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5. La storia "segreta" del "ciclone Teardo"

Savona - "Trucioli Savonesi" prosegue il racconto su cosa accadde prima, dopo, e durante quei giorni di fuoco e di clamore a livello nazionale. Forse è utile ribadire quanto scritto (vedi...) nell'introduzione della prima puntata. Per quale ragione abbiamo deciso di "riaprire" i faldoni dell'archivio giornalistico. Una scelta rivolta soprattutto alle giovani generazioni. Metterli in condizioni di conoscere, sapere, farsi un'idea per giudicare una fase "storica" della vita politico-sociale della nostra provincia e regione. Tra le piaghe della nostra Italia c'è anche la diffusa disinformazione. Non solo, cercheremo di svelare, come abbiamo scritto nella puntata iniziale, tre misteri in attesa di risposta.
Chi passò a Renzo Bailini, giornalista pubblicista, le notizie che gli permisero di scrivere l'esposto-pilota dell'inchiesta. E' rimasto sino ad oggi un fortino inviolato.

Chi passò al Secolo XIX il primo scoop dell'avvio dell'indagine giudiziaria, con strascichi clamorosi contro il giornale ed il giornalista.

Chi contribuì ad insabbiare (?) la "Teardo bis" come ha pubblicamente denunciato l'ex giudice ed ex parlamentare Michele Del Gaudio. Tirando persino in ballo dei colleghi.

C'è un vuoto che, tra difficoltà, cercheremo di colmare con la pubblicazione di un libro. E' la voce di un cronista di provincia, testimone in diretta e dietro le quinte, dall'inizio alla fine, del "ciclone Teardo".  L'obiettivo è dare la parola agli atti, ai documenti disponibili, prima che vadano al macero. Della vicenda ha già scritto lo stesso Del Gaudio (La toga strappata, 1990; Il giudice di Berlino, 1994; Due anni nel Palazzo, 1996).

Un capitolo l'ha riservato nel "suo" libro (Nei secoli fedele allo Stato) il generale Nicolò Bozzo, col titolo "Il caso Teardo e le bombe di Savona".

Ci sono altri scrittori, noti, che prima dell'epilogo processuale hanno dedicato nei loro libri riflessioni e considerazioni: da Enzo Biagi, a Sergio Turone, da Giorgio Bocca a Giampaolo Pansa. Manca <tutta la storia minuto per minuto...dall'A alla Z con gli ultimi segreti...mai svelati>.


LA BANDA SUONAVA...
<TUTTI GLI UOMINI DEL PRESIDENTE...>

Porta la data del 14/20 giugno 1982, 363 giorni prima del clamoroso blitz a suon di manette e dell'infamia del carcere. Il periodico "Il Buongiorno", nello spazio "politica-regione" titolava: "Savona- viaggio nel Psi" (occhiello). Titolo: <Tutti gli uomini di Teardo>. Sommario: <Chi sono, cosa fanno, quanto contano, dove vogliono arrivare i colonnelli agli ordini del presidente della Giunta Regionale>. Il servizio era firmato dal giornalista di Savona, Maurizio Parodi che ci ha lasciato. All'epoca era  vicino al gruppo Teardo, una piccola pedina nel mondo locale della carta stampata. Non l'unica. [l'articolo de Il Buongiorno .pdf]

Occorre aprire una parentesi, molto particolare, a completezza di informazione.

Parodi era un collega bistrattato. Proprio un anno prima (22 luglio 1981), a nome del consiglio direttivo della sezione Savonese dell'associazione dei Giornalisti, a firma di Luciano Corrado (e di ....) si chiedeva all'allora segretario dell'Associazione Ligure Giornalisti, Mauro Manciotti (pure lui ci ha lasciato), un intervento urgente per il "caso" <del collega del Lavoro, Maurizio Parodi, pubblicista che si è rivolto a noi...a tutela dei suoi diritti di lavoro...dal 1975 corrispondente da Savona, Cogoleto, Arenzano e di recente anche  Valle Stura, con attività giornalistica a tempo pieno e senza altra occupazione...>.

