Home

Genova dove vota la mafia ed i politici si mostrano devoti (incassando anche alle Primarie)

scritto da i banditi il .

Cosa Nostra ed 'Ndrangheta unite nella lotta potrebbe essere lo slogan (anche) della "nuova" politica. Soprattutto in quella Valpolcevera "colonia" da lunghi decenni delle organizzazioni mafiose. Abbiamo già parlato più volte di questo scenario e la realtà non cambia. Come nel resto della regione anche qui il condizionamento del voto passa anche dalle Primarie del PD. Non è una novità. E' solo una conferma quella arrivata domenica dalle "elezioni" interne che hanno incoronato la PAITA Raffaella, prescelta erede di garanzia del patto SCAJOLA-BURLANDO e, con esso, di quegli equilibri indicibili che hanno devastato, in intrecci e ricatti perversi, questa regione e questa città. Dopo la prima puntata generale, sul condizionamento del voto regionale dagli anni Ottanta, e dopo la seconda puntata, sul ponente savonese, arriviamo alla terza…


In Valpolcevera ogni volta che si parla di radicamento delle organizzazioni mafiose, Cosa Nostra e 'Ndrangheta, ti arrivano quelli che si indignano ed affermano "qui il tessuto democratico è sano" perché, aggiungono, "qui ha radici profonde la Resistenza Antifascista". Se non si fosse coscienti che costoro mentono sapendo di mentire, si potrebbe pensare che siano ingenui, ma anche in questo secondo caso li si deve invitare ad accomodarsi, dedicarsi alla coltivazione di qualche orticello, ma non più alla politica ed alla gestione della cosa pubblica.

Partiamo da lontano. Cosa Nostra scontenta della Democrazia Cristiana decide di "investire" sul PSI. A Genova è eclatante (e documentato) questo passaggio di partito. Lo scenario è quello di Certosa, rione del quartiere popolare di Rivarolo, in Valpolcevera, storica roccaforte della sinistra. Alla sezione locale del PSI arrivano domande di iscrizione in "blocco", come raccontammo molti anni addietro (vedi qui). Tra molte persone ignare vi erano diversi nomi noti di uomini legati alle note famiglie di Cosa Nostra insediate da tempo in quel territorio. Le iscrizioni in blocco erano "vietate" dallo Statuto del PSI. Molti di quei personaggi erano già ben noti alla comunità di Certosa ed alla cronaca giudiziaria. Uno di questi, STUPPIA, finì crivellato di colpi d'arma da fuoco nel parcheggio dell'ospedale Celesia qualche tempo dopo. I dirigenti locali di quella sezione del PSI si oppongono e respingono l'iscrizione in massa. La sede di quella sezione (e del Circolo ricreativo "Borghetto") va a fuoco per un attentato incendiario. Arrivano intimidazioni e minacce personali ai danni di chi, con particolare decisione, si era opposto ad accogliere le domande di iscrizione "avvelenate". Ma poi la Federazione Provinciale del PSI intervenne: quelle iscrizioni erano da accogliere, punto. Particolarmente determinato nell'accettare quelle nuove entrate era un giovane TIEZZI Gianfranco, che è proprio di quel quartiere della periferia genovese (e che veglio vedremo più avanti).

Lì a Certosa hanno avuto il loro zoccolo duro di consensi esponenti di primo piano della politica genovese. Il ginecologo GUSTAVINO Claudio (in foto), partito dal basso ed arrivato anche in Parlamento con il centrosinistra, prima DC e poi tra i promotori della MARGHERITA, è ginecologo e per lui hanno sdoppiato il reparto ospedaliero, così che potesse rimanere "primario"; MONTALDO Claudio che è cresciuto nel rione di Fegino - quello dei MAMONE per intenderci - da decenni assessore tra Comune e Regione e dirigente storico del PCI-PDS-DS e quindi PD; la VINCENZI Marta che è stata per due mandati Presidente della Provincia, quindi assessore con deleghe pesanti della seconda Giunta di Giuseppe PERICU (l'ex teardiano riportato alla ribalta da BURLANDO), e quindi eletta al Parlamento europeo e poi Sindaco, come MONTALDO tutta una vita dal PCI sino al PD; CRIVELLO Gianni, presidente del Municipio Valpolcevera per due mandati e quindi assessore di peso nell'attuale Giunta comunale di Marco DORIA, esponente storico del PCI-PDS-DS. E poi TIEZZI ma anche LO GRASSO Umberto, il primo che accetto quelle liste di iscrizioni in massa al PSI da cui siamo partiti in questo racconto, il secondo che in quelle liste era compreso e che portò proprio a TIEZZI le quote di iscrizione.

Il PSI in Liguria aveva vissuto un recente terremoto. Era quello del clan TEARDO di cui stiamo tornati a parlare nelle prime due puntate di questa inchiesta. Già allora, grazie al lavoro degli inquirenti savonesi, si era squarciato il velo sui rapporti perversi tra politica-massoneria-mafia. In quel caso con in primo piano la P2 ed un reticolo di Logge sparse nel savonese (proprio come oggi), ma anche con la 'Ndrangheta. Con il vertice della 'ndrangheta dell'estremo ponente. E nel PSI non tramontavano gli uomini di quella stagione… come il segretario della Federazione Provinciale dei tempi di TEARDO, il giovane MORCHIO Fabio (che poi BURLANDO promuoverà in Regione nella sua Giunta, nel 2005). Per lunghi anni pilastro del partito sarà il calabrese CATRAMBONE Gregorio che con le famiglie della comunità calabrese teneva un saldissimo legame in parallelo al peso che poteva giocare sulle Pubbliche Amministrazioni. Quel PSI dai tempi di TEARDO in avanti era quello del SANGUINETI Mauro (che poi costruirà un asse solidissimo con BURLANDO e che nel 2000, come abbiamo già ricordato nella prima puntata, essere al tavolo del consenso a favore del centrodestra nelle elezioni regionali con le famiglie di 'ndrangheta dei RAMPINO, MAMONE, RASCHELLA' e FACCHINERI). A SANGUINETI era legato il TIEZZI Gianfranco, insieme allo SCALISE Vincenzo che da un lato incassava appalti pubblici (come ancora oggi con la "SERVIZI & SISTEMI") e dall'altro portava le valigette, soprattutto nell'ufficio politico di SANGUINETI in un appartamento di Via Roma, nel cuore di Genova. Se SCALISE lo abbiamo ritrovato nelle carte dell'inchiesta sul clan BERNESCHI (quello della CARIGE e del Centro Fiduciario), con tanto di segnalazione per riciclaggio, è un altro protagonista di allora che torna sulla scena alle Primarie del PD in Liguria. E' uno dei componenti della Commissione dei Garanti, voluto dalla PAITA, e corrisponde al nome di PENNISI Giuliano, di professione avvocato. Dopo vari passaggi nelle correnti interne del PSI, nell'era teardiana era uno degli uomini delle Case Popolari (quello IACP dove abbiamo già visto svolgeva importante ruolo l'altro teardiano doc TESTA Mauro). Alle ultime elezioni regionali del 2010 lo ha ripescato BURLANDO, candidandolo nella sua lista. Ed ancora, come MAURO Testa massone e teardiano doc, anche l'ex Assessore della Giunta Regionale di TEARDO troverà nei tempi recenti un ruolo politico di primo piano nei DS/PD dell'era BURLANDO: trattasi di FOSSA Michele.


