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Carige crocevia delle scalate bancarie

CARIGE CROCEVIA DELLE SCALATE BANCARIE


CARIGE CROCEVIA DELLE SCALATE BANCARIE, SCHIERATA SIA DALLA PARTE DI FIORANI CHE DI CONSORTE - SUL PIATTO 500 MILIONI DI EURO: ANNUSAVA" UNA PLUSVALENZA, OPPURE ERA UN PASSO QUASI OBBLIGATO PER I RAPPORTI COSTRUITI CON ANTONIO FAZIO?...


Circa mille miliardi di vecchie lire. Dietro le quinte, in maniera defilata, Banca Carige ha puntato una fiche importante sulle due partite bancarie estive: AntonVeneta e Bnl. Secondo la ricostruzione del «Sole-24 Ore», tra azioni acquistate e finanziamenti concessi in vari momenti ai protagonisti delle due scalate Carige ha messo sul piatto qualcosa come 500 milioni di euro. E non c’è dubbio: la banca guidata dal presidente Giovanni Berneschi e dal vice Alessandro Scajola (fratello del ministro) si è schierata sia dalla parte della Bpi (tanto che ha votato a favore della lista Fiorani nell’assemblea di AntonVeneta) sia da quella di Unipol (tanto che con Consorte ha sottoscritto un’opzione di vendita “put”). Fin qui i fatti.


Sullo sfondo una domanda: perché Carige è scesa in campo in entrambe le partite bancarie? Perché "annusava" una plusvalenza che poi ha effettivamente realizzato, oppure perché era un passo quasi obbligato per i rapporti costruiti con l’ex Governatore Antonio Fazio?

Tra politici e Opus Dei. Da Banca Caríge dicono che si è trattato di due normali investimenti. «Siamo un’istituzione finanziaria, è naturale che approfittiamo delle opportunità del mercato», ha spiegato un portavoce. E, in effetti, Carige uscirà da entrambe le partite con buone plusvalenze, non appena potrà aderire alle Offerte di Abn Amro e Bnp Paribas su AntonVeneta e Bnl. Ma le molteplici testimonianze raccolte dal «Sole-24 Ore» a Genova danno anche una lettura diversa: il motivo - dicono in tanti - è legato al "filo rosso" che unisce Carige alla Banca d’Italia della gestione Fazio. Gli investimenti, in parole povere, sono stati fatti soprattutto perché graditi all’ex Governatore.

Il rapporto con Palazzo Koch sembra si sia stretto a partire dal 2003. E ha contribuito - dicono in tanti – l’intermediazione di un interlocutore di primo piano come il senatore Luigi Grillo, grande amico di Fazio e da molti anni vicino a Carige. Molto vicino. Tanto che il genero del senatore è stato prontamente assunto come impiegato proprio a Banca Carige in concomitanza con il matrimonio con la figlia.

Però Grillo, contattato dal «Sole-24 Ore», ha rigettato questa lettura dei fatti: «Carige ha rilevato le quote dì AntonVeneta e Bnl perché pensava di avviare in questo modo un’ulteriore fase di espansione, magari rilevando sportelli proprio in Veneto e nel Lazio. Nessun rapporto con la Banca d’Italia».

In realtà c’è un altro fattore che conferma - secondo alcuni - la tesi della regia di Bankitalia dietro l’intervento di Carige: particolarmente apprezzata dall’ex Governatore sarebbe stata la presenza nella banca di persone legate all’Opus Dei. Un esponente vicino all’associazione fondata nel 1928 da Josè-Maria Escrivà de Balaguer è Vincenzo Lorenzelli, presidente della fondazione Carige nonché numero uno dell’ospedale pediatrico Gaslini.
Ma andiamo con ordine. Punto di partenza per inquadrare il ruolo di Carige è proprio la cronaca della rovente estate di AntonVeneta e Bnl.

Le partite bancarie. L’intervento di Carige vicino a Gianpiero Fiorani nella scalata ad AntonVeneta - sebbene non di primo piano - è documentato ampiamente. Nella relazione Consob che ha accertato il concerto tra Bpl, Fingruppo, i fratelli Lonati e l’immobiliarista Danilo Coppola, si legge infatti «che in data 19 aprile, Centrosim ha incrociato sul mercato n. 2.500.000 azioni AntonVeneta per conto di Enrico Consoli che vendeva a Banca Carige che acquistava». Proprio Consoli compariva nell’elenco dei 18 correntisti che hanno ricevuto finanziamenti dall’ex Popolare di Lodi tra il dicembre 2004 e il gennaio 2005.


Non solo. In data 30 aprile, in occasione dell’assemblea AntonVeneta, la banca genovese, che si è presentata con l’1,86% del capitale dell’istituto padovano, ha votato a favore della lista dei consiglieri presentati dalla Banca Popolare di Lodi. E il suo voto, come quinto azionista della lista Fiorani, è stato decisivo per raggiungere il quorum necessario per la nomina dei candidati della Bpi. Nella squadra di Gianpiero Fiorani compariva anche la Argo Finanziaria spa che fa capo a Marcellino Gavio. E proprio quest’ultimo, proprietario di un pacchetto di poco superiore all’1% della banca padovana è uno degli imprenditori più vicini a Cange.

Altrettanto attivo - ma sempre in veste di "corollario" - il ruolo di Banca Carige nella partita Bnl, di cui l’istituto genovese ha rilevato l’1,99%. Proprio questa quota, il 18 luglio scorso, è stata portata in Zote, al patto di, sindacato promosso dalla Unipol che in quella data disponeva già del 14,92% di Bnl. Il 18 luglio, inoltre, Carige ha sottoscritto un contratto put con Unipol: il contratto dava la facoltà alla banca genovese di vendere le azioni all’assicurazione bolognese. Anche questo contratto (insieme a tutti gli altri "put" siglati quel giorno) è stato messo sotto il "faro" della Consob.

