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Alla ricerca della credibilita' di un movimento (legalita' ed antimafia) in cui regna la confusione

ConfusioneCi sono cose che non riesco proprio a capire. Mi sforzo, ma non ci arrivo... niente da fare. Ne scrivo qui, adesso, per vedere se qualcuno può aiutarmi a capire. Prima i fatti, poi la riflessione.

I fatti sono questi.

Molti scendono in piazza, scrivono su blog, siti e forum... giustamente si indignano e mobilitano in svariati modi per la difesa dell'indipendenza e autonomia della magistratura, schierandosi contro le invettive delegittimanti lanciate da Berlusconi & C contro i magistrati, per opporsi ai tentativi di separazione delle carriere e di condizionamento del CSM... e, soprattutto, perché le regole dello Stato di Diritto non vengano calpestate o piegate da chicchessia...


In parallelo in molti dichiarano "guerra" alle mafie, alle collusioni con pezzi dello Stato, invocando verità e giustizia... in un proliferare di movimenti, mobilitazioni e gruppi che si fanno portatori della bandiera dell'antimafia.

In questo percorso vi sono nuovi "simboli" che vengono seguiti e acclamati, insieme a parole d'ordine, slogan. Si richiama la coerenza e correttezza, si condannano compromissioni morali ed etiche, oltre che politiche. Si invoca purezza e pulizia.

In tutto questo, o meglio: tutto questo, avviene però con alcuni aspetti che non riesco a comprendere. Vediamo.

Primo punto critico. Si assumono "simboli", acclamati e seguiti quasi ciecamente, che esprimono gli stessi concetti che stanno alla base del tanto criticato "berlusconismo".
Facciamo alcuni esempi pratici.

1) "La magistratura è allo sbando, nell'organo di autogoverno (Csm) ormai domina un pensiero unico amministrato dai soliti sacerdoti con la toga. È arrivato il momento di fare un passo contro le correnti, correnti che assomigliano a piccoli partiti.... è necessaria la separazione delle carriere e la creazione di due Csm: uno per la magistratura giudicante e un altro per quella requirente"
2) "Di cosa si vuole occupare? Con quale credibilità i suoi dirigenti possono ancora sostenere che questa associazione non sia solo, come appare, uno strumento di gestione ...del 'potere interno' alla magistratura?"
3) "L'ANM è divenuta... un luogo di esercizio del potere, con scambi di ruoli tra magistrati che oggi ricoprono incarichi associativi, domani siedono al CSM, dopodomani ai vertici del ministero e poi, magari..., finito il "giro", si trovano a ricoprire posti apicali ai vertici degli uffici giudiziari. È uno spettacolo che per quanto mi riguarda è divenuto riprovevole".
Queste tre frasi non sono di Berlusconi o Brunetta, ne di Alfano o Castelli... sono, nell'ordine, di (1) Clementina Forleo, (2) Felice Lima e (3) Luigi De Magistris.

Vi sono poi due altri punti. Luigi De Magistris e Clementina Forleo in questi anni sono stati tra i principali protagonisti di attacchi pesantissimi verso l'Associazione Nazionale Magistrati, il "sindacato" delle toghe, attacchi ripetutamente ripresi e amplificati da Travaglio e Grillo. Questo mentre, in parallelo, si esigeva - giustamente - che il CSM non cedesse a pressione alcuna nelle sue valutazioni e scelte per affermare il principio di indipendenza e autonomia del potere giudiziario. Però questa rivendicazione sacrosanta la si promuoveva facendo una pressione sul CSM per condizionarne le scelte, con mobilitazioni, ad esempio, sotto la sede del CSM o cori di dichiarazioni mentre la sede di autogoverno della magistratura era chiamata ad esaminare fascicoli o decidere. Per la serie: se da un lato c'è la politica che tirava per la giacchetta il CSM, ci si è messi dall'altro lato a tirare, dalla piazza, la giacchetta dalla parte opposta. Questo, legittimando, inconsapevolmente, ma ripetutamente, la logica delle pressioni esterne al potere giudiziario, da parte di altri poteri, quello politico e quello dell'opinione pubblica.

Andiamo ancora avanti. La piazza rivendicava - giustamente - la separazione dei poteri quale garanzia piena dello Stato di Diritto, ma in parallelo quegli stessi magistrati che si acclamavano in quelle piazze hanno dimostrato di non considerare fondamentale tale separazione. Perché? Semplice: Clementina Forleo dichiarava, ad esempio, di apprezzare molto AN e che avrebbe votato per Fini; Luigi De Magistris costruendo un tandem che poi è scaturito nella sua candidatura alle elezioni europee - senza dimettersi, se non dopo ripetute pressioni pubbliche e solo dopo mesi dalla sua elezione al Parlamento europeo - con Antonio Di Pietro.