Certosa è stata ribattezzata "Piccola Riesi". Lì infatti la comunità riesina (e gelese) si trasferì in massa. Mimetizzate in questa comunità giunsero anche famiglie storiche di Cosa Nostra come i MAURICI, per citarne una ad esempio. Lì in quel quartiere hanno posto radici queste famiglie riproducendo lo stesso contesto della terra d'origine. Qui hanno trovato campo aperto (e riparo per la latitanza) anche gli efferati EMMANUELLO di Gela. Qui il clima di intimidazione e l'assoggettamento alla logica omertosa è asfissiante. Il lungo percorso compiuto dalle famiglie di Cosa Nostra, mascherate dietro la propria comunità, ha ripercorso tutti le "tappe" tradizionali. Si sono resi riconoscibili, instaurando la mentalità mafiosa ed il metodo mafioso; si sono accreditate ed hanno acquisito il controllo del territorio. Sempre in Valpolcevera, andando verso monte, da Rivarolo a salire, abbiamo avuto (ed abbiamo) i FIANDACA così come i LO IACONO, strettamente legati direttamente a Piddu MADONIA.

La gente qui subisce e non denuncia. La politica vede e si piega: negazionismo, minimizzazione ed anche alleanze che divengono le fondamenta di un ricatto perverso e perenne.

Nonostante siano noti i soggetti, a partire dai FIANDACA, condannati in via definitiva per 416-BIS, si fa finta di nulla da queste parti ed in città. Li si ignora, li si lascia perpetuare i propri affari. Hanno acquisito il controllo, nel tempo, di due dei principali circoli Arci. I riesini alla "Concordia" ed i gelesi al "Borghetto", continuando ad accreditarsi socialmente e quindi aumentando il loro peso "politico". A Certosa la squadra di calcio si chiamava "Certosa-Riesi" perché il capobastone MAURICI Giacomo doveva rendersi visibile come punto di riferimento autorevole. La "Festa della Madonna della Catena", festa di Riesi, veniva riprodotta anche qui, annualmente, offrendo ottima copertura a riunioni di mafia.

Qui è per loro un territorio sicuro. Parte della latitanza di soggetti di primo piano dello scenario criminale (di Cosa Nostra ed 'Ndrangheta) ha trovato riparo proprio in Valpolcevera. GULLACE aveva il suo rifugio di necessità, garantito dai MAMONE; EMMANUELLO era di casa, tranquillo che nessuno lo denunciasse tanto da andarsene in giro tranquillo, anche al bar. Anche il VARANO Michele (recentemente costituitosi) aveva qui una base sicura, nella zona di competenza dei mammolesi e sempre in compagnia, oltre che conterranei anche di albanesi... Per citare quelli certi.

Più di recente venne fondata l'associazione "AMICI DI RIESI", con sede nel circolo Arci CONCORDIA. Tra i fondatori e massimi dirigenti campeggiava un nome: MAURICI Giacomo. Sì, il capobastone storico.

terza puntata esecutivo amici riesi

A quell'associazione, con il MAURICI in prima fila, scriverà, nel 2007, durante la campagna elettorale, la candidata a sindaco di centrosinistra VINCENZI Marta. Non una qualunque, ma una che è nata, vissuta e cresciuta in quel quartiere. Che quel quartiere, quella comunità, quelle pagine di cronaca (ed anche omicidi) che hanno scandito il rafforzamento di Cosa Nostra, li conosce bene. E proprio lei, la VINCENZI, gli scrive una lettera ringraziandoli per quello che fanno ed auspicando future collaborazioni.

Passa poco ed alla corte dell'associazione "AMICI DI RIESI" arrivano, in prima fila, l'On. Romolo BENVENUTO ed il Presidente del Municipio, Gianni CRIVELLO. Salgono sul palco dell'associazione fondata dal capobastone, al teatro Albatros di Rivarolo. Con loro anche l'assessore regionale della Giunta BURLANDO ed esponente della sinistra "dura e pura" (ullallà) Enrico VESCO che ovviamente è per il "vota PAITA".

Lo fanno insieme al Presidente del sodalizio riesino, MAURICI Venanzio, alto dirigente della CGIL., che si mostrava spesso proprio agli occhi della comunità riesina - come alle feste - vicino al capobastone MAURICI Giacomo.

BENVENUTO, così come MAURICI Venanzio, li si era già incontrati nel 2005, per dovere di cronaca e come documentano le foto, alla presentazione del grande escavatore della ECO-GE dei noti MAMONE.

MAURICI Venanzio, quando iniziarono ad incalzare le inchieste giudiziarie sui MAMONE, accorse alla sede dell'ECO-GE affermando - come riportavano i giornali genovesi - che non si poteva promuovere inchieste su fonti poco attendibili… Quando invece quelle inchieste e quelle fonti si sono dimostrate molto attendibile, fondate e riscontrate!


A Certosa si paga certamente il pizzo. Dalle attività commerciali ai banchi del mercato rionale sono tenuti a contribuire al sodalizio. Non molto, quanto basta per garantirsi il controllo del territorio. Spesso sotto forma di forniture o assunzioni (che servono anche per garantirsi coperture per il "reinserimento sociale" dei loro detenuti, ad esempio). Se non ti muovi senza accogliere le richieste "per i cumpari" ti va a fuoco l'attività, oppure ti ritrovi lucchetti e serrature bloccate o le entrate distrutte. Lì, a Certosa come anche a Bolzaneto, ci sono le famose moto con la retromarcia (sic) che ti sfondano le vetrate, ma anche le autovetture (rubate) che decidono di entrare direttamente dentro il tuo locale e te lo devastano. Prima di fare qualcosa lì devi chiedere il permesso non al Comune, ma al capobastone da tanti decenni. Chi ha provato ad aprire un bar in via Jori davanti a quello che all'epoca era il bar dei MAURICI si è visto il bar andare a fuoco durante i lavori; riavviata la sistemazione e quasi terminata nella notte arrivò un nuovo incendio che lo devastò…

Abbiamo documentato con una mappatura incendi e danneggiamenti in questo territorio, nel 2012, ed il panorama era inquietante, ma non una denuncia. L'unica costante con i danni erano i "non ho ricevuto minacce" che si alternavano con "non ho subito intimidazioni".


