Commissione Parlamentare sui Rifiuti - estr. Relazione Finale
Commissione Parlamentare d’Inchiesta sui rifiuti
XVIII° legislatura Relazione Finale – 28.03.2001
”Le indagini in corso presso la procura di Asti riguardano traffici internazionali di rifiuti pericolosi provenienti dal territorio italiano e destinati alla Somalia, di cui si sarebbero fatti promotori, in particolare, alcuni soggetti gia` interessati nel 1992 al « progetto Urano ».
Dalle carte acquisite dalla Commissione, e` emerso con chiarezza che i personaggi interessati agli smaltimenti illeciti ricoprono compiti analoghi a quelli che avevano in passato; di particolare interesse l’intermediario che opera in Italia per l’esportazione dei rifiuti in una localita` somala dove era stata ottenuta una « concessione » dal noto faccendiere italiano di cui si e` detto a proposito del « progetto Urano »; e il titolare di una ditta che funge da spedizioniere presso il porto di Livorno e risulta essere in stretti rapporti con Faduma Aidid (figlia del generale « uomo forte » di Mogadiscio), accreditata in Italia negli anni ottanta come diplomatica e addetta al consolato somalo di Milano durante il regime di Siad Barre. Un’ulteriore documentazione acquisita dalla Commissione riscontra nomi, ruoli, rapporti e destinazioni illegali dei rifiuti pericolosi e radioattivi, nonche´ la tipologia degli stessi. Ne´ mancano acquisizioni fotografiche che confermano l’esistenza di questo porto e riferimenti all’organizzazione di una nuova esportazione di rifiuti pericolosi e radioattivi verso la Somalia ed a traffici illegali di rifiuti spediti in passato (anni 1988-1990) in Somalia, Malawi e Zaire; nonche´ documenti relativi a spedizioni di merce da Livorno a Mogadiscio, via El Maan, in cui ricorrono spedizionieri e mittenti che emergono anche negli altri casi di trasporti assai « sospetti » i quali – unitamente ad circostanze – lasciano ipotizzare si trattasse di rifiuti pericolosi, come la Commissione ha illustrato nel documento citato, cui si fa rinvio per un’esposizione analitica.
La Commissione, poi, ha cercato di approfondire se il movente possibile dell’omicidio di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin sia da ricercare proprio nella scoperta di tali traffici illegali di rifiuti. A tal fine, in particolare, ha sentito dinanzi all’Ufficio di presidenza alcuni cittadini somali che, pur non confermando informazioni in possesso della Commissione, hanno tuttavia reso dichiarazioni inquietanti riguardo alcune patologie gravissime e diffuse, da connettere a forme di avvelenamento dei suoli e delle acque.
Insomma, gli elementi evidenziati sembrano davvero troppo numerosi e concordanti, almeno su taluni aspetti fondamentali del fenomeno illegale, perche´ essi – al di la` del giudizio di responsabilita` penale e di cio` che esso richiede – possano ritenersi frutto di mera fantasia o di un allarmismo che si alimenta di fantasmi.
Cio` senza considerare gli ulteriori dati di conforto emersi nell’ambito dell’inchiesta in corso presso la procura di Milano: la tipologia dei rifiuti pericolosi e radioattivi e la loro prevalente destinazione in Africa; societa` e personaggi coinvolti, tra cui compaiono nominativi degli attuali indagati ed alcuni organismi internazionali. I soggetti indagati nella vicenda di Asti sono peraltro coinvolti in altre inchieste delle procure di Pistoia e Venezia, relative ad una complessa serie di reati che vanno dall’attivita` di contrabbando, alla truffa in danno di privati e dello Stato, all’associazione a delinquere finalizzata all’attivita` di movimentazione e riciclaggio di valuta e di denaro di illecita provenienza.
Come si vede, si tratta di fatti gravissimi, significativi della complessiva dimensione criminale in cui si collocano i traffici internazionali di rifiuti, che sono soltanto una tra le tante, complesse operazioni economiche illegali da cui si possono trarre profitti, peraltro elevatissimi. Non solo: l’intersezione talvolta con vicende belliche di risalto internazionale, che hanno portato organismi sopranazionali ad intervenire in maniera diretta, fanno ritenere che alcune di queste operazioni siano gestite, coordinate o comunque conosciute da apparati governativi.
3.5.2. Le nuove rotte dei traffici.
Le nuove informazioni assunte dalla Commissione riguardano attivita` di smaltimento di rifiuti tossici in vari Stati, in particolare l’organizzazione di spedizioni verso Maputo, in Mozambico, a partire dal 1997. Va da subito precisato che le attivita` di illecito smaltimento in quello Stato non riguardano solo l’Italia ma molti altri Paesi, anche extraeuropei, in particolare la Corea.