La lettera finì alla Direzione amministrativa de Il Lavoro (vicino al Psi) che reagì riservandosi, tramite un legale, una richiesta danni a titolo personale in quanto avevo firmato, elencato <fatti e circostanze non veritiere, lesive all'immagine dell'azienda....>. Tralascio i particolari, anche perché c'era la firma di un altro collega il quale di fronte al rischio di trovarsi una causa per danni sulle spalle, facendo altro lavoro, rispose dicendo che faceva si parte del direttivo, ma lui quella firma sulla lettera (inviata a Manciotti) non l'aveva mai posta. Firma aprocrifa. E in effetti era successo che....

Risultato finale: mai fatto la ritrattazione richiesta da "Il Lavoro" grazie ai consigli di un legale del quale potevo fidarmi (Angelo Luciano Germano). Dal "Lavoro" nessun seguito per danni, ma il povero Parodi restò con le pezze nel...Ordinaria storia di uno dei tanti "fallimenti" sindacali, di ieri e di oggi. Purtroppo sono rimasto vittima anch'io, anche se "fortunato" rispetto ad altri. 

Sarebbe troppo bello vincere tutte le battaglie e sconfiggere tutte le ingiustizie nel mondo del lavoro-dipendente, e perché no, autonomo. L'occasione arriverà quando ci occuperemo di ricostruire, descrivere <Una vita al Secolo XIX>. Con decine, centinaia di lettere e documenti, anche fotografici, da Savona a Genova e viceversa, con accenni alle redazioni di Sanremo e Imperia, La Spezia, Chiavari, Roma, agli uffici di corrispondenza (redazioni mascherate) di Albenga (dove ho iniziato, direttore Piero Ottone), a Cairo Montenotte. Una storia, personale e di colleghi, di editori e dirigenti amministrativi, vissuta e raccontata, per non dimenticare. Con gli editoriali più impegnativi, da Cavassa, a Perrone senior, fino all'ultimo direttore, sul tema della "difesa dell'autonomia" dello storico quotidiano ligure. Della coerenza o meno a quegli "ideali".


NON E' LA LISTA
DEI BUONI E DEI CATTIVI

Quel servizio di Parodi aveva un obiettivo. Rinsaldare le fila. Evitare possibili defezioni, nell'aria. Lanciare messaggi cifrati. Me lo spiegò assai bene, un collega che più di me era addentro alla vita politica savonese, Fausto Buffarello (non c'è più). Ero un pendolare a Savona, avevo imparato che solo conoscendo a fondo la realtà, è possibile svolgere bene il lavoro di cronista. E Buffarello, pur essendo schierato a sinistra, uomo di partito, poteva aiutarmi. Era serio, scrupoloso, senza invidia. Teardo aveva intuito, grazie anche alle entrature nelle istituzioni, che rischiava di franare il suo "castello-fortezza".  C'era stato l'esposto di Bailini, la lettera aperta di Trivelloni sul Secolo XIX (vedi quarta puntata), gli articoli su Paese Sera (ad opera di Ennio Remondino che ha avuto un ruolo importante), la bomba P 2. L'inchiesta aperta sui milioni al Savona-Calcio e sul Cad 2. Bisognava reagire dimostrando i muscoli e coesione di gruppo. Buffarello mi confidò anche problematiche presenti nell'allora quadro dirigente del Pci. Chi teneva i rapporti con Teardo. E non solo...

C'era in ballo la querela al Secolo XIX per le notizie sui primi avvisi di garanzia e perquisizioni (Teardo escluso). La richiesta danni miliardaria. La messa in stato d'accusa al Secolo XIX di alcuni giornalisti, ritenuti responsabili della notizia in parte sbagliata. Di tutto questo parleremo più avanti. Compresa la lettera di Buffarello che conservo come reliquia, quando venni sbattuto in prima pagina da alcuni giornali per l'avvio del processo per diffamazione e lui espresse solidarietà, mettendomi in guardia da...

Il contenuto dell'articolo sul "Buongiorno" non era certo farina del sacco di Parodi. Leggiamolo. Premettendo che alcune persone citate nel frattempo sono morte e riserviamo il rispetto che merita a chi non c'è più, ma anche alle loro famiglie.  Rispetto a quanto scritto allora, tralasciamo inoltre,volutamente, i riferimenti ai figli, figlie e famigliari. Che invece comparivano.

