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Altra denuncia andata a segno. Sequestrata ex Villa e Cava (abusive) dei Fazzari-Gullace e indagato Sindaco di Borghetto

[aggiornato con il video di Chiara Pracchi realizzato, insieme all'intervista al Sindaco di Borghetto, prima dell'intervento del NOE Liguria]

Uno dei filoni che la Casa della Legalità segue da tempo è quello della vecchia Cava e Villa (abusive) dei Fazzari-Gullace a Borghetto Santo Spirito, già ampiamente conosciuta come Cava dei Veleni”.

Esposti e denunce della Casa della Legalità, presentate negli anni, hanno continuato con il centrare il bersaglio. Ora una nuova svolta che lancia anche un messaggio chiaro: gli Amministratori Pubblici che con opere e omissioni fanno finta di nulla alla fine devono risponderne...



Così se dopo anni di “distrazione” delle Autorità locali, a suon di denunce pubbliche e denunce agli Uffici preposti (come si usa dire), e dopo il ritorno del Procuratore Granero a Savona e l'attenzione dell'allora Prefetto Sammartino, nel 2010 venne finalmente sgomberata la vecchia Villa abusiva, occupata dal nucleo familiare con FAZZARI Rita e ORLANDO Roberto, così come vennero anche adottati i provvedimenti di divieto di detenzione di armi all'ORLANDO Roberto (confermato anche dal TAR) e, successivamente, anche la liberazione dell'immobile della “sentinella”, collocato all'incrocio con la Provinciale, ove si era vista la presenza del noto SENATORE Mimì, altro sodale del gruppo.

 

 

Ieri il NOE Liguria ha posto sotto sequestro l'area della vecchia cava e villa abusive dei FAZZARI-GULLACE, ove è stata riscontrata la presenza di rifiuti pericolosi, tossico-nocivi, con contestazione di responsabilità al Sindaco di Borghetto S.Spirito, GANDOLFO Giovanni (in foto), che avrebbe dovuto procedere – vista la presa in carico dell'area – alla messa in sicurezza e bonifica che, invece, non si sono proprio viste.

Le più recenti denunce presentate all'Autorità Giudiziaria, per sottolineare la permanente situazione di pericolo per ambiente e salute, sono quelle del dicembre 2014 e l'ultima del 15 ottobre scorso. Vediamole con qualche fotografia ed anche alcuni documenti molto interessanti...

 

Breve excursus storico

L’area in questione ricade nel sito della nota EX CAVA FAZZARI in località PATTARELLO nel Comune di BORGHETTO S.SPIRITO - Provincia di Savona - e comprende il terrazzamento a valle della vecchia Villa abusiva costruita dal noto FAZZARI Francesco (in foto - ora deceduto), i manufatti realizzati attorno alla citata Villa abusiva, nonché il terreno e piazzale antistante la strada di accesso e la Villa abusiva.

Se nella Villa erano ospitati, oltre ai componenti del nucleo familiare dei FAZZARI, gli esponenti delle altre famiglie ‘ndraghetiste a cui questa era collegata, quali i RAMPINO, i GULLACE, i FILIPPONE, i MAMONE, RASCHELLA’, FAMELI Antonio, D’AGOSTINO Giuseppe, nonché anche per l’ organizzazione del supporto alle criminose del sodalizio (sequestri di persona, omicidi, attentati, armi ed esplosivi, latitanza, truffe, riciclaggio, infiltrazione in appalti e concessioni pubbliche), l’area della Cava era stata utilizzata per lo smaltimento illecito di fusti contenenti sostanze tossico-nocive provenienti certamente dall’impresa FUMECO, trasportati da CAVALLONE Gerardo, ma gestito operativamente da FAZZARI Francesco con il figlio FAZZARI Filippo e la gestione finanziaria dell’operazione da parte della FAZZARI Giulia (che seguiva la gestione della contabilità delle diverse imprese ed entrate derivanti dalle attività illecite, nonché si occupava della gestione dei diversi conti correnti attivati dal nucleo familiare anche con intestazioni fittizie - nella foto col RAMPINO Franco nel 1993 nella Villa MAMONE di Genova Fegino).

A seguito di provvedimenti amministrativi e giudiziari l’area in questione è stata sequestrata in via definitiva alla famiglia FAZZARI, in conseguenza diretta degli accertamenti effettuati nei primi anni Novanta e che avevano consentito di appurare sia l’interramento di rifiuti tossico-nocivi (circa 15 mila fusti), oltre all'attività abusiva di cava, sia anche la costruzione abusiva della Villa e manufatti vari.

