Calcio, scommesse e cosche. Riparte il campionato
In Italia il Calcio è intoccabile. Il fideismo che lo avvolge non permette nemmeno a chi lo segue di comprendere che il condizionamento esterno è devastante e che gli interessi in “gioco” son ben altri rispetto a quelli della “bandiera”! Sempre più spesso, e ad ogni livello, altri fattori, e non lo sport giocato sui campi, sono quelli che definiscono (prima del fischio iniziale di gioco) chi vince e chi perde. Chi può salvarsi da una retrocessione e chi invece può andare in Europa. Interessi illeciti che piegano tutto, mentre i tifosi si bevono qualunque giustificazione, pur di continuare a vedere uno “spettacolo”, negandosi la realtà di una “truffa” preconfezionata che si perpetua proprio grazie a molti degli “eroi” in calzoncini corti. Sono le scommesse che piegano i risultati... puri interessi economici di molti dei già ben pagati giocatori e allenatori... E' la criminalità organizzata, alias mafia, che come già avvenuto riesce ad inserirsi e sfruttare questa degenerazione dello “sport”...
Nella prima fase dell'indagine della Procura di Cremona erano emersi gli elementi che portavano anche la Camorra nella rete internazionale delle scommesse che piegavano i risultati dei campi. Nella seconda fase è riemerso invece, a Genova, quel legame pesante tra Cosa Nostra, tifoseria e giocatori, capace di condizionare i risultati. Si, perché quando si parla di “clan degli zingari”, con quei nomi dell'est, altro non si fa che richiamare quella componente della “decina” di Cosa Nostra attiva a Genova dei Fiandaca... Una storia che ritorna, quindi, visto che già nel passato la tifoseria del Genoa, con anche alcuni club di tifosi, si era evidenziata per pesanti contiguità con gli uomini di Cosa Nostra. Così come invece, sempre a Genova, ci si ritrova a giocare nelle file del Genoa, Sculli, il nipote prediletto del potente boss della 'ndrangheta Giuseppe Morabito, detto “u tiradrittu”.
Ed erano anni che si era detto e denunciato che al Ferraris vi era una pesante infiltrazione mafiosa... ma anche in questo caso tutto è passato nell'indifferenza, nel silenzio... meglio guardare alla palla che rotola da una parte all'altra del campo, senza porsi troppe domande. Così come ben poche domande ci si è posti nell'ambito del calcio dilettantistico, dei giovani, dei ragazzi. Genitori che incitano i propri figlioletti dalle tribune dei campetti e che non si accorgono, o forse è meglio dire che non vogliono accorgersi, che anche lì vi è una lunga mano di interessi diversi che regolano il gioco ed i risultati. Sponsorizzazioni o vere e proprie squadre usate dalla criminalità organizzata per riciclare soldi e per costruire il consenso ai loro boss, così come sponsorizzazioni e vere e proprie squadre usate come strumento per perpetuare fenomeni di corruzione, con false sponsorizzazioni, che nulla hanno a che fare con il calcio. Anche questo è un capitolo ben conosciuto da decenni a Genova, al Nord, come al Sud, anche questo ignorato, colpevolmente ignorato nel nome dello “sport” e della speranza di quelle famiglie che vedono i propri figli lanciati nella strada del successo calcisitico.
Alla vigilia del nuovo campionato pubblichiamo le due Ordinanze relative all'indagine della Procura di Cremona... Quei giocatori continueranno ad essere applauditi ed osannati, così come gli allenatori che si sono dimostrati piegati da questo sistema... I capi-tifosi legati a questo sistema continueranno ad essere ben accolti in gradinata ed in curva... saranno ancora presi da punto di riferimento delle rispettive tifoserie. Basterebbe poco per affossarli. Basterebbe che gli si facesse sentire il disprezzo più assoluto. Basterebbe isolare coloro che hanno contiguità e complicità con le cosche mafiose, in campo e sulle gradinate. Ma questo è meno rassicurante... bisognerebbe prendere atto della realtà e reagire... e questa pratica, in Italia, non è consueta. Buona lettura.
- La prima ordinanza - 2011 (formato .pdf)
- La seconda ordinanza - 2012 (formato .pdf)