Tutto questo mentre, ad esempio, la mobilitazione civile si andava incanalando su un falso storico. Le inchieste sulle scalate bancarie, così come quella Why Not e Poseidon, una volta trasferiti il gip Forleo ed il pm De Magistris sarebbero state fermate. Non è stato così! Le inchieste sono andate avanti, vi sono state le richieste di rinvio a giudizio ed ora si va a dibattimento! Nessuna di quelle inchieste è stata fermata!!! Non solo. Clementina Forleo è arrivata ad attaccare la Procura di Milano, affermando che tutti in quella sede cospirvano contro di lei, quindi accusando di "servilismo" verso il potere un blocco intero di magistrati, tra cui, ad esempio per fare solo alcuni esempi, magistrati integerrimi come Greco, Spataro, Boccassini. De Magistris ha accusato in blocco tutta la magistratura calabrese di essere asservita, mentre così, anche lì, non è così e molteplici sono le inchieste che smentiscono il neo eurodeputato.

Certo, qui, sulle inchieste seguite dal Gip Forleo e dal pm De Magistris, qualcuno potrebbe obiettare: ma non tutti sono stati perseguiti degli indagati originariamente indicati dai due magistrati. Vero, ma questo deriva anche e soprattutto dagli errori procedurali (non di merito) che i due giudici hanno commesso.

Primo esempio sull'inchiesta relative alle scalate bancarie. L'inchiesta della procura era al vaglio del Gip Forleo che doveva quindi procedere al vaglio delle richieste dei sostituti procuratori. Tra le diverse azioni adottate dal Gip vi è stata anche quella di richiedere l'autorizzazione all'uso delle intercettazioni relative ai parlamentari, sulla base di alcune trascrizioni delle intercettazioni stesse che non avevano rilievo penale in quanto tali, senza iscrivere nel registro degli indagati i parlamentari su cui si chiedeva al Parlamento di procedere. Un errore di questo tipo, che viola una delle regole di garanzia vigenti a tutela degli indagati - quindi generale, per tutti e soprattutto per chi è più debole - ha permesso al Parlamento di rifiutare tale autorizzazione e di contrattaccare. Se quell'errore formale non ci fosse stato, se i parlamentari fossero stati iscritti nel registro degli indagati e se nelle ordinanza inviate al Parlamento vi fossero stati elementi ulteriori di prova a carico dei deputati e senatori coinvolti, di cui quasi certamente la Procura era in possesso ma non aveva ancora ritenuto opportuno produrre nel fascicolo consegnato al Gip (che viene automaticamente a conoscenza delle difese), l'oligarchia politica avrebbe avuto minor margine di reazione ed attacco verso la Forleo e verso l'inchiesta della Procura.

Secondo esempio sull'operato di De Magistris. Questi aveva scoperto uno dei più pesanti e devastanti scandali politico-affaristici della storia repubblicana, ma gli errori commessi hanno permesso ad alcuni di uscire di scena. Cosa è successo? Da un lato dava incarichi di indagine che venivano regolarmente e correttamente eseguiti, ma il pm non procedeva, prima di dare tali deleghe di indagini, all'iscrizione nel registro degli indagati dei soggetti su cui chiedeva di indagare. Dall'altro lato aveva scoperto che vi erano non solo una "talpa" in procura a Catanzaro, ma un vero e proprio "traditore" della Giustizia che passava le informazioni agli indagati. Questo traditore era assegnatario congiuntamente con De Magistris dell'inchiesta e, secondo le regole di garanzia, quando un fascicolo è assegnato a più magistrati nessuno di questi può procedere senza l'accordo con gli altri. De Magistris cosa ha fatto? Ha proceduto ad informare la competente commissione del CSM e fare esposto alla procura competente ad indagare sui magistrati di Catanzaro, ovvero Salerno, fornendo le prove di tale "tradimento"? No... ha proceduto da solo, con perquisizioni e sequestri. Il risultato, secondo le regole di tutela degli indagati, quelle perquisizioni e quei sequestri non erano validi e le prove raccolte buttate al vento, inutilizzabili, mentre si rendeva chiaro agli indagati il quadro investigativo su cui lavorava la Procura. Anche qui: un errore di questo tipo, che viola una delle regole di garanzia vigenti a tutela degli indagati - quindi generale, per tutti e soprattutto per chi è più debole - ha permesso ad alcuni degli indagati di farla franca e di procedere ad un attacco verso De Magistris e persino a chi aveva seguito per delega le indagini che non poteva e non può minimamente essere considerato responsabile degli errori del pm.
Chiaro? Le denunce postume, a Salerno o al CSM, non potevano sanare quegli errori di procedura (non di merito), dovevano essere fatte prima, evitando di procedere nell'errore che viziava e comprometteva l'indagine stessa!

