Confisca CANFAROTTA. La situazione, la denuncia e le proposte

scritto da Ufficio di Presidenza il .

Quella dell'operazione “TERRA DI NESSUNO”, promossa ed eseguita dal Centro Operativo D.I.A. di Genova con la collaborazione dell'Arma dei Carabinieri il 3 luglio 2009, a carico dei CANFAROTTA – LO RE è stata una delle più consistenti e rapide confische nel nord Italia, nonostante fosse ancora in vigore la vecchia e più complessa normativa sulle misure preventive. Un risultato a cui come Casa della Legalità, con la costante collaborazione dei Liberi Cittadini della Maddalena, si è portato un concreto contributo perché il contrasto all'illegalità, alle mafie come allo sfruttamento della prostituzione, deve vedere un azione civile concreta e collaborante con le Autorità dello Stato, non limitandosi a slogan o parate.

Ai CANFAROTTA – LO RE, oltre alla misura della Sorveglianza Speciale di P.S., sono stati confiscati beni per un valore di circa 5 milioni di euro. Beni immobili principalmente a Genova, nel centro storico ma anche a Coronata (otto), a Cornigliano (due) e Sampierdarena (quattro), a Rivarolo (uno) e Campasso (uno), ad Apparizione (uno). Quelli di Fontanigorda (tre terreni, due magazzini, sei appartamenti) non hanno visto, invece, seguito al sequestro. Due i beni confiscati anche a Ceva (una colonna intera di un vecchio casolare contadino) in provincia di Cuneo ed altri anche nella città di Palermo (otto beni immobili e due terreni)...

A Genova risultavano 103 unità immobiliari ma sei di questi immobili certamente erano stati accatastati due volte, uno è stato dissequestrato e tre non risultavano più di proprietà (uno espropriato, uno risultava già venduto ed un altro che non risultava più di proprietà).

Nel centro storico di Genova si tratta, certamente, di 75 unità immobiliari (tra magazzini, bassi, appartamenti). Immobili che, ad oggi, sono nella gestione dell'Agenzia Nazionale Beni Sequestrati e Confiscati.

Di questi immobili diversi risultano (ancora al dicembre 2014) occupati abusivamente dai CANFAROTTA – LO RE. Precisamente:
- l'unità immobiliare sita in VIA CANNETO IL CURTO 25 R;
- l'unità immobiliare (appartamento) sita in VIA MACELLI DI SOZIGLIA 4 int. 2;
- unità immobiliare (appartamento) sita in VIA STEFANO CANZIO 4 int. 1;
- unità immobiliare (appartamento) sita in VIA CORONATA (SALITA PADRE UMILE) 10 int. 1
- sembrerebbe che anche gli altri immobili siti negli altri interni di CORONATA siano occupati e/o comunque nella disponibilità dei CANFAROTTA – LO RE, così come sempre il CANFAROTTA Benito considera ancora nella sua disponibilità (occupandoli con materiali ed andandoci ogni tanto) altri beni, tra cui il magazzino/cantina di VICO DELL'UMILTA'.

Per queste occupazioni abusive, come Casa della Legalità, abbiamo inviato un Esposto-Denuncia alla Procura della Repubblica ed al Questore di Genova, oltre che per conoscenza anche al Prefetto. Non è infatti tollerabile l'affronto allo Stato che costoro perpetuano e, quindi, per questo non devono soltanto essere perseguiti penalmente ma anche sgomberati con estrema urgenza dai beni confiscati loro dallo Stato. Per chi ha sfruttato esseri umani, facendoli vivere in condizione disumane e sfruttandoli per la prostituzione, non ci può essere alcuna pietà!

Per quanto concerne il bene confiscato di via Canneto il Curto 25 rosso siamo anche riusciti a documentare con alcune foto l'occupazione abusiva da parte del CANFAROTTA Benito:

CANFAROTTA Benito tiene aperto il bene confiscatogli che occupa
il bene confiscato occupato dal CANFAROTTA in via Canneto il Curto


Oltre a quelli occupati abusivamente dai CANFAROTTA, degli altri beni confiscati a Genova ne risultano occupati a vario titolo 31 (18 con contratto in essere prima della confisca definitiva - contratti che possono essere cessati in ogni momento in base alla normativa vigente - ed altri 13 occupati senza contratto e quindi abusivamente).

Fatta questa panoramica sulla situazione reale, passiamo alla prospettiva.

Nel giugno scorso inviammo all'Agenzia Nazionale Beni Sequestrati e Confiscati, alla Prefettura ed al Comune di Genova una proposta aperta per un progetto di gestione di alcuni beni confiscati. Dal Comune di Genova (Assessore Fiorini) non giunse alcuna risposta, mentre il Prefetto ha segnalato l'interessamento della Casa della Legalità al Delegato dell'Agenzia Nazionale Beni Sequestrati e Confiscati che ci ha contattati. Da qui, oltre ad aver acquisito le informazioni sulla situazione generale, abbiamo sviluppato i dovuti approfondimenti e le valutazioni conseguenti. Ovviamente, come nostra prassi, partendo dal territorio. E' così che si è proceduto con il coinvolgimento di quella realtà che da lungo tempo (e non dalle ultime settimane o qualche mese) vive, opera e si impegna su quel territorio, come i Liberi Cittadini della Maddalena, che già ci aveva fornito il massimo supporto per raccogliere quegli elementi che passati alla D.I.A. sono divenuti utili in quella Operazione “Terra di Nessuno” che ha portato alla confisca dei beni ai CANFAROTTA (così come, parallelamente, sono stati colpiti dalla Polizia di Stato gli ZAPPONE e dalla Guardia di Finanza il CACI Rosario, che veniva ospitato dal Comune di Genova in un albergo di Via Balbi e con anche assegnazione di casa popolare, dopo l'occupazione abusiva dei beni – come da nostra denuncia pubblica ed all'A.G. - che la D.I.A. gli aveva confiscato in Vico delle Mele... ovviamente mentre l'allora Amministrazione comunale che faceva parate a destra e a manca contro le mafie, sic!).

Vista la situazione di totale stallo sui beni confiscati ai CANFAROTTA (nel contesto che abbiamo già delineato al dettaglio) abbiamo promosso due proposte. Una proposta generale su come affrontare lo sblocco della situazione, arrivando a coinvolgere cittadinanza, associazioni ed Istituzioni in un percorso comune dove i singoli interventi di ciascuno arrivino a comporre un mosaico di intervento, con il riutilizzo a fini sociali dei beni confiscati, senza gravare sulla spesa pubblica e che conducano ad una “bonifica” non soltanto circoscritta agli immobili ma con ampia ricaduta sul territorio del centro storico. L'altra è la formale manifestazione di interesse e richiesta di assegnazione di alcuni beni confiscati sulla base di un progetto specifico di intervento, fondato sul volontariato (e non sulle sovvenzioni pubbliche), che sia anche in grado di autoalimentare economicamente la stessa gestione dei beni confiscati per cui si richiede l'utilizzo e le attività previste nel progetto. Non solo quindi proposte generiche o grandi riflessioni, ma concretezza e diretta assunzione di responsabilità, come nostra (pessima, a quanto pare) abitudine.

Le abbiamo inviate entrambe in data 30 novembre 2014 e sono state, ovviamente, protocollate il 1 dicembre 2014. Unico riscontro giunto è stato quello del Delegato dell'Agenzia Nazionale Beni Sequestrati e Confiscati. Da lì si è avviata la fase dei sopralluoghi finalizzata ad accertare lo stato effettivo degli immobili per confermare o modificare la richiesta di assegnazione. Non sono stati pochi i problemi in questo ambito visto che purtroppo mancano diverse chiavi per poter accedere ai beni confiscati e l'iter per il cambio di lucchetti o serrature che l'Agenzia Nazionale Beni Sequestrati e Confiscati deve seguire, oltre alla carenza delle risorse per farlo materialmente. Dai sopralluoghi si è potuto constatare, ad esempio, che vi sono molte incongruenze tra la metratura dichiarata e quella reale, visto che, ad esempio, l'immobile sito in Vico del Duca angolo Via della Maddalena risulta essere stato frazionato e quindi quasi dimezzato come spazio. Da qui quindi la decisione di modificare la richiesta con un altro bene confiscato, sempre nella zona della Maddalena, perché è lì che occorre promuovere una rinascita concreta che necessita di iniziative concrete, presenza che vada oltre alle iniziative di facciata e di marketing.