E' una salutare riflessione per tutti, anche per i politici-amministratori di oggi. In certi casi non sembra abbiano imparato la lezione. Assistiamo a "spettacoli", intrecci, conflitti di interesse, che accadono a Savona ed in alcune località della provincia.

MAURO ALLOSIA:  39 anni, dipendente del Comune. Già assessore ad Albissola Superiore, presidente della VII Usl. E' l'esperto in materia di sanità....Tra i suoi hobby la pesca, l'orto e i tarocchi. E' tra i consiglieri politici più ascoltati da Teardo.

PAOLO CAVIGLIA: 41 anni. Laureato in giurisprudenza. Funzionario della Regione, attuale presidente della Camera di commercio di Savona. Nello staff rappresenta l'intellettuale. Nella sua fornita biblioteca figurano varie storie e saggi sul marxismo. E' un appassionato di letteratura russa. Ama essere molto elegante nel vestire.

TOMMASO AMANDOLA: 44 anni, attuale vice segretario regionale, già segretario della federazione. Risiede a Pietra Ligure. Tifoso del Genoa. E' capitano di lungo corso, ha navigato per tre anni. E' un infaticabile organizzatore. Accanito fumatore di sigari. Fra i suoi hobby la bicicletta.

LORENZO IVALDO: (non indagato n.d.r.), laureato in economia e commercio. Vice presidente della Carisa, già direttore dell'azienda trasporti. E' il pragmatico del gruppo, sostenitore del rapporto con la Dc.

RICCARDO BORGO: (non indagato n.d.r.), sindaco di Bergeggi e responsabile degli enti locali. E' diventato famoso per una citazione sull'Occhio per la sua abbronzatura. E' considerato il braccio destro di Amandola. Abile mediatore.

GIUSEPPE IOVINO: (non indagato e legato da fraterna amicizia con il Pm prima e giudice istruttore poi, Antonio Petrella che ebbe un ruolo decisivo nel percorso della giustizia nella fase iniziale n.d.r.), laureato in legge, legale dell'Inps e presidente della VII Usl. E' un duro. Come ogni napoletano è un consumatore di tazzine di caffè.

ROBERTO BORDERO: 32 anni, segretario della Federazione, risiede a Varazze. E' un acceso sostenitore dell'autonomia del partito rispetto sia alla Dc che al Pci. Non ama le mezzi misure. Hobby: moto di grossa cilindrata. Scapolo.

GIUSEPPE BADANO: 50 anni, sindaco di Varazze, dipendente del cotonificio. E' un politico che non ama le divagazioni dialettiche. Tifoso del Genoa. Uomo di poche parole. Come amministratore è infaticabile. E' considerato un anticomunista.

MAURO TESTA: 33 anni, sindaco di Albenga, laureato in legge, funzionario dell'Iacp. Appassionato di calcio. Sfodera due grossi baffi e vestiti sgargianti. E' un abile amministratore, nella cittadina ingauna svolge un ruolo di primo piano ed ha guidato importanti avvenimenti politici.

LEO CAPELLO: 47 anni, albergatore di Spotorno. Nel Psi è considerato lo sportivo, infatti è presidente della Rari Nantes del Monte di pallanuoto e del Savona fbc calcio. Soventi sono le sue apparizioni in piscina.

GIANFRANCO SANGALLI: 55 anni, vice presidente della Provincia, dipendente della Cokitalia ora in pensione. Ha una grossa esperienza di amministratore, risiede a Cairo Montenotte.

LORENZO BOTTINO: 39 anni, geometra, sindaco di Finale Ligure. Per i baffi fa concorrenza a Mauro Testa. Amministratore dotato di grinta, quando prende una decisione va fino in fondo. Guida il Psi finalese con polso fermo.

MASSIMO DE DOMENICIS: 38 anni, Dedo per gli amici, architetto. Assessore all'Urbanistica a Savona. Passione per lo sci. Del gruppo è quello che veste in modo moderno. A palazzo Sisto IV passa per inflessibile anche nei confronti dei suoi compagni.

