Pietro FOTIA l'ha presa male e ricasca nella menzogna

scritto da Ufficio di Presidenza il .

Pietro-FOTIALeggiamo sul sito Ivg le precisazioni dell’imprenditore in cui a parlare è Pietro FOTIA.

Come prima cosa: “imprenditore” de che? Un imprenditore solitamente ha un'impresa intestata. Un'impresa che amministra e dirige. Lui, il Pietro FOTIA, non ha alcuna impresa intestata e nonè amministratore di diritto di alcuna impresa. Lui, Pietro FOTIA si nasconde dietro terzi, fratelli in primis...

Guardiamo alla “SCAVO-TER SRL”. Il 1 febbraio 2007 fece una “donazione” delle proprie quote e uscì dalla compagine dei proprietari dell'impresa. Il 50% lo passò a Donato FOTIA, suo fratello, e l'altro 50% a Francesco FOTIA detto “Ciccio”, l'altro suo fratello. Il 20 marzo 2007 il Pietro FOTIA ha quindi anche cessato la carica di “Consigliere Delegato” della stessa SCAVO-TER... Che poi Pietro FOTIA abbia continuato a gestire la SCAVO-TER di nascosto, senza comparire tra soci e cariche societarie, è un altra storia che vedremo tra poco, quando parleremo del suo nuovo arresto, l'11 maggio 2011, che lo portò ad uscire dal carcere solo dopo la confessione – come riportato ampiamente dalla stampa -.
 


 per meglio chiarire il punto ecco due estratti dalla

 Visura Camerale storica della SCAVO-TER SRL 


Donazioni "quote" da parte del FOTIA Pietro
FOTIA Pietro cessazione cariche in SCAVO-TER 

 

Anche passando alla “P.D.F. SRL” il discorso non cambia: il Pietro FOTIA non risulta più avere cariche (e nemmeno quote) dal 4 luglio 2011 (dopo il  suo arresto)... (e qui sopravvoliamo sul tentativo posto in essere, con la costituzione di nuova impresa "SE.LE.NI. SRL" (soci Donato e Francesco FOTIA), di aggirare l'interdizione antimafia prefettizia, fatto che abbiamo già ampiamente esposto e documentato)
  


 per meglio chiarire il punto ecco due estratto dalla
 
 Visura Camerale storica della P.D.F. SRL 


Cessazione carica Pietro FOTIA nella PDF SRL 

 

Visti questi dati (da visure camerali) che testimoniano – nero su bianco, inconfutabilmente - che il Pietro FOTIA non può certo definirsi un “imprenditore”, e che quindi se si continua a presentare come "imprenditore" attivo nella gestione delle suddette imprese non si è davanti ad altro che all'ammissione che lo stesso Pietro FOTIA persiste nel gestire occultamente le imprese fitiziamente intestate ed amministrate da terzi (parenti in primis), andiamo avanti e così rispondiamo anche alla palla colossale che Pietro FOTIA ha promulgato con la pubblicazione su Ivg, quando dichiara che lui non è stato processato per mafia e nemmeno per “altri reati” o che sulla loro mafiosità le Forze dell’Ordine neppure di abbozzare uno straccio di segnalazione all’Autorità Giudiziaria”.

 

Senza andare troppo nel dettaglio – visto che tra l'altro ne abbiamo parlato più volte (vedi lo speciale), anche di recente in occasione del pronunciamento della Corte d'Appello (vedi qui) – ci limitiamo a qualche punto, così da rinfrescare la memoria dello smemorato Pietro FOTIA e con lui gli smemorati che gli si accodano (a partire dalla stampa che pare avere un timore reverenziale verso costui):

a) il Pietro FOTIA è stato processato – come abbiamo ampiamente documentato – dopo essere stato arrestato nel 1993, per una sparatoria nel centro di Savona legata ad un regolamento di conti (qui l'articolo dove ricostruivamo il tutto, comprensivo anche della figura del Sebastiano FOTIA;  qui l'Ordinanza con cui si disponeva il suo arresto e le Sentenze di assoluzione). Inoltre vi sono anche le pagine della cronaca del processo, che sulla stampa cittadina, evidenziarono l'intimidazione dei testimoni (Il Secolo XIX titolava: “In aula è di scena la paura. Teste cambia versione, un'altra non si presenta").