La rete di protezione di cui ha goduto tale nucleo familiare pienamente inserito nell’ambito ‘ndranghetista, e la parallela capacità di intimidazione prodotta dal sodalizio facente capo al FAZZARI Francesco e poi ai FAZZARI Francesco e GULLACE Carmelo, ha permesso al nucleo stesso di rendere inefficace ed inapplicato, per decenni, il provvedimento di acquisizione a patrimonio pubblico di tale area, nonché eludere l’indennizzo per i danni ambientali prodotti (si tratta di miliardi e miliardi di vecchie lire, non di noccioline).

A seguito di Esposti - Denunce promosse dalla nostra organizzazione e dalle molteplici iniziative di sensibilizzazione pubblica realizzate, come abbiamo ricordato, con interessamento diretto della Procura della Repubblica di Savona (coordinata dal Procuratore Capo Francantonio Granello) e della Prefettura di Savona (con allora Prefetto il dott. Sammartino), si è giunti, nel 2010, alla definizione dello sgombero degli occupanti (in primis il nucleo familiare di FAZZARI Rita e ORLANDO Roberto... e, nota a margine, l'ultimo ad essere sgomberato fu il maiale di famiglia), nonché è arrivato anche il citato - parallelo - provvedimento di diniego alla detenzione di armi da fuoco a carico dell’ORLANDO Roberto.

Se una parte della ex Cava Fazzari è stata - a seguito di dichiarata effettuazione di corretta bonifica - destinata ad ospitare il Depuratore pubblico, gestito dalla società “ SERVIZI AMBIENTALI SPA”, l’altra parte, ivi compresa la Villa abusiva ed il terreno circostante e di accesso, sono stati lasciati in uso pieno al nucleo familiare dei FAZZARI. Non solo veniva lasciata in uso pieno al FAZZARI Francesco ed il suo nucleo familiare, e successivamente alla morte della moglie CARUSO Maria anche alla nuova compagna e già segretaria-amante del FAZZARI Francesco, GROSSI Maria Grazia (da cui il FAZZARI ha avuto un figlio anagraficamente registrato come GROSSI Francesco), ma tali strutture e terreni venivano rivendicati con molteplici tentativi di inficiare sequestro, ordine di demolizione e passaggio al patrimonio pubblico, da parte delle FAZZARI Giulia e Rita , che ne rivendicavano il possesso. Il "dettaglio" risulta inequivocabile davanti ai ricorsi (persi) anche davanti al Consiglio di Stato dalle sorelle FAZZARI Giulia (nella foto accanto con il consorte GULLACE Carmelo, tornato recentemente agli arresti) e FAZZARI Rita, assistite contro lo Stato dall'Avv. Roberto NASUTI (vedi qui sentenza relativa al ricorso della FAZZARI Giulia e qui quella per il ricorso della FAZZARI Rita).

I materiali e le sostanze tossico-nocive ancora presenti nel sito in questione (amianto, idrocarburi, catrame ed altro) risultavano già presenti prima dello sgombero del 2010, quando l’area era in pieno uso del nucleo FAZZARI-GULLACE, e sono rimasti presenti anche successivamente allo sgombero del 2010, ovvero da quando l’intera area è stata acquisita a patrimonio pubblico, in capo al COMUNE DI BORGHETTO S.SPIRITO.

Il Sindaco di Borghetto S.Spirito avrebbe dovuto procedere in merito (come già avrebbero dovuto fare le passate amministrazioni) ed invece nulla, con l'aggravante - rispetto ai predecessori - che dal 2010 l'area è sotto la diretta responsabilità del Comune!
Se è quindi obbligo di Legge del Sindaco promuovere l'ingiunzione ad interivenire ed ogni altra azione legale utile a carico dei responsabili dello smaltimento illecito e/o dell'abbandono di sostanze inquinanti e tossico-nocive, davanti all'inerzia dei responsabili degli smaltimenti/abbandono di tali sostanze, considerato il permanere di un continuo stato di inquinamento a danno di ambiente e salute, il Sindaco e l'Amministrazione Comunale devono procedere alla messa in sicurezza e bonifica addebitando l'importo sostenuto ai responsabili dello smaltimento/abbandono di detti rifiuti pericolosi e novici. Se non si procede, anche alla luce del fatto che tale area è passata (da 5 anni) in carico al Comune, alla fine si deve rispondere penalmente del proprio operato omissivo.

