Le sparate dell'avv. Pino MAMMOLITI (nuovo FOTIA defender)

scritto da Ufficio di Presidenza il .

Come abbiamo ricordato è un dirigente del PD della locride (terra piegata da 'ndrangheta e massoneria). Si chiama MAMMOLITI Giuseppe detto “Pino”, il nuovo legale dei FOTIA. Indicarlo con precisione è importante perché in quel territorio, oltre alla nota famiglia 'ndranghetista dei MAMMOLITI, vi è un altro esponente del PD, anche questi avvocato, anche questi già con ruoli nella Pubblica Amministrazione, con identico nome e cognome, ma detto “Peppe”

Tra gli assistiti del signor avv. Pino MAMMOLITI si trovano, per fare un esempio, Alessandro MARCIANO' ed il figlio Giuseppe MARCIANO', organizzatori dell'omicidio politico-mafioso di FORTUGNO Francesco, davanti al seggio delle Primarie del centrosinistra a Locri nel 2005...

Leggendo come Pino MAMMOLITI (foto a lato ad un assemblea del PD) si racconta a Il Secolo XIX pare quasi orgoglioso di essere stato “indagato per associazione esterna [concorso esterno, ndr] dal pm Gratteri” (aggiunge: “poi prosciolto in udienza preliminare”). E proprio dopo l'aver ricordato questa annotazione del suo curriculum personale afferma: E posso dire che i Fotia sono dei perseguitati non perché mafiosi, ma perché calabresi”. Insomma per lui è tutta una questione di razzismo (probabilmente anche i MARCIANO' – calabresi organizzatori dell'omicidio politico-mafioso del calabrese FORTUGNO erano vittima di “razzismo” di inquirenti e giudici calabresi che odiano i calabresi, sic)...

Se il MAMMOLITI si leggesse un attimo le carte, prima di parlare, eviterebbe di fare uscite del genere, che seppur possono sembrare, in prima battuta, comiche, assumo invece, con quanto altro dichiarato, un vero e proprio negazionismo dei fatti (documentati) che conduce addirittura ad una richiesta «alla commissione parlamentare anti mafia per inviare un’ispezione ministeriale alla Procura di Savona sulla persecuzione mediatica subita dai Fotia».

Davanti a questo “delirio” le questioni sono due: o non ha letto le carte ed i suoi nuovi clienti non gli hanno riferito come stanno le cose e l'avvocato MAMMOLITI parla, quindi, per sentito dire, senza verificare; oppure ha letto le carte, sa bene come stanno i fatti e cerca di fare la voce grossa, dimenticando che nei procedimenti ci si difende sul merito e non con uscite fantasiose e surreali che non smentiscono manco una virgola delle gravi accuse a carico dei FOTIA.

Se i fatti li abbiamo sintetizzati (e documentati) ancora nel resoconto della nostra conferenza stampa di ieri a Savona (vedi qui) e non stiamo qui a ripeterli, dobbiamo invece prendere atto, visto quanto dichiarato alla loro conferenza stampa che davvero l'avv. MAMMOLITI pare essere l'uomo perfetto per i FOTIA... e le sue prime dichiarazioni, che abbiamo appena richiamato, erano solo l'antipasto di “sparate” ancora più eclatanti (e molto significative).

Per prima cosa tenta di buttarla sul piano personale e su questo piano casca male. Ci hanno già provato in tanti, troppi, senza riuscirci. E questo risultato lo ceffa, quindi, anche lui... L'attenzione non la si sposta dalla questione cardine: i FOTIA, la cosca MORABITO-PALAMARA-BRUZZANITI, le imprese ed i molteplici gravi reati contestatigli, non da noi, bensì dallo Stato. Ed allora...

