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Le "perle" dell'Assessore di Genova sui beni confiscati alle mafie.

Le “perle” dell’Assessore di Genova sui beni confiscati alle mafie.
di Roberta Anguillesi, di DemocraziaLegalità.it


Apprendo da Il Secolo XIX del 5 dicembre 2007 che qualcosa si sta muovendo rispetto ai beni confiscati alle mafie a Genova. Peccato per biblici ritardi, procedure sempre più curiose e quel "bel" segnale istituzionale che ignora palesemente chi si impegna “sporcandosi le mani” nel contrasto alle organizzazioni mafiose. Ma ormai siamo abituati a queste bazzecole!

L’Assessore al patrimonio del Comune di Genova, Bruno Pastorino (di Rifondazione Comunista), nell’ultima seduta del Consiglio Comunale, in risposta ad un interrogazione del consigliere Antonio Bruno (sempre di Rifondazione Comunista), avrebbe precisato alcune “perle”...



1) Stando a Il Secolo XIX, l’assessore ha parlato di “beni confiscati dal Demanio”. Dal Demanio??? Curioso! Il Demanio non confisca proprio nulla; è la magistratura - con sentenza definitiva della Cassazione - che confisca in via definitiva i beni che sulla base delle normative antimafia erano sottoposti a sequestro ed amministrazione giudiziaria. Dopo tale passaggio i beni confiscati diventano patrimonio dello Stato e quindi passano al Demanio.

2) Vi è poi un passaggio sui beni che dal Demanio sono stati trasferiti al Comune. Qui l’assessore afferma che sono “4 appartamenti” (Via San Remo, Vico Amandorla, Viale Aspromonte e Vico Mele) e “4 magazzini” (Via Berghini e Vico Mele), 3 dei quali, quelli di vico Mele, “provvisoriamente bloccati da una sentenza del Tar”.
Qui è davvero strepitoso!!! Allora: i beni che sono passati a febbraio 2007 in carico al Comune sono quelli indicati nella delibera 8/2007 del Consiglio Comunale di Genova. Nella delibera non si parla di Vico delle Mele (appartamento e 3 bassi) perché il Comune non ha avuto il coraggio di chiedere lo sgombero di quei beni che erano stati occupati abusivamente dal boss di Cosa Nostra Rosario Caci (leggere anche il verbale delle commissioni comunali - sic! - e lo speciale della Casa della Legalità su questa vicenda).
Non si faccia finta di nulla, come se l’inquietante vicenda di questi beni lasciati nella disponibilità del mafioso a cui erano stati confiscati, fosse una leggenda e non una vergognosa realtà dei fatti.
Quei beni di Vico delle Mele, quindi, non sono ancora, nella disponibilità del Comune di Genova, tanto che è il Demanio che ha dovuto chiedere lo sgombero coatto di Rosario Caci e non il Comune. Ma veniamo alla perla del passaggio: “quelli di vico Mele, provvisoriamente bloccati da una sentenza del Tar”. Non c’è nessuna sentenza del TAR che blocca i beni confiscati. La confisca è definitiva dal 2005 – leggi la sentenza – e non può essere né cancellata né modificata. Quello che invece esiste è un ricorso al Tar di Rosario Caci e Concetta Caci contro l’ordinanza di sgombero, presentato grazie al ritardo con cui Comune si è presentato allo sgombero il 20 novembre scorso. La sentenza del TAR dove l’ha vista? E poi perché per chiedere lo sgombero si è aspettato che un associazione si mobilitasse ed i media con la rete ne parlassero? A questo non si risponde, naturalmente, perché il problema, anche a Genova, è il traffico!

3) Il resoconto dell’intervento dell’Assessore prosegue: “Negli spazi di Vico Mele, comunque dovrebbe essere realizzato un centro di aggregazione per anziani della Comunità di Sant’Egidio”. Come fa il Comune a parlare (e sembra assegnare) dei beni che non ha ancora in carico?
E poi: sulla base di quali considerazioni e criteri, visto che quanto meno vi era una proposta di progetto di utilizzo a fini sociali su cui non è mai giunta risposta? (tanto che l’Assessore non ne parla nemmeno!)
Altro punto: è il Sindaco che deve decidere a chi assegnare i beni, non l’Assessore al Patrimonio, come è compito della Prefettura effettuare le verifiche sul reale utilizzo dei beni confiscati assegnati. A Genova c’è una legge speciale?

4) Ma riprendiamo sulle assegnazioni-destinazioni degli spazi un altro passaggio dell’Assessore: “Negli spazi di Vico Mele, comunque dovrebbe essere realizzato un centro di aggregazione per anziani della Comunità di Sant’Egidio, mentre gli altri ospiteranno due appartamenti per soggetti deboli, un appartamento dell’Udi per donne maltrattate e un centro di attività territoriali per i bambini e ragazzi della Val Bisagno”.
Qui siamo davvero alla frutta. Perché? Semplice:
I beni confiscati che sono patrimonio dello Stato, vengono assegnati ai Comuni per finalità specifiche. Il Comune deve indicare dette finalità per cui prende in consegna i beni. E l’assessore Pastorino non fa altro che dire il 4 dicembre 2007 quello che era stato deliberato per gli immobili di Via Berghini, Via San Remo, Vico Amandorla e Viale Aspromonte, nel febbraio 2007! Davvero straordinario: come dire sino ad ora abbiamo dormito, ma per non dare nell’occhio decidiamo quello che era già deciso, tanto nessuno se ne accorge.
Peccato che non proprio tutti si bevono le bufale perché i fatti parlano da soli: dopo 11 mesi che i beni ufficialmente assegnati al Comune (quelle assegnazioni di cui la Casa della Legalità ed Il Secolo XIX avevano parlato sollevando il dubbio sul loro effettivo utilizzo il 27 e 29 novembre scorso) nel febbraio del 2007 sono ancora chiusi, inutilizzati. Davvero complimenti.