Il Sindaco di Genova, Marco Doria, che si diletta in “sefie” antimafia, non ha ovviamente dato alcun cenno di riscontro né al progetto che abbiamo formalmente presentato, né alla proposta generale di percorso che si è avanzata. Ha invece, a quanto appreso dalla sua Segreteria, passato la palla all'Assessore alla Legalità, Fiorini (da cui attendiamo ancora una risposta dal giugno scorso) ed all'Assessore al Bilancio, Miceli. Anche da questi ancora nessun riscontro è giunto.

E' triste constatare questa disattenzione su una questione che dovrebbe vedere il Comune in prima linea. Ci spiace anche perché dovrebbero capire che le iniziative di “immagine” che si promuovono in tema di legalità e di antimafia, non servono ad un fico secco se non c'è un'azione concreta sul territorio.

Noi andiamo avanti e non molliamo la presa. Nel frattempo, di seguito, pubblichiamo la proposta generale che abbiamo inviato ed anche la manifestazione di interesse, così come definitivamente delineata a seguito dei sopralluoghi effettuati... con l'auspicio che qualcosa si muova ed oltre che come - per quanto ci riguarda - esempio di massima trasparenza!

 


 

PROPOSTA URGENTE DI COSTITUZIONE

“TAVOLO PER GESTIONE BENI CONFISCATI A GENOVA"

(in riferimento agli immobili confiscati in via definitiva ai CANFAROTTA)

 

Premessa generale

La confisca dei beni rappresenta non solo un segnale inequivocabile di affermazione della Legalità, ma è soprattutto un occasione per rendere evidente che la sconfitta dell'illegalità e delle mafie libera risorse a vantaggio della collettività. Da un bene confiscato che rinasce, con una gestione a fini sociali, l'effetto di "bonifica" può infatti superare le mura del semplice immobile sottratto alla criminalità e svilupparsi sul territorio.
Il caso delle 95 unità immobiliari confiscate di CANFAROTTA (grazie all'azione della D.I.A. in collaborazione con l'Arma dei Carabinieri) è quindi un'opportunità unica.
Buona parte dei beni confiscati in questo ambito sorgono nel Centro Storico di Genova, in un contesto di diffusa illegalità (spaccio, sfruttamento della prostituzione, tratta, contraffazione) e degrado strutturale.
Le Istituzioni e la comunità devono quindi saper cogliere la sfida per allargare la bonifica dalle mura di questi immobili al territorio circostante.

La situazione dei beni confiscati

Buona parte dei beni confiscati ai CANFAROTTA ed ora in custodia all'ANBSC sono:
- da ristrutturare;
- occupati (vuoi per pregressi contratti di locazione che devono essere dichiarati cessati; vuoi per occupazioni abusive tra cui quelle degli stessi CANFAROTTA – LO RE);
- non materialmente individuati per errori di numerazione civica o accatastamento.
In questo contesto lo Stato si sta facendo carico delle spese di Amministrazione (ordinaria e straordinaria) e dovrà, inoltre, rispondere anche di eventuali danni causati a terzi in caso di problemi derivanti dallo stato di degrado degli impianti e delle strutture stesse.
Si tenga infatti presente che certamente in molteplici casi di occupazione abusiva, gli occupanti hanno proceduto con la realizzazione di collegamenti abusivi per la fornitura di acqua ed energia elettrica. Questo comporta, con ogni evidenza, concreti pericoli per l'incolumità pubblica ed anche di danni agli immobili interessati dall'occupazione nonché anche per gli immobili confinanti di terzi.
Per quanto concerne le occupazioni abusive si deve inoltre sottolineare che se in taluni casi si potrebbe essere in presenza di situazioni socio-economiche problematiche (per cui doveroso dovrebbe essere l'intervento dei Servizi Sociali), in altri risulta che alcuni beni siano stati RIOCCUPATI e tenuti in uso dagli stessi componenti della famiglia CANFAROTTA – LO RE, ovvero i soggetti ai quali tali beni sono stati sottratti con confisca definitiva.
In merito a quest'ultimo caso si è quindi proceduto ad inoltrare via pec apposito Esposto Denuncia all'A.G. contro il CANFAROTTA Benito, il CANFAROTTA Salvatore, CANFAROTTA Claudio, LO RE Filippa + altri, con ovvia richiesta perché questi siano perseguiti per i reati commessi con l'occupazione (ancora in essere) dei beni confiscati e perché venga parallelamente disposto lo sgombero urgente degli stessi immobili occupati dai suddetti.

 

Il contesto sulla custodia dei beni confiscati

Se già il vecchio modello di custodia dei beni confiscati (Prefetture-Demanio) aveva messo in luce pesanti limiti (di cui esempio eclatante a Genova e Bosco Marengo è stata la vicenda dei beni confiscati al CACI Rosario), quella nuova, con l'ANBSC, registra ancora fortissime criticità.
La scarsità di personale assegnato all'Agenzia, la strutturazione della stessa con un unico soggetto titolato al vaglio delle decisioni, la mancata nomina - da lungo tempo - del Comitato Direttivo dell'Agenzia stessa, nonché le scarse risorse messe a disposizione di detta struttura e la "reticenza" di molteplici Enti Locali nell'affrontare la questione (eludendo la presa in carico dei beni) rappresentano senza dubbio un elemento da affrontare nelle preposte sedi nazionali.
Al contempo però non si può permettere che le difficoltà della "transizione" dal vecchio sistema a quello nuovo con l'ANBSC (che deve ancora essere adeguatamente calibrato) blocchino, a ricaduta, il passaggio dalla gestione di custodia in capo all'Agenzia alla gestione delle diverse unità immobiliari confiscati con assegnazioni per progetti di utilità sociale.
Per questa ragione si propone, con la presente, un percorso calibrato sulla realtà genovese relativa ai molteplici beni confiscati ai CANFAROTTA. Un percorso che, sulla base delle normative vigenti e dei margini di manovra che queste prevedono o lasciano alle realtà locali, possa evitare di lasciare solo il Delegato dell'ANBSC, e permetta di superare una pericolosa situazione di stallo in cui l'immagine dello Stato risulta fortemente compromessa. Il caso genovese può quindi essere affrontato, a nostro avviso, costruendo un percorso “pilota” che possa essere di contributo anche per altre realtà territoriali nonché per individuare quali interventi normativi e/o interpretativi sia utile adottare in materia.
Ruolo centrale e propulsivo può essere in questo contesto quello della Prefettura, quale Autorità dello Stato con l'autorevolezza di chiamare a raccolta non solo le Pubbliche Amministrazioni ed altre Istituzioni locali, ma anche quel variegato mondo dell'associazionismo che, su questo terreno, deve concretamente portare il proprio contributo, unitamente alla cittadinanza.

