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Su MONTELEONE Rosario e “zona grigia” la DDA preferì non indagare

scritto da Ufficio di Presidenza il .

MONTELEONE uomo di peso nella REGIONE di BURLANDOUn nuovo documento del ROS conferma che sulla “zona grigia”, ed in particolare su certi politici, la DDA di Genova nell'era Scolastico, preferì non andare a fondo... anzi certi personaggi non sono stati indagati e nemmeno intercettati, nonostante molteplici elementi li tirassero in ballo. Un nome su tutti è quello di peso dell'attuale Presidente del Consiglio Regionale della Regione Liguria, Rosario MONTELEONE.

Ma andiamo con ordine, da ciò che già si sapeva a questa conferma...

 

 

 

 


QUANDO FACEVA GIA' COMPARSA IL MONTELEONE... (2006-2007)

brindisi di Gino MAMONE con i boss RAMPINO e GULLACENel 2006 la Procura di Genova, con la Guardia di Finanza, coordinata dal pm Pinto, avvia un'ampia attività di indagine sui MAMONE e fatti di corruzione. Nell'ambito di questa indagine viene indagato e intercettato anche l'allora Consigliere Comunale di Genova, Paolo STRIANO. Questi operava come segretario del gruppo in Regione Liguria della MARGHERITA, di cui eletto e nominato vicepresidente del Consiglio Regionale, era Rosario MONTELEONE. Molteplici delle intercettazioni telefoniche alla base del procedimento a carico di STRIANO e MAMONE Gino (conclusosi in primo grado con una condanna – vedi qui) erano effettuate sull'utenza intestata al gruppo regionale della Margherita. Nella Sentenza del Tribunale di Genova, con cui sono condannati Gino MAMONE (a 3 anni) e Paolo STRIANO (a 3 anni e 6 mesi), in riferimento alle intercettazioni telefoniche dello STRIANO si evidenzia: “Più volte viene nominato il “referente” politico di STRIANO, MONTELEONE”.

Non basta. Nell'Informativa finale sul filone d'indagine "PANDORA" (relativo all'associazione a delinquere facente capo a Gino MAMONE per il controllo, attraverso l'ECO-GE ed una serie di imprese compiacenti, degli appalti della società pubblica "SVILUPPO GENOVA" per la bonifica delle aree delle ex Acciaierie di Cornigliano) vi è un capitolo dedicato proprio a Rosario MONTELEONE, oltre che a suoi compagni di partito, quali STRIANO e TIEZZI Gianfranco.

Ecco cosa scriveva la Guardia di Finanza nell'Informativa finale relativamente MONTELEONE:

MONTELEONE Rosario, nato a Careri (RC) il 19/04/1958 – vicepresidente del Consiglio Regionale Liguria. Già assessore al patrimonio e concessioni demaniali – progetto “I Forti”, igiene, artigianato del Comune di Genova. Ha svolto attività politica come presidente e consigliere di circoscrizione dal 1981 al 1990. Dal 1997 consigliere comunale e capogruppo di Rinnovamento Italiano. Funzionario direttivo di multinazionale nel campo dei trasporti. Componenti del Consiglio di Amministrazione di diversi Enti (Istituto Doria, Fiera di Genova, Amga ora Iride). Dal marzo 2008 è coordinatore regionale dell'UDC.
Il rapporto tra i due calabresi: Rosario MONTELEONE e Gino MAMONE, era improntato alla massima cordialità e disponibilità, cementato anche dalle comuni origini; nonostante le molteplici vicissitudini e inchieste giudiziarie e di polizia sul conto della famiglia MAMONE, il MONTELEONE non sembrava curarsi di proteggere la propria immagine di rappresentante politico, prendendo le distanze da un personaggio così discusso.

Nel successivo capitolo 3.4.4. concernente i rapporti con il TIEZZI (…) si narra di un contatto telefonico del MAMONE che voleva conoscere l'utenza mobile del MONTELEONE.

A riprova di ciò, vi sono diverse conversazioni telefoniche nelle quali i due si accordano per incontrarsi presso locali pubblici in modo da chiacchierare durante la consumazione di pasti fugali o di caffè:
- 9 maggio 2007 (…) MAMONE: “ti volevo dire se prendiamo un caffè alle nove di venerdì ti viene male?...” MONTELEONE: “no va bene... allora in piazza della Vittoria... alle nove...” MAMONE: “eh... dal Parador ti viene bene?” MOTELEONE: “quello dopo mi pare che è più comodo”

- 15 maggio 2007 (…) MAMONE: “senti pigliamo un caffè nove nove e quarto nove e mezza lì... ti viene male?” MONTELEONE: “verso le nove e mezza”.

Gianfranco TIEZZIIl 9 maggio 2007, dopo aver salutato e quindi concluso l'incontro con MAMONE, Rosario MONTELEONE chiamava (…) l'utenza mobile di Paolo STRIANO (già indagato nell'ambito di questo procedimento penale...) e gli riferiva che il suo corregionale aveva, per l'imminente campagna elettorale, già preso impegni con il TIEZZI. Per non forzare la mano il MONTELEONE, abbandona l'idea della divisione di voti, chiedeva comunque un sostegno di altro tipo (non si può escludere quello economico).
MONTELEONE: “allora, ho parlato con.. con GINO... glel'ho lasciato tutto a TIEZZI... Pa... … no, lui m'ha detto <<fammi dividere>> eccetera eccetera, quando m'ha detto <<divido>> ho capito che non divideva un cazzo, allora ho giocato... ho giocato d'anticipo e gli ho detto <<guarda, noi siamo amici lo stesso, se ci puoi aiutare ci aiuti eee... come ritieni>> eccetera eccetera...”.

In virtù del rapporto di conoscenza il MAMONE poneva al MONTELEONE, dei quesiti (…) in merito ad alcune procedure amministrative connesse alla costruzione di alcuni box nei pressi di un convento di frati sito in Genova, via Caffaro (verosimilmente la ex scuola germanica). Sul punto, l'imprenditore calabrese aveva depositato in Comune un'istanza per ottenere l'autorizzazione al transito dei mezzi d'opera. Atteso che nel frattempo alcuni dei suoi “referenti” erano stati sostituiti e l'autorizzazione stava tardando, sollecitava il MONTELEONE affinché la pratica venisse trattata celermente. A tale proposito il MONTELEONE lo invitava a rivolgersi, per competenza, all'Assessore TIEZZI.
MAMONE: “io devo fare un lavoro in via Caffaro... dove c'è li dai... dai... dai frati sai che fanno quei box... ecco noi... e questa società ha presentato la domanda per... diciamo transitare coi camion eccetera siccome adesso queste... diciamo tutti i personaggi son cambiati... e non... e non ci danno le... risposta... tu non è che io se ti mando la domanda mi puoi dare una mano?” MONTELEONE: “e allora lo dici a Gian... c'hai... c'ha lui (inc.le)... Gian TIEZZI” cocnordando di invitarlo a una cena. MAMONE: “poi una sera in settimana prossima andiamo a cena?... che ne dici?” MONTELEONE: “va bene... va bene ciao... (inc.le) andiamo con Gian...”.

