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Replica alle dichiarazioni di Venanzio Maurici

CAMMINO CONTRO LE MAFIE 2006
una replica doverosa


Genova, 23 marzo 2006

Replica alle dichiarazioni di Venanzio Maurici sul sito
www.riesi.com ed alla preannunciata lettera a "Il Secolo XIX"

Zi Venè, ovvero Venanzio Maurici rappresentante di una  fantomatica “costituenda Associazione Riesini Emigrati”, appartenente ad una famiglia che fatti di cronaca, investigativi e giudiziari indicano come appartenente alla mafia siciliana, e più precisamente del clan Madonia-Emmanuello di Cosa Nostra, tenta l’ennesima mistificazione, a cui occorre non concedere beneficio di dubbio...


La lotta alle mafie, anche quelle dei colletti bianchi ormai infiltratisi nei gruppi dirigenti anche delle città del nord –come anche Genova-, non è lotta contro le comunità siciliane, calabresi, campane o altro. La lotta alla mafia è il primo obiettivo di ogni cittadino. Ricordiamo al signor Maurici che i più grandi esponenti della lotta civile e culturale alle mafie sono proprio figli delle terre più controllate dalla mafia. Le vittime di mafia, cittadini comuni, magistrati, agenti sono stati e sono soprattutto siciliani, calabresi, campani, pugliesi. Crediamo sia obbligo morale di ciascuno indicare, come ci ha chiesto Don Luigi Ciotti a Torino, i nomi dei mafiosi ad alta voce, per combatterli a testa alta, insieme allo Stato ed alle sue strutture investigative e repressive, alle Istituzioni.
Fiandaca, Maurici, Ferro, Mamone, Gullace, Raso, Marechiaro, Macrì, Angiollieri, sono solo alcuni dei nomi indicati a chiare lettere dai documenti investigativi e giudiziari pubblici! Su alcuni sono pesanti e già definitive sentenze di condanna, su altri già definitivi anche provvedimenti di confisca dei beni. Su altri ancora vi sono approfondimenti investigativi e giudiziari e nuove testimonianze e collaborazioni di giustizia. Danno fastidio questi nomi? Da fastidio dire che Emmanuello è un latitante, tra i più pericolosi d’Italia, reggente del clan di Madonia, e che questi si è aggirato per lungo tempo, sino a pochi mesi fa, per le vie di Certosa, quella che i resini, non noi, chiamano la “Piccola Riesi”, senza che nessuno ne denunciasse la presenza?
Non è certo colpa nostra se anche una celebrazione religiosa come la “Festa della Madonna della Catena” propria della città di Riesi e riproposta a Certosa, sia stata strumentalizzata dall’ambiente di Cosa Nostra per sfruttare quella cerimonia, violandone la sacralità, per coprire riunioni e incontri di boss, con tanto di baci, auto blindante e guardaspalle. Questo è un oltraggio alla Chiesa oltre che alla riesinità ed alla bona fede di tanti credenti.
Gli esponenti della “Casa della Legalità” sabato scorso al presidio per promuovere il “Cammino contro le Mafie” sono stati aggrediti e minacciati davanti alla folla del Mercato di Certosa, accanto al Circolo Arci Concordia, di: “vi caviamo gli occhi” o “ti tagliamo le canne della gola”. Minacce ed aggressioni giunte dopo che erano stati scanditi i nomi dei Maurici, dei Fiandaca e di Emmanuello.
I riesini sono anche loro rappresentanti della comunità siciliana e come tali sono i primi interessati alla sconfitta di Cosa Nostra. Nessuno attacca i riesini ma i mafiosi, e se i mafiosi tentano di strumentalizzare la “riesinità” e la “sicilianità” per coprirsi le spalle - come quanti si mascherano dietro ruoli di controllo e tutela dei lavoratori e poi hanno “amici” che promuovono e organizzano il mercato del lavoro nero ed il caporalato – devono essere ancora una volta smascherati e isolati.

Questa battaglia non è di Christian Abbondanza ma di una moltitudine, di giovani e non, dell’Associazione Casa della Legalità – Osservatorio sulle Mafie, legata alla Fondazione Antonino Caponnetto e Libera di Don Luigi Ciotti. Non è un caso che dal Cammino con i ragazzi di Locri del 22 marzo, promosso con Comune e Circoscrizione, siano nate sedi distaccate della Casa della Legalità a Firenze, Roma e Locri. Non è un caso che a giugno alla Casa della Legalità giungeranno per un’altra tappa del “Cammino” Giovanni Impastato e Crocetta, sindaco di Gela, condannato a morte da Cosa Nostra. Non è quindi nemmeno un caso che si sia già annunciato che l’occasione di questo incontro sarà l’ufficializzazione di un gemellaggio con la comunità di Gela, comunità attiva contro le mafie anche se fortemente inquinata dalla presenza mafiosa.
 
 l’Ufficio di Presidenza della
Casa della Legalità - Osservatorio sulle mafie

 


pubblichiamo, omettendo il nominativo, la lettera firmata, che a seguito delle verifiche risulta essere attendibile e di una persona per bene, che ci è giunta il 24.03.06 via e-mail

Se non fosse che lui e tutta la sua razza sono proprio quelli che hanno

contribuito a sputtanare i tanti cittadini onesti di Riesi e di tutta la

Sicilia si potrebbe anche credere che la sua indignazione sia

reale.Purtroppo gli onesti Siciliani sembra che godano a farsi pigliare per

il culo da questi porci parassiti senno' cosa gli costerebbe fare il vuoto

intorno a questa gente? Hanno forse paura di perdere la nomea di MAFIOSO che

li accompagna in giro per i cinque continenti? O hanno paura di

diversificarsi in mezzo a una comunità che considera estraneo tutto quello

che non è "SICULO" percio' anche un certo modo di rapportarsi tra gli stessi

appartenenti?Ricordo come se fosse ieri il bacio che veniva dato ad un

signore con il cappello e dei grandi baffi bianchi al suo apparire sui campi

di calcio, prima degli incontri del CERTOSA RIESI (non è per caso un tuo

parente ZI'?),cerimonia che veniva effettuata puntualmente da tutti gli

adepti della cosca,ops,volevo dire "COMUNITA",con una venerazione che andava

ben al di la del puro rispetto che si deve agli anziani direi che,tranne

pochi,ne avessero paura o,per meglio dire,fosse un timore

reverenziale. Quindi,tanto per concludere,direi che, se vogliamo abbattere il

muro che protegge questi individui,le prime picconate bisogna darle da

dentro lasciando perdere le "raccomandazioni"sia per trovare un posto di

lavoro,che,come spesso succede,anche per certi uomini politici,ottenere voti

facili dimenticando che oggi ti aiutano ma domani passano a incassare, come

ben sanno coloro che una ventina di anni fa si sono legati a questa gente

per portare i voti al buon Bettino e che oggi siedono a Palazzo Tursi.

Quindi caro ZIO prima di indignarti sul sito dell'A.R.E. sappi che la gente

ricorda ma soprattutto sappi che,prima o poi,COME IL CANCRO,anche voi

verrete distrutti perchè altro non siete.

(lettera firmata)

 

 

Tags: genova, rivarolo, replica, certosa, cammino contro le mafie, venanzio maurici

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