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I GRECO-DONATO, prime condanne agli 'ndranghetisti per l'inchiesta S.Michele. I loro profili e le relazioni

Facciamo il punto tra l'inchiesta “SAN MICHELE” e le reti di relazioni in Liguria delle note famiglie 'ndranghetiste dei GRECO e DONATO facenti capo al “casato” del GRANDE “luntrune” ARACRI Nicolino, ovvero il boss 'ndranghetista legato a doppia mandata alla Massoneria (di cui abbiamo già abbondantemente documentato – vedi qui e qui). Partiamo dal processo a rito abbreviato conclusosi a Torino per gli esponenti della 'ndrina crotonese distaccata attivata nel capoluogo piemontese, ripercorriamo alcuni elementi dell'inchiesta e quindi arriviamo ad affari e relazioni in Liguria...


"SAN MICHELE" - LE CONDANNE IN ABBREVIATO

Se per il procedimento a rito ordinario si deve ancora attendere la conclusione (il dibattimento è in corso), l'esito del rito abbreviato vede la conferma delle accuse, con undici condanne (dei principali esponenti) e quattro assoluzioni.

Tra i condannati: GRECO Angelo 7 anni e 4 mesi per 416 BIS, AUDIA Mario 6 anni e 4 mesi per 416 BIS per 416 BIS, GRECO Domenico 4 anni e 10 mesi per 416 BIS, GRECO Roberto 4 anni e 8 mesi per 416 BIS, DONATO Antonio 3 anni e quattro mesi per 416 BIS, SISCA Gregorio 5 anni per 416 BIS ed estorsione, MAIDA Domenico 3 anni per estorsione aggravata dal metodo mafioso, TORODDO Gabriella 4 anni per concorso esterno, e ARDIS Giovanni - lo “007 della 'ndrangheta” - 1 anno e 4 mesi per concorso in violazione del segreto d'ufficio e 18 episodi di accesso non autorizzato al sistema informatico di indagine, con sospensione condizionale della pena. Ed ancora CALAMATA Maurizio 2 anni per estorsione aggravata dal metodo mafioso) e NOVERO Tiziano 8 mesi per violazione delle normative sullo smaltimento dei rifiuti.

Un altro importante risultato ottenuto dalla DDA di Torino. Un altro risultato conseguito grazie al lavoro del ROS ed anche alle importanti dichiarazioni del collaboratore di giustizia Francesco OLIVERIO.

La 'ndrina distaccata del crotonese, e specificatamente, di S. Mauro Marchesato, con uomini vicinissimi al GRANDE “luntrune” ARACRI Nicolino, che si era inserita nel tessuto economico nel torinese (ma anche nel ponente ligure) e che puntava ai cantieri della TAV della Val Susa, subisce quindi un duro colpo: il vertice della 'ndrina (GRECO Angelo, AUDIA Mario e GRECO Domenico con il DONATO Antonio) è stato quindi già condannato (per il GRECO Angelo, tirapiedi del Nicolino, è una condanna che si somma ai 5 anni e 4 mesi, sempre per 416 BIS, inflittigli nel processo “SCACCO MATTO”).

Non devono avere scampo gli 'ndranghetisti e questa Sentenza segna un ulteriore tassello dell'azione di contrasto che deve vederli finire, uno dopo l'altro, schiacciati come vermi.

UN RIEPILOGO DELL'INCHIESTA

E' dall'indagine “MINOTAURO” che sono emersi i contatti dei luntrunazzi del locale di 'ndrangheta di Volpiano con AUDIA Mario, a partire dalle riunioni presso il bar S.Michele di Volpiano. L'AUDIA incontrava l'AGRESTA Antonio, così come il CREA Adolfo [del “crimine di Torino”, nella foto con il numero (3) con IARIA Bruno capo del locale di Cuorgné (1), GIOFFRE' Giuseppe capo società del locale di Natile di Careri a Torino (2), OCCHIUTO Antonino capo 'ndrina OCCHIUTO – c.d. “bastarda” (4)] presso il concessionario d'auto “SPAZIO” di Torino, così come anche nelle riunioni di 'ndrangheta presso l'autosalone “AMICI” riconducibile al DONATO Antonio. L'AUDIA pur non svolgendo alcuna attività lavorativa lecita, vantava partecipazioni occulte in società dedite al commercio di automobili ed alla ristorazione e continuamente trattava di affari con il GRECO Pasquale, GRECO Domenico, GRECO Antonio, DONATO Vincenzo, DONATO Antonio detto “Antonello” ed altri.

Questo panorama di cointeressenze 'ndranghetiste a Torino si aggiungeva, come si leggeva nell'O.C.C. dell'Operazione “SAN MICHELE” (leggi qui) alla «caratura criminale di AUDIA Mario [nella foto a lato, in piedi, nella concessionaria dei DONATO] e GRECO Angelo, i rapporti tra loro intercorrenti e la loro affiliazione alla 'ndrangheta nel crotonese ed in particolare la loro vicinanza alle famiglie ARENA e NICOSCIA già risultava dagli anni '90 in precedenti indagini (...)». Ancora, nell'Ordinanza del GIP: «GRECO Angelo è stato tratto in arresto il 29.10.2013 in esecuzione di ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dalla Sezione GIP del Tribunale di Catanzaro a margine del proc. pen. (…) per l'omicidio di RUGGIERO Rosario, avvenuto in Cutro il 24.06.1992. Ancora (…) già nel corso del tempo hanno portato a ritenere sussistente nel Comune di San Mauro Marchesato una cosca facente capo a GRECO Angelo ed originariamente inquadrata nella cosca ARACRI di Cutro, e pertanto nel locale di Cutro, nonché a ritenere provato il forte legame tra GRECO Angelo e AUDIA Mario e GRANDE ARACRI Nicolino».

L'evoluzione degli equilibri 'ndranghetisti ha visto sempre più divenire vero e proprio soggetto operativo per conto del GRANDE luntrineARACRI Nicolino, accanto all'AUDIA Mario, il DONATO Antonio [nella foto a latro DONATO Antonio alla destra dell'AUDIA Mario con maglia nera]. Quest'ultimo, in un'intercettazione del 14 gennaio 2011, con CARVELLI Simone, si lamentava delle rivelazioni di un collaboratore di giustizia che aveva fornito informazioni agli inquirenti sulla cosca ARENA e NICOSIA, sino ad affermare «... e non gliel'hanno spaccato per niente il muso ancora?...».

Ed è proprio dai collaboratori di giustizia che è venuto un contributo determinante per squarciare l'omertà e quindi rompere la segretezza che avvolge l'articolazione 'ndranghetista che dalla provincia di Crotone (a partire dai potenti“locali” di Cutro e di Belvedere Spinello, fortemente inseriti e collegati alla Massoneria, partendo da quella di Vibo Valentia, attraverso - oltre che dal GRANDE “luntrune” [foto a lato con cravatta a righe]- il “santista” MARRAZZO Sabatino, figlio di IONA Maria, nato a Crotone il 3 febbraio del 1957 e residente in Rocca di Neto, KR, della cosca IONA-MARRAZZO-OLIVERIO che vede, come altro esponente apicale, anche il MARRAZZO Agostino - nato a Crotone il 15 luglio 1963 e residente a Belvedere Spinello, KR - oltre che, ad esempio, il MARRAZZO Giannino detto "Mannarino" [foto a lato], sposato con OLIVERIO Vittoria).

Senza entrare troppo nel dettaglio, rimandando all'OCC del GIP di Torino che rappresenta il quadro complessivo dell'inchiesta della DDA di Torino (leggi qui l'OCC integrale), vediamo però alcuni elementi chiave per inquadrare al meglio il contesto di cui stiamo trattando.

Inizialmente, come documenta l'inchiesta “SAN MICHELE” furono le dichiarazioni del collaboratore Angelo Salvatore CORTESE. Così si legge negli Atti: «Questi, sentito in data 30 marzo 2011, dichiarava di essere stato intraneo alla cosca 'ndranghetistica GRANDE ARACRI di Cutro. Egli affermava di aver fatto parte della 'ndrangheta per circa 25 anni e riferiva dell'esistenza a Torino, di un gruppo di crotonesi, originari di San Mauro Marchesato, in prevalenza legati da vincoli di parentela con GRECO Angelo, capo del locale di San Mauro Marchesato. Egli riferiva, tra l'altro, che il gruppo era “attivo”, ovvero operativo, e a tal proposito ricordava che i membri si erano resi responsabili del favoreggiamento alla latitanza di GIGLIO Salvatore, capo società di Strongoli. (…) Il collaboratore riferiva che vi è un rapporto diretto tra il capo cosca GRECO Angelo ed i suoi parenti e compaesani dimoranti a Torino. Questi ultimi si occupano della compravendita di autovetture nonché di edilizia, ed in tale ambito riciclano denaro della cosca di 'ndrangheta di appartenenza: “il capo cosca GRECO Angelo viveva e vive in San Mauro Marchesato ma ha un rapporto diretto con i cugini e parenti in Torino, parenti e compaesani. Costoro si occupano di autovetture, ricordo che quando venni a Torino entrando per un grande vialone mi portarono da un altro calabrese che si occupava di macchine, riciclaggio di auto. Costoro mandano soldi in Calabria a GRECO Angelo, e sono persone che investono anche nell'edilizia. I cugini in particolare investono soldi nelle costruzioni, e si offrirono anche di assumerlo per spostare la sorveglianza speciale in Torino. Non so se poi abbia cambiato interesse. Qualche parente lo conoscevo ma non ne ricordo i nomi... //... Angelo GRECO è un affiliato della 'ndrangheta e con lui ho partecipato a molteplici omicidi per i quali ancora sono in corso indagini. Di questi fatti ho già parlato durante la collaborazione (...)”». Ancora: «CORTESE indicava in Mario AUDIA uno dei principali esponenti del gruppo legato a Angelo GRECO, aggiungendo che lo stesso certamente è affiliato alla 'ndrangheta “...tra coloro con cui è in contatto a Torino ci sono parenti e familiari intesi in senso lato cioè come compaesani, ricordo per esempio un AUDIA Mauro detto MARUZZO che fu arrestato in Germania … Proprio quest'ultimo si occupava delle autovetture, proprio per suo tramite, andai a Torino nel laboratorio di cui ho parlato ora. Si tratta di una grossa via non centrale che si imbocca all'uscita della autostrada che proviene da Milano. AUDIA è affiliato alla 'ndrangheta è il braccio destro di GRECO Angelo, è certamente la persona di punta in Torino di GRECO”. Sempre CORTESE: «...so che in Torino hanno investito da San Mauro Marchesato, del resto il soldi della 'ndrangheta provenienti da droga o estorsione vengono investiti al nord attraverso persone incensurate, in primis parenti … // … non so se gli uomini di Angelo GRECO in Piemonte abbiano contatti con banche ed investimenti di tipo bancario e finanziario, so che investono in edilizia e costruzioni. Ci sono compaesani che anni fa non avevano nulla e che si sono arricchiti in modo illecito ed abnorme con auto di lusso e posseggono ville. (…) So che nel Piemonte vi sono dei locali di 'ndrangheta, so che vi erano i BELFIORE e IERINO', ed altri della IONICA, ma non so dire con precisione quali siano e dove siano perché io ho operato direttamente in Lombardia, mentre per il Piemonte ci riferivamo a GRECO Angelo per qualsiasi cosa. Certamente so che esistono cosche attive in Piemonte fin dagli anni ottanta...».

