute al comportamento dei PELLEGRINO. MARCIANO’ Vincenzo, ha però evidenziato in proposito l’arricchimento dei PELLEGRINO conseguente al traffico di ingenti quantitativi di “cocaina”.

Conversazione nr.2626 del 1/5/2011 - RIT 2319/10 Interlocutori: MARCIANO’ GIUSEPPE E MARCIANO’VINCENZO CL.1977

[....] MARCIANO’ V. cl.77: ma ne hanno soldi Papa! tutte chiacchiere, c'è Maurizio che è sfondato! Ma tu ti devi fare solo il calcolo, perchè tu forse non te ne intendi della..inc... Tu conta tutta sta roba che hanno fatto dal ' 94 a ora e non li hanno toccati mai! Eh?!
MARCIANO’ G.: Abbiamo perso il controllo! Quando si perde il controllo si fa presto ad andare a finire in galere...
MARCIANO’ V. cl.77: io ti sto dicendo, ma tutti sti soldi! Papà, compravano DIECI CHILI di Cocaina contanti, in contanti sai quanto sono? Botte di 700 mila euro alla volta! E dove li prendevano sti soldi? E per questo non li hanno arrestati mai eh!
[....]

La principale contestazione rivolta alle famiglie BARILARO-PELLEGRINO da quando sono arrivate due famiglie a Bordighera è venuta la fine di come eravamo noi.., ci definivamo alti come i cosi..e non ci può vedere più nessuno, non ci può vedere più nessuno.. e agli affiliati a loro più vicini, è stata l’eccessiva ostentazione di poteretroppa arroganza con la troppa potenza che cozza con il basso profilo da sempre adottato dagli anziani ‘ndranghetisti della zona.

Ciò emerge in una conversazione avvenuta il 26/8/2010 fra MARCIANO’ Giuseppe e COSENTINO Giuseppe.

Conversazione nr.2260 del 26/8/2010 - RIT 1442/2010
Interlocutori: MARCIANO’ GIUSEPPE E COSENTINO GIUSEPPE

MARCIANO’ G.: sa questo fatto che vi ho detto io..l'ultimo..avete capito? Qua devono arrivare 3 mandati di cattura..capito?..inc...per.. non è per lui certo..
COSENTINO: avrà un po' di timore..inc..
MARCIANO’ G.: no no no no...questi li fanno per ste cose antimafia, informazioni che hanno da laggiù..avete capito voi? Non è una cosa che si è fatta qua..
COSENTINO: ho capito
MARCIANO’ G.: dovete sapere...dice che è una cosa che arriva da laggiù
MARCIANO’ G.: che cazzo ci devono fare a noi, non abbiamo fatto niente...
COSENTINO: non abbiamo fatto niente anzi abbiamo fatto del bene...
MARCIANO’ Giuseppe dice che possono dire che qualcuno è suo amico.
[....] MARCIANO’ Giuseppe dice che un certo Pino a Bordighera gli ha detto:da quando sono arrivate due famiglie a Bordighera è venuta la fine di come eravamo noi.., ci definivamo alti come i cosi..e non ci può vedere più nessuno, non ci può vedere più nessun...
COSENTINO: troppa arroganza con la troppa prepotenza..inc..
MARCIANO’ G.: ...inc...mi ha detto pure per Ciccio Barilaro, non sapete che modo di fare, mi ha detto...
COSENTINO: fanatico..
MARCIANO’ G.: che modo di fare quando erano con quello Ciricosta e con questi Pellegrino...che vi dico così...
COSENTINO: si si si...
MARCIANO’ G.: e quelle cose ha detto..le paghiamo tutti..
COSENTINO: le paghiamo..le paghiamo.. [....]
COSENTINO dice che adesso Antonio Barilaro e Ignazio sono sempre insieme perchè Pino se ne sta a casa e se ne frega di tutti e Angelo (ndr D’AGOSTINO Arcangelo) poverino è lì e adesso sono sempre insieme, MARCIANO’ Giuseppe dice che Pino è un altra persona. COSENTINO dice che Ignazio farà una brutta fine, MARCIANO’ Giuseppe dice che Angelo è rimasto quello di 50 anni fa e che lo ha rovinato quello di là sopra, COSENTINO dice che anche a Nino Carbone, MARCIANO’ Giuseppe dice che a Nino Carbone gli hanno fatto fare 20 anni di galera poi COSENTINO dice ci parlerà lui per vedere come sta e dice che bisogna stare attenti al telefono...

In un’altra conversazione intercorsa l’1/9/2010 con AMEDEI Giuseppe, MARCIANO’ Giuseppe ha evidenziato il suo disprezzo nei confronti dei due suoceri dei fratelli PELLEGRINO, volendo chiaramente riferirsi a BARILARO Francescosuocero di PELLEGRINO Giovanni - e PEPE’ Benitosuocero di PELLEGRINO Maurizio - “sono i suoceri che sono pezzi di merda tutti e due”.
Nella stessa circostanza, AMEDEI ha criticato il comportamento di alcuni dei PELLEGRINO, raccontando il contenuto di una conversazione intercorsa con PELLEGRINO Michele, inerente i fratelli che erano detenuti.

Conversazione nr.2403 del 1/9/2010 – RIT. 1442/2010
Interlocutori: MARCIANO’ GIUSEPPE E AMEDEI GIUSEPPE

[....] AMEDEI: questo PELLEGRINO..io vi voglio dire..con sti PELLEGRINO erano..inc...tutti i giorni, non mancava una mattina che mi telefonava alle 6.30 per vederci alla stazione perchè giustamente..per Michele..tutti i giorni..gli devi dire a tuo fratello..
MARCIANO’ G: non ha ragione, non ha..inc..non ha un altro..inc..
AMEDEI: ci devi dire ai tuoi fratelli quando escono...vi dovete decidere cosa volete fare.. se volete continuare a fare i mafiosi soli... forse forse... ve li fanno fare ...inc.le. i magistrati... forse! Ma se cominciate con un piede di qua...
MARCIANO’ G: e uno dall'altra parte..
AMEDEI: chiudete..
MARCIANO’ G: ma lui non centra niente.. con i suoi..il grande..inc..
AMEDEI: centra o non centra..io la bandiera la metto per così..
MARCIANO’ G: Pino... se l'avevano ascoltato a quello..non succedeva..
AMEDEI: ho capito.. ma la bandiera la metto per così..perchè quello doveva imporsi..invece è sottomesso anche lui..
MARCIANO’ G: si..si.
AMEDEI: ma..poi del resto non ci lamentiamo..a dire..
MARCIANO’ G: sono i suoceri che sono pezzi di merda tutti e due uno da una parte e uno dall'altra..
AMEDEI: ..Peppino quando ci sono interessi di mezzo... [....]

Anche MARCIANO’ Vincenzo cl. 1948, ha rappresentato le conseguenze negative della maggiore autonomia della famiglia PELLEGRINO, che in passato – quando la sottomissione era evidentemente più marcata - aveva richiesto l’autorizzazione ai MARCIANO’ per un’opera edilizia dentro un esercizio pubblico.

Conversazione nr.902 del 6/12/2010 alle ore 11.10 – RIT 1444/10
Interlocutori: MARCIANO’VINCENZO CL.1948 E RUGOLO GIOVANNI

[....] MARCIANO’ V.cl.48: come questi dei PELLEGRINO..inc..ve lo dico chiaro a me PELLEGRINO una volta è venuto da me e mi ha detto "Compare Vincenzo", non mi ha neanche chiamato al telefono, mi ha fatto chiamare da un'altra persona per il numero del telefono, mi ha detto: "Per favore che devo domandarvi una cosa". Ditemi, " State a sentire devo fare un lavoro dentro il Bingo, c'è da fare delle scalinate, se mi date il permesso io le faccio.” Accordato.[....]

Conversazione nr.2656 del 6/6/2011 – RIT 1444/10
Interlocutori: MARCIANO’VINCENZO CL.1948 E RUGOLO GIOVANNI

[....] in auto MARCIANO’ Vincenzo cl.48 e RUGOLO Giovanni.
Vincenzo racconta un episodio del passato in cui Gianni PELLEGRINO si recò da lui a chiedere il permesso per poter fare dei lavori al Bingo, dicendo che si trattava di fare delle scale, ma poi è venuto a sapere da Molinari, proprietario, che in realtà si sono presentati da lui e gli hanno detto che lui doveva dare loro delle macchinette (ndr questo episodio in passato era già stato raccontato da Vincenzo al Rugolo ma non veniva fatta menzione dell'ulteriore richiesta fatta dai Pellegrino riguardante le macchinette). Vincenzo prosegue dicendo che Molinari lo ha chiamato per riferirgli questi fatti (si riporta in forma integrale).
[....] MARCIANO’ V. cl.48: Molinari mi ha chiamato a Imperia, mi ha detto vieni che ti devo fare vedere un affare. Vado là e mi dice " Ma quei signori là tu li conosci? Perchè è così, così e così." Si hanno detto che fanno i lavori nei..inc.. " No quelli non volevano fare il lavoro nei..inc..quelli volevano le macchinette.
RUGOLO: ..inc..( fa un' esclamazione indefinita)
MARCIANO’ V. cl.48:
Compare Giovanni mi credi ti sto parlando..inc..
RUGOLO: si ma io dico, ma Molinari lassotto..inc.. Riva di Santo Stefano
MARCIANO’ V. cl.48’: no questo Molinari era, suo padre uno che ..inc..bene che forse ve l'ho raccontato una volta, il padre e la mamma, allora il padre era il capo della Polizia del nord e la mamma era un avvocato, parlando con rispetto, con due coglioni così, è quella che ha difeso mio padre
RUGOLO: che ha anche a Riva di Santo Stefano..Molinari..
MARCIANO’ V. cl.48: l'ha, l'hanno, a mio padre l'ha fatto uscire pulito, sui giornali " non sussiste niente sopra Ciccio" non sò se rendo l'idea...sui giornali lì del Secolo era uscito..inc..Compare Giovanni avete capito cosa vi voglio dire? la conversazione si interrompe per un problema di linea.

Ancora in tale quadro, cioè il tentativo di ascesa e la figura di BARILARO Fortunato, si collocano alcune frasi attribuite a BARILARO Davide [foto a lato], figlio di Fortunato, riportate e commentate negativamente da MARCIANO’ Giuseppe.

Conversazione nr. 3859 - del 6/12/2010 - RIT 1442/10 (interno)
Interlocutori: MARCIANO’ GIUSEPPE E TRINCHERA SALVATORE

[....] MARCIANO’ G: ascoltate!..ascoltate!...
TRINCHERA: inc...
MARCIANO’ G: come si è girato lui!..ha detto..ma loro ormai sono passati..ora ci siamo noi giovani...ascoltate...

TRINCHERA: chi dici PALAMARA?
MARCIANO’ G: quando diventate coi capelli bianchi come lui, potete diventare dei giovani e cose....ma lui subito dice "fai posto, ora ci siamo noi!" capite voi! Lui non sa che io lo so, e non lo può sapere capito...inc..dice " ma..ormai se loro...sono passati, come per dire..Antonio, lui..e anche per Peppino, dice, gli ha fatto il nome..
TRINCHERA: .si si si
(le voci sovrappongono inc..)

MARCIANO’ G: tanto ormai sono vecchi...avete capito?..quello gli ha detto.." guarda quando ti vengono i capelli bianchi come i suoi..."
TRINCHERA: queste...tutte cose ...inc..per me è passato da Fortunato e suo figlio...MARCIANO’ G: si!...senza onore...loro...
TRINCHERA: due anni fa, due anni fa, sono usciti fuori due mezzi parenti suoi, sono usciti...inc.Ventimiglia, Bordighera...non c'è ...inc... per nessuno!...non c'è niente per nessuno!... MARCIANO’ G: ora vi dico..
TRINCHERA: non c'è niente per nessuno!
MARCIANO’ G: eh..ve lo dico io!

TRINCHERA: che cosa stai dicendo!
MARCIANO’ G: eh eh...suo fratello gli ha detto.. a quello all'avvocato..."chi viene a Ventimiglia e non va da mio padre è come se non è venuto a Ventimigliaquel coso lordo là che la moglie va tutti i giorni a fare...
[...]
»

Sempre nell'Informativa alla base del processo “LA SVOLTA” vi è quindi l'indicazione dell'assetto della zona di BORDIGHERA. Testualmente:

«La conversazione intercettata il 16/8/2011 tra MARCIANO’ Giuseppe e il figlio Vincenzo, di cui si è parlato in precedenza, oltre a fornire elementi di straordinaria importanza in ordine alla dipendenza degli affiliati di Bordighera al “locale” di Ventimiglia, ha permesso di ottenere un quadro preciso sulle “cariche” e sulla posizione degli affiliati già arrestati nel corso dell’operazione “MAGLIO 3” e su quella di BARILARO Antonino.

MARCIANO’ Giuseppe, ha infatti spiegato al figlio Vincenzo, che BARILARO Fortunato e Francesco, PEPE’ Benito e CIRICOSTA Michele si trovavano sullo stesso “livello” ovviamente intendendo la loro posizione nell’ambito della ‘ndrangheta “ma allo stesso livello”. Allo stesso modo, MARCIANO’ Giuseppe ha evidenziato il coinvolgimento di BARILARO Antonino, anch’esso sottoposto all’autorità del “locale” di Ventimiglia e in una posizione secondaria rispetto agli altri due fratelli in quanto più giovane “quando mai nella sua vita...inc... questa, la comodità era questa, che lui era il più giovane e lo mandavano dove volevano”

Conversazione nr.5511 del 16/8/2011 – RIT 2319/10
Interlocutori: MARCIANO’ GIUSEPPE E MARCIANO’ VINCENZO CL.1977

[….]Vincenzochiede alcune spiegazioni su Bordighera, la conversazione si sente a tratti Vincenzo chiede un qualcosa riferito a Pepè Benito e Ciccio Barilaro, Giuseppe risponde ma non si capisce il senso.
[….] si riporta in forma integrale la conversazione verte ancora sul controllo di Bordighera:
MARCIANO' V.cl.77:
e poi chi veniva prima? Benito o prima Ciccio?
MARCIANO' G:
non erano..inc..erano così, se non venivano a Ventimiglia..inc..
MARCIANO' V.cl.77:
io ti ho fatto un'altra domanda..ti sto dicendo..
MARCIANO' G:
ti ho detto che se non vengono a Ventimiglia non erano..inc..hai capito?
MARCIANO' V.cl.77:
io volevo sapere se potevano fare che cazzo volevano..
MARCIANO' G:
no, no ci sono delle regole che non potevano..eh eh..
MARCIANO' V.cl.77:
scusa e qua che faceva Antonio, che faceva ...inc...Michele..inc..
MARCIANO' G:
quale Antonio?
MARCIANO' V.cl.77:
Antonio Barilaro, hanno fatto..inc..
MARCIANO' G:
..inc.. no ma prima andava a Ventimiglia, Michele andava a Ventimiglia..inc..
MARCIANO' V.cl.77:
e a Ventimiglia compare Fortunato?
MARCIANO' G: eh?
MARCIANO' V.cl.77:Fortunato..
MARCIANO' G:
e..inc..prima domandava e poi..
[….]
MARCIANO' V.cl.77:però ti dico, a Bordighera, prima arrivava Michele, poi arriva Pepè Benito e poi arriva Ciccio
MARCIANO' G:
eh...ma allo stesso livello
MARCIANO' V.cl.77: eh..( ndr sussurra a bassa voce verosimilmente un qualcosa che ha sentito dire)
MARCIANO' G:Ciccio è un fanfarone!
MARCIANO' V.cl.77:
..inc.. (sussurra) e andava da tutte le parti...inc... comandava..inc..eh?
MARCIANO' G:
il più testone è Benito
MARCIANO' V.cl.77: eh?
MARCIANO' G: Benito, il più testone di tutti è Benito
MARCIANO' V.cl.77:
però non è che quello li sotto..
MARCIANO' G: eh?
MARCIANO' V.cl.77:Benito pure con gli sbirri una parola non gliela cacciano
MARCIANO' G:
ma neanche se viene il finimondo!! Invece quel Ciricosta...capace che...inc..
MARCIANO' V.cl.77:
ma scusa un momento a Ventimiglia, Fortunato è il più importante.
MARCIANO' G:
di quale? Ma non dire cazzate! Ma che dici...
MARCIANO' V.cl.77: ahhh!
MARCIANO' G:...inc... dei Barilaro!, Lui, se capitava che..inc...
MARCIANO' V.cl.77: ahhh!
MARCIANO G: ma che fa...
MARCIANO' V.cl.77: ma Antonio se la cagava? (n.d.r. aveva paura)
MARCIANO' G:
ma pensa tuuuu! pensa tuuu! quando mai nella sua vita...inc... questa, la comodità era questa, che lui era il più giovane e lo mandavano dove volevano
[….]
MARCIANO' V.cl.77: si ma ti voglio dire, chi era più seguito Ciccio o...
MARCIANO' G:
maaa tutti uguali...tutti uguali
MARCIANO' V.cl.77:
e non penso papà perchè...inc..
MARCIANO' G:
tutti uguali, perchè se uno diceva una parola...
MARCIANO' V.cl.77:
ma tu non vuoi capire che dico io, per dire, a Gioia, a Gioia è Mommino che decideva per chi, come
MARCIANO' G:
decidere per voi, ..inc..questo qua era che si deve decidere per tutto..inc..hai capito?
MARCIANO' V.cl.77:
apparte Genova...
MARCIANO' G:
no pure a Genova!..inc..Te lo dico io!...inc...e allora! quello Mimmo ha lavorato per dieci anni...inc...nel coso a Genova..inc...hai capito?...inc...
[….]
MARCIANO' V.cl.77:però qua non è..inc... come lassotto papà, per dire, per dire
MARCIANO' G:
..inc..lassotto hanno dato l' incarico..inc...capo..inc..
MARCIANO' V.cl.77: si..però ti sto dicendo..ogni paese.
MARCIANO' G: ..inc...
MARCIANO' V.cl.77: specialmente il più....
MARCIANO' G: dopo che mi è arrivata la carica da Delianuova..
MARCIANO' V.cl.77:
eh! Però dico, c'è uno che comanda più di..inc..
MARCIANO' G: e certo..eh..
MARCIANO' V.cl.77:eh! per dire loro quando qua (non?) c'era lo zio Ciccio..inc..uno doveva comandare due paesi?
MARCIANO' G:
eh certo! E' ovvio è così, ci sono ordini: che c'è uno che sa quello che deve fare e c'è chi no lo sa, quelli di questi che sanno ..inc...gli altri trenta non sanno che quelli hanno parlato. Quando vai e dici che questo comanda quello, sono tre con lui che vanno..inc..hai capito?
MARCIANO' V.cl.77:
e ma però qualcuno ha piu titolo?
MARCIANO' G:
sono uguali
MARCIANO' V.cl.77:
sono uguali
E’ da sottolineare che MARCIANO’ Vincenzo cl.1977 aveva gia’ percepito che gli affiliati di Bordighera, e in particolare CIRICOSTA Michele, fossero comunque sottomessi all’autorità del padre.
In effetti durante una conversazione intercorsa il 26/2/2011, MARCIANO’ Vincenzo si era sfogato con il padre circa la parola data con gli affiliati in Calabria, in relazione ad un investimento economico con i PRIOLO – affiliati ai PIROMALLI – ....
MARCIANO’ Vincenzo ha messo in evidenza che lo spessore delle persone a cui aveva dato la parola, in merito alla corresponsione del denaro per l’investimento, era ben diverso dai soggetti che MARCIANO’ Giuseppe aveva a sua disposizione, fra cui appunto CIRICOSTA Michele.
(…)

Come noto nel maggio del 2010, veniva data esecuzione alle misure cautelari a carico di alcuni dei fratelli PELLEGRINO e di BARILARO Francesco.

Dall’intercettazione di alcune conversazioni in questo procedimento, è emerso che CIRICOSTA Michele, uno degli esponenti della zona di Bordighera del “locale” di Ventimiglia, in seguito alla vicenda giudiziaria, si è recato in Calabria per prendere contatti con “il capo” per “la faccenda di PELLEGRINO”. In particolare:

- nella conversazione nr.196 del 15/7/2010 (RIT 301 – P.P. 829/10 RGNR della Procura della Repubblica di Sanremo) MARCIANO’ Giuseppe ha riferito a CARLINO Domenico che CIRICOSTA si trovava in Calabria per la faccenda dei PELLEGRINO Giuseppe : inc...a Ciricosta...inc...in Calabria per la faccenda di Pellegrino...inc..”;

- nella conversazione nr.197 del 15/7/2010 (RIT 301 – P.P. 829/10 RGNR della Procura della Repubblica di Sanremo) MARCIANO’ sempre con CARLINO Domenico ha ribadito quanto riferito in precedenza circa il viaggio di CIRICOSTA in Calabria: GIUSEPPE ora in Calabria è sceso…(inc.) CIRICOSTA … devono andare a trovare il capo e devono vedere come devono fare per qua… c’è chi piglia…(inc)” .

Dalle suddette conversazioni emergono vari aspetti importanti. In primis l’interesse di CIRICOSTA Michele nelle vicende dei PELLEGRINO (e dei BARILARO). In secondo luogo, il suo ruolo di rappresentanza, in questa circostanza, con i vertici ‘ndranghetisti della Calabria, con i quali evidentemente vengono tenuti stretti rapporti.

D’altronde l’affermazione di MARCIANO’ Giuseppe In Calabria per la faccenda di PELLEGRINO” “devono andare a trovare il capo…..” non si può prestare a diverse interpretazioni se non quella di una visita di CIRICOSTA presso le gerarchie calabresi, per rapportare e per discutere sulle conseguenze e “devono vedere come devono fare per qua… c’è chi piglia…” di quanto accaduto nella zona.

I rapporti diretti tra CIRICOSTA e le strutture calabresi sono peraltro confermati dalle emergenze dell’indagine “IL CRIMINE”. In una conversazione fra COMMISSO Giuseppe, ai vertici della “società” di Siderno (RC) e BELCASTRO Domenico – affiliato al “locale” di Genova, intercettata presso la lavanderia “APE GREEN” in Siderno, è stato fatto riferimento ad una futura visita di CIRICOSTA al “mastro” COMMISSO Giuseppe (...).

Delle risultanze dell’operazione “IL CRIMINE” in merito a CIRICOSTA, è risultato informato anche MARCIANO’ Giuseppe.

In una conversazione con ASCIUTTO Salvatore, MARCIANO’ ha infatti indicato CIRICOSTA come uno dei soggetti intercettati nell’indagine “inc.. CIRICOSTA di Sanremo… di Bordighera…. c’è una registrazione ehhh... Nello stesso contesto, MARCIANO’ ha mostrato preoccupazione per le informazioni delle quali disponevano gli organi inquirenti e in particolare dei vari incarichi ‘ndranghetisti, del luogo di riunione per eccellenza (la Madonna della Montagna – Polsi) e degli affiliati residenti in Francia parlano dei nomi di chi comanda di chi ha incarichi … inc.. della Madonna della Montagna ….. in Francia …fino in Francia tutti i nomi giusti … (Conversazione nr.174 del 14/7/2010 – RIT 301/10 – P.P. nr.829/2010 della Procura della Repubblica di Sanremo).

In un’altra conversazione intercettata il 27/6/2011 con ELIA Angela, MARCIANO’ Giuseppe ha spiegato che BARILARO Antonino non è stato coinvolto insieme ai fratelli, perché a suo giudizio non era andato notato con loro, facendo chiaro riferimento alle riunioni clandestine accertate nel corso della “MAGLIO 3”.

Conversazione nr.3980 del 27/6/2011 – RIT 2319/10
Interlocutori: MARCIANO’ Giuseppe ed ELIA Angela

MARCIANO’G. elenca i nomi degli arrestati ad ELIA: Fortunato e Ciccio Barilaro, Michele Ciricosta e Benito Pepè. ELIA è sorpresa del fatto che abbiano preso Ciricosta e si chiede che sorti abbia la figlia adesso. ELIA commenta ancora dicendo che per Ciccio è già la seconda volta e come mai invece Antonio (ndr Barilaro) non l'abbiano preso. MARCIANO’ risponde affermando che Antonio si vede che non c'era laddove loro, quella volta, mangiarono.

La figura di BARILARO Fortunato e Francesco rispetto ai PELLEGRINO

BARILARO Fortunato e BARILARO Francesco, secondo le risultanze, rivestono un ruolo di primo piano fra gli affiliati della zona di “Bordighera” e sicuramente hanno una forte influenza nei confronti dei PELLEGRINO.