Lì a Certosa, ma anche più a monte sino Pontedecimo, il caporalato è alla luce del sole. File di albanesi e sudamericani ogni mattina accanto alla stazione Brin del metrò (o per qualche tempo nella piazzetta di via Pongoli) si attende che i mafiosi con le ditte di ponteggi e di lavori edili ti reclutino. Stessa cosa a Bolzaneto e Pontedecimo. Nessuno nota nulla. Tutti tacciono. Se domani, come sul pizzo, occhi impauriti accompagnano il negazionismo più assoluto.

In questo territorio se succede qualcosa non devi chiamare le Forze dell'Ordine. Risse o altro non devono attirare attenzione. Se succede qualcosa si chiama il numero dell' "assicurazione" ed in pochi minuti arrivano i capibastone delle varie famigliole che rimettono tutto a posto, come se nulla fosse successo. L'unica cosa è che non puscono bene come nel film "Le Iene" e le macchie di sangue, dova magari hanno aperto la testa a qualcuno con una chiave da ponteggi, resta sul selciato. Una macchia di sangue nel nulla, dove nulla è stato visto.
Poi se si sentono nervosi, come è già successo, in occasione di alcune manifestazioni antimafia - come già nel 2006 quando iniziammo il Cammino - se la prendono con chi capita per dare i segnali. Vuoi anche una vigilessa che dirige il traffico, l'auto del mafioso si ferma, scende e la massacra di botte. Messaggio recapitato a chi ha permesso una manifestazione antimafia lì. In altri casi sono più precisi, come nelle minacce e nei danni al Segretario della Casa della Legalità, Enrico D'Agostino, che un giorno si è trovato le ruote dell'auto sbullonate con precisione, così che si staccassero quando la macchina era in movimento.

Nell'ambito del mercato la rete di Cosa Nostra insediatasi in questo territorio ha una sorta di monopolio nel settore dei ponteggi. Vi era stata anche un'inchiesta finita nel nulla per cambio dei regolamenti comunali (durante l'Amministrazione guidata dalla VINCENZI Marta) che ha così tutelato i promotori degli illeciti. In estrema sintesi: venivano montati ponteggi lungo le facciate di caseggiati senza che si effettuassero lavori e si vendeva la pubblicità sui teloni che coprivano i ponteggi; non si pagava alcuna imposta sulla pubblicità e si creava così danno alle casse comunali. Cambiato il regolamento, appositamente, e gli esiti dell'inchiesta (seguita da Carabinieri con il supporto della Municipale) è finita carta straccia.

Per le vie di Certosa lo spaccio di droga è costante. Hanno i loro punti di smistamento e quelli di distribuzione. Le steffette sono giovani che vanno avanti e indietro quasi senza sosta. Anche in alcuni bar. In uno, di Via Jori, vi era anche l'angolo consumazione per la coca. Nei circoli. Lì il territorio è il loro. Tutti si voltano dall'altra parte. Se non lo fai sei la pecora nera; l'infame da isolare. Se per caso hai un'attività hanno un modo semplice per stroncarti: passa l'ordine di non andare in quell'attività e per timore o sudditanza la comunità esegue. Non si vogliono problemi e quindi nessuno vede, nessuno sente e nemmeno parla.

Dal giorno alla notte, qui, spuntano anche negozietti che fanno prestiti ad usura. Non finanziarie o sportelli di istituti di credito. Spazi anonimi con scrivania, qualche sedia e pacchi di soldi contanti. Chi li gestisce sono sempre loro. Volti noti ma che continuano ad aprire intoccabili. Come nella gestione dei videopoker d'un tempo o delle nuove slot. Come nel racket dei finti furti notturni a quelle macchinette mangiasoldi: noi veniamo rubiamo l'incasso, una percentuale te la diamo e poi tanto tu hai l'assicurazione che copre. Se dici di no te li rubano lo stesso, se dici di sì te li tieni buoni ed eviti altri problemi è la logica che frena ogni possibile denuncia.

Controllo "coordinato" tra Cosa Nostra e 'Ndrangheta è anche quello posto sulla rete dei venditori ambulanti (quasi sempre abusivi) di ortofrutta. C'è chi è specializzato nei carciofi, chi offre più ampie varietà di prodotti. Per loro ogni spazio è buono, nessuno li manda via, anche quando occupano strisce pedonali o marciapiedi. Se occupano abitualmente (abusivamente) parcheggi a pagamento non c'è problema: il Comune fa cancellare le strisce del parcheggio a pagamento e lo spazio per gli ambulanti è bello che pronto. Un fenomeno che coinvolge tutto il territorio cittadino. Non solo la Valpolcevera ma che qui, ai Marcati Generali ha certamente una rete di complicità per i "rifornimenti" che arrivano da lontano, dalla Spagna come dalla loro "terra madre". Non un contesto diverso da quello dei Mercati Generali di Milano e non diverso da quello del litorale laziale, che sono emersi nella loro devastante infiltrazione criminale.