FRANCO CAREGA (non indagato): assessore provinciale alle Finanze, già segretario della Federazione. Laureato in scienze economiche. Hobby: il nuoto. Sfoggia notevoli abbronzature e pipe di vario tipo. Fautore di una rigorosa autonomia del Psi sia da Dc che dal Pci. Gode di un largo consenso e seguito fra la base del partito. LUCIANO LOCCI:  43 anni, l'assessore "sprint" del Comune. Commercialista, porta collanine africane. Hobby: moto di grossa cilindrata, con caschi multicolori. Appassionato di calcio, segue spesso le partite del Savona. A palazzo Sisto IV è ancora considerato un enfante terrible.

CARLO ZANELLI: (non indagato), attuale vice sindaco, dopo aver ricoperto per 12 anni l'incarico di primo cittadino. Medico con ampio seguito elettorale. Come amministratore ha una lunga esperienza.


INTERVISTA DI PARODI A ROBERTO BORDERO E I RAPPORTI COL PCI

Riportiamo gli stralci più significativi di una lunga intervista abbinata allo stesso servizio, sempre su Il Buongiorno.

Presentazione....<Della classe dei dirigenti quarantenni socialisti savonesi, Roberto Bordero...rappresenta la spinta delle nuove generazioni. Tifoso della Fiorentina, già giocatore della Veloce e del Pietra Ligure, studente in legge con quattro esami mancanti per la laurea...questo l'identikit del segretario provinciale. Fedelissimo del presidente della giunta regionale Alberto Teardo, Bordero è approdato al vertice del partito dopo una lunga esperienza negli organismi dirigenti. Membro del direttivo regionale è stato il primo dei non eletti alle elezioni del consiglio regionale. Se Teardo dovesse optare in caso di elezioni politiche anticipate per la Camera dei deputati, Bordero ha il posto assicurato in via Fieschi.

Domanda: qual è la forza del Psi savonese?

Risposta: <Abbiamo oltre 3 mila iscritti suddivisi in 32 sezioni. Lo stato di salute del partito è ottimo con punte ad Albenga, Alassio, Albisola, Savona città.

Domanda: Come si rapporta il Psi savonese con le altre federazioni della Liguria?

Risposta: <C'è un accordo con le province di Imperia e Spezia, però non è cambiato l'atteggiamento di Genova nei confronti delle altre tre province, che continua a pensare in termini di prevaricazione. Tipico dei genovesi, al di là del partito cui appartengo.

Domanda: quali sono i rapporti con il Pci?

Risposta: <Dopo il 1980 i nostri rapporti si sono modificati in meglio, evidentemente anche le scelte amministrative che abbiamo fatto hanno avuto un effetto salutare.

Domanda: e con gli altri partiti?

Risposta: <Ottimi rapporti con il Psdi e Pli,  della Dc ci preoccupa la mancanza di una guida forte e la loro frammentarietà. Invece non riesco a capire la posizione del Pri e non voglio fare un grosso sforzo per capirla...>

Domanda: Il segretario del Pci, Ferraris, ha dichiarato che intende rispettare gli accordi che prevedono per la metà del 1983 il passaggio al Psi dei sindaci di Cairo, Albissola Superiore, come vi comporterete?

Risposta: <Per Cairo le due federazioni, Pci e Psi, si sono impegnate affinché venga rispettata l'intesa, Albissola invece rientra in un quadro di accordo provinciale e solo in questo deve essere collegato>.

Domanda: con quali esponenti del Pci e Dc andrebbe a cena per passare una serata allegra?

Risposta: <Con Umberto Scardaoni, un comunista dotato di spirito come ho potuto verificare nelle trattative e con il presidente della Provincia, Abrate>.

Domanda: un giudizio su Savona.

Risposta: <E' una città senza fantasia, dove le iniziative a sfondo culturale e artistico che dovrebbero avere successo invece naufragano per disinteresse sempre con maggiore frequenza, credo per una forma di gelosia fra savonesi>.

Domanda: quale opera ritiene più importante per lo sviluppo di Savona?

Risposta: < L'ampliamento del bacino portuale Savona-Vado, il raddoppio della Ferrovia ed un maggior sviluppo delle direttrici con il Piemonte>.

Domanda: senza nulla togliere all'impegno del sen. Urbani e dell'on Pastore non ritiene che la provincia di Savona, con due soli parlamentari comunisti, non riesca ad avere un peso a livello governativo?

Risposta: <E' l'intera Liguria a pesare poco o niente..L'unica istituzione che cerca di rilanciare la Liguria è la Regione del presidente Teardo>.