A proposito dell’influenza dei BARILARO sui PELLEGRINO, occorre prendere in considerazione due aspetti, relativi ad altrettante vicende, poi confluite nello stesso procedimento penale:

- nel corso di una conversazione telefonica avvenuta il 19/5/2009, PELLEGRINO Giovanni aveva manifestato a BARILARO Fortunato la sua scarsa considerazione nei confronti dell’avv. BALESTRA Marzia, la quale, secondo la sua opinione, non era all’altezza della situazione dato che aveva paura di parlare con i pubblici ministeri e i giudici. Di interesse per questo procedimento, è la richiesta di “autorizzazione” che ne consegue da parte di PELLEGRINO Giovanni verso BARILARO Fortunato, per poter cambiare avvocato “però prima volevo parlare con voi prima” (Conversazione nr.3065 del 19/5/2009 – RIT 132/09 – P.P. 1626/09/21 della Procura della Repubblica di Sanremo);

- nella vicenda del tentativo di estorsione da parte di PELLEGRINO Maurizio e DE MARTE Rocco nei confronti di ANDREOTTI Gianni, poi cristallizzata con la condanna in primo grado dei due imputati, la parte offesa aveva dichiarato al P.M. di essersi rivolto a BARILARO Francesco, per far dissuadere PELLEGRINO Maurizio e DE MARTE Rocco dal loro comportamento, dato che egli ne aveva l’autorità per farlo.

Stralcio delle dichiarazioni rese il 5/11/2009 da ANDREOTTI Gianni innanzi alla Procura della Repubblica di Sanremo, nel corso del p.p.4670/09 – 4671/09 RGNR (poi confluito nel 1626/09/21 RGNR per le posizioni di PELLEGRINO e DE MARTE).

[.…]
Il lunedì successivo 2 novembre ho pensato di andare a parlare con Francesco BARILARO perché intercedesse per me presso il DE MARTE e PELLEGRINO.
Gli raccontai quello che era stato l’accordo con suo cognato CHINDAMO Rocco ed egli mi disse che sarebbe intervenuto per me purche’ non gli facessi fare brutte figure e che ero tenuto a restituire sole 1800 euro perché 200 li avevo già riconsegnati.
Mi rivolsi a BARILARO perché sapevo che aveva l’autorità per intercedere a mio favore presso DE MARTE e PELLEGRINO.
[….]

Circa i rapporti fra i PELLEGRINO e i BARILARO, si riferisce ancora che il 9/11/2010, PELLEGRINO Michele si era recato in visita da BARILARO Fortunato, come documentato dal servizio di osservazione svolto nella circostanza (...), e in data 13/3/2011 era stato notato in compagnia di BARILARO Antonino in un bar di Ventimiglia (...).

La figura dei BARILARO Fortunato rispetto agli altri affiliati

BARILARO Fortunato riveste sicuramente una posizione di elite nell’ambito della “zona di Bordighera” del “locale” di Ventimiglia. Lo comprova una conversazione intercorsa con SOTTILE Ignazio il 28/1/2011 presso il negozio di prodotti alimentari calabresi di BARILARO. La questione verte sul comportamento di una persona non identificata, tale “Maurizio” figlio “Filippo” e viene registrato in ambientale in due conversazioni consecutive.

Sebbene non sia stato compreso con esattezza quale fosse la causa di problemi fra due gruppi di persone, è di interesse rilevare come BARILARO Fortunato abbia dettato precise disposizioni e SOTTILE su quanto quest’ultimo avrebbe dovuto riferire alla controparte “ma voi lo chiamate un'altra volta, lo richiamate un'altra volta e gli dite: o la capisci o se non vuoi sentire..inc..un altra volta non ti chiamiamo, come ti cali te la prendi, con loro, te la vedi con loro”, e come abbia ipotizzato conseguenze molto gravi, qualora le indicazioni che SOTTILE avrebbe dovuto recapitare, non fossero state recepite “o vi mettete da parte e noi ci mettiamo da parte, ti chiamiamo quest'altra volta sola, poi te la vedi tu, è inutile che vai facendo..inc..capisci? come ti cali te la prendi! ti aggiusti tu con lui, mo la stessa cosa gliela dico pure a lui e così vi mettete da un lato e fate che si ammazzino, almeno si ammazzano e ci dividiamo le cose..inc..e che cazzo! e mannaggia la miseria ma non è possibile!”.

(...)

La figura di BARILARO Fortunato, emerge anche sugli affiliati di minor rango ritenuti organici al “locale” di Ventimiglia e vicini ai MARCIANO’. Infatti MACRI’ Paolo ha raccontato di un contrasto con una persona, tale “Vincenzo BIANCO”, che era stato accompagnato da “Fortunato” inteso BARILARO Fortunato. Nell’esporre la questione, MACRI’ ha parlato di una contestazione ricevuta “mi hanno dato l'impedimento a me che dovevano impedirmi!...” evidenziando il proprio rammarico per il fatto che neanche suo cognato “Pino” COSENTINO Giuseppe – lo abbia difeso “pure mio cognato, tu non mi difendi?..”. Nell’esporre la propria tesi difensiva sulla questione, MACRI’ ha parlato del suo comportamento corretto, citando il suo ruolo nel corso di un matrimonio, per il quale si era interessato in prima persona, con la collaborazione di persone fidate, per il recapito delle relative partecipazioni. Fra le persone alle quali si era rivolto prima di fargli recapitare le partecipazioni, figurava proprio “Fortunato”, al quale aveva chiesto il permesso affinché tale “Compare Enzo” si potesse recare da lui per la relativa consegna “non ho mandato le buste, sono passato da Fortunato e gli ho detto..Fortunato guardate..passa questo, questo e questo..posso mandare?.. Mi ha detto fate.., una volta che mi ha detto fate ho preso le buste e gliele ho date a mio compare Enzo, non è che le ho mandate con un pincopallino..”.

(...)

Un’ulteriore prova dell’elevato livello nell’ambito del “locale” di Ventimiglia rivestito da BARILARO Fortunato, la si è ottenuta dall’analisi della vicenda relativa alla richiesta di affiliazione alla ‘ndrangheta di MACRI’ Alessandro di cui si è parlato.
Infatti, in base alle eloquenti confidenze di MARCIANO’ Giuseppe verso le persone più vicine, è risultato chiaro che STRANGIO Vincenzo, l’anziano calabrese che aveva presentato l’aspirante MACRI’ Alessandro, si fosse rivolto dapprima a BARILARO Fortunato, come evidenziato nella relativa sezione della comunicazione, della quale si riporta una delle conversazioni più eloquenti in proposito. Ancora una volta, si richiama l’attenzione sulla riconducibilità di Fortunato in BARILARO Fortunato, in ragione del riferimento al figlio barbiere, cioè BARILARO Davide che in effetti svolge tale professione.

(…)

Presso il negozio di articoli alimentari di BARILARO Fortunato, è stata spesso riscontrata la presenza di altri affiliati che si sono di volta in volta recati in visita. In particolare:

- il 15/1/2011, sono stati notati colloquiare BARILARO Fortunato, BARILARO Antonino, D’AGOSTINO Arcangelo e SOTTILE Ignazio (gli ultimi 3 poi identificati grazie ad un controllo della Stazione CC di Dolceacqua) (...);

- il 28/1/2011, sono stati notati colloquiare BARILARO Fortunato e SOTTILE Ignazio (...);

- il 11/3/2011, sono stati notati colloquiare BARILARO Fortunato, BARILARO Antonino e SORVILLO Luigi (...). SORVILLO Luigi è uno degli ex soci del night club “NUITS MAGIQUES” trattato in questa comunicazione in relazione alle vicende estorsive e di usura ai danni di TRIFOGLIO Gianni.

- Il ruolo di collegamento di BARILARO Antonino

La tesi secondo la quale anche BARILARO Antonino e SOTTILE Ignazio siano uomini al soldo dell’organizzazione, non viene testimoniata solo dalle loro frequentazioni, ma anche dagli incarichi che vengono affidati loro.

Ad esempio, grazie all’intermediazione di MARCIANO’ Vincenzo cl.1977 e di BARILARO Antonino, viene organizzato un incontro tra SOTTILE Ignazio e PRIOLO Giuseppe (componente della cosca PIROMALLI) per discutere di un “affare”.

Benché non sia stata meglio ravvisata la natura della vicenda, è tuttavia ragionevole ritenere che tale “affare” abbia riguardato qualcosa di illecito. Infatti, per eludere i rischi connessi alle eventuali intercettazioni telefoniche, PRIOLO Giuseppe si è accordato di persona con MARCIANO’ Vincenzo cl.1977 (nella circostanza entrambi si trovavano in Calabria) per mettersi in contatto con SOTTILE Ignazio senza che questi dovesse comunicare direttamente con PRIOLO attraverso i rispettivi cellulari.

Ma non solo, di fatto MARCIANO’ Vincenzo aveva fatto in modo che il primo contatto telefonico con SOTTILE Ignazio avvenisse con un’ulteriore precauzione. Con il proprio cellulare, aveva contattato BARILARO Antonino per imporre a questi di farsi trovare in compagnia di SOTTILE. Dopo qualche minuto lo aveva ricontattato per poi mettere in comunicazione PRIOLO e SOTTILE, l’uno con il telefono di MARCIANO’ e l’altro con quello di BARILARO.

Dopo un paio di telefonate era avvenuto un primo contatto tra MARCIANO’ Vincenzo e BARILARO Antonino, nel quale si erano accordati per fare in modo che quest’ultimo potesse trovarsi in compagnia di SOTTILE.

(...)

Come concordato, poco dopo MARCIANO’ Vincenzo cl.1977 aveva richiamato BARILARO Antonino per mettere poi in comunicazione telefonica SOTTILE Ignazio direttamente con PRIOLO Giuseppe, anche se quest’ultimo, palesemente preoccupato, era stato piuttosto insofferente ad effettuare tale telefonata.

Tuttavia si erano accordati per vedersi il giorno 25 (l’incontro verrà in seguito spostato al giorno 26) per concludere un affare. Nella conversazione si era parlato in maniera alquanto criptica per poi fare riferimento a “mattoni” e “piastrelle”. Appare alquanto strano, che se la conversazione avesse realmente riguardato tali materiali per l’edilizia, PRIOLO Giuseppe si fosse così preoccupato di dover parlare al telefono con SOTTILE. PRIOLO infatti lo ha anche interrotto temendo che questi potesse trattare il reale argomento dell’incontro PRIOLO: ma è urgente Ignazio? SOTTILE: no eh..volevo vederti per una cosa.. PRIOLO: ah..ho capito..di quello di cui avevo parlato io...che avevo parlato io! SOTTILE: si, quello di cui avevi parlato tu, siccome c'è... PRIOLO: va benissimo!”.

(...)

Prima dell’incontro c’erano stati ulteriori contatti per fissare la data e il luogo. MARCIANO' Vincenzo cl.1977, per far sapere a SOTTILE che PRIOLO sarebbe stato disposto a salire dalla Calabria per incontrarlo al casello di Tortona (AL), aveva chiama ancora BARILARO Antonino perché questi a sua volta avvisasse l’interessato.

(...)

Il giorno dopo MARCIANO' Vincenzo cl.1977 ha telefonato nuovamente BARILARO Antonino che lo ha avvertito di non aver ancora visto SOTTILE.

(...)

Lo stesso giorno BARILARO ha richiamato MARCIANO’ per passargli SOTTILE. Quest’ultimo si è accordato per un appuntamento per mercoledì (26/1/2011) presso il casello autostradale di Tortona (AL).

(...)

MARCIANO’, aveva poi richiamato SOTTILE, dopo averlo reperito sull’utenza di BARILARO, e gli aveva confermato l’appuntamento avendo poco prima sentito PRIOLO.

(...)

L’incontro fra PRIOLO Giuseppe e SOTTILE Ignazio, è effettivamente avvenuto il 26/1/2011 all’uscita del casello autostradale di Tortona (AL), come documentato dal servizio di osservazione eseguito dal Nucleo Investigativo CC di Imperia (...)
Grazie allo stesso servizio, è stato anche possibile accertare che SOTTILE si è recato all’incontro insieme a BARILARO Giuseppe [nato a Bordighera (IM) il 28/2/1986, residente in Camporosso], quest’ultimo figlio di BARILARO Antonino, a bordo di un’autovettura Alfa Romeo 147 con targa francese.

Nella circostanza si sottolinea che la precauzione relativa ad evitare contati diretti fra i convenuti, è stata mantenuta anche durante le fasi del viaggio di SOTTILE e BARILARO verso il luogo di incontro, come è dimostrato dalle conversazioni telefoniche intercettate (...).

In questo contesto, e quindi sicuramente in relazione alle finalità illecite dell’incontro, è ancora importante evidenziare come PRIOLO Giuseppe, benché già presente sul luogo dell’appuntamento come accertato dai militari operanti, abbia riferito telefonicamente di trovarsi a sei chilometri da Tortona (...). Tale falsa indicazione, è sicuramente da ricondursi al tentativo di PRIOLO di eludere eventuali servizi di pedinamento e di verificare la presenza della P.G. sul luogo dell’incontro (monitorando ad esempio l’arrivo di autovetture “sospette”), qualora la stessa P.G. si fosse basata sulla tempistica fornita falsamente al telefono intercettato.

MARCIANO’ Vincenzo cl.1977 si è infine sincerato dell’avvenuto incontro, ottenendo la conferma da parte di SOTTILE Ignazio.

(...)

Una parte delle finalità dell’incontro fra SOTTILE e PRIOLO, era stata svelata dall’intercettazione di una conversazione ambientale presso l’abitazione dei MARCIANO’, avvenuta il giorno successivo all’incontro.

Va premesso che MARCIANO’ Vincenzo cl.1977 era nel frattempo rientrato dalla Calabria con un volo aereo in compagnia di SAFFIOTI Antonino [nato a Gioia Tauro (RC) il 16/5/1966, ivi residente], con la finalità di percepire la somma di denaro di 40.000 euro dai genitori, destinati ad un investimento in Calabria con i PRIOLO.

La conversazione presso casa MARCIANO’, è iniziata fra MARCIANO’ Giuseppe, SOTTILE Ignazio e D’AGOSTINO Arcangelo. MARCIANO’ Giuseppe si è subito informato sull’esito dell’incontro con PRIOLO Giuseppe. SOTTILE in proposito, ha riferito che PRIOLO sarebbe stato disponibile ad inviare immediatamente e senza anticipo di denaro il “materiale” qualora SOTTILE avesse avuto la disponibilità di un capannone.

(...)

Dopo un paio di settimane dal citato incontro tra PRIOLO e SOTTILE, MARCIANO’ Vincenzo cl.1977, continuando quindi a fare da intermediario, ha telefonato a SOTTILE Ignazio per fargli presente che le “porte” erano arrivate. E’ senz’altro da ricordare, che in un contatto telefonico tra PRIOLO e SOTTILE precedente all’incontro di Tortona, si era parlato di “mattoni” e “piastrelle” (...).

Questa è l’ulteriore conferma che in realtà sia stato utilizzato un linguaggio convenzionale per celare un affare di natura illecita.

 

Sul conto di BARILARO Antonino vi è ancora da riferire che questi è il più giovane dei fratelli BARILARO e che, nella presente indagine, ha spesso svolto funzioni di collegamento fra gli affiliati della zona di Bordighera e MARCIANO’ Giuseppe. Sono state infatti svariate le conversazioni dalle quali è emerso che BARILARO Antonino si è recato in visita dall’anziano “capo locale”, in prevalenza per fornirgli aggiornamenti sulla situazione giudiziaria relativa all’indagine che aveva colpito le famiglie BARILARO-PELLEGRINO, ma anche per parlare di altri argomenti.

Il 20/12/2010, BARILARO Antonino si è recato in visita a MARCIANO’ Giuseppe.

Nell’occasione, BARILARO Antonino ha portato i saluti del fratello Francesco [BARILARO Francesco era stato in effetti colpito da o.c.c. in carcere e poi scarcerato il 9/12/2010, pochi giorni prima della conversazione in esame] e MARCIANO’ Giuseppe gli ha proposto di mangiare una pizza insieme la settimana seguente in un ristorante di Vallecrosia, dove si riteneva più al riparo di sguardi indiscreti a Vallecrosia che ci mangiamo una pizza insieme che qua rompono i coglioni.

Nella circostanza BARILARO Antonino ha aderito incondizionatamente e con deferenza all’invito dove volete voi....

Il servizio di osservazione organizzato nella circostanza, ha permesso di verificare che poco dopo il citato incontro l’autovettura utilizzata da BARILARO Antonino per recarsi al locale era parcheggiata sotto la propria abitazione (…)

(…)

Il 7/3/2011, BARILARO Antonino si è recato da MARCIANO’ Giuseppe unitamente a SOTTILE Ignazio. Inizialmente si è parlato di un’incomprensione con TRINCHERA Salvatore. BARILARO ha poi raccontato la situazione giudiziaria che riguardava la sua famiglia e quella dei PELLEGRINO e in particolare di aver appreso in udienza, grazie alla testimonianza del comandante della Sezione di P.G. [il riferimento è al Mar. DEL FRANCO, responsabile della Sezione P.G. CC c/o la Procura della Repubblica di Sanremo, che ha effettivamente testimoniato nel processo in esame], che vi era in corso un’indagine da parte della “Antimafia” sui fratelli BARILARO. A tal proposito MARCIANO’ ha raccontato di alcuni documenti particolarmente riservati che aveva potuto visionare perché consegnati da PALAMARA Antonio, nei quali si parlava della famiglia MARCIANO’ sino dai tempi del “caso TEARDO” e nei quali veniva citato – per quanto riguarda i BARILARO – il solo Fortunato. MARCIANO’ aveva peraltro appreso da tale sindacalista “Willy”, che il locale (LE VOLTE) era tenuto sotto controllo dagli inquirenti e per tale motivo era stato invitato a “stare in guardia”.

(...)

Anche il 15/4/2011 BARILARO Antonino si è recato presso l’abitazione di MARCIANO’ Giuseppe per aggiornarlo sulla situazione processuale (...).

Il 20/5/2011, un uomo non identificato ha informato MARCIANO’ Giuseppe delle drammatiche condizioni di salute di D’AGOSTINO Arcangelo [D’AGOSTINO Arcangelo morirà in effetti il 20/5/2011]. Dal prosieguo dell’analisi della registrazione, emerge che l’uomo è stato incaricato di informarlo da BARILARO Antonino».


Prima di entrare nell'ultimo capitolo di questa ricostruzione, interamente dedicato ai PELLEGRINO, tra quanto emerso nelle precedenti inchieste giudiziarie (in particolare con l'organizzazione della prostituzione – con richieste “particolari” - promossa con i night club, in primis dal PELLEGRINO Giovanni) per arrivare alle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia ed alle risultanze del provvedimento di sequestro e confisca dei beni come misura di prevenzione promossa dalla D.I.A.) si deve aggiungere un tassello. Si tratta del saldo legame con la nota famiglia DE MARTE insediata nel comprensorio di Diano Marina.

Rimandando al testo integrale dell'Informativa “ROCCAFORTE” [vedi qui] che fotografa al dettaglio tale contesto, e producendo, da subito, con l'organigramma della famiglia DE MARTE ed i collegamenti con le altre famiglie di 'ndrangheta, si riporterà la sintesi su detto collegamento indicata nell'Informativa “LA SVOLTA”.


«I COLLEGAMENTI CON LA FAMIGLIA DE MARTE DI DIANO MARINA

A proposito dei fratelli PELLEGRINO (Giovanni, Roberto, Michele e Maurizio), va evidenziato che hanno uno stretto legame di parentela con la famiglia DE MARTE di Diano Marina (IM). Più precisamente tale legame deriva dalla madre dei PELLEGRINO ovvero DE MARTE Vincenza, sorella di DE MARTE Giovanni, nato il 18/7/1945 a Seminara ed ivi assassinato in data 20/4/1984 mediante tre colpi di fucile caricato a pallettoni.

Quest’ultimo era il marito di DITTO Domenica (Seminara 22/4/1945), sorella di DITTO Francesco (Seminara 17/11/1946), padre di DITTO Carmelo (nato a Seminara 31/8/1973) assassinato il 20/9/2006 a Seminara; già legato sentimentalmente a SANTAITI Rosa (Seminara 19/10/1974), sorella dei fratelli SANTAITI, posti al vertice dell’omonima cosca, con la quale aveva interrotto la relazione sentimentale poco prima d’essere ucciso (ipotetico movente dell’omicidio). DITTO Carmelo, era pluripregiudicato, anche per reati di mafia, e ritenuto quindi affiliato alla cosca SANTAITI – GIOFFRE’.

Tale soggetto è inoltre stato ospite, nei mesi di settembre - ottobre 2005 dei DE MARTE di Diano Marina. In quel periodo era latitante perché pendeva sulla sua persona un ordine di carcerazione per reati legati al traffico di droga. Naturalmente erano tutti ben consapevoli che fosse ricercato anche perché all’atto dell’arresto da parte dei carabinieri di Diano Marina è stato trovato in possesso di un documento falso; più precisamente di una carta di identità intestata a DE MARTE Salvatore con apposta la foto di DITTO Carmelo. DE MARTE Salvatore (titolare del documento) è il fratello di DE MARTE Antonio che ospitava in casa il latitante in via Codeville, 10 del Comune di Diano Castello (IM). A seguito della perquisizione domiciliare veniva arrestato anche DE MARTE Antonio per il rinvenimento in casa di sostanza stupefacente del tipo cocaina.

In occasione dell’arresto di DE MARTE Antonio e dell’allora latitante DITTO Carmelo, PELLEGRINO Maurizio si informava subito della vicenda provvedendo a nominare, quale difensore di fiducia, l’avv. Marco BOSIO del Foro di Sanremo perché ne seguisse l’iter giudiziario.

Il fratello DE MARTE Michele (nella foto a lato in stato di arresto), ritenuto più pericoloso, è anch’esso sospettato di affiliazione alla cosca SANTAITI/GIOFFRE’, poiché è marito di GARZO Rosalba, sorella di SANTO Pietro (sospettato di appartenere alla ‘ndrangheta) e di Daniela, quest’ultima coniugata con GIOFFRE’ Antonino (figlio di Rocco, capo dell’omonima cosca di Seminara).

Infine, si segnala che i carabinieri della Compagnia di Tortona, nell’operazione denominata “GALASSIA”, condotta negli anni 1996 e 1997, hanno documentato il coinvolgimento di PELLEGRINO Maurizio in un’associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti.

Detta organizzazione criminale vedeva coinvolte ben 55 persone tra le quali: DE MARTE Vincenzo nato a Seminara il 17/5/1971 e DITTO Carmelo nato a Seminara il 31/8/1973; entrambi legati da parentela ai proposti in quanto DE MARTE Vincenzo cugino diretto, mentre DITTO Carmelo cugino di quest’ultimo. L’attività investigativa ha permesso di accertare che PELLEGRINO Maurizio, in concorso con ATTISANO Paolo e altre persone non identificate, si rendevano responsabili di un tentativo di acquisto di circa kg. 2 di sostanza stupefacente del tipo cocaina.

Oltre a quanto riferito si segnala infine che nell’indagine denominata “ROCCAFORTE”, condotta dal ROS di Genova, le cui risultanze sono illustrate nel dettaglio e per la parte di interesse nel capitolo della comunicazione dedicato ai reati, sono state provate una serie di attività delittuose poste in essere in prevalenza dal sodalizio delle famiglie PELLEGRINO/DE MARTE»

 

 


DE MARTE Antonio


DE MARTE Rocco

 

 

Passiamo ora, nello specifico, ai PELLEGRINO...

 

Iniziamo dalle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Francesco Oliverio, già esponente di vertice del “locale” di Belvedere Spinello (Kr) e quindi di quello attivato a Rho, nel milanese. Dichiarazioni che, in parte, abbiamo già visto nella lungo capitolo di ricostruzione della figura del PALAMARA Antonio, esponente di spessore della 'ndrangheta, la cui influenza travalica i confini del “locale” di Ventimiglia e che, secondo quanto documentato dalla D.I.A., vedeva proprio i BARILARO tra i soggetti principali a lui collegati.

Il 22 luglio 2013, davanti alla DDA di Genova, il collaboratore Oliverio (che aveva avviato la propria collaborazione dal 26 gennaio 2012), tra l'altro dichiarava:

- parlando di OLIVERI Angelo, che faceva parte parte della 'ndrina di Rho ed essendo, in allora, l'Oliverio il “capo locale” a questi l'OLIVERI «era tenuto a rendermi conto delle sue attività».

