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Genova, verso un nuovo disastro...

scritto da Ufficio di Presidenza il .

Alluvione Genova-2011Gli interventi per la messa in sicurezza dei torrenti non si sono visti se non in poche, altamente insufficienti, operette. Da ponente a levante ciò che andava fatto non si è visto, quindi. Anche gli aiuti promessi, per l'alluvione dello scorso novembre, sono in pochi ad averli visti. Le briciole giunte agli alluvionati, in molti casi non sono state di alcun aiuto e le attività hanno chiuso i battenti. Si sono bloccate alcune nuove speculazioni in programma, come il caso eclatante del progetto per le aree dell'ex Mercato Generale di Corso Sardegna. Qui si sono accorti, dopo anni ed anni in cui avevamo denunciato [vedi qui e qui] l'assurdità di un progetto che prevedeva scavi per tre (poi ridotti come contentino a “due”) piani di parcheggi interrati. Ora sono incombenti le nuove piogge. Si parla di possibili “bombe d'acqua”, annunciate e poi smentite per questo fine agosto. Se arrivano, quando arriveranno, vista la situazione, il disastro è nuovamente una possibilità incombente, anzi probabile.
Cerchiamo di vedere le novità e ricapitolare quanto già si era affrontato...

Il proc. agg. Vincenzo ScolasticoMentre si consumava l'alluvione [vedi qui lo speciale] dello scorso novembre a Genova, veniva depositata la perizia alla Procura della Repubblica per l'alluvione del 2010 che colpì il ponente del capoluogo. Una perizia dell'accusa che doveva essere l'asse portante dell'inchiesta sulle responsabilità di quella passata alluvione. Con quella perizia si poteva chiudere l'indagine sui responsabili (in carne ed ossa), pubblici e privati. L'allora facente funzioni di Procuratore Capo, il dott. Vincenzo Scolastico, prima di chiudere l'indagine che era portata avanti con il pm Francesco Pinto, e quindi prima che venissero notificati gli avvisi di chiusura indagini, pensò bene di mandare copia di quella perizia dei consulenti tecnici della Procura al Presidente della Regione, al Presidente della Provincia ed al Sindaco di Genova, ovvero alle principali strutture pubbliche su cui poggiava, ovviamente, l'indagine. Nulla è dato sapere su eventuali provvedimenti dell'Autorità Giudiziaria rispetto al fatto che i MAMONE, a fronte di un’interdizione atipica antimafia firmata dalla Prefettura di Genova, avevano i propri mezzi della ECO-GE impegnati nei lavori dell'emergenza (come ci hanno scritto loro) chiamati da AMIU. Ed Amiu è società del Comune di Genova. Nulla si è verificato, a quanto emerso pubblicamente, sui lavori di costruzione della nuova strada per Scarpino, alle spalle proprio di quel torrente Chiaravagna che a Sestri Ponente produsse il disastro. Nulla si è verificato, sempre stando a quanto emerso pubblicamente, su un mare di rifiuti ospedalieri che è sceso con fango ed acqua da una delle vecchie cave alle spalle di Sestri.

Neanche il tempo di chiudere un'indagine che, a Genova, come detto, andò in scena un'altra alluvione. Le cause, nuovamente molteplici, e, sempre, in prevalenza di responsabilità pubblica. Concessioni scellerate, omissioni di intervento, colate di cemento attuate e programmate con impermeabilizzazioni del suolo e restringimenti, deviazioni, soffocamenti dei torrenti e dei rivi.
Così, nel novembre 2011, Genova è nuovamente scenario di un dramma. Morti, feriti, distruzione.
Questa volta la parte di città colpita è quella della Valbisagno. Soprattutto quella del Fereggiano.
I lavori di copertura (fondi "messa in sicurezza") Burlando, Repetto, FurfaroQuesto torrente è stato soffocato da cemento, tombinato in buona parte del suo percorso verso il Bisagno. Costruzioni, cemento e asfalto hanno impermeabilizzato i versanti, su, a salire sulle colline, dell'una e dell'altra sponda. Palazzi e case costruite nel greto del Fereggiano... nuove colate made in Burlando, sia a monte, a Pedegoli, così come più a valle, prima di Largo Merlo, dove Burlando, come Commissario Straordinario per l'Emergenza (già prima dell'alluvione) pensò bene di usare i soldi della Protezione Civile non per “liberare” l'alveo, bensì per tombinarlo per un altro tratto, costruendo degli applauditissimi e graditissimi parcheggi. Anche di questo abbiamo già parlato... di questa opera “di messa in sicurezza” che in realtà è stata una nuova colata di asfalto e cemento, eseguita dall'impresa di Antonio FURFARO... [vedi lo speciale] Così come anche avevamo parlato dei nuovi lavori per emergenza, per quella nuova emergenza, assegnato ai MAMONE e allo stesso FURFARO... [vedi qui]

