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Per Massimiliano Carbone, verità e giustizia - Liliana non è sola

Liliana Esposito Carbone, insegnante di Locri, della Casa della Legalità e madre di Massimiliano, vittima della violenza mafiosa, assassinato il 24 settembre 2004, è stata aggredita sulla tomba del proprio figlio al Cimitero di Locri, nel giorno in cui sono stati affissi i manifesti per la messa del secondo anniversario della tragedia. La minaccia e l’aggressione, immediatamente denunciata e con l'immediata identificazione dell'aggressore, segue ai passi avanti compiuti nell’inchiesta sull’omicidio di Massimiliano. Liliana non è sola, lo Stato ha dimostrato di esserci, e la società civile, dal mondo delle associazioni alla diocesi, è insieme a lei ed alla famiglia di Massimiliano nel chiedere, rivendicare, verità e giustizia...


L'assassino di Massimiliano Carbone, come gli assassini e mandanti di tutti gli omicidi di mafia consumatisi nella Locride, può essere individuato e punito. Non è con nuova violenza e prepotenza che si può fermare la giustizia.


Non esiste limite di tempo o di libertà per chiedere verità e giustizia.

Ne l’oblio, ne tanto meno minaccia o indifferenza possono fermare la sete di giustizia, come il bisogno di serenità e legalità.
Massimiliano merita verità e giustizia, come ogni altra vittima della violenza mafiosa.
Liliana e la sua famiglia non sono soli. Non sono mai sole le vittime delle mafie.
La Casa della Legalità, legata a Libera, alla Fondazione Caponnetto, a Riferimenti è accanto a loro, insieme alle realtà locali e nazionali impegnate nella difesa della legalità e della giustizia sociale.
Nessun cittadino che non si china a suddito, sarà mai solo in questa rivendicazione per la memoria ed una terra libera.


La prossima domenica, il 24 settembre, saranno due anni dall’omicidio di Massimiliano Carbone, ragazzo di Locri che ha scelto di non abbandonare la propria terra, martoriata e piegata da quel potere che si chiama ‘Ndrangheta, dove voleva continuare a vivere, amare e lavorare. Ma in quella terra, dove il potere criminale si interseca a quello “legale”, non è permesso di essere liberi cittadini. Massimiliano è stato ucciso per questo, come altre decine e decine sono caduti sotto i colpi d’arma da fuoco nella Locride.

Lo Stato, con la Magistratura, la Procura Antimafia, si sta movendo, le indagini vanno avanti; il muro di consenso ed omertà, che ha sempre avvolto l‘ndrangheta, comincia a scricchiolare. Si fanno avanti collaboratori e testimoni che svelano rapporti inquietanti come ad esempio quelli della Asl di Locri, dove lavorava Francesco Fortugno e l’On. Laganà, o quelli sui finanziamenti e appalti pubblici. Si muove anche sulle vittime di mafia senza nomi o cariche famose, perché la giustizia è per tutti, non solo per chi è illustre.

Non smettono minacce ed intimidazioni verso chi combatte questa battaglia sul territorio, verso i parenti delle vittime. Forse perché non è chiusa la partita contro l’indifferenza, di coloro che sanno, hanno sentito o visto ma preferiscono voltarsi dall’altra parte. E forse anche per la responsabilità di quella politica che ha tentato il tutto e per tutto di strumentalizzare la voglia di riscatto e cambiamento dei ragazzi di Locri.

Come ha detto Adriana Musella c’è troppa voglia di mostrarsi come “antimafia” e questo rischia di compromettere il lavoro della magistratura, il lavoro di anni ed anni delle realtà impegnate nel sociale, perché chi usa questa battaglia per mettersi in mostra, genera mostri che quando si svelano disilludono chi ci aveva messo il cuore, come i più giovani.

Per Massimiliano si avvicina il momento di avere giustizia, si avvicina per la sua famiglia. Liliana non ha mai ceduto nella sacrosanta rivendicazione di vedere il colpevole individuato e punito. Questo auspicio, che è più di una semplice speranza alla luce degli eventi, sia occasione di riscatto per la comunità della locride: la giustizia si può avere per ogni vittima, anche nella terra più martoriata. Deve essere, e può essere, riscatto della memoria e riscatto per i vivi.