Sempre sull'OLIVERI Angelo: «lui aveva parecchi rapporti per traffici di droga con numerosi suoi paesani della Liguria tra i quali i fratelli PELLEGRINO ed in particolare Maurizio e Roberto ed i loro cugini, i fratelli DE MARTE, uno dei quali sapevo abitare in Lombardia nei pressi della residenza di OLIVERI».
«
Più volte ho incontrato sia Maurizio e Roberto PELLEGRINO, sia alcuni dei fratelli DE MARTE. Uno di loro ricordo che era soprannominato “testa di ciuccio”. Non ricordo esattamente la data degli incontri, orientativamente tra il 2006 ed il 2009... Ricordo tra il 2008 ed il 2009 un episodio particolare verificatosi a Gerenzano in casa di OLIVERI Angelo. Era presente anche uno dei fratelli PELLEGRINO. Nell'occasione, su richiesta di Angelo, avevo recuperato due chili di cocaina dai “platioti” di Corsico ed in particolare da tale Ciccio BARBARO, stupefacente che è stato consegnato ai PELLEGRINO». «Più volte i PELLEGRINO hanno comprato da noi e più volte Angelo si è servito dei PELLEGRINO in Liguria. Ciò a seconda delle necessità...»

«OLIVERI ed i PELLEGRINO trafficavano anche in armi. Ricordo che una volta una volta ho visto presso l'abitazione di OLIVERI tre pistole sul tavolo della cucina: una pistola semiautomatica 9x21, un revolver cal. 38 o 357 ed una terza pistola semiautomatica più piccola di cui non ricordo il modello. OLIVERI mi disse che tali pistole gliele avevano fornite i PELLEGRINO per venderle. Qualche tempo prima OLIVERI mi chiese delle pistole per i PELLEGRINO. Io avevo una Glock 9x21 a portata di mano e gliela consegnai. Nei giorni successivi ho fornito ad Angelo anche una 9 corta. Non solo a conoscenza se tali armi siano poi state effettivamente consegnate ai PELLEGRINO. So per certo che i PELLEGRINO così come i DE MARTE fanno parte della 'ndrangheta. Ci siamo presentati come 'ndranghetisti. E' stato Angelo a dirmi che erano “amici nostri”. Inoltre io gli ho chiesto a quale famiglia appartenessero e Maurizio e Roberto mi hanno risposto che erano dei SANTAITI GIOFFRE'».

«Ho conosciuto MARCIANO' Giuseppe in un ristorante di Ventimiglia che ho avuto l'impressione che fosse il suo. Era credo il 2006-2007... In quel periodo ero latitante e stavo organizzando un traffico di droga tra la Spagna e l'Italia. Per questo mi recavo spesso a Mentone ed a tal fine dormivo nell'abitazione di una persona originaria di Gioia Tauro di cui non ricordo il nome. L'abitazione era sulle alture di Sanremo, lui era molto alto ricordo che viveva con la madre. Era un “contrasto onorato”. Per quel traffico ero finanziato dai PAPALIA di Buccinasco. A Mentone incontrai Giovanni TAGLIAMENTO il quale mi disse che una parte dello stupefacente l'avrebbe sistemata lui personalmente in Francia e presso alcuni paesani della Liguria. Per questo motivo ho deciso di prendere direttamente contatti con loro. Tramite la persona che mi ospitava sono stato messo in contatto con due fratelli PELLEGRINO i quali mi hanno accompagnato nel ristorante di cui sopra da Peppino MARCIANO'... Nel ristorante oltre al compare Peppino vi era un giovane di nome Vincenzo, non so se suo figlio o suo nipote. Successivamente ho saputo da Pasquale VARCA e Rocco ASCIONE che Vincenzo era “capo società”».
«
Ultimamente, nel 2010 e 2011, ho saputo da Angelo OLIVERI che i fratelli PELLEGRINO avevano avuto dei contrasti con PALAMARA e MARCIANO'. Io stesso avevo compreso dai sui discorsi che non li nominava più come in precedenza.
Angelo mi aveva detto che era intenzione dei fratelli PELLEGRINO staccarsi dal “locale” di Ventimiglia per attivarne uno autonomo a Bordighera. Non so se ciò sia effettivamente accaduto
. In teoria per staccarsi dal “locale di Ventimiglia i PELLEGRINO avrebbero dovuto avere il permesso del “locale”. In casi del genere è necessario il parere del capo locale, del contabile e del capo società. E' ovvio che per il timore delle indagini si evita di fare delle riunioni formali per timore delle indagini; il più delle volte si fanno circolare delle “ambasciate” tramite persone vicine agli affiliati. A quel punto il capo “locale” avrebbe dovuto informare il “capo crimine” della Liguria – detto anche “testa di ponte” - che fino al 2010 era tale Mimmo GANGEMI di Genova. Quest'ultimo avrebbe dovuto poi informare il “crimine” di San Luca che di regola si sarebbe riservato la decisione per tre giorni e tre notti, tempo necessario per acquisire informazioni presso la cosca di riferimento e fare le opportune verifiche presso il “locale” interessato al distacco».

Il 30 luglio 2013, la verbalizzazione del collaboratore Oliverio prosegue con la DDA di Genova:

«Riconosco nella foto nr. 1 una persona di cui non ricordo il nome, che ho visto nel 2005-2006 nel ristorante di Ventimiglia in occasione del mio viaggio a Mentone per l'acquisto di cocaina di cui ho parlato la volta scorsa. Non vorrei sbagliare ma dovrebbe trattarsi del fratello maggiore dei PELLEGRINO.
[SI DA ATTO CHE NELLA FOTO N.1. E' RAFFIGURATO PELLEGRINO MICHELE]
Con lui c'era anche la persona raffigurata nella foto nr. 3 di cui in precedenza mi aveva parlato mio cugino OLIVERI Angelo e che successivamente ho incontrato a casa sua nella zona di Como. Se non sbaglio me lo hanno presentato come “compare Giovanni” e fa parte dei PELLEGRINO.
[SI DA ATTO CHE NELLA FOTO N.3 E' RAFFIUGURATO PELLEGRINO GOVANNI]
Nella foto nr. 5 riconosco PELLEGRINO Maurizio e nella foto 7 suo fratello PELLEGRINO Roberto.
[SI DA ATTO CHE NELLA FOTO n.5 E' RAFFIGURATO PELLEGRINO MAURIZIO E NELLA FOTO n.7 PELLEGRINO ROBERTO]
Li ho incontrati a Sanremo ove ero ospite come ho detto di un campaesano, mentre stavo trattando l'affare di Mentone, è stato lui a mettermi in contatto con loro per trattare lo stupefacente che Giovanni TAGLIAMENTO avrebbe voluto smerciare in Liguria. Successivamente più di una volta sono venuti in Lombardia e li ho visti con Angelo OLIVERI e come già accennato con loro ho fatto vari affari in materia di stupefacenti e armi».

«Nella foto nr. 8 riconosco MARCIANO' Vincenzo che mi è stato presentato come “compare Vincenzo”. L'ho visto per la prima volta sempre nel 2005-2006 a Sanremo circa due ore dopo aver incontrato Roberto e Maurizio PELLEGRINO»
[SI DA ATTO CHE NELLA FOTO 8 E' RAFFIGURATO MARCIANO' VINCENZO Cl. 1977]
«Vincenzo era accompagnato da suo padre noto come “zio Peppino” che riconosco nella foto 31. Anche con loro ho parlato dell'affare di Mentone e dei futuri eventuali traffici di stupefacenti. Ricordo che MARCIANO' Giuseppe mi disse di mandare un'ambasciata a PALAMARA che si occupava di stupefacenti mentre lui faceva dell'altro.
[SI DA ATTO CHE NELLA FOTO 31 E'
RAFFIGURATO MARCIANO' Giuseppe]

«Riconosco nella foto nr. 10 e nr. 12 due dei fratelli DE MARTE, cugini dei fratelli PELLEGRINO. Non ricordo esattamente i nomi magari nel proseguo dell'interrogatorio posso essere più preciso. Credo ma non ne sono sicuro che la persona di cui alla foto 10 sia il DE MARTE soprannominato “testa di ciuccio” che abita a Gerenzano e gestiva una ditta di movimento terra»
[SI DA ATTO CHE NELLA FOTO 10 E' RAFFIGURATO DE MARTE FRANCESCO RESIDENTE A GERENZANO (VA) E NELLA FOTO 12 DE MARTE ROCCO]

«OLIVERI veniva a trovarmi spesso a Rho perché sapeva che con me poteva trafficare in droga e armi. Come riferito in precedenza nel 2005/2006 quando abbiamo attivato il“locale” di Belvedere e la 'ndrina distaccata di Rho lui si è trasferito in Lombardia in un paese ubicato nei pressi del paese di Gerenzano ove abita DE MARTE 'testa di Ciuccio'. A quel punto è divenuto attivo nella nostra 'ndrina». «Più volte OLIVERI si è vantato con me di conoscere alcuni paesani della zona di Ventimiglia dediti al traffico di cocaina ed attivi anche in materia di armi. In particolare mi diceva che in caso di necessità qualora fossimo momentaneamente rimasti privi di droga avremmo potuto chiederci aiuto. Mi fece in particolare i nomi dei fratelli PELLEGRINO, dei fratelli DE MARTE e di tale GIOVINAZZO Marcello, tutti soggetti particolarmente potenti ricordo che disse questa frase riferita a loro: 'ne liberi, a 5000' intendiamo dire 'Dio ce ne scampi sono una potenza a 5000 Volt'». «Ricordo bene il nome di Marcello GIOVINAZZO poiché un Marcello era un mio sodale e GIOVINAZZO è un nominativo che rimane impresso».

«OLIVERI ha iniziato a parlarmi dei paesani di Ventimiglia e Bordighera nel 2004-2005 quando ancora era a Torino poiché all'epoca già aveva da tempo rapporti con loro. Io ancora non li conoscevo poiché come riferito in precedenza ho incontrato per la prima volta i fratelli PELLEGRINO sono nel 2005/2006 a Sanremo in occasione dell'affare di Mentone. Come detto Angelo andava e veniva spesso da Ventimiglia e Bordighera e di volta in volta acquisiva o rivendeva loro della cocaina, a seconda della necessità. Lui me ne parlava nella mia veste di capo locale. Anche se non ero direttamente coinvolto nell'affare in ogni caso lui era tenuto a versare al 'locale'una percentuale, i cosiddetti 'punti'. Per fare un esempio quando arrivava una partita di stupefacente in un “locale” il capo locale mi mandava l'ambasciata per chiedermi di quanto avessi bisogno. Io avrei fatto la stessa cosa nei loro confronti. Io affidavo lo stupefacente ad un custode. A quel punto noi giravamo lo stupefacente ai sodali che si occupavano della droga e fissavo un prezzo ovviamente superiore a quello che avevo pagato. Esempio se avevo pagato € 36000 dovevo restituire almeno € 40000. Inoltre dovevano aggiungere almeno 2/3 punti ossia € 2000/3000 per la cd. 'bacinella' o cassa comune ma di fatto era il mio guadagno. Ovviamente non mi interessava il prezzo finale di vendita. Preciso che un 'locale' di 'ndrangheta controlla dei grossi quantitativi alle singole bustine ed il piccolo spaccio attualmente nelle mani dei marocchini. Vorrei aggiungere che io mi interessavo principalmente di appalti e lavori di edilizia. Trattavo lo stupefacente per questione di potere e di controllo della zona. D'altro canto il traffico di stupefacenti è fonte di liquidità per le attività del “locale” ed in particolare per finanziare l'acquisizione di attività economiche a seguito di usure ed estorsione».

«Più volte come 'locale' abbiamo fatto affari con la gente di Bordighera e Ventimiglia. Io li ho vissute personalmente».

«Nel 2007/2008 non ricordo esattamente la data OLIVERI mi chiese di procurargli due chili di cocaina poiché presso la sua abitazione c'erano dei paesani di Ventimiglia che avevano necessità. Non avendo stupefacente in magazzino ho chiamato EGITTO Agatino e l'ho mandato a Corsico da “Ciccio” Francesco BARBARO paesano di Platì cugino e socio di Mico TRIMBOLI a sua volta genero di Mico Domenico PAPALIA, nipote di Rocco e Antonio PAPALIA. Ciccio è alto 1,65 circa, capelli cortissimi, poco più giovane di me, faceva l'autotrasportatore forse aveva dei camion a quattro assi a lui intestati.
Poche ore dopo
EGITTO è tornato dicendomi che era tutto a posto e che il carico sarebbe giunto a breve all'uscita autostradale di Turate. Ora che mi ricordo è proprio Turate il paese di OLIVERI. All'appuntamento sono andato anch'io proprio perché arrivava “uno da fuori”. Siamo andati con l'auto in uso ad Agostino. Se non ricordo male era una Lancia Libra SW... Dopo poco è giunto un giovane di 25-26 anni soprannominato “u cinghiale” a bordo di un maxi scooter. Noi abbiamo fatto staffetta sino a casa di OLIVERI. Siamo saliti in casa io Angelo ed il giovane. In casa vi erano cinque o sei persone. Oltre ad Angelo ricordo che c'erano uno dei fratelli DE MARTE, Ciccio testa di ciuccio che abita a Gerenzano … con il fratello che riconosco nella foto 12. c'erano sicuramente anche due dei fratelli PELLEGRINO. Ricordo Maurizio... Non posso essere sicuro dell'altro e cioè se Robero della foto 7 o Gianni o GIOVANNI della foto n. 3. Degli altri soggetti presenti non ricordo i nomi. Erano comunque gente di loro appartenenti allo stesso gruppo. Uno forse era della zona di Milano poiché l'avevo visto in altre occasioni in compagnia di OLIVERI e di DE MARTE Testa di Ciuccio. Riconobbi subito PELLEGRINO Maurizio che come ho detto avevo conosciuto a Sanremo nel 2005-2006. Il platiota ha prelevato due panetti dallo zaino e li ha posati sul tavolo. Angelo ha inciso con un coltello uno dei due panetti e prelevato un grammi che ha pesato su un bilancino di precisione. Quindi con un procedimento che in precedenza non avevo mai visto ha verificato la qualità. Ricordo che ha messo lo stupefacente in un cucchiaio da cucina ha aggiunto dell'ammoniaca quindi l'ha scaldata sul fornello. La cocaina si è sciolta. A quel punto ha aperto il rubinetto dell'acqua. Ha quindi poggiato il cucchiaio su una spugnetta ove scorreva l'acqua raffreddando il cucchiaio. Ho visto solidificarsi parte del liquido. Angelo a quel punto a versato il liquido rimasto e ripesato la parte solida. Il pero era di 0,93 – 0,95 gr. Tutti erano contenti poiché la droga era di ottima qualità. Ricordo che a quel punto hanno suonato alla porta i Carabinieri. Ci siamo nascosti in camera da letto. Dovevano notificare un atto ad OLIVERI. Lui mi fece leggere l'atto ma non ricordo assolutamente di cosa si trattasse. Usciti i Carabinieri, il platiota spaventatosi si è subito allontanato. A quel punto abbiamo perfezionato il pagamento. Loro mi dovevano € 90000, € 45000 al chilo. Il denaro lo avevano tutti. Ciascuno ha tirato fuori una mazzetta, chi di € 10000 chi di 20.000. Contato il denaro ce ne siamo andati».

Nel verbale del 20 agosto 2013 dopo vari riconoscimenti e inquadramenti degli 'ndranghetisti di diverse cosche, il collaboratore Oliverio procede:

«come avevo accennato nel verbale del 22/7/2013, tramite mio cugino Angelo OLIVERI, con i PELLEGRINO ed i DE MARTE abbiamo trafficato anche in armi almeno in paio di occasioni. Più che altro ci siamo scambiati delle armi. Come già riferito, qualche giorno dopo la cessione dei due chili di cui ho parlato, ero andato a trovare Angelo a casa sua. Lui mi ha mostrato, mettendole sul tavolo della cucina, tre pistole, una semiautomatica cal 9x21 di cui non ricordo la marca, un revolver cal. 38 o 357 a canna corta forse 2 pollici ed una semiautomatica più piccola della precedente. Lui me le aveva mostrate perché sapeva che mi interessavano le armi e le compravo abitualmente solo che mi chiese € 1550 l'una e io gli risposi che erano troppo care. OLIVERI mi disse che le pistole gliele avevano fornite i PELLEGRINO. Non mi disse esattamente chi, forse Maurizio o Roberto che lui nominava sempre. Qualche tempo prima Angelo mi aveva chiesto se potevo procurargli una pistola con urgenza per i PELLEGRINO. Io avevo a portata di mano una Glock cal 9 e gliel'ho consegnata unitamente a una confezione di 50 colpi. La pistola me l'aveva fornita Marcello CRIVARO di Como. Qualche giorno dopo consegnai ad Angelo, sempre per i PELLEGRINO, anche una cal. 9 corta con 50 colpi. Non mi ricordo chi mi diede questa pistola. Come detto trafficavo normalmente in armi, molte volte le avevo io personalmente e altre volte le avevano i miei ragazzi, per lo più “contrasti onorati” o comunque soggetti incensurati.Avevamo un paio di canali con la Svizzera, uno gestito da alcuni africoti residente al confine ed un altro gestito dalla nostra 'ndrina di San Giovanni in Fiore (CS).Trattavamo qualsiasi dito di arma, dagli AK 47 detti kalashnikov alle pistole. Le pistole arrivavano con la matricola ribattuta con un caricatore pieno e 50 colpi. Si trattava di pistole nuove. Avevamo anche la possibilità di reperire armi usate attraverso altri canali. Di tali vicende ne ho già parlato con la Procura di Catanzaro».

«come già accennato, nel periodo in cui ero latitante, tra il 2005 ed il 2007, sono venuto in Liguria poiché dovevo andare a Mentone per trattare con dei soggetti di origine calabrese o comunque legati a clan calabresi e residenti in Sudamerica un grosso carico di cocaina proveniente dall'America Latina via Spagna. A tal fine, un calabrese, originario della piana che all'epoca aveva un'agenzia di modelle a Milano nei pressi di corso Buenos Ayres, tale Ferdinando, mi ha portato a Sanremo da un suo conoscente calabrese che ci ha ospitato nel suo appartamento sulle colline di Sanremo. Non ricordo il nome della persona che ha ospitato. Ricordo che aveva i capelli lunghi e mi parlava in italiano senza alcun accento calabrese. Da Sanremo mi sono poi spostato a Mentone dove ho incontrato i narcotrafficanti. Con loro ho trattato un grosso quantitativo di cocaina, si parlava di più di 500 Kg. Ero finanziato dai PAPALIA di Buccinasco che erano destinatari dello stupefacente. Io all'epoca ero latitante e non avevo la disponibilità economica sufficiente e per questo ne avevo parlato con i PAPALIA che ci erano dimostrati interessati. In particolare avevo parlato con Rocco TRIMBOLI di Volpiano. Era presente Ciccio BARBARO del '76 ed un altro paio di giovani tra i quali un nipote dei PEPALIA. L'affare me lo aveva proposto un mio affiliato tale Domenico MORRONE nato a Bianchi (CS) che abitava tra il Piemonte e la Lombardia se non sbaglio nelle vicinanze di Castelletto Ticino (No). L'appartamento era di Franco GENTILE del clan degli ARENA. MORRONE aveva appreso dell'affare da alcuni francesi, con uno dei quali ero stato detenuto nella stessa sezione del carcere Le Vallette di Torino. Dissi a MORRONE di temporeggiare per parlare con i PAPALIA. Ottenuto la loro disponibilità a finanziare l'operazione, chiesi ai francesi di venire a Milano anche per conoscerli e tastare il terreno. Il francese mi rispose che loro erano in Spagna e che dovevano “guardarsi dalla legge italiana” e che pertanto avremmo potuto incontrarci a metà strada Mentone. Per questo motivo sono andato a Sanremo. Il giorno seguente al mio arrivo, Ferdinando mi ha accompagnato a Mentone ove, come concordato con il francese con il quale avevo parlato, ci siamo incontrati in una gelateria nei pressi del casinò. Con lui c'erano tale Roberto, un italiano di circa 50 anni che parlava qualche parola in calabrese e altri due o tre soggetti. Subito dopo è arrivato anche un napoletano, legato al clan MAZZARELLA, Giovanni TAGLIAMENTO, che avevo già conosciuto nel carcere Le Vallette di Torino. La sua presenza mi rassicurò perché era una persona conosciuta. All'epoca Giovanni TAGLIAMENTO aveva i capelli corti brizzolati, piuttosto alto, bella presenza...Loro mi dissero che al momento avevano a disposizione circa 200 Kg che si trovavano in Spagna e che avrebbero recapitato a Milano ad un prezzo, per noi, di circa € 28.000 – 29.000 al Kg. Mi sono appartato con Giovanni il quale mi disse che erano persone a posto e che avrebbe voluto entrare nell'affare ma non aveva la disponibilità economica per coprire tutto l'importo. Aggiunse che era contento del nostro intervento e che se ero d'accordo si sarebbe interessato a commerciare parte della droga, circa 50-100 kg tramite alcuni paesani calabresi del Ponente Ligure. Avevo ancora qualche diffidenza nei confronti dei francesi anche perché mi dissero che avevano lavorato con persone vicine ai PAPALIA e in particolare Pasqualino MARANDO e Ciccio BARBARO, persone con le quali lavoravo anche io abitualmente e che mai mi avevano parlato di loro. Per questo motivo gli chiesi di venire a Milano a consegnare lo stupefacente ed a tal fine dissi loro avrei procurato a Roberto documenti falsi fornendo alloggio e mezzi di locomozione. Loro accettarono. La sera io e Ferdinando siamo rientrati a Sanremo». «Il “compare” di Sanremo ha portato me e Ferdinando in giro per locali ed a tutti mi presentava come “amico nostro”. Ciò mi ha fatto capire che era persona vicina alla 'ndrangheta anche se lui non si era presentato come appartenente. Avendo appreso da TAGLIAMENTO che era sua intenzione trattare lo stupefacente con i suoi paesani liguri, per correttezza di 'ndrangheta, dato che lo stupefacente sarebbe stato comunque nella mia disponibilità, ho ritenuto opportuno presentarmi e parlare personalmente con gli esponenti del “locale” di Ventimiglia. A tal fine chiesi al compare di Sanremo di farmi incontrare gli esponenti del “locale” di Ventimiglia. PALAMARA che invece già conoscevo per averlo, come già spiegato più volte, incontrato nel carcere di Torino qualche anno prima, l'avrei avvisato personalmente o comunque tramite ambasciate. Così, come già detto, il giorno successivo ho avuto una serie di incontri. La mattina al mio risveglio, il compare non era in casa. Sua madre ci ha servito la colazione precisando che il figlio sarebbe tornato a breve. In effetti dopo poco è tornato e mi ha detto “andiamo che ci sono gli amici che ci aspettano”. Nei pressi dell'abitazione del compare ho incontrato i fratelli Maurizio e Roberto PELLEGRINO. Loro non si sono presentati formalmente come 'ndranghetisti. D'altra parte non c'è n'è stato bisogno poiché in primo luogo io sapevo che quel giorno che avrei dovuto incontrare esponenti del 'locale' e soprattutto perchè mio cugino OLIVERI Angelo mi aveva parlato più volte dei paesani della Liguria ed in particolare proprio dei fratelli PELLEGRINO. Pertanto già li conoscevo di nome. Inoltre nel parlare gli domandai a quale “famiglia” appartenessero e loro mi risposero che facevo parte dei SANTAITI-GIOFFRE' di Seminara. Gli raccontai della possibilità di aprire un canale per la fornitura di stupefacente e riferii loro che nell'affare era coinvolto anche Giovanni TAGLIAMENTO. Loro si dimostrarono favorevoli. Come stabilito con TAGLIAMENTO parlai loro di 50-100 Kg di cocaina al prezzo di € 30-33.000 al Kg. Con i PELLEGRINO ci siamo accordati per rivenderci la sera a cena. Loro mi hanno invitato dicendo che sarei stato loro ospite e che mi avrebbero presentato gli altri della 'ndrina. Chiesi al compare se era sufficiente parlare con i PELLEGRINO e se era tutto a posto avvisandolo che in ogni caso avrei mandato un'ambasciata a compare 'Ntoni ossia Antonio PALAMARA. Lui mi rispose “non ti preoccupare che nel pomeriggio ti faccio parlare con u zio Peppino”. In quel momento non mi disse altro per me era sufficiente poiché, per come me lo aveva indicato, avevo capito che si trattava di un esponente di vertice del “locale”. Come dirò in seguito nello spiegare la struttura di vertice e le cariche della 'ndrangheta con il termine zio si fa riferimento ad una figura di vertice e di riferimento del “locale” che generalmente può assumere la carica di capo locale o contabile... Nel pomeriggio effettivamente ho incontrato questa persona per strada sulle alture di Sanremo, a 5 minuti di auto dall'abitazione del compare. Lui mi disse “dicete compare dite che vi ascolto”. Gli ho raccontato dell'affare di Mentone così come avevo fatto con i PELLEGRINO in mattinata. Lui rispose “Compare di queste cose parlare con compare Antonio. Ci parlo pure io ma voi mandateci l'ambasciata. Di “quel discorso” se ne occupa lui. Io mi occupo di altre situazioni. Quello che decide lui è ben fatto”. Ho capito che si riferiva a PALAMARA Antonio. A quel punto io gli dissi “Compà questi vicini a voi che ho visto stamattina mi hanno invitato a cena, ci siete anche voi? Lui rispose: “Compà lasciate che sti giovani ogni tanto mi fanno arrabbiare. Io non ci sono stasera”. Non ha fatto nomi ma ho dato per scontato che il compare di Sanremo gli avesse parlato del mio incontro con i PELLEGRINO. In effetti lui ha capito perfettamente. Mi parve anche di capire che MARCIANO' era quantomeno indisposto nei confronti dei PELLEGRINO per il loro atteggiamento, anche se nulla, in quel momento mi venne detto. Come riferito nei precedenti verbali, fu Angelo OLIVERI a dirmi che i PELLEGRINO avevano intenzione di staccarsi da Ventimiglia e creare un “locale” autonomo a Bordighera. Ribadisco che nel verbale del 22/7/2013 mi ero sbagliato quando avevo detto di aver conosciuto MARCIANO' Giuseppe nel ristorante. Presso quel ristorante ci sono comunque stato quella stessa sera a cena. Ricordo che il Ristorante non era sul lungomare». «Nel ristorante ho visto numerosi compaesani, molti dei quali li ho riconosciuti nelle fotografie che la SV mi ha già mostrato nei precedenti interrogatori. Effettivamente non c'erano né MARCIANO' Giuseppe, né suo figlio Vincenzo. Non c'era neppure Antonio PALAMARA. Ricordo sicuramente il nipote di Peppino, Vincenzo MARCIANO' e Ciccio BARILARO, persona anziana particolarmente riverita dai più giovani e che io ho capito essere un personaggio di spicco della zona di Bordighera. C'erano anche i fratelli PELLEGRINO, Maurizio, Roberto e Giovanni, se non sbaglio c'era anche Michele. Fuori dal locale, mi è stato presentato anche compare Fortunato, il fratello di Ciccio BARILARO. Lui però non è entrato e si è allontanato dopo aver chiesto il permesso. E' usanza di 'ndrangheta che quando arriva un latitante, in gergo definito il “cavaliere errante”, tutti gli appartenenti del 'locale' si presentino e si mettono a sua disposizione per qualsiasi necessità. Ciò avviene anche per mostrare la forza del 'locale' e il numero degli affiliati. Per questo motivo quella sera era un continuo viavai di persone, alcune si fermavano a vena con noi ed altre si allontanavano dopo essersi presente. Dai discorsi che fatti, ho appreso che si trattava per la maggior parte di soggetti della zona di Bordighera ove trattavano di movimento terra, gestione di locali e videopoker. Ricordo che Vincenzo MARCIANO' sedeva alla destra del capotavola Ciccio BARILARO. Preciso che il latitante, “a circolo formato”, ossia nelle riunioni formali in cui deve essere presa una decisione importante o anche officiato il rito del “battesimo” è l'unico che può essere armato. Data l'importanza e la delicatezza della situazione, alle cene in cui sono presenti dei latitanti, non possono partecipare persone che non siano di sicura e provata affidabilità e dunque affiliati e, al limite, qualche “contrasto onorato” già testato. In altre parole necessariamente dei sodali».