Tutti hanno visto, grazie a foto e video, sul web, oltre che pubblicati da giornali, siti e televisioni, anche nazionali, quel disastro in diretta. Tutti hanno visto l'alveo ostruito da costruzioni, compreso il circolo Arci con storica sede del Pci-Pds-Ds-Pd... Tutti hanno visto il fango travolgere tutto, attività commerciali, macchine, vite. Tutti tranne l'allora facente funzioni di Procuratore Capo di Genova, Vincenzo Scolastico, che dichiarò che non vi erano responsabilità del Comune perché l'alveo era pulito ed è uscita solo acqua. Se lo dice lui bisogna credergli; fece anche un sopralluogo, o forse più. L'indagine, ad oggi, su questo nuovo disastro, non ha pubblicamente fatto emergere nulla...

A tutto ciò, vanno aggiunti poi altri dettagli...

Il tratto coperto a vallePrima di tutto, quei commercianti della zona che si sono visti le proprie attività devastate, ci hanno segnalato un particolare. Se il fatto raccontatoci si confermasse vero, alla prossima piena del torrentello, sarebbe un nuovo disastro assicurato. Infatti, nel tratto coperto, quello a valle, poco prima dell'incrocio con Piazza Galileo Ferraris, all'altezza della farmacia, nell'alveo coperto ci sarebbe un bel “tappo” di diverse autovetture. Ci hanno detto di aver informato il Comune e la Protezione Civile che, stando al racconto, avrebbero risposto che sono a conoscenza del problema ma che per risolverlo servono i fondi per scoperchiare l'alveo in quel punto, rimuovere le autovetture, e quindi richiudere con una nuova copertura. Ora, la questione è: se è vero che lì sotto c'è un “tappo”, i soldi vanno trovati ed il lavoro deve essere eseguito immediatamente. Non ci possono essere scusanti, anche perché un “tappo” lì comporterebbe un “esplodere” della strada nel caso di piena ed una nuova esondazione.

