Sette fermi per gli attentati incendiari di Ponente. Sempre i Pellegrino
[CON AGGIORNAMENTI E TESTO DEL DECRETO DI FERMO]
L'Arma dei Carabinieri ed il procuratore di Sanremo Roberto Cavallone hanno indagato e sono arrivati alla svolta nell'inchiesta sugli attentati incendiari ai danni di imprese e di un bar dell'estremo ponente ligure, avvenuti tra la fine del 2011 e l'inizio del 2012. Agli arresti sono finiti tre fratelli PELLEGRINO, Michele, Giovanni e Roberto che stava tentando di fuggire in Francia, oltre a Simone CALVINI, Daniele VALSECCHI, Giuliano MANZO e Lara GAMBACORTA (moglie del CALVINI, in stato di fermo per spaccio di stupefacenti).
Gli attentati avevano colpito il 14 dicembre 2011, a Bordighera, un escavatore della FRATELLI NEGRO, ma l'obiettivo era la ditta TESORINI, che operava in quel cantiere con un mezzo uguale a quello dell'altra impresa. Attentato “sbagliato” si ripete. Così il 3 gennaio 2012 a Sanremo, località Solaro, vengono incendiati due escavatori della ditta TESORINI. Poi, il 23 gennaio 2012, di nuovo a Bordighera, in località Borghetto, altri due escavatori sono dati alle fiamme...
Dall'inchiesta, ha sottolineato il procuratore Cavallone, è emerso che nei confronti della ditta TESORINI “i fratelli Pellegrino avevano risentimento perché costoro erano subentrati nei lavori che prima erano loro. E quindi era un gesto come a dire che non dovete lavorare”.
E' lì il movente: i PELLEGRINO non potevano tollerare che se le loro imprese non potevano più lavorare altre subentrassero nei cantieri.
Ed accanto all'azione investigativa, portata avanti dai Carabinieri, un contributo importante è venuto da un ex esecutore del clan PELLEGRINO. Questi, posto agli arresti, si era sentito abbandonato dal CALVINI e quindi ha deciso di collaborare con gli inquirenti.
Se l'indagine stava andando avanti, i PELLEGRINO non si fermavano. Il 29 agosto, al bar “CENTRAL PARK”, a Taggia, si compiva un ulteriore attentato incendiario. In questo caso, il Procuratore Cavallone ha spiegato che l'obiettivo “...non era il proprietario del locale, Santoro, ma lo zio, Giuseppe Amadei detto ‘Pino’, di Bordighera, che in passato era in buoni rapporti con i Pellegrino". Tesi suffragata anche dalle risultanze delle intercettazioni telefoniche dei PELLEGRINO dove risultava che di "Amadei nelle conversazioni si parla male".
L'attentato al bar è fallito perché i Carabinieri non avevano solo posto sistemi di videoregistrazione sul posto, ma si erano anche appostati per poter intervenire. Ed infatti, appena allontanatisi gli attentatori, vi è stato l'intervento di spegnimento del fuoco così da evitare i danni.
Davanti ad un nuovo attentato ed al concreto pericolo di fuga, il procuratore Cavallone, ha proceduto ai fermi dei tre fratelli PELLEGRINO (Giovanni è stato arrestato direttamente in caserma, quando si è recato lì per l'obbligo di firma, Michele a Saluzzo, in provincia di Cuneo, dove ha il domicilio, Roberto invece è stato “beccato” mentre cercava di oltrepassare il confine con la Francia). Con loro, al fermo, sono stati sottoposti due dei componenti del “gruppo di fuoco” VALSECCHI (l'autista dell'attentato del 29 agosto) e MANZO (uno è già agli arresti ed è colui che ha deciso di confessare e collaborare).
Il fermo agli uomini dei PELLEGRINO è scattato anche per Simone CALVINI (che era già stato coinvolto nell'indagine sul traffico di armi con Roberto PELLEGRINO) e per la moglie Lara GAMBACORTA. Questi, come emerso dalle attività d'indagine e dalle intercettazioni, erano dediti allo spaccio di cocaina (che vedeva come acquirenti anche tre avvocati di Sanremo).
P.S.
Nel frattempo, il Giovanni BOSIO, ex sindaco di Bordighera (qui tutta la storia), dopo essere decaduto per lo scioglimento per condizionamento della 'ndrangheta sulla sua Amministrazione, è stato nominato, giusto prima degli arresti dei suoi amici PELLEGRINO, capogruppo del PDL in Provincia ad Imperia.