Quanto riferito, anche in questa circostanza, dal collaboratore di giustizia Francesco Oliverio si è rivelato, come già in precedenza si era indicato, assolutamente attendibile.

Nella Sentenza del Tribunale di Imperia, alla luce anche dell'esito dibattimentale - con anche il contro-esame, da parte delle Difese, del collaboratore durante la sua testimonianza, è infatti riconosciuto, nelle sue dichiarazioni, come pienamente credibile. Così come assolutamente credibile è stato indicato l'altro collaboratore, Gianni Cretarola.(«...Nei procedimenti penali in cui hanno deposto sia Oliverio che Cretarola sono stati giudicati assolutamente attendibili e le loro dichiarazioni, tutte ampiamente riscontrate, hanno permesso di dimostrare gravi reati tanto che è stata riconosciuta loro l'attenuante della collaborazione ex art. 8 L.203/91)»).

Grazie alle dichiarazioni dei collaboratori, in primis di Francesco Oliverio che era già capo “locale” di Belvedere Spinello e della 'ndrina distaccata a Rho, non solo si è ricostruito al dettaglio il contesto interno alla 'ndrangheta, dalla struttura alle regole. Proprio attraverso tale testimonianza, ad esempio, si è compreso che i “conflitti” interni all'organizzazione, ovvero le “trascuranze”, non vengono affrontate al Nord allo stesso modo con cui vengono affrontate in Calabria. E così si comprende pienamente, ad esempio, perché il “conflitto” (tutto interno alla 'ndrangheta, alle logiche e regole della 'ndrangheta) tra MARCIANO' ed i PELLEGRINO non fosse arrivato ad estreme conseguenze (come sarebbe stato in Calabria), ma è stato “tollerato”, così da non attirare attenzioni investigative e giudiziarie.

Testualmente - dalla Sentenza di primo grado - sulla questione:

«I collaboratori, entrambi vissuti e 'attivati' al Nord Italia o in regioni … diverse dalla Calabria, hanno diffusamente illustrato nette differenze nel modo stesso di vivere la 'ndrangheta, in quanto le medesime regole vengono diversamente rispettate, in forma rigorosissima e quasi maniacale in Calabria ove ogni violazione è pesantemente sanzionata, in forma più elastica al Nord ove le violazioni che non rivestano gravità assoluta sono invece tollerate come 'trascuranze'.

CRETAROLA
Dich. - in Calabria c'è molta più attenzione e rispetto maniacale per le regole, quindi, ogni 'ndranghetista deve nell'arco delle 24 ore sempre dar modo di rispettare fedelmente ogni regola sociale sia negli atteggiamenti che nei comportamenti e quant'altro. Qui al Nord è molto più blanda questa cosa e, quindi, un componente 'ndranghetista può sia avere un tenore che rispecchia le regole di 'ndrangheta che anche prendersi -diciamo- i suoi svaghi.
P. M. - quindi, c'è meno... cioè la regola è la stessa, però, viene rispettata magari con più tolleranza?
Dich.
- ... la regola è la stessa, ma viene rispettata diversamente.
P.M.
- ho capito, quindi, in caso di trascuranza o di violazioni non ci sono reazioni militari che viceversa ci sarebbero giù in Calabria?
Dich. - se non sono cose di una gravità assoluta, no.
P. M. - ho capito. Senta, questo lei l'ha avuto modo di constatare anche di persona oppure sempre dai racconti che ha avuto...?
Dich. - ho avuto modo di constatarlo anche di persona anche coi miei coimputati della 'ndrina operativa a Roma... quando noi volevamo castigare i picciotti, li rimandavamo in Calabria, perché in Calabria loro facevano una vita molto più ferrea che non... che diversamente potevano fare a Roma, che era una vita fatta -invece- di crimini, ma a fianco ai crimini potevano andare a divertirsi come ragazzi della loro età, quindi, usufruivano di locali notturni, di prostitute e di quant'altro e di un vestiario anche nell'abbigliamento come i giovani portano, quindi, con questi pantaloni a vita bassa e quant'altro, cosa che - invece- in Calabria dovevano rispecchiare in maniera maniacale sia l'impostazione di decoro sia che tutti i dettami morali -morali- che implicano al 'ndranghetista di non fare determinato tipo di frequentazione, (ud. 24/4/14 pg. 55)

OLIVERIO
DICH. - Come posso esprimermi? In Calabria è fiscale la cosa. In Calabria la regola è quella e se sgarri muori. Al nord, per evitare proprio queste cose, per non fare casino, per non fare reati di sangue gravi, se non c'è proprio estremamente un motivo, succede che sono più tolleranti, tollerano di più. Se qualche giovanotto fa qualche trascuranza, la trascuranza fa l'uomo, c'è quello che dice: va beh, ma ha fatto bene! C'è quello che dice: No, non ha fatto bene! Però alla fine hanno fatto una trascuranza e la coprono così, come trascuranza.
Omissis
DICH. - Le regole sono quelle. Poi al nord sono più tolleranti, c'è più tolleranza. Le regole sono quelle, uguali e specificamente per tutti. La regola è uguale per tutti, come quella di Reggio, come quella di Crotone e via dicendo. Però, poi, al nord, all'estero, ci sono più tolleranze proprio per evitare conflitti, un contrasto che può scoppiare anche una faida che ci sono morti anche al nord come è successo negli anni novanta proprio per la faida che abbiamo fatto noi e anche a Milano sono successi un sacco di morti. (ud. 16/1/14 pg. 55)»

Nell'analisi dei dati emersi in fase di dibattimento le dichiarazioni già rese dal collaboratore di giustizia Francesco Oliverio sono state confermate dallo stesso, rendendo vani i tentativi (e le intimidazioni) volte a screditarlo. Tra i vari punto delle verbalizzazioni che si sono visti, puntualmente dettagliati in dibattimento, anche quello relativo alla cena a Ventimiglia, quando lo stesso Oliverio era latitante. Così come gli altri passaggi anche questo, ritenuto estremamente significativo, è così riportato anche nella Sentenza di promo grado:

«E' altresì rilevante il dato riferito da Francesco Oliverio di una cena cui erano presenti soggetti di provata affiliazione alla 'ndrangheta (e con ruoli apicali come Fortunato e Francesco "Ciccio" Barilaro), organizzata per accogliere lo stesso Oliverio. A questa cena parteciparono Pellegrino Roberto e Pellegrino Maurizio (v. deposizione Oliverio Francesco udienza 16/1/14, pag.108):

(omissis)
P.M. - Arriviamo alla sera. Dove andate la sera? Dove la portano?
DICH. - La sera mi portano a Ventimiglia in un ristorante un po' internato.
DICH. - C'era questo Ciccio Barillaro.
DICH. - Sedeva a capotavola.
DICH. - È come una persona, nella 'ndrangheta uno che siede a capotavola è una persona che, magari, anche se non è il capo, che è una persona anziana che e'ha delle cariche grosse, anche se non è capo per rispetto, a mancanza del capo locale...
P.M. - Quindi, in quel contesto era il più importante?
DICH. - In quel contesto, sì. In quel contesto lì, in quel momento, sì.
DICH. - Però fuori avevo conosciuto anche un certo Fortunato...
P.M. - Che è parente?
DICH. - Sì, mi diceva che era il fratello di Ciccio
P.M. - I Pellegrino ...?
DICH. - Roberto e Maurizio si sono trattenuti. Abbiamo consumato anche il pasto. Si sono comportati tutti alle regole, come si dice, bene. A livello 'ndranghetistico si sono comportati benissimo
».


Nell'ambito del dibattimento, ovvero il fondamento della
Sentenza di primo grado del processo “LA SVOLTA”, tra gli altri elementi valutati pienamente dai giudici vi sono, ad esempio, le vicende elettorali, così come il condizionamento della Pubblica Amministrazione, per perseguire i propri fini Ed anche in questo ambito i BARILARO-PELLEGRINO sono stati, come purtroppo sappiamo, protagonisti.
Nella Sentenza del Tribunale di Imperia le questioni sono così sintetizzate:

«L'acquisizione diretta o indiretta della gestione o del controllo di attività economiche, di concessioni, di autorizzazioni, appalti e servizi pubblici

Alcuni di questi interessi corrispondevano sicuramente a taluna delle finalità normativamente individuate dal legislatore all'art.416 bis cp e che caratterizzano un'associazione che le persegua con metodo mafioso.


- Una di queste era la finalità di acquisizione diretta o indiretta della gestione o del controllo di attività economiche, di concessioni, di autorizzazioni, appalti e servizi pubblici.


- Si è già detto della (emblematica) vicenda dell'agriturismo "il Povero" che testimonia di una metodica criminale tipicamente mafiosa con la quale, nel caso concerto, i PELLEGRINO perseguirono l'obiettivo di acquisire la gestione di quell'attività economica.

Altre attività imprenditoriali erano diventate oggetto di interesse da parte dei fratelli PELLEGRINO. Costoro avevano acquisito (con PELLEGRINO Giovanni), un locale notturno di Sanremo ("La Grotta del Drago") che poteva costituire fonte di guadagni apparentemente leciti.


Va a poi ricordato che le famiglie PELLEGRINO-BARILARO cercarono pervicacemente di ottenere l'autorizzazione all'apertura di una sala-giochi a Bordighera (che nelle loro intenzioni sarebbe stata intestata ad una società facente capo a PEPE' Lucia, figlia di PEPE' Benito e moglie di PELLEGRINO Maurizio).

Per conseguire tale risultato cercarono di vincere le resistenze di quegli amministratori che, in seno alla Giunta Comunale, di Bordighera si opponevano alla richiesta in questione. Ora, il Tribunale di Sanremo ritenne nel giudizio di primo grado, di escludere la penale responsabilità di Pellegrino Giovanni e Barilaro Francesco per il reato di cui all'art.338 cp. (minacce a corpo amministrativo), loro contestato a in relazione alle condotte serbate in danno degli assessori della giunta comunale di Bordighera (Sferazza e Ingenito) che avevano mostrato contrarietà al rilascio della relativa autorizzazione.

Tuttavia sul punto deve tenersi conto di alcuni dati:

- il capo della sentenza che concerne l'imputazione in questione deve essere ancora valutato in grado di appello (la Corte di Cassazione ha annullato la pronunzia della sezione della Corte d'Appello di Genova che aveva, a sua volta, annullato la pronunzia assolutoria del Tribunale di Sanremo) [in Appello la sentenza di assoluzione era stata ribaltata con condanna al PELLEGRINO Giovanni a 2 anni e 3 mesi ed al BARILARO Francesco a1 anno e 10 mesi, ndr]

- La decisione assolutoria di primo grado fu determinata, come è logico, dalla valutazione del patrimonio probatorio in allora messo a disposizione del collegio giudicante.

All'epoca del giudizio non era pertanto nota al collegio la vasta mole di elementi che in questa sede hanno determinato la convinzione del Collegio circa l'appartenenza dei menzionati soggetti ad una locale di 'ndrangheta o, comunque ad una struttura 'ndranghetstica operante in Bordighera.

• All'esito del processo non fu ritenuto che le condotte di PELLEGRINO Giovanni e BARILARO Francesco integrassero minacce ma non fu in alcun modo esclusa l'esistenza di associazioni mafiose alle quali appartenessero i due imputati.
• Va, infatti, sottolineato che l'art.339 cp (che contempla la relativa aggravante) prevede un aumento di pena allorché una minaccia a Corpo Amministrativo sia rivolta avvalendosi della forza intimidatrice derivante da associazioni segrete esistenti o supposte.
• Conseguentemente l'unica valutazione che fu compiuta in allora, lo si ripete, sulla base degli elementi probatori disponibili, fu nel senso di escludere che le condotte dei due imputati apparissero integrare una minaccia.

Nulla fu detto in ordine all'esistenza o meno di sodalizi mafiosi nei quali fossero inseriti (o dei quali si fossero avvalsi) i due imputati.

Nel concludere questa parte della motivazione non può sottacersi che costituisce un dato di comune esperienza il fatto che la ricerca del conseguimento di attività economiche, l'ottenimento di concessioni ed autorizzazioni amministrative rappresentano una finalità essenziale per le organizzazioni d stampo 'ndranghetistico.

E', infatti, in questo modo che possono essere realizzati ulteriori profitti e, comunque, è attraverso attività imprenditoriali apparentemente lecite che possono essere reinvestiti e/o riciclati gli introiti di danaro derivanti dalle attività illecite poste in essere dal sodalizio. E tali reinvestimenti e/o riciclaggi talvolta avvengono in attività svolte nel medesimo ambito locale in cui opera e ottiene profitti l'organizzazione mafiosa, in altri casi le attività economiche apparentemente lecite vengono messe a disposizione di sodalizi 'ndranghetistici attivi in altri contesti territoriali».

«Tra i fini tipizzati dal legislatore al Part.416 bis cp. ve ne è uno perseguito ormai quasi immancabilmente dalle organizzazioni mafiose, grazie alla loro temibilità e alla conseguente capacità di condizionamento (e di assoggettamento) delle coscienze (anche) politiche dei membri di una comunità.

Ben si comprende, dunque, la scelta del legislatore che, nel 1992 (con la legge n.306) sulla base dell'esperienza riscontrata - specie nelle realtà ad alta densità mafiosa - sancì che a connotare un'associazione come mafiosa non era solo la commissione di delitti posti in essere con metodo mafioso bensì anche il perseguimento con analogo metodo di altre finalità (in sé non delittuose). L'ordine pubblico (nella specie dello svolgimento di un'ordinata vita politica e democratica) fu visto dal legislatore come uno degli interessi posti a rischio dall'agire dei sodalizi mafiosi.

E, siccome il momento fondamentale della vita democratica di una comunità è dato dalla scelta (nell'ambito delle assemblee elettive locali o nazionali) dei rappresentanti da parte dei rappresentati, si individuò la condotta da perseguire penalmente nelP "impedimento o nell'ostacolo posto al libero esercizio del voto o nel procacciamento di voti a sé o ad altri in occasione di consultazioni elettorali".

La ragione dell'interessamento dei gruppi mafiosi al condizionamento dei risultati elettorali è data dal fatto che le scelte politico-amministrative possono influire in modo importante sul consolidamento e sull'espansione di tali organizzazioni criminali.

(...)

Anche a causa dello scadimento della vita politica, alla diffusa perdita di importanza della preparazione culturale e alla mancanza di afflati ideali (sia nei rappresentanti che nei rappresentati),

tale procacciamento di voti risulta oggi facilitato e la scelta elettorale avviene spesso anche per mera riconoscenza verso chi ha organizzato un banchetto (purtroppo al fenomeno non è neppure estraneo un rapido peggioramento negli ultimi lustri delle condizioni economiche degli elettori). Ora, nelle persone aventi una minima coscienza democratica le pratiche a cui si è accennato già destano perplessità quando avvengono nel contesto di un agire legato a finalità puramente clientelari.

Quando a ciò si aggiunge l'intervento di gruppi criminali mafiosi che si spendono per il sostegno elettorale di un candidato il dato risulta ancor più preoccupante. Intanto perché, come si è sopra detto, il peso del contributo di un sodalizio mafioso è assai maggiore. In secondo luogo perché in un rapporto di do ut des, quale è quello ormai tipico delle prassi sopra descritte, /'/ vincolo di mandato di chi verrà eletto con i voti procacciati dal sodalizio criminale sarà certamente più stringente e meno libero.

Ma l'aspetto più preoccupante è che il sodalizio mafioso, forte del potere di passare all'incasso dopo il sostegno dato (e di minacciare di non rinnovarlo alla successiva competizione elettorale), è spesso in grado di orientare le scelte politico\amministrative di chi ha appoggiato. E tali scelte verranno indirizzate prevedibilmente in modo da agevolare o non ostacolare le attività illecite del gruppo criminale a cui si deve la propria fortuna politica.

(...)

Tornando alle vicende del nostro processo l'istruzione dibattimentale svolta ha evidenziato un particolare attivismo di esponenti del gruppo mafioso PELLEGRINO/BARILARO (in particolare di PELLEGRINO Giovanni) nel sostegno a candidati ad elezioni comunali (a Bordighera), regionali e nazionali.

Il sodalizio operante nella zona di Bordighera è risultato aver organizzato cene, mobilitato persone sulle quali si aveva influenza, sostenuto pubblicamente candidati in elezioni comunali, regionali e nazionali. A livello locale i PELLGRINO sostennero attivamente il Sindaco Giovanni Bosio alle elezioni amministrative del Consiglio Comunale di Bordighera nei due mandati che lo videro eletto (l'ultimo dei quali terminato con lo scioglimento del consiglio comunale per infiltrazioni mafiose in data 24 marzo 2011 ).

Ed invero, nella conversazione telefonica nr. 5654, intercorsa fra PELLEGRINO Giovanni e COSTA Francesco, all'epoca direttore del Catasto di Imperia, si parla dell'organizzazione di un incontro fra BARILARO Francesco e BOSIO Giovanni per discutere sulle imminenti elezioni amministrative (del 2006)

(…)

- E' dimostrata la partecipazione di PELLEGRINO Giovanni ad una cena elettorale tenutasi nel 2010 in favore di Bosio presso il ristorante "Le Volte" di Marciano Giuseppe a Ventimiglia.

- Il teste Enzo Taggiasco, floricoltore di Bordighera ha confermato di aver partecipato a detta cena elettorale a sostegno di Bosio cui presenziarono BARILARO Francesco detto "Ciccio", PEPE Benito, CIRICOSTA Michele, PELLEGRINO Giovanni e BARILARO Fortunato (v. deposizione Taggiasco Enzo pag.98 e ss dell'incidente probatorio del 21.12.2012).

Ecco allora che (con riguardo alle menzionate minacce agli assessori del comune di Bordighera oggetto del processo definito dal Tribunale di Sanremo con sentenza del 24 novembre 2011 -. PP. 1626/09) si comprende il senso della frase proferita da Giovanni PELLEGRINO quando lo stesso si recò a far visita all'assessore Sferazza, dopo che questi si era impegnato per impedire ad una società di cui era titolare PEPE' Lucia (moglie di PELLEGRINO Maurizio) l'apertura di una sala-giochi nel centro di Bordighera.

Poiché le famiglie PELLEGRINO-BARILARO avevano appoggiato la giunta di centro destra di cui faceva parte l'assessore Sferazza a questi fu detto da PELLEGRINO Giovanni "....quando avete avuto bisogno dei nostri voti Noi ve li abbiamo dati.... "

A prescindere dal rilievo penale che l'espressione usata possa assumere ai fini dell'integrazione del reato di cui all'art.338 cp (la vicenda è ancora sub iudicé) la stessa appare emblematica del modus agendi dei membri del gruppo PELLEGRINO-BARILARO. Nel caso in esame, anche per l'attenzione posta dagli inquirenti nella vicenda (che, insieme ad altre, portò allo scioglimento del Consiglio Comunale di Bordighera) il sodalizio PELLEGRINO-BARILARO non ottenne i risultati sperati.

Tuttavia, come si è sopra rilevato, appare evidente come la possibilità di poter contare su politici o amministratori fidati e in debito di riconoscenza costituisca un notorio fattore di rafforzamento del gruppo criminale mafioso. Queste conclusioni sono confermate dalla testimonianza resa dal collaboratore di giustizia Gianni Cretarola (Pagina 97 udienza 24/4/14):

"Omissis
P. C. - ... era un'abitudine dì uno 'ndranghetista organizzare cene elettorali oppure era un'attività straordinaria?
Dich. - era un'abitudine che soprattutto qui nel Ponente viene portata avanti con consuetudine. P. C. - la finalità?
Dich. - la finalità è dare sostegno a un politico che un domani che verrà eletto darà aiuto e favori a chi l'ha portato avanti in campagna elettorale.
P. C. - un politico a che livello, cioè comunale, regionale,nazionale?
Dich. - un politico in primis a livello comunale perché sono quelli che generalmente riescono più a dare soddisfazione nell'atto pratico quotidiano. Logicamente,avendo l'appoggio poi a livello comunale, si va avanti salendo all'appoggio regionale e quant'altro
omissis
Dich. - ...in una circostanzafu Jerino Antonio che mi disse: "Non c'è 'ndranghetista che non si può interessare di politica", dal punto di vista...,perché io ero molto giovane, quindi, alla televisione anche preferivo guardare programmi più ludici, e-invece- loro erano sempre soliti guardare approfondimenti politici e quant'altro per avere una massima discrezionalità e conoscenza di ciò che gli interessava.
P. C. - e i vantaggi che derivavano poi all'associazione dallo sponsorizzare un politico piuttosto che un altro, come si concretizzavano?
Dich. - si concretizzavano che a livello comunale o a livello regionale successivamente si poteva avere all'interno della struttura pubblica una persona di affidamento e,quindi, una persona su cui intervenire qualora servissero dei lavori da appaltare o degli appalti perfetti da poter effettuare o addirittura dei favori anche a livello giuridico nei Tribunali.
P. C. - e a livello di appalti si cercava di avvantaggiare delle società, delle strutture con membri della 'ndrangheta oppure con persone compiacenti vicino alla 'ndrangheta?
Dich. - assolutamente evitando di avvantaggiare direttamente una ditta facilmente individuabile dalle forze dell'ordine come vicina o collusa con una 'ndrangheta,ma sempre schermandosi attraverso o una cooperativa o una società o un insieme di una Sri che potesse essere non riconducibile assolutamente a nessun componente 'ndranghetista, anzi, era caldamente indicato che questa cosa non si mostrasse che era di proprietà o di appartenenza e vicinanza alla 'ndrangheta.
omissis”

• Infine va segnalato che in un'intercettazione ambientale MARCIANO' Giuseppe, venuto a conoscenza del fatto che i PELLEGRINO-BARILARO erano andati tutti insieme a parlare con il sindaco Bosio della questione della sala-giochi, aveva stigmatizzato questo modo di agire, idoneo ad attirare l'attenzione degli inquirenti e a dimostrare l'ingerenza nella politica da parte di sodalizi mafiosi (V. intercettazione n 1594 rit 1442U0 del 9 agosto 2010 tra MARCIANO' Giuseppe e STRANGIO Rocco:

MARCIANO':L 'altro ieri sera è stato qua il sindaco di Bordighera.. avete visto che macello no?
STRANGIO: Si. si.
MARCIANO': È venuto a mangiare qua con il fratello.. mi ha detto: Peppino?
STRANGIO: No
ormai.. lui non ..
MARCIANO'
: Guardate.. guardate che non hanno il senso di come si deve comportare uno!.. Perché se venivano da me.. dovevano venire uno alla volta., non dovevano venire in sei per dirmi vogliamo fare questo. Quelli li fermavano, li facevano.. ora ne sto pagando le conseguenze anche io!
STRANGIO : Si. sì.
MARCIANO': Avete capito voi?
STRANGIO: Ma non è mica finita ancora per lui!
MARCIANO': Ma pensate voi! Pensate voi!.. Non è finita per nessuno, che alla fine esce fuori qualche.. qualche.. ruffiano! […]


Sempre a testimonianza dell'attivismo "politico" di PELLEGRINO Giovanni questi viene notato in un'annotazione di PG insieme al Vice Sindaco di Bordighera, Mario Jacopucci (esponente di Alleanza Nazionale) all'inaugurazione di un noto locale della città ("U Fundegu").