Qualcuno qui, di quanti hanno urlato al complotto che negava lo Stato di Diritto, potrebbe dire che quelle regole hanno permesso ai potente di farla franca. La risposta è no! No, perché quelle regole sono di garanzia per tutti, soprattutto per i più deboli... e le regole devono valere per tutti, altrimenti si cade nell'arbitrio, con regole applicate solo in alcuni casi (cioè quella stessa logica che alimenta le leggi e proposte che voglino i cittadini non uguali davanti alla legge), e che quindi ci porta fuori dal tanto difeso e sbandierato Stato di Diritto. Nell'arbitrio, in un sistema in cui le regole, le garanzie sono applicate a seconda di chi è l'indagato o l'imputato, non si ha uno Stato di Diritto, bensì un regime autoritario in piena regola!

E sulla questione antimafia? Tutti ormai sono diventati "antimafia"... ma si ha idea di cosa sia la mafia? Anche qui, onestamente, vedo troppa confusione e non riesco a capire. Provo a spiegarmi e vi chiedo aiuto per ragionare.

Oggi, in Italia, pare che il problema della mafia sia Berlusconi e Dell'Utri punto e basta. Tutto ruota sulle collusioni e complicità di questi con Cosa Nostra. Non è così!!! La mafia vive di collusioni e complicità con il Potere, quindi anche con Berlusconi e Dell'Utri, ma non solo. Le mafie non hanno un colore politico, trattano (come in occasione delle stragi del '92-'93, ma anche prima ed ancora sino ad oggi... e la trattativa che Borsellino aveva scoperto, quella annotata probabilmente nella sua Agenda Rossa, è una delle trattative della storia repubblicana)... Le mafie corrompono e se possono non uccidono e non commettono atti eclatanti. Le mafie fanno affari e non si pongono il problema se uno è di un partito piuttosto che di un altro. Le mafie si infiltrano negli appalti delle grandi opere con società e cooperative spesso insospettabili del nord, quando non addirittura straniere, ma vivono soprattutto di piccoli appalti sotto soglia, di subappalti, di concessioni edilizie, licenze commerciali, sovvenzioni e contributi pubblici... dal piccolo al grande comune, da sud a nord! Vedono complicità di amministrazioni di centro-destra ed amministrazioni di centro-sinistra, dove siedono anche le "pure" Lega ed IdV. Le mafie vivono di corruzione perché ormai non gli serve intimidire il funzionario o il pubblico amministratore, il politico o il parlamentare... lo comprano con i soldi e con i pacchetti di voti. La criminalità mafiosa e finanziaria in Italia controlla circa il 40% dell'economia, opera in borsa ed ha società con nomi insospettabili. Si rapporta e lavora con chi non è "compromesso" pubblicamente perché i politici "compromessi" non gli garantiscono le necessarie coperture e l'insabbiamento vitale per i suoi traffici.
Lo vogliamo capire o vogliamo pensare che il problema sia solo il duo Berluscono-Dell'Utri? Anche qui la storia recente, che tanto si richiama nelle nuove "piazze", non ci ha insegnato nulla? Il vecchio blocco di potere degli Andreotti e dei Craxi era stato abbandonato da Cosa Nostra perché ormai compromesso e quindi non più considerato affidabile, così come prima del crollo di quell'asse Cosa Nostra scelse di dare un "segnale" spostando il suo consenso dalla Dc al Psi. Oggi è la stessa cosa: hanno già pronto il nuovo, insospettabile, asse di complicità, capace di garantirgli per altre decenni affari e coperture.