Trascorsi un paio di mesi (…) i due ritornavano nuovamente sull'argomento dei box di via Caffaro. Nell'occasione il MONTELEONE otteneva alcune delucidazioni sulla possibilità di costruire una struttura per anziani e che la questione era seguita da Flavio REPETTO, presidente della fondazione CARIGE nonché dalla “ELAH DUFOUR SPA”. Poiché il politico era interessato alla gestione della struttura, il MAMONE offriva la sua mediazione con l'ingegner CHIESA, anche se la decisione spettava comunque al citato REPETTO.
MONTELEONE: “tu stai facendo una struttura in via Caffaro?... ma fai anche una struttura che può essere una struttura per anziani?” MAMONE: “si... potrebbe andare bene anche per quello... si... però non la faccio io la fa... REPETTO... io lo faccio il lavoro per lui se vuoi... se vuoi io ti faccio fare in contatto per chi... ne ha bisogno... ...REPETTO è quello della fondazione CARIGE... la ELAH che fa quell'operazione... ...io faccio i lavori per lui...” MONTELEONE: “quindi la gestione di della casa eventualmente tutte quelle cose” MAMONE: “quella la può vedere... la puoi vedere con l'ingegner CHIESA... che semmai se vuoi io poi ti do il numero lo puoi chiamare oppure ci fissiamo un incontro con il capo di CHIESA anche non è un problema eh...” MONTELEONE: “quindi però a decidere è REPETTO”.

 

IL MONTELEONE CITATO IN "CRIMINE"
E LE FIGURE DI GANGEMI, BELCASTRO E GARCEA... (2010)

Altra indagine: “IL CRIMINE”. La maxi operazione contro la 'ndrangheta coordinata da DDA di Reggio Calabria e Milano. Anche qui, dalle attività di intercettazione emerge la figura di MONTELEONE.

Nell'informativa del 16 giugno 2010, redatta dal ROS di Genova e di Reggio Calabria per la DDA di Reggio Calabria si legge:

Interesse suscitava anche una conversazione ambientale censurata all'interno dell'autovettura Mini Cooper in uso a CONDIDORIO Arcangelo. Quest'ultimo si trovava in auto insieme al figlio Fabio con il quale affrontava un interessante argomento riguardante le elezioni regionali ed in particolare la candidatura di un politico di origine calabrese, tale MONTELEONE. Nella circostanza il CONDIDORIO riferiva al figlio che non avrebbero appoggiato il predetto candidato facendo percepire una certa avversione nei confronti dell'uomo: “...Eh, questo adesso l'abbiamo quasi preso a calci nel sedere...”. Risultava interessante come, secondo CONDIDORIO Arcangelo lo stesso MONTELEONE avesse avvicinato sia lui sia GANGEMI Domenico al fine di perfezionare un accordo teso all'acquisizione di un certo numero di voto. Dall'analisi della conversazione è evidente che da parte del politico vi sia stata una mancanza di rispetto nei confronti del GANGEMI, che non era stato ringraziato per il suo “appoggio” politico”. Il CONDIDORIO precisava che a favore del candidato nelle precedenti elezioni amministrative [elezioni regionali della Liguria 2005, nda] aveva fatto orientare migliaia di voti anche con la sottoscrizione di ben 700 tessere di partito. In merito al predetto MONTELEONE, giova precisare che lo stesso s'identifica in MONTELEONE Rosario (nato a Careri – RC – il 19.4.1958... attualmente Presidente del Consiglio Regionale della Liguria), all'epoca vice presidente del Consiglio Regionale della Liguria ed esponente dell'UDC. Interessante era, anche in questa circostanza, l'uso del plurale per porre l'accento sull'appartenenza ad un gruppo capace di fornire un efficace appoggio politico all'amministratore.

CF: CONDIDORIO Fabio
CA: CONDIDORIO Arcangelo

(...omissis...)

CF: è calabrese Monteleone?
CA: Monteleone sì, è il fratello del politico
CF: ah si?
CA: e sì! Purtroppo! Eh, questo adesso l'abbiamo quasi preso a calci nel sedere
CF: ma lui sta salendo... (inc)...
CA: ma lui non sale niente, perché è lui che... praticamente i voti non è che li devono dare a lui basta che li danno al partito e gli vanno anche a lui perché lui è il presidente...
CF: ...(inc)... sul giornale vedevo le foto...
CA: si si
CF: ...giornale...
CA: è il presidente della... del partito... dell'UDC... prima era con la Margherita ora è passato con ...(inc)... non ci ha fatto manco una telefonata... infatti Mimmo (GANGEMI Domenico, ndr) l'abbiamo incontrato due volte lì a... a Fuorigrotta... dice: “dobbiamo passare, dobbiamo discutere...” ci diceva a Mimmo... “qua non c'è da discutere proprio niente”... poi una volta l'abbiamo incontrato assieme e mi fa: “allora lo facciamo sto armistizio, la facciamo sta spaghettata?”... io l'ho guardato in faccia c'ho detto: “Dottor Monteleone, gli spaghetti fanno ingrassare e voi siete già tanto”... m'ha guardato a me e ...(inc)... Poi l'ha incontrato un'altra volta a Mimmo e dice che è passato dritto, manco l'ha salutato
CF: perché lui l'ha cazziato ...(inc)...
CA: gli ha detto ...(inc)... proprio al paese... diciamo che che conosce un'infinità e tutto, pezzo di merda, dopo tutto... t'abbiamo fatto settecento tessere che non c'è nessuno che riesce a fare settecento tessere, abbiamo fatto andare sulla scalino... il ginecologo è andato su con 11.000 voti...

 

(...omissis...)
 

CENNI SUI CANDIDATI ELETTORALI ALTERNATIVI

Le attività eseguite permettevano l'individuazione di altri candidati alle elezioni regionali nel collegio di Genova che richiedevano attraverso degli “intermediari” l'appoggio dell'elettorale calabrese rappresentato da GANGEMI Domenico. Tale situazione era evidente per i seguenti personaggi:
- DAMONTE Cinzia (assessore all'urbanistica del Comune di Arenzano candidata per le elezioni regionali nella lista dell'Italia dei Valori);
- MARANO Pietro, quest'ultimo personaggio di riferimento di GARCEA Onofrio nella gestione della finanziaria EFFEGIDIRECT (candidato Unione di Centro);
- ABBUNDO Nicola, eletto nelle precedenti elezioni per il consiglio Regionale della Liguria nella lista di Forza Italia. Recentemente è stato indagato nell'ambito di un'inchiesta della Procura della Repubblica di Genova per i reati di corruzione per un atto contrario ai doveri d'ufficio, turbata libertà degli incanti, associazione per delinquere e truffa per il conseguimento di erogazioni pubbliche (Lista Popolo delle Libertà);
- MONTELEONE Rosario (“allora lo facciamo sto armistizio, la facciamo sta spaghettata?”) (Lista Unione di Centro).

Il comportamento, sopra descritto evidenziava, in modo ancora più indicativo, come gli amministratori locali (alcuni di origine calabrese) ben conoscessero i caratteri organizzativi della struttura 'ndranghetista, rivolgendosi a personaggi inseriti nel locale del capoluogo di Regione per far giungere richieste di appoggio elettorale alle strutture periferiche...”

 

Il vertice del "locale" di GENOVAIl procedimento penale scaturito dall'Operazione “IL CRIMINE”, a Reggio Calabria, a portato alla conferma dell'impianto accusatorio ed a pesanti condanne. Per i due 'ndranghetisti arrestati a Genova, Domenico “Mimmo GANGEMI e Domenico BELCASTRO, la condanna è stata netta. BELCASTRO è stato condannato a 8 anni di carcere e tre di libertà vigilata a fine pena (pena stabilita 12 anni ma ridotta a 8 anni per la scelta del rito abbreviato), GANGEMI ha avuto una delle condanne più pesanti inflitte nel processo: 19 anni di carcere.

