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Speciale elezioni regionali Liguria 2020

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Lo speciale sulle elezioni regionali in Liguria 2020 con tutte le pubblicazioni

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Breakfast, Invisibili e 'ndrangheta stragista

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Qualche novità sui Fotia, tra passati e presenti

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'Ndrangheta in Liguria | il contesto che ha colpito Rolando Fazzari

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Trasgressione Istituzionale

La Calabria ha una classe dirigente che del principio di buona amministrazione, della gestione corretta della cosa pubblica nell’interesse generale, del dovere - dettato dal ruolo - di rappresentanza dei cittadini ha dimostrato di avere una propria singolare concezione. Da indagini e procedimenti giudiziari, in corso ormai da mesi, emerge un quadro decisamente “trasgressivo”. In sintesi: l’interesse generale è uguale a interesse personale, gestione corretta e principio di buona amministrazione equivale a distorsione di risorse, funzioni, patrimonio a favore degli amici, la rappresentanza dei cittadini è praticata come rappresentanza di lobby, logge, e cosche...


Le regole sono piegate. Non esiste una gestione pianificata, coerente, conforme alla legge del territorio, si piangono disastri e devastazioni ambientali, ma dove sono le ordinanze e le pratiche di demolizione degli abusi? Non esiste una tutela del territorio, dove sono i fondi a questo destinati e gli interventi amministrativi e urbanistici? Non esiste sviluppo, lo sentiamo dire da tutti, ma dove sono quella pioggia di miliardi venuti dal Paese o dall’Europa? Esiste, da decenni,  una spesa sanitaria dove ogni cittadino, sarebbe per giustificarla, sottoposto a check-up generici e specialistici per una quindicina di volte l’anno, e dove è finito, quindi, il controllo proprio della Regione?

Sono solo alcuni esempi, il dramma liturgico dell’elenco lo risparmiamo, perché se solo dovessimo aggiungere la parentesi delle assunzioni di congiunti, prole e parenti nel palazzo della Regione non basterebbe che una pubblicazione biblica.

Sono oltre, ed abbondantemente, il 50% i consiglieri regionali, di destra e di sinistra, e naturalmente del “grande” centro (quello un po’ di la e quello un po’ di qua) che sono indagati, imputati, quando non addirittura già condannati o agli arresti. Non è diverso il discorso per le amministrazioni locali, con amministratori o ex coinvolti in procedimenti giudiziari e che continuano, oggi al Governo ieri all’opposizione, o viceversa, a rappresentare le Istituzioni in Calabria.

Oggi, dopo i nuovi arresti, in particolare quello del ex assessore ed ora consigliere regionale dell’UDC, unitamente a esponenti di Udeur, DS e RC, siamo posti davanti all’ennesima prova dell’arroganza: chi, dentro la Politica , considera questa una casta, impermeabile ai controlli di legalità della Magistratura. Ormai, dal Parlamento in giù, è evidente che gli unici controlli graditi sono i propri, come al tempo della Commissione Inquirente, che per esempio pratico assolveva categoricamente e ripetutamente Giulio Andreotti, che poi si è visto, invece, essere riconosciuto colpevole di associazione mafiosa (anche se la Politica , tutta, trasversalmente, continua a considerare tale individuo, un “santo”, “onesto” e meritevole di nuovi incarichi).

Tornando all’odierno caso, vediamo qualche dichiarazione autorevole.

Tassone, Vicepresidente della Commissione parlamentare Antimafia, dichiara di essere certo dell’innocenza del Gallo, proprio in linea con il Leader del loro partito, Casini, che da Presidente della Camera telefonò (diffondendo il contenuto con comunicato stampa) a Marcello Dell’Utri per testimoniargli stima, amicizia e fiducia nella sua onestà, mentre i giudici di Palermo erano in Camera di Consiglio (i quali, avendo letto le “carte”, a differenza di Casini, hanno scritto una sentenza radicalmente di colpevolezza, a carico dell’uomo Fininvest, il tuttofare del Cavaliere).

Forgione, Presidente della Commissione parlamentare Antimafia, dichiara che è necessario che la Politica sappia sottrarsi al fatto che la Magistratura selezioni la classe dirigente. Non ci poteva essere, “onore all’onestà” (sic), dichiarazione più in linea con le famose e disgustose leggi vergogna, approvate dal Polo e non abrogate (cioè difese, nei fatti) dall’Ulivo-Unione e certamente degna coerenza a chi volle il salvacondotto per le alte Cariche Istituzionali (il lodo Schifani che in realtà non è altro che i lodo del confratello Maccanico, dell’Unione), quale anticamera del sogno di impunità della nomenklatura partitocratrica e affaristica della Politica italiana.