 

Valutazione degli immobili, dei bisogni e delle disponibilità

Alla luce di quanto visto – anche grazie alla preziosa collaborazione del Delegato dell'ANBSC, occorre procedere, anche al fine di una doverosa austerità, ad una valutazione seria e realistica sugli immobili così da definire per ogni singola unità lo stato, gli interventi necessari per la ristrutturazione ed i costi preventivati (con separazione del costo dei materiali dal costo della manodopera che potrebbe essere abbattuto grazie ad interventi di volontariato). Per tale valutazione di grande utilità risulta il lavoro già svolto con le perizie con cui non sono stati soltanto censiti i singoli immobili (con allegata visura catastale e planimetria) ma è stata anche effettuata una valutazione di massima dello stato dei diversi immobili.
In parallelo occorre procedere, in collaborazione con i cittadini (in particolare si possono coinvolgere i soggetti che già collaborarono concretamente con la nostra Onlus, quali i Liberi Cittadini della Maddalena e l'Associazione Centro Storico Est, per fornire segnalazioni dettagliate ed utili all'attività della D.I.A. di Genova proprio in relazione alle attività illecite dei CANFAROTTA), all'individuazione dei bisogni di quel territorio e della comunità che in esso vive ed opera, così che poter tratteggiare le linee generali dei progetti che si intende perseguire con il riutilizzo dei beni confiscati di cui si sta trattando.
Altresì, di pari passo, occorre procedere ad individuare la "disponibilità" di soggetti associativi ad intervenire concretamente nella futura gestione dei beni confiscati in questione. Una disponibilità che deve essere gratuita, ovvero senza richiesta di specifici finanziamenti pubblici per la gestione, vista la ristrettezza delle risorse disponibili e nel vero spirito del volontariato sociale e dell'azione antimafia: disponibilità diservizio e non per business o professione.
Se infatti ogni singola realtà che prenderà in gestione uno o più beni avrà certamente una tipologia di attività specifiche che svolgerà a fini sociali, ciascuna di queste realtà dovrà anche farsi carico di promuovere – anche in collaborazione con altri – attività e iniziative che risultino emergere dall'analisi dei bisogni sociali.

 

Regia istituzionale e network civile

Tale lavoro deve essere sviluppato tenendo ferma una "regia istituzionale" della Prefettura e dell'ANBSC e quindi, successivamente, del Comune di Genova.
E' infatti centrale, per il significato che deve assumere il riutilizzo a fini sociali dei beni confiscati, che il ruolo delle Istituzioni sia ben evidente agli occhi della comunità, così come, quindi, che accanto alle Istituzioni si ritrovano ad un impegno diversificato ma comune molteplici dei tasselli del mondo dell'associazionismo e del volontariato, a partire dai nuclei di aggregazione ed attività degli abitanti del territorio in cui ricadono i beni confiscati.
In questo contesto dovrebbe anche essere coinvolta l'Università di Genova che – stando alle disponibilità raccolte dal Delegato dell'ANBSC – sarebbe anche disponibile a coinvolgere i propri studenti per l'elaborazione di progetti di ristrutturazione dei beni.


Il tavolo per una gestione dei beni confiscati

Il riutilizzo dei beni confiscati, ancor di più in un contesto come quello in esame (concentrazione dei beni in un territorio con forti criticità), per concretizzare una risposta ai bisogni sociali ed alla necessità di quella "bonifica allargata" oltre alle mura dei singoli beni, necessita dell'imprescindibile superamento di ogni logica monopolistica, clientelare.
Per questa ragione, unica strada percorribile, concreta e capace di individuare soluzioni realistiche, risulta quella di istituire un tavolo, da parte del Prefetto o dell'ANBSC (anche per attivazione del suo delegato), a cui siano chiamati a partecipare (oltre a Prefettura ed ANBSC) i rappresentanti di Comune di Genova, Municipio Centro Est, Regione Liguria, nonché i rappresentanti delle associazioni che dichiarano la propria disponibilità ad operare per un riutilizzo dei beni confiscati in questione (secondo quanto detto in precedenza), nonché i rappresentanti dei cittadini delle gruppi già menzionati ed attivi da lungo tempo (slegati da ogni struttura partitica) anche su queste tematiche (Liberi Cittadini della Maddalena, l'Associazione Centro Storico Est) ed il "Patto per lo Sviluppo della Maddalena".
Tale tavolo dovrà procedere alle valutazioni di cui si è già detto (sui beni effettivamente utilizzabili sulla base dei bisogno e delle disponibilità alla gestione da parte delle associazioni di volontariato) e quindi procedere all'individuazione delle risorse necessarie.
I progetti di riutilizzo - fermo restando il diritto di chiunque alla presentazione di richieste di assegnazione - delle associazioni disponibili dovrebbero quindi rappresentare, nel loro insieme, l'attivazione di un vero e proprio network della legalità e dei diritti nel cuore di Genova, ovvero nel Centro Storico. Seppur, infatti, ognuno manterrà la propria autonomia di realtà associativa, il proprio operato si incastrerà (e crediamo proprio si debba incastrare) con quello promosso dalle altre realtà operanti, così da offrire anche nell'immagine pubblica un "fronte comune" ed anche una risposta concreta ai bisogni della comunità e del territorio.
La proposta specifica di progetto, ad esempio, che abbiamo presentato come Casa della Legalità – Onlus, con ufficiale manifestazione di interesse e richiesta formale di assegnazione di alcuni beni, vuole infatti essere esempio concreto, oltre che assunzione di responsabilità, ed anche stimolo al perseguire questo percorso “comune” che qui si indica e propone.
Al tavolo per la gestione dei beni confiscati dovrebbe, inoltre, essere invitato anche il Tribunale di Minori e l'Ufficio Penale per i Minori. Se esiste infatti la continua necessità, da parte di tali Autorità, di individuare percorsi seri per la "messa alla prova" dei minori, il mettere in contatto tali realtà con il "network" pubblico ed associativo che si troverà a gestire i beni confiscati sulla base di progetti di utilità sociale, potrebbe rappresentare l'occasione di inserimento nei progetti di gestione dei beni confiscati anche di specifiche attività volte a garantire l'impegno dei ragazzi per i percorsi di "messa alla prova".

 

Reperimento risorse

Una volta chiarito lo stato degli immobili (con la valutazione di cui al punto precedente), i bisogni di territorioe comunità, nonché e la disponibilità delle realtà associative, si può verificare quale sia il numero esatto dei beni confiscati necessari per i progetti.
Sulla base di questo dato i soggetti pubblici (Comune di Genova e Regione Liguria) dovranno indicare quanto intendono stanziare concretamente per la ristrutturazione dei beni effettivamente riutilizzabili, così da poter comprendere quanto sia ancora necessario reperire in altra modalità.
Quanto non viene coperto dai soggetti pubblici potrà essere reperito, con richiesta delle associazioni coinvolte, da contributi privati(imprese, fondazioni bancarie, cittadini), nonché anche attraverso il reprimenti dei materiali necessari alle ristrutturazioni così da poter procedere - con interventi realizzati dal volontariato - ai lavori di sistemazione degli immobili abbattendo drasticamente i costi.
Per poter procedere in questi termini, coinvolgendo soggetti privati a donazioni finalizzate a tali interventi (siano in risorse economiche siano anche in materiali), risulta centrale che l'intera operazione di "rinascita" a fini sociali di quei beni confiscati sia inserita in un contesto complessivo, in cui sia anche evidente l'interesse ed utilità sociale e pubblica, con il chiaro sostegno e patrocinio delle Istituzioni, Pubbliche Amministrazioni.
Quello che deve divenire evidente è infatti non tanto che esisteranno attività gestite da singole realtà associative, ma anche una “dimensione unificante” a cui i singoli tasselli(cioè le diverse associazioni che opereranno nei beni che a ciascuna vengono assegnati per il perseguimento degli specifici progetti)danno forma e sostanza.