Per chi non lo ricordasse, GANGEMI era il “capo-locale” a Genova. Per inquadrarlo basta questo passaggio del rapporto del ROS:
“Le relazioni c.d. Criminali del GANGEMI, intese quale conseguenza del suo status in seno al “locale” genovese, sono seguite da altre che l'interessato intrattiene con personaggi apparentemente estranei alle dinamiche sin qui argomentate, ma che sono comunque funzionali all'organizzazione , secondo una rappresentazione mentale che è tipica calabrese, e che è stata proposta da GANGEMI Domenico anche nel suo colloquio con OPPEDISANO Domenico cl. '30 (“...noi con la Calabria abbiamo tutta la massima collaborazione, tutto il massimo rispetto, siamo tutti una cosa, pare che la Liguria è 'ndranghetista... noi siamo calabresi (ride) - …quello che c'era qui lo abbiamo portato lì... quello che abbiamo lì è una cosa che l'abbiamo - ...noi siamo in collaborazione con la Calabria... noi se gli dobbiamo dare qualcuno dalla Calabria ...(inc)...noi con la Calabria e io personalmente ci riteniamo...tutti una cosa... tutti Calabresi” - aranceto di Rosarno – 14.9.2009). 

GANGEMI e BELCASTROMa dall'indagine “IL CRIMINE” la figura di MONTELEONE, o meglio l'appoggio avuto da questi nel 2005 dalla 'ndrangheta emerge anche in una delle intercettazioni chiave dell'indagine sulla figura di BELCASTRO all'interno dell'organizzazione 'ndranghetista, ma anche indicativa della spaccatura della 'ndrangheta a Genova con il ruolo di rilievo del GARCEA Onofrio all'interno dell'organizzazione e le critiche all'operato del GANGEMI. E' il dialogo intercettato a Siderno tra BELCASTRO e il “mastro” della 'ndrangheta nella provincia reggina Giuseppe COMMISSO.
Dalla Sentenza del Tribunale di Reggio Calabria nel capitolo dedicato a BELCASTRO si legge:

