Quel MONTELEONE (anzi “quei” MONTELEONE) e le brutte abitudini
Rosario MONTELEONE non è il peggio, ma è certamente un esempio emblematico del peggio che la politica offre. Alla guida dell'UDC ligure, nel saldo legame con la Curia, ha condizionato pesantemente la politica in questa regione, nella sua solida alleanza con Claudio BURLANDO. L'esempio forse più eclatante della lottizzazione sfrenata perpetuata in questi anni è, crediamo, quella che ha coinvolto anche il principale Ospedale Pediatrico d'Europa, l'Istituto G. Gaslini, dove il Consiglio di Amministrazione è praticamente targato UDC e dove con LORENZELLI è entrato anche il farmacista Donato BRUCCOLERI, lo stretto parente del Totò “Vasa Vasa” CUFFARO.
MONTELEONE Rosario è un elemento portante di un blocco di potere (strettamente connesso a quello di BURLANDO) con ombre pesanti che qualcuno si è ostinato a non vedere per troppi lunghi anni.
Salvatore MONTELEONE, fratello del politico, è un agente dell'Arma dei Carabinieri ma che, per cosa è avvenuto, non dovrebbe esserlo. Un Carabiniere che presenta una denuncia falsa all'Autorità Giudiziaria non può continuare ad indossare la divisa. Un Carabiniere che prova a farsi riconoscere i benefici per un “ferimento in Servizio” quando questo ferimento è invece stato – come accertato – occasionale mentre era in Licenza (ovvero in ferie), non può essere rappresentante dell'Arma. Un Carabiniere che non ha i requisiti di idoneità fisica per accedere al corso e concorso di Maresciallo e non solo vine ammesso ma lo vince pure, divenendo Maresciallo, è un oltraggio all'Arma ed ai Carabinieri che operano con lealtà.
Ora andiamo a ripercorrere i profili di questi due fratelli...
Rosario MONTELEONE come avevamo già documentato ampiamente in più occasioni, è quel politico dell'UDC che dalle risultanze degli Atti dell'indagine “IL CRIMINE” (della DDA di Reggio Calabria) emergeva aver incassato i voti della 'ndrangheta, per volere dell'allora capo-locale di Genova GANGEMI Domenico – detto “Mimmo” -, alle elezioni regionali del 2005 (quando era nella “MARGHERITA” in colazione con Burlando) e che poi incassò pure 700 tessere per vincere il congresso dell'UDC in Liguria sempre dagli uomini della 'ndrangheta. La DDA di Genova, coordinata – in allora - dal proc. agg. Vincenzo Scolastico ricevette quelle carte da Reggio Calabria, con quelle risultanze, ma non indagò MONTELEONE Rosario. Il ROS di Genova nell'ambito dell'indagine “MAGLIO 3” segnalò chiaramente il MONTELEONE Rosario alla DDA di Genova perché emergeva il politico aveva proposto un “armistizio” agli uomini della 'ndrangheta genovese per cercare di ottenere i loro voti anche nelle elezioni regionali del 2010, ma la DDA di Genova – allora con indagine seguita dal proc. agg. Scolastico e dal pm Lari – ancora una volta non ritenne che MONTELEONE Rosario dovesse essere indagato e intercettato. Allo stesso modo non procedettero i due magistrati della DDA genovese appena citati ad intercettare nemmeno un altro esponente dell'UDC, quel Pietro Ferdinando MARANO titolare dell'agenzia di finanziamenti ove operava il boss GARCEA Onofrio, che in parallelo all'attività di usura si impegnava (lo segnalavano gli uomini del ROS) per fare campagna elettorale a sostegno del MARANO e, quindi, indirettamente anche a MONTELEONE, essendo gli stessi candidati dell'UDC nella lista per le elezioni regionali del 2010. Il MARANO sarà intercettato solo dopo la fuga del GARCEA e quindi solo dopo le elezioni regionali del 2010 (lo scrive nero su bianco il ROS anche questo). MONTELEONE Rosario festeggiava la sua rielezione in Regione, nel 2010, con una cena presso il ristorante del noto boss di Cosa Nostra CALVO Giovanni – detto “Gianni” -, ovvero all'AMBANATA di Via Vezzani, nel quartiere di