 

Beni riutilizzati: non un peso ma una risorsa

I beni riutilizzati dovranno essere gestiti, come anticipato, senza necessità di alcun finanziamento pubblico alle singole associazioni che ne avranno la gestione in quanto, come già anticipato, si è in presenza di forti ristrettezze di risorse disponibili ed in parallelo occorre recuperare il vero spirito del volontariato.
Sarebbe invece opportuno, anche per il riconoscimento dell'utilità pubblica dei progetti di gestione a fini sociali, che il Comune di Genova coprisse le "spese base" dei diversi beni assegnati (tares, amministrazione, riscaldamento, acqua, energia elettrica), quantomeno per il primo periodo di attivazione (1 anno / 1 anno e mezzo).
Infatti se da un lato sarebbe assolutamente ingiustificato che un Ente Pubblico sovvenzionasse a fondo perduto un'associazione a cui assegna un bene confiscato (che già non comporta alcuna spesa di affitto), al contempo non si possono lasciare nemmeno completamente sole le realtà del volontariato nel loro impegno di gestione (sulla base di un progetto specifico di utilità sociale) nella fase di avvio.
Le piccole associazioni di volontariato infatti non contano, in molti casi, in sovvenzioni se non quelle derivante dall'autofinanziamento e/o da donazioni liberali di semplici cittadini, avendo quindi un bilancio risicato e insufficiente ad accogliere la sfida della gestione di un bene confiscato. Il pagamento delle "spese base" (per un periodo limitato) sarebbe, quindi, crediamo il giusto equilibrio, per non pesare sul Pubblico e non "soffocare" le realtà associative.
Inoltre, vista la disponibilità di molteplici unità immobiliari confiscate (che seppur in condizioni di degrado possono essere ristrutturate con consistente risparmio di risorse attraverso il lavoro di volontariato e quindi la sola spesa per i materiali) si può pensare - come meglio si vedrà e come direttamente ci proponiamo di fare come Casa della Legalità - di far sì che chi richiede alcuni beni immobili per promuovere la propria attività di utilità sociale si prenda anche in carico altre unità dei beni confiscati sempre ai CANFAROTTA, così da realizzarvi attività che permettano di garantire gli introiti necessari a coprire le spese delle attività svolte ma anche come copertura delle “spese base” (amministrazione, riscaldamento, acqua, energia elettrica).
Questo particolare aspetto non è soltanto necessario per non continuare, dopo un periodo di avvio (come già detto di 1 anno / 1 anno e mezzo) con il gravare sulle risorse già ridotte nella disponibilità del Comune di Genova, ma anche come elemento di responsabilizzazione della società civile e per rendere evidente e concreto che i beni confiscati sono una risorsa e non un peso: dai beni confiscati riutilizzati si ricavano le risorse per mantenere in piedi i progetti di riutilizzo degli stessi beni.

 

Verifiche periodiche

Una volta definito un progetto complessivo di gestione dei beni confiscati, secondo il percorso sopra delineato, occorre anche mantenere una costante verifica sull'andamento dei progetti di utilità sociale avviati (sia quelli partiti per iniziativa di singole associazioni prima della complessiva definizione del “network” che si propone di realizzare, sia quelli che saranno avviate proprio per impulso dello stesso “network”).
Come si è visto, infatti, ogni singola attività-progetto che si sviluppa nei beni confiscati ed assegnati, rappresentano un singolo tassello del complesso mosaico di intervento definito nell'insieme, ma anche per evitare usi impropri dei beni assegnati.
A questo fine è anche opportuno prevedere che le singole realtà assegnatarie procedano ad inviare una volta all'anno una relazione sull'attività svolta nei beni confiscati assegnatigli e quelle svolte in relazione agli stessi beni (visto che si può ipotizzare anche la realizzazione di iniziative sul territorio, all'aperto, nelle diverse piazze del centro storico, legate alle attività svolte all'interno dei beni assegnati).
Sarebbe quindi utile che il "tavolo per la gestione dei beni confiscati", a seguito dell'invio annuale delle relazioni da parte dei singoli assegnatari dei beni, si riunisse per compiere una verifica collegiale, così da individuare le criticità, così come anche le difficoltà che si possono essere registrare in taluni casi, e quindi definire le modalità migliori per affrontarle.


Altri possibili utilizzi (anche per reperimento fondi)

1) Realizzazione di un "Ostello diffuso per Legalità". Considerando che molteplici delle unità immobiliare confiscate sono piccoli appartamenti, si può procedere con il destinarne alcuni di questi (ad esempio i monolocali o bilocali) all'attività di Ostello diffuso per Legalità", con tariffe base, che permetterebbero non solo di costituire ulteriori punti di accoglienza per i giovani turisti della città, ma anche la possibilità di garantire un minimo di introiti da destinare - come si anticipava - alle piccole manutenzioni e/o alle "spese base" (sgravando quindi in parte il Comune da tali costi) dei beni confiscati assegnati per i progetti di utilità sociale.
Tale attività, che certamente non può essere gestita dall'Ente Pubblico, potrebbe essere gestita da un consorzio tra le associazioni coinvolte nella gestione dei beni confiscati secondo le modalità sopra descritte, così da garantire pari dignità a tutti i soggetti coinvolti, oppure dando in carico alle singole associazioni che si rendano disponibili alla realizzazione di questa iniziativa alcuni dei beni immobili adatti a tale attività di "Ostello diffuso per Legalità".
Anche in questo caso, come Casa della Legalità – Onlus, con la richiesta di assegnazione dei beni presentata unitamente alla manifestazione di interesse, si è voluto dare il buon esempio, sperando che ciò stimoli altre realtà a fare altrettanto, così da realizzare un ampia rete di strutture destinate all'attività di “Ostello diffuso” in più zone del Contro Storico.
Per tale iniziativa di "Ostello diffuso per Legalità" si potrebbe anche pensare di reperire risorse necessarie alla ristrutturazione delle unità immobiliari utilizzate a questo fine, contattando ad esempio la grandi imprese interessate al turismo giovanile, come ad esempio i gestori dell'Acquario di Genova ed il gruppo Costa Crociere.
Inoltre una struttura di questo tipo potrebbe, anche in considerazione della distanza dal centro città dell'Ostello, promuovere una convenzione con la Fondazione Cultura al fine di offrire un servizio ai giovani che si recano a Genova per visitare i Musei e le mostre ed iniziative che si sviluppano a Palazzo Ducale.

2)I beni confiscati che non potranno essere riutilizzati, per assenza di richiesta di gestione per utilità sociale, potranno essere venduti, come previsto dalle norme, al fine reperire risorse per lo Stato ed evitare un lento ed inesorabile degradamento di beni già compromessi con, nel frattempo, costanti costi a carico dello Stato.


Disponibilità

Al di là ed indipendentemente della richiesta di assegnazione con relativo progetto di utilizzo a fini sociali di alcuni beni confiscati che come Casa della Legalità - Onlus si è inoltrata ai diversi soggetti preposti (ANBSC, Prefettura e Comune di Genova) e della manifestazione di interesse specifica inviata in relazione ad alcuni specifici beni, come Casa della Legalità - Onlus ci si rende disponibili a collaborare concretamente (e gratuitamente) per la realizzazione di un percorso come quello qui proposto, così da fornire, se necessario, anche supporto operativo al Delegato dell'ANBSC ed alla Prefettura, e contribuire fattivamente al superamento dello stato di stallo e, conseguentemente, ad un'efficace e significativo sbocco per la futura gestione del maggior numero di unità immobiliari confiscati nel solo ed esclusivo interesse pubblico e sociale.

 

 


 

MANIFESTAZIONE DI INTERESSE
E RICHIESTA ASSEGNAZIONE BENI CONFISCATI IN GENOVA
(confisca a famiglia CANFAROTTA)
CON INDICAZIONE DI PROGETTO DI UTILIZZO A FINI SOCIALI DEGLI STESSI

Premessa

La nostra associazione, dopo alcuni anni di impegno civile contro le organizzazioni mafiose promosso come gruppo di diverse persone, è nata formalmente come organizzazione di volontariato nel 2006 e da allora ha continuato ad operare (senza alcun contributo pubblico) in modo indipendente, sviluppando non soltanto un'azione di informazione e contrasto culturale e sociale alle organizzazioni mafiose ed alle loro reti di cointeressenze e relazioni negli ambiti politico, amministrativo-istituzionale ed economico-imprenditoriale, ma anche fornendo un concreto contributo all'azione di contrasto ai sodalizi mafiosi ed ai fenomeni di illegalità diffusa, con denunce all'Autorità Giudiziaria e segnalazioni ed esposti a Prefetture e reparti investigativi dello Stato, sia con riferimento alla Liguria che ad altre realtà, dal nord al sud del Paese.
In questo ambito si è promossa anche quella concreta attività di impegno civile - in stretto raccordo con la realtà dei “Liberi Cittadini della Maddalena” e dell'associazione “Centro Storico Est”- volta ad offrire ampia e fattiva collaborazione all'azione promossa dal Centro Operativo D.I.A. di Genova in riferimento alla famiglia CANFAROTTA.