Ma l'attivismo dei PELLEGRINO oltrepassava i confini della circoscrizione comunale per giungere a fornire sostegno anche a candidati (Eugenio Minasso [nella foto a lato, di spalle, abbraccia il PELLEGRINO insieme ad INGRASCIOTTA Giovanni])alle elezioni per la Camera dei Deputati (risultati peraltro eletti).

E' sempre PELLEGRINO Giovanni il più attivo nel procacciare tesseramenti e nel mobilitare persone in favore di candidati (in particolare di Alleanza Nazionale, partito in cui sia PELLEGRINO Giovanni che MINASSO militavano). Sono state acquisite nel corso del processo le risultanze di intercettazioni telefoniche che rivelano le modalità con le quali operava PELLEGRINO Giovanni. ( P.P. 3726/05/21 RGNR della Procura della Repubblica di Sanremo).

26/10/05
Chiamante PELLEGRINO Giovanni - Chiamato Carlo (da identificare)
Carlo: ciao Gianni
Gianni: ciao Carlo...
Carlo: dimmi tutto
Gianni: ascolta un po', sto raccogliendo un po' di nominativi per fare dei tesseramenti per quell'amico mio di Imperia... ti ricordi?
Carlo: si?
Gianni: quello che è venuto al Regina club
Carlo: si
Gianni: me la fai la tessera?
Carlo: la tessera? Io?
Gianni: si
Carlo: e si che te la faccio
Gianni: ok perfetto. Allora, passo il tuo nominativo... va bene? ... poi ti spiego ...
Carlo: si si, vai tranquillo, vai tranquillo
Gianni: perfetto, ciao Carlo a dopo

26/10/05
Chiamante PELLEGRINO Giovanni – Chiamato Lello (da identificare)
[…]
Gianni: Lello ciao, son Gianni
Lello: ciao Gianni, dimmi
Gianni: ascolta un po'... eeh ... mi ser, mi serve, mi servono dei nominativi per fare delle tessere... per quel mio amico di Savo, di Imperia... ti ricordi?
Lello: si, si, si
Gianni: tu mica sei tesserato da qualche parte?
Lello: da nessuna parte io Gianni
Gianni: la facciamo?
Lello: sono libero come l'acqua... come no!
Gianni: eh! La faccio anche a (voci sovrapposte) tuo figlio?
Lello: eh?
Gianni: anche tuo figlio?
Lello: si, si, si si, anche mio figlio [... ]

26/10/05
Chiamante PELLEGRINO Giovanni – Chiamato Cristian (da identificare)
Gianni: ciao Cristian, son Gianni
Cristian: ciao Gianni, dimmi tutto
Gianni:........
Gianni: ok dobbiamo fare delle tessere... tu mica sei tesserato da qualche parte?
Cristian: io no!
Gianni: me la fai la tessera?
Cristian: eeeh certo! Si!
Gianni: va benissimo. Allora posso dare i tuoi dati?
Cristian: oh. Va benissimo
Gianni: grazie

26/10/05
Chiamante PELLEGRINO Giovanni – Chiamato Maurizio (da identificare)
Maurizio: buongiorno Gio
Gianni: ecco ... eeh, ho bisogno di fare delle tessere... tu sei mica tesserato da qualche parte?
Maurizio: e c'ho la tessera con ... con Forza Italia !
Gianni: quando l'hai fatta
Maurizio: e non mi ricordo ... ce l'ho scritto ... aspetta un attimo eh?
Gianni: si... lui è tesserato con Forza Italia... eh si

26/10/05
Chiamante PELLEGRINO Giovanni – Chiamato BENESFERA Marcello
Marcello: pronto
Gianni: ciao Marcello, son Gianni Pellegrino
Marcello: buongiorno Gianni, mi dica tutto
Gianni: ciao, ascolta un po' Marcello ... eeeh ...
non so se tu lavoravi già con me, ad aprile lavoravi con me te?
Marcello: no, ho iniziato a maggio se non mi sbaglio
Gianni: ah, ho capito. Ascolta,
io c'ho un amico, giù ad Imperia
Marcello: si
Gianni:
è un candidato di AN
Marcello: si
Gianni: e
ho bisogno di fare delle tessere ... tu mica sei tesse rato con qualche partito?
Marcello: no. io no, io no
Gianni:
me la fai la tessera?
Marcello: certo! Come no!
Gianni: perfetto. Riusciamo anche a metterci dentro tua moglie?
Marcello: eee si, penso di si che

Sull'utenza in uso a PELLEGRINO Giovanni, sono emersi vari contatti tra questi e MINASSO Eugenio, all'epoca Consigliere Regionale e candidato per la Camera dei Deputati.

PELLEGRINO Giovanni si era impegnato assiduamente nella campagna elettorale di Minasso, tanto che in varie telefonate aveva invitato dipendenti e conoscenti a tesserarsi al partito di Alleanza Nazionale, in vista dell'incontro pubblico con l'On. Gianfranco Fini, avvenuto presso il Teatro Cavour di Imperia il 30/10/2005.

26/10/05
Chiamante PELLEGRINO Giovanni – Chiamato Stefano (da identificare)
Stefano: pronto?
Giovanni:...Stefano
Stefano: chi
Giovanni:... scusa se ti rompo le palle a quest'ora
Stefano: figurati, dimmi
Giovanni:... ce li abbiamo due posti per due miei amici... domani
Stefano: due posti.... eeeh. domani ...se ci sono... vabbè, li facciamo uscire, vediamo dai... vediamo se riusciamo (voce sovrapposta)
Giovanni:... o quantomeno se non ci sono seduti, di farli entrare dentro
Stefano: si, ma penso di si, si, si li facciamo entrare
Giovanni:... riusciamo?
Stefano: li facciamo entrare con noi e poi vediamo, dai!
Giovanni:.: ok, perfetto.

Dopo l'incontro, al quale PELLEGRINO Giovanni aveva partecipato, come dimostrato dall'apposito servizio di o.c.p., il predetto si era complimentato con Minasso Eugenio, per il discorso tenuto nell'occasione.

26/10/05
Chiamante PELLEGRINO Giovanni – Chiamato MINASSO Eugenio
Eugenio: pronto
Gianni: Eugenio carissimmo. buongiorno
Eugenio: ciao Gianni
Gianni: come stai
Eugenio:
Gianni: comunque ti devo dire che (Fini) è stato un grande, guarda...
Eugenio: (inc)
Gianni: è una persona guarda che ... sa mettere una parola dietro l'altra, non ha bisogno dei bigliettini ... andare a leggere ... ha cominciato a fare un discorso .. ha parlato per un'ora senza fermarsi mai guarda...
Eugenio: no no no, è stato veramente (inc)
Gianni: sono rimasto, sono rimasto veramente ... a bocca aperta, guarda ... bell'intervento anche di Paolo, bell'intervento anche il tuo ... bene. bene. complimenti... abbiamo fatto un figurone
Eugenio: il mio, il mio. il mio com'è stato
Gianni: bello Eugenio, bello, bello, minchia poi... li hai sfidati... li hai presi proprio di petto i nostri avversari! Complimenti Eugenio, non immaginavo che avevi tutta questa grinta e questa, questa forza contro i nostri che stavano dall'altra parte
Eugenio: (ride) grazie […]

Alcuni quotidiani locali avevano poi pubblicato una foto di Minasso Eugenio, in compagnia di PELLEGRINO Michele, scattata nel corso dei festeggiamenti per la sua elezione a parlamentare e alla carica di consigliere regionale, nell'anno 2005.

In un'intervista riportata dal quotidiano "IL SECOLO XIX", Minasso aveva confermato l'aiuto dei PELLEGRINO durante la campagna elettorale (eccone uno stralcio significativo:

"....D'accordo, mi hanno dato una mano nelle campagne elettorali, come molti altri, specie nelle Regionali 2005, quando ho ottenuto un grosso successo. Ma dai PELLEGRINO non ho mai ricevuto un centesimo.
Era una festa elettorale, e 'erano tante persone ed è capitato, come succede in queste occasioni, che ci fossero anche persone che non conoscevo benissimo... io non c'entro niente. E' una foto fatta per caso, scattata durante il festeggiamento di una campagna elettorale, cinque anni e mezzo fa. Non l'ho mai più visto, non so manco chi sia... quella persona è venuta, mi ha salutato, come altre 400, e poi non l'ho mai più visto da cinque anni e mezzo a questa parte, da quella sera lì.
I PELLEGRINO rappresentano una realtà imprenditoriale importante, hanno molti dipendenti ed è ovvio che ci si possa rivolgere a loro e ai loro lavoratori in periodo elettorale, ma in un contesto assolutamente chiaro e senza ovviamente "dover favori" a nessuno... "..

- Due intercettazioni rivelano l'impegno platealmente ostentato del gruppo PELLEGRINO-BARILARO nel sostegno a candidati ad elezioni e testimoniano la critica loro rivolta da uno dei massimi esponenti della "locale" di Ventimiglia (MARCIANO' Giuseppe). Si tratta delle intercettazioni n.125 rit 301/10, del 12 luglio 2010 e della n.2662 amb rit. 1444/10, del 6 giugno 2011. Entrambe hanno come protagonista Giuseppe MARCIANO'.

Erano state pubblicate sulla stampa locale interviste e fotografie che ritraevano esponenti politici insieme a membri della famiglia PELLEGRINO.

MARCIANO' Giuseppe, nel commentarle si espresse (ancora una volta) in termini profondamente critici verso il presenzialismo della famiglia PELLEGRINO, assai distante dall'operare sotto traccia del gruppo mafioso da lui diretto.

Un'altra delle intercettazioni che sotto si riportano evidenzia che anche MARCIANO' aveva sostenuto (insieme a PALAMARA) candidati ad elezioni ma lo aveva fatto in modo più silenzioso. Nella conversazione MARCIANO', con una punta di acredine e di amarezza, aggiunse che anche nel suo ristorante erano passati molti politici ma lui (a differenza dei PELLEGRINO) aveva sempre evitato di farsi fotografare in loro compagnia.

12/07/10
MARCIANO' Giuseppe - ALLAVENA Omar - Claudio e Carmelo non meglio identificati
Ristorante LE VOLTE
MARCIANO': Sono cretini(voci sovrapposte) sono cretini... qua hanno mangiato centinaia di poli' (si interrompe) però quando loro mangiavano io me ne andavo e non facevo... e me ne andavo per farmi vedere per fare le fotografie con me. Con me non mi hanno mai visto nessuno uscire di qua.Qua ha fatto (ine) ha fatto SCAJOLA, ha fatto...tutti qui... MINASSO. tutti, ma non mi hanno mai visto fuori dalla porta a me con loro...
CLAUDIO: Anche MINASSOè venuto qua....(voci sovrapposte) anche lui eh?
MARCIANO': eh... piano, piano, Claudio, ora ti dico una cosa, ora ti dico una cosa, mica mi dispiace per lui hai capito... perché quando... questo (inc) Si è venduto al migliore offerente, si è venduto [...]

06/06/11
MARCIANO' Vincenzo cl. 48 – RUGOLO Giovanni
Fiat Grande Punto tg. CX817YW
MARCIANO': MINASSO?

RUGOLO: MINASSO, MINASSO!
MARCIANO': MINASSO. eee... è il deputato di Alleanza Nazionale
RUGOLO: Eh.
MARCIANO': Si. Ma co... abbiamo mangiato... io e OMAR mangiamo sempre con lui.
RUGOLO: Si, si, (...mi ricordo...)
MARCIANO': Eh.

RUGOLO: Quello è una brava persona però hanno detto.
MARCIANO': Si.

RUGOLO: Però hanno indagato pure lui.
MARCIANO': Ah?
RUGOLO: Hanno indagato pure a lui.
MARCIANO': Ehhh, con MINASSO, ragazzi miei... (N.d.t.: A questo punto MARCIANO': parla "tra le labbra") ...noi lo abbiamo aiutato, ehi ...INC
MARCIANO': Ma poi è successo un fatto.

RUGOLO: Eh, ...INC...
MARCIANO': Ah. si?
RUGOLO: Madonna!
MARCIANO': Mi ha detto: - Mi dovreste portare...- ..dice.. - ...lassù da ANTONIO
RUGOLO: Da PALAMARA?

MARCIANO': Da PALAMARA. Noi lo abbiamo portato lassù da ANTONIO PALAMARA e PALAMARA... "Non vi preoccupate..."...gli ha detto... "...che una sessantina di voti nella nostra famiglia li avrete." no?
RUGOLO: Ehhh...
Omissis

Infine assume significativa rilevanza l'impegno dei vertici dell'organizzazione di cui al capo "A bis" che si riuniscono in località Giambranca a Bordighera il 17/1/2010 (v. annotazione di PG in atti redatta da Martinelli e Dal Piva).

Al summit partecipano CIRICOSTA Michele, BARILARO Fortunato con GANGEMI Domenico "capobastone" di Genova e BELCASTRO Domenico per discutere della candidatura di SASO Alessio alle elezioni regionali del 2010.

(…)»

 

Questo quadro dovrebbe già essere assolutamente sufficiente per comprendere che risulta fortemente contraddittoria, rispetto agli elementi dibattimentali dell'inchiesta “LA SVOLTA”, ed alle risultanze delle altre innumerevoli inchieste, quella assoluzione dall'accusa di 416 BIS per i PELLEGRINO-BARILARO (così come per il PALAMARA Antonio).

La contraddittorietà della sentenza assolutoria della Corte d'Appello (che cancella le condanne per 416 BIS ai PELLEGRINO ed al BARLARO Antonino inflitte dal Tribunale di Imperia) appare evidente, oltre che dalla “fotografia” del contesto dei PELLEGRINO-BARILARO che qui si è cercato - e si cercgerà - di cristallizzare nel modo più semplice e sintetico possibile, rispetto alla mole di materiale documentale che li riguarda, anche dalla condanna inflitta dalla stessa Corte d'Appello di Genova, per favoreggiamento dei PELLEGRINO (e BARILARO), al GAMMICCHIA Enzo (foto a lato), agente della Polizia Penitenziaria (assolto in primo grado e condannato in appello a 2 anni e 2 mesi, con esclusione dell'aggravante dell'art. 7)

Il capo d'imputazione che veniva contestato al GAMMICCHIA è infatti il seguente, testualmente:

«in qualità di agente della Polizia Penitenziaria in servizio presso la Casa Circondariale di Imperia, dopo che fu commesso il delitto per il quale la legge stabilisce la pena della reclusione ed in particolare i reati di cui al P.P. 1626/09 RGNR Procura di Sanremo (minaccia a corpo politico, minaccia grave, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione) per i quali PELLEGRINO Giovanni era ivi detenuto in custodia cautelare, delitti di fatto commessi per agevolare l'associazione di cui al capo A BIS) [416 BIS C.P., ndr], aiutava il predetto ad eludere le investigazioni dell'Autorità.
Nella fattispecie,
dopo aver concordato telefonicamente l'appuntamento, consegnava a PELLEGRINO Roberto, presso il casello autostradale di Imperia Est, alcuni documenti non meglio indicati ricevuti dal detenuto PELLEGRINO Giovanni.
Con l'aggravante di aver commesso il fatto con l'abuso dei poteri e violazioni dei doveri inerenti una pubblica funzione ed al fine di agevolare l'associazione di cui al capo A BIS).
In Imperia, il 13/1/11»

 

Ma noi non ci accontentiamo ed allora procediamo.

Prima di tutto, considerando che è necessario conoscere bene questi soggetti per isolarli e fargli sentire il disprezzo più assoluto, come per i BARILARO ed i DE MARTE, iniziamo quest'ultima parte pubblicando l'organigramma completo della famiglia PELLEGRINO:

 

 

«Vicenda de “LA GROTTA DEL DRAGO”

La “Grotta del Drago” è un locale sito in Via Martiri della Libertà 52 a Sanremo, formalmente risultante 'circolo culturale senza scopo di lucro associato all'ENDAS”, in realtà locale notturno ove ragazze straniere intrattengono i clienti e, spesso, si allontanano con loro, per avere rapporti sessuali dietro corresponsione di somme di denaro, di cui parte viene trattenuta dai responsabili del locale. (…)
Preliminarmente (va) detto che
la sua gestione è stata rilevata dai fratelli Giovanni, Roberto e Maurizio PELLEGRINO che, anche, si avvalgono della collaborazione di tali Attilio BANDIERA, Renato BELLICINI, Paolo STALTARI e Francesco VALENTI che vengono fatti risultare come membri del nuovo consiglio direttivo (…).

L'evidenza che il locale sia nella diretta disponibilità dei fratelli PELLEGRINO risulta sia dalle dichiarazioni in data 5/11/2009 del già citato ANDREOTTI Giovanni: “Posso dire che quel locale è sotto il loro controllo perché furono gli stessi Gianni e Maurizio PELLEGRINO a dirmelo in un'occasione in cui mi recai presso quel locale mentre erano in atto lavori di ristrutturazione. Me l'hanno confermato anche alcune ragazze straniere (bulgare, moldave, romene) che hanno lavorato come entraneuse presso quel locale. Non so dire se altre ragazze si siano prostituite con clienti del locale” (…), sia dalle dichiarazioni delle ragazze sentite dalla GdiF al momento dell'accesso (il 13/2/2010 proc. riunito 18/53/10) presso la “Grotta del Drago” per fini fiscali, le quali hanno dichiarato di essere state sempre pagate da PELLEGRINO Giovanni(vds. verbali STRUIALA Ioanna e CANGOLLARI Rezana).
Peraltro, a parte le dichiarazioni di ANDREOTTI Giovanni, che “La Grotta del Drago” sia un locale dove gli avventori si recano per incontrare ragazze straniere con le quali avere poi rapporti sessuali a pagamento emerge chiaramente anche dal contenuto delle conversazioni intercettate. In particolare, la tel. 1408 del 30/04/09: una ragazza, poi identificata in YORDANOVA Severina, bulgara, chiama Giovanni PELLEGRINO [in foto a lato con moglie e figli] per avvertirlo che è tornata ma che non posso cominciare subito anche perché le tette sono ancora gonfie, sono ancora con le ferite sottocon un chiaro riferimento ad un operazione di plastica al seno. PELLEGRINO Giovanni è però preoccupato che possa andare a lavorare in un altro locale: ma non è che te ne vai dall'altra parte... eh hai capito, senza fare nomi capiscimi quando ti parlo io”. La ragazza comprende e risponde: “ma dove devo andare? Ma pensi che vada a lavorare lì?”. (…) La YORDANOVA, come riferito dalla PG, è stata coinvolta in passato in un'indagine dei CC di Alassio sullo sfruttamento della prostituzione ed è in relazione con VALENTE Teodoro che gestisce – come si vedrà unitamente allo zio VALENTE Domenico (noto come Jack tre dita) il locale denominato “ARCOBALENO” in Bordighera dove si praticano attività analoghe a quelle della “GROTTA DEL DRAGO”.
(…)
PELLEGRINO Giovanni parlando con i suoi collaboratori BELLICINI Renato e BANDIERA Attilio parla di un appartamento in cui far alloggiare le ragazze che lavorano nel locale (…); STALTARI Paolo avvisa Giovanni PELLEGRINO che andrà a prendere le ragazze e le porterà là (…); Giovanni PELLEGRINO chiede a Renato BELLICINI se sono arrivate le ragazze di Brescia che devono lavorare in serata al locale (…); COPREAN Alina, detta Roxana, chiama Giovanni PELLEGRINO e gli chiede se può prendersi un giorno di riposo (…); Giovanni PELLEGRINO si informa da Paolo STALTARI su come è andata la serata precedente. STALTARI risponde che è andata abbastanza bene, che sono stati pagati tutti ed è rimasto qualcosa (…); Giovanni PELLEGRINO chiama YORDANOVA Severina, detta Francesca, e le dice che l'altra ragazza, Ambra, non ce la farà a venire per cui lei dovrà andare da sola. La ragazza chiede se comunque dovrà passare al locale per prendere la “roba da lavoro”. PELLEGRINO dice di no, perché passerà lui a prenderla e che dovrà vestirsi elegante. Se poi ce la farà andrà anche a lavorare al locale (…). Il noto pregiudicato INGRASCIOTTA Giovanni usando un'utenza intestata a tale Mannucci Giovanni, chiama PELLEGRINO Giovanni il quale gli chiede: “com'è andata?”. INGRASCOTTA, ridendo, risponde: “tutto bene... sono ancora con l signora”, con evidente riferimento ad una ragazza messagli a disposizione dal PELLEGRINO la sera prima nel locale. Sempre COPREAN Alina chiama Gianni PELLEGRINO e gli dice di avere un terribile mal di testa ma che se c'è qualche problema, perché non si sono tutte le ragazze, andrà ugualmente a lavorare (…). VALENTI chiama la titolare dell'agenzia immobiliare “Moderna” di Sanremo e le chiede: “allora dov'è che le spostiamo” con chiaro riferimento alla nuova sistemazione delle ragazze che lavorano nel locale. La donna risponde: “giù in Corso Orazio Raimondo, che oggi dovrebbero andar via, mia lasciano le chiavi...”. Poi, alla domanda del VALENTI su quanto le deve portare, la titolare dell'agenzia chiarisce: “ho già dato il biglietto a GIANNI(…) VALENTI Francesco chiama subito dopo Giovanni PELLEGRINO e lo avvisa che ha parlato con l'agenzia immobiliare, che occorre portargli i soldi e che provvederà a spostare le ragazze (…). Lo stesso giorno, alle 21.14, il VALENTI richiama PELLEGRINO per verificare se è stato effettuato il pagamento all'agenzia. PELLEGRINO risponde che è ancora a Bordighera e di incaricare dell'incombenza Maria OLTEAN. Il contatto è il n. 4089 intercettato sull'utenza del PELLEGRINO. (…) Dopo circa 10 minuti dalla precedente VALENTI richiama nuovamente Giovanni PELLEGRINO e gli comunica di aver incaricato Maria (OLTEAN). (…) Nell'occasione, PELLEGRINO Giovanni invita VALENTI a non fare commenti per telefono sull'attività del locale (…). PELLEGRINO Giovanni chiama tale “Francois” e gli chiede se è rimasto contento dello “zou zou” della sera precedente nel suo locale, con chiaro riferimento ad una prestazione sessuale. Peraltro PELLEGRINO rimprovera l'amico di aver pagato personalmente i 250 euro per lo “zou zou”, perché essendo ospite nel locale non avrebbe dovuto pagare niente e aggiunge: molto bene, molto bene, la prossima volta tu non paghi niente (…). “Francois” chiama YORDANOVA Severina e le chiede chi ha riferito a GIANNI (PELLEGRINO) dei soldi che lui ha dato a lei e ad Ambra (…). Tale Alessandro (poi identificato in Alessandro DI BENEDETTO) chiama la YORDANOVA per stare con lei perché le tue tette mi sono rimaste nella testa”. La ragazza gli risponde che però lui le deve dare qualcosa. Alessandro le propone un rapporto a tre chiedendo quanto costerebbe. La ragazza risponde che ci vorranno 200 euro a testa per vedersi fuori dal locale. Alessandro propone 200 euro per tutti e due ma la ragazza risponde che 100 euro a testa li guadagna anche al locale (…). Da rilevare, come detto, che l'Alessandro è stato identificato in DI BENEDETTO Alessandro. Sentito come persona informata sui fatti il 21/7/09, peraltro senza contestargli il contenuto della telefonata, ha cercato di minimizzare su quanto accadeva all'interno della “Grotta del Drago”. Ammetteva comunque che era sottinteso ciò che si poteva fare con “Francesca” una volta accordatisi per uscire dal locale, al costo di 100,00 euro l'ora. Ammetteva altresì che la ragazza per “fare una cosa a tre” gli aveva chiesto 200 euro a testa (…). Va aggiunto che mentre il DI BENEDETTO attendeva di essere introdotto nell'ufficio del PM per essere sentito si lasciava andare ad uno sfogo con gli altri convocati, sfogo peraltro manifestato alla presenza dell'Isp. Di PP Alberotanza Giovanni, presente nell'anticamera, che ne redigeva relazione di servizio. In particolare il DI BENEDETTO si chiedeva come fossero arrivati a lui e se vi fossero delle telecamere nascoste nella “Grotta del Drago”, concludendo: “che si aspettano, che gli vado a dire che si scopa lì dentro? Non lo so!”(...). Tale Guido ALCHIERI chiama Giovanni PELLEGRINO e gli propone due ragazze ucraine che hanno lasciato il locale dove lavoravano. Giovanni PELLEGRINO si mostra interessato e propone: “me le faccia mandare, me le faccia vedere già adesso, così le guardo” (…).