Rivarolo, roccaforte della mafia siciliana a Genova. Lo stesso MONTELEONE ammetterà di aver festeggiato in quel ristorante, addebitando la scelta all'allora consigliere comunale del suo medesimo partito, l'UDC, Umberto LO GRASSO (poi passato all'Italia dei Valori di Di Pietro), come se lui non sapesse chi fosse il CALVO, già indagato di recente anche dalla DDA di Firenze nonché indicato addirittura dalla prudente Commissione Parlamentare Antimafia nel lontano 1995. Anche in questo caso l'allora DDA genovese non ritenne di dover indagare il MONTELEONE, così come immobile rimase anche davanti ad altri rilievi, quelli relativi ai nota famiglia MAMONE. Se Giudice del Tribunale di Genova nella sentenza di condanna di Gino MAMONE e Paolo STRIANO per corruzione, relativamente alla pratica della variante urbanistica dell'area dell'ex Oleificio Gaslini, scrive che dalle intercettazioni emerge che il “referente politico” dello STRIANO fosse il MONTELEONE Rosario, per l'allora DDA non scatta l'allarme nemmeno questa volta. In fondo anche la pesante indagine “PANDORA”, coordinata dal pm Francesco Pinto con il Gico della Guardia di Finanza di Genova, qualcuno ha cercato di farla passare quasi in sordina, come se nemmeno esistesse, ed anche qui, non solo emerge il ruolo chiave dei MAMONE, indicati con il Gino MAMONE, quale punto di contatto tra politica ed imprese con la 'ndrangheta, ma anche i contatti del MAMONE con gli uomini più fedeli di Claudio BURLANDO e direttamente, sempre, con Rosario MONTELEONE. [vedi qui]
Nel frattempo MONTELEONE Rosario, divenuto Vice-Presidente del Consiglio Regionale della Liguria nel 2005, nel 2010 era promosso Presidente dello stesso Consiglio Regionale, venne anche nominato Cavaliere dal Presidente della Repubblica e "grande elettore" per l'elezione del Presidente della Repubblica.
Se il 23 ottobre 2013 queste cose le abbiamo ribadite e documentate (!!!), in fila, una dopo l'altra, nella Memoria Difensiva consegnata al Giudice del Tribunale di Torino in risposta alle querele del pm Alberto LARI e della sua consorte Afra SERINI (alle dipendenze in Regione Liguria dell'Ufficio di Rosario MONTELEONE) contro la Casa della Legalità [vedi qui il testo integrale della Memoria] alla Procura di Genova qualcosa si stava muovendo.
E' del 18 ottobre 2013 la notizia che MONTELEONE Rosario era indagato dalla Procura di Genova per la peculato e falso in merito alla gestione dei fondi istituzionali della Presidenza del Consiglio Regionale e del gruppo consigliare dell'UDC.
L'indagine, coordinata dal pm Pinto e seguita dalla Guardia di Finanza, è centrata sugli anni 2010-2011. In questo lasso di tempo il MONTELEONE Rosario ha prelevato in contante dai fondi del gruppo UDC della Regione Liguria, 189 mila euro (giustificandone la metà) e 34 mila euro prelevati dal conto dell'Ufficio di Presidenza della Regione.
Una media di 8 mila euro al mese, in aggiunta al già alto stipendio di Presidente del Consiglio Regionale. Mentre attinge a questi fondi per le spese, dai “conti personali” ha invece esigui movimenti in uscita. Dopo lo scoppiare dello scandalo, nel 2012 (sui fondi della Regione Liguria) si riducono i prelievi di MONTELEONE Rosario dal conto dei fondi istituzionali ed aumentano le spese sostenute dal MONTELEONE Rosario con i soldi dei suoi conti personali. Sospetta questa “inversione” di tendenza, così come sospetto è anche un bonifico effettuato - dopo l'esplodere dello scandalo (e delle inchieste) sull'utilizzo illecito dei fondi istituzionali da parte dei politici – dal MONTELEONE Rosario sul conto istituzionale del gruppo UDC della Regione. Quasi un tentativo di far rientrare parte dei fondi prelevati dello stesso (e non giustificati) che, comunque, non cancellano in alcun modo il peculato.