1. Genesi del progetto di riutilizzo dei beni confiscati per cui si chiede la concessione

Come anche comprensibile dalla proposta di “tavolo per la gestione del beni confiscati” da noi sviluppata ed inviata ai Vostri uffici, come Casa della Legalità – Onlus si ritiene indispensabile legare l'assegnazione dei beni confiscati ad effettivi progetti di utilità sociale che da un lato permettano di promuovere le attività specifiche dell'associazione che ne chiede l'utilizzo, ma anche, in parallelo, un effettivo impegno per offrire risposta ai bisogni sociali del territorio e della comunità. In questo quadro, quindi, si ritiene necessario mantenere un saldo legame con quelle realtà da molti anni impegnate seriamente (e non sporadicamente o per legami politici) sul territorio (come, in primis, i “Liberi Cittadini della Maddalena”) ed anche far sì che i beni confiscati divengano effettiva risorsa per la comunità e non si tramutino in un “peso” sulle casse pubbliche e quindi sui cittadini.

Sulla base di questa impostazione si è quindi sviluppato e perfezionato il progetto di massima già inoltrato nel 5 giugno 2014 (e di cui si è avuto riscontro solo dall'ANBSC per il tramite del proprio Delegato). Tale progetto di massima, avendo avuto conoscenza delle caratteristiche dei beni confiscati ai CANFAROTTA ed avendo promosso un confronto con altre realtà al fine di individuare le sinergie necessarie ad un'efficace azione di gestione, si procede ora presentare ufficiale manifestazione di interesse con richiesta di assegnazione di alcuni unità immobiliari site nel Centro Storico di Genova, sulla base di un preciso progetto di gestione con inequivocabile finalità sociale.

Tutti gli immobili su cui si richiede l'assegnazione alla nostra Onlus, per promuovere il progetto complessivo presentato, ricadono nella zona del Centro Storico di maggior influenza dei soggetti legati alla criminalità organizzata (FIUMANO' – ALESSI, CANFAROTTA, ZAPPONE, CACI). Non è una scelta casuale, ma necessaria per affermare in modo visibile e concreto che tale territorio non è il “loro” territorio. L'obiettivo è quindi sia il rendere evidente agli occhi della comunità che i beni confiscati ai CANFAROTTA sono gestiti a fini sociali e quindi nel solo esclusivo interesse generale, ma anche che il recupero alla legalità di tali beni è effettivo (e non per altro si è anche presentato apposito Esposto-Denuncia all'A.G. a carico dei CANFAROTTA – LO RE per l'occupazione di alcuni veni confiscati da loro posta in essere). Dalla “bonifica” di alcuni immobili alla bonifica del territorio è il filo conduttore del progetto di gestione che si è quindi sviluppato e che si propone ufficialmente.


2. Caratteristiche del Progetto di Gestione per unità immobiliare


> VIA CANNETO IL CURTO civ. 15 int. 8

SPORTELLO DEI DIRITTI E DELLA LEGALITA' e STRUTTURA PROTETTA

Lo “Sportello dei Diritti e della Legalità” (e “struttura protetta”), che avrà una funzione anche di sede dell'Onlus, servirà poter raccogliere le segnalazioni da parte dei cittadini, espletare le attività di approfondimento ed indagine necessaria alla predisposizione di Esposti e Denunce a Reparti investigativi dello Stato, all'Autorità Giudiziaria ed altre Autorità dello Stato, nonché anche per poter dare supporto per eventuali azioni di denuncia da parte di vittime di reati.

In particolare, nella sede operativa, si svilupperebbero le attività di:
- Osservatorio sulla criminalità e mafie;
- Osservatorio sui reati ambientali;
- Osservatorio sulla trasparenza e correttezza della Pubblica Amministrazione;
- Osservatorio sugli abusi ai danni dei minori (sezione tematica “Rete L'Abuso”).

Tale sede avrà anche le funzione e caratteristiche di “struttura protetta” al fine di ospitare alla necessità soggetti che decidendo di promuovere denunce all'A.G. e potrebbero aver bisogno di un luogo sicuro ove poter stare nel primo periodo (come nel caso di testimoni di giustizia).

Tale struttura, ove saranno anche custoditi archivi documentali derivanti dalle attività e dalle segnalazioni, sarà anche presidiata costantemente da persone della nostra Onlus così da garantire una maggior sicurezza e ridurre i rischi di attentati o intrusioni volte a danneggiamenti o per sottrarre documentazione, senza dover sostenere costi per un servizio di guardianaggio.

Nell'ambito delle attività dello “Sportello”, così come anche quelle più operative, promosse presso detta struttura, è anche nostra ferma volontà – una volta avviata l'attività – riprendere i contatti sia con l'Ufficio Penale Minorile – Tribunale dei Minori, sia con l'Università di Genova. Nel primo caso al fine di poter sviluppare un progetto di “messa alla prova” dei ragazzi con situazioni difficili che preveda un percorso in cui i ragazzi possano comprendere concretamente quanto la legalità ed il rispetto delle regole sia elemento essenziale per la vita di ciascuna persona e, quindi, della comunità; nel secondo caso per attivare collaborazioni per offrire occasioni di stage agli studenti universitari, oltre che eventuali supporti per le attività di studio e tesi sui temi da noi affrontati.

Per queste diverse specifiche necessità si è valutata adatta la struttura rappresentata dall'unità immobiliare di VIA CANNETO IL CURTO civ. 15 int. 8, in quanto in questa si ritrovano, oltre a bagno e cucina, anche: una stanza per archivio ed ufficio non di accesso pubblico (sede operativa); una stanza ad uso ufficio aperto (“Sportello dei Diritti e della Legalità”); una stanza per le persone che presidieranno il locale e che nel caso di necessità verrà utilizzata come stanza per eventuali soggetti da tutelare (“sede protetta”).

L'immobile di VIA CANNETO IL CURTO civ. 15 int. 8, per la collocazione dell'unità immobiliare al 5° piano e per l'essere collocato in un edificio adiacente a Via S.Lorenzo, risulta ottimale anche per le necessarie esigenze di sicurezza. Se infatti la possibilità di un rapido accesso, in caso di emergenze, alle Forze dell'Ordine, risulta indispensabile per una “sede protetta”, in considerazione delle ripetute minacce di morte - da parte di diversi soggetti legati alla 'ndrangheta - già indirizzate al Presidente della Casa della Legalità - Onlus (per cui è stata disposta da tempo la V.G.R.), risulta presupposto irrinunciabile.


> VICO DELLA ROSA 18 R
SPAZIO INCONTRI E LABORATORI

L'unità immobiliare di VICO ROSA 18 R risulta adatta per le attività che si intende promuovere con il presente progetto, quale “Spazio Incontro e Laboratori”. Tale scelta si basa sui metri quadri dello spazio e sulla volontà di non richiedere unità immobiliari confiscate che risultano affittate ad attività commerciali regolari. Essendo comunque sempre necessario compiere una scelta di un'unità immobiliare - sulla base della documentazione fornita - che possa considerarsi maggiormente “sicura” tra le ipotesi in esame si è concluso che una struttura come quella di Vico Sauli (risultante un seminterrato con unico accesso e via di fuga lungo una lunga rampa di scale) non sia idoneo, mentre la struttura di VICO ROSA 18 R, seppur di metratura più ristretta garantisce maggiori margini di sicurezza (due entrate/vie di fuga su Vico della Rosa e Piazza Lavagna).