“Fermato il 13 luglio 2010 in Genova e sottoposto a misura cautelare con ordinanza del g.i.p. di quel Tribunale del successivo 16 luglio, confermata ex art. 27 c.p.p. da quest'Ufficio in data 4 agosto 2010, Domenico BELCASTRO, alias “Postorino”, è accusato del delitto previsto al capo “a” della rubrica, per far parte (assieme a Domenico GANGEMI, nei cui confronti si procede separatamente nel giudizio ordinario) dell'associazione di stampo mafioso denominata Ndrangheta, con specifico riferimento all'articolazione territoriale “locale” di Genova, quale elemento di vertice, incaricato, in particolare, di tenere i contatti con l‟esponente di spicco della “Provincia” Giuseppe COMMISSO.
Del BELCASTRO si parla anche nell'Operazione c.d. Recupero (nel cui ambito è accusato di far parte della Ndrangheta, nel contesto della cosca COMMISSO), rinviandosi per tali profili agli atti acquisiti al pre-sente processo.
In questa indagine “Crimine”, le prove a carico del BELCASTRO emergenti dalle indagini svolte dalla Polizia di Stato e compendiate nell'Informativa Ndrangheta del 26 aprile 2010 sono costituite da tre conversazioni ambientali, intercettate nella lavanderia Apegreen del Mastro COMMISSO in Siderno.
La prima è quella del 19 agosto 2009 (...) tra Giuseppe COMMISSO, suo cugino Roberto COMMISSO ed il BELCASTRO, oltreché un quarto soggetto non identificato. Il BELCASTRO aveva detto di avere adottato delle cautele (come entrare nella lavande-ria prima lui e poi il quarto uomo, separatamente: “siamo entrati uno al-la volta, così… siccome mio cugino pure ha detto che scende più tardi, per non fare gruppo…”), dal momento che sospettava di essere seguito dalle forze dell'ordine, interessate, forse, alla cattura di suo fratello Girolamo, all'epoca ancora latitante (“…poi sono venuto un paio di volte ed ho visto che dove vado ci sono quelli con la Jeep che mi vengono dietro…”). Quindi il Mastro gli aveva chiesto se avrebbe partecipato al matrimonio PELLE – BARBARO di quel giorno (“Voi andate al matrimonio, siete invitato per caso?”), ottenendo una risposta interlocutoria (“…io non lo so se ce la faccio che adesso ho un altro impegno pure io, ho un altro matrimonio di un parente, un parente stretto, mio cognato… ed ora non lo so se ce la faccio o non ce la faccio… adesso vedo”); ancora il COMMISSO aveva domandato: “Siete assieme allora con MIMMO?” ed il BELCASTRO aveva risposto che, proprio in compagnia di “Mimmo”, avrebbe concesso delle nuove investiture criminali a degli affiliati liguri (“siamo che facciamo una cosa lo sapete? … “Con CICCIO (inc.) siamo andati l'altra sera…”), chiedendo infine, con evidente riferimento ad importanti cariche di Ndrangheta: “Allora per questo anno ce lo avremo?”, ottenendo come ri-sposta: “Si, glielo diamo…”.
Il “Mastro” aveva rassicurato i due che non v'era alcuna necessità di una loro presenza fisica per conseguire la carica, giacché, una volta deliberato, il mandato avrebbe effetto immediato, aggiungendo che: “…adesso viene il CRIMINE e gliela valutiamo”. Il BELCASTRO si era mostrato sollevato, a cagione delle sue preoccupazioni (“Vedete che non c'è nessuno più a Genova… senza che veniamo, così ve la vedete voi stesso...”), ed aveva chiesto se il “vecchio” fosse stato informato (“Quello… lo sanno già il vecchio?... che si deve fare … Eh!... lo possiamo fare lo stesso?”), evidentemente temendo che senza il placet del Crimine altri gruppi avrebbero potuto obiettare qualcosa (“E loro buttano fuoco poi… omissis … Si, dico: se non ci armano disgrazie”). Il COMMISSO aveva risposto che: “Si, si può fare il discorso”.
I tre avevano ripreso a parlare delle problematiche in atto in Liguria: il conversante non identificato aveva espresso l‟augurio che “si risolva questa cosa, che può anche darsi che adesso che si riorganizza, si parla di tante cose”, in quanto “…con lo zio 'NTONI (NdA: Antonio COMMISSO, classe 1925), andava tutto bene, adesso si può dire che siamo meglio ancora…”, ottenendo rassicurazioni dal Mastro (“Questa credo che… è difficile che non l‟aggiustiamo, per non aggiustare questa cosa, vuol dire che non ragionano… se non ragionano… se non… se non ragiona u-no…”). La conferma che con l‟autorevole intervento della famiglia “COMMISSO” di Siderno, le cose a Genova sarebbero andate sempre per il meglio era venuta dallo stesso BELCASTRO (“…ma adesso ringraziando a Dio, con tutti … in tutti i paesi con tutti…”) e dal Mastro (“Che uno non vuole oltrepassare, di fare casino… di fare cose che non deve fare”, altrimenti, aveva aggiunto “…allora si deve fermare.. gli si manda a dire: che vuoi tu?”). E' palese il riferimento a quella “Camera di Compensazione” ligure di cui si è parlato nel cap. 4.
Quindi Giuseppe COMMISSO aveva chiesto se il GANGEMI era allineato o se il suo gruppo era tra quelli schierati con il “Crimine” (“Qua nella PROVINCIA sono allineati loro?”) ed il BELCASTRO aveva annuito, mentre il quarto uomo aveva affermato come anche il suo gruppo fosse per così dire organico alla “Provincia”, grazie alla rappresentanza di tale “BONARRIGO” (“Si, si… noi siamo allineati qua sotto con BONARRIGO, lo sapete?”), riferendo che gli affiliati del “Locale” di Genova provenivano tutti da Laureana di Borrello (RC), la stessa zona di “compare Mico”: “Siccome abbiamo un gruppo grande là sopra che …(inc.)… e tutti ci arrivano dalla zona di compare MICO… sono di Laureana, di quella zona… sono buoni cristiani, sempre appoggiati a noi …(frase inc.)… “io sono di Rosarno”… e va bene, cosa vuoi, ti ho detto qualcosa?...che piano, piano si allineano …(inc.)…”. Tuttavia, COMMISSO aveva rimproverato che “…un pò di casino c‟è stato per qualche cosa di movimento”, ma l'uomo aveva detto: “Pacificatela voi… speriamo che si aggiusta tutto che sono…”, dicendo che tale compare Ciccio gli aveva riferito che forse se ne sarebbe potuto parlare durante il matrimonio, pur con la dovuta cautela (“Ci siamo incontrati con compare CICCIO ieri sera, dice “nel matrimonio non è che possiamo fare più di tanto, perché là, di-staccate ad uno, distaccate ad un altro si vede troppo… troppo movimento”). Il Mastro aveva confermato: “Certo… là è rischioso … Là si deve cercare di accorciare… omissis … in due minuti si deve chiudere la partita”.
Proseguendo nel dialogo, alla richiesta del “Mastro” circa i controlli di polizia in Liguria (“La sopra non so come funzionano le microspie, ma qua…”), il BELCASTRO aveva risposto: “Anche là un casino”, sicché i due avevano concordato sulla opportunità di adottare maggiori cautele.
La successiva conversazione è del 5 ottobre 2009 (...), quando il BELCASTRO (identificato perché ripreso in uscita dal sistema di videosorveglianza posto all'esterno del centro commerciale I Portici di Siderno) si era recato dal Mastro, con il quale aveva parlato di un problema sorto in un “locale” in Canada e, quindi, della gestione del “locale” di Genova, nominando anche il boss Giuseppe Antonio NERI (imputato nel processo Infinito di Milano).
Infine, il 4 marzo 2010 (...) il BELCASTRO, dialogando ancora una volta con Giuseppe COMMISSO, gli aveva portato i saluti di Onofrio GARCEA, identificando quest'ultimo come affiliato col grado di “Sgarro” e appartenente al clan “BONAVOTA” di Sant'Onofrio (VV). Il Mastro, commentando la notizia di un sequestro di beni che avrebbe colpito proprio quel clan, apparsa sulla cronaca quotidiana (“E adesso questa mattina vedo nel giornale che gli hanno fatto il sequestro dei beni...” (in effetti, proprio quella stessa mattina numerosi giornali avevano riportato l'esito di un'importante operazione preventiva condotta dal Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Vibo Valentia, sequestrando dei beni ad Andrea MANTELLA, uomo del clan “BONAVOTA” di Sant'Onofrio). Il BELCASTRO, allora, aveva accennato al fatto che uno dei “BONAVOTA”, stanziale da più di vent'anni a Genova, sarebbe dovuto scendere in Calabria per parlare con il “Crimine di Polsi” e risolvere alcuni problemi legati a delle cariche di 'ndrangheta (“Lui doveva scendere… si credo che hanno problemi… dovevano portare a (inc.)… adesso ieri o l'altro ieri, parlavamo di voi onestamente, così, no?”). A sua volta COMMISSO lo aveva rassicurato, facendo riferimento al Crimine (“Ma loro là, con la PROVINCIA sono… sono bravi”), tanto che BELCASTRO aveva risposto: “…si, ma lui infatti vuole venire a trovarvi perché con lui”. Sulla questione, però, COMMISSO si era mostrato risoluto: “Lo deve dire che lo dobbiamo dire nelle tre… nelle tre riunioni, dove danno le cose…”, ammonendo BELCASTRO di intimare al suo amico di rispettare l'iter e le procedure del “Crimine”, attendendo le eventuali delibere prese nel corso delle tre riunioni canoniche che si svolgono nel corso dell'anno: a settembre, durante le celebrazioni in onore della Vergine della Montagna, a dicembre, per le festività natalizie e durante in primavera in occasione della Pasqua. BELCASTRO lo aveva rassicurato, spiegando che quell'individuo – che si chiamerebbe BONAVOTA e sarebbe il cugino di primo grado di Vincenzo BONAVOTA, “Quello che morto il vecchio…” - è da molto tempo che si trovava a Genova (“da una vita… lui ha fatto venti anni là… omissis …lui mi ha detto che come scende che vuole venire a trovarvi…”). Il Mastro aveva poi rivelato all'amico che sarebbe potuto andare a trovarlo a Genova, magari in occasione di una visita a suo fratello Antonio, detenuto al carcere di Nuoro. La notizia aveva aperto tra i due un dialogo incentrato sulle cautele da adottare per gli eventuali loro contatti (“Non possiamo neanche parlare che ci arrestano, pare che siamo…”) e su appoggi elettorali da parte del clan:

COMMISSO: Ieri sono andato là e mi hanno visto gli sbirri là... sono andato a mangiare da questo ragazzo che gli arresti domiciliari… “dovete venire compare PE”…/
BELCASTRO: Questi sono brutti, i fermi e le cose sono brutti…/
COMMISSO: Non mi hanno fermato ma mi hanno visto…/
BELCASTRO: Vi hanno visto?... va bè ma se non ci sono fermi… quello vi saluta pure (inc.) vi saluta… ieri ci siamo visti pure con… con D'AGOSTINO, quello RAFFAELE…/
COMMISSO: E dove vi siete visti, è là?…/
BELCASTRO: A Genova… siccome stiamo appoggiando ad uno, voi sapete chi è questo che lui veniva sempre a Siderno e vi conosce… quel MOIO ve lo ricordate voi?.../
COMMISSO: Ah, si!…/
BELCASTRO: Il figlio di MOIO è in politica…/
COMMISSO: Ah, là sopra?…/
BELCASTRO: Che è un amico che si impegna… e adesso sta candidando la figlia e l‟appoggiamo noi…/
COMMISSO: Alla regione?... là ci sono pure le regionali?…/
BELCASTRO: Si, a Genova… ha una figlia di ventitre anni e la stiamo appoggiando…/
COMMISSO: Ci sono pure le regionali?…/
BELCASTRO: La stiamo appoggiando noialtri… ci impegniamo noi, contro la volontà di compare MIMMO CANGEMI che abbiamo avuto una discussione…/
COMMISSO: Perché?…/
BELCASTRO: Che ha voluto appoggiare a un (inc.) che è in finanziere, uno sbirro… cinque anni fa ha detto lui che è sbirro questo qua, che è un infame… che questo… adesso ha voluto appoggiare a MONTELEONE lui… lo potete appoggiare… uno vale l‟altro, appoggiamo a MONTELEONE... adesso questo gli ha promesso un posto di lavoro al genero e voleva appoggiare a questo qua…/

