Imtimidazioni ai giornalisti per gli articoli sulle Toghe Lucane
Comunicato stampa
di DemocraziaLegalità e Casa della Legalità
Si vuole intimidire chi parla dei potenti (e chi li indaga)
Gravi accuse ai giornalisti per linchiesta "Toghe Lucane"
26 luglio 2007, le case e gli uffici dei giornalisti Carlo Vulpio (Corriere della Sera) Gianloreto Carbone (“Chi l’ha visto”rai3) dell’editore, il direttore e il cronista del settimanale di Matera 'Il Resto’ Nino ed Emanuele Grilli e Nicola Piccenna, (nonché l’ufficio del capitano dei Carabinieri Pasquale Zacheo, comandante della compagnia di Policoro MT) sono state perquisiti, su ordine della Procura della Repubblica di Matera, in seguito alla denuncia di alcuni personaggi coinvolti nell’inchiesta ‘Toghe Lucane’, inchiesta portata avanti dalla Procura di Catanzaro su presunte complicità tra amministratori, esponenti politici, giudici e funzionari delle forze dell’ordine nella gestione ‘disinvolta’ di fondi pubblici per la sanità...
Uno dei denuncianti è il sen. Buccico, ex membro del Csm oggi sindaco di Matera eletto per Alleanza Nazionale, il quale, essendo indagato per gravi reati, ha pensato bene di denunciare per diffamazione chi osava scriverne . Così, dopo aver dichiarato pubblicamente che “A questo Vulpio, costi quel che costi, bisogna tappargli la bocca”, è passato ai fatti: una denuncia per diffamazione che si è poi trasformata in una accusa che deve far riflettere, formulata con uno zelo inquietante dal PM :
Associazione a delinquere finalizzata alla diffamazione a mezzo stampa e rivelazione di segreto d'ufficio.
L’estremo di reato pare far riferimento all’articolo 416 C.P. che recita:
art.416 – ASSOCIAZIONE PER DELINQUERE:
1. Quando tre o più persone si associano allo scopo di commettere più delitti, coloro che promuovono o costituiscono od organizzano l’associazione sono puniti, per ciò solo, con la reclusione da tre a sette anni.
2. Per il solo fatto di partecipare all’associazione la pena è della reclusione da uno a cinque anni.
3. I capi soggiacciono alla stessa pena stabilita per i promotori.
4. Se gli associati scorrono in armi le campagne o le pubbliche vie, si applica la reclusione da cinque a quindici anni.
5. La pena è aumentata se il numero degli associati è di dieci o più.
Dunque alcuni , per fortuna solo 5, giornalisti e un comandante dei Carabinieri rischiano da tre a sette anni di galera per aver fatto informazione; per aver raccontato, reso pubblico e addirittura approfondito una vicenda in cui sono coinvolti PUBBLICI AMMINISTRATORI, CARICHE PUBBLICHE E PUBBLICI DENARI , e queste attività vengono giudicate dalla PM Annunziata Cazzetta di Matera comparabili e parimenti perseguibili a quelle delle mafie, dei rapitori di bambini, degli spacciatori di calibro, delle bande armate. Un Mostro logico prima che legale, un abiura di tutte le libertà , di tutti i diritti e i doveri , di tutte le garanzie democratiche costate secoli di evoluzione sociale.
Allora , se questo in Italia è possibile, se è tollerato, se questo paese non capisce e reagisce alla gravità di questo e dei molti abusi che fanno di noi un paese a democrazia limitata, e se ancora ci si ostina a non comprendere che questa classe politica, e una parte dei ‘notabili’ , pur di non abdicare è pronta a fare un allegro falò di tutte le regole, bruciando magari 5 giornalisti e un carabiniere per fermare un magistrato che fa soltanto il proprio lavoro; Se continuiamo a lasciare che questo accada appassionandosi, magari, all’ultimo collaudato specchietto mediatico per allodole miopi, se non si reagisce profondamente e senza ambiguità a questa ennesima , macroscopica, dimostrazione muscolare da regime, questo paese andrà incontro all’iceberg e vi si schianterà e stavolta definitivamente.
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