Nell’ambito del progetto un ruolo chiave viene ad assumere un faccendiere italiano, contattato proprio perche´ gia` protagonista di spedizioni di rifiuti verso l’Africa (in particolare di dodici navi cariche di rifiuti partite negli anni ottanta da Amburgo verso la Guinea), e coinvolto nel gia` citato « progetto Urano ». Nella realizzazione dei traffici l’organizzazione si avvale di societa` di copertura, tra le quali ricompare una delle societa` al centro dell’indagine della procura di Asti. Anche qui si conferma, inoltre, la disponibilita` di navi idonee al trasporto dei rifiuti verso Paesi in via di sviluppo. Non solo: i personaggi italiani coinvolti risultano essere noti a soggetti affiliati alla criminalita` organizzata.
L’idea degli smaltimenti illeciti in Mozambico nasce nell’ambito di una cooperazione tra l’Argentina e quella nazione africana, che riguardava anche lo sviluppo di attivita` industriali nei pressi di Maputo, come dimostra numerosa documentazione comprensiva, peraltro, degli atti di costituzione di alcune societa` impegnate nel progetto e delle autorizzazioni relative all’utilizzo di una vasta area del Paese, da parte del governo mozambicano. Facendosi rinvio all’ampia esposizione della vicenda contenuta nel documento approvato dalla Commissione, merita qui ricordare, in particolare, l’autorizzazione del Ministero del bilancio e delle finanze della Repubblica del Mozambico (1996), a favore del progetto di investimento denominato « smaltimento dei rifiuti », concesso a due societa` coinvolte nell’inchiesta, relativo all’installazione di unita` industriali per la raccolta, il trattamento ed il riciclaggio di scorie e rifiuti domestici, ospedalieri e industriali, nonche´ per l’installazione e l’utilizzo di inceneritori. Ebbene, a tal fine addirittura dato in concessione un terreno (a Boane) dove, in realta` , nessun impianto e` stato realizzato, mentre esiste un’enorme discarica a cielo aperto destinata ad accogliere rifiuti di ogni genere e provenienti da ogni parte del mondo.
I rifiuti italiani non sarebbero comunque arrivati per primi in quell’area, giacche´ gli elementi acquisiti tendono a dimostrare l’avvenuto smaltimento di materiali provenienti dalla Corea e da Taiwan, grazie a traffici gestiti dalla medesima organizzazione criminale. Altro luogo di provenienza dei rifiuti da smaltire in Mozambico risultano essere gli Stati Uniti d’America, sempre con modalita` curate – a partire dal 1998 – dall’organizzazione con « sede » in Argentina.
Se non esistono allo stato accertamenti sull’avvenuto smaltimento illecito di rifiuti italiani a Maputo, la documentazione acquisita dalla Commissione fa invece ritenere – per la sua precisione e la sua provenienza – come del tutto verosimile l’avvenuto smaltimento di circa 600 mila tonnellate di rifiuti nel Sahara spagnolo, probabilmente nell’ambito del « progetto Urano ».
E` opportuno evidenziare come dietro tali traffici illegali di rifiuti si mascherino altre attivita` illecite: anzitutto operazioni di riciclaggio di denaro proveniente da attivita` illecite, come il traffico internazionale di armi e di stupefacenti. Il coinvolgimento, in particolare, nell’attivita` di un soggetto indicato da diverse polizie come appartenente ad organizzazioni attive in quei settori e coinvolto in vicende terroristiche di risonanza mondiale (l’attentato di Lockerbie e il sequestro dell’Achille Lauro), da` la misura del livello criminale. E indica come il traffico internazionale di rifiuti sia uno snodo di piu` attivita` illecite: ripulitura di denaro sporco, metodo di pagamento per forniture di materiale bellico e forma illegale di realizzazione di ingenti guadagni per ulteriori investimenti leciti ed illeciti. Una conferma a quanto si e` detto viene dall’abilita` e dagli « importanti » legami che l’organizzazione criminale riesce a mantenere in diversi ambienti, leciti e illeciti. Le stesse modalita` operative sono indicative in tal senso: l’operazione di smaltimento dei rifiuti e` coperta da una « facciata » legale che risulta essere l’investimento nazionale ed internazionale per la realizzazione di unita` industriali al fine del trattamento dei rifiuti, ottenuta con autorizzazioni avute anche tramite un’attivita` se non corruttiva quanto meno « compiacente » di esponenti legati al potere politico in Mozambico.
