Contrada a Palermo è un Alto Tradimento
Dopo la concessione dei domiciliari, adesso la decisione di concedere il trasferimento a Palermo di Bruno Contrada, traditore dello Stato condannato per aver lavorato a favore di Cosa Nostra, rappresenta il sigillo all'alto tradimento dello Stato e della Giustizia, oltre che oltraggio ai martiri caduti per mano mafiosa. L'attacco all'autonomia ed all'indipendenza della Magistratura promosso ormai con assoluta scientificità da tutti i governi succedutisi dai tempi della Prima Repubblica, con la gerarchizzazione - come all'epoca fascista - dell'Ordinamento giudiziario e la mortificazione dei giudici dimostratisi liberi da ogni condizionamento di piazza o di Potere, inizia a dare i suoi frutti. Le concessioni al dottor morte, ovvero Bruno Contrada, che mai si è pentito di aver venduto la vita dei suoi colleghi e dei magistrati per favorire Cosa Nostra, proteggendo quelle commistione con pezzi dello Stato, rappresenta un insulto alla civiltà giuridica ed alla coscienza civile di questo Paese. Sapevamo che prima o poi, il potere di ricatto che Contrada, con il suo legale da sempre vicino agli ambienti della collusione e contiguità, avrebbe permesso a questi di inficiare la condanna a 10 anni inflittagli e confermata dalla Cassazione, dopo un lunghissimo iter processuale con elementi probatori che vanno ben oltre alle molteplici dichiarazioni di Collaboratori di Giustizia. I segreti da lui custoditi, come quelli del Castello Utveggio e delle telefonate che precedettero e seguirono gli istanti della strage di Via D'Amelio, con la scomparsa di quell'agenda rossa di Paolo Borsellino in cui certamente era indicato il dettaglio di quell'incontro a cui era stato invitato dal neo Ministro Mancino, il 1 luglio 1992 presso il Ministero degli Interni, in cui trovò quel Bruno Contrada e la "proposta" di trattativa dello Stato con Cosa Nostra, erano la sua "garanzia" di impunità che qualcuno, oggi, è riuscito a far valere, in attesa della già richiesta revisione processuale.
Noi non possiamo accettare questo oltraggio, non possiamo accettare che le Sentenze siano calpestate, e le mobilitazioni in difesa della verità e giustizia siano ignorate. Valuteremo nei prossimi giorni quali iniziative adottare per opporci a questa resa dello Stato a quel Potere corrotto e colluso con le organizzazioni mafiose, che rappresenta inequivocabilmente conferma e conclusione di quella "trattativa" tra Stato e Mafia a cui Paolo Borsellino si oppose venendo quindi ucciso, con gli agenti della sua scorta, il 19 luglio 1992.
Benny Calasanzio Borsellino - http://bennycalasanzio.
Casa della Legalità e della Cultura - www.casadellalegalita.org
NOTA:
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