Ogni affermazione di giustizia, ogni volta che un mafioso viene condannato, ogni volta che si sgretola quella rete criminale fatta di capi e manovali, significa riscattare quella terra, dare possibilità di rinascita ad una comunità che ha Diritti come in qualunque altra realtà del Paese. Gli aderenti ai sodalizi mafiosi sanno quando crolla il muro di certezze figlie della paura e del ricatto. Ed è in questi momenti, più che in altri, che bisogna stringersi intorno a chi è vittima di minacce, a chi ha perso i propri cari, a chi rivendica giustizia.

Ogni morto ammazzato merita giustizia. Chi è vittima innocente, come chi è vittima, magari, di un “affare” più grosso di lui, come l’usura, o chi ha scelto di abbandonare legami pericolosi, per coscienza o paura, devono avere giustizia. Lo Stato deve garantirla per dimostrare che nella Locride vi è un solo Diritto, quello che dalla Costituzione alle leggi ci è riconosciuto dalla nascita.

Troppe sono le intimidazioni, le aggressioni e le minacce contro quanti combattono per la legalità e la giustizia sociale. Coltivazioni delle terre confiscate date alle fiamme, donne o uomini minacciati, auto che bruciano sotto la propria casa o negozi dati alle fiamme. Occorre maggiore presenza dello Stato, che non può continuare a tagliare i fondi destinati alle forze dell’ordine, ai reparti investigativi o alla magistratura. Serve che i cittadini collaborino con lo Stato perché questi possa tutelarli, serve rivendicare il diritto alla sicurezza, alla vivibilità delle nostre terre, alla serenità e dignità per i nostri figli.

L’idea che la mafia non colpisca chi –secondo quell’assurda idea- “si fa gli affari suoi” è falsa. La mafia non guarda in faccia nessuno per difendere il proprio potere. Colpisce chi magari a solo visto di sfuggita qualcosa che non si doveva vedere. Colpisce per sbaglio ed uccide. Colpisce tutti quando condiziona lo sviluppo e quindi il lavoro. Colpisce chi sta male e si ritrova in una struttura sanitaria inefficiente e senza mezzi perché i soldi sono andati alla cosca di turno. Nessuno, come diceva De Andrè, può ritenersi assolto.

la Casa della Legalità e della Cultura
Christian Abbonanza e Simonetta Castiglion


vai al sito dedicato a Massimiliano - clicca qui


Rassegna stampa


Gazzetta del sud – 22.09.2006
Locri - La mamma-coraggio dell'imprenditore Massimiliano Carbone, assassinato quasi due anni fa Aggredita sulla tomba del figlio
Liliana Esposito: «Non riusciranno a chiudermi la bocca»
di Antonio Condò