omissis

Il COMMISSO, a fronte della notizia della spaccatura, aveva chiesto se la scelta del GANGEMI fosse stata valutata nella sede opportuna, os-sia quella della “Camera di Controllo”: “Avete fatto a votazione penso, o no?”. La risposta era stata negativa. Quindi il Mastro aveva chiesto quali fossero stati i commenti di Domenico GANGEMI (“…fa parte di un‟altra linea, però, avete capito? … Lui!… lui non è con la linea giusta lui”) dopo aver appreso delle cariche di “Polsi”. In realtà, aveva risposto BELCASTRO, costui si sarebbe lamentato del fatto che le notizie non sarebbero state fatte circolare in maniera adeguata: “Dato che lui dice che noi non abbiamo risposto… gli ho detto io: non abbiamo risposto, loro si sono visti in un… così, non si sono visti là, gli ho detto io, so che vi siete visti mi sembra in un matrimonio… e qualche parola l'avete spesa, giusto?”. Di conseguenza, il COMMISSO aveva detto di riferire “…che Siderno non è andato là che non siamo voluti andare, perché non abbiamo bisogno di andare… gli dite: vedete che Siderno ha deciso pure là quello che si doveva fare… Siderno ha deciso là quello che si doveva fare…”, ovvero, malgrado l'assenza all'incontro di “Polsi”, è il “Locale” di Siderno che avrebbe impresso forza alle neo candidature del “Crimine”. Poi, lapidario, aveva affermato: Non adesso, sempre!. Domenico BELCASTRO, allora, aveva riferito di avere risposto al GANGEMI che “…io onestamente so che ha lavorato bene, e quello che fate per me, sa che il LOCALE è quello di Genova e siamo là e che rispondiamo bene a voi…”, dando prova di come il suo “Locale” si sarebbe sentito ben rappresentato dal “Mastro”. Infatti, COMMISSO aveva ribattuto: “…si deve allineare con il LOCALE”, mostrandosi spazientito dai tentativi di autonomia del GANGEMI; allora, aveva raccontato di un altro affiliato che si era distaccato dal “Crimine di Polsi” e ora lo stava assillando (“affrettando”) giacché avrebbe voluto istituire una “…quarta cosa”. Per questo egli avrebbe risposto: “…compare è inutile che mi affrettate in questo discorso, che non si può fare gli ho detto io, prima di tutto che la SOCIETA‟ non è la mia e poi gli ho detto io, non esiste gli ho detto io che si fa la quarta cosa, non si può fare gli ho detto io, questo è un argomento che si può chiudere … omissis … se vogliono passare con noi, questi qua, noi siamo novantasei LOCALI e i LOCALI che sono fuori tipo questi qua... loro vogliono passare con le cose sue, con quelli… però tu devi ti devi aderire al CRIMINALE… tu te ne sei andato da noi, non noi ce ne siamo andati da te…”. Il BELCASTRO aveva ancora riferito che GANGEMI stava cercando alleanze anche tra i gruppi criminali di Rosarno (“No… e questo è il problema… forse non gliel'hanno raccontata bene che non è molto intelligente che poi se ne è andato da quello di Rosarno a parlare con quello…”), recandosi a parlare direttamente dal “…vecchio là”, a dispetto dei suoi avvertimenti (“…ma perché andate là a parlare con quello se voi sapete che quello… mi dice: “eh, perché forse dipende dalla Jonica che non vogliono”…”), anche se poi era convinto che “Lui si accoda …(inc.)… si accoda, altrimenti noi… guardate dalla parte nostra… sono tutti con noi… lui sta rimanendo solo come il gallo di (inc.) perché ragiona con questa testa…”...


 

DA REGGIO A GENOVA... IL MONTELEONE NELLE INFORMATIVE DEL ROS (2011)

Quegli Atti da Reggio Calabria, dalla DDA, vengono trasmessi -per competenza - alla DDA di Genova, coordinata dal procuratore aggiunto Vincenzo SCOLASTICO. Il tutto entra nell'indagine “MAGLIO 3” seguita dallo stesso SCOLASTICO e dal pm Alberto LARI.

Quel dettaglio dell'appoggio elettorale avuto, nel 2005, alle elezioni regionali della Liguria, da Rosario MONTELEONE è chiaro. E' rilanciato nell'Informativa del ROS relativa a “MAGLIO 3”, datata 4 febbraio 2011. Tra il resto si legge:

Nel passaggio che segue si coglie, ancora una volta, la promessa elettorale fatta a GANGEMI Domenico (gli ha promesso un posto di lavoro al genero) dal candidato PRATICO’ Aldo Luciano, e non dal candidato MONTELEONE che si ritiene collegabile all’appoggio elettorale delle precedenti elezioni come argomentato dallo stesso CONDIDORIO Arcangelo in altre circostanze.
 


IL MONTELEONE TRA "L'ARMISTIZIO" ED ALTRI FATTI... 

Andiamo oltre. MONTELEONE risulta chiaramente essere considerato un “traditore” dal gruppo 'ndranghetista capeggiato da GANGEMI. Questo significa una sola cosa: era stato stretto un patto. Gli 'ndranghetisti avevano tenuto fede a questo patto con voti e tessere a vantaggio di MONTELEONE, ma MONTELEONE non aveva poi adempiuto al patto.

In parallelo, come visto, era consolidato il suo rapporto personale con Gino MAMONE, della nota famiglia MAMONE, legata ai GULLACE-RASO-ALBANESE, MAMMOLITI e PIROMALLI... nonché legatissimi alla famiglia RAMPINO storici capi della 'ndrangheta nel capoluogo ligure.

Di più, il suo uomo, Paolo STRIANO è stato condannato con Gino MAMONE per atti di corruzione...

Elementi inequivocabili dei rapporti e delle frequentazioni del MONTELEONE con il GANGEMI potevano essere raccolti da testimoni che avevano assistito ad incontri volti alla raccolta di voti per le elezioni regionali del 2005. Un caso su tutti quelli avvenuti nel bar accanto all'ex negozio del “boss del fagiolino”, Mimmo GANGEMI, in Piazza Giusti a Genova.

Davanti a questo quadro per la DDA di Genova di quei tempi, Rosario MONTELEONE non è oggetto di indagine. Non viene posto sotto intercettazione. E' un politico di primo piano, in grado di condizionare, con l'UDC, pesantemente le scelte delle Amministrazioni genovesi e liguri (come dimostrano, ad esempio, le nomine targate UDC nel Consiglio di Amministrazione dell'Istituto G.GASLINI di Genova, dove è stato portato, oltre a LORENZELLI anche il cognato di Totò CUFFARO, Donato BRUCCOLERI). Ci sono molteplici elementi che lo indicano, inequivocabilmente, in contatto con esponenti di famiglie di 'ndrangheta, capace di avere su di se e sui compari di partito (come meglio vedremo) l'appoggio elettorale di uomini di primo piano della 'Ndrangheta. C'è la ricerca di un “armistizio” da parte di MONTELEONE con il vertice del “locale” della 'Ndrangheta di Genova, per cercare di recuperare il rapporto dopo la frattura conseguente alla “mancanza di rispetto” dopo aver incassato l'appoggio nel 2005. E, che se ne dica, un “armistizio” non lo si cerca con un “fruttivendolo”. Ma per l'allora DDA di Genova non c'è da indagare.