Poi vi è il problema irrisolto a monte...
La cava Italimpianti da Forte RattiIl Fereggiano è un torrente anomalo. Non ha una sorgente ma è il prodotto della confluenza del rio Molinetto (rio Marassi) ed il Finocchiara. Il primo scende dall'area di Forte Ratti, il secondo scende da una vecchia Cava dell'Italcementi. Qui, in questo monte sventrato, si forma un piccolo lago artificiale di acque meteoriche che, come nel caso del 4 novembre 2012, può produrre una “valanga” d'acqua che scende velocemente a valle nel Fereggiano.
Ovviamente si penserà che la Regione Liguria, con competenza sull'attività estrattiva delle Cave, avesse risolto il problema. E così non era stato. Si può pensare che dopo quanto accaduto nel novembre 2012 la Regione Liguria abbia quindi provveduto ad intervenire con risolutezza immediata. Ed invece no... La Regione Liguria, guidata dal Presidente Claudio Burlando (che è anche, di nuovo, Commissario Straordinario della Presidenza del Consiglio dei Ministri – Protezione Civile, come ai tempi del Governo Berlusconi), nel dicembre 2011, ovvero dopo un mese dal disastro, ha rinnovato la concessione alla Italcementi per la Cava a monte del Fereggiano.
Lo ha fatto con un Decreto che non è nemmeno stato pubblicato sul sito ufficiale degli Atti della Regione (vedi qui). Lo pubblichiamo di seguito, per la parte che siamo riusciti ad ottenere. Leggendolo, si comprenderà che dopo il disastro la Regione, come se nulla fosse, rinnova la concessione all'Italcementi, precisando tra l'altro che: “dovranno essere rispettati i criteri generali e di buona pratica relativi alla salvaguardia idrogeologica del territorio con specifico riferimento alla regimazione delle acque superficiali e profonde ed alla stabilità dei riporti, ancorché di carattere temporaneo; dovrà inoltre essere mantenuta in efficienza la programmata rete drenante di smaltimento delle acque meteoriche; particolare attenzione dovrà essere prestata alla pulizia e manutenzione periodica delle infrastrutture realizzate (canalizzazioni, deviatore, pozzetti, ecc.)”.
L'area della Cava, a quanto risulta, anche da video online (vedi qui), risulta ancora abbandonata mesi dopo. Senza alcuno degli interventi di messa in sicurezza. Chissà che controlli hanno effettuato, prima e dopo il Decreto, gli ispettori della Regione Liguria... Comunque ecco qui il Decreto in questione:

DECRETO DEL DIRIGENTE SERVIZIO ATTIVITÀ ESTRATTIVE

 

29.12.2011 N. 3915

 

Art. 7 l.r. N° 21/2001.- rinnovo autorizzazione e contestuale variante

programma coltivazione cava di calcare denominata ''forte ratti'', in

 

comune di genova (genova), a favore della ditta italcementi fabbriche

 

riunite cemento s.p.a. Bergamo.

 

DECRETO DEL DIRIGENTE SERVIZIO ATTIVITÀ ESTRATTIVE

 

29.12.2011 N. 3915

 

Art. 7 l.r. n. 21/2001.- Rinnovo autorizzazione e contestuale variante programma coltivazione cava di calcare
denominata "Forte Ratti", in Comune di Genova (Genova), a favore della ditta
Italcementi Fabbriche Riunite Cemento S.p.A. Bergamo.

 

IL DIRIGENTE

 

omissis

 

DECRETA

 

Per i motivi indicati in premessa:

 

1) Di rilasciare, ai sensi dell’art. 7 della l.r. n° 21/2001, il rinnovo dell’autorizzazione per l’esercizio dell’attività

 

estrattiva con contestuale variante al programma di coltivazione, finalizzato al completamento

 

della sistemazione definitiva delle aree interessate dalla cava di calcare denominata “FORTE

 

RATTI”, in Comune di Genova (Genova), a favore della Ditta Italcementi Fabbriche Riunite Cemento

 

S.p.A. Bergamo (Cod. Fisc. 00637110164), in persona del legale rappresentante pro tempore, con sede

 

in Bergamo (Bergamo), Via G. Camozzi, 124, fatti salvi i diritti dei terzi ed ogni altra approvazione,

 

autorizzazione, nulla osta e concessione, comunque denominate, da parte di altri Enti competenti.

 

2) Di rilasciare altresì, ai sensi dell’art. 6 della l.r. n° 21/2001, l’autorizzazione sul vincolo idrogeologico,

 

ai sensi dell’art. 35, comma 1, della l.r. n° 4/1999, l’autorizzazione paesaggistica di cui al D.Leg.vo n°

 

42/2004, come da ultimo modificato con D.Leg.vo n° 63/2008, nonché di esprimersi favorevolmente –

 

sulla base del parere vincolante della Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio della 

 

Liguria - rispetto all’accertamento di compatibilità ai sensi dell’art. 167 del citato D.Leg.vo n° 42/2004

 

e s.m.i..