b) il Pietro FOTIA è stato indicato – come ha messo nero su bianco la Corte d'Appello di Genova (vedi qui l'articolo con il Decreto della Corte) – “con un quadro indiziario significativo” (e non per “strategie calunniatorie”) relativamente al traffico di stupefacenti tra il 1989 ed 1997 (e con la Corte d'Appello che sottolinea che in allora sarebbe stato necessario che la Procura di Savona procedesse in merito).

c) il Pietro FOTIA è stato arrestato (ed ora viene processato) l'11 maggio 2011 nell'Operazione DUMPER (vedi qui). Venne individuato – come noi sostenevamo da tempo – come “Amministratore di fatto” della SCAVO-TER (pur non risultando tra soci e amministratori) promotore di un sistema di false fatturazioni volte alla frode ed alla creazione di fondi neri, nonché alla corruzione per acquisire lavori dal Comune di Vado Ligure. Per dare l'idea, il giro di fatture false, secondo l'accusa, è di 3 milioni di euro tra il 2007 ed il 2010. Il Pietro FOTIA confessò ed ammise le responsabilità contestate, ottenendo – solo allora – la detenzione ai domiciliari anziché in carcere.

d) proprio per l'attività illecita del Pietro FOTIA attraverso la SCAVO-TER il GIP di Savona promosse un interdizione temporanea dalla contrattazione con le Pubbliche Amministrazioni (alias nessun incarico per lavori pubblici) per la SCAVO-TER. Anche questa non è un'illazione, ma documento ufficiale (vedi qui), nero su bianco, con timbro e firma.
Tale interdizione veniva poi ridotta dallo stesso GIP con molteplici prescrizioni volte ad impedire la reiterazione dei reati.

e) la Prefettura di Savona ha promosso, con un Informativa (tipica) Antimafia, l'interdizione delle società dei FOTIA, bloccando quindi ogni contrattazione con la Pubbliche Amministrazione (e società pubbliche) e quindi ogni possibile opera di tali società in lavori pubblici (e successivamente la Prefettura adotterà una nuova Informativa, così per ribadire).
La SCAVO-TER ha promosso un ricorso al TAR per ottenere l'annullamento degli effetti di tale misura interdittiva ed il TAR ha respinto il ricorso dei FOTIA, tenendo ferme le misure interdittive antimafia. Anche in questo caso c'è una Sentenza che lo dice, sempre nero su bianco (vedi qui).

f) Nella Sentenza del TAR c'è poi la smentita ulteriore a quanto afferma Pietro FOTIA sulle risultanze delle Forze di Polizia (per lui insignificanti e prive di efficacia e valore). E' proprio il TAR che elenca, infatti, le convergenti ed univoche risultanze di diversi Reparti dello Stato su cui fonda la propri solidità il provvedimento interdittivo promosso dalla Prefettura. Il TAR scrive, non a caso, che oltre alle risultanze della D.I.A. vi sono:
- le note della Questura di Savona in data 26 gennaio 2012 e 5 giugno 2012, da cui risulterebbe “il ruolo di spicco dei componenti della famiglia Fotia” (cui appartengono i titolari dell’impresa) “nell’ambito della criminalità organizzata di origine calabrese operante nel ponente di questa provincia”;- le note del Comando provinciale dei Carabinieri di Savona in data 6 dicembre 2011 e 7 giugno 2012, da cui risulterebbe che l’impresa ricorrente aveva svolto, nel 2007, lavori per conto di un’altra impresa sottoposta a sequestro nel corso di un’inchiesta concernente le infiltrazioni della criminalità organizzata nella costruzione di talune opere pubbliche;
- le note del Comando provinciale della Guardia di Finanza di Savona in data 10 novembre 2011 e 23 maggio 2012, da cui risulterebbe che i componenti della famiglia Fotia sono inseriti “nella locale mappa della criminalità organizzata” quali affiliati o fiancheggiatori di una cosca mafiosa.