A CENA DAL BOSS DI COSA NOSTRA... E LA FIGURA DEL GARCEA (2008-2010)

Giovanni "Gianni" CALVOMONTELEONE, dopo la ri-elezione del 2010 in Regione, va a festeggiare in un ristorante. Quel ristorante di via Vezzani, a Rivarolo, che non è un ristorante qualsiasi. E' il ristorante "L'AMBANATA" di Giovanni “Gianni” CALVO, boss storico di Cosa Nostra a Genova. (vedi qui)
MONTELEONE stesso ha confermato quella cena di festeggiamento, affermando che era stata organizzata dall'allora esponente dell'UDC in Comune a Genova, Umberto LO GRASSO (già in contatti strettissimi con Gianfranco TIEZZI ai tempi in cui la sezione di Rivarolo del PSI venne presa d'assalto dagli esponenti di Cosa Nostra).

Anche qui, nulla. La DDA di allora non batte ciglio. Eppure l'attività criminale perseguita dal CALVO, anche sul territorio di Genova, è accertata da un indagine della DDA di Firenze (vedi qui). Ed è proprio questa indagine che ci riporta ad un'altro personaggio, legato al CALVO ed anche al boss GARCEA Onofrio (l'uomo della 'ndrangheta che nonostante il “veto” di GANGEMI continuerà ad appoggiare alle elezioni anche la lista UDC di MONTELEONE alle elezioni regionali del 2010), ovvero a Giuseppe ABBISSO.
Se l'indagine fiorentina mette in evidenza (e sotto sequestro) diverse aziende utilizzate per le attività criminali dal CALVO. Queste aziende sono della moglie di ABBISSO Giuseppe, l'uomo che operava con GARCEA nelle attività di usura, il "coordinamento" per attività comuni tra Cosa Nostra e 'Ndrangheta, a Genova, emergeva anche dalle inchieste su GARCEA-ABBISSO relativa all'usura.

Ed allora ecco che ancora una volta, torna al centro la rete di quel GARCEA, da un ventennio esponente di spicco della 'ndrangheta a Genova. “Sgarro” che – come abbiamo già avuto modo di ricordare – ha una propensione ai rapporti con la politica, sia rispetto ai contatti con il COSMA Salvatore (indicati dall'indagine del Guardia di Finanza sui MAMONE, cd. “PANDORA”), sia rispetto al sostegno elettorale (da noi stessi documentato) a Cinzia DAMONTE, sia ai rapporti d'affari e politici con uno degli uomini dell'UDC di Monteleone, quale MARANO Pietro Ferdinando (socio di Sergio GIOVANARDI, fratello del più noto esponente nazionale dell'UDC Carlo GIOVANARDI).

Gino TREMATERRAQuel GARCEA che opera anche oltre i confini della Liguria, come ha evidenziato l'indagine “MINOTAURO” della DDA di Torino... In questi, come avevamo già evidenziato, si legge che è il boss GARCEA Onofrio (“l'amico” di Gino TREMATERRA, europarlamentare dell'UDC e dal febbraio 2012 segretario regionale dell'UDC in Calabria) che accompagna da Genova l'onorevole TREMATERRA ad una riunione con esponenti della 'Ndrangheta in Piemonte:

“Alle 14.36 successive, PRATICÒ telefona a NOTARO Massimo, invitandolo a presenziare ad un "convegno politico finanziario" per il giorno successivo, alle 15.00, a Borgaro, spiegando di aver provveduto ad affittare una sala all'Atlantic e che si sta impegnando per "un amico che viene dalla Liguria che avrebbe portato un politico da Roma" (...);

il giorno 19.01.2009, alle ore 13.19, MANGONE Giuseppe telefona a PRATICÒ e gli chiede se è stato rimandato l'appuntamento (convegno); PRATICÒ conferma, dicendo che verrà fatto per le 5 e 30 (ore 17:30), in quanto l'aereo da Roma sarebbe arrivato a Genova per le tre quindi il tempo di arrivare (...).

Effettivamente il 19 gennaio 2008, alle ore 17.00, in esito a un servizio di osservazione svolto dalla P.G. operante in Borgaro Torinese (TO), via Lanzo, al civico nr.163/16, nei pressi dell'Hotel ATLANTIC (...) si è potuto accertare che: 1. alle ore 17.14 è giunta l'autovettura MASERATI mod. QUATTROPORTE, targata DD432TX, dalla quale sono scesi due uomini, che sono entrati all'interno dell'albergo ed il cui autista è stato identificato per GARCEA Onofrio; 2. alle ore 17.25 è giunta l'autovettura MERCEDES mod. CLS, targata DM026PB, dalla quale sono scesi tre uomini, uno dei quali, l'autista, veniva riconosciuto in MANGONE Giuseppe; 3. alle ore 17.54 è giunta l'autovettura FIAT mod.PANDA, targata DR434WG, dalla quale è sceso PRATICÒ Benvenuto.

Il servizio ha permesso di identificare la persona di rilievo politico attesa dai prevenuti in TREMATERRA Gino, il cui nome era sulla lista passeggeri del volo aereo proveniente da Roma con destinazione Genova del 19 gennaio (...). Il predetto veniva riconosciuto dal militare che ha effettuato il servizio di osservazione, nel passeggero dell'autovettura MASERATI targata DD432TX condotta dal GARCEA, ovvero "l'amico di Genova" ("che avrebbe portato un politico") a favore del quale i membri della consorteria avrebbero dovuto "muoversi".

Entrambi gli episodi che vedono coinvolto PRATICÒ sono dimostrativi di un chiaro interesse degli uomini della consorteria per l'attività politica in un'ottica di sinallagma ben espresso da PRATICÒ con le parole "...l'importante qua magari dice che poi... questo può fare e quello che dicono lo fanno..", e ciò non può non allarmare, indipendentemente dalla connivenza o meno del candidato politico (nella specie, non direttamente coinvolto dalle parole dei prevenuti che mantengono rapporti con l'"amico" GARCEA)...


E' un cerchio che si chiude. E' un ulteriore elemento che dovrebbe far suonare un campanello d'allarme ma che invece non fa attivare alcuna verifica approfondita su MONTELEONE ed i suoi contatti. E senza indagare il MONTELEONE, ma basandosi solo su affermazioni intercettate, su questi, di riflesso, è ovvio che non emergano elementi... Inoltre, come abbiamo visto, erano stati adottati – lo dicono gli Atti, tra cui la Sentenza “IL CRIMINE”, oltre ai rapporti del ROS – accorgimenti da parte degli 'ndranghetisti genovesi per eludere le intercettazioni... E ciò evidenzia il fatto che fossero stati adottate tutte le cautele per evitare colloqui su linee telefoniche ed in luoghi che - gli stessi 'ndranghetisti - consideravano "non sicure".
Ed allora è certamente vero e scontato che, come scrive il ROS che:

“Relativamente al Presidente del Consiglio Regionale della Liguria Rosario MONTELEONE non sono mai emersi fatti reato contestabili nei quali egli sia stato coinvolto in qualità di autore o coautore”.