Davanti ad un procedimento relativo all'adozione di misure di prevenzione patrimoniale a carico della famiglia FOTIA (promosso dalla D.I.A. presso l'Autorità Giudiziaria competente, ovvero con la Procura di Savona presso il Tribunale di Savona); davanti ad una misura interdittiva antimafia confermata prima dal TAR e poi anche rinnovata dal Prefetto di Savona; davanti ad un'inchiesta (della D.I.A. e dell'Autorità Giudiziaria territorialmente competente, ovvero Savona), con adozione della misura del Sequestro preventivo delle imprese (SCAVO-TER, P.D.F., SE.LE.NI.), per la palese e documentale intestazione fittizia delle citate imprese che restavano di fatto sotto la gestione di fatto di FOTIA Pietro, tentavano di eludere la misura interdittiva e l'eventuale adozione di misure di prevenzione patrimoniale; che cosa fa il nuovo legale dei FOTIA Avv. MAMMOLITI? Promuove una conferenza stampa in cui parla delle mutande che spedimmo ai FOTIA ed altre “famiglie” nel gennaio 2012 (vedi l'articolo che pubblicammo allora) ed attacca con dichiarazioni diffamatorie il Presidente della Casa della Legalità (che presenterà apposita e dettagliata querela per diffamazione a mezzo stampa nei confronti dell'Avv. MAMMOLITI e del FOTIA Pietro). E le risposte sul merito dei fatti contestati (con risultanze plurime, univoche e convergenti) sulla mafiosità dei FOTIA? Non pervenute. Le "prove" annunciate che avrebbero dovuto smontare il (solido) Provvedimento di Sequestro dove sono finite? Non pervenute (ovviamente) nemmeno questo!

FOTIA Pietro aveva annunciato, tuonante, che avrebbero smontato pezzo per pezzo le gravi accuse - e l'indicazione documentale della mafiosità dei FOTIA e del legame alla cosca MORABITO-PALAMARA-BRUZZANITI - a loro rivolte ed alla base del Provvedimento di sequestro delle imprese. Noi avevamo già detto che era un impegno duro, molto duro, visto sia la solidità del Provvedimenti richiesto ed ottenuto dalla D.I.A., sia perché nel tempo (ed anche dopo il sequestro) è stato lo stesso FOTIA Pietro che confermava, a più riprese, anche pubblicamente, il fatto che quelle imprese erano “sue”, riscontrando (confessando) direttamente lui che l'accusa dell'intestazione fittizia dei beni era più che fondata.

Alla conferenza stampa dei FOTIA e del MAMMOLITI invece vi è stato il delirium volto solo a spostare l'attenzione dai fatti e della contestazioni (che dovevano smontare, sic!) per buttarla in caciara su tutt'altro.

Prima di tutto su quella che si evidenzia come un'altra colossale sparata che va ben oltre alla sola questione FOTIA e punta direttamente ad attaccare l'azione di contrasto alla 'ndrangheta che si è sviluppata (finalmente) in molteplici distretti giudiziari. L'Avv. MAMMOLITI infatti dichiara «C’è questa strana sensazione che sia in atto una sorta di ‘pulizia etnica’ partita da più distretti…» (che intenda Distretti di Corti d'Appello o Procure poco importa). La "sparata" è senza alcun dubbio colossale... e non cambia se leggiamo o sentiamo il resto delle dichiarazioni trasmesse dalle testate giornalistiche, anche dal Tgr Liguria. Infatti tale «pulizia etnica» (il giorno prima si era solo a forme di «razzismo», guarda come degenerano le cose in un sol giorno, sic) sarebbe secondo l'avv. MAMMOLITI derivante dalla volontà di tenere lontani dai cantieri dell'Expo 2015 di Milano i calabresi.

Non sappiamo se queste dichiarazioni siano originali o, magari, chissà, siano state estrapolate dal copione di una seconda edizione di “Cetto La Qualunque”. Comunque sia, il rimanere seri, prenderle sul serio, è davvero improponibile... Sempre più improponibile. E ci stupisce davvero che molteplici testate giornalistiche (Atti alla mano) non osino (se per timore o per altro occorerà capirlo) dare conto all'opinione pubblica dei fatti, rinunciando al dovere - per corretta informazione - di riportare i fatti reali (documentati alla virgola negli Atti a loro disposizione) in contrapposizione ai deliri promossi dai FOTIA e dai loro defender.

FOTIA Pietro torna ad indicare una fantomatica «Magistratura deviata» con cui lavorerebbe la Casa della Legalità, che indica usare «metodi mafiosi» (così riportano sia “Il Secolo XIX” che “La Stampa” di oggi). Se già la prima parte (il delirio sulla magistratura deviata in azione con la Casa della Legalità l'aveva già pronunciato in udienza a Genova) gli aveva già permesso di conquistarsi una nuova querela, con l'accusarci di «metodo mafioso» se ne conquista - sensadubbiamente - un'altra... (così integra la lista degli oltre 70 procedimenti a suo carico).