Passiamo ad un estratto di quanto emerso da un altro collaboratore, Domenico BUMBACA. Si legge negli Atti: «Sentito in data 13.05.2011, riferiva di avere fatto parte dell'associazione mafiosa 'ndrangheta e di essere stato organico al locale di Crotone, riconducibile alle famiglie VRENNA – BONAVENTURA – CORIGLIANO. In tale contesto egli era venuto a conoscenza di significative informazioni nei riguardi degli indagati del presente procedimento e, in particolare, ricordava il ruolo apicale ricoperto da AUDIA Mario nell'ambito dell'associazione mafiosa. In particolare dichiarava: - di essere stato convocato, nel mese di febbraio 2006, a Torino da AUDIA Mario che sapeva essere intraneo alla 'ndrangheta ed attivo nella 'ndrina di San Mauro Marchesato. Lo indicava come affiliatoal locale di Cutro, a capo del quale vi era GRANDE ARACRI Nicolino, detto “mani di gomma”. Riferiva che lo scopo della convocazione era di conoscere la sua disponibilità a commettere azioni criminose. Egli in particolare dichiarava: “riferisco di essere uscito dalla Casa di reclusione di Rosarno il 17 febbraio del 2006 e di essere subito stato contattato da tale Mario AUDIA di San Mauro in provincia di Crotone, il quale mi venne a trovare a Crotone e mi disse se ero interessato ad occuparmi di affari illeciti dalla droga alle rapine etc. su Torino e io risposi affermativamente. Preciso che Mario AUDIA l'avevo conosciuto nel 2001 nel carcere di Crotone, ove eravamo entrambi detenuti». Ancora dichiara: «di non conoscere la “dote” di AUDIA Mario, ma di essere a conoscenza del ruolo di “armiere” dello stesso in seno alla cosca di appartenenza, poiché particolarmente esperto nell'utilizzo e al maneggio delle armi, nonché dedito alla compravendita delle stesse “non so dire con precisione quale grado AUDIA abbia rivestito nell'associazione, so che era l'armiere della cosca ovvero esperto nel comprare e vendere armi e nello montarle e smontarle”». Si legge inoltre che BUMBACA aveva «appreso dallo stesso AUDIA Mario che in quel periodo stava commettendo un'estorsione ai danni di un soggetto, dalla quale, avrebbe avuto come profitto una villetta all'epoca in costruzione “...arrivati a Torino venne a prendermi all'aeroporto di Caselle, Mario AUDIA da solo a bordo di una Fiat Punto. Mario AUDIA ci portò in una località che dista dall'aeroporto circa 45 minuti di macchina. Lungo il tragitto mi mostrò una serie di ville in costruzione ed indicandone una o un appartamento di una palazzina in costruzione facente parte dello stesso complesso, disse che una di quelle gli sarebbe “toccata”, per una estorsione che lui aveva fatto». Ancora: «che in occasione della convocazione del febbraio 2006, AUDIA Mario gli propose di partecipare ad un traffico di ingente quantitativo di sostanza stupefacente “cocaina”. Il collaboratore raccontava, in particolare, che AUDIA ed un altro soggetto in corso di identificazione, che nella circostanza, aveva riferito appartenere ad una famiglia calabrese molto attiva nel narcotraffico, gli proposero di reperire una ditta di importi export attraverso la quale far giungere in Italia lo stupefacente e che per tale traffico avrebbe guadagnato, per se, 1.500.000 euro. BUMBACA aggiungeva di non sapere se la transazione di narcotico fosse poi effettivamente avvenuta, ma che AUDIA, dopo avergli riferito di non avere più necessità del suo appoggio, lo liquidò consegnandogli la somma contante di 50.000 euro (…)». Si legge inoltre che lo stesso ha dichiarato: «di essere stato a Torino anche in un'altra circostanza, per assistere all'incontro di calcio Juventus-Arsenal (giocatasi il 5 aprile 2006). Nell'occasione, riferiva di essere giunto a Torino unitamente a RUSSELLI Francesco, fratello del capo cosca di Papanice Pantaleone, ed un altro soggetto. A Torino trovò ad attenderli AUDIA Mario e DONATO Antonio, detto Antonello. Quest'ultimo, conosciuto in quella circostanza, era dedito a truffe a società finanziarie ed aveva fatto avere a SPAGNOLO Giuseppe “'u Bandito” un'autovettura di grossa cilindrata ed un rolex in oro ...ricordo inoltre di essere stato a Torino, dopo il febbraio 2006 (...) in un'altra occasione ed in particolare per la partita Juve-Arsenal (…) Ricordo che insieme a Francesco RUSSELLI, fratello del capo clan di Papnice Leo RUSSELLI, e Nicola SINISCALCHI nostro amico, ci recammo a Torino in aereo. Giunti a Caselle presso l'aeroporto noleggiamo una macchina utilizzando la carta di credito di Francesco RUSSELLI. Utilizzando la macchina ci recammo in centro a Torino, dove abbiamo incontrato Mario AUDIA, che io presentai al solo SINISCALCHI, in quanto Francesco RUSSELLI già lo conosceva(…) Nell'occasione Mario AUDIA era in compagnia di un altro ragazzo il quale forse di chiama Francesco, che aveva nella sua disponibilità una Mercedes di colore grigio, quest'ultimo era una persona alta, con i capelli rasati, e non originaria della Calabria, successivamente appresi che questa persona era titolare di un parco macchine che insieme a Mario AUDIA di occupava di truffe alle finanziarie. Questa persona mi disse che aveva fatto avere a SPAGNOLO Giuseppe detto “il bandito” (...) uno dei capi del locale di CIRO', un finanziamento fasullo per l'acquisto di una macchina di grossa cilindrata ed in più gli aveva regalato un Rolex in oro”».

Vi è poi quanto dichiarato da Giuseppe VRENNA, in merito al quale si legge «escusso in data 30 maggio 2011, riferiva di aver fatto parte dell'associazione mafiosa 'ndrangheta, di aver conseguito la dote di “trequartino” e di essere stato a capo del locale di Crotone, riconducibile alle famiglie VRENNA – BONAVENTURA.Dichiarava di non aver mai avuto rapporti con sodali dimoranti in Piemonte, ed in sede di riconoscimento fotografico, confermando sostanzialmente quanto già dichiarato dai collaboratori CORTESE Angelo e BUMBACA Domenico, riconosceva, tra gli altri, GRECO Angelo detto Lino, ed AUDIA Mario, riferendo trattasi di soggetti appartenenti alla 'ndrangheta, dediti prevalentemente alle estorsioni».

Vi sono anche le dichiarazioni del collaboratore Luigi BONAVENTURA: «escusso il 15.07.2011, rendeva dichiarazioni in ordine all'appartenenza propria e della sua famiglia all'associazione mafiosa 'ndrangheta ed in generale sulle regole che la caratterizzano. Riferiva rilevanti informazioni sulla struttura della 'ndrangheta calabrese dicendo che nella regione operano cinque “province” mafiose, tra cui quella di CROTONE (…) In sede di individuazione fotografica, BONAVENTURA Luigi riconosceva AUDIA Mario e CARIATI Martino, che riferiva conoscere in quanto anch'essi affiliati alla 'ndrangheta. “le uniche persone che, da una prima consultazione, mi sembra di conoscere, sono le persone effigiate al nr. 4 ed al nr. 39 dell'album. La persona di cui alla foto nr. 4 potrebbe chiamarsi Mariuzzo AUDINO oppure AUDIO di San Mauro Marchesato.Non ricordo il nome della persona di cui alla foto nr. 39”. Il signor BONAVENTURA, apprese le generalità, dichiara di averli già riconosciuti ma di non ricordare il loro nome e di conoscerli molto bene. In particolare “Il CARIATI l'ho già riconosciuto in altri interrogatori ed ho parlato di lui alla DDA di Catanzaro, come persona molto vicina a Peppe SPAGNOLO detto “u banditi”. Per quanto riguarda invece Mariuzzo, posso dire di conoscerlo molto bene, di aver fatto anche un accenno a lui, quando sono stato sentito dalla Procura di Stoccarda. Entrambi affiliati alla 'ndrangheta. CARIATI appartiene alla coscaFARAO-MARINCOLA ed all'epoca era vicino a Luca MEGNA mentre Mariuzzo AUDIA era molto vicino a Mico MEGNA ed a mio zio Gianni BONAVENTURA. Ricordo di aver conosciuto Mario AUDIA in occasione di riunioni di 'ndrangheta a cui avevo partecipato unitamente a mio zio Gianni BONAVENTURA, del quale ro braccio destro. Mario AUDIA rappresentava qualcuno ma io non ricordo chi. Ricordo che tutti, compreso mio zio Gianni e soprattutto Mico MEGNA, avevano molta considerazione di lui; probabilmente avevano affari importanti in comune. Ho incontrato e conosciuto Mario AUDIA dopo il 90, ossia dopo la strage di Piazza Pitagora e nel periodo in cui vi fu la nostra scissione dalla cosca IONA-DIMA. Ho poi incontrato AUDIA presso il carcere di Crotone ove eravamo detenuti. In tale occasione AUDIA mi ribadì la sua fedeltà ed amicizia con mio zio Gianni BONAVENTURA (...)”».

Vi sono quindi le dichiarazioni di particolare rilievo fornite dal collaboratore Francesco OLIVERIO, determinanti in questa come in altre inchieste di diverse DDA. Si legge negli Atti: «In data 14.11.2013 egli riferiva al P.M. dell'esistenza del locale di Cutro e delle sue 'ndrine “distaccate”, ovvero dislocate sul territorio nazionale, tra le quali quella di Torino. Egli affermava: “preciso che esiste il locale di Cutro, il cui esponente apicale è GRANDE ARACRI Nicolino. Quest'ultimo è un autorevole componente anche del crimine della provincia di 'ndrangheta di Crotone. Il locale di Cutro ha alcune 'ndrine distaccate e dislocate sul territorio nazionale, in particolare so che sono state attivate delle 'ndrine a San Mauro Marchesato, a Torino, a Reggio Emilia, Cremona, Modena e Parma. Non so precisare se il punto precedente di cui parlava Mariuzzo fosse destinato alla sua 'ndrina di appartenenza insediata a Torino o direttamente alla 'ndrina di San mauro Marchesato, ossia a Lino GREGO. Preciso infatti che quest'ultimo è capo società della 'ndrina distaccata di San Mauro Marchesato, nonché esponente apicale del locale di Cutro...”. E' da specificare che queste indicazioni sono fornite da OLIVERIO in relazione ad una conoscenza diretta, derivata dalla sua frequentazione degli AGRESTA, dei GRECO ed in particolare di AUDIA Mario». Si legge ancora: «L'OLIVERIO riferiva altresì quanto a sua conoscenza della 'ndrina di San mauro Marchesato a Torino e riferiva che: “...della 'ndrina di San Mauro Marchesato a Torino fanno parte GRECO Pasqualino, incensurato e titolare di una grossa impresa; il citato Mariuzzo, che è il responsabile della 'ndrina di Torino; i nipoti di GRECO Lino, dei quali non ricordo il nome ma so dirvi che erano figli di un fratello di Lino, morto ammazzato per mano di un Carabiniere, saprei riconoscerli ora li vedessi di persona o in fotografia; il titolare della ALPINA SRL che ha sede legale a Bologna, che è di San Mauro Marchesato alle cui dipendente, o comunque in stretti rapporti, lavorava un rumeno di nome Mario [presso la cui abitazione, nei pressi del nuovo stadio di Torino, sono stato ospitato durante la mia latitanza nel 2010-2011, ossia dopo l'operazione Crimine]; altri due soggetti originari di San Mauro Marchesato, residenti a Torino, che vendono autovetture, non ricordo il nome, tuttavia posso dirvi che sono andato da loro tramite ARCUTI Pini, probabilmente sarei in grado di riconoscerli se li vedessi; anche il citato ARCURI Pino fa parte della indicata 'ndrina. Lo stesso infatti prima abitava a Torino e poi si è trasferito in provincia di Milano; anche i fratelli Massimino e Francesco MAIDA, un tempo facevano parte della stessa 'ndrina, insediata a Torino e trafficavano droga con tale CIRILLO Luigi, poi si sono trasferiti a Milano e continuano a fare riferimento a GRECO Lino. Luigi CIRILLO trafficava in droga con i Papaniciari ossia con le persone originarie di Papanice, tra i quali ricordo i MEGNA, i RUSSELLO. Ricordo tra questi CARVELLI Lino di Papanice residente in Piemonte, ma non ricordo precisamente dove. Vi è un'altra persona che fa parte della 'ndrina di San Mauro Marhesato a Torino e che gestisce un ristorante ed una pompa di benzina. Si tratta di una persona che ha circa 60 anni, alto come me che sono alto circa m 1,75 robusto di corporatura, stempiato, e che ha un figlio che gestisce la pompa di benzina, mentre al ristorante vi è un altro figlio con la moglie. Non ricordo il nome della persona di cui sto parlando, ma sarei in grado di indicare dove si trova il ristorante. Vi è un altro, appartenente alla suddetta 'ndrina GRECO Pasquale che è titolare di una macelleria ambulante in un mercato torinese... parlando del macellaio, posso dire che è un uomo di circa 50 anni, di corporatura robusta ed alto circa m. 1,80 con capelli scuri, è cugino di Pino ARCURI. Mimmo e Tonino ROCCA facevano la spola tra Torino, Emilia Romagna e San Mauro Marchesato per conto di GRECO Lino. Appartenevano al suo locale... Oltre a quelli che ho citato ci sono anche altri affiliati alla 'ndrina di San Mauro Marchesato a Torino che adesso non ricordo. Si tratta di un gruppo molto forte perché sono insospettabili e sono inseriti nel tessuto economico torinese. E' un gruppo forte e potente nel senso che queste persone hanno molte attività economiche anche pulite, gestite da persone insospettabili e da facce pulite, sono persone agguerrite “anche come braccio armato”, intendo riferirmi alla loro capacità di porre in essere omicidi, tentati omicidi, rapine, estorsioni etc. Investono in Torino e utilizzano Torino come "una lavanderia per riciclare il denaro sporco". So che prestano del denaro a ditte in difficoltà economica e poi riescono ad assumerne la gestionee la titolarità. Tra le persone particolarmente capaci in termini imprenditoriali ed appartenenti al locale di Belvedere, ma in stretto contatto ed in affari con Mariuzzo, responsabile della 'ndrina di San Mauro Marchesato a Torino, vi è GATTO Franco, da me chiamato Gattariello, per distinguerlo dallo zio Remo GATTO. Tutta la famiglia Gatto è legata alla 'ndrina dei GRECO. ....GATTO Franco ha diverse società nel campo del movimento terra e, insieme con Mariuzzo, è solito rilevare aziende in crisi oppure intromettersi nella gestione di aziende, farle saltare dopo averle spolpate, e commettere truffe in tutto il nord Italia... Le due persone di San Mauro Marchesato che si occupano della rivendita di autovetture presso un concessionario di Torino, sono affiliate alla 'ndrangheta e sono attive nella 'ndrina dii San Mauro Marchesato. Loro sono soliti perpetrare truffe ai danni delle società finanziarie facendo sparire le autovetture acquistate mediante leasingo finanziamenti... ". Nel corso dello stesso interrogatorio l'OLIVERIO riconosceva le immagini fotografiche dell'indicato Mariuzzo o Maruzzo (indicandolo in AUDIA Mario), di GRECO Angelo detto Lino e di GRECO Pasquale». Ancora: «Nell'interrogatorio 29.11.2013 forniva, sul punto, ulteriori specificazioni: “Faccio un altro esempio: nello scorso interrogatorio ho parlato di GRECO Angelo detto Lino. Questi, come ho già anticipato, fa parte del locale di Cutro, di cui è un esponente di vertice; al contempo è responsabile di una 'ndrina distaccata insediata ed operativa a San Mauro Marchesato ed anche a Torino. GRECO Angelo, detto Lino, sul territorio della 'ndrina distaccata, nomina un proprio uomo di fiducia come responsabile sulla zona di competenza della 'ndrina. Quindi, mentre in epoche passate la nozione di 'ndrina aveva un significato di tipo strettamente familiare, oggi, nel concetto di 'ndrina sono ricompresi gli affiliati che provengono dalla stessa località geografica, ad esempio si parla della 'ndrina di San Mauro Marchesato o di Cutro aperta o operativa a Torino, all'interno della quale operano affiliati appartenenti a diverse famiglie mafiose. Come ho indicato nello scorso interrogatorio, il responsabile della 'ndrina di San Mauro Marchesato a Torino si chiama Mario AUDIA, originario di Cerenzia, ma di fatto cresciuto a San Mauro Marchesato”. E sui rapporti tra la 'ndrina distaccata di San Mauro Marchesato ed il locale di Volpiano: “All'ufficio che mi chiede di indicare quali siano i rapporti tra la 'ndrina distaccata di San Mauro Marchesato, rappresentata da AUDIA ed il locale di Volpiano, riferisco che fu proprio Mario AUDIA a riferirmi alcune circostanze. Mi disse che il Capo locale di Volpiano era tale Ciccio PERRE di Piatì, ma che in realtà l'esponente più autorevole e chi effettivamente era in grado di prendere decisioni era Antonio AGRESTA. AUDIA Mario, come già detto abitava a Volpiano ed io sono stato anche a casa sua. In ordine ai rapporti tra la 'ndrina distaccata ed il locale di Volpiano riferisco che la prima non fa parte integrante del citato locale. Dico ciò, in quanto, AUDIA Mario mi ha parlato della sua 'ndrina di appartenenza come autonoma, ma in buoni rapporti con il locale di Volpiano. In sostanza, mi diceva che la 'ndrina distaccata faceva affari con il locale di Volpiano ed in particolare con AGRESTA Antonio. Mi diceva che l'AGRESTAdoveva essere messo a conoscenza delle attività criminali che la 'ndrina distaccata perpetrava sul territorio del locale dì Volpiano. Mi disse che la 'ndrina riconosceva al locale di Volpiano un “fiore” o un “punto” sulle varie attività illecite; deve però informare i vertici, ottenendo il loro consenso e poi, corrispondere il “fiore” o il “punto””. Ed ancora, nell'interrogatorio 3.12.13: all'ufficio che mi chiede di precisare il perché la 'ndrina distaccata di San Mauro Marchesato venga indicata con la specificazione di essere operativa a Torino, rispondo che la base operativa e il centro degli interessi della 'ndrina gravitano proprio sulla città di Torino e sui paesi dell'hinterland. Ciò non vuol dire che la 'ndrina distaccata non possa compiere attività anche al di fuori del territorio torinese, sempre chiedendo l'autorizzazione ai locali del posto, ciò non toglie che sia Torino a rappresentare la base principale degli interessi della struttura denominata 'ndrina distaccata. La 'ndrina distaccata può compiere delle "vuccunate" al di fuori del territorio di competenza, ma tali "vuccunate" restano eccezionali rispetto alle attività illecite e lecite che vengono svolte nel territorio della zona di Torino. Come ho già detto per regola tradizionale la 'ndrina distaccata dovrebbe attivare nel locale di 'ndrangheta dove si trova ad operare, ma ciò specie nel nord Italia non avviene e si ha una sorta di "accomodamento" ove il locale di 'ndrangheta riconosce sul proprio territorio l'operatività della 'ndrina distaccata facente riferimento ad altro locale calabrese. Ciò, come ho già detto, caratterizza i rapporti tra la 'ndrina di San Mauro Marchesato a Torino e il locale di Volpiano”.
Le dichiarazioni di OLIVERIO sono assai dettagliate, precise e concordanti con gli elementi acquisiti nel corso delle indagini oltre che riscontrate da alcuni accertamenti svolti dalla p.g. (...). Il collaboratore riferisce di conoscenze acquisite direttamente, tramite personale conoscenza dei soggetti dei quali riferisce».

