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'Ndrangheta in Liguria | il contesto che ha colpito Rolando Fazzari

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Contraddizioni di StatoIl Ministro degli Interni, Maroni, dichiara che la lotta alla mafia è una delle priorità di questo governo e si fa bello dell'azione dei reparti investigativi e della magistratura, per arresti e sequestri.
Il Ministro della Giustizia, Alfano, dichiara che ha rafforzato il regime del 41 bis per i boss mafiosi, regime carcerario applicato grazie al lavoro della Magistratura che i mafiosi li fa condannare.
In parallelo i ministri Maroni e Alfano sono i promotori di due provvedimenti, il ddl sulla sicurezza ed il ddl sulle intercettazioni, che minano alla radice la possibilità di contrasto alle mafie ed alla rete di collusioni e complicità che ne garantisce il riciclaggio e l'infiltrazione nell'economia e nelle istituzioni. I reparti investigativi non hanno mezzi, a volte nemmeno le torce, oltre a benzina o accessi alle banche dati, per fare alcuni esempi...


I Ministri dichiarano che con le nuove norme, ad esempio, si potrà non solo sciogliere i consigli comunali infiltrati dalla mafia ma si potrà anche colpire la macchina amministrativa, i funzionari. Se da un lato si potrebbe dire "finalmente" vi è un però, pesante. Infatti, in parallelo troviamo le limitazioni, perseguite con dovizia, alle intercettazioni (strumento essenziale per colpire le infiltrazioni nelle pubbliche amministrazioni, per individuare le collusioni mafiose con la politica ed i funzionari, così come i fenomeni di corruzione e le turbative degli appalti) sono il risultato della norma in approvazione in questi giorni.

Se queste norme e questa situazione fossero state in vigore negli ultimi anni non avremmo avuto i duri colpi inflitti a Cosa Nostra, 'Ndrangheta e Camorra. Vediamo una breve rassegna: non si sarebbero iscritti nel registro degli indagati per il coinvolgimento nel riciclaggio del "tesoro" di Ciancimino e favoreggiamento a Cosa Nostra, il parlamentare (Pdl) e componente della Commissione Antimafia, Carlo Vizzini, ed altri tre parlamentari dell'UdC, Salvatore Cuffaro, Saverio Romano, Salvatore Cintola. Non si sarebbe individuata la rete camorrista dei bingo, non si sarebbero svelate le nuove Tantengentopoli di Napoli, Firenze e quella di Genova con i filoni che portano al "voto di scambio" politico-mafioso. Non si sarebbe preso Lo Piccolo, suo figlio ed i suoi sodali. Non si sarebbero potuti effettuare quegli approfondimenti investigativi in Calabria, ad esempio, che hanno portato alle operazioni "Onorata Sanità" così come alle inchieste sulla Asl di Locri e Maria Grazia Laganà.
Se queste norme e questa situazione fosse stata già in vigore i "vantaggi" sarebbero stati per centro-destra e per centro-sinistra... per gli amici e gli "amici degli amici" degli uni e degli altri. Esattamente come sono stati "utili" i provvedimenti, sino all'indulto, adottati dal governo di centro-sinistra, e quelli voluti dal centro-destra. D'altronde, ad oggi, in Parlamento non vi è alcun partito indenne dalle inchieste giudiziarie... D'altronde, ad oggi, abbiamo in Parlamento uomini che hanno avuto grande vantaggio dai provvedimenti sulla Giustizia che l'uno o l'altro polo (pur nella tradizionale teatralità del "conflitto" tutta italiana) hanno approvato in questi anni... chi è stato prescritto, chi si è tutelato con l'immunità (dopo che l'altra parte gli ha scritto il provvedimento), chi perché i reati commessi non erano più reati all'atto della sentenza, chi perché per errori di forma ha visto sfumare anni di indagini e prove, chi perché le prove c'erano ma il Gip non ha aperto i faldoni dove le prove erano state raccolte.

Andiamo avanti.

Se si continuano a colpire i "manovali" delle organizzazioni mafiose, i "colletti bianchi" continuano a passare pressoché indenni dalle inchieste... e questo non solo nella politica, ma anche nell'economia, nelle pubbliche amministrazioni, nelle banche, sino anche negli organi di controllo dello Stato.

I pm che hanno portato a dure condanne dei boss mafiosi vengono lasciati soli... Non serve colpirne tanti, basta colpirne alcuni, tanto da dare il segnale ai loro colleghi... soprattutto ai giovani, che così - proprio come accade - si guardano bene dal chiedere di coprire i posti vacanti nelle sedi "disagiate" come quelle delle Procure delle aree calde del mezzogiorno. Così è, ad esempio, Franco Lo Voi, per oltre un decennio alla Dda di Palermo ed ora Procuratore Generale della Cassazione, è rimasto senza scorta. L'aveva dal 1992 perché aveva partecipato alle indagini su Totò Riina e quelle che portano all'arresto di Leoluca Bagarella e Giovanni Brusca, oltre ad un'altra fitta schiera di mafiosi condannati all'ergastolo. Ha continuato ad occuparsi, naturalmente, anche di processi di mafia in Cassazione. Recentemente la sua casa di villeggiatura ha ricevuto anche alcune "visite". La Prefettura di Roma però ha stabilito che non è più a rischio e così in un batter d'occhio la scorta svanisce.