E che dire del tentativo di impietosire con il FOTIA Pietro,che parla con il nodo in gola e la donna di “famiglia” che alle sue spalle, praticamente piangente, nell'interpretazione dell'Addolorata? Un surrealismo da film...

E FOTIA Pietro in questa veste da “una lacrima sul viso” che ti “spara”? Che gli hanno messo le “cimici”, che loro le hanno trovate ed anche fotografate... ma che nessuno gli ha dato copia del Decreto che dispone l'intercettazione. Ma dai... ma quando mai vengono messe le "cimici" e viene pure data pure copia del Decreto che dispone l'intercettazione??? Ma per favore... (anche qui: ma un giornalista che rispondesse - e segnalasse all'opinione pubblica - che quando l'Autorità Giudiziaria dispone la collocazione di "cimici", non deve (!!!) mai avvisare gli interecettati, c'è stato? Pare di no... ed anche questo la dice lunga).

FOTIA nella veste della vittima del complotto galattico (di «razzismo» e «pulizia etnica») è come una "mitraglietta"... la solita mitraglietta di mistificazioni e falsità che ormai ripropone da anni ed anni, pronunciate anziché con urla ed atteggiamento intimidatorio, con la voce spezzata dal “perseguitato”.

Adesso, far passare il FOTIA Pietro che anche i Giudici della Corte d'Appello di Genova – che hanno annullato la misura di Sorveglianza Speciale disposta dal Tribunale di Savona – hanno evidenziato essere soggetto che con «una facilità estrema» passa «alle maniere forti per ottenere quello che vuole» (vedi qui), come un uomo mite e disperato, è davvero troppo...

Richiamiamo qui un passaggio contenuto nel Provvedimento di Sequestro dei beni del GIP:

«Appare inoltre opportuno riferire un estratto del contenuto di una telefonata intercorsa, in data 18.2.2014, tra un funzionario di questo Centro Operativo e FOTIA Pietro. Quest'ultimo, facendo riferimento all'attività di servizio svolta da questo personale il 21.10013, nell'ambito dell'acquisizione di documentazione dell'appalto pubblico per cui si scrive, specificava con toni duri ed in evidente stato di agitazione:

« ... il suo personale quando sì presenta nei cantieri ove lavorano le mie ditte non deve fare affermazioni ritenute prive di fondamento o non veritiere» .

FOTIA specificava che i mezzi impiegati in quel cantiere dalle "sue società", non erano dodici, ma diciotto. Aggiungeva, inoltre:

« ... così non si può più andare avanti ... è ora di smetterla ... quando si parla della famiglia FOTIA bisogna parlarne con "rispetto" perché la famiglia è una cosa sacra e va difesa ... ed anche lei, Colonnello, ha una famiglia ... » .

Dato l'evidente tenore minaccioso delle parole del predetto, dei fatti veniva interessata la locale D.D.A. con apposita segnalazione».

E vogliamo parlare dell'oltraggio al magistrato Pelosi? Fatti per cui vi è il processo in corso a Torino, ed in cui elemento documentale di prova è il video pubblicato dalla Casa della Legalità (e realizzato dal giornalista Mario Molinari) relativo ai fatti, durante l'udienza del febbraio 2014, presso il Tribunale di Savona? Non servono commenti, basta il video:



Non stiamo ad elencare qui gli altri episodi che conosciamo direttamente, per le varie minacce, intimidazioni e offese prodotte, in diverse occasioni, dal FOTIA Pietro nei confronti del Presidente della Casa della Legalità e di altri collaboratori della nostra Onlus. Sono contenuti nelle dettagliate denunce-querele formalmente presentate all'Autorità Giudiziaria competente e ne abbiamo - in parte - anche dato conto pubblicamente...

Per chiudere le considerazioni su questa curiosa “linea difensiva” prodotta dal FOTIA con il nuovo legale Avv. MAMMOLITI, solo due questioni che, tra le tante a noi rivolte, appare utile affrontare...

Non sono le offese plateali, gravemente diffamatorie contro il Presidente della Casa della Legalità, su quelle (che saranno oggetto di parte della querela) qui non ci perdiamo tempo (perché non sviamo l'attenzione dai fatti riguardanti i FOTIA) anche perché sappiamo che uno dei metodi tradizionali – da copione collaudato – è quello di cercare di delegittimare in ogni modo chi denuncia e quindi non ci stupisce affatto tale atteggiamento...