Nella conversazione n. 488 del 17/6/2009 tale Monica, che ugualmente lavora alle dipendenze del PELLEGRINO, chiede a YARDANOVA Severina (detta Francesca) se è stata lei a raccontare in giro che lei (Monica) prende 70 ero da Gianni, quando le altre ragazze vengono pagare solo 50. YARDANOVA nega e per sottolineare la sua lealtà verso la stessa Monica le dice: “anche io sono andata l'altra sera a bere una consumazione con tuo maschio lì e lui mi diceva <vieni con me, vieni con me Franci che voglio trombare con te> … sai cosa gli ho risposto? <con te non verrò mai perché ci tengo a Monica... per il rispetto di Monica>. Come evidente tale telefonata toglie ogni dubbio sul tipo di attività che si svolge all'interno della Grotta del Drago (…)

Con riferimento all'attività della YORDANOVA si segnala inoltre che in data 7/7/09, sulla sua utenza venivano intercettati tre messaggi SMS tra la stessa Francesca ed un suo cliente avente in uso l'utenza cellulare … intestata al colorificio CARINI sito in Sanremo... Alle 22.10 del 7/07/09 il cliente invia il seguente testo ciao, domani sera vengo le 11 a prenderti. Dove ti trovo? Bacio Gianni”. (…) Alle 22.32 dello stesso giorno la YORDANOVA risponde: al lokale (…). Alle ore 02.50 dell'8/7/09 il cliente invia il seguente testo: Non andare al lavoro... facciamo ritardo dopo. Fatti dire quanto costa x ritardo 1 ora o tutta la notte(…). A fronte del chiaro contenuto di tali messaggi il 21/7/2009 CARINI Giovanni veniva sentito come persona informata sui fatti. A precise domande il CARINI, pur cercando di sostenere che lui non aveva fatto sesso a pagamento con “Francesca”, affermava peraltro: La ragazza mi ha detto che era possibile passare una serata con lui per cenare o fare sesso... non so dire a chi andavano eventualmente i soldi. Inoltre, a domanda se avesse frequentato anche il locale “ARCOBALENO” di Bordighera, rispondeva: sono andato poche volte all'ARCOBALENO. Effettivamente è un locale simile alla “Grotta del Drago anche non ci ho mai visto le stesse ragazze. Non mi è mai capitato di vedermi proposto di uscire con ragazze fuori dal locale come invece mi è capitato alla Grotta del Drago”.

Alle ore 19.49 del 14/07/09 sedicente “Roberto” chiamava la YORDANOVA... L'interlocutore sostanzialmente chiedeva alla YORDANOVA quanto doveva corrispondere a “loro”, intendendo chiaramente i gestori della “Grotta del Drago”, per averla. La ragazza rispondeva testualmente dipende a che ora mi prendi e fino a che orae quantifica comunque la cifra di 100 euro all'ora per i gestori del locale. Il contatto è il n. 1135 intercettato sull'utenza della YORDANOVA (…)
(omissis)
ROBERTO: eh senti un po' quanto costa la serata lì?
FRANCESCA: eh non lo so dipende a che ora mi prendi e fino a che ora.
ROBERTO: di cioè
FRANCESCA: penso che sono 100 all'ora...
per loro
ROBERTO: quante ore fai li?
FRANCESCA: eh?
ROBERTO: quante ore fai li
FRANCESCA: dove?
ROBERTO: lì al locale
FRANCESCA: fino alle quattro – quattro e mezzo
ROBERTO: fai 4 o 5 ore
FRANCESCA mh... si
ROBERTO: mh... però
FRANCESCA: eh
ROBERTO: si potrebbe fare
FRANCESCA: ebbe
ti faranno sicuramente sconto perché più ore prendi più ti faranno sconto di sicuro.
ROBERTO: no sai cosa stavo pensando? Cioè non ci vai proprio, gli dice quanto costa la serata? E non ci vai proprio.
FRANCESCA: mhm mhm
ROBERTO: Costa tanto?
FRANCESCA: ehhhh
ROBERTO: Glieli dai e chiuso il discorso
FRANCESCA: si
ROBERTO: Dove è il problema?
FRANCESCA: si si ma dico per loro sicuramente sarà 100 io devo parlare con qualcuno devo chiamare devo parlare
ROBERTO: e chiediglielo ci dici c'è un cliente che vuole fare tutta la sera con me
FRANCESCA: si ma tesoro aspetta o preferisco che quando vado là alle dieci mi vengono a prendere e mi portano al locale e preferisco parlare direttamente li al locale non al telefono capito?
...omissis...
ROBERTO: e vabbè se tanto uno gli paga la serata dov'è il problema?
FRANCESCA: ah beh quello di sicuro
ROBERTO: eh quindi non c'è problema, gli dici mi vorrebbe il sabato dopo il 20, mi vorrebbe tutta la sera, quanto costa? Fa tanto,
te li do e glieli dai e chiuso il discorso. Noi il pomeriggio ce ne andiamo e stiamo tutto il giorno li alle terme e ce ne torniamo il giorno dopo la domenica mattina, fine della storia e stiamo insieme e ci riposiamo pure e facciamo tante belle cose
FRANCESCA: certo (ride)
ROBERTO: hai capito?
...omissis...

Rilevanti, poi, anche le seguenti conversazioni, intercettate sull'utenza della YORDANOVA che, pur non essendo collegate ad episodi specifici, rivelano quale tipo di “attività” certo non riconducibili alla presunta natura di circolo culturale dell'esercizio, siano svolte all'interno del locale.

Alle ore 20.44 del 25/06/2009, viene intercettata la conversazione n.650 tra la stessa e la OLTEAN Mara. L'argomento della conversazione è la salute delle due. La OLTEAN riferisce di avere la bocca talmente gonfia da non riuscire a praticare un rapporto sessuale orale. (…)
FRANCI: YORDANOVA Severina (Francesca)
MARIA: OLTEAN Maria
...omissis...
FRANCI: ho sentito Emilio
MARIA: si anche lui malato
FRANCI: si. Mi ha detto che anche lui è raffreddato ma questo è... quella aria condizionata perché stanno tutta la notte...
MARIA: a me mi si è gonfiata qua che non posso aprire la bocca... manco a fare un pompino a dire... come si deve...
FRANCI: come mai?
MARIA: ma che cazzo ne so da questa casso di aria


Alle ore 14.37 del 02/07/2009, viene intercettata una conversazione tra Francesca e Francois RAHAL.
Francesca si lamenta del fatto che Gianni le aveva chiesto un rapporto sessuale orale e lei si era rifiutata, perché avrebbe praticato anche dieci rapporti con lo stesso Francois ma non con Gianni.
Il contatto è il n. 773 intercettato sull'utenza della YORDANOVA (…)
...omissis...
Franci: stronzo Gianni! Mi dice moi pompino... gli ho detto cosa? moi a toi? ma vaffanculo ho detto! Moi e toi... amici! … moi 10 pompini a Francois a toi no, giuro così gli ho detto!

In data 21/07/09 viene intercettata sull'utenza della YORDANOVA la conversazione con tale Roberto, già cliente del locale. Il colloquio fa chiarezza sul nesso che sussiste tra il denaro corrisposto all'organizzazione del locale e le prestazioni sessuali delle ragazze, che avvengono o prima dell'accesso al locale con il cosiddetto “ritardo” o dopo l'accesso con la cosiddetta “uscita.
Roberto in pratica fa presente a Francesca che non ha soldi e pertanto vorrebbe pagare il “ritardo2 con una o due bevute e non con la
“bottiglia che un po' una mazzata”. Lei risponde che quando loro sanno che io esco con una persona fuori a cena sanno che questa persona deve fare sempre le bottiglie per quello”. La frase maggiormente significativa è quella pronunciata, verso la fine della conversazione dal Roberto quando riferisce: l'altra volta mi avevi detto ci si vede un po' prima e si va a fermare l'albergo”. (...)

Il giorno 22/07/09 un altro cliente della Grotta, tale Sandro, chiamava la YORDANOVA per sapere a quanto ammontava l'importo. La YORDANOVA gli riferiva di aver chiesto a “quello con i baffi”, il quale aveva detto che l'uscita costava 300 euro (si badi che la PG ha evidenziato che Attilio BANDIERA – detto Emilio – ha i baffi ed è soprannominato “baffo”. (…)
D'altronde anche altre conversazioni rivelano come la “Grotta del Drago” sia un locale ove è possibile incontrare donne per fare sesso a pagamento.

Uno dei clienti più assidui è tale “Gerry”, poi identificato in Gerolamo CAMPISANO. Egli, benché in sede di dichiarazioni al P.M. (…) abbia negato qualsiasi rapporto mercenario con le ragazze del locale, si è reso protagonista delle seguenti conversazioni (…) Gerry parla con YORDANOVA Severina (Francesca) e le dice di tenersi libera per la sera così staranno insieme. Francesca lo rassicura aggiungendo: “sono tutta nera tranne la patatina; è anche bella liscia... sai mi sono tutta depilata, il culo, dappertutto”. (…) Gerry comunica a “Francesca” che più tardi andrà al locale. Francesca ridendo lo avverte: “lavatelo bene, eh, mi raccomando”. Gerry di rimando: “Lavatela anche te, eh”. E la ragazza: lo sai che l'ho sempre lavata, profumata”. Gerry mi fai venire un infarto qualche giorno eh! Mi fai morire”. Francesca speriamo che è quando non siamo a letto!”. Che non si tratti di semplice relazione tra “Gerry” CAMPISANO e “Francesca” si ricava dalla tel. n. 1097 (…) intercettata il 12/7/09. Francesca chiama Gerry e lo avverte:
Francesca: mi ha chiamato Gianni
Gerry: eh?
Francesca: eh,
mi ha detto di dirti che devi venire stasera che ti deve parlare
Gerry: eh, lo so,
per i soldi... se lo vedi stasera digli che in settimana vengo e glieli porto, ok?

Altro frequentatore della “Grotta del Drago” è VERRANDO Alessandro, ugualmente (come CAMPISANO) in debito con PELLEGRINO Giovanni per prestazioni sessuali erogate dalle ragazze del locale e non pagate.

Infatti il 24/6/2009 ore 2:24 – PELLEGRINO Giovanni chiama VERRANDO che è appena uscito dal locale e gli rimprovera che si è portato via la ragazza senza pagare (…):
G. PELLEGRINO: a undi si Alessandro?
VERRANDO: sugnu versu... versu Riva Ligure
G. PELLEGRINO: ah verso Riva? O verso Sanremo
con Paola?... passasti (incomprensibile) e dicesti che pagasti la serata e te la porti via... non è comportamento u tou, guarda.

Qualche tempo dopo PELLEGRINO Giovanni richiama VERRANDO e lo rimprovera non solo di essere ancora in debito con lui ma di frequentare un altro locale concorrente (…):
G. PELLEGRINO: tu no però, eh, da me hai lasciato un debito e te ne stai andando da un'altra parte, Alessandro
VERRANDO: ma quale altra parte?
G. PELLEGRINO: tu lo sai dove stai andando... adesso oltre il danno la beffa... te ne stai andando da un'altra parte pure adesso
VERRANDO: ma dove sto andando Gianni? Non sto andando da nessuna parte
omissis
G.PELLEGRINO: mi hai chiesto una cortesia a me e a mio fratello. Tel'abbiamo fatta e tu stai ricambiando in questa maniera... te ne stai andando da un'altra parte, pure... Alessandro guarda che Sanremo è piccola, eh! Alessandro Sanremo è piccola.
VERRANDO: 200 euro di uscita?
G.PELLEGRINO: Si si, me lo disse il proprietario (con riferimento all'altro locale)

Successivamente (…) è VALENTI Francesco che sollecita VERRANDO a pagare a Gianni PELLEGRINO quanto gli è dovuto.
Quanto alle persone che collaborano nella gestione della “Grotta del Drago” e delle ragazze che si offrono ai clienti le compiute indagini consentono di individuare Attilio BANDIERA come uno dei principali collaboratori di Giovanni PELLEGRINO.
Infatti in data 27/04/09 Attilio BANDIERA, detto Emilio chiamava Giovanni PELLEGRINO per avvisarlo che all'interno del locale era penetrata l'acqua.
Nel contesto della conversazione Emilio, per far capire con esattezza da dove entra l'acqua gli specifica che è la zona dove fanno i privè (pacificamente, nel gergale, luogo ove le ragazze offrono prestazioni intime).
(…)
Significativa appare anche la conversazione avvenuta alle ore 04.55 del 19/06/2009 tra PELLEGRINO Giovanni e tale CHINDAMO Rochino. (…)
G: PELLEGRINO Giovanni
R: CHINDAMO Rochino
R: Si
G: dove sei
R: a casa... sono arrivato adesso...
G: con chi sei?
R: da solo
G:
zoccole non ne trovasti questa sera?
R: ma sono andato giù... ho visto quelle nuove...
G: brutte?
R: minchia c'è quella ragazzina, quella con i capelli a caschetto negroccia che è bona...
G: la ragazzina con i capelli a caschetto...
R: capelli... magrolina... buona, buona, buona...
G: ma biona nera?
R: nera...
G: forse è l'ultima... è arrivata stasera
R: l'ultima
G: ah è bona allora?
R: minchia... bona come il pane... ha due “ciazzi” (tette)»



Rimandando per il resto (tra cui le vicende ai danni di Andreotti e della sala giochi di Bordighera) al testo integrale dell'Ordinanza del GIP (vedi qui) passiamo all'altro punto di rilievo al centro dell'Ordinanza del GIP di Sanremo del 2010: le minacce.

Le minacce agli agenti delle Forze dell'Ordine

«PELLEGRINO Roberto [nella foto a lato con la figliola] (…) usava violenza e minaccia nei confronti dell'Ass. P.S. MAGLIANO Rocco, proferendo nei suoi confronti le frasi ti scanno... so dove abiti, ti vengo a prendere quando vogliocolpendolo contestualmente al volto con uno schiaffo, per opporsi allo stesso che intendeva, unitamente ad altro personale della Polizia di Stato, tradurlo in carcere in esecuzione di un'ordinanza di custodia cautelare emessa nei suoi confronti dal GIP di Sanremo per violazione delle Leggi sulle armi. Con recidiva. In Bordighera, 29/4/2009».

«PELLEGRINO Giovanni (…) parlando al telefono dapprima con ZOCCALI Giovanni e poi con l'Ass. P.S. MAGLIANO Rocco, minacciava quest'ultimo di morte dicendo che gli avrebbe sparato e staccato la testa se in Questura qualcuno avesse usato violenza nei confronti del fratello Roberto, arrestato nelle ore precedenti. Con recidiva reiterata. In Ventimiglia, 29/4/2009».

«PELLEGRINO Giovanni [nella foto a lato con moglie, madre e figli], PELLEGRINO Maurizio, BARILARO Francesco (…) per aver, in concorso tra loro, usato implicitamente minaccia nei confronti dell'Assessore del Comune di Bordighera SFERRAZZA Marco, recandosi PELLEGRINO Giovanni e BARILARO Francesco presso l'abitazione dell'Assessore e chiedendogli conto – a fronte del sostegno elettorale in precedenza ricevuto – del parere negativo da lui espresso in sede di Giunta in merito al rilascio di una licenza per l'apertura di una sala giochi nel territorio comunale, richiesta in data 2/10/2008 dalla società “R.M. di PEPE' Lucia & C sas” a loro riconducibile, il fatto commendo al fine di influire sulle deliberazioni degli organi collegiali del Comune e valendosi della forza intimidatrice derivante dalla convinzione, nel contesto sociale, della loro appartenenza ad un'associazione di tipo mafioso. Con recidiva reiterata per PELLEGRINO Giovanni e recidiva semplice per PELLEGRINO Maurizio. In Bordighera, epoca successiva all'ottobre 2008».

«PELLEGRINO Giovanni, PELLEGRINO Maurizio [nella foto a lato], BARILARO Francesco (…) per aver, in concorso tra loro, usato implicitamente minaccia nei confronti dell'Assessore del Comune di Bordighera INGENITO Ugo, recandosi BARILARO presso lo studio privato del predetto e chiedendogli se il parere negativo da lui espresso in sede di Giunta in merito al rilascio di una licenza per l'apertura di una sala giochi nel territorio comunale, richiesta in data 2/10/2008 dalla società “R.M. di PEPE' Lucia & C sas” e riconducibile alla loro famiglia, “era un fatto personale contro di loro, contro la loro famiglia”, il fatto commendo al fine di influire sulle deliberazioni degli organi collegiali del Comune e valendosi della forza intimidatrice derivante dalla convinzione, nel contesto sociale, della loro appartenenza ad un'associazione di tipo mafioso. Con recidiva reiterata per PELLEGRINO Giovanni e recidiva semplice per PELLEGRINO Maurizio. In Bordighera, epoca successiva all'ottobre 2008».

Già la sintesi offerta nei capi di imputazione dovrebbe essere sufficiente, conosciuto il contesto di tali soggetti, ad arrivare ad una logica conclusione. Ma noi siamo tanto pignoli e quindi, in questa ricostruzione complessiva, riportiamo – visto che della questione delle slot si è già più volte richiamata la vicenda – un maggiore dettaglio sulle minacce all'agente della Polizia di Stato.

«Circa le violenze e minacce poste in essere nei confronti dell'Ass. di P.S. MAGLIANO Rocco, in servizio c/o il Comm.to di PS di Ventimiglia, va ricordato che il 29/4/2009 personale di quell'Ufficio eseguiva un'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa da quest'ufficio nei confronti di PELLEGRINO Roberto per violazione della normativa sulle armi. Al momento dell'accesso presso l'abitazione del PELLEGRINO, per l'esecuzione dell'arresto, l'indagato si lasciava andare ad una violenta reazione, colpendo con uno schiaffo l'Ass. MAGLIANO e minacciando gravi ritorsioni nei suoi confronti (…). Circa l'effetto verificatosi dell'episodio non solo la relazione dell'Ass. MAGLIANO ma anche 'il dire' di PELLEGRINO Giovanni che, intercettato a proposito della vicenda “slot machine”, nella telefonata n. 787 del 29/4/09 … ammetteva che il fratello Roberto aveva colpito con uno schiaffo l'Ass. MAGLIANO al momento dell'arresto. In particolare PELLEGRINO Giovanni, poco dopo l'arresto del fratello Roberto, chiamava al telefono ZOCCALI Giovanni, zio dell'Ass. MAGLIANO e, dopo averlo coperto di insulti, ingiungeva a ZOCCALI di telefonare immediatamente al nipote e di dirgli di chiamare subito esso PELLEGRINO perché se qualcuno avesse toccato il fratello Roberto avrebbe sparato al nipote e gli avrebbe staccato la testa. Si riporta il testo della telefonata per la sua eloquenza:
(…)
interlocutori
G – PELLEGRINO Giovanni
Z – ZOCCALI Giovanni

Gianni PELLEGRINO chiama Giovanni ZOCCALI zio del polizziotto Rocco Magliano in servizio presso il Commissariato di Ventimiglia

Z- pronto?
G- Gianni?
Z- si?
G- Buongiorno sono Gianni PELLEGRINO
Z- Oh ciao
G- ascolta... stamattina tuo nipote ha arrestato mio fratello Roberto
Z- ah
G- mio fratello Roberto... perché appena arrivai gli ho detto tutto quello che ti ho detto a te a tuo nipote che sei un pagliaccio o coso lordo.. ok...
Z- io?
G-
mio fratello gli ha tirato uno schiaffo a tuo nipote... digli una cosa Gianni... chiama subito a tuo nipote ci stanno registrando guarda (intende dire che è a conoscenza che ha il telefono sotto controllo) …chiama subito a tuo nipote e gli dici ha detto Gianni PELLEGRINO che se per caso toccano un capello a mio fratello glia stacco la testa a tuo nipote
Z- cosa c'entra adesso...
G-
Gianni chiama a tuo nipote e gli dici che ha detto Giovanni PELLEGRINO che se gli toccano un solo capello a suo fratello a costo che mi faccio l'ergastolo, viene e ti stacca la testa digli queste parole a tuo nipote e pregano il signore che non tocchino mio fratello neanche con un dito
Z- perché l'hanno arrestato?
G- te lo ridico in Italiano Giovanni, chiama tuo nipote..
Z- ho capito! Ma perché l'hanno arrestato?
G- e gli dici a tuo nipote di non permettersi a toccargli un capello, nessuno a mio fratello Roberto... altrimenti... se so che mio fratello Roberto prende uno schiaffo in Questura a tuo nipote gli stacco la testa Gianni
Z- va bene ora...
G- chiama subito tuo nipote... nel modo più assoluto non tocchino mio fratello...
piuttosto mi faccio l'ergastolo oppure se è capace viene e mi spara lui a me e vado e l'ammazzo a tuo nipote vedi.
Z- ma scusami non penso che sei così coglione?
G- avvisa subito tuo nipote... non mi tocchino a mio fratello e mi richiami dopo Gianni... non mi tocchino mio fratello nel modo più assoluto... se no
vado e l'ammazzo e ti sto dicendo che ci stanno registrando e non me ne fotte un cazzo a mio fratello non lo devono toccare con un dito gli devi dire
Z- va bene
G- e mi richiami Gianni
Z- si

Poco dopo l'Ass. MAGLIANO chiamava in effetti PELLEGRINO Giovanni e quest'ultimo gli rinnovava con rabbia le minacce già fattegli tramite lo ZOCCALI (…) E' evidente che PELLEGRINO Giovanni (e il fratello Roberto) avesse subito come “un affronto” il fatto che l'Ass. MAGLIANO, benché originario come famiglia della medesima regione, avesse osato entrare nella loro casa per eseguire l'arresto».

Davanti a queste minacce la condanna era praticamente scontata. E nella Sentenza (qui il testo integrale del primo grado) si legge:

«Nessun dubbio sussiste con riguardo alla penale responsabilità dell'imputato [PELLEGRINO Roberto]... Il contenuto e le circostanze nelle quali furono proferite le frasi minacciose sono state evidenziate con chiarezza e precisione dall'Assistente della Polstato Rocco Magliano...
Da tale deposizione emerge che, durante l'esecuzione di un'ordinanza cautelare nei suoi confronti,
PELLEGRINO Roberto colpì al volto il Magliano e pronunciò le frasi indicate nel capo d'imputazione.

Il dato ha trovato conferma in un'intercettazione telefonica (che, come più oltre si vedrà, fornisce prova anche di un'altra violazione .. perpetrata da PELLEGRINO Giovanni)...»