 

3) Di disporre che la Ditta in premessa, nell’esecuzione del programma di coltivazione e sistemazione,

 

è tenuta al rispetto delle seguenti prescrizioni, impartite in sede di Conferenza di Servizi del 22

 

dicembre 2011:

 

a) l’attività finalizzata alla definizione degli interventi estrattivi e di sistemazione dovrà essere condotta

 

in conformità agli elaborati progettuali allegati al presente provvedimento quale sua parte

 

integrante e sostanziale, con particolare riguardo alle prescrizioni di carattere geologico-tecnico;

 

b) gli interventi dovranno essere condotti, per quanto attiene alle modalità degli stessi, in modo da

 

prevenire l’insorgere di incendi boschivi e pericoli per la pubblica incolumità;

 

c) al margine della zona interessata da tutto il complesso estrattivo dovrà essere mantenuta in efficienza

 

l’apposita recinzione, munita di cartelli ammonitori, atta a prevenire danni a persone, animali

 

o cose;

 

d) dovranno essere rispettati i criteri generali e di buona pratica relativi alla salvaguardia idrogeologica

 

del territorio con specifico riferimento alla regimazione delle acque superficiali e profonde ed

 

alla stabilità dei riporti, ancorchè di carattere temporaneo; dovrà inoltre essere mantenuta in efficienza

 

la programmata rete drenante di smaltimento delle acque meteoriche; particolare attenzione

 

dovrà essere prestata alla pulizia e manutenzione periodica delle infrastrutture realizzate

 

(canalizzazioni, deviatore, pozzetti, ecc.);

 

e) dovrà essere opportunamente sistemato il tratto terminale della viabilità di accesso;

 

f) al fine di minimizzare la visibilità degli interventi e conseguentemente ottenere un migliore inserimento

 

degli stessi sotto il profilo paesistico dovranno essere adottate chiodature del tipo non

 

riflettente;

 

g) il recupero vegetazionale dovrà essere eseguito in conformità alle indicazioni riportate nella

 

Relazione agronomica a firma del Dott. For. Laura Cameroni, con le seguenti ulteriori prescrizioni:

 

la messa a dimora di alberi sui rilevati dovrà essere compatibile con la stabilità delle scarpate,

 

con speciale riguardo agli esemplari di grandi dimensioni (bagolari) e il terreno di posa dovrà

 

essere opportunamente preparato con arricchimento del suolo tramite terreno vegetale e concime;

 

al posto della specie fraxinus angustifolia (frassino ossifillo) dovrà essere impiantato il fraxinus

 

ornus (orniello);

 

al sesto d’impianto a quinconce si ritiene preferibile il sesto d’impianto sparso, mettendo a

 

dimora, alternativamente, esemplari già sviluppati e semi e prevedendo, per gli esemplari di

 

celtis australis (bagolaro), distanze maggiori di 1,5 m.;

 

le essenze arbustive proposte dovranno essere allocate con riguardo alle necessità di insolazione

 

delle diverse specie in rapporto all’esposizione dei versanti (es. esposizione S S-O per spartium

 

junceum (ginestra) e N N-E per crataegus monogyna (biancospino);

 

h) il previsto SUA (Strumento Urbanistico Attuativo) da redigersi ai sensi dell’art. 25 delle N.d.A. del

 

P.T.R.A.C. - in quanto l’areale di cava ricade in zona TRZ – dovrà essere formato entro la data di

 

ultimazione degli interventi autorizzati;

 

i) alla fine dei lavori, nell’ambito delle operazioni da svolgersi al termine della coltivazione, connesse

 

alla sistemazione del suolo e della tutela ambientale e per quanto previsto dalla l.r. n° 4/1999,

 

dovrà essere redatta una Relazione di Fine Lavori, sottoscritta da professionista abilitato e dalla

 

Direzione Lavori, che certifichi la rispondenza delle caratteristiche geotecniche dei materiali costituenti

 

i rilevati indicati a progetto con le parametrizzazioni previste e che ne verifichi la stabilità

 

dello stesso; la caratterizzazione geotecnica dovrà derivare da almeno tre prove geotecniche dirette