LOCRI – Un nuovo "sit-in" per richiamare l'attenzione delle istituzioni e dell'opinione pubblica sul "silenzio" calato sull'assassinio del figlio, Massimiliano Carbone. Ieri la signora Liliana, insegnante elementare, animata da un'inesauribile determinazione, per alcune ore ha sostato sulla gradinata del tribunale: esibiva il manifesto in cui annuncia che domenica prossima alle 10,30, nella cappella dell'ospedale di Locri sarà celebrata una messa in memoria del figlio, nella ricorrenza del secondo anniversario della morte; una foto del giovane e uno slogan: «Giustizia per Massimiliano, sicurezza per Locri». Insieme con lei Demetrio Costantino, presidente del Comitato Interprovinciale per il diritto alla sicurezza.
Era la sera del 17 settembre 2004, quando Massimiliano Carbone, 30 anni, imprenditore, presidente della cooperativa di servizi "Arcobaleno", venne colpito a tradimento sotto casa da un sicario, che lo ferì con un solo colpo di fucile a canne mozze. Massimiliano morì in ospedale una settimana dopo. Le indagini di forze dell'ordine e magistratura non hanno ancora portato all'arresto dell'omicida, malgrado gli sforzi compiuti e le assicurazioni personalmente fornite alla mamma della vittima – che da subito diede agli inquirenti elementi indiziari molto precisi per l'individuazione dell'assassinio – da autorevoli rappresentanti istituzionali.
A rendere ancora più inquietante la vicenda, un episodio che la signora Liliana ha portato ieri mattina a conoscenza gli organi d'informazione: qualche giorno addietro è stata aggredita mentre all'interno del cimitero di Locri, dove, come ogni giorno, pregava sulla tomba del figlio. La signora Liliana, sanguinante, ha avuto la forza di portarsi sulla statale 106 e chiedere aiuto. Soccorsa dai carabinieri, cui ha denunciato l'accaduto, è stata medicata e refertata all'ospedale di Locri; sono in corso indagini per fare luce sul gravissimo episodio. «Chi mi ha aggredito – ha detto la maestra Liliana – conosce benissimo le mie abitudini: lo ha fatto per rancore nei miei confronti, e per cercare di fermare, con inequivocabili minacce di morte, le mie richieste di verità e giustizia. L'ho riconosciuto io, l'hanno riconosciuto altri testimoni. Come sempre, ho detto agli inquirenti tutto quello che so». «La mia – ha aggiunto – è un'istanza di giustizia come vero motivo di legalità. Non vorrei che questa parola, legalità, diventasse di gomma: oggi non devo andare a scuola, è la mia giornata libera. Educazione alla legalità è anche questo; non avrei mai disertato le lezioni per portare avanti una mia battaglia».
Liliana Esposito Carbone ieri ha ricevuto attestazioni di solidarietà da parte del primo circolo didattico, dove insegna, di avvocati, magistrati, passanti fermatisi per dialogare con lei, per sentire le ragioni di una mamma che chiede giustizia. «La sua disperazione – ha detto il presidente del Cids – è anche la disperazione di tanti altri familiari di vittime della criminalità che chiedono giustizia. In questo territorio ad alto rischio criminale occorrono urgenti interventi per far funzionare la giustizia, per garantire sicurezza ad imprenditori ed a cittadini».
Come sempre vicini a Liliana Carbone anche i volontari della "Casa della legalità e della cultura" di Genova, che nel riferire sul loro sito web (www.genovaweb.org) l'aggressione dei giorni scorsi, commentano: «L'assassino di Massimiliano, come gli assassini e mandanti di tutti gli omicidi di mafia consumatisi nella Locride, può essere individuato e punito. Non è con nuova violenza e prepotenza che si può fermare la giustizia».



Il Quotidiano della Calabria 23.09.2006
L'aggressione alla madre di Massimiliano
L'amministrazione di Locri è al fianco della famiglia Carbone

LOCRI - La famiglia Carbone non è sola nella battaglia civile che ha intrapreso per ottenere giustizia e verità circa l'assassinio del proprio congiunto, il giovane Massimiliano.
Infatti non solo il primo cittadino locrese, Francesco Macrì,ma l'intera Amministrazione Comunale hanno espresso solidarietà nei confronti della signora Liliana Esposito Carbone per il gravissimo episodio di inciviltà e barbarie di cui è stata oggetto all'interno del cimitero cittadino.
Nella nota diffusa ieri l'amministrazione locrese nel condannare il vile gesto sottolinea che "l'aggressione subita dalla stessa signora Esposito-Carbone, appresa a mezzo stampa, avvenuta nei pressi della tomba del giovane figlio Massimiliano, crudelmente assassinato due anni fa, è un atto riprovevole che lascia attoniti.".
Il gravissimo atto intimidatorio,-si legge nella nota-, "colpisce i sentimenti più intimi di una madre ferita dal dolore per la prematura e feroce morte del proprio figlio Massimiliano ai quali si aggiungono quelli dell'intera comunità civile, la parte sana via e pulsante, di Locri .".
L'amministrazione comunale locrese sottolineando la propria attesa "fiduciosa dell'esito delle indagini nel rispetto del lavoro della Magistratura", ribadisce allo stesso tempo la richiesta,rivolta alle Forze dell'Ordine,e mirante ad ottenere "una maggiore presenza sul territorio, al fine di prevenire ogni qualsivoglia atto criminoso che attenta all'incolumità dei cittadini della Locride".
Sull'increscioso episodio,verificatosi nei giorni scorsi,  nella mattinata di ieri il vice sindaco locrese, Giovanni Calabrese, ha raggiunto telefonicamente anche il presidente provinciale del Cids, Demetrio Costantino.
Con il presidente provinciale del Cids, Demetrio costantino non solo ha anche concordato iniziative idonee a potenziare la difesa della Legalità,ma ha anche  rinnovato l'impegno da parte dell'Amministrazione Comunale,mirante "a sensibilizzare tutta la Comunità e le Forze dell'Ordine che operano con determinazione sul territorio affinché avvenimenti sgradevoli come quello denunciato dalla signora Esposito-Carbone non si ripetano.".
L'Amministrazione Comunale di Locri-ha infatti dichiarato il vicesindaco calabrese-,"nel ringraziare la disponibilità manifestata dal dottor Demetrio Costantino, ribadisce il proprio massimo impegno in collaborazione con le Istituzioni preposte affinché la Città e la Locride possano sconfiggere ogni forma di manifestazione di inciviltà e di cultura mafiosa che poche mele marce continuano a seguire e che da troppo tempo affliggono, mortificandolo, questo magnifico, estremo lembo di Italia meridionaleche, nella sua larghissima parte è composto di cittadini onesti e lavoratori,  non merita alcun epiteto denigratorio ".
p.l.

