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Comunicato stampa di Pino Masciari in risposta al Viminale

Il 9 luglio 2008 sono usciti degli articoli (1 - 2 - 3) basati su una nota del Viminale riguardo l'articolo su Pino Masciari e l'inchiesta sui Testimoni di Giustizia pubblicati sul Corriere della Sera, ecco il Comunicato Stampa di Pino Masciari...


In relazione alla nota del Viminale diffusa in riferimento all'articolo del Corriere della Sera dell'8.7.2008 e relativo ai testimoni di giustizia - pur senza alcun spirito polemico ed attenendomi ai fatti - intendo precisare quanto segue:


- la Masciari costruzioni era una delle piu' importanti imprese edili della Calabria. Aveva circa 100 dipendenti fissi piu' decine di collaboratori, contratti in Italia e all'estero per decine di miliardi di lire, attrezzature per miliardi di lire.

- mia moglie, giovane odontoiatria, aveva uno studio ben attrezzato, clienti ed ottime prospettive di lavoro; il nostro tenore di vita era buono: avevamo la nostra casa, la casa al mare, altri immobili di proprieta', i familiari vicino ecc...;

- ebbene da oltre 11 anni ovvero da quando siamo entrati nello speciale programma di protezione abbiamo perso tutto. Io non faccio piu' l'imprenditore (e forse non lo potro' piu' fare); mia moglie non ha piu' fatto la odontoiatra e non la potra' piu' fare; viviamo lontano dai familiari (i nostri figli hanno conosciuto nel 2007 i nonni i cugini, gli zii).

- l'ammissione al programma di protezione è avvenuta il 17/18 ottobre 1997 nel momento in cui ho lasciato la Calabria unitamente alla mia famiglia.

- l'aspetto sicurezza, motivo fondamentale della sottoposizione al programma di protezione, non è stato considerato nella delibera del 27 ottobre 2004, come confermato successivamente nella delibera del 1 febbraio 2005 che cita "alla mancata accettazione da parte del Masciari, seguirà comunque la cessazione del programma speciale di protezione , ai sensi dell'art. 16 quater, comma 2 della legge 82/91 , trattandosi di rinuncia al piano di reinserimento sociale e lavorativo, così com'è articolato nella richiamata delibera del 27 ottobre 2004". dunque la soluzione è stata inaccettabile: da qui il ricorso presentato al tar del lazio e per tale motivo usufruisco nelle more del programma di protezione, non per proroga del ministero.

Sono ancora in attesa di una pronuncia dal TAR Lazio benché il ricorso sia stato depositato nel 2004.

- delle somme che il ministero indica non abbiamo percepito alcunche' salvo quelle destinate a mia moglie per riacquistare le attrezzature odontoiatriche perse.

L'impossibilità di avviare l'attività odontoiatrica è consequenziale alla mancanza di documenti di copertura e di ogni forma di sicurezza posta l'autorizzazione del servizio centrale di protezione del 1 luglio 1998 ad esercitare la professione con i reali documenti che avrebbe esposto a pericolo l'intera famiglia.

- le somme per la chiusura del fallimento causato dalle estorsioni come riconosciuto dalla (magistratura e dallo stesso ministro dell'interno) non sono certo somme imputabili al sottoscritto neanche a titolo di colpa come pronuncia il documento della DDA di Catanzaro il 14 ottobre 2000, per questo motivo il ministero si e' assunto l'onere perche' atto ingiusto ma continua a computare le somme al sottoscritto.

- la delibera del 24 aprile 2008, non contempla misure di sicurezza effettive e continuative per il futuro. avrei accettato la capitalizzazione ma la sicurezza non è lo strumento di baratto ma deve essere inteso come " diritto alla vita " che lo stato deve garantire ad un cittadino che ha scelto la denuncia per senso civico. l'aspetto economico, profusamente elencato nel comunicato del Viminale non compensa il diritto costituzionale alla vita, ma crea sconcerto e amarezza in una famiglia che ha affidato la propria vita allo stato. non vi sono compensi che possano risarcire la dignità morale di chi ha sacrificato, anche con l'esilio, la propria vita.

Il Viminale elabora contabilità. ma non ricorda la delibera del 28 luglio 2004 che cita" ritenuto che sussistono gravi ed attuali profili di rischi che non consentono di poter autorizzare il ritorno del masciari e del suo nucleo familiare nella località di origine" e che condanna all'esilio perpetuo l'imprenditore Giuseppe Masciari e la sua famiglia dalla sua terra.

Il caso Masciari del resto è già noto, alle commissioni parlamentari antimafia delle ultime due legislature di governo, la XIV e la XV , dalla cui verifica è sempre emersa la fondatezza delle sue ragioni: la necessità di garantire sicurezza per la propria famiglia, nonché quella di reintegro all'attività lavorativa precedente alla denuncia, come previsto dalla legge 45/2001 e dunque il tenore di vita di un imprenditore e di un medico dentista. Tanto è vero che l'ultima relazione sui testimoni di giustizia del 20 febbraio 2008 (rel.on Angela Napoli) cita: "chi ha rinunciato alla propria vita per lo stato, viene dallo stesso stato poi privato della dignità, del nome, della terra di nascita e abbandonato al suo destino. lo spaccato emerso appare evidenziare come i testimoni di giustizia siano i primi a sperimentare sulla loro pelle quelle gravi cadute di efficienza del sistema, dovute spesso a inettitudine, trascuratezza e irresponsabilità.

E l'inefficienza non riguarda casi isolati ma sistematicamente anche se con forme e modalità che variano da caso a caso, tutto il comparto,per cui , per far sì che lo stato recuperi il terreno perso nei confronti di chi ha mostrato di possedere uno spirito civico esemplare, occorrono un intervento normativo e un approccio innovativi e urgenti....".

Lo stato dovrebbe riconoscere quanto prevede la legge sui testimoni (l.45/2001) ovvero "sicurezza fino all'effettivo cessazione del pericolo", lo stesso "tenore di vita" che avevamo prima di entrare nel programma di protezione ed il "mancato guadagno" che, come prevede la legge deve essere, giustamente, "concordato".

Siccome cio' non ci e' stato ad oggi riconosciuto ci siamo rivolti al giudice per avere giustizia.

- Sono un "clandestino" perche' in questi anni sono stato privato di molti diritti: - di voto; - di parola; - di intrattenere rapporti con i miei familiari; - di tornare nella mia terra; - di lavorare. Non sono quindi i "testimoni di giustizia" a scoraggiare chi intende denunciare i malavitosi ma il trattamento che i testimoni ricevono dallo stato una volta entrati nel programma. come lo confermano i tanti casi riportati dalla stampa e come lo testimonia, comunque, il recente caso di Domenico Noviello.

lì 9 luglio 2008 f.to Giuseppe Masciari

Tags: pino masciari, testimone di giustizia

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