Ora capiamo bene che non ci tollerino... Sappiamo bene che per loro è inaccettabile che qualcuno, in questi anni, abbia reso noto pubblicamente quanto vi era in Atti ufficiali (pubblici, altro che riservati o secretati) in merito ai FOTIA e che pareva che nessuno notasse. Sappiamo bene anche che per loro è intollerabile che qualcuno, in questi anni, abbia anche promosso un'attività di accurata osservazione dei loro cantieri, dei loro rapporti e delle loro evoluzioni societarie, segnalando qualcosa pubblicamente e tutto il “succo” a Reparti Investigativi ed Autorità Giudiziaria (tutto formalmente, sempre in via ufficiale con Esposti e Denunce, così come ufficiale, nero su bianco anche la richiesta di misura interdittiva – e successive integrazioni - inviata alla Prefettura). E' comprensibile che ce l'abbiano con noi che gli abbiamo fatto cadere più volta la maschera che con fatica si erano costruiti sul volto... E quindi come potremmo non aspettarci attacchi ingiuriosi, diffamatori ed intimidatori, quando ne abbiamo già avuto – come ricordato – un susseguirsi di molteplici esempi, affiancati anche da palesi minacce. Ma c'è un limite...

L'Avv. MAMMOLITI afferma che noi avremmo avuto nella nostra disponibilità “atti secretati” perché con la spedizione delle mutande a gennaio 2012 abbiamo di fatto anticipato la richiesta di misura di prevenzione patrimoniale e personale avanzata dalla D.I.A.. Forse l'avv. MAMMOLITI vuole dare il proprio nome ad un nuovo “teorema” o, più semplicemente, non sa che cosa dire visti i voluminosi dettagliati riscontri alla base delle inchieste e del Provvedimento a carico dei suoi assistiti FOTIA... Come faccia ad affermare una cosa del genere lo dovrà, quindi, certamente spiegare, a seguito della nostra denuncia a suo carico, nelle opportune sedi.

Gli Atti che noi abbiamo sono (parte) di quelli che sono già a conoscenza delle Difese, quindi non più coperti da segretezza! In altri casi abbiamo elementi (come quelli, per fare un esempio, sulla creazione della SE.LE.NI. per aggirare le misure interdittive) che producemmo noi con denunce o esposti all'Autorità Giudiziaria ed alla Prefettura. Se questi nostri elementi, magari in parte pubblicati (proprio come nel caso, per mantenere lo stesso esempio, della creazione della SE.LE.NI) sul nostro sito, finisco poi anche agli Atti di un procedimento penale o di prevenzione, ciò che abbiamo pubblicato non un “atto secretato”ma quanto da noi accertato e documentato, che noi abbiamo prodotto (formalmente) agli inquirenti. In alcuni altri casi, in diversi procedimenti a carico di diversi soggetti vengono acquisite agli Atti delle inchieste giudiziarie (secretate sino alla comunicazione alle Difese) nostre pubblicazioni (da articoli integrali, foto, filmati o documenti)... Anche in questo caso non è che ciò che pubblicato sul sito è un atto secretato, è nell'atto secretatoche è contenuto qualcosa che è stato pubblicato – prima – dalla Casa della Legalità.

Ecco, questo è un dettaglio, l'unico dettaglio che era davvero opportuno chiarire da qui (oltre che in querela)... Anche perché una delle nostre attività, per quanto possibile, vista la difficoltà che la caratterizza, è proprio cercare di contrastare le fughe di notizie”. Un danno alle indagini ed anche un potenziale pericolo per chi ha proceduto, in alcuni casi, a fare denuncia o verbalizzate la propria testimonianza. Quindi il sig. avv. MAMMOLITI casca proprio male... noi le “fughe di notizie” le denunciamo e contrastiamo (si informi e lo scoprirà).

Sulla spedizione delle mutande, che pare essere divenuta una costante ossessione del FOTIA (ed ora anche del nuovo legale salito da Locri), che cosa possiamo dire se non che quella spedizione ha colpito nel segno? Quella spedizione, con quel messaggio che auspicava finalmente Giustizia, si è voluto dimostrare alla comunità che non bisogna avere paura. Che i FOTIA – come gli altri destinari selezionati – non devono incutere alcun timore. Un gesto goliardico che li “metteva in mutande” andando ad incrinare sia quell'alone di intoccabilità che li avvolgeva, sia quella intrinseca capacità di intimidazione derivante da una mafiosità ostentata nei loro atteggiamenti. Minare, in modo semplice e comprensibile a chiunque, quell'autorevolezza, quell'autorevolezza sociale su cui si fonda il "potere" della 'ndrangheta.

