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'Ndrangheta in Liguria | il contesto che ha colpito Rolando Fazzari

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Genova - Stadio infiltrato

Luciano Liggio, il “papa” di Cosa Nostra, starebbe benissimo a Genova, città che ha assunto le sue parole “la mafia non esiste” come ritornello complice. Sì, perchè nonostante inchieste, indagini, processi, condanne, rapporti investigativi, relazioni dettagliate, sequestri e confische, arresti e detenuti, testimoni e collaboratori di giustizia, vittime, qui non si deve dire che vi sono, radicate e attive, le mafie. Prima, i “professionisti del sociale”, ci avevano detto che a dirlo si rischia che se mai ci fosse (ma non c’è) si incazza e potrebbe reagire anche perché “le forze dell’ordine non possono essere sempre presenti”. Poi gli stessi e pezzi di Istituzioni locali ci hanno ricordato il rimprovero mosso, a chi combatte la mafia, da sempre: dire che c’è la mafia rovina l’immagine “ritrovata” della città, e la valpolcevera dove vi è un grande tessuto democratico associativo legato al movimento operaio...

Poi anche il Capo Gabinetto della Prefettura, in occasione dell’incontro, quasi un anno fa, con Elisabetta Baldi Caponnetto, affermava “che la mafia sia a Genova lo dite voi”, dovendosi rimangiare l’affermazione poco dopo l’elenco di fatti, persone, documenti, sentenze, ecc. ecc che gli abbiamo fornito tanto per rinfrescargli la memoria. Poi come abbiamo scritto di recente un Ispettore di Polizia di una delle zone più “inquinate” come il Ponente e la Valpocevera , ed il Prefetto con il Sottosegretario agli Interni, Rosato.
Per loro la mafia non c’è… “parola di lupetto”. Peccato che il mondo cattolico, di cui fanno anche parte gli scout titolari del gergo (parola di lupetto), con la Diocesi sia molto più consapevole e pronta ad affrontare la piaga della presenza mafiosa, dell’omertà che la avvolge, a differenza di chi ricopre cariche e funzioni pubbliche.
Oggi abbiamo raggiunto l’apoteosi Liggiana.
Il Presidente della Commissione Parlamentare Antimafia, Francesco Forgiane, a seguito dei primi incontri per le audizioni del Procuratore Nazionale Antimafia Piero Grasso, ha dichiarato che in molte città, tra cui Genova, gli Stadi rappresentano un area di infiltrazione per l’azione della ‘ndrangheta. Genova è tirata in ballo per attività d’indagine che mettono in luce che la ‘ndrangheta utilizzi lo Stadio, attraverso infiltrazione nelle tifoserie di Genoa e Sampdoria, per spacciare droga, ma anche per un giro di scommesse clandestine. Fatti reali, sotto gli occhi di tutti, il cui rilievo inquirente che siano sotto la regia mafiosa non è affatto incredibile, visto il radicamento in questa città e le attività di traffico di sostanze stupefacenti come del gioco d’azzardo (e di sostanze dopanti) sono da decenni in salde mani di famiglie legate a Cosa Nostra ed ‘Ndrangheta, le quali si servono, sempre più spesso, della manovalanza della criminalità mafiosa straniera (magrebina, albanese, slava…).
Ma ecco che giungono da Genova i commenti. Non è vero, non risulta nulla di tutto questo. Ecco quindi, ancora una volta si avrebbe a che fare con dei “pazzi”…qui deve essere chiaro, soprattutto a pochi mesi dalle elezioni: va tutto bene e stiamo tutti bene! Lasciamo tranquilli anche i capi-bastone, riesini o le imprese calabre, devono ben organizzarsi anche loro, per questo importante appuntamento che vede la classe dirigente attuale (e decennale), espressione del territorio da loro più “controllato”, necessitare di conferma al potere.

 

Tags: 'ndrangheta, cosa nostra, genova, infiltrazioni, sport, stadio, tifoserie

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