«Anche tale violazione [le minacce proferite dal PELLEGRINO Giovanni] risulta provata....
In data 29 aprile 2009
PELLEGRINO Roberto venne arrestato per una vicenda inerente la detenzione di armi in concorso.
Tra i poliziotti che eseguirono la misura cautelare vi era stato l'Ass. Rocco Magliano. Come si è precisato motivando con riguardo al capo “A” [imputazione al
PELLEGRINO Roberto], curante l'esecuzione dell'ordinanza cautelare furono proferite da PELLEGRINO Roberto minacce e fu dato uno schiaffo all'agente Magliano.
PELLEGRINO Giovanni, fratello di Roberto, fece una telefonata (la stessa sopra citata) con il proprio apparecchio cellulare (…) a Zoccali Giovanni, zio del Magliano, ingiungendogli di chiamare il nipote e di avvertirlo che, se per ritorsione verso quanto fatto da Roberto, il medesimo fosse stato “toccato” (cioè: picchiato) dalla polizia, lui (PELLEGRINO Giovanni) gli avrebbe sparato e staccato la testa.
La conversazione fu intercettata dagli inquirenti che indagavano sulla vicenda delle minacce agli assessori Sferazza e Ingenito (…)
Le parole del
PELLEGRINO Giovanni furono immediatamente riferite da Zoccali Giovanni al nipote Magliano Rocco. Quest'ultimo richiamò PELLEGRINO Giovanni pochi minuti dopo (si fece dare dallo zio il numero di cellulare del PELLEGRINO).
Magliano ha precisato all'udienza del 5 maggio 2011 che nella telefonata a
PALLEGRINO Giovanni lo invitò... a lasciare stare i parenti...»

Nella medesima Sentenza vi è anche la condanna al BARILARO Antonino di cui si è già accennato, relativamente alle minacce proferite, anche in questo caso, verso un esponente delle Forze dell'Ordine.

Il capo d'imputazione recitava: «BARILARO Antonino minacciava di morte il M.llo dei CC. COTTERCHIO Aldo, da lui indicato erroneamente con il cognome ALESSANDRINI, dicendo, alla presenza di altri militari dell'Arma, che a detto sottufficiale avrebbe sparato alla testa con una pistola, a costo di farsi l'ergastolo, il fatto commettendo in occasione dell'esecuzione di un'ordinanza di custodia cautelare emessa nei confronti del fratello BARILARO Francesco dal GIP di Sanremo per il delitto di minaccia a rappresentanti di un corpo politico-amministrative. Con la recidiva reiterata ed infraquinquennale. In Sanremo 13/6/2010».

Nel motivare la condanna del BARILARO Antonino scrive il Tribunale di Sanremo:

«Anche tale accusa risulta fondata. Ancora una volta destinatario delle minacce è un appartenente alle forze dell'ordine (il M.llo Cotterchio appartenente all'Arma dei Carabinieri).

Il fatto si è verificato anche in questo caso in correlazione con un'attività di PG svolta a carico di membri delle famiglie PELLEGRINO-BARILARO. Infatti il 13 giugno 2010, nelle prime ore del mattino, fu arrestato BARILARO Francesco, suocero di PELLEGRINO Giovanni, accusato di minaccia a corpo politico-amministrativo...

Alcuni parenti delle persone tratte in arresto si erano portati presso il palazzo di giustizia di Sanremo. Ad un certo punto il capitano dei carabinieri Pizziconi e l'appuntato Uras furono avvicinati da BARILARO Antonino, fratello di BARILARO Francesco. L'uomo dapprima si lamentò con i due militari per le modalità con le quali nella mattinata stessa era stata effettuata la perquisizione domiciliare nell'abitazione di BARILARO Francesco, eseguita insieme all'ordinanza di custodia cautelare contro il medesimo. Quindi sempre rivolto ai due carabinieri, BARILARO Antonino proferì parole pesantemente minacciose nei confronti di un sottufficiale che aveva prestato servizio a Bordighera e che aveva partecipato un paio d'anni prima (il 31 ottobre 2008) ad una perquisizione domiciliare nell'abitazione di BARILARO Mara (figlia di Antonino) [nella foto a lato] coinvolta e condannata nell'ambito dell'operazione “MANDEO” inerente traffico di droga ed armi con, tra gli altri, il PALAMARA Antonio, ndr], all'epocaincinta. BARILARO Antonino raccontò che il citato sottufficiale avrebbe mantenuto un comportamento scorretto e irrispettoso nei confronti di sua figlia Mara. Lo descrisse come il maresciallo molto alto, che ha prestato servizio a Bordighera.
Ad un certo l'uomo, a detta dei testi Pizzicono ed Uras, avrebbe pronunziato la frase minacciosa: “
non mandate più il m.llo Alessandrini altrimenti gli sparo alla testa con una pistola, a costo di farmi l'ergastolo”. Va sottolineato che le dichiarazioni rese dai testi Pizziconi ed Uras sono risultate precise e coerenti e non sono state sostanzialmente smentite dall'imputato, il quale ha scelto di rimanere contumace.
Alle dichiarazioni testimoniali citate si aggiungono quelle della persona offesa costituita parte civile la quale ha raccontato in sede d'esame le modalità con le quali fu informato dai colleghi delle minacce formulate nei suoi confronti. Il Cotterchio ha posto in evidenza di aver adottato da quel momento cautele a tutela della sicurezza propria e dei suoi familiari (quali, ad esempio, l'abitudine di uscire di casa sempre armato, anche al di fuori dell'orario di servizio, un maggiore controllo dei movimenti della figlia, etc...).
Gli elementi sopra descritti sono senz'altro sufficienti per dimostrare la fondatezza dell'imputazione mossa a BARILARO Antonino».

 

A questo punto il quadro relativo ai componenti del nucleo delle famiglie PELLEGRINO e BARILARO dovrebbe adeguatamente cristallizzato, evidenziando – come nel caso del PALAMARA Antonio – le ragioni per cui si ritiene assurda e preoccupante la Sentenza di Appello del processo “LA SVOLTA” che ha assolto dall'accusa di 416 BIS il PELLEGRINO Giovanni (condannato in primo grado a 10 anni e 6 mesi di reclusione), PELLEGRINO Roberto (condannato in primo grado a 10 anni e 6 mesi di reclusione), BARILARO Antonino (condannato in primo grado a 7 anni) e ridotto la pena inflitta (per parziale prescrizione ed esclusione dell'aggravante dell'art. 7) al PELLEGRINO Maurizio (condannato a 9 anni contro i 16 inflitti in primo grado).


Al fine di avere un quadro ancora più dettagliato, rimandando alla precisa ricostruzione di fatti e risultanze prodotta dalla D.I.A. con la richiesta di misure di prevenzione patrimoniale a carico dei PELLEGRINO (e che avevamo da tempo pubblicato – leggi qui), facciamo un'ultima panoramica che affronta la questione dei precedenti, dell'infiltrazione nell'economia e negli appalti pubblici, nonché della inquietante vicenda della Cava-Discarica di Rocca Croaire. Non prima, però, di aver richiamato alcuni passaggi del provvedimento di sequestro preventivo finalizzato alla confisca a carico dei PELLEGRINO (per circa 8 milioni di euro) adottato dal Tribunale di Imperia (e che pare essere stato ignorato dai giudici della Corte d'Appello che nel procedimento “LA SVOLTA” hanno assolto i PELLEGRINO - e BARILARO Antonino - dall'accusa di 416 BIS).

 

Nell'Ordinanza del Tribunale di Imperia (qui il testo integrale), datata 20 giugno 2011, si legge:

«Orbene ritiene il Collegio che il complesso degli elementi sopra riportati rilevi in termini inequivoci sia il comune agire criminoso dei PELLEGRINO che la sistematica adozione di metodiche tipicamente mafiose.

Ed invero:

- eloquente è il tenore della minaccia rivolta da PELLEGRINO Giovanni [nella foto a lato in stato di arresto] al Tenerelli [giornalista di Riviera24, ndr]: il taglio delle dita risponde ad una logica punitiva atavica, ispirata alla legge del taglione e connotata da aspetti marcatamente simbolici: il giornalista aveva scritto “cose sbagliate”, facendo uso, ovviamente, delle mani. Da qui la recisione delle dita, quale sanzione di carattere squisitamente retributivo e se si vuole, “pubblica”, in quanto le sue conseguenze erano destinate ad essere percepite dall'intera comunità, sì da riaffermare agli occhi di tutti l'autorità della compagine criminale;

- parimenti deve dirsi in ordine allo schiaffo inferto da PELLEGRINO Roberto[nella foto a lato in stato di arresto] al Magliano, colpevole di “lesa maestà”, rivelatore del rifiuti di riconoscere l'autorità dello Stato;

- identica è la logica alla quale rispondeva la telefonata di PELLEGRINO Giovanniallo Zoccali: la riaffermazione d'una unica ed esclusiva autorità al di sopra di quella della Legge, accompagnata dalla minaccia, con tutte le implicazioni simboliche del caso, dello sparo alla testa e del distacco della testa del nipote. Dal tenore della conversazione appare evidente quale dei 2 soggetti, l'uno pregiudicato l'altro pubblico ufficiale, tenti – peraltro, riuscendovi, posto che il Magliano richiamerà il PELLEGRINO – di imporre le proprie condizioni da un piano di superiorità;
- esemplare è la vicenda occorsa all'Andreotti: i prestiti ad usura costituiscono notoriamente un business molto lucroso per le organizzazioni mafiose. Alla frequente impossibilità di ripianare il debito consegue, di regola, la forzosa cessione dell'impresa del debitore al gruppo criminale, che in tal modo potrà adoperarla come copertura per i propri illeciti traffici (di norma riciclaggio di denaro).

(…)

Riprova percezione nella zona dell'estremo Ponente Ligure della appartenenza dei PELLEGRINO ad un clan “mafioso” o comunque come soggetti dediti alla commissione di gravi delitti tramite l'utilizzo delle modalità operative contemplate dall'art. 416 bis c.p. è fornita dal tenore delle intercettazioni riportate in precedenza, nella quali l'imprenditore Piro Benedetto, pur non avendo avuto a che fare con i PELLEGRINO, ma con il loro cugino DE MARTE Rocco, esprimeva il timore (se non, persine, la certezza) che il proprio cantiere potesse essere dato alle fiamme in quanto il proprio “taglieggiatore” era imparentato con i proposti.

(…)

E' dato pacifico che sia il nucleo familiare originario dei PELLEGRINO che quelli successivamente da ciascun d'essi costituiti siano organismi compatti al loro interno e strettamente l'uno legati all'altro.

Si pensi al fatto che 3 dei fratelli, ad eccezione di PELLEGRINO Roberto, vivono insieme ai rispettivi coniugi e figli presso una lussuosa villa sita in Bordighera
Orbene è fatto notorio, anche perché più volte accertato in via giudiziale, che la struttura interna delle 'ndrine calabresi sia cementata proprio dai legami di sangue.

Da qui la scarsa permeabilizzazione, se non nella qualità di mera “manovalanza”, di tale cosche all'inserimento di elementi esterni.
Si consideri poi le continue frequentazioni – desumibili dai controllo di Polizia – tra i resistenti ed i congiunti e/o affini, quali PEPE' Benito, PEPE' Lucia, BARILARO Francesco, sino ad arrivare al nucleo familiare allargato dei DE MARTE, tra i quali spicca DE MARTE Rocco, i cui legami con i PELLEGRINO sono già stati accertati.

In tal senso sono emblematiche le vicende di PEPE' Lucia: la sue attività commerciale rivestiva grande importanza non solo per il proprio coniuge (oltre che per se stessa), ma anche per i propri cognati e per il BARILARO.
Coerente è in un simile contesto la presenza d'un ampio sistema di videosorveglianza posto al servizio dell'immobile comune: non v'è dubbio che i furti perpetrati all'interno delle ville costituiscano accadimento tutt'altro che inconsueti nel ponente ligure,
ma è altrettanto indiscutibile che la costruzione di velle-bunker, costituenti la sede dell'associazione criminale, sia una consuetudine riconducibile ai leaders di associazioni di stampo mafioso.

Vanno poi richiamati i contatti e le frequentazioni (tra) i PELLEGRINO e soggetti con precedenti penali e di polizia per i reati di 416 e 416 BIS c.p. nonché per reati gravissimi: oltre a BARILARO Antonino, vi sono FERRARO Michele, vi sono i già menzionati GRELLA Giacomo, FERRARO Gaetano, PRATICO' Aurelio, MARCIANO' Giuseppe e, ovviamente il latitante COSTAGRANDE Carmelo...
Quanto all'epoca di costituzione dell'associazione, s'osserva che non vi sono dati sufficiente(mente) precisi affinché possa individuarsi un preciso momento temporale.
Tuttavia non appare implausibile collocare la nascita nel 1994 se non prima, allorché
PELLEGRINO Roberto, ancora minorenne, venne trovato in possesso – e poi condannato per il fatto – d'un vero e proprio arsenale, composto anche da armi da guerra ed esplosivi.

Cosa potesse fare un ragazzo di tutti gli oggetti sequestrati è spiegabile soltanto se la loro detenzione era ascrivibile anche agli altri fratelli, nella veste di utilizzatori degli stessi oppure di custodi per conto terzi soggetti, collegati o appartenenti a sodalizi mafiosi.

Invero, non sono infrequenti i sequestri di armi e, specialmente, di esplosivi nella disponibilità della criminalità organizzata, da utilizzare per il compimento d'attentati estorsivi.
Non ultimo – anzi, al contrario – è il dato che, unitamente ai legami di sangue, cementa l'agire comune dei PELLEGRINO: costoro, infatti svolgono tutti la medesima attività imprenditoriale nel campo dell'edilizia e degli scavi in particolare. Lungo è l'elenco delle società di cui ciascuno dei resistenti è stato componente.

Ciò che, però, maggiormente rileva è circostanza che tutti e 4 sono soci della F.LLI PELLEGRINO Sas di PELLEGRINO Michele & C e che 2 d'essi, insieme al proprio padre Domenico, hanno costituito la F.LLI PELLEGRINO SRL, senza trascurare le numerose altre società operanti nello stesso settore, che vedono (o hanno visto) ciascuno dei PELLEGRINO farne parte come soci e/o amministratori.

(…)

Ci si limita soltanto ad osservare che, laddove i dati raccolti dalla DIA appaiono certi ed oggettivi, in quanto documentalmente riscontrati – fatta eccezione per la stima dei costi di costruzione del suddetto stabile sito in Bordighera, dei quali, peraltro non è stato tenuto conto – altrettanto non può dirsi in ordine alle argomentazioni svolte dal consulente della difesa, le quali, oltre a contenere valutazioni tecniche ed stime necessitanti d'attenta verifica (…) sono fondate su atti di provenienza unilaterale, ossia forniti ed emessi dai resistenti, della cui veridicità può fondamentalmente dubitarsi: si tratta dei bilanci societari nonché della documentazione relativa ai redditi agricoli PELLEGRINO Maurizio [nella foto a lato in stato di arresto] ed all'attività lavorativa prestata in Francia – peraltro negli anni 90 – da alcuni membri della famiglia. ...i documenti prodotti dai PELLEGRINO, ed i Bilanci in particolare, possano a buon ragione essere reputati inattendibili è considerazione che risulta confermata dalle reiterate violazioni tributarie accertate a carico della FRATELLI PELLEGRINO SAS.
Che poi il considerevole importo di € 3.345.530 non corrisposto al Fisco possa costituire un valido argomento per sostenere la tesi per cui i preposti abbiano prodotto reddito e abbiano fatto ciò legittimamente costituisce un autentico fuor d'opera.
In primis è evidente che sugli utili dichiarati avrebbero dovuto essere corrisposte le relative imposte.
Inoltre, pur volendosi condividere, seppur parzialmente, la linea difensiva, dovrebbe
in ogni caso concludersi che la stragrande maggioranza del reddito dei proposti – come s'è detto, la F.LLI PELLEGRNO SAS risultava aver prodotto reddito per circa € 300.000,00, da imputare, però ad un arco di tempo di 10 anni, e da riferire prevalentemente a PELLEGRINO Giovanni ed in misura minore a PELLEGRINO Roberto –costituirebbe comunque un profitto/prodotto di fatti penalmente rilevanti.
Tale rilievo, a maggior ragione, si attaglia per la maggiore liquidità di reddito imponibile derivante dall'
accertata emissione di false fatture da parte della FRATELLI PELLEGRINO SAS in favore di ALONGI Mariano e MARCHI Daniele per importo di quasi € 900.000,00, dovendosi a tal proposito evidenziare che secondo giurisprudenza ai fini dell'emissione del sequestro ex art. 2 bis L. 575/1965 non occorra che l'illecita provenienza dei beni od il loro reimpiego sia riconducibile ad attività necessariamente “mafiose”, risultando a tal fine sufficiente la mera provenienza delittuosa degli stessi (…)

Se unitamente a ciò si consideri l'enorme esposizione debitoria da parte delle società dei prevenuti e di loro medesimi nei confronti dell'Erario, appare evidente che, almeno allo stato degli atti, le giustificazioni addotte da costoro appaiono prive di pregio.
Dai dati suesposti emerge un ulteriore elemento che non può non definirsi preoccupante.

Invero, a dispetto del fatto che parte degli ingentissimi debiti gravanti sulle società di cui i resistenti sono stati soci o amministratori nonché personalmente sugli stessi siano da imputare alla ripetuta violazione della normativa previdenziale ed antinfortunistica – circostanza desumibile dalla notificazione di numerose cartelle da parte della Direzione Provinciale nonché dai precedenti penali riportati in premessa – i PELLEGRINO sono comunque riusciti ad aggiudicarsi numerosi appalti – per giunta spesso a trattativa privata (a riguardo si veda quanto riportato nel profilo di ciascuna società in diversi Comuni del Ponente ligure (Ventimiglia, Camporosso, Ceriana, ecc), dimostrando in tal modo quello che è già stato inferito per altra via da questo Tribunale – e contenuto nelle motivazioni del provvedimento di scioglimento del Consiglio Comunale di Bordighera – ossia che i PELLEGRINO erano riusciti ad infiltrarsi stabilmente nella gestione della cosa pubblica locale, potendo, con ogni evidenza, contare sul favore degli amministratori

[documentazione: Proposta DIAPerizia CtuProvvedimento Tribunale]

Sulla questione appalti e subappalti rimandiamo a quanto già pubblicato negli anni (ed in ultimo con la ricostruzione recentemente pubblicata sulla questione della ECO-SCAVIvedi qui) e soprattutto a quanto documentato nella Proposta della DIA (accolta dal Tribunale) di misure preventive [leggi qui]. Così come sulla questione specifica relativa ai Comuni di Ventimiglia e Bordighera torneremo nella prossima puntata.

Qui invece continuiamo, prima di concludere, sulla questione connessa a Rocca Croaire.


I
PELLEGRINO hanno trovato un sito sicuro per le proprie attività, così come le altre imprese di soggetti appartenenti – come loro – ad un contesto 'ndranghetista (vedesi gli SGRO', i FOTIA ed il CHIARO Vincenzo).

Partiamo da un'
annotazione della D.I.A.:

 

 

«L’attività ispettiva, effettuata nel mese di novembre 2010 presso il cantiere dell’Aurelia Bis, consentiva di identificare le ditte operanti, il personale impiegato in quella giornata, gli automezzi presenti, nonché di raccogliere copiosa documentazione, tra cui contratti di sub-appalto e numerose bolle di conferimento di terra e rocce di scavo.

L’esame della documentazione raccolta, ha permesso di delineare il “documento ufficiale tecnico-contabile” in base al quale: la committente ANAS - Compartimento della Liguria, ha corrisposto alla Sanremo s.c.r.l., impresa esecutrice, gli oneri per il trasporto dei materiali di scavo presso la cava denominata “Rocca Croaire”.

Successivamente, la Sanremo s.c.r.l., ha concesso tali lavori, in regime di sub- appalto, alla società FERRARO Srl, per il periodo gennaio 2008 – agosto 2010.

Quest’ultima società, a parere di questo Ufficio, in espressa violazione agli obblighi derivanti, sia dai commi 1 e 9 dell’art.118 del D.Lgs. 163/2006, sia dai vincoli contrattuali, sia dalle disposizioni di cui all’art.21, 1 comma, della legge 646/82, ha ceduto in sub appalto non autorizzato le segnalate attività di movimento terra, affidando i trasporti in discarica, in tutto o in parte, a soggetti terzi.

Nella fattispecie, lo sviluppo delle indagini, ha permesso di accertare che, nel periodo 19.10.2009 - 30.10.2009, la Scavo-ter S.r.l., ha effettuato nr. 8 viaggi di movimento terra per conto della FERRARO COSTRUZIONI SRL. Tale attività è stata posta in essere in violazione dell’art.21, 1 comma, della legge 646/82, in quanto, come già riferito, la citata FERRARO, già sub appaltatrice, non poteva, a sua volta, effettuare un ulteriore sub appalto.

Per tali violazioni, commesse tra il 24.01.2008 e l’estate del 2010, accertate in località Taggia-Sanremo il 09.11.2010, FOTIA Donato, amministratore delegato della Scavo-ter S.r.l., unitamente ad altri 20 rappresentanti di altrettante società, è stato indagato in stato di libertà.

Si rappresenta che, all’esito della citata attività, sono stati denunciati all’autorità giudiziaria anche CHIARO Vincenzo, socio accomandatario della “CHIARO Vincenzo & C. s.a.s.”... nonché PELLEGRINO Domenico, rappresentante della società “PELLEGRINO” s.r.l. con sede in Ventimiglia, Loc. Casermette nr. 33 Fraz. Varase».

Proseguiamo, brevemente, con quanto rilevante è emerso, ancora, in merito alla Cava-Discarica Rocca Croaire.

In tale contesto, nella più assoluta illegalità (si consideri che ad esempio la parte ricadente su Arma di Taggia risulta da sempre priva di qualsivoglia autorizzazione, nel più assoluto silenzio acquiescente delle Pubbliche Amministrazioni), come visto operavano, con l'impresa “S.P.” gli SGRO', emanazione della cosca GALLICO e che sono stati sottoposti a misura di prevenzione del sequestro/confisca dei beni e delle imprese da parte dell'Autorità Giudiziaria di Reggio Calabria, oltre che nell'operazione denominata “COSA MIA” e “COSA MIA 2” (recentemente coinvolti nell'operazione antidroga italo-francese che ha permesso di colpire il traffico di stupefacente anche attraverso imbarcazioni a vela che ha visto la disposizione – nel giugno scorso – di Fermo da parte della DDA di Genova per, tra gli altri, MAGNOLI Antonio detto “Bubu”, MAGNOLI Rocco, GIOVINAZZO Marcello, SGRO' Carmelo cl. 1982, NARDELLI Francesco, CAVALIERE Alessio) - [nella foto da con maglia con scritta "bax", il CAVALIERE Alessio, accanto a lui, con la mano poggiata sulla sua spalla, lo SGRO' Carmelo cl. 82, ed accanto a questo PRONESTI' Domenico altro sodale dello SGRO'].

Si è già pubblicamente documentato che soprattutto gli SGRO' con i PELLEGRINO sono stati i protagonisti dei conferimenti nella “prediletta” Rocca Croaire (oltre ai FOTIA legati ed imparentati alla cosca dei MORABITO-PALAMARA-BRUZZANITI ed al CHIARO Vincenzo legato ed imparentato alla cosca dei GULLACE-RASO-ALBANESE oltre che in contatto diretto, in Liguria, con la coppietta FAZZARI Giulia & GULLACE Carmelo) che sorge in quel territorio posto da decenni sotto il controllo della 'ndrangheta, e nello specifico della 'ndrangheta di Taggia, tra infiltrazione nel tessuto economico e commerciale, inquinamento degli appalti, subappalti e concessioni pubbliche, nonché per il condizionamento delle competizioni elettorali, dai tempi di TEARDO in avanti, e con il caposaldo – in tale territorio – dei MAFODDA come dei LUCA' e LAROSA.

Qui finivano terre inquinate (contenenti ad esempio: fibre di amianto, metalli e PCB) dai cantieri pubblici, arrivavano infatti i conferimenti dai cantieri pubblici di “AREA 24” come dell'ANAS (Aurelia Bis) e da qui, quelle stesse terre (inquinate) ripartivano per gli stessi cantieri pubblici. Qui giorno dopo giorno era un infinito “verme” di camion che occupava le strade, con polveri che creavano una nebbia che anziché sulla costa della riviera pareva di essere nella bassa padana.

Meglio di ogni parola appare utile produrre qualche foto e fotogramma con cui si è documentato (anche alle Autorità preposte, ed in ultimo anche alla Commissione Parlamentare Antimafia) quanto avveniva:

- due foto dei mezzi degli SGRO' del 26 giugno 2009 e 3 agosto 2009

Nelle foto sotto del 26 giugno 2009, il braccio meccanico della ditta esercente la cava, mentre carica i mezzi della S.P. Srl Costruzioni della famiglio SGRO’ la sabbia di AREA24 depositata nel mappale 176. Nella fotografia sotto, lo stesso mezzo che scarica la sabbia di AREA24 in prossimità della costruenda rotatoria dell’Aurelia Bis di Taggia, per essere riutilizzata come copertura dello scolmatore.