I legami (e I finanziamenti) con gli immobiliaristi. Gli intrecci con le scalate estive non si limitano alle banche. Carige ha avuto (e in certi casi ha ancora) un rapporto finanziario con gli ormai celebri immobiliaristi. Con Stefano Ricucci, per esempio. Nell’estate del 2004, quando veniva allo scoperto il "contropatto" di Bnl guidato da Francesco Gaetano Caltagirone, l’immobiliarista romano ha trovato un appoggio in Banca Carige, che gli erogò un finanziamento da 150 milioni di euro. In cambio di quali garanzie? Azioni Bnl.

Con Stefano Ricucci il legame è andato oltre alla finanza: nel settembre 2005 è proprio Carige, insieme ad altre banche, a fondare Confimmobiliare, presieduta da Ricucci, che fa parte del sistema di Confcommercio. Ed è sempre la banca ligure a sponsorizzare lo sbarco a Genova dell’associazione con un partner d’eccezione: la fondazione, Sorella Natura, che vede tra I soci la Popolare Italiana e nel cda Raffaele Bozzano (consigliere della Fondazione Carige). «Da sei mesi - precisano però da Carige - la banca genovese non ha più alcun rapporto con Ricucci». Che -riferiscono i bene informati - non è mai stato ben visto in Carige.
È invece ancora attuale il legame con Vito Bonsignore, ex deputato di Forza Italia e membro, a suo tempo, dello stesso "contropatto" di Bnl. Monsignore è addirittura diventato socio di Carige qualche anno fa con una quota superiore al 2% (poi diminuita): per questo il figlio Luca è nel consiglio di amministrazione della banca.

Non solo: Bonsignore con Carige partecipa anche all’operazione Ili (Infrastrutture Lavori Italia. spa), che nel 2003 ha generato non poche polemiche con tanto di interrogazioni parlamentari. E proprio in quell’occasione, chi si è elevato a difensore dell’operazione? Il senatore Luigi Grillo, che minacciò anche querele ai suoi colleghi parlamentari che avevano promosso l’interrogazione.

Quel filo rosso con Bankitalia. In realtà il legame con Bankitalia non è di vecchia data. Fino a tre o quattro anni fa Giovanni Berneschi, numero uno dell’istituto, era un perfetto sconosciuto in Bankitalia. Tanto che lo stesso Governatore ha confidato ai suoi fedelissimi in più di un’occasione di non conoscere i vertici dell’istituto genovese. La svolta nei rapporti con Fazio – secondo la ricostruzione di molteplici fonti contattate dal «Sole-24 Ore» - è l’ispezione di Palazzo Koch in Carige, che risale alla fine del 2002 e che terminò con sanzioni pecuniarie nei confronti dei vertici per carenze nell’organizzazione, nei controlli interni e nell’erogazione del credito.

Ad essere particolarmente critico nei confronti della banca fu l’allora responsabile della sede genovese di Banca d’Italia, Antonio Lenza. Secondo i testimoni di allora, Lenza fu ancora più duro della già critica relazione ispettiva. Dopo poco, però, Lenza è stato trasferito da Genova a Milano. E - forse è un caso - piano piano i rapporti tra Carige e Bankitalia sono migliorati. Al punto che oggi a Genova vedono proprio in Via Nazionale una delle possibili ragioni per cui Carige si è schierata con Fiorani e Consorte.

 




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anche noi ne avevamo scritto...un po di tempo fa

da ESPERIENZE DI 'FAMIGLIA'
dialogo con Tiziana (Asia), ex moglie di Vincenzo Mamone

a cura di Christian Abbondanza

[...]"E’ molto attiva la famiglia Mamone nell’imprendoria?”

“Tramite i fondi dei Gullace, soprattutto. Poi avevano molti rapporti con fidi e crediti da diverse banche: Carige, il loro contatto era il Dott. Berneschi, la BNL di via Roma con De Scalzo e Olivieri direttamente seguiti da Luigi Mamone, dove vi era un buco di 2-3 miliardi ripianato d’un colpo. Poi la Cariplo, dove mi avevano fatto aprire un conto e dopo qualche settimana vi erano già diverse centinaia di milioni, mi sono ritrovata un fido che non avevo mai richiesto o firmato. Alla richiesta di spiegazioni il funzionario mi replicò di stare tranquilla perché aveva fatto tutto Luigi Mamone che era anche il garante.

Poi erano a contatto con la Banca aperta a Montecarlo dalla famiglia di Licio Gelli, con cui Vincenzo Mamone aveva avuto rapporti. Mi presentarono il nipote di Gelli che seguiva gli affari del piduista. La Goldbroker, in Via Fiume 4 a Genova, era usata come luogo di incontro. In occasione di questi incontri mi è stato anche presentato un Generale francese, amico del Gambetta Massimo, che aveva lavorato nella famosa Area51 ed anch’egli legato alla P2.

Poi vi era Criscino Silvio di Genova Coronata, cognato di Mamone in quanto marito di Angela Mamone. Questi gestiva fondi della famiglia e dei Gullace. E ‘ stato anche coinvolto in un’inchiesta di usura, a seguito della denuncia dell’Impresa Cresta.”[...]

per leggere integralmente il dialogo on-line da dicembre 2005 (ed in parte ripreso da il Secolo XIX il giorno 8 dicembre 2005, prima che Asia Ostertag fosse riconosciuta Collaboratore di Giustizia)
clicca qui

Tags: Carige, scalate, fiorani, bnl, coppola, consorte, unipol, ricucci, furbetti, antonveneta

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