AGGIORNAMENTI E DECRETO DI FERMO
E' arrivata indirettamente una conferma a quanto avevamo saputo in merito ai PELLEGRINO e la vicina Francia. Se avevamo acquisto informazioni secondo cui i PELLEGRINO, aggirando il sequestro dei beni (oltre 9 milioni di euro) e delle imprese (vedi qui), avevano continuato ad operare nel settore dell'edilizia e movimento terra in territorio francese. Conferma a questo è quindi arrivata dal fatto che la Procura di Sanremo ha trasmesso alla Dda di Genova un fascicolo in cui si evidenzia che i PELLEGRINO, attraverso prestanome, avevano pensato bene di aggirare il provvedimento di sequestro dei beni, con l'attivazione di imprese in Francia.
Questa operazione dei PELLEGRINO era, diciamocelo, prevedibilissima. Lo era perché in Francia hanno sempre trovato terreno fertile loro e gli altri vermi parassiti, alias mafiosi... Uno dei punti nevralgici è la Costa Azzurra, ove sia la 'Ndrangheta che Cosa Nostra e Camorra, hanno sempre avuto ottime “basi”. Vuoi per dar ospitalità e sicuro nascondiglio ai latitanti (non dimentichiamoci che il GULLACE Carmelo venne tratto in arresto in Costa Azzurra, così come altri boss della 'ndrangheta quali Paolo DE STEFANO, Antonio ROSMINI, Antonio MOLLICA, per citare alcuni esempi), vuoi per promuovere attività di riciclaggio con imprese ed iniziative commerciali ed edilizie. A Mentone, nuova roccaforte delle cosche italiane, vi è da tempo l'attività del boss Giovanni “melafacciosotto” TAGLIAMENTO. Qui lui incontra tranquillo al bar i suoi interlocutori, come se fosse un cittadino normale. Lui ha tenuto contatti e interessenze, ad esempio, con i PELLEGRINO e con il boss Giovanni INGRASCIOTTA, di Cosa Nostra, legato al latitante Matteo Messina Denaro. Persone che dovrebbero ricevere il “foglio di via” dalle Autorità francesi, che con tutto il diritto dovrebbero dichiararle senza mezzi termini soggetti indesiderati sul suolo francese. Loro come altri... Sappiamo infatti che anche il duetto 'Ndrangheta-Cosa Nostra, rappresentato dal boss della 'ndrangheta Onofrio GARCEA e dal galoppino Giuseppe ABBISSO (legato alla “decina” di Cosa Nostra attiva a Genova, ai FIANDACA e soprattutto legato a doppia mandata al boss Gianni CALVO), avevano interessi in Costa Azzurra, per la realizzazione di uno o più supermercati.
Detto questo, che speriamo svegli le Autorità francesi, a partire dai Sindaci delle città interessate, a partire da Mentone, torniamo alle vicende italiane, ovvero quelle della terra dei fuochi...
Il Gip del Tribunale di Sanremo ha infatti convalidato i fermi dei PELLEGRINO (Giovanni, Michele e Roberto) e degli altri arrestati, il loro “gruppo di fuoco” ed i loro addetti allo spaccio di cocaina. Pubblichiamo integralmente il Decreto di Fermo (il cui contenuto è ormai noto alle difese) che ha portato agli arresti gli uomini dell'ormai noto clan (anche se qualcuno, ancora, cerca di farlo passare come “presunto” clan). Nell'ambito dell'indagine è emerso che tre noti avvocati sanremesi si sniffavano la coca dei PELLEGRINO. Due di questi sono anche indagati per favoreggiamento in quanto i due avevano dichiarato il falso, quando sono stati interrogati dai Carabinieri della Procura, per coprire l'identità dei loro fornitori. Due degli avvocati coinvolti nell'indagine hanno lo studio comune, in Piazza E. Sanremesi 4. Sono RITZU Luca e SPIGARELLI Fabrizio. Quest'ultimo che è anche uno degli indagati per favoreggiamento, è già stato convocato dal Gip per l'interrogatorio e si è affidato all'avv. Marco BOSIO, lo storico e fedele legale degli uomini del clan PELLEGRINO.
IL TESTO INTEGRALE DEL DECRETO DI FERMO - formato .pdf
Lo speciale sui PELLEGRINO & C
Qui qualche foto che abbiamo scattato il 19 agosto scorso alla villa dei PELLEGRINO sulle alture di Bordighera, già posta sotto sequestro, ma ancora animata dai cani... A parte il pessimo gusto dei "proprietari" per gli allestimenti esterni, sul cancello ci sono due lettere "F" e "P", starà per "Famiglia Pellegrino" o "Figli de Puta"? Attendiamo comunicazione, sappiamo che ci seguono con attenzione, durante una visita a Ventimiglia, in macchina, senza nemmeno scendere dall'auto, uno dei BARILARO saperva che si fosse là. Veggente lui o sentinelle altri?