Un primo dato da tenere presente è il legame parentale tra i GRECO ed i DONATO che così viene indicato agli Atti: GRECO Angelo (coniugato con CUCE' Dorotea e padre di Domenico, Luigi e Giuseppe, non indagati in “San Michele”) è zio di GRECO Roberto (figlio del fratello di Angelo, Giacinto, deceduto) ed è cugino degli indagati GRECO Pasquale (a sua volta padre di GRECO Luigino, indagato), GRECO Domenico detto "Mimmo", di GRECO Chiara (non indagata) e di GRECO Anastasia (non indagata). GRECO Chiara (coniugata con DONATO Carmine) è madre di DONATO Antonio detto Antonello e DONATO Gianluca, mentre DONATO Vincenzo è coniugato con BELMONTE Manuela, figlia di GRECO Anastasia. [nella foto a lato alcuni esponenti della famiglia GRECO-DONATO]

Scrivono gli inquirenti: «GRECO Angelo (sottoposto alla libertà vigilata sino al giugno 2012 in San Mauro Marchesato) non ha svolto attività lavorativa, ma evidente è il suo interesse nelle attività economiche svolte dai coindagati in Piemonte, dalle quali evidentemente riceve dei profitti; nonostante la mancanza di lecite fonti di reddito, al suo arrivo in Piemonte nel novembre 2012 GRECO Angelo riesce ad avviare due distinte attività imprenditoriali (nel campo delle costruzioni e della ristorazione) ed a progettare la costituzione di una terza società.
CIZZA ALBERTO è titolare dell'omonima impresa individuale attiva nella coltivazione mista di cereali e legumi avente sede in Scandale (KR).
ARACRI Francesco nel periodo d'indagine dimorava nella città tedesca di Munster ove conduceva attività commerciali nelle quali era direttamente coinvolto LIBERTI Rosario (impiegato in Germania presso ARACRI), nonché AUDIA Mario (come si desume dai frequenti viaggi in Germania di questi e dai rapporti con ARACRI); in relazione a tali attività egli si trova attualmente detenuto su ordinanza emessa dal GIP presso il Tribunale di Alessandria
DONATO Antonio detto Antonello, nel periodo d'indagine ha svolto la mansione di venditore presso la concessionaria d'auto SPAZIO ed a seguito del licenziamento ha assunto la carica di amministratore unico della società "AUTOAMICI" srl con sede a Torino via Reiss Romoli n.98
[foto a lato]; era altresì socio della DONATO Costruzioni srl di DONATO Vincenzo.
DONATO Gianluca è socio unitamente al fratello della citata srl "AUTOAMICI".
DONATO Vincenzo è imprenditore attivo nelle costruzioni residenziali attraverso le società DONATO srl e ALPINA srl.
AUDIA Mario, pur essendo intestatario di una partita iva per "procacciatore d'affari" nel periodo d'indagine non ha svolto alcuna attività lavorativa; egli risulta essere era socio occulto delle società "AUTOAMICI srl" con sede a Torino via Reiss Romoli n.98 (attraverso la compagna RADOVIC Svetlana, socia della srl) e del ristorante "Trait d'union" con sede a Torino via Stampatori 4 (anche in questo caso attraverso RADOVIC Svetlana, socia con quota di nominali 5500 euro).
GRECO Domenico è imprenditore attivo nel settore delle costruzioni attraverso le ditte "TECNOEDIL" e “TECNO EDILNORD" formalmente intestate ai figli GRECO Luigi e Fabio.
GRECO Roberto
[nella foto a lato in bianco e nero] è imprenditore attivo nel campo del movimento terra attraverso la ditta "EREDI GRECO fu Giacinto" con sede a San Mauro Marchesato.
MIRANTE Nicola è imprenditore nel campo delle costruzioni, amministratore unico delle società "Gruppo Rea srl" e “Gruppo Rea.M srl".
SISCA Gregorio nel periodo d'indagine non risulta aver svolto alcuna attività lavorativa lecita; dalla consultazione degli atti della CCIA di Torino egli risulta essere stato titolare dell'omonima impresa individuale attiva nel campo delle costruzioni e socio delle società "A.D. Costruzioni", "G.D.S. s.a.s." e "M.G. costruzioni" tutte cessate. Risulta peraltro attivo nel campo del movimento terra attraverso il coordinamento con altre ditte, tra cui quella di GATTO Francesco.
GATTO Francesco
è imprenditore attivo nel campo del movimento terra attraverso le società "Sud Express srl" e "CAT srl con sede a Rho, via Monte nevoso n.15.
GRECO Pasquale
ed il figlio GRECO Luigino conducono un'attività di vendita all'ingrosso ed al dettaglio di carni presso il mercato rionale di via Chiesa della Salute in Torino; sono parallelamente dediti ad attività di prestito di denaro a tassi usurari.
Come si vede, molti degli indagati sono attivi nel campo delle costruzioni e del movimento terra, con reciproci contatti e collaborazioni. Le conversazioni intercettate e citate in relazione alle singole contestazioni documentano invero specifici rapporti relativi all'intromissione (anche e soprattutto grazie alla collaborazione con l'imprenditore
TORO Giovanni e con la sedicente avvocatessa TORODDO Gabriella, attraverso i quali ottengono contatti con politici, imprenditori e pubbliche stazioni appaltanti) in attività relative ad opere pubbliche e private. Ma vi sono altresì numerosissime conversazioni (non citate espressamente nel presente provvedimento, ma ricavabili dall'analisi dei brogliacci) che attestano continui e quasi quotidiani contatti tra i medesimi, relative al comune esercizio di attività economiche ed alla sussistenza, a monte, di comuni interessi economici».

Di particolare interesse, inoltre, il ruolo documentato degli “esterni”, in merito ai quali, già in fase di esecuzione delle misure cautelari, veniva indicato:
«- TORODDO Gabriella: per aver svolto funzioni di raccordo tra gli esponenti della compagine delittuosa e il mondo dell'imprenditoria e della politica, nonché quale soggetto responsabile di specifiche operazioni finanziarie per conto degli appartenenti all'associazione;
- TORO Giovanni: per avere, nella sua veste di imprenditore, svolto un ruolo strategico ed indispensabile agli interessi del sodalizio mafioso relativi all'infiltrazione nello svolgimento delle opere pubbliche, così ottenendo vantaggi personali, consistenti nell'imposizione sul territorio e nel mondo dell'imprenditoria e degli appalti pubblici in posizione dominante, e fornendo specifiche utilità all'organizzazione criminale, consistiti nelle opportunità lavorative acquisite ed in altri vantaggi;
- ARDIS Giovanni: per avere, nella sua attività di investigatore privato (abusivo) effettuato ripetutamente - anche avvalendosi dei contatti con appartenenti alle forze dell'ordine - attività diverse finalizzate a scongiurare lo svolgimento di indagini a carico degli indagati e dell'associazione della quale essi fanno parte, anche attraverso accertamenti su banche dati riservate, nonché attività di bonifica da apparati per intercettazioni telefoniche e ambientali;
- TIENGO Pietro: per avere, nella sua qualità di Ispettore Capo dei Vigili Urbani di Torino, in servizio presso il Tribunale di Torino, Sezione dei Giudici per le Indagini Preliminari, fornito assistenza agli associati (ed in particolare a GRECO Domenico) in relazione a diverse questioni, anche mediante accessi abusivi al sistema informatico presso il Tribunale e la Procura di Torino, REGE relazionale».

Nell'ambito del sodalizio, tra l'altro, sono emerse situazioni di tensione, con comportamenti tenuti dall'AUDIA e dal DONATO Antonio che si caratterizzavano cometrascuranza, ovvero una violazione delle regole dell'organizzazione, con quella che si caratterizzava come mancanza di rispetto dei GRECO. Questo elemento, documentato da molteplici intercettazioni, se da un lato testimonia l'appartenenza al sodalizio, dall'altro conferma anche la gerarchia e le responsabilità sia della 'ndrine distaccata con base a Torino, sia della “casa madre” in San Mauro Marchesato.

Prima di affrontare la questione di tali dissidi interni alla 'ndrangheta ed alla successiva pacificazione, si deve vedere nello specifico la questione legata a CARVELLI Santo, che oltre ad essere imprenditore edile ricopriva la carica di assessore ai lavori pubblici di San Mauro Torinese, per una decina d'anni, in quanto assolutamente utile per cristallizzare il contesto 'ndranghetista rappresentato dalla 'ndrina distaccata di S.Mauro Marchesato ed il “locale” di Volpino.