Ma non basta. La lotta alle mafie non è lotta al duo Berlusconi-Dell'Utri. Questa è altra cosa. La lotta alle mafie, alle sue infiltrazioni nell'economia e nel territorio, da sud a nord, significa andare a controllare appalti e subappalti, licenze, concessioni edilizie, ciclo dei rifiuti, movimento terra e bonifiche, forniture nei cantieri come forniture e assunzioni nella sanità... significa fare indicare le storture che nascondo il riciclaggio, le concessioni ed i contributi pubblici ed europei come il mercato immobiliare o le finanziarie che spuntano come funghi... significa segnalare alle autorità preposte, significa fare denuncia... ed anche, se la società civile vuole essere davvero tale e divenire incisiva, significa avere il coraggio di fare inchieste, pubblicarle, diffonderle nei territori... indicando, puntando addosso i riflettori ai diversi protagonisti, facendo cadere l'attenzione sui nuovi volti delle mafie ed i colletti bianchi e le complicità che li circondano. Lotta alla mafia è collaborazione con i reparti dello Stato ma anche assunzione di responsabilità, ad esempio, sui beni confiscati che in grande parte non vengono assegnati, o restano chiusi anche se assegnati, o, ancora, che vengono lasciati in mano ai mafiosi a cui sono stati confiscati. Significa fare rete e progettare interventi concreti capaci di mettere insieme forze vive della società per la gestione di quei beni, o per creare alternative alla devastazione ambientale e sociale. Se ci si limita al corteo, al convegno... alle parole ed agli slogan altisonanti non si fa antimafia... si fanno parate! Non si incide... ancora una volta si mette a posto la propria coscienza, magari ci si scherma con l'"antimafia" per guadagnarsi un poco di consenso, ma in realtà si lascia, di nuovo, il contrasto alle mafie alla sola azione giudiziaria e repressiva, pur ormai sapendo che in questo modo si perde!

Ed ancora, per chiudere queste riflessioni: lotta alle mafie, così come lotta per la legalità, significa coerenza!!! E questo non è sinonimo di "integralismo" o "semplificazione", tutt'altro. Vado con alcuni esempi, per essere chiaro.
Non si può essere credibili se si è pronti, in cambio di contributi, concessioni o visibilità mediatica, da parte di politici compromessi, contigui o collusi... se non complici o corrotti. L'immagine che arriva alle vittime, così come a quanti dovrebbero denunciare, è devastante.
Non si può accettare collaborazione da parte di Enti o personaggi compromessi in cambio di avere una vita facile, con le risorse necessarie pronte e le porte che sia aprono a condizione che non si parli di qualcosa o di qualcuno... o perché ci si presti a fare da paravento ad amministrazioni o politici compromessi.

Certo per fare questo, qualcuno potrebbe obiettare, dobbiamo vincere la censura più difficile: l'auto-censura. E' vero! Bisogna guardare a 360 gradi, non considerare nessuno intoccabile e non tacere il marcio che c'è anche in quelli che sovvenzionano, sostengono e acclamano le mobilitazioni della "piazza"... di questo movimento un po' troppo ricco di contraddizioni. Certo è dura ammettere che c'è del marcio in Danimarca, ma se non lo facciamo non andiamo lontani... si torna solo a quella vecchia storia di quanti "turandosi il naso" votavano DC e quindi consideravano più "puliti" e degni di governare gli Andreotti, i Cossiga, i Gava, i De Mita & C. Onestamente, anche qui, per far capire che non occorre mai semplificare o generalizzare dirò una cosa sconvolgente per quanti nel nome, ad esempio, del "Parlamento Pulito", senza condannati, si dimenticano il primo insegnamento di Paolo Borsellino che era quello per cui alla politica non basta chiedere che elimini i soggetti condannati, ma anche quelli semplicemente compromessi anche senza alcuna condanna penale. I condannati, oggi, sono un problema marginale, su cui concentrare l'attenzione per permettere ad altri di fare gli affari sporchi... Se non siamo in grado di guardare a 360 gradi senza farci catturare l'attenzione da un particolare, ci ritroviamo con un Fini, che acclama la sentenza della Corte Europea sul G8 di Genova senza vergognarsi di essere pesantemente richiamato da quella stessa sentenza per il ruolo avuto nel governo e nella gestione pratica dei reparti a Genova in quei giorni, che andrà al Quirinale ed un Casini, dell'UdC dei Cuffaro e Caltagirone, per intenderci, che sarà il leader della "rinascita" con il cosiddetto centro-sinistra.

Facciamo attenzione... il Potere sa come gestire l'indignazione della piazza, sa come pilotare un popolo che si risveglia ma non assume la capacità "critica"... l'oligarchia sa bene come "normalizzare" le spinte sociali e civili... e lo sta facendo benissimo. Già il tanto richiamato "Piano di rinascita democratica" della P2 ce lo diceva, quando evidenziava che l'obiettivo non era il controllo dei partiti di maggioranza, ma anche di quelli dell'Opposizione... Quel piano "ufficializzava" il gioco delle parti contrapposte per far credere agli italiani che ci sia un alternativa quando nel concreto vi era complementarietà tra le parti.

Questo è ciò che onestamente vedo e penso, stando ai fatti.

 

Tags: antimafia, credibilità, movimento

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