 

in situ, adeguatamente posizionate su ciascun rilevato, nel rispetto delle International Standard

 

Procedures;

 

si riportano di seguito le seguenti Norme di Flessibilità:

 

è consentito in sede di attuazione uno scostamento planoaltimetrico massimo di mt. 1 da quanto

 

rappresentato per il sistema di drenaggio;

 

è consentito in sede di attuazione uno scostamento planoaltimetrico massimo di mt. 1 da quanto

 

indicato nelle tavole di progetto per quanto concerne gradoni e piazzale, fatta salva un’accurata 

 

progettazione dei profili di contatto tra il fronte di cava e l’ambito circostante;

 

tali flessibilità, pur non costituendo variante all’autorizzazione, saranno soggette a comunicazione

 

alla Regione.

 

4) Di stabilire che l’autorizzazione, per quanto concerne l’attività di cava di cui alla l.r. n° 12/1979 e s.m.,

 

ha validità di anni 1 (uno), dalla data del presente provvedimento.

 

5) Di stabilire che l’autorizzazione al vincolo idrogeologico di cui alla l.r. n° 4/1999, ha validità di anni

 

1 (uno), dalla data del presente provvedimento.

 

6) Di dare atto che l’autorizzazione paesaggistica ha validità di anni 5 (cinque), dalla data del presente

 

provvedimento, così come previsto dall’art. 146 del citato D.Leg.vo n° 42/2004 e s.m.i..

 

7) Di dare atto altresì che il pronunciamento favorevole di compatibilità paesaggistica ex art. 167 del

 

ridetto D.Leg.vo n° 42/2004 e s.m. non avrà efficacia (e quindi allo stato improduttivo degli effetti

 

penali di cui all’art. 181, comma 1, del medesimo D.Leg.vo n° 42/2004) fino a quando non si sarà provveduto

 

al pagamento della sanzione pecuniaria prevista dall’art. 167, da irrogarsi a cura del Comune

 

di Genova, a norma del combinato disposto dell’art. 1, comma 1, lett. b) della l.r. n° 20/1991 e s.m.i.

 

e dell’art. 1, lett. e) della l.r. n° 15/1980 e s.m.; il Comune dovrà assumere pertanto, in tempi brevi,

 

apposito provvedimento di determinazione della sanzione pecuniaria menzionata, da notificare

 

anche alla Regione, alla Provincia e alla Soprintendenza per debita conoscenza.

 

8) Di dare atto che l’ammontare della garanzia di cui all’art. 10, comma 1, lettera c), della l.r. n° 12/1979

 

e s.m, stabilito in euro 309.874,14.= (trecentonovemilaottocentosettantaquattro/14), per le motivazioni

 

di cui in premessa resta invariato e verrà restituito al termine dell’attività estrattiva, qualora l’esercente

 

abbia adempiuto agli obblighi imposti.

 

9) Di disporre che il presente provvedimento sia pubblicato, per estratto, sul Bollettino Ufficiale della

 

Regione Liguria.

 

10)Di avvisare che:

 

a) il rilascio della presente autorizzazione verrà comunicato - ai sensi della deliberazione della

 

Giunta regionale n° 1229 del 26 ottobre 2001 - allo Sportello Unico del Comune di Genova, ai meri

 

fini di pubblicità ed inserimento nel proprio archivio informatico;

 

b) avverso il presente provvedimento è possibile proporre ricorso giurisdizionale al T.A.R. entro sessanta

 

giorni o, alternativamente, ricorso amministrativo straordinario al Presidente della

 

Repubblica, entro centoventi giorni dalla comunicazione dello stesso.


NOTA: il Decreto in questione non è stato pubblicato sul sito degli Atti della Regione. Ci sono quelli antecedenti e successivi alla data del 29 dicembre 2011, ma questo proprio non c'è. Ecco la foto della schermata della lista dei provvedimenti dal sito degli Atti della Regione:

elenco Decreti Regione Liguria, quello su Cava Italcementi non c'è!

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