Il CARVELLI Santo (in foto) ricevuta una minaccia a fini estorsivi "Santo, ti abbiamo riservato due proiettili, prepara trecentomila euro", prima procedeva con il presentare denuncia all'Arma dei Carabinieri, quindi correva a chiedere contatti con esponenti della criminalità organizzata. Il 17 maggio 2011 ad una delle minacce telefoniche, quando gli veniva detto «vuoi che io di scippi la testa...», il CARVELLI Santo rispondeva: «..io ha capito.. io ho capito fino anche forse chi siete..e mi dispiace perchè siete amici miei..mi dispiace...mi dispiace..».
Il GIP in merito alla vicenda così sintetizzava:
«CARVELLI chiedeva a GRANDE Salvatore di intervenire attraverso le sue conoscenze presso qualche esponente della criminalità organizzata calabrese per porre fine alle richieste estorsive. GRANDE, il 23 maggio 2011, interessava della questione GRECO Luigino spiegando che gli autori dell'estorsione erano da individuarsi in soggetti di Volpiano (TO); GRECO appreso trattarsi di soggetti riconducibili al "locale" di Volpiano rassicurava il CARVELLI riferendo che avrebbe potuto considerare la cosa già risolta "eh... non vi preoccupate... che se v'interessa a voi... //la risolviamo... // dottore... se questo vi sta a cuore a voi... è risolta la pratica! // e boh... è risolta la pratica dottore! non vi preoccupate che su Volpiano non c'è niente da fare.... apposto... non vi preoccupate!". (…) Il 24 maggio 2011 GRANDE Salvatore, infatti, spiegava che gli autori dell'estorsione erano i FILIPPONE di Volpiano, con i quali CARVELLI Santo già in passato aveva avuto dei problemi di natura economica. GRANDE aggiungeva che la parte offesa già da tempo assecondava richieste economiche che gli giungevano dai FILIPPONE, che in più occasioni si erano presentati presso i cantieri per chiedere somme variabili da 200 a 1000 euro, ma ora erano giunti addirittura a minacciarla di morte (...) GRECO Luigino il 26 maggio 2011, chiedeva a SISCA Gregorio di intervenire presso i vertici del locale di Volpiano per far cessare le condotte delittuose. SISCA si recava a Volpiano per parlare prima con FILIPPONE Pietro e poi con AGRESTA Antonio (cl.'60) ed il figlio Domenico (cl.86). L'esito dei colloqui faceva apparire la questione di difficile risoluzione, per l'esistenza di precedenti problemi tra i FILIPPONE e CARVELLI; quest'ultimo aveva anche denunciato l'accaduto complicando ulteriormente le cose (…). SISCA Gregorio, intanto, metteva a conoscenza dell'intervento realizzato anche il proprio referente AUDIA Mario. Il 31 maggio 2011, GRANDE Salvatore riferiva a GRECO Luigino che la famiglia di CARVELLI Santo era stata prelevata a casa da non meglio indicati soggetti. GRECO Luigino, immediatamente avvisava della cosa SISCA ed entrambi convenivano che la situazione si stava complicando ulteriormente. Nella giornata del 1° giugno 2011, attraverso le attività tecniche ed in particolare le intercettazioni telefoniche delle utenze in uso a GRECO Luigino, SISCA Gregorio, DONATO Antonio, detto Antonello e AUDIA Mario ed al dispositivo di osservazione fisso presso la concessionaria "Spazio" di Torino via Ala di Stura era possibile monitorare una importante riunione avvenuta a partire dalle ore 09.30 presso il Bar Scirocco di Torino, via Reiss Romoli. CREA Adolfo, evidentemente coinvolto nell'estorsione, faceva convocare, attraverso AUDIA Mario, SISCA Gregorio, ponendosi come soggetto a lui sovraordinato, dicendo che da Botricello a Sibari non vi era nessuno che potesse "prendere conto" sulle sue decisioni. CREA (come riferito da SISCA a GRECO Domenico nel corso della successiva conversazione telefonica) ammoniva SISCA a non interessarsi della vicenda poiché avallata da egli stesso (…). La presa di posizione di CREA Adolfo nella vicenda diveniva un vero e proprio casus belli (…) SISCA Gregorio, risentito per l'accaduto, accusava AUDIA Mario e DONATO Antonio di aver preso le parti di CREA Adolfo e di non aver tutelato gli interessi dei GRECO, e al fine di vedere soddisfatte le proprie ragioni interessava della vicenda anche GRECO Domenico che in quei giorni si trovava a San Mauro Marchesato...»

Senza entrare qui nel dettaglio, così sintetizzava il GIP la vicenda delle contrapposizioni interne: «Durante l'incontro tra AUDIA Mario e GRECO Domenico, come emerso in seguito, si decideva di appianare tutte le situazioni conflittuali esistenti tra i GRECO ed i DONATO. Invero, dei conflitti personali tra DONATO Antonio, il fratello Gianluca e DONATO Vincenzo [nella foto a lato con maglia rossa] e la famiglia di GRECO Pasquale e Luigino erano già emersi in occasione dell'organizzazione della festa compleanno di GRECO Domenico; l'evento (…) era occasione di riunione del sodalizio intero, ma vi partecipavano anche gli esponenti del locale di Volpiamo AGRESTA Antonio (cl.60), AGRESTA Antonio (cl.'73) e PERRE Francesco, ed esponenti della famiglia NICOSCIA giunti da Milano.
Le vicende dell'estorsione in danno di
LA ROSA Lorenzo e di CARVELLI Santo avevano acuito ulteriormente tali dissidi. Da qui la necessità, perorata anche da GRECO Angelo, di giungere ad una pacificazione tra le parti.
Il 19 giugno 2011, a
Rivalta di Torino veniva celebrato il matrimonio di SPADAFORA Luigi e CARVELLI Monica, figlia di CARVELLI Pasquale e nuora di GRECO Luigino [nella foto a lato il matrimonio, occasione di riunione del sodalizio, ndr].
Il banchetto nuziale, al quale partecipavano coralmente gli appartenenti al sodalizio, diveniva occasione di riunione, al termine della quale, come dimostrato dalle intercettazioni, si addiveniva ad una almeno formale pacificazione tra i GRECO ed i DONATO. AUDIA Mario nel corso del matrimonio interveniva personalmente nei confronti di DONATO Antonio, detto Antonello e GRECO Luigi, figlio di Domenico, esortandoli a rappacificarsi. La lite tra i due, nata per futili motivi, era degenerata come testimoniato da alcuni sms che i due si erano scambiati nella giornata del 24 maggio 2011.
Il 18 giugno 2011, alle 16.45, AUDIA Mario dopo essersi accordato con DONATO Antonello per recarsi al matrimonio insieme con un'unica autovettura, gli anticipava di avere parlato con GRECO Domenico dei messaggi offensivi inviati da suo figlio Luigi ad Antonello e che questi li avrebbe convocati entrambi per giungere ad una pacificazione (conv. 14887 “aggiunge che ha parlato con suo zio (GRECO Mimmo) riguardo quel messaggino. Mario dice che Mimmo gli ha detto che ora se ne sarebbe occupato lui, contemporaneamente a te e al figlio").
Infatti, alle 19.55,
GRECO Domenico (...) preannunciava al figlio GRECO Luigino che il giorno seguente, durante il matrimonio lo avrebbe convocato a se insieme a DONATO Antonello e che i due avrebbero dovuto chiarire la vicenda del "profumo". La conversazione permetteva di comprendere che la causa del litigio era la preesistente situazione conflittuale tra DONATO Antonello e GRECO Pasquale, che aveva comunque coinvolto GRECO Luigi. La conversazione, inoltre, permetteva di acquisire ulteriori elementi in ordine agli equilibri interni al gruppo ed al riconosciuto ruolo di dominus di AUDIA Mario. GRECO Domenico avvisava il figlio di ciò che sarebbe avvenuto il giorno seguente, invitandolo a tenere un atteggiamento accondiscendente nei confronti di DONATO, e riprendendolo per avere utilizzato toni troppo pesanti "ti volevo dire...vedi che domani parliamo con Antonello che... Mario mi ha detto... che l'altro giorno piangeva... //gli ho detto ma vedi che... io non ne so niente di queste cose, comunque ho detto non penso che glielo ha detto con cattiveria... gli ho detto a lui gli è "bruciato" il culo che mi ha detto solo all'inizio a me che dice che... al coso gli ha fatto allo zio il profumo... allo zio ed era incazzato, però poi dopo non so niente io... // ma tu gli dici te l'ho fatto apposta , senza dirgli... mi hai capito? // aspetta un attimo, tanto glielo devi dire davanti a me, che vi chiamo a te e a lui... e... ci...//ma senza andare oltre perché lui dice ma io ... per me sono fratelli sono qua sono là... // tu però hai calcato troppo la mano! troppo pesante! // e va bè però è meglio che gli spacchi la testa e non... // domani ti vedi e ti chiarisci, bello pulito, pulito, gli dici ti hanno fatto male le parolacce che ti ho detto?”.
GRECO Luigi giustificava il suo comportamento dicendo che il giorno seguente avrebbe detto a DONATO Antonello ed allo zio Pasquale che era giunta l'ora di comportarsi come le famiglie unite, altrimenti sarebbe stato più opportuno che ognuno fosse andato per la sua strada "ma si... che domani... // e poi ci parlo io domani, vai tranquillo // e vabbè se l'ho fatto a posta... vedi che non è che gli ho detto due cose... gli ho scritto un messaggio un pò pesante... // Vai tranquillo, niente gli ho portato, adesso domani faccio gli auguri pure a lui, gli dico fammi gli auguri a me e io te li faccio a te adesso, così siamo a posto, vai tranquillo, sono tutti sistemati, tranquillo... // ma io li mando affanculo tutti gii dico, non è che c'abbiamo... se vogliamo essere tutti quanti uniti come le famiglie belle, stiamo tutti uniti, se no andiamo a fare in culo tutti quanti... che mi fate ridere.
GRECO Domenico, infine, raccomandava a Luigi di dimostrarsi ben disposto nei confronti di AUDIA Mario e di farsi vedere intenzionato a rinsaldare i rapporti anche con quest'ultimo “e a Mario se dice qualcosa... che dice pure con me non lo so cosa ha... io gli ho detto io penso che con te non ha proprio niente... se ti dice qualcosa Mario... vedi che io non ho mai mancato ... lo so cosa sei per la mia famiglia e per quello e quell'altro! Digli... se tu logicamente non mi chiami che cazzo vuoi da me... non è che ti... e basta! Non gli fare tanto... ”.
Numerose conversazioni registrate al termine del banchetto confermavano che effettivamente, durante il pranzo nuziale si era tenuta una vera e propria riunione tra gli appartenenti alla compagine criminale, terminata con la riappacificazione tra i GRECO ed i DONATO. Anche GRECO Angelo, in serata, contattava GRECO Roberto per sapere se fosse "tutto a posto" [...], ricevendo risposta affermativa.
Dalla mattina del successivo 20 giugno 2011, si registravano gli effetti positivi della pacificazione che aveva quale effetto immediato l'intensificarsi dei rapporti tra AUDIA Mario, GRECO Domenico, GRECO Pasquale e Luigino, nonché una ripresa dei rapporti tra quest'ultimo e DONATO Antonio, detto Antonello […]».