 

da La riviera on line - 23.09.2006
A due anni dall’assassinio di Massimiliano Carbone
mamma Liliana viene aggredita
di Alessandra Tuzza

L’ultima offesa per Liliana Esposito Carbone assalita sulla tomba del suo Massimiliano risale ad un pomeriggio di fine estate di qualche giorno fa. Una notizia triste che cade a due anni dalla morte del giovane Massimiliano, assassinato sotto casa il 24 settembre del 2004. E’ una notizia che fa paura e che rimbalza subito con grande scalpore sui siti antimafia dell’universo del web e viene raccolta in particolare dalla Casa della Legalità di Genova e dal Comitato Interprovinciale per il diritto alla sicurezza, CIDIS, con il Presidente Demetrio Costantino, che subito hanno sottolineato la vicinanza alla coraggiosa Liliana. Un atto che Liliana ha denunciato organizzando un sit giovedì mattina sulle scale del tribunale di Locri. Lì ha esibito un manifesto che preannunciava la messa che stamane alle 10,30, si terrà nella cappella dell’ospedale di Locri per ricordare Massimiliano nella ricorrenza del secondo anniversario della morte. Ma la signora Esposito ha soprattutto ha denunciato di fronte ai media l’aggressione vile, subita in pieno giorno ed in un contesto che dovrebbe dirsi sicuro, anche per la sua sacralità. Un’azione, che fa subito ripensare alle misure di sicurezza che avevano fatto parlare di una Locride, sotto stato di assedio da parte delle forze dell’ordine all’indomani dell’omicidio del vicepresidente del Consiglio Regionale Franco Fortugno. La minaccia e l’aggressione sono state subito denunciate ai carabinieri della locale stazione ed è seguita l’immediata identificazione dell’aggressore, riconosciuto anche da testimoni. Pertanto la situazione si evolve e segue ai passi avanti compiuti nell’inchiesta sull’omicidio di Massimiliano. Liliana non resta sola, lo Stato ha dimostrato di esserci così come la società civile, dal mondo delle associazioni la Diocesi, il I Circolo didattico, dove insegna, gli avvocati, i magistrati, numerosi passanti fermatisi per dialogare con lei durante la protesta, solidali nel chiedere, rivendicare, verità e giustizia. Forse a due anni dall’omicidio non si ricorderà solo la triste ricorrenza, che ha portato via il giovane nel fiore degli anni e delle sue speranze per il futuro, ma si assume la certezza che il suo assassino, può chiaramente essere individuato e punito. Oggi sono due anni che si piange un amico ed un giovane che aveva scelto di non lasciare la sua terra, di continuare a combattere e scommettere sulla sua vita e di quanti amava, senza certo conteggiare di dovere abbandonare i suoi sogni così prematuramente. Il suo ricordo ci riempie il cuore di tristezza e di rabbia ed ancora di più i sentimenti si intensificano se si pensa alla storia della dura battaglia della coraggiosa mamma Liliana, da due anni in prima fila al fianco di quanti hanno deciso di alzare la testa contro lo strapotere del crimine. Una storia che assomiglia sempre più ad un romanzo di Garcia Marquez…speriamo che la civiltà della Locride del 2000 sia superiore a quella di Macondo. Ci incoraggia il fatto che nel frattempo nell’intera area lo Stato, con la Magistratura, la Procura Antimafia, si stanno muovendo, le indagini vanno avanti. Il muro di omertà, che ha sempre avvolto la ‘ndrangheta pare inizi a scricchiolare. Si fanno avanti collaboratori e testimoni che svelano rapporti inquietanti come ad esempio quelli palesati dall’inchiesta sull’Asl di Locri, o quelli sui finanziamenti ed appalti pubblici. È ora che le indagini facciano passi avanti anche sulle vittime di mafia senza nomi o cariche famose, perché la giustizia è per tutti, non solo per chi è illustre. Il caso Carbone mette in evidenza al contempo come non smettano le minacce e le intimidazioni vigliacche verso chi combatte questa battaglia sul territorio, verso i parenti delle vittime, verso chi si muove e verso i giovani che continuano la loro battaglia contro la criminalità Forse perché non è chiusa la partita contro l’indifferenza, di coloro che sanno, hanno sentito o visto ma preferiscono voltarsi dall’altra parte. E forse anche per la responsabilità di quella politica, che ha provato in ogni modo a strumentalizzare la voglia di riscatto e cambiamento dei ragazzi di Locri e che spesso preferisce guardare altrove di fronte alle denunce precise di chi trova il coraggio di reagire.

