La Casa della Legalità - Onlus è un'associazione nazionale di volontariato, indipendente ed opera senza finanziamenti pubblici o sponsor

seguici e interagisci suFACEBOOK TWITTER  YOUTUBE

CASA DELLA LEGALITA' E DELLA CULTURA - Onlus
Osservatorio sulla criminalità e le mafie | Osservatorio sui reati ambientali | Osservatorio su trasparenza e correttezza della P.A.

Speciale elezioni regionali Liguria 2020

Speciale elezioni regionali Liguria 2020

Lo speciale sulle elezioni regionali in Liguria 2020 con tutte le pubblicazioni

More...
Breakfast, Invisibili e 'ndrangheta stragista

Breakfast, Invisibili e 'ndrangheta stragista

By Casa della Legalità

Raccolta degli articoli pubblicati da Alessia Candito sul Corriere della Calabria...

More...
Qualche novità sui Fotia, tra passati e presenti

Qualche novità sui Fotia, tra passati e presenti

By Casa della Legalità

Il capo famiglia storico, Sebastiano, è tornato ad Africo, sepolto nella tomba di famiglia dei Bruzzaniti, i tre figli condannati a…

More...
'Ndrangheta in Liguria | il contesto che ha colpito Rolando Fazzari

'Ndrangheta in Liguria | il contesto che ha colpito Rolando Fazzari

By Casa della Legalità

Rolando Fazzari ha denunciato la 'ndrangheta, a partire dai suoi familiari. Lo hanno isolato e colpito, portandolo alla chiusura della…

More...

Home

Lettera aperta alla FIOM sul 16 ottobre

16 ottobre 2010, svolta o propaganda?[il testo delle Lettera aperta inviata alla Fiom ed in attesa di risposta... ad oggi, 18.10.2010, la Fiom non ha risposto, ha invece inviato una lettera l'Associazione Malati Infiammatori Cronici ed Immunitari Taranto]

Sabato 16 ottobre scendete in piazza e la difesa dei Diritti dei lavoratori è sacrosanta, ma c'è una questione che sarebbe opportuno chiarire e capire.

Prima di tutto vorremmo sapere perché negli anni proprio Voi avete sostenuto e sottoscritto contratti e accordi che cancellavano, passo dopo passo, il Diritto alla Salute e la Dignità dei lavoratori. A Genova e Taranto, ad esempio, avete avuto (a Taranto ancora oggi) posizioni di difesa dell'Ilva, senza chiedere una conversione a lavorazioni non inquinanti. Eppure sapevate e sapete che in quegli stabilimenti ci si ammalava e ci si ammala. Sapevate e sapete che gran parte dei lavoratori arrivavano alla pensione malati e con pochi anni di vita davanti per le gravi patologie. E così per altri impianti da sud a nord. E questo sacrificio della salute e della vita dei lavoratori in cambio di che cosa? Di qualche centinaio di euro in più sulla busta paga. Si ammette che questa linea è stata sbagliata e deve essere abbandonata?

L'altra questione non riguarda solo voi ma anche i precari, gli studenti, gli operatori della sanità e degli altri servizi pubblici... molti dei quali saranno in piazza il 16 ottobre prossimo.
Anche questa è molto semplice: in Italia oltre 1/3 del Pil è "nero", cioè ricchezza in mano alla criminalità finanziaria e mafiosa. Questo significa che la "cassa" dello Stato è vuota e che non solo l'economia ma anche la democrazia è minata alla radice dalla criminalità finanziaria e mafiosa. Questo problema ce lo vogliamo porre come priorità o no? Si comprende che se non si aggredisce l'economia "criminale" (finanziaria e mafiosa) non ci sono i soldi per mantenere i servizi pubblici (scuola, sanità, trasporti,...)?

Ed ancora: la strategia adottata (anche) dal vostro Sindacato per cercare di costruire un consenso è stata devastante perché ha sacrificato la tutela della sicurezza nei posti di lavoro (con qualche ora di sciopero al seguito del "rituale" morto), la mancanza di tutela della salute e dell'ambiente, la svendita della Dignità e la propensione a chiudere non uno ma due occhi davanti all'utilizzo di lavoro nero. Questo, tutto questo, nel nome di tutelare livelli occupazionali per poi chiedere in cambio voti. Lo si ammette e si volta pagina oppure ancora una volta la "mobilitazione" dei lavoratori perseguita è piegata alla propaganda?

Prima di sostenere questa manifestazione vorremmo capire se su questi punti vi è una comune condivisione e quindi una prospettiva, perché altrimenti se è una delle tante mobilitazioni che non guarda al problema dei problemi, quale è l'illegalità e l'assenza del rispetto del Diritto, della Dignità, della Salute e dell'Ambiente, allora non si comprende che contributo al cambiamento possa portare.



Leggi l'articolo di TARANTO OGGI - clicca qui


 
Lettera aperta alla Casa della Legalità e della Cultura
dell'Associazione Malati Infiammatori Cronici ed Immunitari Taranto

A voi che siete riconosciuti ed apprezzati cittadini senza bavaglio, scrivo questa lettera per rivolgervi due domande e ricevere, per quanto possibile, delle risposte.