Particolarmente chiarificatore del contesto interno del sodalizio 'ndranghetista viene proprio dalle discussioni che hanno accompagnato questa “trascuranza” da parte del DONATO Antonio. Leggiamo dagli Atti che «SISCA chiosava che tali mancanze di rispetto stavano danneggiando il prestigio dell'intera famiglia GRECO e che era necessario dividere AUDIA da DONATO e rappresentare a quest'ultimo che si era reso responsabile di gravi mancanze di rispetto nei confronti della famiglia mafiosa di appartenenza “... compà.... Gigino (ndr. GRECO Luigi detto "Gino/Gigino")...dice che eh! non è cosa della sua ... non appartiene a lui..noi //... e me ne fotto di compare Micu... di questo e di quello., no! ...E voi sapete cosa è il rispetto? a dico...a vi siete rispettati? ...no!...Ve l'ha chiesto...bo... mettetevi da parte no..! // invece... no...no! Ti devi mettere da parte tu, non c'è né per nessuno qua!... ooh ! ...E cosa mi vuoi fare... //ma chi cazzo sei ! E la sera prima mi dici tu...mi dici no ...ma cosa state combinando? ...(incompr.)... Avete capito?... // i soliti tric e ballac compà!... // ve lo dico come un fratello!... //uno vi è nipote e un'altro vi siete cresciuti insieme compà...però... //però non possono stare più a fianco ...(ine.) ...ve lo dico!... //ve lo dico come un fratello ! Ve lo dico!... // il mangiare è... (incompr.)...perche non possono stare... // al nipote vostro.. lo dovete prendere... lo dovete prendere... e gli dovete dire... compà... li dovete appendere ... // quando sentite la parola i Greco ...(incompr.)...! Greco no... //...parola d'onore...questo compà...sta vendendo pesci al mercato compà... // capite cosa vi sto dicendo compà...// mi avete capito? // non sono... compà!...Non sono cristiani che possono acchiappare a Gregorio no! ... vieni qua ... // di persona a persona... "ma andate a quel paese"... "hai capito?... Quella è la mia...non ho paura... cosa me nefotte... //”»
Dagli atti dell'inchiesta, grazie alle intercettazioni, si apprende molto delle dinamiche interne al sodalizio 'ndranghetista. Ad esempio è stata “fotografata” la visita del capo 'ndrina GRECO Angelo a Torino nel giugno 2012, così come la costituzione di una nuova società nel febbraio 2013, ma anche conflittualità relative ai soldi. Ed in merito, tra l'altro, negli Atti si legge:
«Anche la visita a Torino di GRECO Angelo nel giugno 2012 era annunciata tramite GRECO Roberto [in foto], il quale alle 12.58 del 28 giugno 2012, informava lo zio Domenico di aver fatto rientro dalla Calabria, annunciandogli che in serata sarebbe giunto a Torino anche GRECO Angelo, precauzionalmente indicato con il soprannome "Tempesta" "e mo... caso mai ci vediamo stasera... che sta venendo pure Tempesta... non so quando arriva..."". Dal dialogo emergeva la volontà di incontrarsi in serata o il giorno seguente (...). Poco dopo, GRECO Roberto chiamava AUDIA Mario e senza fare alcun accenno all'arrivo a Torino del capo cosca gli chiedeva di incontrarlo (...).
In occasione di tale visita, d'altro canto, GRECO Roberto accompagnava sempre GRECO Angelo in tutti i suoi movimenti (principalmente incontri con gli altri indagati e visita ai luoghi di svolgimento delle attività economiche), ed in particolare segnala la p.g. che GRECO Angelo utilizzava particolari accortezze e precauzioni volte ad eludere eventuali intercettazioni telefoniche o ambientali, GRECO Angelo evitando il più possibile la permanenza in luoghi chiusi preferendo conversare per strada e, per l'intero soggiorno, demandava le comunicazioni telefoniche ai suoi nipoti GRECO Roberto e Luca che, per interposta persona, concordavano con gli altri sodali i luoghi e gli orari di appuntamento.
E' rilevante altresì evidenziare il coinvolgimento di Roberto nelle attività economiche avviate da GRECO Angelo dopo il suo trasferimento a Torino: dall'annotazione della Squadra Mobile di Milano del 28.5.13 risulta infatti l'avvenuta costituzione il 04.02.2013 società G.D.C. COSTRUZIONI s.r.l. con sede legale a Torino in corso L.Einaudi n.30 della quale sono soci GRECO Luigi, figlio di GRECO Angelo, DRAMMIS Pierino e CORIGLIANO Rossella, nata a Crotone il 06.07.1985, moglie di GRECO Roberto indagato nel presente procedimento.
A conferma dello stretto rapporto tra GRECO Roberto e GRECO Angelo, infine, vi è la conversazione registrata il 4 novembre 2011, all'interno dell'auto rivendita AUTOAMICI, in cui AUDIA Mario e DONATO Gianluca parlavano del fatto che GRECO Roberto aveva ricevuto dei soldi in prestito da molte persone, tra cui dai fratelli DONATO, senza aver poi provveduto alla restituzione degli stessi; dalla conversazione emerge che GRECO Roberto abbia ricevuto del denaro dallo zio capo cosca GRECO Angelo detto Lino "non è che si può fare i cazzi suoi con ì soldi di Lino! [inteso GRECO Angelo ndr].... lui se li è presi eh!". DONATO Gianluca chiedeva se GRECO Roberto avesse dovuto restituire i soldi allo zio "i soldi a Lino glieli deve dare? no!”, AUDIA rispondeva in maniera negativa (…)»
Ancora: «L'assetto gerarchico e piramidale della compagine torinese era confermato, infine, da una vicenda svoltasi nei mesi di agosto - settembre 2012 che vedeva quali principali protagonisti DONATO Vincenzo ed il nipote Gianluca.
La vicenda aveva origine da una seduta dell'assemblea condominiale dello stabile di San Benigno Canavese via San Martino 20, costruito dalla ditta edile "Donato srl" di DONATO Vincenzo, stabile ove risiedeva tra gli altri DONATO Gianluca. DONATO Vincenzo -proprietario ancora di tre appartamenti, quattordici box e di un'area libera- risultava debitore nei confronti del condominio della somma di 1.400 euro.
Nel corso della citata assemblea, alla quale partecipava anche DONATO Gianluca, veniva quindi dato mandato ad un legale di riscuotere il debito dalla "Donato srl".
DONATO Vincenzo durante il soggiorno estivo a San Mauro Marchesato apprendeva ufficialmente che il Condominio aveva incaricato un legale del recupero del credito. Tale evenienza, nonostante l'esigua entità della cifra richiesta, mandava su tutte le furie il costruttore che reputava scorretto il comportamento del nipote Gianluca, poiché a suo modo di vedere, contravvenendo alle regole ed ai patti che regolano il vivere tra sodali, aveva sottoscritto un atto di "denuncia" nei suoi riguardi. DONATO Vincenzo reputava l'accaduto tanto grave da interessare addirittura AUDIA Mario ed il capolocale GRECO Angelo.
Il ricorso alle vie legali adottato da DONATO Gianluca
[foto a lato], invero, veniva reputato scorretto dai suoi stessi familiari, come emerge con chiarezza da un dialogo telefonico svoltosi tra DONATO Antonio, detto Antonello e DONATO Carmine alle 10.36 del 20.08.2012 i quali riassumono i termini della vicenda con le seguenti espressioni: “perchè l'ha firmata pure lui?...///... e allora è un coglione... è un Carabiniere pure! C'hai un figlio Carabiniere e coglione pure allora!...///... che coglione! Bravo! Ha fatto proprio bene // ...se è un Carabiniere a cavallo! Se gli bruciano la macchina stanotte in piazza c'ha ragione ////.... e senza che poi ti lamenti dici: perché gli hanno bruciato la macchina a mio figlio che è sempre stato bravo!?... perché è un Carabiniere!...////.... chi cazzo gli ha detto di andare a firmare le lettere?! ....////... ha fatto una... ha fatto una bella azione secondo te?” (…).
La questione diveniva quindi d'interesse per l'intera compagine criminale. Infatti, DONATO Gianluca, come si rileva dalla successiva telefonata 45527 del 20.08.2012 ore 10.41 (...), replicava alle accuse mossegli dal fratello di essere un "Carabiniere a cavallo!" dicendo che AUDIA lo aveva invitato a chiarirsi con lo zio Vincenzo ed egli obtorto collo aveva accettato "m'ha detto che mo' blocca l'abitabilità della casa.. gli ho detto: "fai che cazzo vuoi Vi ..fai quello che vuoi.. io ti sto venendo solo a dire perchè mi ha fermato Mario, m'ha fermato Mario e mi ha detto che .. mi ha fermato Mario e mi ha detto che ti dovevo venire a parlare..." (quindi, intervento di AUDIA).
Un ulteriore dialogo registrato tra i fratelli DONATO alle 10.45 del 20.08.2012 (...) permetteva di comprendere che la questione era stata discussa la sera precedente da AUDIA Mario, GRECO Angelo (cfr. il riferimento a "LINO") e DONATO Gianluca il quale aveva cercato di discolparsi dall'accusa di infamia mossagli, dicendo al contrario di temere una denuncia per abusi edilizi dallo zio Vincenzo.(…).
Le giustificazioni addotte da DONATO Gianluca non convincevano del tutto il padre Carmine ed il fratello Antonello che, alle seguenti 11.02, nel corso di un ulteriore dialogo telefonico, biasimavano il comportamento del familiare (...). L'intervento di GRECO Angelo nella vicenda emerge anche dalla conversazione ambientale 40729 del 30.08.2012 tra AUDIA Mario e lo stesso DONATO Gianluca, nel corso della quale DONATO, riprendeva le parole che aveva pronunciato GRECO Angelo nei confronti di DONATO Vincenzo e cioè: "E' un pollo Gianluca lascialo stare ... è un pollo...///... lascialo stare ... lascialo perdere".(...)»

Dalle intercettazioni, così come già in altre inchieste, è emerso inoltre elementi di prova sulla celebrazione di riti di affiliazione, ovvero del “battesimo 'ndranghetista”.
Si legge infatti:
«In particolare, depone in tal senso la chiara e rilevante conversazione avvenuta il 13.4.2012 all'interno della rivendita di autovettura "Autoamici" (...) tra AUDIA Mario, GRECO Domenico, DONATO Gianluca e LIBERTI Rosario.
Dal dialogo emergeva che AUDIA Mario e GRECO Domenico l'8 aprile 2012 (giorno di Pasqua) avevano partecipato ad un rito di affiliazione - il cd. battesimo - di un nuovo adepto non identificato. Il brano di interesse è il seguente:
GRECO Domenico: Sempre a Milano ...a casa?
DONATO Gianluca: Abbiamo battezzato ... domenica han battezzato il bambino .... quello di mio cugino a Paderno...
AUDIA Mario: ora battezzo a Mimmo...tu la domenica eri ad un battesimo ... Antonello ad altro... la domenica di Pasqua...tu eri in Lombardia e quello in Liguria... e noi in un altro battesimo io e Micu (ndr inteso GRECO Domenico)...che lo abbiamo battezzato io e Mimmo...
GRECO Domenico: [ride]
LIBERTI Rosario: ha detto ... ha detto Mimmo che battezzate...va battezzando... (incomprensibile)... venerdì '... (incomprensibile)... vuole battezzare a Franchicelu (inteso Franco)...
DONATO Gianluca: tutte e due insieme?...
LIBERTI Rosario: e l'altro fratello... anzi Mimmo...
GRECO Domenico: sei ne battezziamo ..(incomprensibile)...
LIBERTI Rosario: si perché li deve battezzarci due Gennaricchi ...e a Luigino
GRECO Domenico: Luigi?...
LIBERTI Rosario: si...adesso che arrivano tutti..li battezziamo...ci sediamo venerdì e ci alziamo domenica dalla tavola...
La lettura del dialogo non lascia alcun dubbio interpretativo sul fatto che gli interlocutori operino una chiara distinzione sui due diversi significati che vengono associati al sostantivo "battesimo". Ed infatti, tale dialogo va letto alla luce delle ulteriori conversazioni intercettate che documentano le attività svolte dai dialoganti nel giorno di Pasqua, comprendendosi così che inizialmente nel dialogo si fa riferimento alla partecipazione dei fratelli DONATO Antonio e Gianluca a due diversi riti del sacramento di ingresso alla religione cristiana svoltisi in Lombardia e Liguria, mentre AUDIA riferisce di aver preso parte ad un altro tipo di battesimo, aggiungendo di aver celebrato il rito unitamente a GRECO Domenico; si veda sul punto la proposizione "e noi in un altro battesimo io e Micu... che lo abbiamo battezzato io e Mimmo... ". Inequivoco dunque il riferimento all'ingresso di un affiliato nell'onorata società definito "altro battesimo".
Tale lettura, come detto, è provata dalla ricostruzione degli avvenimenti dell'8 aprile 2012 che permette di escludere che AUDIA Mario e GRECO Domenico quel giorno abbiano partecipato a celebrazioni religiose, divenendo così inequivocabile che i prevenuti intendano riferirsi al rito di affiliazione alla 'ndrangheta.
Ed infatti:
- da una conversazione ambientale intercettata il 6 aprile 2012 ore 9,36 nel concessionario Auto Amici si apprendeva che il giorno di Pasqua, DONATO Gianluca avrebbe partecipato ad un battesimo a Milano (Gianluca, dialogando con la donna delle pulizie, "dice che a Pasqua va ad un battesimo a Milano"); a conferma, nell'ambientale sopra riportata Gianluca dice di essere stato, a Pasqua, al battesimo del bambino di suo cugino a Paderno Dugnano: pertanto DONATO Gianluca si trovava ad un battesimo religioso, in Lombardia;
- nella conversazione n.27575 del 08/04/2012 17.08.55 GRECO Domenico e AUDIA Mario telefonavano a DONATO Antonio per fargli gli auguri e questi diceva che si trovava a Sanremo in occasione dei festeggiamenti per "il battesimo [del figlio] di Amelia" [e di Simone CARVELLI]; parimenti, in una conversazione da intercettazione ambientale del 10.04.2012, DONATO Carmine riferiva a BOSCOLO Rossano che la domenica precedente si trovava "al mare" ove aveva preso parte ad un battesimo del figlio di un suo nipote; pertanto, il riferimento nell'ambientale citata al fatto che "Antonello era ad un altro battesimo" è parimenti da intendersi riferito ad un battesimo religioso, in Liguria;
- al contrario, le conversazioni e l'analisi delle relative celle telefoniche impegnate permette di affermare con certezza che AUDIA Mario e GRECO Domenico il giorno di Pasqua non hanno partecipato ad alcun battesimo religioso, ma anzi si sono intrattenuti a Ciriè, presso il ristorante "La locanda la vita è bella" (di PORTA Giovanni) dalle ore 13.30 alle ore 17.30; al banchetto prendevano parte anche le rispettive consorti nonché GRECO Roberto e suo fratello GRECO Domenico che risiede in Calabria; conseguentemente, il riferimento alla partecipazione da parte di AUDIA e GRECO al "battesimo" nel giorno di Pasqua non può che intendersi con riferimento alla partecipazione ad una affiliazione (osserva altresì il P.M. che molto probabilmente le consorti dei prevenuti non hanno partecipato alla celebrazione del rito, ma si sono limitate a partecipare ai festeggiamenti conseguenti all'affiliazione, secondo una regola notoria per la quale le donne non possono far parte della 'ndrangheta e quindi non possono neanche partecipare al conferimento di riti). Ed infatti: alle ore 09.42 del giorno di Pasqua (...) veniva intercettata una conversazione tra GRECO Domenico e AUDIA Mario, da cui si evinceva che costoro non avevano ancora deciso dove pranzare e, ovviamente, non erano stati invitati ad alcun battesimo religioso; GRECO Domenico proponeva di andare a mangiare da Gianni, ovvero da PORTA Giovanni, e diceva che la sera precedente ne aveva già parlato con GRECO Roberto (Mario gli chiede cosa fare oggi, Mimmo gli dice di andare a mangiare là da Gianni., e poi magari possono partire); ed infatti alle ore 09.52, GRECO Domenico riceveva una telefonata da NICOSCIA Domenico a cui comunicava che avrebbe pranzato insieme ad una quindicina di persone, tra cui GRECO Roberto ed un suo fratello che era giunto dalla Calabria (...); alle ore 10.06, GRECO Domenico telefonava a MASCOLO Vincenzo per fargli gli auguri pasquali e, nell'occasione, gli diceva che avrebbe pranzato a Ciriè unitamente ad AUDIA Mario, GRECO Roberto ed un fratello di quest'ultimo (...); Alle 12.32, AUDIA telefonava a GRECO per conoscere il nome del ristorante in cui si sarebbero dovuti recare. L'interlocutore rispondeva che si trovava a Ciriè, ma non conosceva il nome per cui avrebbe dovuto telefonare a GRECO Roberto (...); poco dopo, AUDIA telefonava a GRECO Roberto per avere delle indicazioni sul ristorante. AUDIA rispondeva che il locale di trovava in via Martiri della Libertà nei pressi della stazione ferroviaria (...); alle 13.07, GRECO Roberto telefonava nuovamente ad AUDIA per dirgli di trovarsi già all'interno del ristorante e per fornirgli delle ulteriori indicazioni per raggiungerlo (...); alle 13.30, GRECO Domenico telefonava ad AUDIA, il quale si trovava già all'interno del ristorante e gli diceva che sarebbe uscito per andargli incontro (...); alle ore 16.56, GRECO Domenico telefonava alla figlia Ilenia alla quale diceva che si trovava unitamente a sua madre a Ciriè nel ristorante di PORTA Gianni, il fratello di Carmine (...); alle 17.08, GRECO Domenico e AUDIA Mario si trovavano ancora a Ciriè, tanto che telefonavano a DONATO Antonio per fargli gli auguri e questi diceva che si trovava a Sanremo in occasione dei festeggiamenti per il battesimo [del figlio] di Amelia DONATO [e di Simone CARVELLI] (...)
E d'altra parte nel senso sopra indicato (partecipazione ad un "battesimo" quale affiliazione alla 'ndrangheta) depone anche il prosieguo del dialogo sopra richiamato del 13.4.12, emergendo dal medesimo, con tutta chiarezza, l'intenzione di AUDIA Mario e GRECO Domenico di eseguire un ulteriore rito di "battesimo" indicativamente nei giorni 19 e 20 aprile 2012, concernente altri sei soggetti, tra cui venivano identificati tali Mimmo, Gennaro, Luigi e Francesco, tutti non meglio identificati. Si vedano le espressioni pronunciate da LIBERTI Rosario: "ha detto ... ha detto Mimmo che battezzate...va battezzando...(incomprensibile)...venerdì'...(incomprensibile)...vuole battezzare a Luisi a Franchicela (inteso Franco)...// e l'altro fratello ... anzi Mimmo... // si perché li deve battezzare...i due Gennaricchi ... e a Luigino // si...adesso che arrivano tutti...li battezziamo...ci sediamo venerdì e ci alziamo domenica dalla tavola... ". Il numero delle persone da "battezzare" ed il fatto che siano gli stessi indagati a "battezzare" rendono del tutto evidente che non si sta parlando affatto di battesimo religioso di bambini, bensì di celebrazione di cerimonie di affiliazione di nuovi sodali. Pur non essendo state registrate ulteriori conversazioni afferenti il citato battesimo, le captazioni ambientali sopra riportate sicuramente concorrono a confortare la tesi accusatoria circa l'esistenza e dell'operatività della compagine criminale e del ruolo di vertice ricoperto in seno alla stessa da AUDIA Mario e GRECO Domenico che, solo in quanto personaggi apicali del gruppo, possono affiliare altri membri al sodalizio».