Guerriero, Presidente della Commissione regionale Antimafia, di cui Gallo è vice, dichiara che le persone impegnate per la legalità devono essere al di sopra di ogni sospetto, forse se lo augura anche per gli altri indagati, oltre il suo vice, tra cui il segretario provinciale di RC (il partito di Forgiane) o gli assessori provinciali di Crotone o il sindaco di Botricello ed il suo assessore comunale, insomma una lista ampia di uomini pubblici. Certo c’è chi si chiede che la politica non strumentalizzi le vicende giudiziarie, cioè gli indagati sono tutti corretti, e che la magistratura non venga delegittimata, insomma che possa lavorare serenamente, certo che c’è un bel pout pourie in questa terra, e i magistrati hanno da lavorare parecchio, anche i politici a rispondere, però.

Ecco: il problema non è il marcio, ed i marci, amici di mafiosi, e loggiati, che piegano le Istituzioni, le risorse pubbliche, gli Enti pubblici a clientele, corruzione, infiltrazione mafiosa a favore dei propri cari (famigliari & compari). Non l’hanno capito, questi Giudici mentalmente disturbati, che si ostinano a perseguire chi compie i reati, devono piantarla, magari dedicandosi a più fruttuose cacce agli uccelli o dedicarsi al lavoro di censori, e nascondere Relazioni e Atti (pubbliche) che potrebbero svelare gli intrecci tra mafia-affari-politica. Ecco: “giudici comunista!”, parafrasando Toto Riina o chi se ne è fatto portavoce in questi anni, Silvio Berlusconi, ricordate?

D'altronde che la Calabria fosse terra “prediletta” dell’assurdo lo si doveva capire, dalla percezione, e quindi pratica dell’etica. Un esempio? Uno e uno soltanto. Nonostante i nomi, che potrebbero trarre in inganno, non è un estratto biblico, ma realtà. Eva e Adamo. Eva è il sindaco di una città, lavora bene, non si è vista nemmeno sciogliere il Consiglio Comunale per infiltrazione mafiosa e non ha distratto risorse pubbliche ne tanto meno fatto clientele. Adamo è il segretario regionale dei DS, la cui consorte ha diverse società, un consorzio con la Compagnie delle Opere ed altre con Abramo, nemico (pubblico) di Loiero, in quanto di Forza Italia, con una bella indagine per deviazione di soldi pubblici e assunzioni nelle sedi dei DS. Adamo, sposato con figli, ha una relazione con Eva. Nasce un figlio. Eva è cacciata da sindaco, il centrosinistra non tollera immoralità. Adamo, sempre felicemente sposato, continua ad essere segretario regionale e vicepresidente della giunta Loiero, nel tempo libero indagato.


Chiaramente si intuisce che di là o di qua, non cambia nulla.
L’etica e la legalità sono concetti relativi, inversamente proporzionali al proprio piacere e portafoglio.

D’ altronde non c’è da stupirsi, nella terra dei misteri, e i misteri sono i morti ammazzati. Chi potrebbe far luce, sceglie l’omertà, chi potrebbe aiutare gli inquirenti a capire il quadro, il contesto dove è maturato un omicidio, preferisce tacere. Sembra proprio che il caso Fortugno sia esempio emblematico di questo. La consorte, ex responsabile del personale della stessa Asl del marito ucciso, continua a ripetere che non sa nulla delle assunzioni di mafiosi e parenti di boss, delle ditte della ‘Ndrangheta che avevano gli appalti e incarichi…come se lei in quel ufficio passasse solo carte e non conoscesse o incontrasse nessuno. Chissà se vorrà dare questo contributo, ora che anche Lei, Maria Grazia Laganà, con Tassone, Forgione, e per par-condicio Vito e Pomicino, è componente della Commissione parlamentare Antimafia? Non è un idea tanto balzana che la dottoressa Laganà possa aiutare a capire mandanti e ragioni dell’omicidio del compianto, rileggendo dall’inizio ad oggi fatti e dichiarazioni sulla vicenda, che stranamente siamo gli unici ad aver pubblicato.


Intanto i tradizionali passaggi di riciclaggio, che arrivano a Genova, sembra, non vedono più tanto la partenza di capitali dai luoghi come la Piana , bensì arrivino dalla Milano da bere, con i Piromalli, Morabito-Palamara-Bruzzaniti e giù qualche faida riapre il sipario col sangue, ma l’importante è la “casta” e la propria autotutela, nel trionfo del “primato della politica” di Massimo D’Alema, l’uomo che resuscitò Berlusconi, il programma di rinascita democratica di gelliana memoria, nell’apposita Bicamerale. Io c’entro, da slogan di Casini a confessione bipartisan? Che c’entrino tutti ormai è predisposizione necessaria per l’accesso alla casta della Politica italiana, di cui quella calabrese è un esempio, come per altro il Mastella-style nella Campania o il VasaVasa siciliano, ecc ecc.

Nell’attesa aspettiamo l’anno nuovo, ricco di sorprese, dopo la approvazione della tanto attesa finanziaria che apre la strada alle zone franche (paradisi fiscali e non solo), nella nostra Repubblica…e sono aperte le scommesse su il futuro dell’Ordinamento Giudiziario, con Mastella Guardasigilli e Di Pietro, che è sempre contrario ma alla fine torna sempre all’ovile.

 

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