La prima domanda è: perché quando si tratta di esprimere solidarietà per il lavoro, l'impegno è avvertito e si traduce quasi  automaticamente in un obbligo, mentre quando si tratta di anteporre salute e dignità al lavoro, la risposta è negativa?

Chi ha deciso che in questa nazione la tutela dell'attività produttiva debba venir prima della integrità e della dignità della persona?

Chi ha deciso che l'irrinunciabile Articolo 32 non è più valido ed è subordinato ad altri Articoli? Chi? 

Sono il portavoce di una piccolissima associazione, la più piccola di Taranto.

Il motivo di tanta esiguità e fragilità risiede nel fatto che gli ammalati non hanno neppure la forza di scendere in piazza e partecipare alle adunate dei millantalisti. I millantalisti, per intenderci, sono gli ambientalisti millantatori, quelli cioé che organizzano imponenti marce contro gli inquinatori e mai contro chi sostiene in silenzio e protegge gli inquinatori. Il loro numero è pari a quello degli agenti inquinanti, e loro sono proprio quelli che le industrie inquinanti le vogliono tenere aperte "ab aeternum" anziché chiuderle.  

Ecco perché gli ammalati, a differenza di altri fortunati, "partecipano" quasi esclusivamente per telefono e non possiedono rappresentanti alle epiche ed elevate adunate per la salute - si fa per dire - e l'ambiente.

Perché una delle poche cose che possono ancora fare con facilità è parlare al telefono, non uscendo quasi più di casa.   

Molti di noi si sono ammalati di patologie ambientali proprio mentre svolgevano una attività onesta e pulita che non ha mai danneggiato o ammazzato nessuno.

Abbiamo perso il lavoro causa l'aggressività di emissioni di cui non eravamo responsabili, e nessuna istituzione o sindacato o associazione ambientalista (salvo rare e preziose eccezioni ) ci ha difesi mai.

Se avessero voluto difenderci realmente, avrebbero chiesto e si sarebbero attivati per la chiusura "senza si e senza ma", di tutte le attività  universalmente considerate incompatibili con la salute del genere umano, animale e vegetale.

Tanto è vero che alcune associazioni di Taranto, infiltrate come altre della Puglia e d'Italia dagli uomini dei partiti e dei sindacati, hanno partorito la mostruosa ed ultima ecoballa della "Ambientalizzazione", hanno cioè immaginato, senza pudore, senza vergogna e senza prova oggettiva, che tramite dei filtri che non sono ancora stati inventati sarebbe possibile tappare ed arginare i rigurgiti e le eruzioni di un impianto vetusto progettato alla fine degli '50, mostruosamente grande e al di fuori di ogni standard, mostruosamente implicato nella produzione di un numero di inquinanti talmente elevato da avere difficoltà a rientrare in un elenco, attiguo a un centro abitato dove sopravvivono di stenti anziani, donne e bambini, per giunta accanto ad altri impianti industriali altrettanto inquinanti.

E molti di questi paladini commensali dei partiti, commensali delle leghe ambientali elettorali, commensali dei sindacati, li conoscete anche voi e li tollerate forse un po' oltre i convenzionali confini dell'educazione, riservandoci un dolore di cui forse non sempre avete avuto contezza e cognizione. 

Ieri sera mi ha telefonato un ambientalista vero, nato e vissuto a Taranto e con cui ho affrontato le lotte e i sacrifici di una vita intera, e mi ha ricordato che noi non possiamo vincere e non vinceremo mai la campagna contro gli inquinatori, perché i veri inquinatori sono in mezzo a noi e non solo nelle zone industriali.

E' la società civile tutta ad essere inquinata ma ad inquinare per prima, perché è la società civile che copre e difende l'opera incessante degli imbrattatori. Il motivo autentico per il quale probabilmente non riusciremo a guadagnarci mai il diritto all'esistenza da persone civili e non da agnelli sacrificali quali siamo ora.

Non possiamo vincere contro il dramma e l'aggressione dell'inquinamento perché non possiamo sconfiggere l'ipocrisia e l'ignavia di chi ci sta attorno e millanta ogni giorno la lotta per la salute e l'ambiente.

Per questo il nostro destino appare segnato: perché chi oggi pretende di difendere il bene comune è spesso colluso e mantiene l'idea malsana, oliata da qualche finanziamento ad hoc concesso dall'assessore compiacente di turno, di poter tutelare la salute ed il lavoro senza però intaccare il polo produttivo responsabile del disastro. 

Ma risulta equazione alquanto artata e perversa quella che impedisce di accettare che una attività produttiva anacronistica e pericolosa debba chiudere per far posto ad una nuova impresa che al contrario non invalida o uccide nessuno, per giunta in grado di assicurare ingenti fatturati, poiché tutto ciò che è verde e compatibile concede una ricchezza enorme e senza limiti di tempo. Perché se non si chiude interamente e per sempre una vecchia attività, una vecchia idea, una vecchia concezione, non ci sarà mai posto, bisogno e spinta sociale ad aprirne una nuova.