Per quanto concerne gli affari, ovvero imprese e cointeressenze, appare significativo richiamare quanto indicato dal collaboratore di giustizia Francesco OLIVERIO e confermato pienamente dai riscontri delle attività investigative. In particolare il 29.11.2013 il collaboratore verbalizzava i collegamenti degli 'ndranghetisti della 'ndrina distaccata di Torino (AUDIA, i GRECO, i DONATO, etc) con LUBINE Marian Ion detto Mario: «So ad esempio che DONATO Vincenzo è titolare occulto di una dita di costruzioni intestata ad un Piemontese e ad una romena. Quest 'ultima amica ed amante di Mario, il romeno, presso cui sono stato ospitato nel periodo della mia latitanza. Io ho visitato il capannone con annessi uffici della indicata ditta, si trovavano fuori Torino, in zona industriale. Se vedessi il luogo forse sarei in grado di riconoscerlo. Il citato Mario, il romeno, è titolare di una ditta individuale di costruzioni ed ha come proprio socio occulto, la persona che ho riconosciuto nella fotografia nr. 33, ossia GRECO Roberto, nipote di AUDIA Mario". Negli Atti si legge ancora che «Occorre aggiungere che durante il periodo nel quale OLIVERIO Francesco si era reso irreperibile per sottrarsi a provvedimenti dell'Autorità Giudiziaria temendo di poter essere oggetto di misura cautelare emessa nell'ambito dell'operazione "Crimine", gli indagati DONATO Vincenzo e GATTO Francesco curavano la vendita di un escavatore alla predetta società ALPINA di DONATO Vincenzo il cui ricavato era destinato al pagamento di una partita di kg.2 di cocaina acquistata da AGRESTA Antonio (cl.60) così come risulta dalle dichiarazioni di seguito riportate: “nello scorso interrogatorio del 14.11.2013 ho menzionato la società Alpina srl. Tale società è riconducibile al citato DONATO Vincenzo. Preciso che io ho venduto a questa società un escavatore che avevo all'Aquila per i lavori del post terremoto, ed ho emesso una fattura di circa 21.000 euro all'Alpina, mi riservo di produrre tale fattura. Ho venduto l'escavatore a DONATO Vincenzo su intermediazione di GATTO Franco. L'Alpina mi ha pagato con due assegni circolari di importo complessivo di 26.000 euro intestati alla LVM snc di RAUTI Maria Teresa, mia moglie. Io all'epoca ero latitante e mia moglie mi chiese cosa avrebbe dovuto farne dei titoli. Dissi di girare gli effetti e di ridarglieli a GATTO Franco, anche perché con quella cifra avrei dovuto pagare parte del debito contratto con AGRESTA Antonio per la fornitura dei 2 kg di cocaina presi a Milano dal fratello Saverio, vicenda di cui ho già parlato in data 14.11.2013. In tale occasione chiesi di chi era l'ALPINA SRL e GATTO Franco mi disse che era di DONATO Vincenzo“. Ed ancora: «OLIVERIO Francesco dichiarava di aver conosciuto LUBINE Marian Ion detto Mario presso il carcere "LO RUSSO e CUTUGNO" in occasione di una comune detenzione e che LUBINE non gli fu presentato dagli appartenenti alla compagine mafiosa. In seguito però, come emerge dalle indicate dichiarazioni, il LUBINE Marian Ionentrava in affari anche di natura illecita con gli appartenenti alla 'ndrina sanmaurese insediata in Torino. Così dichiarava OLIVERIO: " ADR. All'ufficio che mi chiede se avessi conosciuto Mario attraverso i San Mauresi di Torino, riferisco di no, in quanto io ed ARCURI Pino abbiamo conosciuto Mario molti anni addietro, all'interno del carcere le Vallette di Torino ove eravamo detenuti. In seguito sono stato io ad introdurre Mario nel contesto degli affiliati alla 'ndrina di San Mauro Marchesato a Torino. Egli infatti, all'atto della sua scarcerazione, avendo necessità di un aiuto, era stato da me mandato da mio cugino MARRAZZO Vincenzo ed aveva iniziato a collaborare con lui. In seguito ha conosciuto tutti gli altri con i quali ha iniziato a collaborare ed operare.
ADR. - Nella fotografia nr. 4 riconosco
Mario il romeno di cui ho parlato negli interrogatori. L'ufficio dà atto trattarsi di LUBINE Marian Ion. OLIVERIO, apprese le generalità, dichiara: credo si tratti di Mario il romeno di cui parlato in tutti gli interrogatori finora fatti innanzi a codesta A. G.. Oltre a quanto riferito circa il suo coinvolgimento nell'intestazione di società per conto degli affiliati alla 'ndrina di San Mauro Marchesato a Torino, Mario, in concorso con MARRAZZO Vincenzo, si occupava anche della ricettazione di materiale ed attrezzatura edile. Lo stesso infatti mandava connazionali a rubare nei cantieri e ricettava la merce che veniva poi venduta. Mario "corrispondeva" denaro al suo socio occulto GRECO Roberto derivante anche da tale attività. Mario inoltre, spalleggiato dai calabresi con cui era in affari, chiedeva la "ricotta", ossia faceva estorsioni ai connazionali che gestivano la prostituzione a Torino, facendosi consegnare tutte le sere denaro da questi. Queste cose io le ho apprese direttamente da lui. Come già detto infatti, sono stato suo ospite a Torino, durante la mia latitanza, per diversi giorni"».