In questo spazio saranno realizzati:
- incontri pubblici sulle tematiche affrontate dalla nostra Onlus;
- appuntamenti di formazione rivolti a settori specifici;
- gruppi di ascolto ed auto-aiuto per le vittime di violenze;
- riunioni con altre realtà associative e comitati;
- occasioni di gioco pulito (anche in collaborazione con la Ludoteca LABYRINTH di Genova ed altre realtà associative che promuovono il gioco come “divertimento” e non come “azzardo”);
- attività di promozione della cultura e dell'arte (anche in collaborazione con la rete delle LIBRERIE INDIPENDENTI ed nonché con “LIBERERIA UBIK” di Savona che promuove appuntamenti quasi quotidiani con autori a Savona e che si potrebbero anche ospitare su Genova) e dove si possano anche realizzare piccole mostre sulle tematiche affrontate e/o di giovani artisti emergenti.

Tale “spazio di incontro” sarà inoltre utilizzabile, previo accordo su date ed orari, anche per Municipio, Comune, nonché altre associazioni e/o comitati che vorranno collaborare, a partire dai “Liberi Cittadini della Maddalena”con cui si intende proseguire la collaborazione già avviata.

Auspicando una collaborazione fattiva del Municipio e del Comune, si metterà anche a disposizione tale spazio e le nostre conoscenze e competenze al mondo delle scuole (elementari, medie, superiori), al fine di realizzare dei “Laboratori di Legalità”. Se infatti tale attività può essere certamente svolta presso le strutture scolastiche, l'effettuare anche incontri sul territorio, ed ancora di più in un territorio fortemente critico ed all'interno di un bene confiscato, può essere ulteriore elemento utile ad un maggior coinvolgimento dei ragazzi e delle ragazze.

La programmazione ed il coinvolgimento di più soggetti nelle attività svolte in detto spazio deve essere considerata una caratteristica fortemente perseguita dalla gestione che si propone, in quanto l'utilizzo dei locali derivanti da confisca deve essere massimo così da rendere evidente l'utilità sociale dei beni che vengono sottratti alle organizzazioni criminali.

E' inoltre nostra precisa volontà “proiettare” queste attività anche oltre lo spazio fisico del bene confiscato, sia con iniziative all'aperto nelle diverse piazze del Centro Storico, sia anche promuovendo una sinergia, ad esempio, con la FONDAZIONE CULTURA di Palazzo Ducale.

> VICO ANGELI civ. 7 int.ni 4, 5, 7, 8
OSTELLO DELLA LEGALITA'

Nella città di Genova l'Ostello della Gioventù risulta fortemente decentrato. Inoltre negli ultimi anni, sia in Italia che in Europa, si è sviluppata sempre di più l'offerta di ospitalità negli “Ostelli” non in un'unica struttura bensì attraverso più strutture, come “Ostello diffuso”.

Gli immobili in questione, di VICO ANGELI civ. 7 int.ni 4, 5, 7, 8, risultano piccoli appartamenti in cui diviene difficile poter realizzare grandi attività o progetti. Da qui l'idea di trasformare detti immobili, a poche decine di metri da Via Garibaldi e nel cuore della Maddalena, in un primo punto di “Ostello diffuso”.

La struttura che dovrà rivolgersi specialmente ai giovani (ma non esclusivamente a loro) dovrà avere un costo “politico” per gli ospiti. Se si vuole promuovere il turismo giovanile nella città di Genova, che non sia un turismo “mordi e fuggi”, serve infatti garantire a chi ha scarse disponibilità economiche la possibilità di trovare una struttura ricettiva valida ma al contempo economica.

Tale struttura risulterà inoltre utile a garantire un introito economico finalizzato al mantenimento e potenziamento delle attività delle altre due strutture (VIA CANNETO IL LUNGO e VICO DELLA ROSA) di cui già si è indicato le caratteristiche. In altre parole: dall'utilizzo di beni confiscati si realizzano risorse per la gestione di altri beni confiscati, così da attivare un circuito virtuoso che faccia camminare sulle proprie gambe il progetto proposto senza dover richiedere contributi pubblici.

Per tale attività sarebbe anche utilissima la possibilità di offrire agli ospiti il servizio di connessione internet WiFi del Comune di Genova.

Alcuni dei posti letto realizzati saranno anche utilizzabili, inoltre, per ospitare le persone coinvolte nelle iniziative che si realizzano nell'ambito del progetto generale (autori di libri o esperti e personalità con cui si organizzano incontri pubblici, a partire da quelli presso Vico della Rosa, collaboratori provenienti da altre province e regioni con cui si sta promuovendo un lavoro di studio o inchiesta, etc). Tale funzione, seppur limitata, permetterà alla nostra Onlus di ridurre drasticamente i costi per la realizzazione di iniziative non dovendo procedere al pagamento di strutture ricettive di terzi.


3. Specifiche operative del Progetto

> "Sportello dei Diritti e della Legalità"

Le attività che saranno promosse sono principalmente su scala regionale in riferimento quindi al territorio della Liguria ma anche relativamente ad altre regioni su cui operiamo su quanto rilevato delle sezioni territoriali sia per le segnalazioni che riceviamo da cittadini e/o imprese o enti di varia natura.

Lo “Sportello dei Diritti e della Legalità” sarà uno sportello pubblico, accessibile a qualunque cittadino che voglia presentare una segnalazione o richiesta di supporto. Non sarà necessaria alcuna iscrizione alla nostra Onlus per potervi accedere e non sarà necessario versare alcun contributo in quanto opererà in modo totalmente gratuito (come abbiamo sempre fatto).

Allo stesso modo l'attività dello Sportello sarà anche gestita attraverso internet così da garantire la massima copertura territoriale, con un'apposita sezione del sito internet della Casa della Legalità (www.casadellalegalita.info).

Per ogni segnalazione e richiesta di supporto sarà tutelata e garantita la riservatezza delle fonti (come abbiamo sempre fatto e motivo per cui occorre garantire un presidio costante dei locali).

Si procederà con lo stendere una scheda riepilogativa delle segnalazioni che giungono. Nelle schede verranno indicati i soggetti che segnalano solo ed esclusivamente se questi esprimono consenso in merito, in alternativa verranno classificate come segnalazioni anonime, pur annotando in via riservata – separatamente dalla scheda - i riferimenti del soggetto che procede alla segnalazione in modo tale da poter comunicare, se richiesto, lo stato della segnalazione, ovvero quali riscontri sono stati rilevati e quali iniziative sono state intraprese o per chiedere ulteriori precisazioni.

Nel caso di necessità verrà anche fornito supporto legale per eventuali azioni che le persone dovessero decidere di intraprendere direttamente. Ove sarà possibile tale servizio sarà seguito direttamente in collaborazione con i legali della Casa della Legalità - Onlus in modo gratuito mentre nel caso in cui sia necessario procedere con spese, il rapporto sarà valutato e formalizzato direttamente tra i soggetti richiedenti ed i legali scelti dagli interessati.

A seconda delle situazioni la nostra Onlus procederà a segnalare tempestivamente (ed ovviamente a seguito di minimi riscontri e delle verifiche a noi possibili) alle Forze dell'Ordine, ovvero a Reparti specifici dello Stato e/o nel caso direttamente all'Autorità Giudiziaria, gli elementi che emergono dalle segnalazioni giunte e/o dalle nostre attività di approfondimento e inchiesta svolte con i diversi Osservatori e sezioni territoriali o tematiche (come ad esempio la “Rete L'Abuso”). Anche in questo caso la “fonte” sarà tutelata nel caso non voglia essere indicata.

Lo “Sportello” in questione promuoverà inoltre una collaborazione con comitati, gruppi, associazioni presenti sul territorio della nostra regione, mettendo a disposizione le strutture e competenze della nostra Onlus al fine di garantire un supporto anche alle realtà di impegno civile che operano sul territorio.