 

Lastre di amianto e frammenti di lastre di amianto

Parte dei manufatti presenti sono attualmente ricoperti con lastre di eternit, ovvero amianto. Molteplici dei pannelli di amianto di dette coperture risultano spaccati ed esposti agli agenti atmosferici (pioggia, vento, etc), con conseguente distacco di fibre e loro dispersione nell’ambiente.

amianto1

Nell’ area di accesso alla Villa abusiva, dal piazzale antistante la salita di accesso all’area dalla strada provinciale, sono preseti molteplici lastre d’amianto, lastre d’amianto rotte e frammenti di lastre d’amianto, con costante esposizione agli agenti atmosferici (pioggia, vento, etc), con conseguente distacco di fibre e loro dispersione nell’ambiente.




Presenza sostanze e materiali inquinanti tossico-nocivi ed altro

Nel piazzale antistante l’area di accesso alla Villa abusiva risultava e risulta presente una grande cisterna gialla dalla quale recentemente è stato fatto fuoriuscire, con dispersione sul terreno e quindi nell’ambiente, una sostanza nera che appare - anche per odore - essere catrame. Tale sostanza dispersa recentemente risultava certamente già presente nella cisterna che risultava essere lì posta e custodita - così come le lastre d’amianto già indicate - in epoca antecedente allo sgombero del nucleo FAZZARI-GULLACE.

 

 

Sempre nel piazzale antistante la strada di accesso e l’area di accesso alla Villa abusiva risultano presenti molteplici fusti pieni di sostanze che appaiono oleose ed idrocarburi. Alcuni di questi fusti risultano pieni e sigillati anche se arrugginiti e deformati, altri appaiono aperti o corrosi. Le sostanze che appaiono essere contenute nei fusti in questione (certamente in quelli aperti o corrosi) risultano essere un costante pericolo di inquinamento tossico-nocivo dell’ambiente e quindi della salute pubblica anche perché tali sostanze liquide possono essere trasportare dalle acque meteoriche, nonché infiltrarsi nel suolo e quindi contaminare acque sotterranee.

 

 

 

 

 


Tra il piazzale antistante la salita di accesso (lungo la quale spuntano detriti e fusti) e l’area adiacente alla Villa abusiva risultano abbandonati molteplici rifiuti speciali e non (una carcassa di autovettura già di proprietà del FAZZARI Francesco, molteplici pneumatici da autocarro/mezzo movimento terra, taniche contenenti liquidi, materiali infiammabili, una cassaforte “squarciata”, lamiere di fusti interrate e non) che, come per quanto già indicato, risultavano già presenti prima dello sgombero del 2010. Si producono, anche in questo caso, alcuni riscontri fotografici:

pneumatici
 

 

Nel piazzale risulta presente un pozzetto aperto in cui si vede acqua oleosa, presumibilmente inquinata da olii e/o idrocarburi che testimonierebbe la contaminazione delle acque ed il costante e permanente pericolo di dispersione - in coincidenza con forti piogge - nell’ambiente circostante, nonché in rivi e torrenti a valle.



Segnalata presenza di esplosivo interrato

Da indicazione fornitaci da Rolando Fazzari, originario del nucleo familiare del FAZZARI Francesco da cui si è dissociatosi da lunghissimo tempo e che mai volle partecipare alle attività criminali della famiglia di origine ed il cui nome è stato usato illecitamente per promuovere società, conti e truffe (tra cui una promossa certamente dal FAZZARI Francesco con la complicità della FAZZARI Giulia e FAZZARI Filippo, unitamente ad esponenti della cosca DE STEFANO di Reggio Calabria, del noto CATALDO Peppe e di esponenti della famiglia BRUZZESE imparentata ai FAZZARI e insediata in Belgio), nei terrazzamenti a valle della Villa abusiva erano state interrate molteplici casse contenenti materiale esplosivo utilizzato nei decenni passati dal sodalizio facente capo ai FAZZARI-GULLACE per attentati e per rifornire esponenti della ‘ndrangheta dell’imperiese e facenti capo al “locale” di Ventimiglia.