La solidarietà dell’amministrazione comunale di Locri
Il Sindaco di Locri, Francesco Macrì e l’Amministrazione Comunale tutta esprimono la propria solidarietà nei confronti della signora Liliana Esposito Carbone per il gravissimo episodio di inciviltà e barbarie di cui è stata oggetto all’interno del cimitero cittadino. La denuncia dell’aggressione subita dalla stessa signora Esposito Carbone, appresa a mezzo stampa, avvenuta nei pressi della tomba del giovane figlio Massimiliano, crudelmente assassinato due anni fa, è un atto riprovevole che lascia attoniti. Il gravissimo atto intimidatorio colpisce i sentimenti più intimi di una madre ferita dal dolore per la prematura e feroce morte del proprio figlio ai quali si aggiungono quelli dell’intera comunità civile di Locri. Nell’attesa fiduciosa dell’esito delle indagini nel rispetto del lavoro della magistratura, l’Amministrazione Comunale di Locri chiede alle Forzedell’Ordine una maggiore presenza sul territorio, al fine di prevenire ogniqualsivoglia atto criminoso che attenta all’incolumità dei cittadini.Sull’increscioso episodio nella mattinata odierna il Vice Sindaco Giovanni Calabrese ha raggiunto telefonicamente il Presidente Provinciale del CIDS, dottor Demetrio Costantino, con il quale si sono concordate delle iniziative per la difesa della Legalità rinnovando l’impegno da parte dell’Amministrazione Comunale al fine di sensibilizzare tutta la Comunità e le Forze dell’Ordine che operano con determinazione sul territorio affinché avvenimenti sgradevoli come quello denunciato dalla signora Esposito-Carbone non si ripetano.
L’Amministrazione Comunale di Locri, nel ringraziare la disponibilità manifestata dal dottor Demetrio Costantino, ribadisce il proprio massimo impegno in collaborazione con le Istituzioni preposte affinché laCittà e la Locride possano sconfiggere ogni forma di manifestazione di inciviltà e di cultura mafiosa che poche mele marce continuano a seguire e che da troppo tempo affliggono,mortificandolo, questo magnifico lembo di Italia che, nella sua larghissima parte di cittadini onesti e lavoratori, non merita alcun epiteto denigratorio.

Calabria Ora – Locri 23 settembre 2006

Delitto impunito di un giovane figlio
La madre di Massimiliano è al suo secondo anno di proteste

