Calcestruzzi & Mafia - arresti e sequestri
Alla fine la Calcestruzzi cade. Adesso è in Amministrazione Giudiziaria, dopo l'arresto dell'Amministratore Delegato. Il livello di collusione con Cosa Nostra era tale da compromettere la qualità delle forniture e, quindi delle opere!
Ne avevamo già parlato. Breve rassegna stampa...
30.01.2008 – Repubblica
Mario Colombini è accusato di truffa, inadempimento
di contratti di pubbliche forniture e intestazioni fittizie
"La Calcestruzzi favoriva la mafia"
Arrestato l'amministratore delegato
Sequestrati beni e capitale sociale dell'azienda
PALERMO - Con l'accusa di truffa, inadempimento di contratti di pubbliche forniture e intestazione fittizie di beni, è finito in manette l'amministratore delegato della Calcestruzzi spa, Mario Colombini, 62 anni. A Colmbini viene contestata l'aggravante di avere agevolato l'attività di Cosa nostra. Inoltre il gip del tribunale di Caltanissetta ha ordinato il sequestro dell'azienda. Un provvedimento che riguarda beni materiali e immobili, il capitale sociale e le strutture informatiche in uso dalla società. Il valore complessivo del sequestro ammonta a circa 600 milioni di euro.
Colombini è stato arrestato stamani nella sua abitazione di Camparada, un comune della Brianza in provincia di Milano. Il gip ha inoltre firmato altri tre provvedimenti di custodia cautelare nei confronti di Fausto Volante, direttore di zona per la Sicilia e la Campania della Calcestruzzi spa, che nei mesi scorsi lo aveva sospeso; dell'ex dipendente della società bergamasca, Francesco Librizzi, che era capo area per la Sicilia e di Giuseppe Giovanni Laurino, ex dipendente, anche lui capo area per la Sicilia. Sono accusati di truffa e inadempimento di contratti di pubbliche forniture, con l'aggravante di aver agevolato Cosa nostra.
Secondo gli inquirenti, la Calcestruzzi avrebbe proceduto, non solo nella provincia di Caltanissetta e in Sicilia, ma anche su tutto il territorio nazionale, alla creazione di fondi neri, "da destinare - secondo l'accusa - quantomeno in Sicilia, alla mafia". L'azienda avrebbe fornito calcestruzzo di qualità inferiore a quella richiesta dalle imprese che eseguivano appalti pubblici. Questo sistema, per gli inquirenti, sarebbe stata "una strategia aziendale della Calcestruzzi, adottata su scala nazionale e gestita a mezzo, anche, del sistema informatico, con la consapevolezza dei vertici aziendali".
Lo scorso 23 dicembre il gruppo Italicementi, che controlla la Calcestruzzi, aveva individuato alcune irregolarità decidendo di sospendere l'attività nell'isola.
Ora l'azienda conferma piena collaborazione alla magistratura. E' stato formato un comitato di tre saggi (Pierluigi Vigna, Giovanni Fiandaca e Donato Masciandaro) che elaboreranno un codice operativo di garanzia.
Dal 1985 al 2002 i rapporti tra mafia e Calcestruzzi
1985. La famiglia mafiosa Di Cristina, di Riesi (Caltanissetta) controlla l'impianto di calcestruzzi, uno dei più grandi di Sicilia
1989. Arriva un ordine da Palermo. Totò Riina e Bernardo Provenzano dispongono che l'impianto debba essere ceduto alla Calcestruzzi spa di Trento, senza nulla pretendere, neanche a titolo di pizzo.
1990. I Di Cristina si ribellano agli ordini arrivati da Palermo. Scoppia una guerra di mafia. I Di Cristina soccombono.
1991. Giuseppe Madonia, capo della provincia di Caltanissetta, fidato dei corleonesi, supervisiona l'arrivo di Calcestruzzi spa a Riesi. Dicono i pentiti: "Quell'impianto era di interesse diretto dei vertici di Cosa nostra e non doveva essere disturbato".
1995. Il confidente Luigi Ilardo, vice rappresentante di Caltanissetta, consegna ai carabinieri un pizzino in cui Provenzano gli chiede il suo interessamento dopo alcuni danni causati alla cava di Riesi. (Il pizzino PRIMO FOGLIO, RIGO UNDICI...CAVA RIESE...)
1997. Iniziano i guai giudiziari per Calcestruzzi spa. Giovanni Bini, il rappresentante del gruppo Ferruzzi in Sicilia viene arrestato, è accusato dai magistrati di Palermo di rapporti spregiudicati con esponenti di mafia. Scattano sequestri di beni.
2002. L'amministratore giudiziario dei beni dei boss Buscemi di Palermo (quelli ritenuti legati a doppia mandata con i referenti siciliani di Calcestruzzi spa) dà il via libera alla vendita della cava Billiemi di contrada Palladio, a Riesi, a un piccolo imprenditore locale, Salvatore Ferraro. In realtà, dietro ci sarebbe ancora Calcestruzzi ed alcuni esponenti mafiosi.
30.01.2008 Ansa - Calcestruzzi e mafia ordinanze della DDA di Caltanissetta
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