Qui incontri per strada il riesino ABBISSO Giuseppe, detto "Pino", recentemente arrestato e condannato insieme al boss della 'ndrangheta GARCEA Onofrio, con una sfilza di precedenti pesantissimi, componente del "locale" della 'ndrangheta di Genova, già emerso per le comuni attività con la famiglia MARCI' (originaria di Mammola) ed affiliato alla cosca dei BONAVOTA per cui si mosse dando anche sostegno pieno a due latitanti nel ponente genovese. ABBISSO può uscire tranquillo perché ha il permesso per andare dal medico che è nel centro di Genova e già che c'è, l'usuraio, può anche andare alla posta ad effettuare versamenti. Anzi non è che può, lo ha fatto. Un agente delle Forze dell'Ordine lo ha visto, lo ha arrestato ma l'ABBISSO è stato assolto perché lui può… E la sua compagna straniera non è da meno, come abbiamo già ricordato (vedi qui). Faceva da prestanome al boss storico di Cosa Nostra a Genova, conosciuto dagli anni Novanta, CALVO Giovanni detto "Gianni". CALVO l'ultimo arresto lo ha visto eseguire a suo carico dalla DDA di Firenze, che ha proceduto anche ad individuare la funzione di intestazione fittizia delle imprese alla moglie dell'ABBISSO. CALVO, così come i FIANDACA, riemergono anche nelle intercettazioni del capo-locale di Genova GANGEMI Domenico ed in quelle dell'inchiesta sull'usura su GARCEA ed ABBISSO, ma non viene toccato da alcun provvedimento. Ha il suo ristorante a Rivarolo, in Via Vezzani. Si chiama l'AMBANATA. Un ristorante dove si recherà a festeggiare la sua rielezione nel 2010 in Regione Liguria il MONTELEONE Rosario (quello che cercava per quelle elezioni ancora una volta i voti della 'ndrangheta già ottenuti nel 2005, offrendo un "armistizio" a base di "spaghettata"). Quando denunciammo pubblicamente di quella festa nel ristorante del boss mafioso MONTELEONE replicherà che lui c'è solo andato, ma che l'organizzazione della cena, in quel ristorante, era sta di LO GRASSO Umberto. Sempre quel LO GRASSO detto "Pupillo" che abbiamo già incontrato all'inizio di questa puntata e che rincontreremo dopo.

Qui puoi andare nei locali dei PERNA e dei FIANDACA. Puoi andare nella rete delle loro pizzerie che si diramano da Teglia sino a Cornigliano. Fino a poco tempo fa se andavi nelle creperie di Piazza Alimonda o vicino allo Stadio, prima che intervenisse la D.I.A. con la confisca dei beni ad uno degli uomini dei FIANDACA, mangiavi la prelibatezza di Cosa Nostra. Con PERNA Maurizio potevi servirti, finché non è stato recentemente arrestato in flagranza di reato per usura, nel centralissimo Bar Grattacielo in Via Ceccardi o alla succursale presso uno dei più noti stabilimenti balneari, quel Lido di Albaro che già fu regno incontrastato per anni dei noti e potenti FOGLIANI di Taurianova. Un altro esponente del clan FIANDACA, uscito dal carcere, VITELLO Paolo, si è messo a fare il "rappresentante", con consegne e riscossione crediti, per un noto fornitore dei bar e ristoranti, la "CRISTALLINA".

Ma non c'è solo Cosa Nostra in Valpolcevera. Anche la 'Ndrangheta ha qui le sue solide fondamenta. Due organizzazioni che dopo la guerra che ha seminato morti, hanno imparato ad accordarsi. Affari comuni, spartizioni precise dove ognuna ha il suo ruolo e la sua fetta. Anche società comuni.

A Fegino, sull'altra sponda del Polcevera è il regno dei MAMONE. Lì sono arrivati e cresciuti. Sono arrivati, a Borzoli, gli AVIGNONE (ovviamente in stretto raccordo con i MAMONE)… mentre più a monte, a Bolzaneto (ed in particolare a Teglia), è regno incontrastato di altra famiglia storica della 'ndrangheta: quella dei MACRI'. Questi ultimi, come documentato dalla manovra investigativa del ROS "MAGLIO", sentendosi forti, volevano addirittura attivare un "locale" autonomo, ma furono fermati dall'allora potente reggente del sodalizio, RAMPINO Antonio. Anche i MACRI' hanno il loro bar, ovviamente, in parallelo alle attività criminali. E nonostante quanto sia emerso nei loro confronti in più occasioni sono sempre ben accolti, come gli altri. Più a nord, appena fuori dai confini del Comune, nella stessa valle troviamo i MULTARI, imparentati con i GULLACE-RASO-ALBANESE, che con MULTARI Antonino sono stati coinvolti nell'inchiesta "MAGLIO 3", così come i GORIZIA di Mammola, legatissimi al gruppo dei MAMONE. GORIZIA Cosimo detto "Cosimino" finì coinvolto nell'operazione "COLPO DI MAGLIO" insieme al CRISCINO Silvio, della famiglia MAMONE, dedito all'usura e "banchiere" - come indicato da noi circa nove anni fa con riscontro poi negli Atti dell'Antimafia - dei GULLACE e MAMONE. Il MULTARI è imparentato con ALBANESE Salvatore, cugino dei fratelli GULLACE, della "SANSALONE FORTUNATO SNC" che gode di posizione di monopolio nell'ambito dei ponteggi su una buona parte del territorio di Genova (in particolare nella Valbisagno, altro territorio dove si trovavano - sino all'operazione "TETRAGONA" della DDA di Caltanissetta e come aveva già documentato un'inchiesta del GICO genovese - i nuovi capi della "gelesi", successori di EMMANUELLO Daniele, MORSO e MONACHELLA).


Nell'elenco ci fermiamo qui. Sarebbe troppo lungo. Quanto raccontato e documentato sin qui dovrebbe comunque essere più che sufficiente per inquadrare il contesto. La fotografia, a questo punto, ci pare davvero chiara e ci permette quindi di passare alle Primarie ed alle recente elezioni ufficiali.

 

Partiamo dalle Primarie.

Rom in massa epr votare, nei seggi, per la PAITA… in particolare a Bolzanato. Sarà una coincidenza che i rom abbiano deciso di darsi alla politica proprio in questa occasione, quel che è certo è che i rom, come è stato confermato di recente, sono manovalanza stabile della 'ndrangheta.

A Certosa invece sono stati i riesini i protagonisti. Riesini e nordafricani. Secondo quanto già emerso pubblicamente qui la dinamica è chiara ed ha un protagonista che abbiamo incontro più volte in questa ricostruzione: LO GRASSO Umberto (in foto). Questi è stato visto e segnalato perché, in prossimità del gazebo-seggio delle Primarie sito in Piazza Petrella, consegnava a due nordafricani monetine e santini elettorali della PAITA e questi procedevano a consegnare a uomini di origine siciliana ed in particolare a riesini che, ricevute monetine ed indicazione di voto, procedevano - in buon "ordine" - ad andare al seggio e votare come indicatogli, senza fiatare! Sono state diverse decine le persone che hanno votato secondo questa dinamica di "trucco" elettorale a cielo aperto, in quel preciso seggio delle Primarie.

Anomalia? No, la norma, purtroppo. Il condizionamento del voto qui, come altrove (e come in parte abbiamo già documentato) è prassi da decenni e decenni in questo terra del nord.