 


LA CONFERMA NERO SU BIANCO:
MONTELEONE MAI INDAGATO DALLA DDA DI GENOVA (2012)

Ora non è più una nostra “deduzione” che MONTELEONE, nonostante tutti questi elementi non sia stato indagato dall'allora DDA di Genova. Ora c'è una relazione ufficiale del ROS di Genova, datata 8 marzo 2012 (relativa all'indagine “MAGLIO 3” e, più in generale, alle indagini sulla 'ndrangheta - e rapporti di questa con la politica - seguite dal pm Alberto Lari) in cui si legge chiaramente:

“si precisa che Rosario MONTELEONE non è mai stato direttamente intercettato nel corso dell'attività d'indagine”.

Ma in questa Relazione si legge altro. Si ripercorrono alcuni dei casi il nome di MONTELEONE è stato oggetto di discussione di 'ndranghetisti coinvolti nelle indagini "MAGLIO 2" e "MAGLIO 3".

Il nome del politico emergeva in diverse circostanze durante le attività tecniche operate sia nell'ambito dell'indagine denominata “MAGLIO 2”, condotta da questa Sezione Anticrimine nel procedimento penale 1389/07/21 R.G.N.R. Procura della Repubblica DDA Reggio Calabria (Dott. Nicola Gratteri), che nel corso della suddetta “MAGLIO 3”, naturale prosecuzione dell'inchiesta diretta dall'A.G. calabrese. Le registrazioni telefoniche ed ambientali d'interesse vedevano Rosario MONTELEONE oggetto di aspre critiche da parte di alcuni indagati in un momento particolarmente intenso della campagna elettorale. Le valutazioni negative rivolte al candidato di origine calabrese debbono essere ricercate nel comportamento ritenuto probabilmente sleale dell'amministratore il quale, dopo l'appoggio ottenuto dalla comunità calabrese in precedenti eventi elettorali, si era forse mostrato insensibile nel sostenere gli interessi di quella collettività. Da ciò deriva il radicale rifiuto degli esponenti 'ndranghetisti di sostenere la campagna elettorale del candidato UDC del quale veniva dipinta talvolta un'immagine poco dignitosa...

Inoltre si sottolinea che un “appoggio” elettorale dall'ambiente 'ndranghetista, indiretto, vi è stato – secondo le affermazioni degli stessi 'ndraghetisti - anche alle elezioni del 2010, da parte del GARCEA Onofrio. Testualmente:

Il 9 marzo 2010 GANGEMI Domenico e CONDIDORIO Arcangelo si recavano presso l'Hotel Ambra di NUCERA Paolo a bordo dell'Opel Astra targata BK637XJ in uso al CONDIDORIO. L'intercettazione ambientale dell'abitacolo dell'autovettura consentiva di captare, tra gli altri, anche argomenti relativi alla campagna elettorale in corso ed ai singoli candidati. Durante il dialogo GANGEMI Domenico rivoleva aspre critiche a GARCEA Onofrio (Mezzalingua) in riferimento all'appoggio elettorale fornito, secondo loro, a MONTELEONE Rosario. In realtà la propaganda realizzata da GARCEA Onofrio era volta a favorire l'elezione di un altro personaggio, all'epoca “socio” in affari, MARANO Pietro anch'egli candidatosi nelle liste UDC. Quest'ultima circostanza insinuava il sospetto nei due interlocutori che il sostegno elettorale di GARCEA Onofrio a beneficio di MARANO Pietro avrebbe favorito, anche se indirettamente, l'elezione di MONTELEONE Rosario...

(...omissis...)

GANGEMI DOMENICO: l'abbiamo infilata in mezzo! (ride) ...inc... se lo sa …inc... gli cerca la scusa che non ...inc... gli ho dato l'appuntamento ...inc... potete scendere voi ...inc... ricordati che ...inc... poi vengo a Sestri. E con lo zio Micu si mettono ma non la spuntano... (ride)
(...omissis...)

CONDIDORIO ARCANGELO: l'amico con Santo entra?
GANGEMI DOMENICO: chi?
CONDIDORIO ARCANGELO: Medda (fonetico), no?
GANGEMI DOMENICO: ma poi non lo dico a Santo (inteso NUCERA Santo, ndt) io? Lascia che lo acchiappo io a Santo bello pulito. Dopodomani ...inc... glielo dico la prima volta ...inc... che ti pare zio Mico va piano piano... Si Santo è appaltatore dice, era consigliere comunale qua. E' consigliere comunale ...inc... qualche cosa ...inc...
CONDIDORIO ARCANGELO: ...inc...
GANGEMI DOMENICO: e ma... Lui quel capicollo di Giovaneddu non mi ha mai detto niente, magari sai essendo nella politica... (pausa). Sai a “Mezzalingua” (inteso GARCEA Onofrio, ndt) chi non lo conosce pensa che è posato se non lo conosce se non ha avuto occasione, quando non hai a che fare con uno?
CONDIDORIO ARCANGELO: e certo
GANGEMI DOMENICO: invece io a Pigozzi (inteso BELCASTRO Domenico, ndt) lo vedo che lui ha cura, si trova con scure e martello ma non con una... vuole fare proprio da fare ...inc... Si è comportato male, capisci che a me piace le cose di male pure. Si posso ...inc... con scure e martello ...inc... perché questo indegno di “Mezzalingua” (inteso GARCEA Onofrio, ndt), capisci, proprio per Monteleone (inteso MONTELEONE Rosario, ndt) proprio
CONDIDORIO ARCANGELO: ci prova con quello che...
GANGEMI DOMENICO: lui almeno sai, scese quello ...inc...
CONDIDORIO ARCANGELO: ...inc...
GANGEMI DOMENICO: con CARIDI (inteso CARIDI Giuseppe, ndt) è una vita che sono culo e camicia e lo sappiamo sto fatto lo sai? Sono culo e camicia. Un po' di difficoltà e l'ha nascosto. Hai visto il cornuto di “Mezzalingua” (inteso GARCEA Onofrio, ndt) proprio a proposito và
CONDIDORIO ARCANGELO: adesso ...inc... lo mandate a fare in culo, non lo sai?
GANGEMI DOMENICO: e non gliel'ho detto? Angelo. Non questa volta l'altra volta.
CONDIDORIO ARCANGELO: e
GANGEMI DOMENICO: ma io per ...inc... ma io voglio che manda a lui. Ne parliamo un'altra volta gli ho detto io ...inc... alla RIUNIONE ...inc...

(...omissis...)

CONDIDORIO ARCANGELO: a lui probabilmente è figlio della buonanima di
GANGEMI DOMENICO: Vincenzo, ma dice che è bravo lui ...inc... e be' il padre era un po' chiacchierone come la buonanima di ...inc...
CONDIDORIO ARCANGELO: ...inc...
GANGEMI DOMENICO: mi hanno detto che è un po' “maladrino” questo, lo sai?
CONDIDORIO ARCANGELO: Questo
GANGEMI DOMENICO: mi pare di si ...inc... a me pare di si ...inc... magari ora ...inc...
CONDIDORIO ARCANGELO: ...inc... la macchina l'abbandonava
GANGEMI DOMENICO: sai ...inc... non è male solo che vuole fare il pubblico e il malandrino presuntuoso
CONDIDORIO ARCANGELO: e
GANGEMI DOMENICO: non è come altri per dire che ...inc... stanno un po' più agitati che capiscono pure... (pausa), ...inc... e ma un cazzo quelli sono impazziti, quanto meno con CARIDI si sono sempre rispettati sono amici, no? E si sono presi l'inchiappatina. Ma lui cornuto (inteso GARCEA Onofrio, ndt), per qualche mille euro, se è vero che poi ...inc... con piangere io, come ha una giustificazione. Perché se MONTELEONE gli da mille euro a lui io mi taglio i coglioni!
CONDIDORIO ARCANGELO: MONTELEONE non glieli da di sicuro, sto Pietro può forse
GANGEMI DOMENICO: sto Pietro (inteso MARANO Pietro, ndt) non ha ...inc... e poi i voti che gli può raccogliere lui? Diecimila euro... se doveva dare diecimila euro a ognuno... Ma quello con centomila euro se ne fotteva della politica per dire. ...inc... magari gli può promettere qualche favore

(...omissis...)