In particolare si consoliderà il rapporto con i gruppi con cui si è avviata da tempo una collaborazione quali, a titolo di esempio, i “Liberi Cittadini” della Maddalena e di Certosa, così come con realtà quali l'Associazione Culturale “il Ponte” di Vallecrosia o il “Centro Peppino Impastato” di Sanremo, i comitati della Valbormida e quelli Spezzini, ed altri come anche le locali reti del Wwf e di Enti di promozione sociale o sportiva del territorio regionale.

Queste attività e la collaborazione ampia che si vuole realizzare con altri soggetti presenti sul territorio è finalizzata alla concretizzazione di una “sinergia” utile anche per garantire un monitoraggio costante del territorio al fine di tempestive segnalazioni alle Autorità preposte in merito a fenomeni di illegalità, oltre che quelli relativi alla presenza ed attività di organizzazioni di stampo mafioso.

Un'attività di questo tipo vuole essere un contributo concreto per rompere la cappa di omertà che si è evidenziata da tempo nella città di Genova così come su tutto il territorio della regione Liguria, offrendo un servizio di “primo contatto” tra le vittime (sia persone che imprese) della criminalità organizzata di stampo mafioso o di altra natura.

Dopo quasi 10 anni di attività abbiamo infatti acquisito la consapevolezza di un forte senso di sfiducia verso le Istituzioni da parte delle vittime che hanno timore ad attivarsi con denunce alle Autorità competenti, o che hanno perso fiducia dopo denunce finite nel vuoto. Da anni riceviamo segnalazioni di persone a conoscenza di fatti, così come di persone o imprese vittime. In alcuni casi abbiamo proceduto noi come Onlus ad effettuare segnalazioni, esposti e denunce in merito a quanto segnalatoci ed in alcuni altri casi siamo riusciti nell'intento di convincere, con un percorso non facile, le vittime e/o i testimoni ad acquisire il coraggio e/o la fiducia di verbalizzare con l'Autorità Giudiziaria o con Reparti dello Stato.

Avendo quindi la possibilità di una sede fissa, pubblica ed accessibile, crediamo che il contributo portato in questi anni possa essere, per il futuro, ancora di maggior efficacia e utilità.

Lo Sportello sarà aperto tutti i giorni in diverse fasce orarie (tranne il sabato e la domenica), la struttura sarà sempre attiva con le attività della Casa della Legalità – Onlus che abitualmente si svolgono. Nello specifico: inchieste, analisi di documentazione inerente attività delle Pubbliche Amministrazioni, analisi di situazioni particolari relative ad operazioni di varia natura (urbanistiche, ambientali, edilizie, imprenditoriali,...), promozione di annotazioni/segnalazioni, denunce ed esposti a Reparti investigativi dello Stato, all'Autorità Giudiziaria o, quando necessario per competenze, a Prefetture e/o Ministeri ed altre Autorità pubbliche.

In parallelo sarà anche proseguita l'attività di informazione attraverso il sito internet principale e quelli delle sezioni tematiche indipendenti come ad esempio quella dedicata all'informazione indipendente (“NININ”), coordinata dal giornalista Mario Molinari, in rete con associazioni e gruppi territoriali di diversa natura (Arci Savona, Wwf Savona, Rete Fermiamo il Carbone, Comitati, professionisti,...).


> “Spazio Incontri e Laboratori”

Per quanto concerne invece lo “Spazio di incontro” risulta necessario per poter promuovere incontri pubblici ma anche occasioni di approfondimento nonché di “formazione” in merito alle tematiche da noi seguite. Sarà anche spazio utile per portare un contributo concreto finalizzato ad attivare uno spazio di socialità volta sia alla promozione della cultura della legalità, sia anche alla promozione di una coscienza civile e culturale che può essere realizzata solo al di fuori di ogni logica commerciale. Il medesimo spazio verrà utilizzato anche per la promozione di gruppi di sostegno ed auto-aiuto per vittime di violenze (in particolare per le vittime di pedofilia ed i loro familiari).

Anche in questo caso, come anticipato, lo spazio non dovrà essere considerato come “esclusivo” della Casa della Legalità, bensì uno spazio aperto ad iniziative ed attività di soggetti terzi con cui vi è una comunione di valori e finalità sociali, così che possano avere uno spazio da utilizzare nell'interesse della comunità.

Si procederà quindi nello stilare una calendarizzazione per l'utilizzo degli spazi, così da non incorrere in sovrapposizioni. Ovviamente i soggetti terzi (associazioni, gruppi, comitati) che utilizzeranno lo spazio non dovranno pagare alcun affitto, visto che sarà utilizzabile gratuitamente.

 

> Ulteriori attività correlate al Progetto

Oltre alle finalità principali del progetto già indicate è nelle intenzione della nostra Onlus, avendo la disponibilità di una sede fisica pubblica, promuovere anche iniziative che possano incentivare la “cittadinanza attiva e consapevole”.

Per tale finalità, per cui sono necessari sia la sede dello “Sportello” sia quella per gli “Incontri”, si cercherà di stimolare i cittadini, ed in particolare i giovani, al monitoraggio del territorio ove si vive ed opera nella quotidianità.

L'obiettivo è quello di trasmettere un “metodo di lavoro” che permetta a semplici cittadini di osservare in modo attento il territorio e le dinamiche sociali ed economiche con cui entra normalmente in contatto, così da poter effettuare una sorta di screening utile ad individuare quelle possibili “anomalie” che segnalate alle Autorità preposte in modo preventivo possono permettere interventi mirati ed efficaci ad arginare possibili danni sociali, ambientali ed economici.

In questo ambito si potranno effettuare, previa verifica della disponibilità da parte di strutture formative e di ricerca, anche stage con giovani studenti e laboratori.

Una delle attività ulteriori che si intende sviluppare è quella di un analisi dei bisogni del territorio, ovvero della comunità. Tale “servizio” sarà attivato, ovviamente, se si registrerà la disponibilità da parte delle Amministrazioni Pubbliche (in primis Municipi e Comune) a collaborare e, quindi, recepire le risultanze per meglio procedere ad una risposta concreta su quanto emergerà dall'analisi dei bisogni.

 

4. Costi per attuazione Progetto, reperimento fondi

Il progetto si svilupperà con l'attività di volontariato.

Per quanto concerne le attrezzature necessarie si utilizzeranno quelle già in possesso della nostra Onlus e quanto altro potrà essere reperito da donazioni e/o acquisti in base alle possibilità senza ovviamente gravare sulla spesa pubblica.

In quest'ottica sarebbe opportuno verificare la possibilità di utilizzare (anche per il significato che ciò potrebbe assumere) arredi e attrezzature (scrivanie, computer, stampante, fotocopiatrici, fax, videocamere, impianto audio, proiettore,...) confiscate e nella eventuale disponibilità dell'Agenzia Nazionale dei Beni Sequestrati e Confiscati. Se infatti si riuscisse ad utilizzare per le attività quanto confiscato si darebbe un'ulteriore significativo messaggio sul recupero a fini sociali dei beni confiscati. Ovviamente anche materiali (arredi ed attrezzature) nella disponibilità del Comune che risultino inutilizzati si potrebbero recuperare all'utilizzo nelle strutture per cui si richiede l'assegnazione. Si ritiene infatti importante dare concretezza al concetto di “riutilizzo” di materiali che altrimenti verrebbero lasciati in stato di abbandono in magazzini, e quindi destinati ad un lento e progressivo deterioramento, o, peggio, che seppur funzionali vengano destinati a smaltimento.

Per il primo anno / anno e mezzo dall'attivazione dell'“Ostello della Legalità” (che servirà, come già evidenziato, anche al reperimento delle risorse) si richiede di avere da parte del Comune di Genova solo ed esclusivamente la copertura delle spese di luce, riscaldamento, acqua e Tares (le altre spese “vive” quali telefono e gas saranno a totale copertura della nostra Onlus).

Questo contributo, al di là dell'utilità pratica, deve essere visto, crediamo, anche come giusto riconoscimento e sostegno al progetto ed all'attività svolta.