...E MANFREDO MANFREDI
CONTINUA A MACINARE
ECCO LA DC DI SAVONA

Nella stessa pagina, sarà solo per caso, un altro articolo, da Savona, non firmato con gli elogi a Manfredo Manfredi che, come noto, finirà pure lui nelle inchieste su mazzette e corruzione, con i magistrati di Savona (Alberto Landolfi) impegnati in diversi tronconi di indagine. Molto curiose alcune intercettazioni, a livello di pettegolezzo, con la figlia di un ex sindaco (salito spesso alla ribalta per il boom di palazzi, dal mare alla periferia, di Borghetto).

Prime righe: <Il forzanovista Rosavio Bellasio (finito successivamente in manette, ad opera di Landolfi, quando era assessore regionale alla Sanità e poi scagionato n.d.r.) ha salvato la sua segreteria provinciale. L'attacco previsto dei dorotei, dopo il recente congresso nazionale, non ha centrato l'obiettivo. Infatti sia l'ex senatore Ruffino che il gruppo del prof. Secondo Olimpio hanno tenuto una posizione centrale non forzando i tempi. Nel comitato provinciale si è andato formando un asse fra gli andreottiani di Domenico Abrate e i dorotei di Manfredi. Il previsto ribaltamento della maggioranza prevedeva il ritorno alla segreteria dell'avvocato Francesco Bruno sindaco di Andora, con Franco Accordino vice.

Il questo quadro ad Abrate sarebbe stata assicurata la candidatura al collegio senatoriale.

Una manovra che ha trovato ostacoli. Infatti Ruffino mira a ritornare a palazzo Madama ed ha tenuto un discorso super-partes richiamando all'unità del partito.Con Olimpio sono schierati Gasco, Berton, Piero Beccaria, Giancarlo Vedeo.

Il direttore dell'agenzia Asca, braccio destro di Taviani, sta gettando le basi per una vasta aggregazione di gruppi omogenei per bloccare la marcia, fino ad oggi inarre stabile dell'on Manfredi. In questa nuova  confluenza di posizioni sono rimasti compatti i nove russiani (Cerva, Marantonio, Giuffrè,Trufelli, Berruti, Vacca, Bolia, Masutti, Zunini) che hanno sollecitato il loro leader ad un maggiore impegno nella vita del partito.

In appoggio a Bellasio gli altri forzanovisti: Trucco, Veirana, Damele, Casagrande, si è schierato anche  Frisardi molto vicino a l'on Orsini....In una probabile rivoluzione interna molto dipende dagli amici di Ruffino: Nencini, Mazza, Bodrito, Belloni e di Olimpio.

I seguaci dell'onorevole imperiese Alessandro Scajola (Elena, Michelini, Beccaria A.) sono a fianco della segreteria. E' chiaro che se Abrate continua a puntare al senato la frattura con Ruffino sarà inevitabile. D'altra parte nella stessa maggioranza Carlo Cerva potrebbe chiedere un posto alle politiche....>.

 
PROCESSO SUPER RAPIDO CON TEARDO PARTE LESA TUTTO IN 85 GIORNI  

Spesso si grida a giustizia lumaca, anni e anni per il penale e prescrizioni a go' go', giustizia civile con record di durata. Pochi si chiedono se le leggi ed i codici li scrivano, li approvino i magistrati inquirenti, i giudici della giudicante, oppure il Parlamento sovrano, dove la categoria degli avvocati ha sempre conquistato la maggioranza relativa nei due rami parlamentari. Certo ci saranno anche colpe nel funzionamento pratico della giustizia, di chi la rappresenta. Ci saranno processi veloci o "rallentati". Quello che Alberto Teardo, allora potentissimo uomo del Psi, in Regione e a Roma anche per l'appartenenza alla P2, con la sua querela avviò verso il direttore del Secolo XIX e il redattore che scrisse i primi articoli [vedi .pdf] fu "celere, espresso"., come si addiceva alla "citazione per direttissima". L'articolo incriminato è del 21 ottobre 1981, il rinvio a giudizio del 23 novembre (un mese dopo), la prima udienza tre giorni dopo , il 26 novembre. L'inizio dibattimentale, visto le feste di Natale e Capodanno, il 15 gennaio 1982 ed una settimana dopo la sentenza. Poi ci vorranno 8 anni per la conclusione definitiva. Ma, come vedremo in altri servizi, non tutti i giudici condivisero in appello e in Cassazione quel verdetto di primo grado.