Una volta scoperta l’esatta ubicazione del frantoio mobile dentro la cava, fu possibile, da una roccia del crinale del Monte Grange, scattare fotografie sulle attività di lavorazione e di recupero. Nelle foto i due mezzi della famiglia SGRO’, uno che scarica i materiali dell’Aurelia Bis (negli stessi cumuli di terra è stato scaricato il materiali di risulta di AREA24) e l’altro che viene caricato dello stabilizzato prodotto per essere riutilizzato come sottofondo stradale dell’Aurelia Bis di Taggia.



- Il mezzo pesante scoperto della F.LLI PELLEGRINO (incaricata in sub-appalto), prima e dopo aver scaricato i materiali di risulta di “AREA24, contrariamente a quanto prescritto dall’ASL, sulla cima della collina nella cava “Rocca Croaire”: il via vai di mezzi e polveri




 

- Qui qualche fotogramma del video del 30 agosto 2009 dei conferimenti / caricamenti in Rocca Croaire con le nubi di polvere (che secondo gli enti preposti ai controlli non esistevano!):





















 

- Qui qualche fotogramma del video del 15 marzo 2010 con il “verme” infinito di mezzi lungo la strada per Rocca Croaire, a partire da quelli dei PELLEGRINO e degli SGRO':
































Si tenga inoltre presente che se “di fatto” si è assistito ad una perfetta spartizione dei lavori pubblici, nell'imperiese, tra le imprese facenti capo ai PELLEGRINO e quelle facenti capo agli SGRO', non sono mancati i contatti diretti e indiretti tra i due nuclei familiari. Si deve anche considerare che i DE MARTE sono imparentati direttamente con i DITTO (sempre originari di Seminara) e legati alla 'ndrina dei SANTAITI (la medesima dei PELLEGRINO) e la giovane DITTO Concetta (figlia del Francesco), cl. 1988, risulta fidanzata con GALLICO Antonio considerato appartenente dell'omonima cosca (ovvero la medesima cosca degli SGRO'). Nell'ambito dell'operazione “GALASSIA” (già citata), tra il 1996 e 1997, ha messo in evidenza il coinvolgimento del PELLEGRINO Maurizio nell'associazione per delinquere finalizzata altraffico di stupefacenti; tra i soggetti coinvolti vi erano il DE MARTE Vincenzo (cugino diretto dei PELLEGRINO) ed il DITTO Carmelo (cugino del DE MARTE). Il DITTO Carmelo, ritenuto affiliato alla cosca SANTAITI-GIOFFRE', nato nel 1973, figlio del Francesco e fratello della citata Concetta, prima di essere ucciso a Seminara nel 2006 era fidanzato con SANTAITI Rosa cl. 74, sorella dei fratelli SANTAITI, posti al vertice della cosca omonima.

 

Nell'ambito della ricostruzione dettagliata promossa dalla D.I.A. emerge, oltre al ruolo di “dominus” e vera e propria incarnato dal PELLEGRINO Michele [nella foto a lato] appare di particolare interesse come il PELLEGRINO Michele, unitamente al PELLEGRINO Maurizio, la fecero franca nel procedimento per l'arsenale di armi da guerra ed esplosivi, per cui la responsabilità venne assunta dal fratello minorenne PELLEGRINO Roberto.

Di assoluto interesse in merito è quanto ricostruito sinteticamente dalla D.I.A.:

«Si è proceduto ad acquisire, presso il Tribunale per i Minorenni di Genova, la Sentenza n. 146 Reg.Sent. 209/94 Reg.G.Trib., datata 04.11.1994 (...), con la quale veniva emessa condanna nei confronti di PELLEGRINO Roberto, all’epoca minorenne, per il reato di cui agli artt. 110, 81 cpv. C.P. e 2 e 7 Legge 895/67
...perché in concorso con PELLEGRINO Michele e PELLEGRINO Maurizio, in esecuzione di un medesimo disegno criminoso, illegalmente deteneva le seguenti armi da guerra e munizioni ed armi comuni da sparo:

- pistola Beretta mod.950 cal. 6.35 ...caricatore relativo completo di 6 pallottole ... che risulta intestata a tale ZAVAGLIA Tommaso, nato il 27.2.34 a Reggio Calabria, residente a Seminara che, tra l’altro, non risulta essere denunciata quale oggetto di furto o smarrimento;
- due cartucce a palla marca Fiocchi cal.12 dello stesso tipo di quelle sequestrate in abitazione ed appartamenti a
PELLEGRINO Michele;
- 12 proiettili cal. 6.35 G.F.L.;
- 9 proiettili cal. 7.65 di cui uno dei nove blindato;
- 1 proiettile marca Fiocchi Ord Ital, non altrimenti identificabile;
- 15 detonatori, di cui 6 già percossi, contenuti in una apposita custodia in legno;
- Un minerale di forma cilindrica, spezzato, probabilmente esplosivo, al momento non meglio identificabile;
- 24 proiettili cal. 38 Smith Wesson G.F.L.;
- 2 cartucce cal. 9 m 38;
- 49 proiettili marca Fiocchi cal.7.65 parabellum, simile al proiettile dello stesso tipo, rinvenuto in abitazione e di proprietà di
PELLEGRINO Michele;
- 1 cartuccia marca Fiocchi cal. 12 a pallini;
- 56 cartucce Flobert 9 mm marca Fiocchi dello stesso tipo di quelle rinvenute in abitazione e di proprietà di
PELLEGRINO Michele;
- 1 rotolo di nastro adesivo di colore arancione;
- 1 pietra a forma cilindrica di colore rosa non meglio identificabile, con un foro al centro, esplosivo o probabilmente utilizzabile per componenti esplosive;
- 21 cannucce di colore vere in plastica, collegate tra loro, lunghe cm.20 cadauna che servono per comporre sistemi esplosivi;
- 1 tubo di esplosivo in gelatina, contraddistinta dal numero 1 con sopra trascritta la dicitura seguente: STAB di Carzago RIV. (BS);
- 3 proiettili cal. 7.64 di cui 2 marcati RWS ed uno “SAKO”;
- 4 cartucce cal.12 a pallini marca Fiocchi;
- 1 detonatore in buono stato del 1968 di fabbricazione austriaca marca SCHAFFLER, matr. N. 730-231304, stampigliato sul fondo dell’oggetto;
- 1 cartuccia cal. 16 a pallini BOMBRINI PARODI-DELFINO;
- 1 misuratore di resistenza elettrica SCHAFFLER & CO., utilizzabile per fornire l’impulso elettrico quale componente di congegno esplosivo;
- 1 arma da fuoco automatica (mitraglietta), marca e calibro non identificati;
- 2 caricatori vuoti per l’arma automatica indicata al punto precedente;
- 1 molla di caricamento per l’arma del precedente punto;
- 1 asta guida molla per l’arma dei punti precedenti;
- 1 cesoia taglia tubi da 8 mm utilizzabile per la preparazione di congegno esplosivo;
- 1 FUCILE MOSCHETTO MOD. 95 MATR. 1550/B di costruzione rumena recante la dicitura BUDAPEST ....;
- 1 fucile a pompa in buono stato marca REMINGTON, mod. 870, MAGNUM, matr. W288647M ...;
- 43 cartucce cal.12 a pallini che
PELLEGRINO Michele, asseriva essere di sua esclusiva proprietà.

Interessante è la parte relativa ai “...MOTIVI DELLA DECISIONE”..., della quale si riportano alcuni stralci ritenuti più significativi:

    • Preso atto della decisione dei coimputati in reato connesso PELLEGRINO Michele e PELLEGRINO Maurizio (fratelli maggiorenni dell’attuale imputato) di avvalersi della facoltà non rispondere ...

    • Nell’ambito di una più vasta indagine in tema di armi, anche grazie a segnalazioni anonime, la polizia di stato aveva approfondito la situazione della famiglia PELLEGRINO. Individuata l’esistenza di una campagna in frazione “Bevera” di Ventimiglia nella disponibilità della predetta famiglia, veniva effettuata una minuziosa perquisizione (estesa ovviamente anche all’abitazione del nucleo familiare da cui le operazioni avevano inizio) che aveva portato via via al rinvenimento di cartucce, armi comuni da sparo e armi da guerra descritte in dettaglio nei verbali di perquisizione ...

    • Può essere opportuno sottolineare che, nel corso della perquisizione, venivano ritrovate armi e cartucce di tipo diverso (tra l’altro veniva segnalata la presenza di un candelotto integro di gelatina, nonché di congegni e detonatori relativi ad esplosivi idonei all’uso) tutte nella disponibilità della famiglia PELLEGRINO. Per completezza ve detto che le numerose cartucce rinvenute nulla avevano a che vedere con le armi detenute e denunciate presso la casa di famiglia e che la madre del minore aveva invano cercato di occultare alcune pallottole sulla propria persona ...

    • Veniva sentito l’imputato ... sostenendo di aver trovato l’arsenale per cui oggi è processo nella campagna mentre faceva moto-cross. Egli sottolineava la non buona condizione di quanto in sequestro asserendo, inoltre, di aver utilizzato soltanto un fucile per sparare in aria;

    • Non ritiene il tribunale di poter pervenire alla concessione dell’invocato beneficio ... (perdono giudiziale – n.d.r.);

    • Per inciso può essere qui ricordato che la richiesta della custodia cautelare, avanzata dalla Procura minorile e applicata dal G.I.P., è stata confermata in sede di merito dal tribunale per i minorenni nella fase del riesame e in sede di legittimità dalla corte di Cassazione ...

    • Che la pena detentiva, ove prevista nei confronti dei minori di età, dovrebbe potere essere applicata nei loro confronti solo in casi del tutto eccezionali e in luoghi idonei a soddisfare le esigenze di natura educativa ...

    • Il problema centrale di questo processo è quello di stabilire quale tipo di decisione possa incidere più positivamente sul PELLEGRINO (Roberto, n.d.r.) ai fini della sua condotta futura. Tale decisione non può prescindere da una serie di valutazioni circa la gravità del fatto, la personalità del ragazzo e il suo comportamento contemporaneo e successivo al reato ...;

    • Circa la gravità del fatto la sola lettura del capo di imputazione è già di per se più che sufficientemente indicativa, essendo del tutto evidente che, al di là della condizione di non perfetta efficienza di alcune armi e detonatori, il materiale in sequestro poteva essere utilizzato per devastanti azioni delinquenziali anche a livelo omicidiario e stragista ...

    • Il ragazzo ha sempre sostenuto la sua esclusiva responsabilità nei fatti lui addebitati, comportamento che è stato stigmatizzato in sede di indagini preliminari laddove si è fatto riferimento, nella sostanza, alla sua scarsa lealtà processuale e ciò sul presupposto che egli si fosse assunto tutta la colpa sapendo di poterne ricavare conseguenze meno gravi rispetto agli adulti al fine di coprire le responsabilità di questi ultimi e, in particolare, dei suoi familiari ...

    • Condivide il Collegio questa impostazione essendo assolutamente inverosimile che il PELLEGRINO abbia agito in piena solitudine e autonomia tenuto conto anche del numero delle armi, delle munizioni e degli apparati esplosivi raccolti e poi nascosti. Né ovviamente è verosimile e può essere creduta la tesi del ragazzo secondo cui questo arsenale, suscettibile di una immediata utilizzazione, sarebbe stato abbandonato in aperta campagna nella disponibilità di chiunque passasse di lì. Ma, al di la di quest’ultima considerazione, se la ricostruzione storica dei fatti sopra proposta fosse condivisa, è evidente che la valutazione della gravità dell’episodio in esame troverebbe ulteriore conferma nella circostanza, altrettanto probabile, che il materiale in sequestro dovrebbe provenire da ambienti malavitosi strettamente collegati alla criminalità organizzata. Laddove tuttavia si ritenesse non condivisibile fare riferimento ad una ricostruzione di natura deduttiva è opinione del Tribunale che anche la (non creduta) versione dei fatti offerta dal minore, se espressione di comportamenti reali, costituirebbe un indice assai preoccupante della sua capacità di porre in essere comportamenti delittuosi giacchè il raccogliere, occultare e detenere all’interno del terreno di proprietà famigliare il già ricordato arsenale ... senza farne parola con alcuno, è ugualmente espressione di una personalità potenzialmente deviante pur, se nello stesso tempo, espressione della capacità di adeguarsi alle esigenze del vivere sociale. In definitiva lo stesso comportamento processuale successivo all’accertamento del reato, rigidamente volto a confermare i propri assunti senza mostrare di comprendere più di tanto l’oggettiva gravità dei fatti, non depone favorevolmente circa le capacità critiche del ragazzo (e, dunque, neppure sui suoi futuri comportamenti).

quantificando la pena in anni uno di reclusione e lire 1.000.000 di multa e ritenendo la pena detentiva ingiusta e controproducente e disponendo, pertanto, la sospensione condizionale della pena.

In data 06.04.1995, la Corte d’Appello di Genova, confermava la sentenza del Tribunale per i Minorenni riducendo, nel contempo, la pena a mesi otto di reclusione e lire 800.000 di multa.

Tale vicenda, come peraltro manifestamente ipotizzato in sentenza dal Tribunale per i Minorenni, appare ricostruita ad arte per scagionare gli imputati maggiorenni, PELLEGRINO Michele e PELLEGRINO Maurizio, e far ricadere ogni responsabilità sul minore PELLEGRINO Roberto, denota una particolare gravità; infatti, in qualunque modo si siano realmente svolti i fatti, il PELLEGRINO Roberto ha avuto un ruolo rilevante dimostrando, nonostante la giovane età, un’elevatissima pericolosità sociale.

Appare doveroso evidenziare come, anche nel corpo del provvedimento in parola, la condotta delittuosa venga spesso messa in relazione “alla famiglia PELLEGRINO”, a dimostrazione che, di fatto, ci si relaziona sempre con un’unica entità seppure le condotte vengano poi addebitate all’uno o all’altro componente familiare».


Ma andiamo avanti.

Anche le donne ricoprono funzioni essenziali all'esistenza stessa del sodalizio.

Non solo per il legame che con i matrimoni consolidano e costruiscono e che nel caso in esame vedono:

- la DE MARTE Vincenza, madre dei fratelli PELLEGRINO, è della famiglia dei DE MARTE a cui, come si è visto, è saldamente collegato nelle attività illecite la famiglia PELLEGRINO;

- la PEPE' Lucia [in foto a lato quando sorridente festeggiava le assoluzione in Appelo a Genova], è il legame tra i PELLEGRINO – è moglie di Maurizio - ed il PEPE' Benito, esponente storico della 'ndrangheta (e già gravato da condanna per omicidio), nonché tassello essenziale per le attività economiche, attraverso cui si tentò di aprire la famosa sala giochi a Bordighera;

- la MORSIA Monica, già moglie di PELLEGRINO Michele, permetteva al PELLEGRINO Giovanni di ottenere il permesso per attività lavorativa presso lo studio alla stessa riconducibile (“ELABORA STUDIO”) durante la misura degli arresti domiciliari; ad un controllo del 21.09.2000 il PELLEGRINO Giovanni questi risultava invece altrove, tanto che scattò, a seguito del controllo dei Carabinieri, la denuncia per “evasione dagli arresti domiciliari”;

- la BARILARO Nadia, moglie del PELLEGRINO Giovanni, rappresenta il legame con la famiglia BARILARO;

- la VOGHERA Verna [in foto a lato con il nipote PELLEGRINO Domenico], moglie di PELLEGRINO Roberto, che risulta insidiatasi a Montecarlo, ove si sono evidenziati consistenti interessi dei PELLEGRINO, aveva visto rilasciare - incredibilmente – dalla Questura di Imperia l'autorizzazione alla detenzione di un fucile a pompa calibro 12 ed una pistola semiautomatica, nonostante la già condanna definitiva del marito convivente, PELLEGRINO Roberto, per detenzione di armi da guerra ed esplosivo.


A questo, si deve poi aggiungere il “dettaglio” delle
intestazioni fittizie effettuare alle dame di famiglia, così da tentare di sottrarre i beni a possibili provvedimenti di sequestro e confisca, così come anche – non dimentichiamolo – è tra le funzioni delle signore del sodalizio quella di tenere i contatti quando i mariti sono detenuti e funzione, non secondaria, quella di promuovere la crescita dei figli e dei nipoti nella più perversa cultura mafiosa, che anziché ripulire il proprio nome e l'onore (spingendo al rispetto ed alla collaborazione con lo Stato, nella riconquista della "dignità"), alimentano la distorta concezione di "onore" e di "famiglia", inculcando il vicolo omertoso a tutela della impermeabilità del sodalizio.

Se si cresce con la somministrazione quotidiana di quella mentalità mafiosa le nuove generazioni finiscono, ad esempio, con il considerare i loro padri (responsabili di crimini pesanti) come degli "eroi"... E per comprendere ciò basta vedere la copertina del diario facebook della figlia dei noti PELLEGRINO Maurizio e PEPE' Lucia, la giovane Melania:

 

In considerazione di quanto accennato rispetto agli interessi in Costa Azzurra dei PELLEGRINO (anche con contatti e cointeressenze con il TAGLIAMENTO e l'INGRASCIOTTA), la D.I.A. ha chiaramente indicato (nel 2011) quella che è certamente una delle strutture individuate. Testualmente:

«i fratelli PELLEGRINO hanno creato a Mentone (F), in data 22.05.2007, la società denominata “PELLEGRINO FRERES”, con sede in 62 Promenade Marechal Leclerc (tel. 0033492413857 – p.i. 498788355) avente per oggetto il movimento terra e le demolizioni;

    • la società opera su un conto corrente bancario acceso in data 20.06.2007 presso la Banque Populaire de Cote Azur – filiale di Mentone;

    • PELLEGRINO Giovanni, che dirige tale società, ne è il socio maggioritario ed è domiciliato in Roquebrune Cap Martin, 12 Rue Notre Dame de Bon Voyage;

    • PELLEGRINO Michele è socio minoritario e non risulta domiciliato in Francia;

    • Il fatturato sociale, nell’anno 2008, era di circa €.334.000, di cui €.38.000 di imponibile, anno nel quale operava senza essere proprietaria di materiali e quasi senza personale, infatti risulta il versamento di un solo stipendio, lavorando in sub-appalto o utilizzando personale esterno. Relativamente agli anni 2009 e 2010 la società non ha dichiarato proventi e non ha pagato imposte allo Stato francese;

    • I fratelli Giovanni e Michele PELLEGRINO non percepiscono alcun salario, non dichiarano entrate allo Stato francese, non possiedono immobili e non risultano aver stipulato contratti di locazione. PELLEGRINO Giovanni titolare di due conti correnti bancari accesi presso l’istituto Banque Populaire Cote d’Azur di Mentone;

    • Non risultano veicoli intestati alla citata società, nè ai vari componenti della famiglia PELLEGRINO;

    • VOGHERA Verane è titolare di due conti correnti bancari accesi presso l’Istituto Credit Agricole Provence Cote Azur filiale di Cap Martin ed è legale rappresentante, nonché socio con il 95% delle quote, della Societè de Construction Immobiliaire – SCI VEDOPOL, costituita nel 2004 in Mentone»

La VOGHERA Verane, moglie del PELLEGRINO Roberto, tra l'altro - come nota a margine - risulta essere tra i contatti facebook anche del noto Ambasciatore MORABITO Antonio... sino a poco tempo fa Ambasciatore italiano a Montecarlo... Quel MORABITO Antonio della nota vicenda SCAJOLA-MATACENA (vedi qui e qui)

 

 


In merito ai precedenti...

Partiamo da qualli relativi ad alcuni dei dipendenti dei PELLEGRINO, così come mappati dalla D.I.A. prima del sequestro/confisca dei beni e delle imprese:

«Prendendo in considerazione le società più recenti dei fratelli PELLEGRINO e più precisamente la F.lli PELLEGRINO S.r.l. e la F.lli PELLEGRINO S.a.s., si è avuto modo di constatare, tra l’altro, nel periodo 2001/2010, che le stesse hanno avuto complessivamente 51 dipendenti, di cui 16 con gravi precedenti di polizia di natura dolosa e precisamente:

ATZORI Antonello, nato il 11.03.1958 a Carbonia (CA), con precedenti per reati contro il patrimonio;

CUTRONEO Massimiliano, nato il 16.09.1974 a Sanremo (IM), con precedenti per gestione di rifiuti non autorizzata, traffico illecito di rifiuti e spaccio di sostanze stupefacenti;

DRAGONI Marco, nato il 20.07.1954 a Sanremo (IM), con precedenti per spaccio di sostanze stupefacenti,

EVANGELISTA Luciano, nato il 20.03.1962 ad Imperia, con numerosi precedenti per spaccio di sostanze stupefacenti, anche in forma associativa;

GRANDI Giuseppe, nato il 19.10.1963 a Sanremo (IM), con precedenti per ricettazione, falsi in genere, spaccio di sostanze stupefacenti;

GRELLA Giacomo, nato il 17.01.1950 a Carignano (TO), con precedenti per associazione per delinquere, ricettazione, rapina, porto abusivo di armi, emissione assegni senza provvista;

GUIDA Vincenzo, nato il 09.06.1970 a Tortona (AL), con precedenti per furto aggravato, porto abusivo di oggetti atti ad offendere;

MERLINI Tiziano, nato il 16.03.1971 a Sanremo (IM), con precedenti per spaccio di sostanze stupefacenti, minacce;

SABLONE Luciano, nato il 07.04.1961 in Francia, con precedenti per danneggiamento, rapina impropria;

SCAPPATURA Carlo, nato il 16.02.1979 a Bordighera (IM), con precedenti per spaccio di sostanze stupefacenti;

SGRO' Domenico, nato il 13.06.1972 a Vibo Valentia (CZ), con precedenti in materia edilizia, spaccio di sostanze stupefacenti;

SURACE Giuseppe, nato il 20.01.1957 a Gioia Tauro (RC), con precedenti per ricettazione;

TIMPANI Michael, nato il 16.09.1981 a Sanremo (IM), con precedenti per furto aggravato, maltrattamenti in famiglia, lesioni personali, minacce, furto, detenzione di arnesi atto allo scasso, ricettazione;

VENTRE Kristian, nato il 12.02.1973 a Sanremo (IM), con precedenti per minaccia, spaccio di sostanze stupefacenti, rapina, detenzione illegale di armi, porto abusivo di armi, reati contro la persona, falsificazione o spendita di monete false, furto;

VENTRE Maurizio, nato il 20.03.1971 a sanremo (IM), con precedenti per spaccio di sostanze stupefacenti, falsificazione o spendita di monete false, reati contro la persona, porto abusivo e detenzione armi, lesioni personali, ricettazione, furto;

VIALE Gianfranco, nato il 29.07.1976 a Sanremo (IM), con precedenti per percosse, minacce;

Quanto sin qui riportato, offre già una chiara idea delle potenzialità dei proposti, che risultano collegati a soggetti pluripregiudicati per reati di notevole gravità; inoltre, come vedremo, offrendo, attraverso le loro aziende, posizioni lavorative comode a chi ha bisogno di uscire dal carcere in libertà vigilata, i fratelli PELLEGRINO possono verosimilmente contare su molta manovalanza criminale a loro disposizione».

 

Passando ai precedenti relativi ai PELLEGRINO, così la situazione fotografata dalla D.I.A. nel maggio 2011:




Qui ci fermiamo, per ora, in merito al sodalizio dei PELLEGRINO-BARILARO, sperando che se ancora restava un minimo dubbio sulla necessità di rispondere a costoro con l'assoluto isolamento sociale ed il pieno disprezzo civile, lo si possa, con queste informazioni, fugare una volta per tutte, in attesa che (auspicando un doveroso ricorso) la Corte di Cassazione corregga la Sentenza d'Appello, così come l'Appello di "MAGLIO 3" proceda nelle condanne degli 'ndranghetisti imputati, tra cui i BARILARO ed il PEPE' Benito, dopo le condanne già inflitte ai loro cupari del Basso Piemonte ("MAGLIO 1") ed al boss del fagiolino, GANGEMI Domenico "Mimmo" capo-locale di Genova arrestato con l'operazione "CRIMINE", come l'altro sodale BELCASTRO Domenico.

La condanna più pesante, però, per questi soggetti, per la loro cultura (se così la si può chiamare), non è quella nelle aule di tribunale ma quella sociale. Negando loro il rispetto ed il consenso e l'accettazione sociale li si rende inermi, come vermi, annullando la loro forza di intimidazione e facendoli apparire per quello che sono dei "quaquaraqua", solo pieni di prepotenza e di un potere fondato sulla paura.

P.S.
E poi, l'altra cosa che è da fare, senza se e senza ma, è quella di aggredire il loro patrimonio, frutto dell'illecito... e quindi rendendo quei beni utili alla comunità, quella stessa comunità da loro ferita, violentata. Per questo, per chiudere, ecco alcune foto che scattammo alla loro (ex) Villa di Bordighera:













 

[la prossima puntata sui Comuni di Ventimiglia, Bordighera e non solo]

 

 

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