L’area dei terrazzamenti in cui Rolando Fazzari aveva visto interrare, da FAZZARI Francesco e MULTARI Francesco (già anche autista/accompagnatore del GULLACE Carmelo, nonché cognato dei RAMPINO in quanto sposato con la RAMPINO Rosa - sorella di Antonio, Franco e Benito - che lavorava con la moglie del FAMELI), molteplici casse di esplosivo, prima della fuga in Spagna del FAZZARI Filippo (accanto nella foto anni Ottanta con l'amica geometra del gruppo VERUS), è quella indicata - circoscritta in rosso - nell’immagine:

Non è dato sapere se tutte quelle casse di esplosivo siano state rimosse (non risulta ad esempio che durante le fasi di bonifica dell'altra area, oltre all'esplosivo e micce rivenute occultate in alcuni fusti, sia stata bonificata anche l'area dei terrazzamenti). Le casse interrate all'ombra di questi ulivi erano certamente molte. Il pericolo di questo esplosivo (in particolare delle gelatine) interrato è elevato, perché basta un colpo per far detonare una gelatina e quindi far esplodere un intera cassa. Alcuni anni fa (dopo lo sgombero) sono stati visti alcuni camion che andavano nel l'area dell'ex villa e cava abusive vuoti e se ne andavano carichi di terra. Non è dato sapere se quei camion siano serviti per far sparire quella casse interrate di esplosivo o alcune di queste, quel che è certo è che dagli anni Settanta la 'ndrangheta aveva la possibilità di comprare, occultare, usare e distribuie esplosivo, nella nordica provincia di Savona, come se nulla fosse.

Si deve segnalare che alla luce di documentazione reperita dalla Casa della Legalità si è riscontrato che i FAZZARI hanno proceduto all’acquisto di ingenti quantità di esplosivo che risulta certamente in quantità ben largamente superiore a quello che poteva essere utilizzato nella Cava Camporosso e che NON poteva essere utilizzato nella Cava Pattarello di Borghetto S.Spirito

La documentazione rivenuta non è certamente completa (si sono rintracciate molteplici fatture, lettere, diversi libretti di assegni, molteplici matrici di assegni circolari, documentazione bancaria e contabile, etc) ma rappresenta uno “spaccato” comunque significativo che permette, ad esempio, rispetto a quanto qui di interesse, di evidenziare e riscontrare quando segue:

- l’acquisto da parte della “LIGURE STRADE SPA / SAS” di esplosivo e micce dal fornitore
ITALESPLOSIVI SPA” e da “CHEDITTE ITALIA SPA” (secondo indicazione di Rorlando
FAZZARI, inoltre, la “LIGURE STRADE SAS” non aveva alcuna licenza/autorizzazione per
l’utilizzo di esplosivo);

di seguito qualche estratto
- qui in formato .pdf i documenti rivenuti in merito -

 


- il FAZZARI Francesco aveva proceduto a stendere una sorta di lettera al Questore di Savona per chiedere che venisse concesso - visto che gli era negato - l’uso dell’esplosivo. Si è infatti rivenuta minuta a mano di tale lettera con scrittura riconosciuta come del FAZZARI Francesco - leggila qui;

- la contabilizzazione di detto materiale esplosivo e micce nei Bilanci della “CO.MI.TO. SPA”, amministrata dalla FAZZARI Giulia (si tenga presente che la “CO.MI.TO.” non gestiva la Cava Pattarello di Borghetto S.Spirito);

di seguito qualche estrattodalla documentazione di contabilità
della CO.MI.TO.

 

 
estratto bilancio 1981 3


- diversi
assegni bancari per i pagamenti ed annotazioni contabili con la calligrafia riconosciuta della FAZZARI Giulia (che operava anche sui conti correnti bancari delle imprese) relativi ad acquisti, in diversi anni, effettuati presso la “ ITALESPLIVI SPA” e la “ CHEDITTE ITALIA SPA  :

alcune ricevute di assegni pagamento esplosivo

estratto assegni pagamento esplisivo 1


alcune delle annotazioni contabili pagamenti esplosivo
- qui l'estratto delle annotazioni rinvenute in .pdf -


 

Area soggetta a movimenti franosi e cedimento del vecchio fonte cava (abusivo)

Il vecchio fronte di Cava sovrastante l’area del sito in questione risulta caratterizzata da molteplici movimenti franosi nonché da un cedimento delle reti di contenimento poste a protezione dell’area ai piedi del fronte di cava. Tale situazione rappresenta un evidente stato di costante pericolo. Ecco qualche foto già del novembre 2014:

eventi franosi3


Come Casa della Legalità ringrziamo il NOE Liguria per aver proceceduto con anche il richiesto provvedimento di sequestro dell'area.

E per ora ci fermiamo qui.

 


 

 

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