A fronte di un simile livello criminale e di forza economica – ogni nave carica di rifiuti porterebbe un guadagno di circa 10 miliardi di lire – e` evidente che non e` pensabile una risposta solo nazionale, ma e` necessario un coordinamento internazionale delle forze di contrasto, come quello che si e` ormai avviato per affrontare il fenomeno della criminalita` organizzata.
Del resto, anche nelle relazioni sulla politica informativa e della sicurezza del primo e secondo semestre 1999 (30), e` esplicito e preoccupante il riferimento all’attualita` delle problematiche ambientali relative ai traffici internazionali di sostanze tossiche e radioattive, in particolare ponendosi l’accento sulla tendenza che si va consolidando anche in questo settore ad operare in una dimensione transnazionale, modulando le progettualita` operative sulla globalizzazione dei mercati e sull’evoluzione dei sistemi di comunicazione.”
” La Commissione deve nuovamente denunciare come il mercato dell’illecito fatturi allo stato attuale circa 15 mila miliardi di lire l’anno, provocando danni all’erario per circa 2 mila miliardi di lire l’anno.
Una parte di tali rifiuti viene smaltita illegalmente all’estero, nei Paesi in via di sviluppo. A tale proposito la Commissione, dopo l’approvazione del documento XXIII n. 47 sui traffici illeciti e sulle ecomafie, ha continuato a cercare di verificare le notizie in merito a smaltimenti illeciti avvenuti in Somalia ed il collegamento tra tali fatti e l’omicidio di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin. Sono anche stati sentiti in audizione segreta cittadini somali, i quali hanno fornito informazioni in merito a sintomatologie mortali quasi certamente ascrivibili a fenomeni di avvelenamento e di intossicazione da rifiuti di origine industriale; ma hanno anche destato la netta impressione di non poter riferire in merito a fatti specifici, peraltro gia` deposti davanti alla magistratura, a causa delle pressioni subite.
Contro questo business illegale, nonostante recentissime innovazioni normative, lo Stato si presenta tuttora debole. Si e` detto che e` stato introdotto il reato di traffico illecito di rifiuti pericolosi, che prevede soglie minime di pena tali per cui sara` possibile finalmente utilizzare strumenti di indagine piu` avanzati (dalle intercettazioni telefoniche a quelle ambientali). Si tratta di un intervento importante – anche se non con i necessari connotati di organicita` – richiesto anche nel citato recente seminario organizzato dalla Commissione sul tema dei delitti contro l’ambiente. Ma, nonostante le sollecitazioni e gli stimoli che anche questa Commissione ha piu` volte, e in tutte le forme istituzionali possibili, avanzato, non si e` riusciti ad emanare una normativa organica, penalmente rilevante, in tema di delitti contro l’ambiente. La Commissione ha approvato un documento in materia nel marzo 1998; nell’aprile 1999 il Governo ha presentato un proprio disegno di legge, che tuttavia non e` stato mai discusso in sede di Commissioni ambiente e giustizia del Senato, cui era stato assegnato. E cio` nonostante le sollecitazioni che anche a livello internazionale (Onu e Consiglio d’Europa) vengono mosse al nostro Paese in tema di protezione dell’ambiente con la normativa penale.”
Contro questo business illegale, nonostante recentissime innovazioni normative, lo Stato si presenta tuttora debole. Si e` detto che e` stato introdotto il reato di traffico illecito di rifiuti pericolosi, che prevede soglie minime di pena tali per cui sara` possibile finalmente utilizzare strumenti di indagine piu` avanzati (dalle intercettazioni telefoniche a quelle ambientali). Si tratta di un intervento importante – anche se non con i necessari connotati di organicita` – richiesto anche nel citato recente seminario organizzato dalla Commissione sul tema dei delitti contro l’ambiente. Ma, nonostante le sollecitazioni e gli stimoli che anche questa Commissione ha piu` volte, e in tutte le forme istituzionali possibili, avanzato, non si e` riusciti ad emanare una normativa organica, penalmente rilevante, in tema di delitti contro l’ambiente. La Commissione ha approvato un documento in materia nel marzo 1998; nell’aprile 1999 il Governo ha presentato un proprio disegno di legge, che tuttavia non e` stato mai discusso in sede di Commissioni ambiente e giustizia del Senato, cui era stato assegnato. E cio` nonostante le sollecitazioni che anche a livello internazionale (Onu e Consiglio d’Europa) vengono mosse al nostro Paese in tema di protezione dell’ambiente con la normativa penale.”