Home

Finanza alla Asl 3, appalti nel mirino. «Buongiorno, siamo della Guardia di Finanza»

scritto da Il Secolo XIX il .

Stavolta è toccato alla Asl 3. Gli uomini delle Fiamme Gialle si sono presentati negli uffici di via Bertani ieri mattina. Obiettivo della "visita": acquisire la documentazione relativa alle gare per la fornitura di cibo nella più grande azienda sanitaria della Liguria. Un servizio che, fino a pochi mesi fa, era in mano alla Alessio Carni. Sì, proprio la ditta di Roberto Alessio, l'imprenditore alessandrino della bistecca arrestato dal pm Francesco Pinto nell'ambito dell'inchiesta "Mensopoli"...


Gli investigatori sarebbero interessati alle due ultime gare. A quella vinta da Alessio, quindi, e alla successiva. Il valore dell'appalto sarebbe superiore ai venti milioni di euro. Finora non ci sarebbero indagati legati agli appalti della Asl "Genovese". Gli uomini della Finanza sono arrivati in un momento molto particolare per la Asl 3. Proprio due giorni fa il direttore generale, Alessio Parodi, ha lasciato l'incarico. Il posto alla guida della mega-Asl è passato a Renata Canini (che proviene dalla Asl1 Imperiese).

Se la Finanza è arrivata ora potrebbe non essere una coincidenza. Proprio in questi giorni, infatti, da un punto di vista amministrativo la Asl3 ha inglobato l'azienda ospedaliera di Villa Scassi. Quindi, anche per acquisire atti sugli appalti dell'ospedale di Sampierdarena occorre recarsi alla direzione della azienda "Genovese". E anche a Villa Scassi gli appalti per la mensa sono stati aggiudicati alla Alessio carni. Negli uffici di via Bertani molti ricordano il rapporto travagliato con la Alessio: «La preparazione dei cibi è sempre stata compiuta da personale interno all'Azienda», spiegano. Aggiungono: «La Alessio ci forniva la carne. Ma non è stato un rapporto semplice, tanto che la Asl 3 aveva avviato un'iniziativa legale contro l'impresa piemontese per una partita di carne che, secondo noi, era avariata».

Tutto questo sarà esaminato dalla Finanza: la gara, il verbale di aggiudicazione e gli strascichi giudiziari.

Ma non sono soltanto le Fiamme Gialle ad aver fatto visita alla Asl 3 negli ultimi giorni. Sono arrivati anche i Nas - il Nucleo Anti-Sofisticazioni dei carabinieri - che si occupano di reati in campo sanitario. Il loro arrivo è dovuto a una denuncia presentata dalla stessa Azienda. Tutto comincia da alcuni timbri sospetti apposti su atti che alla Asl non risultavano protocollati. Il dubbio era che si trattasse di documenti falsificati. Così è scattata la segnalazione ed è partita l'indagine dei Nas. Con l'acquisizione degli atti compiuta ieri alla Asl 3, le indagini per la "mensopoli" genovese cominciano a toccare, una per una, molte grandi aziende ospedaliere della regione. Prima il Galliera, quindi la Asl 2 "Savonese". Infine San Martino e la Asl 3 "Genovese".

Tutto cominciò con l'indagine sull'appalto per la ristorazione dell'ospedale Galliera. Poi è toccato alla Asl 2 di Savona, il caso finora più clamoroso, quello che ha portato all'arresto di Roberto Alessio, del manager sanitario Giuseppe Profiti e dell'ex consigliere comunale Ds Claudio Fedrazzoni. Infine l'attenzione del pm Pinto si è indirizzata verso il mega-appalto da 50 milioni di euro di San Martino. La più importante gara per la ristorazione sanitaria in Liguria. A richiamare l'attenzione di investigatori e magistrato sull'appalto è stato una super-testimone. Un'ex amministratore delegato della società che si aggiudicò l'appalto: la Serenissima. Una persona che dopo aver lavorato per anni nella ditta veneta ha deciso di dimettersi. Una donna che dopo anni di silenzio ha letto sui giornali la notizia dell'indagine genovese e ha scelto di liberarsi di un peso che si portava dentro da tempo. Da qui, dal racconto del testimone interno alla ditta vincitrice, sono partite le perquisizioni della Finanza a San Martino. E domani cominceranno a essere ascoltati gli altri protagonisti della gara d'appalto di San Martino.

Chi è pronto a parlarne, quando sarà convocato dal pm Pinto, è il presidente della commissione che decise l'affidamento del super appalto alla Serenissima (un pool di tre persone: una interna all'azienda e due esterne, figure specializzate nei settori culinario e alberghiero). Si tratta di Giacomo Guerrera, ex direttore del personale dell'ospedale: «Non metto la mano sul fuoco su niente e nessuno, ma se avessi avuto il sentore di qualche irregolarità avrei sciolto immediatamente la commissione», spiega Guerrera. Aggiunge: «Il mio ruolo era quello del garante della regolarità formale sui giudizi tecnici espressi. Fui pedante, ma in fatto di scrupolo fui superato dai due membri la cui pignoleria risultò stomachevole. Impiegammo tre mesi a esaminare ogni singolo aspetto delle proposte. Leggemmo tutte le carte. E ogni azienda in gara aveva presentato un metro cubo di documenti». La storia di questa gara suscitò già all'epoca più di una polemica. La competizione fu congelata nel 2003 perché le tre società che si erano presentate avevano chiesto il doppio della spesa preventivata dal San Martino. La gara fu ripetuta «Si presentarono inizialmente in cinque - rivela Guerrera - nel 2004: ma tre aziende si ritirarono al momento di fornire i documenti richiesti, lasciando nell'arena la Serenissima e la Gemeaz». Prevalse la prima, proprio come è avvenuto, sempre al San Martino, per l'appalto delle pulizie e per le mense dell'Istituto tumori di Genova.

Ferruccio Sansa

Stampa