Intanto chi è LO GRASSO Umberto? Oltre a ciò che abbiamo già raccontato, è stato uno dei "principali azionisti" di quella che fù la "MARGHERITA" (sì, lo stesso partito dei teardiani savonesi, dell'ACCAME di Albenga, del GUSTAVINO, TIEZZI (nella foto a lato con PALADINI, in Cina) e del MONTELEONE… dello STRIANO, come anche del PALADINI il segugio poliziotto prestato alla politica, folgorato da Di Pietro, e finito indagato con la moglie FUSCO raggiunta anche dagli arresti per quella pratica del peculato in Regione Liguria -... Quella MARGHERITA che tra i "garanti" in Liguria aveva NANDO DALLA CHIESA - allora senatore e poi consultante della sindaco VINCENZI - che è sempre molto attento altrove ai rapporti politici indecenti e marci - degli altri - ma qui in quelli dell'allora suo partito non vide, non sentì e non parlò... come poi durante il suo lavoro in Comune con la VINCENZI).

LO GRASSO con i suoi circoli della MARGHERITA arrivò in Consiglio Comunale. Nella maggioranza di centrosinistra che guidava il Comune di Genova. Un consigliere di quel gruppo, che poi sarà nominato assessore dalla VINCENZI, era STRIANO Paolo, finito imputato con MAMONE Gino per la vicenda della corruzione volta ad ottenere una variante urbanistica che facesse lievitare il valore dell'area dell'ex Oleificio Gaslini sulle sponde del Polcevera (con MAMONE veniva condannato anche STRIANO in primo grado - vedi qui la sentenza - ma vide poi, in appello, l'annullamento per un vizio di notifica che ha comportato il ritorno al primo giudice e soprattutto il raggiungimento della salvifica prescrizione).

Tornando al LO GRASSO dopo un passaggio al gruppo dell'ULIVO entrerà nell'ITALIA DEI VALORI di DI PIETRO. Qui si ritrova con i vecchi compagni di partito PALADINI, FUSCO… e incontrerà COSMA che come si è documentato alla virgola cercava di conquistarsi i voti calabri, vuoi per i suoi certificati rapporti con i noti MAMONE, con le sue frequentazioni dello STEFANELLI Vincenzo e del GARCEA Onofrio (noti pluripregiudicati della 'ndrangheta che il COSMA voleva anche far incontrare - come anche i MAMONE - all'allora Ministro della Giustizia MASTELLA Clemente). A Genova COSMA, ha contatti con gli AVIGNONE, fonda anche un'associazione dei calabresi, la "CITTA' DEL SOLE" con il FOGLIANI Gregorio della nota famiglia di Taurianova attiva a Genova, con l'ANASTASIO Francescoantonio commercialista denunciato nel 2001 dal ROS per 416-BIS e tanti altri come si è già raccontato (vedi qui)… ed ora con la cooperativa sociale fa incetta di incarichi pubblici delle amministrazioni di centrosinistra per la gestione degli asili (vedi qui uno dei casi).

L'IDV in cui entra LO GRASSO era da poco uscita anche dalla vergognosa pagina della DAMONTE Cinzia che (con il compagno "MASI Paolo" per gli sconosciuti ma di vero nome ESPOSITO Pasquale) incontrava il boss GARCEA Onofrio (in foto con la DAMONTE) per farsi fare da questo - come nelle cene con la comunità calabrese - il supporto utile ad essere eletta in Regione nel 2010, non accontentandosi più di fare l'Assessore all'Urbanistica nel Comune di Arenzano, con la Giunta di quel GAMBINO Luigi che spianava - come racconta lui stesso intercettato dalla Finanza - la strada ai MAMONE per la Stoppani.

Prima di entrare nell'IDV, nel 2010, è ancora vicino a MONTELEONE Rosario (in foto) di cui si è ampliamento documentato il coinvolgimento in molteplici inchieste, vuoi per i contatti con i MAMONE, quelli con GANGEMI Domenico ed altri uomini del "locale" della 'ndrangheta di Genova… e di qui la ragione perché fu lui, LO GRASSO Umberto, per quanto ammesso da MONTELEONE ad aver selezionato, per la cena di festeggiamento per la rielezione del Rosario in Regione, il ristorante a Rivarolo del noto boss di Cosa Nostra CALVO "Gianni" Giovanni.

LO GRASSO, come ricordato anche dalle recenti cronache, è stato coinvolto in pieno nell'inchiesta sulle firme false per la presentazione delle liste elettorali, ma è anche stato proposto come candidato alla guida del Municipio della Valpolcevera alle elezioni amministrative del 2012 dall'IDV di DI PIETRO.


Se abbiamo già visto che tra i Garanti che devono verificare il voto delle Primarie vi è il PENNISI, andiamo a vedere ora, dagli Atti alcuni passaggi sul TIEZZI che per conquistarsi la rielezione in Comune e quindi garantirsi un assessorato con la Giunta della VINCENZI Marta, si era accaparrato il pacchetto di voti garantito dai MAMONE

Dall'inchiesta "PANDORA". Un antipasto è nel capitolo dedicato al MONTELEONE, dove si legge:

Il 9 maggio 2007, dopo aver salutato e quindi concluso l'incontro con il MAMONE, Rosario MONTELEONE chiamava (…) l'utenza mobile di Paolo STRIANO (già indagato nell'ambito di questo procedimento penale…) e gli riferiva che il suo corregionale aveva, per l'imminente campagna elettorale, già preso impegni con il TIEZZI. Per non forzare la mano il MONTELEONE, abbandonata l'idea della divisione dei voti, chiedeva comunque un sostegno di altro tipo (non si può escludere quello economico), MONTELEONE : "allora, ho parlato con.. con GINO... .gliel'ho lasciato tutto a TIEZZI.. Pa.. … …no, lui m'ha detto «fammi dividere» eccetera eccetera, quando m'ha detto «divido» ho capito che non divideva un cazzo, allora ho giocato… … …ho giocato d'anticipo e gli ho detto «guarda, noi siamo amici lo stesso, se ci puoi aiutare ci aiuti eee.. come ritieni» eccetera eccetera.."

In virtù del rapporto di conoscenza il MAMONE poneva al MONTELEONE, dei quesiti (…) in merito ad alcune procedure amministrative connesse alla costruzione di alcuni box nei pressi di un convento di frati sito in Genova, via Caffaro (verosimilmente la ex scuola germanica). Sul punto, l'imprenditore calabrese aveva depositato in Comune un'istanza per ottenere l'autorizzazioni al transito dei mezzi d'opera. Atteso che nel frattempo alcuni dei suoi "referenti" erano stati sostituiti e l'autorizzazione stava tardando, sollecitava il MONTELEONE affinchè la pratica venisse trattata celermente. A tal proposito il MONTELEONE lo invitava a rivolgersi, per competenza, all'Assessore TIEZZI.