Il Capogruppo dell'UDC in Regione, Marco LIMONCINI, indagato insieme a MONTELEONE Rosario, riporta “Il Secolo XIX”, ha raccontato, durante il suo interrogatorio, che MONTELEONE Rosario prelevava dal conto dell'UDC anche 11 mila o 5 mila in contanti alla volta. LIMONCINI non solo conferma che quanto scoperto dalla Finanza e contestato dalla Procura è vero (mentre il MONTELEONE Rosario continuava a ripetere che era solo un “grosso equivoco”), ma dichiara che era a conoscenza della questione e che più volte l'aveva segnalata a MONTELEONE Rosario, che gli rispondeva che non c'erano problemi, che l'importante era che le pezze giustificative rientrassero entro fine legislatura e, comunque, avrebbe risulto tutto lui.
Forse ci ha provato, MONTELEONE Rosario, a far “quadrare i conti” anche se circa 100.000 euro erano finiti nel suo “buco nero”... forse ha pensato che essendo lui stesso il Presidente della Commissione addetta al controllo delle spese dei gruppi istituzionali, non avrebbe avuto problemi a far certificare la correttezza dei suoi prelievi... Ma questa sorta di “autocertificazione” non fa quadrare i conti ed il ripetere che è solo un “grosso equivoco” non ha cancellato i fatti contestatigli dalla Procura... Risultato l'autocertificazione non ferma l'indagine!
Per un soffio, con le dimissioni da Presidente del Consiglio Regionale della Liguria (ma non da Consigliere Regionale), rassegnate il 29 ottobre, a seguito dell'interrogatorio, ha evitato di essere sospeso dall'incarico per provvedimento cautelare dell'Autorità Giudiziaria. Le dimissioni presentate da lui come un gesto di “buona volontà” hanno fatto decadere la possibilità di esecuzione del provvedimento cautelare già richiesto dalla Procura nei suoi confronti, in quanto dimettendosi dalla carica di Presidente del Consiglio Regionale non può reiterare il reato e non può inquinare le prove (Come ricordato dal Procuratore Capo di Genova non è possibile per la Procura richiedere ed ottenere un provvedimento cautelare che sospenda MONTELEONE (o altri) dalla carica di semplice “consigliere regionale”).
Ora, al di là dell'aspetto penale che sarà perseguito dalla Magistratura, c'è una chiara questione politica che il caso di MONTELEONE Rosario pone. Un politico come lui, con un percorso che, sinteticamente, abbiamo illustrato nelle sue ombre e documentato punto per punto, non avrebbe già dovuto essere posto fuori dall'agorà politica per quella semplice questione etica che tanto riempe la bocca nel dibattito pubblico? Noi crediamo di sì. Anzi, di più. Noi crediamo che sia il “sistema” di cui MONTELEONE Rosario era (ed è) tassello importante, cioè quel “sistema” che è costituito dal blocco di potere gestito da Claudio BURLANDO, dovrebbe andare a casa porgendo le dovute scuse alla comunità.
Questa partita non è quella che si gioca nelle aule di Tribunale, è una partita che una comunità matura affronta e risolvere nell'ambito civile, sociale, politico, indipendentemente dalla rilevanza o non rilevanze penale dei fatti che sono, tutti, sotto gli occhi di ogni cittadino.
Salvatore MONTELEONE, come abbiamo già documentato e denunciato è quell'Agente dell'Arma dei Carabinieri che scese ad Africo (RC) per passare il capodanno, in licenza, e venne, drammaticamente, ferito da un proiettile vagante ad un occhio. Se sul posto, nell'immediatezza del ferimento, presentò denuncia ai suo colleghi dell'Arma della Compagnia di Bianco (RC), e le indagini espletate, così come anche l'archiviazione dell'indagine da parte della Procura di Locri, confermarono quanto denunciato del MONTELEONEO Salvatore (ferimento occasionale per proiettile sparato da ignoti durante i festeggiamenti di capodanno), quando rientrò a Genova il MONTELEONE Salvatore presentò però una nuova denuncia in cui affermava che era stato “ferito in servizio”. Già questo piccolo “dettaglio” di una denuncia falsa presentata dal MONTELEONE Salvatore, agente dell'Arma in servizio (in allora come vice brigadiere), avrebbe dovuto, crediamo, far ritenere incompatibile la permanenza del MONTELEONE nelle fila della benemerita. Chi di dovere, all'interno dell'Arma, valutò invece che nulla ci fosse di inopportuno e scorretto nel fatto che un Carabiniere presentasse denunce false all'Autorità Giudiziaria e così MONTELEONE Salvatore è rimasto in servizio.
