'Ndrangheta condiziona il voto in Liguria
Non solo in Calabria, ma anche in altre regioni, a partire dalla Liguria, la 'ndrangheta ha condizionato il voto.
In Calabria, dove in tutti gli schieramenti in campo la 'ndrangheta aveva i suoi uomini, Angela Napoli, parlamentare della Repubblica e componente della Commissione Antimafia ha deciso di non votare per non essere complice nel legittimare un voto condizionato dalle cosche.
In Liguria, la 'ndrangheta, ha saputo costruirsi - con i boss delle cosche e con le società delle famiglie mafiose dal "colletto bianco" infiltrate nell'economia - una rete di rapporti con candidati alle elezioni regionali di diverse liste, dall'Udc al Pdl, passando per il Pd ed ancora sino all'Italia dei Valori...
Il caso (che abbiamo documentato sul nostro sito www.casadellalegalita.org) eclatante, inconfutabile, dove si ha la prova tangibile di un boss della 'ndrangheta che fa campagna elettorale e presenta alla propria comunità la candidata da appoggiare, dimostra quanto il livello di spregiudicatezza della politica e la permeabilità dei partiti coinvolga anche quello di Antonio Di Pietro.
Se i partiti fanno finta di non vedere i contatti tra gli esponenti della criminalità organizzata ed i propri politici, candidati, eletti ed amministratori, quelli che tengono le "casse" fanno finta di non sapere da dove provengono buona parte dei fondi di sostegno alle campagne elettorali di certi candidati ed alle iniziative "politiche", come già fu il caso dei contributi della Eco.Ge dei MAMONE all'associazione "Maestrale" di Claudio Burlando. Ed è così che società sporche e società sovvenzionate tramite appalti e incarichi pubblici pagano le spese elettorali dei candidati, alimentando un circuito perverso di corruzione, clientela, commistioni di interessi e ricatti che piegano la credibilità, trasparenza e correttezza della gestione della cosa pubblica.
Ci sono poi anche le "scappatoie" per far passare i consensi ed i soldi, magari con feste delle associazioni della comunità calabrese, dove con la scusa di cosiddette "lotterie" arrivano pacchetti di soldi di provenienza ignota.
Come i soldi non hanno odore per buon parte della classe politica, l'odore sporco delle mafie non lo sentono, a quanto pare, nemmeno sui voti. Ed è così che tutti tacciono anche dopo una cena elettorale, quella di Cinzia Damonte, dove il posto d'onore a capotavola ed il ruolo di gran cerimoniere - che presenta la candidata ai convenuti - spetta alla 'ndrangheta, al boss Onofrio GARCEA.
Nessuno dei candidati alla Presidenza della Regione, Biasotti e Burlando, ha osato dire che il voto delle mafie non lo volevano e nessuno di loro ha preso posizione sul condizionamento del voto da parte della 'ndrangheta. Un'omertà assoluta, ancora più inquietante delle bufale raccontate dalla Damonte per difendersi e delle menzogne profilate da Antonio Di Pietro per liquidare le richieste di chiarezza e di cacciata della candidata supportata dalla 'ndrangheta.
Nessuna lista e nessun partito ha preso posizione sulla vicenda. Nessuna lista e nessun partito voleva giocarsi i voti per cui, con alcuni dei propri candidati, sono scesi a "patto" con i mafiosi (e non solo 'Ndragheta ma anche Cosa Nostra - la cui decina si è riorganizzata pesantemente - e Camorra). Parleranno, probabilmente, a partire da oggi, dopo la chiusura dei seggi, dopo che i voti sporchi ed i contributi sporchi li hanno incassati. Dalla chiusura dei seggi potranno tornare all'ipocrisia del dire che combattono le mafie e che sono contro il voto di scambio e la corruzione, tanto loro ed i loro "amici", avranno ottenuto - a quell'ora - quello che volevano: l'elezione dei "loro" uomini giusti al posto giusto!
I cittadini liberi in Liguria, che sempre di più si astengono e non legittimano un voto sporco, sanno bene che gli interessi promossi dai diversi schieramenti sono interessi "altri" rispetto a quelli del bene pubblico... e non sarà un caso che i partiti e le liste delle diverse coalizioni sui punti chiave hanno le stesse identiche ricette: ciclo integrato e incenerimento dei rifiuti (con vari nomignoli), colate di asfalto e cemento che divorano il territorio, speculazioni sui beni primari e ambientali, un sistema del lavoro e della formazione piegati dal ricatto.
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