E TIEZZI, l'amico di Gino MAMONE, ha un capitolo interamente a lui dedicato nell'Informativa finale di "PANDORA". Vediamo:

TIEZZI Gianfranco, nato a Cortona il 25 dicembre 1958, coniugato e ha due figli. Precedenti esperienze: anni 1979/1980 - Responsabile regionale della Federazione italiana Trasportatori artigiani; anni 1980/1985 - Dirigente regionale della Confederazione nazionale dell'Artigianato con responsabilità di direzione e gestione dei settori formazione professionale e trasporti; anni 1985/1994 - Direttore regionale di Confesercenti Liguria. Membro del Consiglio Nazionale di Confesercenti; anni 1994/1997 - Direttore responsabile della Confesercenti di Genova. Direttore dell'ente di formazione professionale CESCOT Liguria, membro della Presidenza nazionale di Confesercenti; anni 1997/2001 - Presidente di Consorzio di Imprese (con sede in Genova Porto) con funzioni direttive nel settore organizzativo, commerciale, relazioni sindacali, progettazione offerte e controllo qualità operanti nei settori della sanificazione civile, sanitaria e industriale, della vigilanza e dei servizi socio-assistenziali; anni 2002/2006 - Dal 2002 è Dirigente di GE.AM. S.p.a. Gruppo A.M.I.U. - Autorità Portuale di Genova, società pubblica attiva nel campo dell'igiene ambientale e servizi relativi; anni 2004/2006 - Assessore al ciclo dei rifiuti-igiene-servizi civici e cimiteriale - concessioni demaniali.

Per quanto riguarda i rapporti fra il MAMONE e il TIEZZI, vi sono numerose conversazioni telefoniche (circa un centinaio) intercettate tra il 27 gennaio e il 1° novembre 2007 che non smentiscono le frasi pronunciate, all'anzidetto imprenditore calabrese, all'interno del ristorante "DA EDILIO", al contrario rafforzano la tesi dell'esistenza di un rapporto molto conviviale, che andrebbe ben oltre gli scopi disinteressati di una normale amicizia.

Incredibilmente i veri motivi dell'amicizia tra il MAMONE e il TIEZZI venivano commentati al telefono dal FEDRAZZONI nella conversazione nr. 4199 del 06/06/2007 (…) intercorsa tra costui e il suo amico CAFIERO - FEDRAZZONI: "allora avendo in mano il businness della rumenta il businnes della rumenta cioè una campagna ele ah me l'ha detto GUERELLO mi ha detto ma scusa un po' secondo te TIEZZI dove li prende i soldi... per fare la campagna elettorale eee io gli ho detto belin GIORGIO che cazzo ne so io do dove li prende i soldi.... eee dice che i soldi li prende dalla rumenta e complimenti vivissimi arrivederci e grazie e avemmu capiu tuttu (parla in dialetto genovese) però eee capisci che prendere centottantamila euro... così mi han detto inc.le non è mica una cosa da ridere eh"

Si premette che alcuni dei termini usati nel corso delle conversazioni sono indicativi di una condotta molto prudente, sopratutto del MAMONE, a causa dell'uso del telefono e quindi la possibilità di essere intercettati.

"no ti volevo dire una cosa velocissima o giovedì sera o venerdì sera andiamo a mangiare con quelle persone per quella cosa di Paolo che mi chiedeva lì per ... " (…);

"si, si, si, appena viene su ti incontri! Ehhh... ti devo.... poi quando ci vediamo venerdì ti spiego l'antifona... " (…)

Tra l'altro era lo stesso MAMONE, in più di un'occasione, ad ammettere i suoi sospetti circa l'ascolto delle conversazioni telefoniche.

Tuttavia i contatti telefonici fra i due erano, sovente, il modo più breve per fissare un appuntamento e quindi incontrarsi in locali pubblici e vie cittadine per discutere con maggiore tranquillità:

"ciao come stai? ma dove cazzo sei?... scusa, si, no, ti dicevo domani mattina alle nove ci prendiamo un caffè nell'ufficio di Paolo?.." (...);

"dicevo questo giovedì alle sei... ehhh da me, dalle parti del Ducale, da me dalle parti del Ducale ti viene bene? così andiamo avanti su quel ragionamento... " (...);

"ciao bello come stai? sentì hai mica visto quella cosa del terminal per quel mio amico che fa commercializzazione del rottame? " (…)

Gli argomenti trattati dai due riguardano, in buona sostanza, scambi di favori che si pongono ai confini della liceità, nella specie:

a)la vendita dell'area dell'ex oleificio GASLINI:

il MAMONE invitava il TIEZZI ad una cena organizzata il 1°marzo 2007 (una prima volta era stata organizzata per il 12 febbraio 2007 e dovevano partecipare: arch. CRISTILLI Alessandro, RINALDI Carlo, arch. BOERI Stefano e BENVENUTO Romolo) presso il ristorante "IL CAVALLINO" di Tortona, (...).

Il servizio di osservazione effettuato nel locale pubblico da militari di questo Comando, consentiva di individuare:

l'Audi A8 targata DC236BP condotta da Gino MAMONE in compagnia di altre due persone di sesso maschile, fra cui il TIEZZI;

• la Volkswagen Thuareg di colore nero con targa del Principato di Monaco G343 con a bordo soltanto il conducente;

la Porsche di colore nero targata DA272MP con a bordo il conducente Claudio D'ANTONI.