Tra l'altro molti sono già al corrente del  motivo per il quale a Taranto non vengono inaugurate attività produttive di ampio respiro: perché sarebbero alternative e metterebbero in pericolo il ricatto occupazionale e le attività precedenti che servono agli interessi e al gettito fiscale di tutta la nazione e dei partiti fuorché ai residenti, vittime predestinate ed inconsapevoli. Ed una volta chiuse, tali imprese sarebbero forse autorizzate a riaprire in qualsiasi altra città italiana ed europea civile? Quale pazzo esaltato le accetterebbe mai? 

Devo rivolgervi una seconda domanda: perché mai in questa infausta nazione vengono difesi incondizionatamente e per primi i diritti dei lavoratori che attraverso le proprie attività provocano malattia e fallimento di altri innocenti cittadini?

Innocenti perché in precedenza impegnati in un lavoro pulito che tutte le persone oneste e perbene dovrebbero desiderare, richiedere e svolgere.

Forse perché la priorità costituisce la migliore e indiretta copertura a protezione di attività che altrimenti sarebbero stoppate e per sempre confinate nel dimenticatoio? 

Come sarebbe allora possibile tollerare sindacati che interferiscono impunemente con le iniziative civiche e che per fermare libere e democratiche consultazioni referendarie sono disposti a ricorrere ad ogni concepibile cavillo di legge?

Come potremmo accordare fiducia e solidarietà ai rappresentanti che hanno tradito il fulgido sogno ed infangato per sempre la memoria del pugliese Giuseppe Di Vittorio?

Si continua a soprassedere sulle responsabilità di questi uomini che si sono tramutati in veri campioni del disastro, quelli che domandano solidarietà e si lamentano pure di essere lasciati soli dal resto della società civile.

Quelli insopportabili persino nelle loro scelte elettorali "mirate".  Mirate a conservare se stessi e a precipitare tutti quanti nell'oblìo.

Per colpe non nostre siamo diventati disabili nel pieno della nostra giovinezza e nell'inseguimento dei nostri sogni.

Ma i lavoratori che consapevolmente o inconsapevolmente ci hanno ridotto in questo stato non hanno mai compreso le conseguenze di affidarsi al sostegno di rappresentanti che quotidianamente li spingono, tanto non sono mica loro a sporcarsi le mani e a rischiare la pelle, a svolgere una attività contro ogni decenza, ragione e umanità: quella in grado di togliere tutto a se stessi ed anche a noi che non abbiamo mai accettato di correre il rischio e che operai non siamo stati mai, facendoci perdere per sempre e senza possibilità di reintegro - dal momento che una invalidità è  spesso "per sempre" - pure il nostro impiego.

E' questa la principale differenza che intercorre tra operai ancora in attività ed ex lavoratori che come noi sono stati colpiti e distrutti dall'inquinamento: scaricare sugli altri il prezzo del proprio lavoro.   

Ancora oggi per il solo fatto di essere affetti da patologie ambientali, molti cittadini per la sanità italiana non esistono, perché nelle nostre AUSL i presìdi sanitari per le malattie ambientali ed immunitarie non sono mai stati creati. I "nuovi" ammalati non sono riconosciuti nella loro disabilità e non possiedono alcun sindacato che richieda per loro ammortizzatori  sociali. Non hanno riconoscimenti o assistenza sanitaria, compensazioni, ricollocamento protetto, pensioni di invalidità. Non hanno nulla.

In questa condizione noi manteniamo una consapevolezza ed un rimpianto in più: avremmo preferito non essere mai nati.

Perché se soltanto avessimo presagito che i nostri reali e più subdoli aguzzini sarebbero divenuti tutti quanti, oltre agli imprenditori coperti e tutelati dallo Stato nell'esercizio di attività non compatibili con l'esistenza e la dignità umana, avremmo preferito non nascere mai.

Avremmo preferito non essere mai venuti al mondo anziché avere a che fare e ricevere l'ultima tragica umiliazione dell'essere difesi da un branco di speculatori della società cosiddetta civile, una collettività cieca, sorda, senza più guide, valori e dignità.

Una collettività che non ha rispetto per se stessa e figuriamoci se possa ambire ad avere rispetto per altri che si ritrovano nella condizione di maggiore fragilità e debolezza senza mai averla scelta ma soltanto subìta.   


Saverio  De Florio - Associazione Malati Infiammatori Cronici ed Immunitari Taranto

Stampa Email

presto attivo il

Frammenti sulla Liguria

Frammenti su altre Regioni

Dossier & Speciali

I siti per le segnalazioni

Osservatorio Antimafia
www.osservatorioantimafia.org

Osservatorio Ambiente e Salute
www.osservatorioambientesalute.org

Osservatorio sulla
Pubblica Amministrazione
www.osservatoriopa.org

 

e presto online

sito in fase di allestimento