Inoltre la nostra Onlus, che ha un bilancio annuale inferiore ai 10.000 euro (derivanti tutti da autofinanziamento e donazioni) se dovesse sostenere spese elevate per la gestione dei locali dovrebbe rinunciare alle attività statutarie che vengono da anni svolte con efficacia e che comportano spese per materiali, documentazione (tra cui visure camerali, catastali, targhe) e per gli spostamenti necessari a sopralluoghi ed iniziative.

Per quanto concerne la promozione delle attività sarà nostra cura utilizzare al meglio quanto già messo a disposizione dalle strutture di supporto al Volontariato (vedi i servizi offerti dal CELIVO), così da non gravare, ancora una volta, sulle casse pubbliche.

Sarà inoltre cura della nostra Onlus promuovere richieste di contributi e donazioni a soggetti privati, quali Fondazioni e/o grandi imprese (previo attento screening delle stesse), per permettere, se possibile, un potenziamento delle attività base previste nel presente progetto, nonché per cercare di poter sviluppare maggiori attività esterne alle strutture fisiche, nell'abito del territorio di tutta la nostra regione.

Se l'operazione dell'“Ostello della Legalità” dovesse funzionare come crediamo ed auspichiamo, sarebbe anche ipotizzabile procedere alla richiesta di assegnazioni di altre unità immobiliari confiscate così da realizzare ulteriori strutture adibite a tale attività, così da garantire maggior offerta ed anche maggiori entrate per coperture delle spese e per potenziare ulteriormente le attività.

Al fine di poter procedere alla richiesta di donazioni (fondi e materiali) finalizzate alla sistemazione dei locali ed all'avvio, quindi, delle diverse attività, richiediamo una rapida assegnazione (anche se inizialmente in via provvisoria) dei beni richiesti in gestione.

Inoltre l'attività di “Ostello della Legalità”, come già evidenziato, permetterà, una volta avviata, di reperire le risorse necessarie per la copertura delle spese di luce, riscaldamento, acqua dei beni confiscati di cui si chiede la concessione in gestione. E' proprio per tale ragione che si è indicato che si richiede al Comune di Genova di garantire la copertura di queste “spese base” solo ed esclusivamente per un anno / un anno e mezzo dall'attivazione dell'“Ostello della Legalità” e non oltre, solo come contributo al solo avviamento e non quindi come spesa perenne.


5. Ristrutturazione immobili

In considerazione dello stato degli immobili richiesti in concessione (VIA CANNETO IL CURTO civ. 15 int. 8 - VICO DELLA ROSA 18 R - VICO ANGELI civ. 7 int.ni 4, 5, 7, 8) è evidente la necessità di procedere ad una ristrutturazione degli stessi.

Vista la ben conosciuta situazione di sofferenza degli Enti Locali si è valutato necessario procedere con un drastico abbattimento dei costi, il ricorso all'opera di volontariato ed al reperimento di risorse e materiali anche da privati.

Siamo infatti nelle possibilità di avere tra i nostri attivisti idraulico, elettricista abilitato ed altri operatori che possono intervenire nella sistemazione di muri e pavimentazione. Pertanto per la sistemazione degli immobili in questione sarà necessaria la esclusiva fornitura di materiali per tali interventi.

Alla luce di quanto evidenziato si richiede al COMUNE ed al MUNICIPIO di indicare quali materiali possa fornire e quindi anche se si renderanno disponibili nel sottoscrivere con noi una lettera di richiesta di sponsorizzazione ad Imprese e Fondazioni private affinché queste effettuino donazioni di materiali o di fondi utili a perseguire la sistemazione ottimale degli immobili in questione, nonché per la fornitura degli arredi necessari.

Al Comune di Genova si richiede inoltre la messa a disposizione gratuita del personale AMIU per la rimozione dei materiali presenti negli immobili in questione, nonché del materiale derivante dalle attività di ristrutturazione. Inoltre si richiede, sempre al COMUNE, la fornitura di almeno un estintore per ogni unità immobiliare.


6. Tempi di realizzazione

La tempistica precisa si potrà definire una volta effettuato sopralluogo con i tecnici.

In considerazione dello stato degli immobili, si deve premettere che per l'unità di VIA CANNETO IL CURTO si dovrebbe riuscire a realizzare la sistemazione entro un mese / un mese e mezzo dall'assegnazione e quindi l'attivazione dovrebbe essere entro 2 mesi dall'assegnazione.

Per i locali di VICO DELLA ROSA 18, che risulterebbero in stato di maggior degrado, la tempistica è certamente più lunga per la sistemazione e quindi, conseguentemente, per l'attivazione, che si potrebbe aggirare, presumibilmente, attorno ai 4 mesi dall'assegnazione.

Per i locali di VICO ANGELI 7, che necessitano di ristrutturazione più radicale, si valuta che non potranno essere pronti (complessivamente) e quindi aperti per l'attività programmata prima di 6/8 mesi.

Se i locali dovessero essere già sistemati ed utilizzabili, perché il COMUNE DI GENOVA dovesse valutare di intervenire direttamente con le ristrutturazioni, si potrà procedere all'attivazione delle attività entro 15/20 giorni massimo dalla consegna dei locali ristrutturati, così da poter realizzare l'allestimento degli spazi e la programmazione e pubblicizzazione dell'inaugurazione con inviti alle diverse Autorità oltre che alla cittadinanza.

 

7. Questione di sicurezza e tutela

Alla luce della particolare situazione di concreto pericolo del Presidente della Casa della Legalità nonché alla possibilità che taluni soggetti possano tentare di compiere atti di disturbo e danneggiamento presso i locali confiscati che si richiede in concessione per la promozione del presente progetto, si ritiene necessario procedere alla collocazione di impianto di videosorveglianza presso il locale destinato all'attività di “Spazio Incontri e Laboratori”, oltre ad un eventuale impianto di allarme, mentre per quanto concerne la sede dello “Sportello”, “sede operativa” e “struttura protetta”, oltre alla collocazione all'ingresso dell'unità immobiliare di Via Canneto il Curto di impianto di videoripresa ed eventualmente di impianto di allarme, si ritiene, come già esplicitato, maggiormente utile ed efficace il presidio praticamente costante dell'immobile utilizzato per lo “Sportello” e sede dell'Onlus.

 

8. Segnalazione “BENI CONFISCATI DALLA D.I.A. DI GENOVA”

Si ritiene inoltre opportuno che, sia all'interno che all'esterno delle diverse strutture, vengano collocate targhe con l'indicazione che si tratta di beni confiscati e nello specifico con l'indicazione “Beni confiscati dalla Direzione Investigativa Antimafia di Genova”. Questo elemento lo si ritiene di rilevante importanza per far comprendere l'efficace azione promossa dal Centro Operativo della D.I.A. di Genova nel contrasto alla criminalità organizzata e di aggressione ai patrimoni illecitamente accumulati.

9. Sinergia con altre realtà
(in riferimento alla proposta di “Tavolo per la gestione dei beni confiscati” inviata separatamente)

Il presente progetto di gestione è da considerarsi “aperto” ad integrazioni utili al perseguimento degli obiettivi di risposta ai bisogni sociali del territorio ed alle collaborazioni con altri soggetti nell'interesse di renderlo maggiormente efficace. A nostro avviso, infatti, risulta utile costruire una sinergia e correlazione con altri progetti di gestione, promossi da altri soggetti per altri beni confiscati, al fine di garantire una ricaduta maggiore sul territorio. Per questo particolare aspetto si auspica che venga quindi anche accolta la proposta avanzata separatamente di “Tavolo per la gestione dei beni confiscati”.

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La presente vale come MANIFESTAZIONE DI INTERESSE e FORMALE RICHIESTA DI ASSEGNAZIONE IN GESTIONE DEI BENI CONFISCATI indicatie si resta pertanto in attesa di riscontro alla presente a termini di Legge.

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