Sull'altro fronte, Leonardo Badalamanti, figlio del boss di Cinisi Gaetano Badalamenti responsabile dell'assassinio di Peppino Impastato, è tornato in libertà per ordine del Tribunale del Riesame di Palermo che ha annullato l'ordine di custodia cautelare emesso per l'operazione "Mixer-Centopassi". Il "giovane" mafioso, che, in Brasile, si spacciava per un uomo d'affari, tal Carlos Massetti, era indagato per corruzione e truffa, aggravate per aver agevolato Cosa Nostra.

A Caltanissetta sono finiti agli arresti i coniugi Giuseppe Lombardo e Maria Stella Madonia, cognato e sorella di Giuseppe "Piddu" Madonia. L'ordine di carcerazione emesso dalla procura generale presso la Corte d'Appello di Caltanissetta, dopo il no al ricorso dei mafiosi in Cassazione. Lombardo e Madonia erano pienamente ed organicamente inseriti nella gestione degli affari illeciti del boss Piddu Madonia, come accertato nell'ambito dell'operazione Grande Oriente del novembre 1998, resa possibile anche grazie alle "confidenze" dell'allora vice rappresentante provinciale di Cosa Nostra nissena, Luigi Ilardo. Gli stessi erano già ai domiciliari per l'operazione Atlantide-Mercurio, dello scorso gennaio.

I testimoni di giustizia, intanto, devono passare le pene dell'inferno, resistere e resistere ancora per vedersi riconoscere, dopo ricorsi al Tar vinti a seguito di rinvii su rinvii, come nel caso di Pino Masciari e della sua famiglia, il diritto alla sicurezza ed al reinserimento sociale (sempre che il sottosegretario Mantovano non torni a porre intoppi per "intimidire" - nei fatti - un testimone di giustizia che non si è limitato a denunciare la manovalanza mafiosa, ma anche i "colletti bianchi", dai politici ai funzionari, a magistrati, sino ai vertici delle cosche della 'ndrangheta).
Intanto in Calabria, nella Locride, si continua a non poter avere giustizia se commetti l'errore di rivolgerti allo Stato e non alla cosca avversa rispetto alla responsabile dell'omicidio di un innocente... Così la famiglia di Massimiliano Carbone, continua da un lato ad attendere che la Procura si svegli per garantire verità e giustizia e dall'altro lato continua a vedersi indicata come l'anomalia, il problema... il "cattivo" esempio di chi, in quella terra, sta con lo Stato e non con le cosche... e per questo deve essere colpita e privata di dignità.

Chi fa il suo dovere di servitore dello Stato finisce bersaglio del "fuoco amico". Così Gioacchino Genchi che ha solo la colpa di essere un ottimo agente, esperto di inchieste su mafia e collusioni, viene indicato come uno "spione"... si vede attaccato mediaticamente e politicamente, e, quindi, in ultimo, sul piano giudiziario. Quando poi la stessa magistratura ordina di restituire il suo archivio, sequestratogli dai Ros, questi, con la Procura, si rifiutano di restituirgli i documenti. Così chi osa, anche a livello civile, contrastare mafie e corruzione, reati ambientali e contro la pubblica amministrazione, tenendo ferma la propria indipendenza e collaborando con i reparti dello Stato, deve essere pronto a subire attacchi, tentativi di delegittimazione, denunce capziose e calunnie da ogni parte... anche da quelli che sventolano bandiere di giustizia.

Ecco, quindi, qualche frammento, per comprendere le contraddizioni di questo nostro Stato nella lotta alle mafie, mentre il grande riciclaggio continua a scorrere per lo stivale, facendo sempre più capolino in Borsa e, come abbiamo visto di recente, adattandosi rapidamente ai tempi... come ad esempio nel campo dell'eolico! I fondi statali ed i fondi europei continuano ad essere distratti, frodati... rubati dalle organizzazioni mafiose e da un sistema di collusioni e complicità, che vedono amministrazioni di centrodestra e amministrazioni di centrosinistra, locali e regionali, interscambiabili. Siamo davanti ad una corruzione dilagante, a collusioni tanto palesi quanto protette da una cultura dell'omertà e del "ricatto" sempre più diffusa in tutto il Paese... Siamo davanti ad assi politico-affaristici tra società legate alla destra e amministrazioni di centrosinistra, o viceversa... (quando non sono addirittura a braccetto nei cda delle sociatà, direttamente o con i prestanome del caso)... Uomini pubblici di centro-destra e di centro-sinistra che non hanno il minimo senso del pudore nel piegare regole e procedure, l'interesse pubblico, al desiderato dei loro amici, mafiosi, massoni... faccendieri di ogni sorta.
La domanda è quindi: quando a queste contraddizioni risponderà non la retorica o l'ipocrisia di una memoria vuota, bensì un impegno per un un contrasto trasversale, unificante di tutte le forze sane, a questo schifo? Se si iniziasse dal territorio... rifiutando ogni sorta di normalizzazione ed omologazione?

 

Tags: antimafia, parlamento, governo, intercettazioni, legalità, leggi, provvedimenti, contraddizioni, sicurezza, contrasti

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