di Rocco Muscardi

Sotto un sole torrido della lunga estate calabrese una madre grida giustizia per un figlio che da due anni è morto, colpito con un fucile caricato a pallettoni, sotto il portone di casa.
Liliana Esposito Carbone invoca giustizia per Massimiliano e sicurezza per tutti i cittadini di Locri. Ancora una volta la donna presidia l’ingresso del Tribunale di Locri, seduta accanto alle foto del giovane frutto rapito e il manifesto per la messa del secondo tragico anniversario.
Nei giorni scorsi, all’interno del cimitero di Locri, mentre la signora Liliana era intenta a pregare sulla tomba del figlio, è stata aggredita e minacciata da una persona poi identificata e denunciata “è stata violata la sacralità e la pietas del luogo sacro”.
Sull’atto increscioso Liliana Esposito denuncia la mancanza di tempestività delle forze dell’ordine “mentre correvo sanguinante e senza una scarpa verso l’uscita del cimitero, i carabinieri che avevo prima avvertito ritardavano l’arrivo non intercettando sul luogo l’aggressore.”
Del perché sia stata minacciata, Liliana Esposito ribadisco che “denunciato alla magistratura quanto sapevo, oggi sono costretta subire un attacco diretto contro la mia persona e contro la volontà di portare aventi un’istanza di legalità e giustizia, non mi fermo né mi faccio intimidire soprattutto per la memoria di Massimiliano”.
Un’altra nota di dolore di questa madre coraggio è la constatazione di “non essere persone eccellenti, visto lo scandaloso ritardo con il quale abbiamo ricevuto le perizie dell’autopsia e quelle dell’esame balistico: ventidue mesi!”.
“Nonostante tutto continuo a credere fermamente nella magistratura-conclude la signora Liliana-, oggi sentiamo il dovere di ringraziare per il grande sostegno manifestato la “Casa della Legalità” di Genova e di Locri, e quella del signor Costantino, dei ragazzi de “La Gurfata”e della solidarietà del vescovo Brigantini”.
Al fianco della signora Liliana era presente Demetrio Costantino, presidente provinciale del Cids, ancora una volta vicino alla disperazione di una madre “come disperati sono tutti quei familiari di vittime della criminalità, sono trascorsi due anni dall’omicidio di Massimiliano ed è necessario che la magistratura arrivi ad una conclusione dell’inchiesta”.
Dopo aver ribadito la mancanza di prevenzione sul territorio “non ci sono ancora garanzie per i cittadini, per i politici e gli imprenditori”. Costantino conclude criticando l’intervento del ministro Amato “che ha evidenziato la crescita della ‘ndrangheta in Calabria ma poi ci ritroviamo senza strategie concrete e senza che la Procura di Locri sia stata integrata nel proprio organico”.
Dall’Ufficio di Presidenza della “Casa della Legalità” di Genova giunge infine una nota di solidarietà:”Liliana non è sola, …non esiste limite di tempo o di libertà per chiedere verità e giustizia”.


AprileOnline - 22.09.2006

Locri: Aggredita la madre di Massimiliano Carbone
Liliana Esposito Carbone, insegnante di Locri, della Casa della Legalità e madre di Massimiliano, vittima della violenza mafiosa, assassinato il 24 settembre 2004, è stata aggredita sulla tomba del proprio figlio al Cimitero di Locri, nel giorno in cui sono stati affissi i manifesti per la messa del secondo anniversario della tragedia. La minaccia e l’aggressione, immediatamente denunciata e con l'immediata identificazione dell'aggressore, segue ai passi avanti compiuti nell’inchiesta sull’omicidio di Massimiliano. Liliana non è sola, lo Stato ha dimostrato di esserci, e la società civile, dal mondo delle associazioni alla diocesi, è insieme a lei ed alla famiglia di Massimiliano nel chiedere, rivendicare, verità e giustizia.
L'assassino di Massimiliano Carbone, come gli assassini e mandanti di tutti gli omicidi di mafia consumatisi nella Locride, può essere individuato e punito. Non è con nuova violenza e prepotenza che si può fermare la giustizia.
Non esiste limite di tempo o di libertà per chiedere verità e giustizia. Ne l’oblio, ne tanto meno minaccia o indifferenza possono fermare la sete di giustizia, come il bisogno di serenità e legalità. Massimiliano merita verità e giustizia, come ogni altra vittima della violenza mafiosa. Liliana e la sua famiglia non sono soli. Non sono mai sole le vittime delle mafie. La Casa della Legalità, legata a Libera, alla Fondazione Caponnetto, a Riferimenti è accanto a loro, insieme alle realtà locali e nazionali impegnate nella difesa della legalità e della giustizia sociale. Nessun cittadino che non si china a suddito, sarà mai solo in questa rivendicazione per la memoria ed una terra libera.
Domenica 24 settembre alle ore 10:30, presso la chiesa dell'Ospedale di Locri, si terrà la messa in ricordo di Massimiliano.

 

 

 

Tags: locri, aggressione, giustizia, massimiliano carbone, liliana esposito carbone, martelli, cimitero

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