Inoltre, all'interno del ristorante, entrava un'altra persona che dimostrando di conoscere sia il MAMONE che il D'ANTONI Claudio, si sedeva ad un altro tavolo; costui era sceso dall'auto BMW X5 di colore grigio targata BT817NV.

b) la raccomandazione per il figlio di un direttore di banca (tale BOZZINI) in pensione che stava provando ad entrare nel mondo del lavoro come giornalista: "….senti una cosa io c'ho un Direttore di una banca che era il Banco di Roma che si chiama BOZZINI (fonetico) che adesso è in pensione... no... c'ha un figlio che è un giornalista ma... ha avuto un po' di vicende e non riesce a entrare nel sistema del lavoro del giornalismo televisivo cartaceo o meno... riusciamo a darci una mano a 'sto ragazzo qua in qualche modo eh... magari che ne so' a fattura anche che cazzo ne so'? a prestazioni... quando serve! posso provare a parlargli... dagli il mio numero "" (...);

c) un'area di 1.500 mq. sollecitata dal TIEZZI per ricoverarci degli autocarri : "stai a sentire un mio amico cerca 1500 mq per metterci dei camion ah come terreno? .pensavo... pensavo dove volevi farci. guarda fammi chiamare domani che sennò lo vedo un attimo eh? "" (…).

d)La possibilità da parte dell'Assessore TIEZZI di interagire nei confronti dell' AMI per far si che l'ENTE inviti anche società genovesi per la realizzazione di un progetto in zona Campi di Genova: "senti no ti volevo chiedere l' AMI devono fare un lavoro li vicino all'lkea… …e hanno chiamato solo società da fuori di Genova ah... … ..come mai?… …eh non lo so perché questo geometra ha detto… adesso non mi ricordo sto nome di sto geometra e dice che non vuole chiamare società genovesi io… ...ti ricordi il nome di sto geometra? di questo geometra... GAMBARO… … … ….devono demolire questa... .sai dove hanno fatto il parcheggio della Polizia... e l'officina?… … …li a campi di fronte al depuratore… … … …c'è il magazzino

dell'Ikea, c'è questa vecchia struttura devono demolirla per dare piazzale all'Ikea... ed è di proprietà AMI, gestisce l' AMI… … …ma quanto vale? sarà trecento, trecentocinquantamila euro cioè ma siamo a casa... cioè non so! eh ho visto delle società che venivano da fuori a fare il sopraluogo io mi sono un po' informato e però non chiamano società genovesi perché... ..non mi sembra neanche il caso!… … … … … chiamo PISSARELLO (fonetico) e poi ti dico!… …. …. …. ..eh fammi un po' sapere dai..tutto bene tu?… … … …ciao bello... ti sei mica informato per quella cosa?… … … ….si l'ho detto al vicesindaco adesso parlerà un po' lui… … … …. ..eh... io provo a chiamarli intanto per vedere se mi possono chiamare o no? cosa dici?… … … … si intanto prova a chiamare... .si si si!… … … …inc.le... .ho parlato ieri con PISSARELLO anche… … ..bisogna che ci vediamo... .ti devo parlare!… … ..eh si quando vuoi! eh quando vuoi... … … … … ti chiamo e ci vediamo anche domani mattina., se vogliamo un caffè come vuoi umh?… … …. ….eh eh eh bravo magari (…).

Inoltre il MAMONE chiedeva al TIEZZI la possibilità di farlo chiamare da un imprenditore suo amico che opera nel settore dell'edilizia, tale BURLANDO Pasquale Rinaldo titolare della " CEMIP" s.r.l. corrente in Genova via Di Creto 21, in merito ad un lavoro: "ti volevo dire una cosa velocissima... o giovedì sera o venerdì sera andiamo a mangiare con quelle persone per quella cosa di Paolo che mi chiedeva lì per... per lassù in cima... dal trasporti....una cosa, ti posso far chiamare da ... non è BURLANDO il presidente della Regione, è il presid... .è il proprietario di una grossa azienda....voleva fare una chiacchierata con te.... ti faccio chiamare si chiama BURLANDO... eh?... ". (…).

Non sembra affatto casuale che il MAMONE facesse riferimento in alcune conversazioni anche alla figura del TIEZZI utilizzando il nome GIAN, ovvero il diminutivo di Gianfranco: ""..ciao Gian..ciao scusami… …eh figurati."" (…).

Il MAMONE si rivolgeva al TIEZZI per conoscere il numero dell'utenza mobile dell'Assessore Mario MARGINI, perché smarrito: "... senti una cosa me lo ridai il numero di MARGINI che l'ho perso?… …aspetta un attimo che devo guardare... un attimo solo eh!… 1414263 allora ... 335?… …14 14....263..." (…).

L'Assessore veniva contattato anche per organizzare una cena, voluta da MONTELEONE Rosario con il padre di Gino, Luigi MAMONE: "non riesco a trovare Rosario che mi aveva detto di organizzare una cena… … …che mia mamma voleva fare a mangiare con mio papà lo stoccafisso... la roba un po' calabrese volevo vedere se tu puoi organizzare quando ti viene bene eh?… … … …con Rosi con chi ti viene bene a te dimmelo tu... … … … ...mi dici chi sono poi ti dico chi faccio venire io se van bene eh?.". (…).

Per leggere le intercettazioni integrali - molto interessanti ed indicative - le pubblichiamo integralmente in formato .pdf.

 

Se dovrebbe bastare questo ulteriore tassello per comprendere chi garantiva i pacchetti di voti alle elezioni amministrative a Genova, ovvero a chi si rivolgevano i politici per avere voti e preferenze, non è male ricordare che i MAMONE (ed i loro sodali) come contropartita di questa funzione di indirizzamento del consenso, condizionante i risultati elettorali, vedevano i politici da loro supportati (e condizionati) operare al fine di garantire gli affari ai MAMONE e sodali.

Se su questo abbiamo già scritto, documentato e denunciato molto in questi anni, a partire dal 2005 (vedi qui), possiamo in questa sede ricordare un dettaglio che pare sfuggito a molti. Ancora una volta si tratta dell' area dell'ex Oleificio Gaslini. Lo STRIANO Paolo con il MAMONE Gino erano sotto processo per quella variante urbanistica figlia della corruzione finalizzata ad ottenere un aumento di valore dell'area che i MAMONE volevano vendere. Di punto in bianco - come anche in quel caso abbiamo documentato - scese in campo direttamente la Sindaco VINCENZI Marta che a nome della maggioranza di centrosinistra che guidava il Comune, in Consiglio Comunale intervenne per dire che lei aveva parlato con i proprietari di quell'area (ovvero i MAMONE, che però non indicava per nome) e che erano disponibili a vendere a MALACALZA quell'area e lei come Comune aveva assicurato che per agevolare la vendita dell'area si sarebbero adottate tutte le varianti necessarie (leggi qui, con tanto di verbali del Consiglio Comunale... una delle "bazzecole" che NANDO DALLA CHIESA non ha notato o, se l'ha notata, ha taciuto).

 

Per chiudere questa terza puntata non possiamo che ricordare un episodio recente. Un episodio di cui sono protagoniste la " Piccola Riesi" (ovvero Certosa), un esponente di Rifondazione Comunista e Gianni CRIVELLO, l'ex presidente del Municipio e dal 2012 assessore comunale ai lavori pubblici del Comune di Genova con la Giunta Doria (sì, quel Comune di Genova che ha continuato ad affidare somme urgenze per le alluvioni dell'ottobre e novembre 2014 alla " EDIL DUE" dei RASCHELLA' anche quando - a novembre - i RASCHELLA' erano in carcere con i MAMONE per la nota inchiesta " ALBATROS").