CON UN POTENTE.... PAURA A QUARANTA ...SI SALVI CHI PUO'

Nelle precedenti puntate avevamo ricordato gli strascichi che la notizia in esclusiva sul Decimonono, in prima pagina, degli avvisi di garanzia e delle perquisizioni ebbero sul fronte giudiziario. A Teardo fu risparmiata una triplice perquisizione: a casa e nel suo ufficio in Regione, oltre che nella sede del Cad 2. Al mattino, fino alle 14, nel giro di cronaca, tutto era confermato. Il blitz era stato preparato. Ma successe qualcosa che sveleremo più avanti e che il difensore del Secolo XIX, Ernesto Monteverde, non mancò di richiamare all'attenzione del tribunale che processava Tommaso Giglio e Luciano Corrado.

Questo non bastò all'allora condirettore Giulio Anselmi, oggi direttore de La Stampa, per inviare al capo delle Province, Luciano Angelini, al capo della redazione di Savona, Sergio Del Santo, al redattore Luciano Corrado e per conoscenza al Comitato di redazione (organismo sindacale) una raccomandata con ricevuta di ritorno che, per la prima volta, viene resa pubblica, in cui si termina col richiamo al <diritto dovere di adottare provvedimenti necessari>. Danni compresi. [il Secolo XIX .pdf]

Non è difficile immaginare il clima che vissero i protagonisti, proprio mentre su Corrado e Giglio, sul Secolo XIX, si abbatteva il processo per direttissima., con richiesta di risacrimento miliardario. E come se non bastasse, quel maestro e galantuomo di Monteverde, mi informò (rendendone partecipe anche il mio difensore Romano Raimondo, a cui va anche il merito di un esito finale positivo per l'imputato) che copia di quella lettera (riservata?) era finita misteriosamente nelle mani  del presidente del collegio giudicante. E di Teardo ? Un clima che è difficile augurare a chi cercava di fare solo il proprio dovere di cronista, chiamato a discolparsi per la notizia di una mancata perquisizione che era stata decisa, scritta e poi si era dovuto soprassedere a tempi migliori. Luciano Angelini, reagì rassegnando le dimissioni, respinte. Corrado per sei mesi fu tacitamente interdetto a firmare i suoi articoli.


IMPUTATI PROCESSATI
DAI GIUDICI DI SAVONA
E MOTIVAZIONI DEL VERDETTO

Ci sono  voluti 15 mesi, l'impegno di due giudici (Granero e Del Gaudio, resto della convinzione che il ruolo fondamentale l'abbia svolto il primo, soprattutto per determinazione e coraggio), di un team di collaboratori eccezionali (con l'allora ten. col. Bozzo, quei giorni li ha ricostruiti molto bene nel suo libro), per "fare giustizia", non vendetta come Teardo sparava ai quattro venti e non solo lui. Riportiamo [vedi .pdf] le pagine con l'elenco degli imputati e  la sentenza di primo grado (solo le prime due e l'ultima) scritta con un'impeccabile preparazione giuridica, di sintesi, chiarezza, logicità (apprezzamento della Cassazione), dal giudice relatore ed estensore Vincenzo Ferro, con presidente Avolio, a latere Caterina Fiumanò, oggi giudice a Genova.

Ordinanza di rinvio a giudizio e sentenza di primo grado ressero in appello e poi in Cassazione, con un altro giudice integerrimo e preparato, il fratello dell'on.  Aldo Moro, che in un breve colloquio, col cronista, al termine dell'udienza disse poche, eloquenti, cose e che renderemo note in altra puntata.

Nessuno può gioire quando accadono certe "disgrazie". Anche se riguardavano una fetta consistente e di potere dell'allora classe dirigente pubblica savonese ed il massimo rappresentante dell'istituzione regionale. Certamente è più deleteria l'impunità. Come non si può accettare che vengano messi in croce, delegittimati, ad opera dei potenti di turno, coloro che cercano di fare giustizia o libera informazione. Cronache di ieri e di oggi. Sempre attuali.

Luciano Corrado

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