Vi è quindi la questione del “GRUPPO R.E.A. SRL” che appare assolutamente significativa per contestualizzare le attività e modalità di azione del sodalizio. In merito agli Atti si legge:
«La contestazione formulata dal P.M. al capo 6) attiene alla condotta minacciosa posta in essere da MIRANTE Nicola nei confronti di IMPELLIZZERI Biagio attraverso la quale l'indagato ha costretto IMPELLIZZERI a cedergli le suo quote nella società GRUPPO REA SRL. Sebbene tale specifica contestazione trovi sostanzialmente esclusiva fonte di prova nelle parole di IMPELLIZZERI (sit rese il 15.7.11), tuttavia l'intera vicenda relativa alla modalità di gestione da parte di MIRANTE della predetta società e della gestione dei lavori (particolarmente importanti da un punto di vista economico) di edificazione della "Residenza San Carlo" in Rivoli era già emersa dalle conversazioni intercettate sull'utenza 3487717276 in uso allo stesso MIRANTE Nicola; si tratta di vicenda che è rappresentativa dei metodi intimidatori utilizzati sia da MIRANTE sia dagli altri indagati per perseguire i propri scopi di natura economica, nonché della compenetrazione del gruppo nel tessuto imprenditoriale ed amministrativo torinese. Proprio le conversazioni intercettate (che attengono alla vicenda, connessa alla prima, relativa alle pressioni esercitate nei confronti dell'architetto ESPOSITO Mauro per costringerlo a dimettersi da direttore lavori del cantiere relativo appunto alla residenza San Carlo) e le stesse dichiarazioni di ESPOSITO indirettamente confermano le dichiarazioni rese da IMPELLIZZERI, in quanto documentano pienamente quale è stata la modalità complessiva con la quale MIRANTE ha gestito l'avventura imprenditoriale relativa alla Residenza San Carlo; tali risultanze, peraltro, fondano il giudizio di sussistenza di gravi indizi di colpevolezza nei confronti dello stesso MIRANTE
per l'ulteriore reato di estorsione - contestato al capo 7 - commesso appunto ai danni di ESPOSITO.
In proposito è appunto rilevante evidenziare come erano state dapprima le conversazioni intercettate nel dicembre 2010 a documentare la sopra descritta modalità di approccio da parte di MIRANTE, conversazioni che hanno successivamente trovato univoca chiave di lettura attraverso le precise e dettagliate descrizioni dei fatti da parte dei soggetti passivi ESPOSITO Mario e IMPELLIZZERI Biagio Claudio, in occasione della loro audizione del 15.7.2011 ad opera della Polizia giudiziaria. Proprio da tali dichiarazioni occorre dunque muovere ai fini della ricostruzione delle vicende che hanno coinvolto MIRANTE Nicola da un lato, ESPOSITO Mario e IMPELLIZZERI Biagio Claudio dall'altro, con riferimento alla realizzazione di importanti lavori di edificazione della "Residenza San Carlo" in Rivoli (...).
Nel 2005 ESPOSITO Mario era promissario acquirente di un terreno edificabile nel comune di Rivoli sul quale dovevano essere realizzate delle opere costruttive di modeste dimensioni e, come tali, alla portata dello stesso ESPOSITO. Successivamente, ed in conseguenza di decisioni adottate dall'amministrazione comunale di Rivoli, il progetto costruttivo assunse le dimensioni indicate nella nota che precede, incompatibili dunque con le capacità e dimensioni della società di ESPOSITO Mario, il quale pertanto decise di cedere la promessa di acquisto dell'area sulla quale avrebbe dovuto insistere la Residenza San Carlo a TOSATTO Fabrizio.
L'accordo per la cessione prevedeva che la società di ESPOSITO avrebbe comunque curato la parte progettuale e la successiva direzione dei lavori di edificazione della Residenza "San Carlo". TOSATTO per la realizzazione dei lavori sopra detti, costituiva la società EDILRIVOLI cui partecipavano anche CHIANTELASSA Pier Mario ed altri soggetti legati alla BIM (Banca Intermobiliare).
Successivamente la società EDILRIVOLI affidava i lavori di costruzione al GRUPPO REA s.r.l. società di fatto gestita da MIRANTE Nicola e costituita da questi, unitamente a IMPELLIZZERI Biagio Claudio, proprio in vista dell'esecuzione dei lavori di realizzazione della Residenza San Carlo in Rivoli (soci erano MIRANTE, GRAZIANI Massimo e IMPELLIZZERI Marisa, sorella di Biagio).
IMPELLIZZERI racconta che MIRANTE Nicola (amministratore unico del Gruppo R.E.A. srl), dopo che il valore delle quote societarie era sensibilmente incrementato per effetto dell'importante commessa ottenuta dalla EDILRIVOLI, sostanzialmente costringeva, con minacce reiterate, gli altri due soci a cedergli le loro quote, ad un prezzo inferiore al loro valore effettivo. (…)
Una volta costituita la società R.E.A. Srl e sempre in funzione dell'inizio dei lavori di costruzione della Residenza San Carlo, un primo problema che MIRANTE ed i soci avevano dovuto affrontare era stato quello del reperimento della liquidità necessaria. A tali fini, sempre secondo il racconto di IMPELLIZZERI, MIRANTE aveva prospettato la possibilità di far confluire nel capitale della società risorse, quantificate in 500.000 Euro circa, provenienti da un suo cugino residente in Calabria. (…)
Riferisce IMPELLIZZERI dell'insorgenza di primi attriti con MIRANTE Nicola dovuti al fatto che, a suo dire, vi erano degli accordi economici presi da quest'ultimo con TOSATTO Fabrizio per la realizzazione del citato residence, accordi che, secondo IMPELLIZZERI, prevedevano l'utilizzo di materiali scadenti o il mancato pagamento delle maestranze impiegate nella realizzazione dell'opera; proprio tali rimostranze costituirono la prima causa di dissidio tra lui e MIRANTE. (…)
In seguito a tali dissidi, ed allorché la società si era assestata economicamente, aveva acquisito liquidità ed aveva ottenuto l'affidamento dei lavori di costruzione della Residenza San Carlo, MIRANTE iniziava ad esercitare pressioni ed intimidazioni verso gli altri soci, finalizzate ad ottenere a suo favore la cessione delle loro quote della società, costituita con 10.000 euro di capitale iniziale e nel giro di pochi mesi affidataria di lavori per un importo indicato da IMPELLIZZERI di circa 12 milioni di euro. (…)
Alla luce della situazione creatasi, ed in seguito all'effettiva cessione delle quote da parte dell'altro socio GRAZIANI, IMPELLIZZERI si determinava a piegarsi alla volontà di MIRANTE, e all'uopo si affidava ad uno studio di commercialisti denominato "GALLO", ubicato in corso Re Umberto di Torino al fine di far analizzare la situazione contabile della società e stimare il valore della quota societaria. All'esito di tale verifica emergevano ammanchi ingiustificati di denaro, spese personali del MIRANTE effettuate con il denaro della REA e bonifici in favore del cognato CARIDI Marco e di TOSATTO Fabrizio.
IMPELLIZZERI infine si risolveva a cedere le proprie quote per l'importo di 300.000 euro, somma che gli veniva effettivamente corrisposta da MIRANTE nel corso di un anno; MIRANTE aveva altresì promesso che gli avrebbe consegnato con il tempo ulteriori 700.000 euro, cosa di fatto mai avvenuta.
Anche in questo contesto IMPELLIZZERI ha riferito di ulteriori condotte attuate da MIRANTE Nicola che rafforzavano nello stesso il convincimento dello status mafioso del MIRANTE stesso ed il timore di poter incorrere in rappresaglie o violenze, dirette anche ai suoi familiari, qualora non avesse ottemperato alle pressanti richieste di cedergli le quote societarie. (…)
Ad ulteriore riprova di come MIRANTE Nicola, già prima dell'acquisizione delle quote degli altri soci, considerasse la società R.E.A quale "cosa propria"da gestire in completa autonomia rispetto alle volontà degli altri soci stessi, IMPELLIZZERI citava un episodio relativo ad un tentativo di truffa attuato da MIRANTE Nicola in concorso con un soggetto successivamente identificato in NASELLI Filippo, relativo alla compravendita di un prestigioso immobile ubicato in corso Re Umberto di Torino. IMPELLIZZERI raccontava che MIRANTE gli aveva proposto di stilare una valutazione artefatta dell'immobile, già di proprietà della ONLUS "casa Diodorea" dalla quale risultassero problemi di staticità dell'immobile. Tale perizia sarebbe stata quindi funzionale all'acquisto da parte di MIRANTE dell'immobile ad un prezzo di molto inferiore al valore effettivo per poi speculare sulla vendita. (…)
Successivamente a tale vicenda ed anche a causa della medesima (in particolare, a causa dell'ostilità di MIRANTE il quale gli fece "terra bruciata intorno") IMPELLIZZERI si risolveva a lasciare Torino e trasferirsi in Tunisia alla ricerca di lavoro anche per risanare la precaria situazione economica venutasi a creare a seguito dei fatti in parola. Dal racconto emergeva altresì l'efficacia delle minacce fatte da MIRANTE e lo stato di paura, intimidazione e prostrazione conseguente alle stesse. Il teste riferiva di avere ricevuto ulteriori minacce da parte di MIRANTE anche nei giorni immediatamente precedenti all'escussione, a causa di un documento prodotto da ESPOSITO nel decreto ingiuntivo presentato contro l'EDILRIVOLI – REA. (…)
Infine IMPELLIZZERI indicava tra i soggetti a più stretto contatto con MIRANTE Nicola un uomo successivamente identificato in TALLUTO Christian, già affiliato alla 'ndrangheta ed attualmente collaboratore di giustizia. IMPELLIZZERI ricordava in particolare un uomo la cui fidanzata si chiamava Sevinch, che aveva in uso una BMW X6 di colore bianco. Tali evenienze permettevano di identificare con certezza il soggetto in TALLUTO Christian; quest'ultimo infatti già locatario in leasing di un'autovettura BMW X6 targata DR095WX, risulta essere stato convivente di IBRYAMOVA Sevinch Mehmedova, nata in Bulgaria il 22.08.1978. TALLUTO peraltro risulta essere stato socio accomandatario della società SEVINCH s.a.s. che si occupava della gestione di un bar in via Bobbio n.14 di Torino. L'attività d'intercettazione sull'utenza in uso a MIRANTE Nicola testimoniava l'esistenza di un rapporto di natura confidenziale tra lo stesso MIRANTE e IBRYAMOVA Sevinch Mehmedova. (…)»

Senza addentrarci ulteriormente nei dettagli di questo punto, si deve procedere, invece, ad accennare, quantomeno, alla questione connesse, relativa alla vicenda di ESPOSITO Mauro, così introdotta dal GIP che dispose le misure cautelari dell'Operazione “SAN MICHELE”:
«... le vicende sopra descritte e che hanno condotto di fatto all'estromissione di IMPELLIZZERI dalla gestione del "GRUPPO R.E.A. srl" in favore di MIRANTE Nicola, appaiono analoghe e strettamente connesse a quelle, successive, che hanno invece coinvolto ESPOSITO Mauro, inizialmente nominato direttore dei lavori dalla società EDILRIVOLI, detentrice della commessa per la realizzazione del complesso immobiliare denominato "Residenza San Carlo". In questo caso le conversazioni telefoniche intercettate hanno documentato giorno per giorno l'intera vicenda, dimostrando come MIRANTE abbia posto in essere specifiche minacce nei confronti di ESPOSITO e come egli abbia coinvolto direttamente, nella gestione della lunga e complessa trattativa per giungere ad un compromesso con ESPOSITO, tutto il gruppo oggetto di indagine, con plurimi incontri con AUDIA Mario, DONATO Antonello, CREA Adolfo, ZUCCO Urbano (questi ultimi, a loro volta, coinvolti da ESPOSITO stesso)». A seguito delle minacce di MIRANTE ed un tentativo di “accordo” (nell'interesse del MIRANTE) da parte di ZUCCO Urbano (poi arrestato nell'ambito dell'inchiesta “MINOTAURO”), l'ESPOSITO «si vedeva quindi costretto a rassegnare le proprie dimissioni, formalizzate con una lettera 2.12.2010, indirizzata al responsabile dell'U.T.C. del Comune di Rivoli, all'A.S.L., all'Ispettorato del lavoro, alla EDILRIVOLI ed al Gruppo R.E.A. Srl». A seguito dell'invio delle dimissioni «anche agli Uffici del Comune di Rivoli determinava un dialogo tra ESPOSITO e l'Ingegner AGNOLIN Ivo, responsabile dei lavori pubblici del Comune di Rivoli, a seguito della quale lo stesso AGNOLIN riferiva quanto appreso da ESPOSITO a MIRANTE, causando l'ira di questi contro ESPOSITO (il quale si era rivolto a AGNOLIN sostanzialmente accusando MIRANTE di ricattare la proprietà e di utilizzare metodi "mafiosi")». A seguito degli incontri con il funzionario comunale, il MIRANTE procedeva con il contattare «AUDIA Mario ed utilizzando un linguaggio criptico con l'evidente scopo di dissimulare il reale oggetto della conversazione chiedeva se avesse a disposizione un artigiano per fare dei non meglio specificati lavori "...sono andato a fare un giro in cantiere... volevo chiederti se avevi qualche artigiano che conoscevi che mi poteva aiutare! Se c'era qualche artigiano che conoscevi... perché devo fare un lavoro ma poi insomma... vediamo un attimo! // al massimo se e 'è sentiamo anche Lino se è disponibile per fare dei lavori!”».
Ad un certo punto «MIRANTE Nicola aggiungeva che tuttavia per l' ESPOSITO il peggio non era ancora arrivato, e che ora lo avrebbe "offeso" nel senso letterale del termine; aggiungeva che la mattina seguente aveva un appuntamento a Volpiano e che l'indomani mattina avrebbe saputo se l'ESPOSITO era stato nuovamente avvicinato (affermazioni, come si vedrà, da mettere in collegamento tra di loro) e di essere certo che questa volta avrebbe passato un brutto Natale e sarebbe stato tanto spaventato da avere un ictus "... Bene! In una certa maniera... lo offendo nel vero senso della parola! Ma oramai lui sta provando ad intimorire perché ormai non c'è più niente da fare... // "... lui adesso sta preparando un tentativo di difesa! ma lui non ha mica capito una cosa! non ha mica capito che ... ancora il peggio deve venire! Io adesso ancora non so se gli hanno pariato, domani mattina lo saprò! e... quindi... perchè ci sono dei tempi tecnici non dipendenti da me ma dipendenti magari da terzi o da altre persone... però poi quello lì è l'ultimo dei problemi! Con questo non vuol dire che chiunque gli possa parlare noi non andiamo avanti! Perché noi dobbiamo andare avanti, oramai... questo non è... // ... si... ma tanto non bisogna avere fretta... con queste cose... non bisogna fare gli errori che fa lui... lui si fa prendere dalla rabbia e dalla fretta! Guarda che questo qua... passerà un brutto natale, Fabrizio, eh!... secondo me gli viene veramente l'ictus!". (…) L'appuntamento delle ore 9.00 al quale MIRANTE fa riferimento nella conversazione che precede (e che è da mettere in collegamento con l'apprendere se ESPOSITO era stato "contattato" da terzi) era stato concordato nel corso dello stesso pomeriggio del 21.12.2010, tra MIRANTE Nicola, AUDIA Mario, FARACE Lino e MOTTA Pasquale ( ) . L'incontro era stato fissato per l'indomani alle ore 9.00 presso il distributore Tamoil di Volpiano. Alla luce di ciò assume pertanto grande rilevanza l'affermazione di MIRANTE, contenuta nella conversazione che precede, secondo la quale ESPOSITO "non ha mica capito che ... ancora il peggio deve venire! Io adesso ancora non so se gli hanno parlato, domani mattina lo saprò! e... quindi... perchè ci sono dei tempi tecnici non dipendenti da me ma dipendenti magari da terzi o da altre persone..."».
Come annotava il GIP «si registrava l'intervento nella vicenda di CREA Adolfo e ZUCCO Urbano, su richiesta dell'ESPOSITO per comporre la controversia. ESPOSITO Mauro, estromesso dai lavori, minacciato e sottoposto a pressioni e verosimilmente atti ritorsivi, anziché denunciare alle Autorità quanto accadeva si rivolgeva ad esponenti della 'ndrangheta operanti nel torinese - ZUCCO Urbano e CREA Adolfo - affinché intercedessero in suo favore presso il MIRANTE per porre fine alla vicenda
. Ciò è quanto emerge dalle dichiarazioni rese da ESPOSITO Mario il 15.7.2011, nonché dalle risultanze delle intercettazioni telefoniche e dei servizi di osservazione. (…)»

La forza di intimidazione ed il controllo del territorio, al nord, a Torino, è altro elemento emerso dall'inchiesta sul sodalizio 'ndranghetista facente capo ai GRECO-DANATO ed AUDIA.

