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Speciale elezioni regionali Liguria 2020

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Lo speciale sulle elezioni regionali in Liguria 2020 con tutte le pubblicazioni

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Breakfast, Invisibili e 'ndrangheta stragista

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Raccolta degli articoli pubblicati da Alessia Candito sul Corriere della Calabria...

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Qualche novità sui Fotia, tra passati e presenti

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Il capo famiglia storico, Sebastiano, è tornato ad Africo, sepolto nella tomba di famiglia dei Bruzzaniti, i tre figli condannati a…

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'Ndrangheta in Liguria | il contesto che ha colpito Rolando Fazzari

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By Casa della Legalità

Rolando Fazzari ha denunciato la 'ndrangheta, a partire dai suoi familiari. Lo hanno isolato e colpito, portandolo alla chiusura della…

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Il Mondo è strano...

Il mondo è strano. Ci sono domande che ti vengono poste ed il cui senso non è comprensibile, almeno che non sia definitivo il “rovesciamento” della realtà di cui spesso ci parla Beppe Grillo...

 

Una di queste domande è “quali sono le vostre coperture politiche?”. Che senso ha questa domanda? Cosa nasconde?

La società civile, semplici cittadini, tante persone pongono la necessità di un ritrovato rigore etico, di un contrasto netto alle organizzazioni mafiose. Perché mai devono avere “coperture politiche”? La politica, quanti stanno nei partiti e quanti ci rappresentano nelle Istituzioni, in una Repubblica democratica e liberale, devono recepire le esigenze e le istanze che vengono dai cittadini e fornire una risposta, quindi dovrebbero “per funzione” dare questa –fantomatica- “copertura”.

Accettare la logica perversa della domanda significa invece pensare che le persone, i cittadini e le loro organizzazioni civili e culturali dovrebbero recepire dalla “politica”, cioè dai politici e dai partiti, quali siano i propri bisogni, le proprie esigenze ed istanze. Una domanda che parte dalla visione “rovesciata” dei principi della rappresentanza e della partecipazione, non è accettabile.

(E’ come il medico che ti si presenta a casa, senza che tu l’abbia chiamato, e senza visitarti, senza che tu abbia alcun sintomo e bisogno, ti dice di cosa sei sofferente e cosa devi fare)

 

La legalità come la lotta alle mafie è  questione civile, indipendente dalle convinzioni o appartenenze politiche o di fede. Non è (non deve essere) di una parte sola. Deve vedere impegnati concretamente individui e soggetti sociali e civili, culturali e istituzionali,  le coscienze e le passioni, in una rivolta morale ed in un rigore etico che non può mai essere etichettato o brevettato.

Non si può - come ci ha ricordato il Vescovo di Locri nella sua visita a Genova – combattere la mafia divisi, perché la mafia è unita. Per vivere e rafforzarsi cerca e raggiunge legami con il Potere, con pezzi di esso o con quanti  possono condizionarne le scelte. Non ha preferenza di colore: con chi ha il potere questa tratta e se trova disponibilità stringe patti, nel silenzio e insabbiandosi. Una storia troppe volte vista e visibile.

Quanti non vogliono disturbo, come quanti vogliono trarre vantaggio dalle mafie, hanno diversi modi di porsi: disposti alla convivenza, conniventi e, in ultimo, appartenenti. E’ nell’indifferenza, altrettanto colpevole, che si lascia spazio all’azione incontrastata dei sodalizi mafiosi, che possono stringere e rafforzare i legami con il Potere, divenire loro stessi “colletti bianchi”.

 

Essere consapevoli dei livelli di radicamento e di condizionamento che le mafie hanno assunto è passaggio essenziale per contrastarle. Iniziando ad indicarla come esempio negativo, come fattore inquinante che nega i diritti sanciti dallo Stato per elargire favori sotto perenne ricatto. Significa indicare che povertà e degrado sono figli del condizionamento mafioso, che sottrae e distrae fondi pubblici e impedisce lo sviluppo.

 

Parte della politica, si mostra indifferente a questo. Parte ha timore di nominare la parola “mafia”, altra non vuole o non ha la forza di dire con chiarezza dove è presente e quali attività controlla o condiziona, restando quindi passiva rispetto agli equilibri esistenti. Altra politica sceglie la convivenza, mentre altri ancora, per opportunismo, imboccano la strada della connivenza, come il “Pupillo” che si schiera con chi può dettare condizioni per entrare nelle stanze del potere, coprendo usurai, estorsori ed esattori di scommesse clandestine che hanno pure il “coraggio” di girare a testa alta, e rilanciare l’alleanza con il vecchio boss “zi Venè”. Mafiosi che con la loro arroganza, con spudoratezza, sbattono in faccia la “loro cultura”, il loro mostrare che l’illegalità della prepotenza paga più del vivere civile, onesto rispettoso delle regole e degli altri.

E’ qui che si colloca la risposta civile più semplice e inequivocabile, dovere di ciascuno che non voglia vedere più che la prepotenza e la violenza vincano. Dal boss allo spacciatore, ultimo esecutore, pedina sacrificabile di un contesto malato, mal sopportano l’isolamento e l’essere indicati. Loro hanno bisogno, per affermare il loro potere, di sguardi che si abbassano al loro passaggio, quale segno di obbedienze e genuflessione della dignità. Ciascuno di noi può rifiutarlo.

Negargli il saluto e non abbassare lo sguardo al passaggio, invitare ad abbandonare l’appartenenza o il fiancheggiamento alle famiglie ed alle loro cosche. Rifiutarsi di pagare il ‘pizzo’ come denunciare alle autorità preposte e preparate i fatti e le persone è un segnale importante e decisivo, che ogni cittadino ha il dovere di fare, perché solo colpendo e sradicando le mafie si possono garantire i diritti e la libertà di ciascuno.

Iniziano a sgretolarsi i muri di omertà che circondano le famiglie mafiose, anche le più impenetrabili come quelle della ‘Ndrangheta. Cerimonie e funzioni usate strumentalmente per coprire incontri di mafia, perpetuate per anni, vengono negate perché non si usino fedi e credenze per mascherare i sodalizi mafiosi. Le Istituzioni si muovono nella stessa direzione e con questo segnale dimostrano che bisogna andare avanti, che rifiutare la presenza, come la cultura e la pratica mafiosa è possibile e utile per l’intera comunità, ed in essa soprattutto dei più deboli.

Nel sostegno ai soggetti civili e culturali che operano nei territori “inquinati”, in questo delicato campo, le Istituzioni devono puntare, dando sostegno concreto e riconoscendo in questi una indispensabile “sentinella” delle dinamiche e dei fatti, ma anche argine a quel degrado morale, sempre più in espansione, dove non esistono spazi di aggregazione e promozione civile e culturale. Quanti nelle Istituzioni hanno imboccato questa strada, non devono essere isolati bensì sostenuti anch’essi.

 

 

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