Non è un caso che nel retro del bigliettino che accompagnava le “mutande” vi fosse la frase la frase di Peppino Impastato: “La mafia è una montagna di merda”. Proprio Peppino Impastato ci ha insegnato che anche "l'arma" di prendere in giro i mafiosi, di sfatare la loro “intoccabilità”, quella loro presunzione di assoluta autorevolezza sociale e di “potere”, bisogna usarla pienamente. Proprio per questo quella spedizione la si pubblicò sul sito (ri-vedi qui il 4 gennaio 2012)... e sempre per questa necessità di combatterli anche con l'ironia (che non sopportano) si è, ad esempio, rilanciato recentemente con la vignetta in cui il FOTIA Pietro è in mutande davanti alla sede del (sequestrato) “FOTIA GROUP”.

Un messaggio che è stato recepito, capito da molti (non ancora da tutti, purtroppo) che, in terra savonese e non solo, hanno smesso di chinare il proprio capo in segno di acquiescenza e sudditanza verso i signori FOTIA, così come verso gli altri "destinatori" delle "mutande".

Ultimo dettaglio la questione «odio». Come abbiamo già detto ad altri (vedi ad esempio i MAMONE), non vi è nulla di personale in ciò che facciamo come Casa della Legalità. Le mafie, come la 'ndrangheta, noi non le tolleriamo. Non siamo disposti né a conviverci, né ad ignorarle. Vogliamo contribuire, come dovrebbe fare un qualunque semplice cittadino, nella normale quotidianità, ad annientarle. L'Avv. MAMMOLITI, che viene dalla locride, dovrebbe ben sapere che uno degli elementi essenziali per il “potere 'ndranghetista” è il consenso sociale, la rete di relazioni, cointeressenze. Dovrebbe quindi sapere bene, l'Avv. MAMMOLITI, che presupposto essenziale – anche per agevolare il contrasto sul piano giudiziario, repressivo e preventivo – è proprio, quindi, erodere, sino a frantumare quel “consenso sociale”. Ecco quindi il perché una delle prime battaglie della Casa della Legalità è proprio quella sociale. Quella volta a far crescere il disprezzo sociale verso i soggetti appartenenti o legati alle organizzazioni mafiose – come la 'ndrangheta -. Se cresce il “disprezzo sociale” si indebolisce quel “consenso sociale” che nutre la 'ndrangheta. Non solo: se si evidenziano gli elementi di mafiosità (accertati dallo Stato, non certo da noi), come nel caso dei FOTIA (così come dei PELLEGRINO, GULLACE, MARCIANO', FAMELI e via discorrendo), e li si mostra per quello che sono (così indicati in molteplici, univoci e concordanti Atti ufficiali dello Stato), si va ad intaccare la cappa di omertà e la stessa forza di intimidazione che da questa deriva. Fare questo significa spingere anche le vittime a denunciare, i testimoni a verbalizzare, quando di loro conoscenza, contribuendo così ad incrinare, sino a far crollare, quella sorta di immunità da “intoccabili” che - proprio grazie a quel “consenso sociale”, a quella rete di cointeressenze, di assoggettamento all'omertà od anche al ricatto - si erano garantiti.

Per il resto ci si vedrà nelle opportune sedi, con il sig. FOTIA Pietro e l'Avv. Pino MAMMOLITI. Lo ripetiamo direttamente rivolti a loro: buttatela pure sul personale, procedete pure con i tentativi di diffamazione e delegittimazione, noi su questo piano vi porteremo nelle opportune sedi a risponderne e nella nostra azione quotidiana non ci perdiamo nemmeno un secondo; noi insistiamo - come abbiamo sempre fatto - sui fatti (ed Atti) che tentate di oscurare perché non sapete come rispondere... quei fatti (ed Atti) che indicano con nitidezza il contesto della criminalità organizzata e di illegalità profonda in cui sono inseriti i FOTIA. Questo è il punto e su questo punto non ci schiodiamo!


Stampa