Esemplare, in questo caso, è la questione del COLELLA Martino, «soggetto vicino all'associazione», che avviata una relazione sentimentale con TREVISAN Silvia, ex compagna del suo testimone di nozze PURPURA Marco. Quest'ultimo, informato dalla ex moglie di COLELLA della relazione esistente tra i due, il 26 maggio 2012 a Settimo Torinese, affrontava i COLELLA Martino«percuotendolo e minacciandolo di morte». Il COLELLA anziché denunciare l'episodio cercava di contattare telefonicamente, il 26 maggio 2012, l'AUDIA Mario. Visto che quest'ultimo non rispondeva (si trovava, secondo quanto emergeva della intercettazioni, in Montenegro), il COLELLA contattava il DONATO Antonio detto Antonello. Questi, trovandosi presso l'albergo-ristorante “PRINCIPE DE CURTIS” a Diano Marina, gli diceva di contattare il fratello DONATO Gianluca che «immediatamente si interessava della cosa». Dalle intercettazioni emergeva che DONATO Gianluca, GRECO Roberto e SPADAFORA Luigi «si recavano a parlare dell'accaduto dapprima con COLELLA Martino ed in seguito con PURPURA Marco...». Come annotava il GIP: «La situazione degenerava ulteriormente il 6 luglio 2012, data in cui MASCOLO Luigi informava DONATO Antonello di aver appreso della volontà di PURPURA Marco di attentare alla vita di COLELLA utilizzando un'arma da fuoco. DONATO Antonello dapprima riferiva all'interlocutore che la compagine era già intervenuta per dirimere la questione (cfr. "...si lo so... siamo andati noi ad appaciargli la storia... perché adesso cosa ha fatto? // ma io lo so perché un giorno si sono cartellati e poi Martino mi ha chiamato a me... e io ero qua! E gli ho mandato... l'anonima sequestri... "), poi si informava dell'attendibilità delle notizie apprese da MASCOLO, dicendosi disposto, in caso di un reale pericolo, a fermare PURPURA "...gli dico tu spari a Martino e poi qualcuno spara a te! // ma l'ha detto già a qualcuno? // socio se lo sai già dimmelo così gli spariamo prima!"...».

Un altro caso esemplare del punto in esame è la vicenda relativa al NAPOLI Michele. Questi «avendo intenzione di avviare un'attività commerciale di vendita di autovetture a Rivalta, prima di intraprendere tale iniziativa chiedeva a DONATO Antonello se tale zona ricadesse sotto la sua influenza e se avesse potuto godere della sua protezione in caso di visite da parte di soggetti malintenzionati».Senza troppo addentrarci nella vicenda risultano significative per inquadrare la questione le prime righe con cui il GIP di Torino ha affrontato la vicenda: «... il 1° aprile 2011, alle 16.06, NAPOLI Michele chiedeva all'interlocutore DONATO Antonio, detto Antonello una vera e propria autorizzazione per intraprendere un'attività imprenditoriale (cfr. le espressioni: "...lo sai che ho bisogno del tuo benestare.... se tu mi dici vai... allora io vado... se tu mi dici no.... io non vado..."). DONATO Antonello, stupendo l'interlocutore, lo precedeva dimostrando di essere già a conoscenza della cosa e aggiungeva addirittura di essere già stato interessato da una terza persona che gli aveva chiesto informazioni su chi stesse aprendo l'attività e di avere detto che si trattava di un suo amico: "a Rivalta! // no vicino alla rotonda no? // [ride] sono un indovino... hai visto socio... // ti hanno visto già socio... la... bazzicare a piedi... // uno mi ha detto: <come dobbiamo fare... c'è un vostro amico qua?>... gli ho detto è un amico lasciatelo stare... ". La gratitudine di NAPOLI Michele era tale, che dopo avere chiesto ancora una volta se avesse potuto stare tranquillo, chiedeva all'interlocutore cosa avesse dovuto portare per sdebitarsi: "... minchia socio... siamo coperti allora se sai tutto // eh... senti siamo a posto là? // bravo.... bravo bravo socio... vedi che ti voglio bene... cosa ti devo portare un Cliquot... cosa vuoi dai... ". NAPOLI Michele chiedeva per un'ultima volta se quindi potesse ritenersi al sicuro (cfr. "quindi sono a posto?") e DONATO Antonello lo tranquillizzava (vds "ma si che li è tranquillo stai sereno...")...».

Come ultimo elemento di assoluto interesse dell'inchiesta “SAN MICHELE”, per far comprendere pienamente la capacità di penetrazione della 'ndrangheta anche nell'ambito istituzionale, vi è quanto riguarda la vicenda strettamente connessa all'ARDIS Giovanni (e non solo).
Prima di tutto chi è ARDIS? Era un investigatore privato privo dell'autorizzazione prefettizia che operava unitamente agli esponenti del sodalizio della 'ndrina dei GRECO-DONATO.
Uno degli elementi mappati dall'inchiesta, con riferimento all'ARDIS Giovanni, unitamente al DONATO Vincenzo e BOCCHINO Giovanni veniva così sintetizzato dal GIP: «BOCCHINO Giovanni quale Maresciallo Capo in Servizio presso la Stazione Carabinieri di Beinasco, abusivamente si introduceva, nell'interesse di ARDIS Giovanni e DONATO Vincenzo che gliene avevano fatto richiesta, nel sistema informatico denominato S.D.I. (Sistema di Indagine), in dotazione alle forze di polizia, sistema protetto da misure di sicurezza, con abuso dei poteri e violazione dei doveri inerenti la funzione di ufficiale di p.g. e con violazione delle direttive concernenti l'accesso allo S.D.I. da parte di appartenenti alle forze dell'ordine e all'Arma dei Carabinieri...». Un altro elemento è invece riguardante l'ARDIS Giovanni, unitamente al BOCCHINO Giovanni ed al MIRANTE Nicola,ed in questo caso con il medesimo accesso abusivo alla banca dati S.D.I. venivano reperite informazioni sul MIRANTE Nicola, l'AUDIA Mario ed il DONATO Antonio, da parte del BOCCHINO Giovanni quale Maresciallo Capo in Servizio presso la Stazione Carabinieri di Beinasco. Il BOCCHINO procedeva quindi ad informare degli esiti di tali accessi l'ARDIS Giovanni che quindi informava gli esponenti della 'ndrina.
Il
BOCCHINO Giovanni (maresciallo dell'Arma), come ha annotato il GIP, acquisiva illecitamente informazioni che «dovevano rimanere segrete o riservate, riguardanti DONATO Vincenzo e MIRANTE Nicola» fornendo all'ARDIS che «venuto in possesso delle anzidette notizie di ufficio inerenti l'esistenza di procedimenti penali coinvolgenti DONATO Vincenzo e MIRANTE Nicola, le comunicava agli stessi DONATO Vincenzo e MIRANTE Nicola al fine di procurare un ingiusto profitto rappresentato dalla acquisizione di informazioni diversamente non conoscibili»

Non ci addentriamo qui sugli altri capitoli dell'inchiesta, a partire dalle manovre per garantirsi una fetta del business della TAV, con tanto di summit in Calabria. Per questo, al momento, si rimanda a quanto dettagliato nell'Ordinanza del GIP che da tempo abbiamo pubblicato integralmente (leggi qui), così come all'Informativa del ROS del 2011 che abbiamo recentemente rilanciato per la vicenda dei VENTRE (leggi qui). Quello che qui volevamo ricostruire è uno spaccato della pratica 'ndranghetista, così che non si confondano tali soggetti con le categorie di "imprenditori".


DA SAN MAURO MARCHESATO E TORINO ALLA LIGURIA, AFFARI E RELAZIONI

I GRECO-DONATO, ovvero il nucleo cardine della 'ndrina distaccata (al Nord) con le proprie radici a San Mauro Marchesato, non poteva che trovare terreno di insediamento anche in Liguria, in quella terra della potente massoneria a cui la 'ndrangheta è legata a doppia mandata dai tempi della Loggia P2 e delle Logge coperte che si sono evidenziate con l'inchiesta su TEARDO. Ed allora uno dei tasselli della 'ndrangheta crotonese, quella del GRANDE “luntrune” ARACRI e del MARRAZZO Sabatino legato alla Massoneria di Vibo Valentia e con pesantissime entrature istituzionali ben protette dalla quasi impenetrabile ombra con cui ha saputo avvolgere la propria cosca e i suoi concorrenti esterni, la ritroviamo, come avevamo già accennato tempo addietro, ad esempio, nel ponente ligure.

 

Avevamo già indicato che vi è un radicamento, ad esempio, dei GRECO-DONATO ad Andora, in provincia di Savona, dove – guarda le coincidenza – si sono viste promuovere devastanti cementificazioni (con sbancamenti di colline o in prossimità del litorale, ovvero in sottoposta a vincolo), con imprese ed impresari con base a Torino, in diversi casi con però radici in Calabria. Ad Andora abbiamo trovato la GRECO Chiara con il DONATO Cosimo e quindi anche i figli, a partire da Gianluca.

 

Più a ponente, a Diano Marina - territorio delle 6 'ndrine su 6 mila abitanti – è emersa l'attività economica ligure dei GRECO-DONATO nell'ambito del settore turistico e della ristorazione. Infatti il DONATO Antonio Antonello (che risultava anche in contatto, ad esempio, con il DE MARTE Salvatore - nella foto a lato con la SCIGLITANO Chiara -, della nota famiglia di Seminara legata ai PELLEGRINO, operante nell'imperiese e con ampia influenza proprio sulla zona del golfo dianese) gestiva l'hotel e ristorante “PRINCIPE DE CURTUS”, ove spesso si riuniva con i suoi cumpari. Emblematica la foto in cui la GRECO Marina lo definisce “il vero Principe”:




A Sanremo troviamo invece DONATO Amelia, figlia di DONATO Giovanni. E' al battesimo della figlia dell'Amelia che, come si è visto, era sceso il DONATO Antonio detto Antonello.

 

Interessante notare come sia evidenziato pubblicamente il rapporto tra la famiglia DONATO-GRECO (della 'ndrina distaccata a Torino della cosca di San Mauro Marchesato) con FERA Antonio (foto a lato) ed i suoi figli Giuseppe e Valentina.

Si tratta dei FERA della “EDILFERA SRL”, impresa edile di Sanremo con unità locale nel torinese, i cui soci ed amministratori sono per l'appunto il FERA Antonio (51%), FERA Giuseppe (25%) e FERA Valentina (24%). FERA Antonio, nato - nel 1950 - proprio nel Comune di San Mauro Marchesato (ovvero la “terra madre” della 'ndrina dei GRECO-DONATO), è un politico di quel centrodestra che in questo territorio ha come incrollabile punto di riferimento SCAJOLA Claudio. E' stato Assessore del Comune di Sanremo nella passata amministrazione ed attualmente è Consigliere Comunale sempre a Sanremo. Se prima delle scorse elezioni regionali è stato chiamato a raccolta presso Villa Ninina direttamente da SCAJOLA Claudio per sostenere la candidature del nipote Marco (ora assessore della Giunta Toti), l'ultima uscita pubblica proprio all'ultima tappa - dopo le dichiarazioni di Ventimiglia - del mini tour di SCAJOLA tra Imperia, Arma di Taggia, Ventimiglia e Sanremo.

Molteplici sono i messaggi di amicizia e di evidente conoscenza dei FERA nei confronti dei DONATO-GRECO. C'è “un caro abbraccio” del FERA Antonio al DONATO Carmine (marito dalla GRECO Chiara e padre di DONATO Antonio detto Antonello e di DONATO Gianluca), che contraccambia con “un abbraccio anche a te”. C'è il FERA Giuseppe che chiama DONATO Giovanni “lo zio Jonny” e poi ci sono molteplici altri messaggi, come quelli della FERA Valentina che ricorda anche “il giorno che scegliesti quell'abito” con riferimento all'abito da sposa della DONATO Amelia, che a sua volta ricorda le “emozioni” non solo del proprio matrimonio ma anche di quello della FERA Valentina. Eccone alcuni:

 



 

NEL 2013 LANCIATI CON IL M5S

I fratelli DONATO Antonio detto Antonello Gianluca, mentre erano pienamente attivi - come documentato dall'inchiesta "SAN MICHELE" nell'ambito 'ndranghetista, dalle loro pagine facebook, erano lanciati nel sostegno al M5S, come testimoniano, ad esempio, questi loro post di allora:



 

 

 

Un loro stretto cugino (in contatto con i vari GRECO e DONATO, da San Mauro Marchesato a Torino...), DONATO Salvatore, oltre ad esempio, ad esprimere un "grandi cugini" (con riferimento ai due 'ndranghetusi), risultava un vero e proprio attivista del M5S, tando da indicarlo anche nella propria "professione" su facebook:













Lo stesso DONATO Salvatore, tra una manifestazione e l'altra del M5S si dilettava a farsi scattare foto con alcuni Parlamentari del M5S... 


P.S.
Secondo noi i componenti di famiglie di 'ndrangheta devono sentire l'isolamento sociale più assoluto. Non meritano un saluto, nessun rispetto e nessun riconoscimento, nemmeno, quindi, amicizia. Chi nasce in una famiglia di 'ndrangheta e vuole rispetto sociale deve rompere quel legame di sangue. Si deve dissociare, deve denunciare apertamente quell'infamia che è la mafiosità della propria famiglia di origine. Deve avere la dignità e l'onore di denuncire ciò che conosce di quelle dinamiche criminali, schierandosi con lo Stato e la Legalità. Se non si rompono i rapporti, tutti i rapporti con i parenti della famiglia 'ndranghetista, chiundendo quindi anche ogni frequentazione con essi, non si fa altro che rafforzare quella stessa famiglia che è simbolo ed essenza del disonore. Ora si conoscono bene le facce, i nomi, anche di questa 'ndrina ed ognuno può fare la sua parte: isolandoli e facendogli sentire il più totale disprezzo sociale. La loro forza di intimidazione cessa nel momento in cui sono posti all'angolo socialmente, e così il loro potere evapora!



P.S. 2
Qualche altro scatto di "famiglia"








 

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