Detto questo l’unico frammento di segnale positivo è che, alla fine - dopo molteplici azioni che la Casa della Legalità, l’Onlus che oltre a fare informazione con il sito www.genovaweb.org è anche l’unica Organizzazione civile di contrasto alle mafie ed all’illegalità - anche nelle Istituzioni qualcuno solleva domande su quei beni confiscati alla mafia a Genova.

Resta un fatto: per i beni di vico delle Mele vi era una proposta di progetto da realizzare con una ampia rete di associazioni per ampliare la bonifica di quei vicoli limitrofi, ancora segnati da sfruttamento della prostituzione e spaccio di droga, giorno e notte. Un progetto articolato presentato più volte all’attenzione della Pubblica Amministrazione, come anche riportato dalla stampa cittadina (Repubblica 2005 e Repubblica 2007). Un progetto su cui però il Comune ha taciuto e tace. Proprio quel Comune che non aveva voluto scomodare il boss Caci dall’occupazione abusiva del bene confiscatogli. Una proposta di progetto di indubbia utilità sociale e di contributo effettivo al risanamento anche dei vicoli limitrofi, su cui potevano e possono essere anche cercate nuove collaborazioni, ma che forse ha una pecca: è stato promosso e presentato dall’associazione che ha promosso la mobilitazione civile – e mosso gli organi di informazione – per far sì che i beni confiscati di Vico delle Mele fossero liberati dall’occupazione abusiva del boss mafioso, legato alla “decina” gelese di Cosa Nostra degli Emmanuello e facente capo al potente clan di Piddu Madonia.
E’ forse questa la ragione per cui questo progetto non è considerato? E’ per questo che si ignora una proposta specifica sull’uso di quei beni? Non è un comportamento corretto e trasparente di una Pubblica Amministrazione, non vi pare?

Questo non perché non si ritenga utile dare spazi alla Comunità di Sant’Egidio che con le comunità ecclesiastiche gestisce molteplici attività e spazi (pubblici e non) in tutto il Paese e che ha missioni nei paesi in via di sviluppo. Ma dalle informazioni che possiamo avere, quelle pubbliche, date dalla stampa, la Comunità di Sant’Egidio, ha dovuto rinunciare alcuni anni fa, a Genova, ad uno spazio di circa 300 mq e per questo aveva avanzato la richiesta al Comune di uno spazio adeguato sostitutivo. Il Comune, che dice di voler aiutare la Comunità di Sant’Egidio, pensa di cavarsela dando a questa uno spazio che complessivamente (appartamento e tre bassi) è di gran lunga meno di un terzo rispetto a quanto perso dalla Comunità in via dei Giustiniani? Non è che si voglia usare Sant’Egidio per non parlare con chi ha sollevato il caso di quei beni confiscati ma lasciati in mano al boss mafioso, dando un pessimo segnale alla comunità? E poi: si sostiene l’attività di Sant’Egidio dando loro un contentino così poi ci si può vantare di aver sostenuto la valorosa azione di questa Comunità? Il Principe de Curtis, in arte Totò, soleva dire:
ma mi faccia il piacere!

Inoltre: la zona di Vico Mele, con il crocevia della piazzetta Santo Sepolcro, è caratterizzata, come detto, dalla mattina alla notte, cioè sempre, dall’uso dei bassi per lo sfruttamento della prostituzione e per traffico di droga. Si crede di bonificare l’area con un Centro per anziani, aperto qualche ora al giorno?
Crediamo invece che quel progetto di “sportello della legalità e dei diritti” con anche attività ludico-educative e ricreative per i ragazzi del centro storico, possa tranquillamente essere integrato con attività per gli anziani e la preziosa opera anche della Comunità di Sant’Egidio. Più soggetti e molteplici attività possono concorrere a far vivere quegli spazi di vico delle Mele per buona parte delle 24 ore, tutti i giorni della settimana (cosa che un’associazione di volontariato, da sola, con tutti gli sforzi possibili, difficilmente riuscirebbe a fare).

Perché il Comune di Genova, ad esempio, con l’assessorato alla Sicurezza non si fa carico della regia e del coordinamento dello Sportello della Legalità e dei Diritti, con tutti i soggetti disponibili, quelli che hanno avanzato la proposta di progetto e quanti altri si vogliono impegnare, ed in parallelo si promuovano quelle attività tra cui anche quelle di Sant’Egidio per gli anziani e le altre proposte per i bambini ed i ragazzi?

Questa sarebbe una risposta chiara ed efficace alla situazione di quei vicoli ed alla prepotenza mafiosa che ha tentato, con un’occupazione abusiva, di impedire l’uso sociale dei beni confiscati.

 

 

Tags: cosa nostra, genova, sentenza, casa della legalità, comune di genova, centro storico, omissioni, beni confiscati, vico mele, decina, irregolarità, rifondazione, rc, progetto, assessore, patrimonio, bruno pastorino, appartamenti, magazzini, rosario caci

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