Il Comitato Liberi Cittadini di Certosa, nell'ambito di un progetto di attività culturali denominato " Bellezza e Legalità", ha proposto che una piazzetta pedonale di Certosa, nel cuore del territorio controllato dalle famiglie di Cosa Nostra, venisse intitolata a Peppino Impastato. Il Municipio della Valpolcevera, guidato dal centrosinistra, approva il progetto, ivi compresa la proposta di intitolare a Peppino quella piazzetta che oggi si chiama "Via Piombino" con riferimento alla città di Piombino…

Poi succede qualcosa. Qualcuno non gradisce quell'intitolazione in quel territorio. Cosa Nostra non può permettere che venga fatto in quella che considerano "cosa loro" un affronto del genere. Così si muove. Così smuove… così cambia tutto in un lampo.

Un esponente di Rifondazione Comunista (con qualche problemuccio pesante sulle spalle) si mette in moto e promuove una decisa opposizione a quell'intitolazione. Afferma che non è giusto in periodo di crisi economica portare costi ai commercianti. Ma di costi per i commercianti non ve ne sarebbero! Lui insiste: saranno costretti a cambiare "ragione sociale". Ma quando mai? Niente, lui insiste e parte una raccolta di firme contro quell'intitolazione a Peppino Impastato di quella piazzetta di Certosa. Il Municipio fa subito marcia indietro: non si può spaccare un quartiere per intitolare una piazza. Dichiarano: sono arrivate 400 firme contro quell'intitolazione. Poi in realtà le firme erano si e no un centinaio... Interviene l'assessore CRIVELLO Gianni (che lì ha il suo storico bacino di voti e che frequentava gli eventi dell'Associazione "AMICI DI RIESI" - con tra i fondatori e dirigenti il capobastone MAURICI Giacomo, come si è documentato) ed afferma che non si può intitolare una via che ha già un nome, cambiandolo (ma allora perché in altri casi lo si è fatto e lo si fa?). Poi, come documentato anche da un video, estrae dal cilindro la chicca: non è opportuno intitolare "via Piombino" a Peppino Impastato, visto che c'è il problema della "Concordia" (la nave della Costa) che contrappone Genova a Piombino. Chiaro? Una sparata dopo l'altra per concludere che una via a Peppino Impastato la si trova per intitolargliela, ma non lì, non in quel territorio controllato (come CRIVELLO ed il Municipio sanno benissimo) dalle famiglie di Cosa Nostra.

 

Ecco, quindi, che è chiaro che ciò che è avvenuto alle Primarie del PD domenica non è altro che la piena e spudorata continuazione di un condizionamento del voto e della politica che si consuma da decenni. Non abbiamo raccontato tutto su Genova, ma solo uno spaccato. Uno spaccato rilevante e pesante, quello della Valpolcevera, in sintesi... Anche perché altrimento avremmo dovuto scrivere ancora per paginate e paginate.

Noi queste cose le abbiamo documentate da anni. Le abbiamo elencate e documentate anche alla Commissione Parlamentare Antimafia nell'audizione avuta nel luglio dello scorso anno.
Qualcuno ha fatto finta di nulla, qualcuno vuole fare finta di nulla, nascondere il marcio sotto il tappetino ed andare avanti, con questo sistema incancrenito che nega la democrazia, oltre che la legalità.

Quacuno ha cercato in vari modo di metterci a tacere e isolarci, facendoci passare per dei fanatici, integralisti e visionari... Purtoppo per noi non eravamo visionari e sì, invece, integralisti lo siamo, e quindi crediamo che certi indecenti rapporti (al di là che siano penalmente rilevanti o meno) siano da troncare e perché ciò avvenga serve denunciarli e contrastali, con fermezza e senza cedimento ad alcun tipo di accomodamento o compromesso.

Alle Primarie inquinate del PD ha trionfato la Lella, simbolo del fecondo rapporto dei Caludio e di logiche e collusioni inquietanti. Sarà felice il consorte della PAITA, quel Luigi MERLO che - in confidenza con i MAMONE pure lui, tanto da chiedergli i voti per i compagni di La Spezia, come abbiamo documentato da tempo - guida l'Autorità Portuale di Genova, dove sono sbarcati i catanesi con grandi affari (e pure piogge di decine di milioni aggiuntivi perché si sono accordati bonariamente).

Il PD nazionale sta già operando per dire che va tutto bene, anzi che è stata una grande partecipazione popolare... perché certe relazioni e ricatti mica si possono rompere. Ancora una volta: negare, minimizzare e stare sereni! Noi invece restiamo inquieti e andiamo avanti con il raccontare (e documentare) il perché.


P.S.

Ci stavamo dimenticando quanto è bello l'antifascismo quando è finanzianto dai MAMONE...

Anche questo dettaglio è emerso dall'inchiesta "PANDORA". Lo abbiamo già ripreso noi diversi volte, così come lo ha ripreso Marco Preve su Repubblica.Anche in questo caso tutti impegnati, rigorosamente, nel far cadere nel dimenticatoio la questione... Ecco quindi il passaggio dell'Informativa della Guardia di Finanza, dove si sintetizzano i contatti su questa vicenda tra Gino MAMONE e Piero PICCOLO:

I due si sentivano nuovamente il 23/03/2007 (...) per commentare la richiesta pervenuta al MAMONE, di un contributo per l'anniversario del "25 aprile": PICCOLO: "... no... ho bisogno di questo... eee... t'han portato ieri una lettera dove ti chiedono un contributo per quella festa... ..del 25 aprile da... eh?... dacci un'occhiata e guarda se puoi dargli qualcosa... ”.

Per rimanere sul tema di donazioni o contributi di varia natura, nella conv. nr. 6901 del 03/04/2007 (...) il PICCOLO chiedeva la consueta donazione in denaro.
PICCOLO:e allora cerca di dare qualcosa a quei ragazzi là dell'ANPI che sono nella merda... ". Il MAMONE però, si lamentava ancora una volta di non riuscire a rintracciare il presidente della Regione. MAMONE: "... il capo cosa dice? ..." " PICCOLO: "il capo è su col ministro BIANCHI.." MAMONE: "cazzarola... io non riesco più a parlargli..".

 

fine terza puntata

vai alla prima puntata | vai alla seconda puntata

 

Stampa