La seconda denuncia presentata dal MONTELEONE Salvatore (quella smentita delle indagini dei Carabinieri di Bianco e dalla Procura di Locri, nonché dalla sua prima denuncia e dal dettaglio di aver dichiarato di essere “in servizio” quando invece era in “licenza”, alias ferie) non era un elemento così, avvenuto perché il MONTELEONE non sapeva come passare il tempo, ma perché con quella seconda denuncia procedeva a chiedere che l'Arma dei Carabinieri, ovvero il Ministero della Difesa, gli riconoscessero tutti gli indennizzi previsti dalla legge per essere stato “ferito in servizio”. Se il Ministero della Difesa ovviamente non ci casca e respinge la richiesta del MONTELEONE Salvatore, effettuata sulla base della seconda (falsa) denuncia, il MONTELEONE Salvatore ricorre prima al Tar e poi al Consiglio di Stato per farsi riconoscere dal Ministero della Difesa quanto spetta ai “feriti in Servizio”, anche alla luce dell'invalidità fisica conclamata conseguente al ferimento. Sia il Tar che il Consiglio di Stato – come abbiamo documentato e denunciato – danno torto al MONTELEONE Salvatore perché i fatti smentiscono la sua seconda denuncia e la sua, quindi, ingiustificata pretesa.
Ci si aspetta che dopo questo perpetuarsi dell'azione del MONTELEONE Salvatore che da Carabiniere cerca di fregare l'Arma e, con questa, lo Stato, il MONTELEONE Salvatore sia stato posto fuori dall'Arma o che, quantomeno, abbia subito un qualche provvedimento da parte dei vertici dell'Arma... ed invece nulla!
Non solo. Il MONTELEONE Salvatore con invalidità per cui chiedeva tutti gli indennizzi del caso partecipa al corso e concorso per la promozione a Maresciallo. Non ha, ovviamente, la totale idoneità fisica per parteciparvi. Si pensa che venga escluso ed invece come se nulla fosse passa il concorso e conquista la promozione a Maresciallo. Ed anche qui nessuno ha mai chiesto conto a lui ed a chi ha avvallato tale “promozione” incompatibile con l'invalidità del soggetto.
Così il MONTELEONE Salvatore dopo aver tentato – con una falsa denuncia – di fregare l'Arma è stato anche promosso – non avendo l'idoneità fisica per esserlo – e quindi incassa i vantaggi da ciò derivanti. Resta da capire se per il MONTELEONE Salvatore sia stato adottata anche una qualche deroga sugli orari d'ufficio. Infatti lo stesso MONTELEONE Salvatore, durante il periodo in cui alla guida del Comando dei Carabinieri di Alassio vi era il Mag. Sighinolfi, usciva tranquillamente, in divisa, dalla Caserma, e se ne andava a farsi la spesa, passava da casa a posarla, sostava li per un po' e quindi, con tutta calma, sul suo scooter faceva ritorno sul posto di lavoro che aveva lasciato per gli affari suoi. Su questo, oltre a diverse testimonianze, abbiamo anche un video che dimostra una giornata tipo del MONTELEONE Salvatore “in servizio” che si fa la spesa... Un video che è stato anche recapitato - a quanto sappiamo - alla Guardia di Finanza.
Anche in questo caso, come per quanto concerne il fratello Rosario MONTELEONE, vi è una questione che va ben oltre alle questioni penalmente rilevanti. Anche in questo caso vi è una questione etica che l'Arma dei Carabinieri per prima dovrebbe affrontare perché non ci pare corretto che a fronte di tanti agenti e ufficiali che danno l'anima (ed a volte la vita) per la tutela della Legalità, qualcuno nell'Arma, con il grado di Maresciallo, possa permettersi di fare ciò che ha fatto MOTELEONE Salvatore, gettando, agli occhi della comunità, discredito sull'Arma dei Carabinieri e quindi sullo Stato.