g) vi è poi il legame parentale, solido e plurimo, con i MORABITO-PALAMARA-BRUZZANITI, così come vi sono le frequentazioni. Non solo la “riunione” dei diversi esponenti della 'ndrangheta di tale cosca in occasione del matrimonio di Donato FOTIA, ma anche gli incontri e contatti documentati che lo stesso Pietro FOTIA teneva con esponenti della cosca, e nel dettaglio, come già ricordato anche dal Prefetto di Savona con MORABITO Rocco (coinvolto nell'operazione REALE e arrestato dopo lunga latitanza) ed il cognato del capo-cosca Giuseppe MORABITO detto "u tiradrittu", ovvero BRUZZANITI Antonio.

h) Vi sono poi il summit di Pietro FOTIA e Sebastiano FOTIA, mappato dalla Squadra Mobile della Questura di Savona, con gli esponenti della cosca GULLACE-RASO-ALBANESE durante il funerale del boss FAZZARI Francesco. Così come il legame mantenuto con gli esponenti dei GULLACE-RASO-ALBANESE ed i MAMONE documentato sia dai conferimenti della SCAVO-TER nella cava della CO.MI.TO. / SA.MO.TER, sia soprattutto da quanto emerso dall'indagine “PANDORA” con molteplici intercettazioni tra il Pietro FOTIA ed il Gino MAMONE di cui si è data ampia pubblicazione (vedi qui).

Vi sono, ancora, per fare un'ultimo esempio, i contatti molteplici con i PELLEGRINO, che abbiamo ricordato in occasione del provvedimento della Corte d'Appello di Genova, sia per la vicenda della “mediazione” sulla consistenza economica “accettabile” dell'estorsione ai danni di tal PIRO, sia per i “cantieri” comuni con i PELLEGRINO (oltre ai conferimenti nella comune “buca” della Cava-Discarica di Rocca Croaire) nei porti di IMPERIA e OSPEDALETTI (lavori fatti ottenere ai FOTIA dal capo-locale della 'ndrangheta Giuseppe MARCIANO' stando a quanto emerge dalle intercettazioni dell'indagine “LA SVOLTA”) ed a Varazze in un cantiere della ABIT-COOP (nel cui Cda siede il cugino dei FOTIA, RAFFA Fortunato).
 
Al signor Pietro FOTIA è tornata la memoria? Ha compreso che non può raccontar balle sul fatto che mai è stato “processato” e che non esisto risultanze degne di nota o di solidità nei loro confronti? Ed è tornata ai cosiddetti giornalisti e blogger “liberi” (sic) che nel savonese pare soffrano dello stesso disturbo della memoria? Non ancora? Ed allora forniamogli un aiuto perché le menzogne finiscano ed il silenzio pure...

L'Ordinanza del Tribunale di Savona con cui è stato accolta la nostra richiesta di cancellare il provvedimento censorio richiesto dai FOTIA, oltre a quanto abbiamo già detto in merito (vedi qui), sottolinea due punti che smentiscono ancora una volta l'interpretazione fornita dal Pietro FOTIA e confermano quella che abbiamo dato noi, su alcuni Atti.

- Il primo è quello del Tribunale di Savona dell'agosto 2012 relativo all'istanza di sequestro/confisca promossa dalla DIA con la Procura di Savona. Secondo i FOTIA quel provvedimento sancisce in modo assoluto e categorico che loro non sono mafiosi. Secondo noi – come avevamo già scritto, ad esempio qui - afferma invece che è stato, alla luce di quella istanza, valutato che fosse giustificabile il patrimonio nella disponibilità di SCAVO-TER ma, al contempo, in nessuna parte del Provvedimento sono stati smentiti o rigettati (in tutto o in parte) i rilievi della D.I.A. sui FOTIA. Ora questa interpretazione nostra è stata confermata, nero su bianco, dai Giudici del Tribunale di Savona che nell'Ordinanza del 2 ottobre 2013 scrivono in merito:che... il suddetto decreto si fonda sulla ritenuta insussistenza della prova della diretta provenienza illecita dei beni in uso alla Scavoter s.p.a., ma non esprime un giudizio integralmente negativo sugli accertamenti svolti dalla Direzione distrettuale antimafia”.