 

Sull'appoggio indiretto a MONTELEONE, attraverso i voti per MARANO, da parte del GARCEA Onofrio, si legge ancora:

Il 14.3.2010 MULTARI Antonio si recava presso il negozio di ortofrutta di Piazza Giusti e intratteneva un interessante conversazione con GANGEMI Domenico. Nel pieno della campagna elettorale e nell'immediatezza delle consultazioni amministrative, il reggente del locale genovese censurava apertamente il comportamento di GARCEA Onofrio definendolo “Giuda in persona”. Le ragioni di tale critica erano radicate nel fatto che GARCEA Onofrio era impegnato nel sostenere in campagna elettorale più candidati quali MARANO Pietro (e indirettamente MONTELEONE Rosario in quanto anch'egli candidato nella lista dell'UDC) e DAMONTE Cinzia (candidata nella lista dell'Italia dei Valori) venendo meno all'accordo convenuto di sostenere esclusivamente la candidatura di PRATICO' Aldo Luciano...

(...omissis...)

Appariva chiaro che GANGEMI mal tollerava l'idea che GARCEA Onofrio, attraverso l'attività di propaganda del candidato MARANO Pietro, sosteneva proprio Rosario MONTELEONE poiché ritenuto non meritevole. Questa disapprovazione, secondo GANGEMI, avrebbe dovuto essere motivo di riflessione da parte di GARCEA Onofrio che in conclusione non avrebbe dovuto appoggiare un candidato “ostile” al capo locale...

Ulteriore significativo passaggio:

Nel proseguo veniva fatto chiaro riferimento anche all'appoggio elettorale che GARCEA Onofrio forniva a DAMONTE Cinzia, all'epoca assessore all'urbanistica del Comune di Arenzano (GE) candidata per le elezioni regionali nella lista dell'Italia dei Valori (“è una femmina, un assessore... Ah si! Un femmina è ...si..si.. sta appoggiando ad ad una femmina...”).


Nella nuova Relazione del ROS di Genova vi è poi un ampio riepilogo relativo al GARCEA ed al MARANO
.

Parallelamente all'indagine “MAGLIO 3” questa Sezione Anticrimine, sempre coordinata dalla DDA di Genova (Dott. Alberto LARI), ha condotto un'attività investigativa anti usura nei confronti di GARCEA Onofrio e ABBISSO Giuseppe convenzionalmente denominata “Finanziamento sicuro”... A conclusione della manovra investigativa ed in virtù delle risultanze investigative raccolte nel corso delle attività tecniche e dinamiche, il GIP del Tribunale di Genova..., emetteva un'ordinanza di custodia cautelare in carcere a carico dei due indagati summenzionati. Il 24 luglio 2010 veniva data esecuzione al provvedimento restrittivo nei confronti di ABBISSO Giuseppe mentre GARCEA Onofrio si rendeva irreperibile. Quest'ultimo, dopo lunghe e stringenti ricerche, svolte attraverso l'ausilio di attività intercettive, il 21.12.2010 veniva individuato e tratto in arresto...

(...omissis...)

Per quanto attiene, infine, la figura di MARANO Pietro Ferdinando, appare opportuno puntualizzare che sul suo conto non sono mai emersi elementi indizianti in ordine al reato di usura. Il rapporto tra MARANO Pietro Ferdinando e GARCEA Onofrio, per quanto emerso nel corso dell'attività investigativa, riguarda prevalentemente la gestione delle agenzie di credito della “EFFEGIDIRECT” ubicate in Genova Cornigliano e Cairo Montenotte (Sv). Di fatto il MARANO provvedeva a sovrintendere le attività delle agenzie suddette e a curarne il ramo amministrativo compresa la gestione e l'assunzione dei dipendenti. Il GARCEA, nella sua arbitraria veste di procacciatore d'affari e promotore finanziario, di fatto aveva assunto su detti uffici uno stretto controllo ritenuto funzionale alla sua attività illecita di usuraio. Peraltro, come emerso nel contesto della manovra investigativa “MAGLIO 3”, GARCEA Onofrio si era attivamente adoperato nella propaganda elettorale a favore di MARANO Pietro Ferdinando, candidatosi alle elezione amministrative regionali del marzo 2010 nelle liste dell'UDC, attraverso un'energica azione di volantinaggio che veniva perlopiù delegata ai giovani di sua conoscenza o gravitanti intorno al suo entourage.

Sulle indagini relative al MARANO precisa il ROS:

Si ritiene opportuno precisare che l'attività ... svolta nei confronti del MARANO Pietro Ferdinando è stata posta in essere al solo fine del rintraccio del catturando GARCEA Onofrio.



IN CONCLUSIONE...

Pietro Ferdinando MARANOOra i fatti ci dicono che se è emerso, ad esempio, il noto e potente imprenditore del Tigullio, Santo NUCERA, anche, in allora, Consigliere Comunale a Sestri Levante, su questi non risulta alcun provvedimento. Comparso negli atti dell'indagine “MAGLIO 3” e poi svanito... Stessa sorte per MARANO Pietro Ferdinando (politico candidato alle regionali 2010 con l'UDC di Monteleone, esponente della CONFAPI, dove "regnavano" i MAMONE con i loro "fratelli" massoni, responsabile di quelle finanziarie in uso al boss GARCEA Onofrio) intercettato solo dopo la fuga di GARCEA e non, ad esempio, durante la campagna elettorale e le attività della EFFEGIDIRECT con il GARCEA.

GARCEA che presenta la DAMONTEColletti bianchi su cui l'allora DDA di Genova ha sorvolato... così come ha sorvolato su MONTELEONE, o, nonostante i riscontri oggettivi, su Cinzia DAMONTE, dell'Idv. La DDA di allora decise di concentrandosi invece sugli esponenti dello schieramento opposto a quello di BURLANDO e MONTELEONE. Su due politici SASO e PRATICO' del PDL, entrambi appoggiati - come ampiamente abbiamo evidenziato in diverse occasioni - alle regionali del 2010 dai boss di primo piamo quali GANGEMI e MARCIANO'.

Scelta legittima che rientra nella discrezionalità dei magistrati, ma scelta criticabile... E non si dica che ciò sia avvenuto per una sorta di "colpa" del ROS che non avrebbe richiesto di approfondire sulla figura di MONTELEONE o degli altri “colletti bianchi”... perché il coordinamento di un indagine non è del ROS (o di qualsivoglia reparto delegato), bensì dell'Ufficio del Pubblico Ministero. 


P.S.
Nel frattempo...
MONTELEONE è stato nominato "Cavaliere Ordine al Merito della Repubblica Italiana" da Giorgio Napolitano, vedi qui
MONTELEONE è stato uno dei "grandi elettori" per l'elezione del Capo dello Stato dell'aprile scorso, vedi qui

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