- Il secondo è quello in merito alla “pericolosità sociale” del Pietro FOTIA, in riferimento al Provvedimento della Corte d'Appello di Genova del 30 agosto 2013. Secondo il Pietro FOTIA lui esce pulito e lindo da questo pronunciamento, tanto da averlo portato ad annunciare richieste milionarie di risarcimento. Secondo noi, invece, è stato evidenziato dai Giudici della Corte che l'annullamento della Sorveglianza Speciale è stato dovuto al fatto che gli elementi (certi e non smentiti) di pericolosità sociale documentati nell'istanza non sarebbero “recenti”, tanto è vero che i Giudici sollevano la questione che tale richiesta di misure di prevenzione a carico del FOTIA doveva essere richiesta prima (come, ad esempio, nel caso del coinvolgimento relativo al traffico di stupefacenti). Inoltre, come abbiamo già sottolineato (vedi qui), i Giudici della Corte hanno messo, nero su bianco, il tratto inquietante del Pietro FOTIA, ovvero che “denota senza dubbio una facilità estrema del FOTIA nel passare alle maniere forti per ottenere quello che vuole”. Tale rilievo è stato, ora, sottolineato anche dai Giudici del Tribunale di Savona nell'Ordinanza del 2 ottobre 2013, visto che, nero su bianco, scrivono: anche il successivo decreto della Corte di Appello di Genova, del 30/8/2013, prodotto da parte reclamata all'udienza del 25/9/2013, che revoca la misura della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza già disposta dal Tribunale di Savona nei confronti di Pietro Fotia, non esclude in modo assoluto e definitivo la pericolosità sociale, ma ne nega l'attualità (in quanto i fatti sintomatici risalirebbero al più tardi al 2008), pur non mancando di precisare che le condotte del Fotia denotano "una facilità estrema nel passare alle maniere forti per ottenere quel che vuole"”.

Noi abbiamo sempre pubblicato tutto quanto emerso pubblicamente in merito ai FOTIA. Ed allo stesso modo abbiamo sempre detto come la pensiamo. Non è “diffamazione” riportare e ritenere validi i rilievi mossi dai Reparti Investigativi dello Stato, così come quelli evidenziati dalle Procure (da quella di Savona alla Procura Nazionale Antimafia) o da Atti Giudiziari. Il fatto che certi rilievi e certi passaggi di Atti non siano graditi ai FOTIA non significa che siano “diffamatori” o che debbano essere taciuti.
Quindi che il FOTIA si metta il cuore in pace e cambi atteggiamento... Noi non ci pieghiamo!

Noi diciamo la verità, signor FOTIA Pietro, Lei, invece, quando sarà pronto a dirla?

 

P.S.
I FOTIA, come abbiamo già avuto occasione di ricordare, se non temono gli Atti dovrebbero spiegare perché non hanno chiesto (visto che è prerogativa della Difesa) che fosse pubblico il procedimento sulla richiesta di misure di sequestro/confisca dei loro beni. Dovrebbero spiegare poi, visto che si lamentano che la loro versione non è tenuta in considerazione, come mai hanno rifiutato la nostra richiesta al loro legale di inviarci al fine di una pubblicazione integrale gli Atti di quel procedimento. Abbiamo comunicato che avremmo pubblicato tutto, l'Istanza della DIA, la memoria difensiva dei FOTIA e le rispettive repliche. Loro non hanno voluto fornire tale documentazione. Loro hanno voluto tenere nascosti quegli Atti all'opinione pubblica, non noi!
 


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